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POSCRITTO A « CHE COS'E METAFISICA? »1

La domanda c Che cos'e metafisica? » rimane un pro .. blema. Per chi persevera nella domanda, il seguente po· scritto e una prefazione aneora pin iniziale. La domanda « Che cosa e metafisiea? » pone una questione che va 01 .. tre 1a metafisica. Essa sorge in un pensiero che e gia en .. trato nell'oltrepassamento (Oberwindung) della metafi .. sica. Ma fa parte dell'essenza di tali transizioni il dover parlare ancora, entro certi limiti, illinguaggio di cio che esse aiutano a oltrepassare. La circostanza particolare che

·ha consentito di discutere la domanda relativa all'essenza della metafisica non deve dare I'Idea che tale domanda debba prender necessariamente Ie mosse dalle scienze. La ricerca moderna, con altri modi e altri generi di rappresentare e produrre I'ente, si trova coinvolta nel tratto fondamentale di quella verita secondo cui ogni ente e caratterizzato dalla volonta di volonta, di cui la « volonta di potenza » che la prefigura ha segnato l'apparizione. La « volonta ]), intesa come tratto fondamentale

I. La prima edizione delPoscritto (1943) recava in epigrafe il motto: c ••• Metafisica - come pure "astratto" e quasi quasi anche lit pensiero " - e Ia parola dinanzi alIa quale ognuno, pin 0 men 0, si affretta a fuggir via come davanti a un appestato ~, Hegel (1770-

1831), WeTke~ vol. XVII, p. 400.

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dell'enticita dell'ente, e l'equiparazione dell'ente al rea. le, talche la realta del reale e autorizzata alIa fattibilita incondizionata dell' oggettivazione generale. La scienza moderna non e al servizio di uno scopo che sia stato ad essa proposto, ne e alla ricerca di una « verita in se s. Non essendo altro che un modo dell'oggettivazione calcolante dell' ente, essa e una condizione posta dalla stessa volonta di volonta che cosi si assicura il dominio della sua essenza. Ma poiche ogni oggettivazione dell' ente si risolve nel procurarsi e nell'assicurarsi l' ente stesso e, muovendo da qui, nel garantirsi la possibil'ita del suo ulteriore procedere, l'oggettivazione si arresta all'ente e 10 prende gia per l' essere. Ogni comportarsi in rapporto all' ente testimonia cosl un sapere dell'essere, rna insieme I'incapacita di stare da se nella legge (Gesetz)4 della verita di questo sapere. Questa verita e la verita sull' ente. La metafisica e la storia di questa verita, Essa dice che cos' e l' ente, elevando a concetto I'enticita dell'ente. Nell'enticita dell'ente la metafisica pensa l' essere, senza tuttavia poter pensare, nella modalita del suo pensiero, la verita dell' essere. La metafisica si muove ovunque nell'ambito della verita dell'essere, che pero, detto metafisicamente, resta per essa il £ondamento ignoto e infondato. Ma posto che non solo l'ente sorge dall'essere, rna che anche, e in un senso ancor pin iniziale, I'essere stesso riposa nella sua verita, e la verita dell'essere dispiega la sua essenza (west) in quanto essere della verita, allora e necessario domandare che cos'e la metafisica nel suo fondamento. Questo domandare deve pensare metafisicamente e al tempo stesso pensare a partire dal fondamento della metafisica, cioe non piu metafisicamente. Un domandare del genere rimane ambiguo in un senso essenziale.

Ogni tentativo, dunque, di seguire il percorso del pensiero della Prolusione incontrera ostacoli. Che sia cosl e un bene, perche in questo modo il domandare diverra piu autentico. Ogni domanda che sia conforme alIa cosa e gia un ponte gettato verso la risposta, e Ie risposte essenziali sono sempre soltanto l'ultimo passo delle domande poste, un passo, tuttavia, che non puo essere compiuto senza la lunga serie dei primi e dei successivi passi. La

Poscritto a c eke cos' e metafisicai » 259

risposta essenziale trae la sua forza dallinsistenza del domandare. La risposta essenziale e soltanto l'inizio di una responsabilita, nella quale il domandare si risveglia in modo pili originario. Per questo, inoltre, la domanda autentica non viene to1ta dalla risposta che si e trovata.

Le difficolta a seguire il pensiero della Prolusione sono di due tipi. Le nne sorgono dagli enigmi che si nascon .. dono nell'ambito di quanto vi e pensato, Ie altre nascono dall'incapacita e spesso dalla mancanza di volonta di pensare. Nell'ambito del domandare pensante gia perplessita fugaci possono essere talvolta d'aiuto, a maggior ragione 10 sono quelle meditate can cura. Persino grossolani fraintendimenti, anche se provocati dal furore di una cieca polemica, danno qualche frutto. Soltanto che, nel ripensarci sopra, tutto dev' essere ripreso nell'abbandono di una meditazione longanime.

Le perplessita e i fraintendimenti prevalenti in merito alia nostra Prolusione possono essere riassunti in tre tesi fondamen tali:

1. La Prolusione fa del « niente » l' oggetto unieo della metafisica. Ma poiche il niente e cia che e pura e semplice nientita, questo .pensiero porta a ritenere che tutto sia niente, cosicche non valla pena ne di vivere ne di morire. Una « filosofia del niente » e « nichilismo J) compiuto.

2. La Prolusione eleva un singolo stato d'animo, e per di pili depresso, I'angoscia, a unico stato d'animo fondamentale. Ora, poiche l'angoscia e 10 stato psichico di co ... loro che sono pieni d'« ansie» e dei viIi, questo pensieTO ripudia l'atteggiamento sereno del coraggio. Una « filosofia dell'angoscia » paralizza la volonta d'azione.

3. La Prolusione si pronuncia contra la « logica ». Ma poiche l'intelletto contiene i parametri di ogni calcolo e di ogni ordinamento, questo pensiero rimette il giudizio sulla verita a uno stato d'animo casuale. Una « filosofia del mero sentimento » e un pericolo per il pensiero « esatto » e per la sicurezza dell'agire,

La giusta risposta a queste tesi scaturisce da una rinnovata riflessione sulla Prolusione. Occorre verificare se il niente, che determina l'angoscia nella sua essenza, si esaurisca in una vuota negazione di ogni ente, ° se in .. vece cio che non e mai e in nessun caso un ente non si

a. 5a edizione 1949: Ge-Setz (com-posto): Ereignis (evento).

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sveli come cio che si differenzia da ogni ente e che noi chiamiamo I'essere. Ovunque, e per quanta ogni indagine. vada alIa ricerca dell'ente, essa non trova mai I'essere, rna incontra sempre e soltanto rente, perche fin dall'inizio essa si ostina nell'ambito dell'ente con l'intenzione di spiegarlo. Ma l'essere non e una qual ita esistente dell' ente. A differenza dell' ente, r essere non si lascia rappresentare e produrre come oggetto. Questo assoluta .. mente altro- rispetto a tutto l'ente e il non-ente. Ma que~ sto niente" dispiega la sua essenza (west) in quanto essere. Se, con una spiegazione semplicistica, spacciamo il niente per cio che e mera nientita e 10 equipariamo a cio che e privo di essenza, rinunciamo troppo precipitosa .. mente a pensare. Invece di cedere alia precipitazione di una cosi vuota perspicacia e di abbandonare l' enigmatica plurivocita del niente, dobbiamo unicamente prepararci ed essere pronti a esperire nel niente la vastita di cio che da a ogni ente la garanzia- di essere. Cio e I' esse .. re stesso. Senza I' essere, la cui essenza abissale, rna non ancora dispiegata, ci viene destinata dal niente nell'angoscia essenziale, ogni ente resterebbe privo d'essere. Ma, daccapo, anche quest'assenza d'essere, in quanto abbandono dell' essere, non e un niente nullo, se e vero che appartiene alIa verita dell' essere che mai' I' essere" dispiega la sua essenza (west)e senza l'ente, e che rnai' un ente e senza l' essere.

2. 4· edizione 194~: al posto di c mai >: c sl ./

s. 4· edizione 1943: al posto di c mai »: c mai invece •.

4. 4· edizione 1943: anche questo e detto a partire dall'ente equIDdi in termini ancora metafisici,

b. 4· edizione 1943: dell'ente.

c. 5-, edizione 1949: il garante/concedente (das Gewiihrende). d. 4- edizione 1948: nel senso dell'essere (Se,n).

e. 5- edizione 1949: dispiegarsi dell'essenza dell'essere (Sein): essere (Seyn), differenza; c Essenza » dell'essere in piu sensi: 1. Evente (Ere ign is), non causato mediante rente, evento-garante/concedente; 2. Enticita (Seiendheit).Essenza, quiddita (Washeit): permanente, perdurante, tbt

f. 4- edizione 1943: nella verit~ dell' essere (Sein) dispiega la sua essenza I'essere (Seyn) in quan'to essenza della differenza: questo essere in quanta essere:(Sr,.t!r~ l'evento che precede la differenza, e

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Poscritto a « Che cos' e metafisical » 261

Un'esperienza dell'essere come esperienza dell'altro rispetto ad ogni ente ce la dona I'angoscia, posto che noi, per « angoscia » di fronte all'angoscia, cioe nella mera ansieta della panra, non ci sottraiamo alIa voce silenziosa= che ci prende nello sgomento dell' abisso. Certo, se noi, nel riferimento a questa angoscia essenziale, abbandoniamo arbitrariamente il cammino seguito dal pensiero di questa Prolusione e sganciamo I'angoscia, in quanto stato d'animo connotato da quella voce, dal riferimento al niente, allora ci rimane l'angoscia in quanto « sentirnento » singolo, che noi possiamo distinguere da altri sentimenti e analizzare nel nota assortimento di stati psichici che la psicologia sta a guardare a bocca aperta, Seguendo quella distinzione semplicistica tra il « su» e il «giu», gli « stati d'animo s possono essere poi annoverati nelle classi di quelli che esaltano e di quelli che deprimono. 1\1:a la zelante caccia ai « tipi » e ai « controtipi » di « sentimenti », aIle varieta e aile sottospecie di questi « tipi », si lascera sempre sfuggire 1a preda. Questa ricerca antropologica dell'uomo rimane quindi sempre fuori dalla possibilita di entrare nell'andamento del pensiero della Prolusione, perche questa pensa a partire dall'attenzione alia voce dell'essere uscendo nell'accordo che da questa voce proviene, e che reclama l'uomo nella sua essenza, affinche egli impari a esperire nel niente I' essere.

La disponibilita all'angoscia e il 51 all'insistenza nel soddisfare Ia pretesa somma, la quale soltanto coglie nel

. segno I'essenza dell'uomo. Unico fra tutti gli enti, l'uomo, chiamato dalla voce dell'essere, esperisce la meravi .. glia di tutte Ie meraviglie: che }' ente e. Chi dunque, nella sua essenza, e chiamato nella verita dell' essere, e percio sempre disposto in uno stato d'animo in modo essen-

.ziale. II chiaro coraggio per l'angoscia essenziale garantisce la misteriosa possibi'lita dell'esperienza dell'essere, perche vicino all'angoscia essenziale e allo sgomento del .. I'abisso abita il timore. L'angoscia dirada (lichtet) e eu-

percio e senza ente, 5- edizione 1949: anticipazione fatta dalla prospettiva dell'essere (Seyn) in quanta evento, ma 13. (nella 4· edizione) non comprensibile.

4. 5· edizione 1949: c l'essere > (il dirimere [Austrag]) come voce silenziosa, la voce del .silenzio.

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Poscritto a «Che cos' e metafisical »

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stodisce quelluogo abitato dall'uomo, entro il quale egli dimora stabilmente come a casa.

L'« angoscia » di fronte all'angoscia puo disorientare a tal punto da far misconoscere i riferimenti piu sem .. pliei nell'essenza dell'angoscia. Che cosa sarebbe ogni coraggio, se non trovasse nell'esperienza dell'angoscia essen .. ziale il suo costante corrispettivo? Nella misura in cui degradiamo l'angoscia essenziale e il riferimento, in essa diradantesi, dell' essere all'uomo, nella stessa misura svi .. liamo l' essenza del coraggio. Ora, il coraggio e in grado di sostenere il niente, perche riconosce nell'abisso dello sgomento (Schreckens 10 spazio pressoche inviolato del ... ·

l'essere, dalla cui radura soltanto ogni ente ritorna in cio che e e che puo essere. Questa Prolusione non coltiva una « filosofia dell'angoscia », cosl come non cerca di susci .. tare l'impressione di una « filosofia eroica ». Essa pensa solo cia che al pensiero occidentale s'e rivelato fin dal suo inizio come cia che e da pensare, e che tuttavia e rimasto dimenticato: l'essere. Ma I'essere non e un prodotto del pensiero .. Al contrario, il pensiero essenziale e un evento dell' essere.

Per questo diviene ora necessario porre anche la questione, quasi mai esplicitata, se questo pensiero si trovi gia nella legge della sua verita quando si limita a seguire quel pensiero che Ia « logica » comprende nelle sue {ormule e nelle sue regole. Perche la Prolusione pone questa parola tra virgolette? Per indicare che la « logica » e solo una interpretazione dell'essenza del pensiero, e precisamente quella che riposa, come dice il nome, sull'espe .. rienza dell'essere conseguita nel pensiero greeo. II sospetto nei confronti della «logica », di cui la logistica pub essere considerata come la conseguente degenerazione, seaturisce dal sapere di quel pensiero che trova la sua SOT" gente nell'esperienza della verita dell'essere, e non nella considerazione dell'oggettivita dell'ente. II pensiero esatto non e mai il pensiero pill rigoroso, se e vero che il rigore riceve la sua essenza dal tipo di sforzo con cui il sapere mantiene di volta in volta il riferimento all'essenziale dell' ente. II pensiero esatto si vincola solo nel fare i conti con rente, e serve esclusivamente a questo.

. Ogni calcolare riso1ve il numerabile nel numerato, per poi poterlo impiegare nella numerazione successiva. 11

calcolare non consente che scaturisca altro che il nume .. rabile. Ogni cosa e solo cio che essa c conta ». Cio che di volta in volta e numerato assicura il processo del numerare. Quest'ultimo usa progressivamente i numeri ed e esso stesso un continuo consumarsi. II fatto che i conti con l' ente tornino vale come spiegazione dell' essere di quest'ultimo. II calcolare usa sin dall'Inizio tutto l'ente come cio che e numerabile e usura nella numerazione cio che viene numerato. Questo usa che usura l'ente tra .. disce il carattere consuntivo del calcolo. Solo perche il numero e aumentabile all'infinito, e cio indistintamente nella direzione del grande e del piccolo, l' essenza consun .. tiva del calcolo PUQ nascondersi dietro i suoi prodotti e fornire al pensiero calcolante la parvenza della produtti .. vita, mentre gia anticipatamente, e non soltanto nei suoi successivi risultati, mette in valore l' ente solo nella for .. ma della sua disponibilita e consumabilita. II pensiero calcolante costringe se stesso nella costrizione a dominare tutto dal punto di vista della coerenza del suo procedere. Esso non riesce neppure a supporre che tutto il calcolabile del calcolo sia gia un tutto prima delle rispettive somme e dei rispettivi prodotti calcolati, un tutto 1a cui unita appartiene certamente all'incalcolabile che sottrae se e il suo carattere spaesante aIle prese del calcolo. Tuttavia, cia che ovunque e sempre e sin dall'inizio precluso alIa pretesa del calcolo, e nondimeno e da sempre, pur nella sua enigmatica inconoscibilita, pin vicino all'uomo di quanto non 10 sia qualsiasi ente in cui I'uomo insedia se e il suo proporre, PUQ a volte accordare l'essenza dell'uomo in un pensiero la cui verita sfugge a qualsiasi « logic a ». II pensare i cui pensieri non solo non ealeo .. lano, rna in generale sono determinati dall'altro rispetto all'ente, 10 si chiami pensiero essenziale.s Esso, invece di fare i conti con l'ente contando sull'ente, si prodiga nell' essere per la verita dell' essere. Questo pensiero risponde all'esigenza dell'essere, in quanto I'uomo affida la sua essenza storica alia semplicita di quell'unica necessita che

Q. 5· edizione 1949: calcolare (Rechnen): dominio-disposizione (Herrschalt-Bestellung): pensare (Denken): abbandono alIa traspropriazione della fruizione iGelassenheit in die J' ereignung des Brauchs) - rinunciare (a dire), ab-dicare (E,"t-sagen).

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Poscritto a « Che cos' e metafisical »

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obbliga non costringendo, rna creando il bisogno che vie .. ne soddisfatto nella liberta del sacrificio. II bisogno e che la verita dell' essere sia salvaguardata, qualsiasi eosa possa capitare all'uomo e ad ogni ente. II sacrificio e il prodigarsi dell'uomo nella salvaguardia della verita dell'essere per }' ente, prodigarsi che e sottratto a ogni costrizione, perche sorge dall'abisso della liberta .. Nel sacrificio avviene quella segreta gratitudine che, unica, consente di ap .. prezzare la gratuita con cui l' essere, nel pensiero, si e tra ... smesso (ilbereignet) all' essenza dell'uomo, affinche questi, nel riferimento all'essere, assuma la guardia dell'essere .. II pensiero iniziale" e l' eco del favore dell' essere in cui si dirada (sich lichtet) e si lascia avvenire (sich ereignens liipt)S questa unica cosa: che l'ente e. Quest'eco e la risposta delI'uomo alla parola pronunciata dalla voce silenziosa dell'essere. La risposta (Antwort) del pensiero" e I'origine della parola (Wort) umana, quella parola che, sola, fa sor .. gere illinguaggio come dizione della parola nei vocaboli. Se a volte non ci fosse un pensare (Denken)7 nascosto nel fondamento essenziale dell'uomo storieo, allora questi non sarebbe mai in grado di ringraziare (Danken),8 posto che in ogni r ipensare (Bedenken) e in ogni ringraziare (Bedankcn)9 deve pur esserci un pensiero che pensi in modo iniziale la verita dell'essere. Come potrebbe mai arrivare un'umanita al ringraziare originario, se il favore dell'essere, attraverso l'aperto riferimento a se stesso, non concedesse all'uomo la nobilta di quella poverta, in cui la Iiberta del sacrificio nasconde il tesoro della sua essenza? II sacrificio e it congedo dall' ente sulla via che salvaguarda il favore dell'essere. 11 sacrificio puo essere senz'altro preparato e aiutato attraverso il lavorare e l'ope-

rare nell' ente, rna per mezzo di essi non puo mai essere compiuto. La sua attuazione scaturisce solo dallinsistenza a part.ire dalla quale ogni uomo storico, agendo - e anche il pensare essenziale e un agire -, conserva l' esserci acquisito per la salvaguardia della dignita dell' essere .. Quest'insistenza e I'impassihilita che non si lascia turbare nella sua segreta disponibilita a quel congedo che e l' essenza di ogni sacrificio. II sacrificio e di easa nell' essenza dell'evento in cui l'essere reclama- l'uomo per la verita dell' essere. Questa e la ragione per cui il sacrificio non tollera alcun calcolo in base al quale di volta in volta 10 si conta come utile 0 come inutile, siano gli scopi posti in alto 0 in basso. Un simile calcolo storpia r essenza del sacrificio. La brama di scopi turba la chiarezza del timore, pronto all'angoscia, della spirito di sacrificio che si e creduto capace della vicinanza all'indistruttibile.

II pensiero dell' essere non cerca nell' ente alcun appoggio. II pensiero essenziale pone attenzione ai lenti segnali di cia che sfugge a ogni calcolo, e riconosce in essi I'imprevedibile avvento dell'ineluttabile. Questa pensie-' TO e attento alIa verita dell' essere e aiuta cosl l' essere della verita, affinche esso trovi il suo posto nella storia delI'umanita. Questo aiuto non e causa di successi, perche non ha bisogno di effetti. II pensiero essenziale e d'aiuto come semplice insistenza (Instiindigkeit) nell' esserei, in quanto in essa si infiamma qualcosa di simile, senza che essa possa disporne 0 anche solo averne conoseenza.

Dando ascolto alIa voce dell' essere, il pensiero gli cerca la parola da cui la verita dell'essere viene al linguag .. gio. 11linguaggio dell'uomo storieo e al suo posto solo se scaturisce dalla parola, e, solo se ~ al suo posto, gli si prospetta la garanzia della muta voce delle sorgenti nascoste .. II pensiero dell'essere protegge la parola, e in questa cautela compie la sua missione. E8SO e la cura per l'uso dellinguaggio. Dal silenzio a lungo custodito e dall'accu .. rata chiarificazione dell'ambito in esso diradato viene il dire del pensatore. Dalla stessa fonte proviene il nominare del poeta. Ma poiche il simile e simile solo in quanta e distinto, e il poetare e il pensare si somigliano nel modo pi it puro nella cura della parola, essi sono ad un

4. 4· edizione 194!: c il ringraziare originario ... ~.

5. 4& edizione 1945: c in cui l'essere si dirada e si lascia avvenire

..

questa unrca cosa -.

6. 4- edizione 1945: c La muta risposta del ringraziamento nel sa .. crificio -.

7. 4- edizione 1943: c ringraziare - (Danken).

8. 4· edizione 1943: c pensare - (Denken).

9. 4- edizione 1943: c rammemorare ~ (Andenken).

a. 5· edizione 1949: evento (Ereignis).

a. 5- edizione 1949: s'appropria (er .. eignet), fruisce (braucht).

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tempo separati nella loro essenza da una distanza grandissima. II pensatore dice l' essere, II poeta nomina il sacro .. Come poi, pensati daIl' essenza dell' essere, il poetare, il ringraziare e il pensare si richiamino vicendevolmente e siano insieme divisi, rimane qui una questione aperta. Presumibilmente il ringraziare e il poetare scaturiscono in modo diverso dal pensare iniziale di cui essi fruiscono, senza poter essere per se un pensare.

Si sa senz'altro qualcosa suI rapporto tra Ia filosofia e la poesia, rna non sappiamo niente del dialogo tra il poeta e il pensatore che « abitano vicino su monti separatissirni »"

Uno dei luoghi essenziali del silenzio e I'angoscia nel senso dello sgomento in cui l'abisso del niente dispone I'uomo, II niente come altro dalI' ente e il velo dell' esse .. re.s Nell'essere, fin dall'inizio, ogni destino dell'ente e gia compiuto.

L'ultima poesia dell'ultimo poeta nella Grecia degli inizi, l'Edi;o a Colono di SofocIe, si chiude con la parola che si rivolge in modo irripensabile alIa storia segreta di questo popolo, custodendone l' entrata nella sconosciuta verita deII'essere:

0.),,1' tX1to1taln:-rE llTJO' t'Jtt 1tAELw itgijvov E'YELQE"t'E·

1tciv'tW<; 1'«0 EXEL -t'aSE xVQoC;" ,

Cessate dunque, e mai piu d'ora in poi destate il pianto;

ovunque, infatti, I'avvenuto tiene

in se custodita una decisione di compimento.

4. 5a edizione 1949: il niente: il nientificante, cioe in quanto differenza, e come vela dell'essere, ossia dell'essere (Seyn) nel sensa dell'evento della fruizione (Brauch).

INTRODUZIONE A: c CHE COS'E MET AFISICA? »

Il ritorno al [ondamento della metafisica

Cartesio scrive a Picot che traduceva in francese i Principia Philosophiae: c Ainsi toute la Philosophie est COIDme un arbre, dont les racines sont la Metaphysique, Ie tronc est la Physique, et les branches qui sortent de ce tronc sont toutes les autres sciences ... :t (Opera, ed. Adam

e Tannery, vol. IX, p. 14).·

Per restare a questa immagine, domandiamo: Su quale terreno Ie radici dell'albero della filosofia trovano illoro sostegno? Da quale fondo Ie radici, e con esse l'intero albero, ricevono Ie loro forze e Ie lora linfe nutritive? Quale elemento, nascosto nel fondo del terreno, compenetra Ie radici che sostengono e outrono l'albero? Dove riposa e da dove scaturisce }' essenza della metafisica? Che cos' e la metafisica vista dal suo fondamento? I n somma , che

cos' e in fondo la metafisica? \

La metafisica pensa I' ente in quanto ente. Ovunque \si chieda che cos'e I'ente, in vista e sempre I'ente come tale. II rappresentare metafisico deve 1a sua vista alIa luce (Licht)4 dell'essere. La luce, ovvero cio che un tale pen-

("

• R. Descartes, Oeuvres, a cura di Charles Adam e Paul Tannery, 12 voll., Paris, 1897-1910.

a. 5· edizione 1949: radura (Lichtung) .

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siero esperisce come luce, non rientra nella vista di questo pensiero, perche eS50 si rappresenta I'ente sempre e solo guardando all'ente. Ponendosi da questo punto di vista, il pensiero metafisico domanda peri> della fonte esi .. stente e di un autore della luce. Questa luee, a sua volta, Ia si ritiene sufficientemente chiarita per il solo fatto che essa concede a ogni vista sull'ente la sua penetrazione.

In qualunque modo possa essere interpretato l'ente - come spirito nel se"nso della spiritualismo, come materia e forza nel senso del materialismo, come divenire e vita, come rappresentazione, come volonta, come sostanza, come soggetto, come EVEQ'YEta., 0 come eterno ritorno dell'uguale - I'ente in quanto ente appare sempre alIa Iuee dell'essere. Ovunque la metafisica rappresenta l'ente, gia traluce I'essere, L'essere ha il suo avvento in una sve .. latezza ('AA1iitE14). Cia che Testa occultato e se e come l'essere porti con se tale svelatezza, e se e come esso stesso si faccia presente (anbringtv' nella metafisica e in quanta metafisica. L'essere, infatti, non e assolutamente pensato nella sua essenza svelante, cioe nella sua verita, Eppure, nelle sue risposte al problema dell' ente come tale, la metafisica parla partendo dalla non considerata evidenza dell' essere. Pertanto si pub dire che la verita dell' essere sia il fondamento in cui la metafisica, come radice delI'albero della filosofia, si sostiene e si nutre.

Poiche la metafisica interroga I'ente in quanto ente, essa si attiene all' ente senza volgersi all' essere in quanto essere. Come radice dell'albero essa invia tutte Ie linfe e Ie forze vitali al tronco e ai suoi rami. La radice si ramifica nel fondo e nel terreno perche l'albero possa erescere, uscire da esso e quindi lasciarlo. L'albero della filosofia cresce dal terreno in cui affondano Ie radici della metafisica. II fondo e il terreno sono si l' elemento in cui la radice dell'albero dispiega la sua essenza (west), ma la erescita dell'albero non potra mai assimilare in se il terreno in cui si radicano Ie radici, si da fame qualcosa di arbo-

a. 5a edizione 1949: Iare-presente (An-bringen): garantire/coneedere la svelatezza e in questa svelatezza cia che e svelato, presentee Nell'essere-presente e insito il fare-presente (An-bringen) la svelatezza, Ia quale fa essere presente cia che viene alla presenza. c L'essere stesso. e res-sere nella sua verita, verita che appartiene all'essere, cioe nella quale r·c essere » scompare.



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Introduzione a: «Che cos' e metafisica?» 319

reo che scompaia nell'albero stesso. Piuttosto, Ie radici si perdono, fino aIle loro fibre piu sottili, nel terreno. II fondo e fondo per la radice che in esso si perde per il bene dell'albero. Anche quando a suo modo si rimette all'elemento del terreno, la radice appartiene pur sempre all'albero a cui prodiga il suo elemento e se stessa. Essa non si volge al suolo in quanto radice; per 10 meno non vi si rivolge come se la sua essenza consistesse nel erescere a spese di questa elemento e di allargarsi in esso. Presumibilmente, dunque, anche l' elemento non e ele-

mento se la radice non 10 compenetra.

In quanta si rappresenta sempre soltanto l' ente in

quanto ente, la metafisica non pensa all'essere stesso. L~ filosofia non si raccoglie mai suI suo fondamento." anzi, se ne allontana sempre, e precisamente attraverso la metafisica. Tuttavia non gli sfugge maio Nella misura in cui un pensiero si mette in cammino per esperire il fondamento della metafisica, nella misura in cui questo pensiero tenta di pensare alia verita dell' essere stesso, invece di limitarsi a rappresentare l' ente in quanta ente, esso ha gia in un certo modo abbandonato la metafisica. Considerato aneora dal punto di vista della metafisica, questa pensiero ritorna al fondamento della metafisica. Ma. c~o che cosi appare aneora come fondamento, b presurrrib'ilmente, se viene esperito a partire da esso stesso, e qualcos'altro di aneora non detto, per cui l'essenza della meta-

.fisica e altro dalla metafisica.

Un pensiero che pensa alia verita dell'essere certo non

si accontenta pin della metafisica; rna esso non pensa nemmeno contro la metafisica. Per restare nell'immagine, esso non strappa la radice della filosofia, rna ne scava il fondo e ne ara il terreno. La metafisica rimane 1a prima cosa della filosofia, anche se non raggiunge mai la prirna cosa del pensiero. Nel pensiero che pensa alIa verita dell' essere, la metafisica e oltrepassata e cade la sua pretesa di amministrare il riferimento portante all' « essere » e di determinare in maniera decisiva ogni rapporto con l'ente in quanto tale. Ma questa « oltrepassamento (Oberwindung) della metafisica » non mette da parte 1a

d. 5· edizione 1949: essere e fondamento: la stessa cosa,

b. 5· edizione }949: essere come non-fondamento, foni'hlmel,t~.

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m~tafisica. Finche rimane animal rationale, I'uomo e animal metaphysicum. Finche I'uomo si considera un essere vivente dotato di ragione, la metafisica, come dice

~ant, appartien.e alIa natura dell'uomo. E invece possibile che II pensiero, qualora riesca a ritornare al fondamento della metafisica, possa contribuire a occasionare un mutamento dell' essenza dell'uomo, con cui andrebbe di pari passo una trasformazione della metafisica.

Se quindi, nello sviluppare la questione della verita dell'essere, si parlera di un oltrepassamento della meta-

fisica, cia significa pensare rammemorando l' essere stesso ..

Tale pensiero rammemorante va oltre il tradizionale non-pensare al fondamento della radice della filosofia. II p~nsiero tentato in Sein und Zeit (1927) si mette in cammmo per preparare l'oltrepassamento della metafisica

cosi inteso. Ma cio che mette suI suo cammino un tale pensiero puo essere solamente proprio cia che resta da pensare.s Che I'essere stesso riguardi un pensare e come 10 riguardi, non sta, ne in primo luogo ne soltanto, in potere del pensiero. II fatto che l' essere stesso colpisca un pensare e II modo come 10 colpisce, porta il pensiero a quel saIto grazie al quale esso scaturisce dall'essere stesso, per corrispondere all' essere come tale."

Ma perche. mai e necessario un siffatto oltrepassamento della metafisica> Forse che in questa modo si intende 501- t~nto scalzare e sostituire quella disciplina filosofica che 51.nora era stata la. radice con urr'altra pili originaria? SI tratta dunque dl una modificazione dell' edificio dott:inario della filosofia? No. Oppure si intende forse, col .rrtorno al ~ondament~ della metafisica, . scoprire un presupposto SInOTa sfugglto della filosofia e rinfacciarle di non stare aneora suI suo fondamento inconcusso cosl da

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non poter essere ancora la scienza assoluta? No.

Ben altro e in gioco nell'avvento 0 nell'assenza della verita dell'essere: non la costituzione della filosofia ne semplicemente la filosofia in se stessa, rna la vicinanza 0 1a lontananza di cia da cui la filosofia, come pensiero che rappresenta I'ente come tale, riceve 1a sua essenza e la sua necessita. Si tratta di decidere se I' essere stesso, in

IJ. 5a edizione 1949: che cosa uuol dire pensare? b. 5- edizione 1949: evento (Ereignis).

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Introduzione a: «Che cos'e metafisicat » 321

virtu della verita che gli e propria, possa far avvenire (ereignen) il suo riferimento all'essenza _ dell'uomo,s oppure se la metafisica, distogliendosi dal suo fondamento, non impedisca che il riferimento dell'essere all'uomo, a partire dall'essenza di questo riferimento stesso, perven ... ga a una luminosita che porti I'uomo alIa sua appartenenza all' essere.

Nelle sue risposte alia sua questione dell'ente come tale, la metafisica, prima ancora dell' ente, gia si rappresenta I'essere. Essa pronuncia necessariamente e percio costantemente I' essere. Tuttavia 1a metafisica non porta l'essere stesso allinguaggio, perche non pensa I'essere nella sua verita e la verita non come svelatezza e la svelatezza non nella sua essenza. b Nella metafisica, l' essenza della verita compare sempre e solo nella forma gia derivata della verita della conoscenza e dell'asserzione. Eppure la svelatezza potrebbe essere qualcosa di pili iniziale della verita nel senso della ueritas: 'A~TrltEta potrebbe essere la parola che da un'indicazione non ancora esperita sull'essenza impensata dell'esse, E se Ie case stanno cosl, allora e chiaro che il pensiero della metafisica, che pTOcede per rappresentazioni, non potra mai raggiungere questa essenza della verita, nonostante si preoccupi con tanto zelo storiografico della filosofia presocratica. Non si tratta, infatti, di una sorta di rinascita del pensiero presocratico - sarebbe questa un proposito vano e insensato - rna di porre attenzione all'avvento delI'essenza ancora non detta della svelatezza in cui I'essere si e annunciato.s N el frattempo, alIa metafisica, durante tutta la sua storia da Anassimandro a Nietzsche, resta nascosta la verita dell'essere. Perche la metafisica non ci pensa? L'omissione di tale pensarci dipende solo dal modo di pensare della metafisica? Oppure fa parte del destino essenziale della metafisica che Ie sfugga il suo proprio fondamento, perche nello schiudersi della svelatezza, cia che in

4. 5- edizione 1949: fruizione (Brauch). .

b. S- edizione 1949: garanzia/concessione (Ge-wahTnis) svelante velante in quanta evento,

c. 5· edizione 1949: per Tomn13SO la veritas e sem'pre in intellectu, anche quando si tratta delrintellectus diuinus.

d. 5- edlzicne 1949: essere, verita, mondo, lS!RC&--- evento,

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Segnavia

essa e essenzialmente (das Wesende), la velatezza,s rima. De assente a favore dello svelato, che proprio COS1 soltan, to puo apparire come l'ente?

Eppure la metafisica pronuncia costantemente l' essere e nelle sue piu diverse accezioni. Essa stessa desta e conferma l'impressione di pone 1a domanda dell'essere e di rispondervi. In effetti, la metafisica non risponde mai alia domanda della verita dell'essere, semplicemente perche non fa mai questa domanda. Non domanda, perche pensa l'essere solo rappresentandosi l'ente in quanto ente. Si riferisce all' ente nella sua totalita e parla di essere. Nomina l' essere e si riferisce all' ente in quanto ente. Gli asserti della metafisica, dal suo inizio sino al suo compimento, si muovono tutti, stranamente, in un continuo scambiotra ente ed essere. Questo scambio non e certo da considerare come un errore, bensi come evento. II suo fondamenta non sta affatto in una mera negligenza del pensieTO 0 in una leggerezza del dire. In seguito a questo scam .. bio continuo, il rappresentare giunge all'apice della con .. fusione quando si afferma che Ia metafisica pone la domanda dell' essere.

Sembra quasi che proprio la metafisica, per il suo modo di pensare I'ente, sia destinata a essere, senza saperlo, il limite che interdice all'uomo il riferimento inizialedell' essere= all' essere umano.

E se l'assenza di questo riferimento e l'oblio di quest'assenza fossero cio che da lontano determina l'epoca moderna? E se l'assenza dell'essere abbandonasse l'uomo sempre pin esclusivamente aII'ente soltanto, fino a lasciar- 10 privo del riferimento dell' essere all' essenza umana e insieme dimentico di questa privazione? E se Ie cose stes .. sero cosi, e cosi stessero gia da lungo tempo? E se ci fos-

a. 5· edizione 1949: l,1)tr) come velamento.

b. 5- edizione 1949: scambio (VeTUJechslung): il legame all'al di IA verso l'essere e l'al di qua verso l'ente. Uno sta sempre nell'altro e per l'altro, «sostituzione. (AUSU1echslung). c scambio» (Wechsel), ora cosl, ora cosl,

c. 5- edizione 1949: iniziale (anfiinglich) nel senso dell'evento che af .. ferra (an-fangend), che dispiega la sua essenza nell'afferrare - fruendo (brauchend) - l'espropriazione (Enteignis).

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Introduzione a: «Che cos'e metafisical » 323

sero segni che indicassero che quest' oblio, in futuro, si installera ancor piu decisamente nell'oblio?

Se Ie case stessero effettivamente COSI, ci sarebbe aneora, per un pensatore che pensa, motivo di assumere un atteggiamento presuntuoso dinanzi a un simile destino dell' essere? E inoltre, in un tale abbandono dell' essere, ci sarebbe ancora motivo d'ingannarsi con qualcos'altro in una sorta d'esaltazione personale? 0 invece, se cosl fosse l'oblio dell'essere, non ci sarebbe una ragione sufficiente perche un pensiero che pensa all' essere sia presQ dallo sgomento, per cui non puo fare altro che sostenere neIl'angoscia questo destino dell'essere, per portare COS! il pensare all' ohlio dell' essere al suo esito decisivo? Ma ne sarebbe capace un pensiero, se l'angoscia che gli e cosi destinata altro non fosse che uno stato d'animo depresso? Ma che ha a che fare il destino d'essere di questa angoscia con Ia psicologia e con la psicoanalisi?

Se poniamo peri> che all' oltrepassamento della metafisica corrisponda 10 sforzo di imparare a prestare .attenzione all'oblio deIl'essere, per fame esperienza e per assumere questa esperienza nel riferimento dell'essere all'uorno e Ii custodirla, allora, nell'indigenza dell'oblio dell'essere, la domanda c che coste metafisica? }) rimarrebbe forse la cosa pili necessaria tra quante sono necessarie per il pensiero.

Tutto dipende dalla capacita del pensiero di farsi, a suo. tempo, pin. pensante. E cio avviene quando il pensiero, invece di intensificare i suoi sforzi a un livello pin alto, si rivolge a un'origine diversa. II pensiero irrigidito dall' ente in quanto tale, e che percio 10 rappresenta e 10 chiarisce, lascia allora il posto a un pensiero fatto avvenire dall'essere stesso e quindi al servizio dell'essere,

Vagano allora nel vuoto Ie considerazioni sull'efficacia e I'utilita che Ie rappresentazioni ovunque ancora metafisiche e solo metafisiche possono avere in ordine all'azione immediata nella vita quotidiana e pubblica. Infatti, pin il pensiero diviene pensante e pin si fa corrispondente al riferimento dell'essere ad esso, tanto piu PUTO diventa il modo in cui il pensiero si situa gia da se in quell'unico agire ad esso appropriato: ossia nel pensare cio che gli e

324 Segnavia

dato come per esso pensato (das ihm Zu-gedachtev' e che percio e gia pensato .

. Eppure chi pensa ancora a questo pensato? Si fanno piuttosto invenzioni .. II pensiero tentato in Sein und Zeit s'e invece _« messo in cammino s per mettere il pensare sulla via per la quale esso perviene al riferimento della verita dell' essere all' essenza dell'uomo, per aprire al pen .. sare un sentiero, affinche esso pensi espressamente I' esse .. re stesso nella sua verita." Su questa via, e cio significa al servizio della questione della verita dell' essere, diventa necessaria una meditazione sull' essenza dell'uomo. Infatti, I' esperienza inespressa, perche ancora da mostrare, del .. r oblio dell' essere include la supposizione, che e alIa base di tutto, secondo cui, in- conformita alla svelatezza delI' essere, il riferimento dell' essere all' essenza dell' uomo apparterrebbe all'essere stesso. D'altra parte, come pUG l'esperienza di questa supposizione tradursi anche solo in una domanda esplicita, se prima non ci si impegna con ogni sforzo a liberare la determinazione essenziale delI'uomo dalla soggettivita, ivi compresa quella dell' animal rationale? Per cogliere contemporaneamente e in un'unica parola sia il riferimento dell' essere all' essenza dell'uomo, sia il rapporto essenziale dell'uomo con l'apertura (il

c ci ») dell'essere come tale, fu scelto per l'ambito essen .. ziale in cui l'uomo sta come uomo il termine esserci (Dasein). Cio avvenne nonostante la metafisica impieghi questo termine per cia che altrimenti viene nominato ex istentia, effettivita, realta e oggettivita, e nonostante nell'uso comune si sia soliti parlare di «menschliches Dasein » nell'accezione metafisica di « esistenza umana ». Per questo, viene impedita ogni ulteriore possibilita di ri .. pensare se ci si accontenta di constatare che in Sein und Zeit si impiega il termine « esserci » al posto di « coscienza » (Bewuptsein), come se qui si trattasse solo di un uso diverso delle parole e non invece di quella sola e unica cosa, ossia di portare al pensiero il riferimento dell'essere all'essenza dell'uomo e con cia, pensando dal no ..

Q. 5a edizione 1949: a esso promesso (%u-gesagt), garantito/concesso (ge-wiihrt), per esso avvenuto (ereignet).

b. 5a edizione 1949: custodia (Wahrnis) come evento.

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Introduzione a: «Che cos'e metaiisical » 325

stTO punto di vista," anzitutto un'esperienza essenziale dell'uomo che basti a sviluppare il domandare che ci gui .. da. II termine « esserci » non subentra soltanto al posto del termine « coscienza », COS! come la « cosa » designata dal nome « esserci » non subentra al posto di cio che si suol rappresentare col termine « coscienza ». Piuttosto, col termine « esserci » viene nominato cia che deve ancora essere esperito e quindi di conseguenza pensato come posto (Stelle),b cioe come il luogo della verita dell'essere.

Cio a cui si pensa in tutta la trattazione di Sein und Ze_it con la parola « esserci », e indicato da quella tesi portante (p. 42) che dice: « L' U essenza" dell' esserci sta nella sua esistenza ».

Certo, se si considera che nel linguaggio della metafisica la parola « esistenza» vuol dire la stessa cosa che « esserci », cioe la realta di qualsiasi entita reale, da Dio al granello di sabbia, allora, con quella tesi, se la si prende cosi in modo immediato, la difficolta di quel che c' e da pensare viene soltanto scaricata ,dalla parola « esserci » alIa parola « esistenza l>. In realta la parola « esistenza » e impiegata in Sein und Zeit esclusivamente per indicare l'essere delluomo, A partire dall'« esistenza » convenientemente pensata e possibile pensare 1'« essenza» dell'esserci, nella cui apertura I'essere stesso si manifesta e si nasconde, si concede e si sottrae, senza che questa verita dell' essere si esaurisca nell' esserci, 0 faccia addirittura tutt'uno con esso, nel modo in cui in metafisica si dice che ogni oggettivita e, come tale, soggettivita,

Che cosa significa « esistenza II in Sein und Zeit? La parola nomina un modo d'essere, e precisamente I'essere di quell'ente che si tiene aperto per I'apertura dell'essere in cui sta (steht), sopportandola (a·ussteht). Questo sopportare (A usstehen) 10 esperiamo come « cura ». L' essen .. za estatica dell' esserci e pensata a partire dalla cura, cosi come viceversa la. cura e esperita adeguatamente solo nella sua essenza estatica. II sopportare cosi esperito e }' essenza di cio che qui e da pensare come estasi. L'essenza

4. 5a edizione 1949: ma non piu di c noi • come soggetti.

b. 5a edizione 1949: cia e detto in modo in·sufficiente: la Iocalita (Ortschaft) abitata dai mortali, anzi, di quella localita, la contrada (Gegend) dei mortali ..

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Segnavia

Introduzione a: «Che cos' e metaftsical »

327

estatica dell' esistenza non viene quindi intesa aneora adeguatamente se ce la si rappresenta solo come uno « starfuori » (Hinausstehen), dove per «fnori» (Hinaus) si intende il «via da» (Weg von) l'interno di un'immanenza della coscienza e dello spirito. In questo caso, infatti, l'esistenza verrebbe rappresentata aneora dal punto di vista della « soggettivita » e della « sostanza », mentre invece resta da pensare il « fuori » (A us) come dispiegarsi (Auseinandcr) dell'apertura dellessere stesso. La stasi dell'estatico, per quanto strana quesr'espressione possa suonare, riposa nelIo stare-dentro al « fuori » e al « ci » della svelatezza in cui r essere stesso dispiega la sua essenza (west). Cio che va pensato col termine « esistenza », se la parola e impiegata all'interno del pensiero che pensa in direzione della verita dell' essere e a partite dalla verita dell'essere, potrebbe essere indicato nel modo pill bello col termine « in-sistenza» (I nstiindigkeit). Soltanto che allora, a maggior ragione, dobbiamo pensare= come tutt'uno e come piena essenza dell'esistenza 10 stare-dentro (Innestehen) nell'apertura dell'essere, il sostenere sino in fondo (Austragen) questa in-stare (Ia cura) e il resistere nella condizione estrema (essere per la morte)."

L'ente che e nella modalita dell'esistenza e l'uomo. Solo .l'uomo esiste. La roccia e, rna non esiste. L'albero e,

rna non esiste. II cavallo e, rna non esiste. L'angelo e, rna non esiste. Dio e, rna non esiste. La proposizione: « solo l'uorno esiste » non significa assolutamente che solo I'uorno i: un ente reale, mentre tutti gli altri sono irreali oppure sono soltanto una parvenza 0 una rappresentazione dell'uomo. La proposizione: « l'uomo esiste» significa che I'uomo e quell' ente il cui essere e caratterizzato, nell' essere e a partire dall'essere, dallo stare-dentro aperto nella svelatezza dell'essere. L'essenza esistenziale dell'uomo" e il fondamento grazie al quale l'uomo puo rappresentarsi rente come tale e avere coscienza di quanto e rappresentatoo Ogni coscienza presuppone l'esistenza, pensata esta ..

ticamente, come essentia dell'uomo, dove essentia qui significa cia che l'uomo e essenzialmente (west) in quanto uomo. La coscienza, invece, non crea l'apertura dell'ente, ne conferisce all'uomo quello stare aperto per rente che 10 caratterizza. Verso dove, da dove e in quale libera dimensione potrebbe mai muoversi ogni intenzionalita della coscienza se l'uomo non avesse gia nell'in-sistenza la sua essenza? Che .cos'altro pub voler dire, se mai ci si e pensato seriamente, la parola « ... sein » (essere) nel termine « Bewuptsein » (coscienza) e « Selbstbeuiugisein » (au .. tocoscienza) se non l'essenza esistenziale di cio che e, esistendo? Certamente I'essere un se (Selbst) earatterizza ressenza di quell'ente che esiste, rna I'esistenza non consiste nell'esser-se (Selbstsein) ne viene da questo determinata. Ma poiche il pensiero metafisico determina l'esser-se dell'uomo a partire dalla sostanza 0, che e in fondo la stessa cosa, a partire dal soggetto, il primo cammino che conduce dalla metafisica all' essenza estatico-essenziale dell'uomo deve passare attraverso la determinazione metafisica dell' esser ... se dell'uomo (Sein und Zeit, §§ 63-64).

Ora, poiche il problema dell' esistenza e sempre e solo al servizio di quella che e l'unica questione del pensiero, e cioe la questione, ancora da sviluppare, della verita dell' essere come nascosto fondamento di ogni metafisica, per questo il titolo della trattazione che tenta di r itornare al fondamento della metafisica non e Esistenza e tempo, ne Coscienza e tempo, rna Essere e tempo. Questo titolo non puo pero nemmeno essere pensato in analogia ad altri accoppiamenti correnti quali: essere e divenire, essere e apparire, essere e pensare, essere e dover essere. Infatti, in queste espressioni }' essere e ancora rappresentato in modo limitato, come se « divenire », « apparire », « pensare », e « dover essere» non appartenessero all'essere, mentre evidentemente esse non sono un niente e fanno dunque parte dell'essere. In Essere e tempo, « essere » non e qualcos'altro rispetto a « tempo», perche il « tempo)} viene indicato come il prenome della verita dell'es .. sere, quella verita che e cio che dispiega I'essenza dellJessere ed e percio I'essere stesso. Ma perche allora « tempo» ed « essere » ?

Se ri-pensiamo all'inizio della storia in cui l' essere si svela nel pensiero dei Greci, possiamo renderci conto che

a. 5- edizione 1949: abitare, quello c che costruisce •.

b. 5- edizione 1949: disporsi all'avvenire (zu.kommen) della morte, tenersi nell'avvento della morte in quanto riparo nascosto (Ge-Birg)

dell'~~

c. 5a edizione 1949: avvenuta-fruita (ereignet·gebrauchte).

328

Segnavia

questi ultimi esperirono l'essere dell'ente come la presenza di cio che e presente. Se traduciamo Etvar.. con « es .. sere», la traduzione e letteralmente esatta, e tuttavia noi sostituiamo soltanto una « lettera » con un'altra. Ad una verifica, risulta subito evidente che non solo non pensiarno l' ELvat. in modo greco, rna non pensiamo neppure una corrispondente determinazione chiara e univoca dell'« essere». Che cosa diciamo, dunque, quando diciamo « essere» al posto di ELV a.t. , e ELVrLL 0 esse al posto di « essere »?

Non diciamo niente. La parola greca, quella latina e quella tedesca sono tutte ugualmente piatte. Impiegandole nel loro uso corrente, mostriamo solo di essere i promotori della pill grande spensieratezza che sia mai apparsa all'in .. terno del pensiero, dominandolo sino a tutt' oggi. Ora,

quell'etvee significa: essere-presente (anwesen). L'essenza di questo essere-presente e profondamente nascosta nel nome iniziale dell' essere. Per noi Elvat. e ouaia, cosl come 'JttX.Qo\J(J"La e tX1tovata, vogliono dire anzitutto questa: nell' essere-presente domina, non pensato e velato, il presente e il perdu- . rare; nell' essere-presente, quindi, dispiega la sua essenza (west) il tempo. L'essere come tale e dunque svelato dal tempo. Cosi il tempo rinvia alIa svelatezza, cioe alIa verita dell'essere. Ma il tempo che ora e da p·ensare non e quello . esperito nello scorrere mutevole dell'ente. II tempo ha evidentemente tutta un'altra essenza," che non solo non e ancora pensata, rna che non potra mai essere pensata mediante il concetto di tempo della metafisica. II tempo diventa cosi il nome aneora da pensare della verita aneora da esperire dell' essere.

E come nei primi nomi metafisici dell'essere c'e un richiamo a un nascosto dispiegarsi dell'essenza del tempo, cos1 e anche nell'ultima sua denominazione: nell'« eterno ritorno dell'uguale ». Nell'epoca della metafisica" la storia dell'essere e dominata da un non pensato dispiegarsi dell'essenza del tempo. Lo spazio non e affiancato a que ... sto tempo, rna nemmeno soltanto in esso inserito,"

Un tentativo di passare dalla rappresentazione dell'en-

4. 5- edizione 1949: i1 tempo e quadridimensionale: la prima dimensione che tutto riunisce e la uicinanza (Niihe).

b. 5- edizione 1949: quest'epoca e I'intera storia dell'essere, c. 5- edizione 1949: spazio-tempo.

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Introduzione a: « Che cos'e metafisical »

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te come tale al pensare alIa verita dell' essere deve, partendo da quella rappresentazione, rappresentare ancora in un certo modo anche la verita dell'essere, cosicche questo rappresentare resta necessariamente di un'altra specie e, in quanto rappresentare, resta da ultimo inadeguato a cio che e da pensare. Questo rapporto che, provenendo dalla metafisica, accoglie il riferimento della verita dell' essere all' essenza deIl'uomo, e concepito come «comprendere > (V erstehen). Ma il comprendere e qui contemporaneamente pensato a partire dalla svelatezza dell'essere. Esso e il progetto estatico, cioe che e gettato e sra-dentro nell'ambito dell'aperto," L'ambito che nel progettare si dispone" come aperto affinche qualcosa (qui I'essere) si mostri come qualcosa (qui l'essere in quanto se stesso nella sua svelatezza), si chiama senso (Sinn)C (efr. Sein und Zeit, p. 151). « Senso dell'essere » e « verita dell' essere » dicono la stessa cosa.

Posto che il tempo appartenga, in un modo ancora ve- 1ato, alla verita dell' essere, allora, in quanto eomprensione d'essere, ogni progetto che vuol tenere aperta la verita dell'essere deve guardare al tempo come al possibile" orizzonte della comprensione dell'essere (cfr. Sein und

Zeit, §§ 31-34 e 68).

La prefazione a Sein und Zeit, nella prima pagina del

trattato, conclude con queste frasi: « L'inrenzione del presente trattato e I'elaborazione concreta della questione del senso dell' U essere", II suo scopo preliminare e l'interpretazione del tempo come orizzonte possibile di ogni comprensione dell' essere in generale ».

La filosofia non potrebbe portare una prova della P?: tenza dell' oblio dell' essere, in cui tutta la filosofia e sprofondata, rna che in Sein und Zeit e contemporaneamente diventato ed e rimasto il richiamo destinato al pensiero, che sia pill evidente della sonnambolica sicurezza con

a. 5- edizione 1949: essere-gettato (Geworfenheit) ed evento. Gettare, gettare-a, destinare; pro-getto (Ent-l¥urf): corrispondere (ent-

sprechen) al getto, all'invio.

b. 5· edizione 1949: si offre-a,

c. 5· edizione 1949: senso-direzione del cammino dello stato della cosa (Sach-Verhalt).

d. 5· edizione 1949: come a cia che rende possibile.

330

Segnavia

cui essa e passata sopra all'unica e autentica questione di Sein und Zeit. Qui non si tratta quindi di fraintendi .. menti nei confronti di un libro, rna del nostro essere ab .. bandonati dall' essere.

La metafisica dice che cos'e l'ente in quanto ente. Essa racchiude un )"6yoC; (un'asserzione) sull'ev (sull'ente), II titolo successivo «ontologia» ne caratterizza l' essenza, a condizione, ovviamente, che 10 si intenda in base al suo contenuto proprio e non nella ristretta accezione scola .. stica. La metafisica si muove nell'ambito dell'ev fi ov. La sua rappresentazione e diretta all' ente in quanto ente. In tal modo la metafisica rappresenta ovunque l'ente come tale nella sua totalita, I' enticita dell' ente (l'ovaia. dell'ov). Ma la metafisica rappresenta l' enticita dell' ente in due modi: da un lato la totalita dell' ente come tale nel senso dei suoi tratti universali (Sv xai)oAov, XOf.\J6'J), dall'altro la

totalita dell' ente come tale nel senso dell' ente sommo e quindi divino (8v xaft6Aov, axgo-ta-rov, i)E~V). La svelatezza

dell' ente come tale si e configurata espressamente in que- 8tO duplice aspetto nella M etafisica di Aristotele (cfr. Metaph., r, E, K).

In quanto porta a rappresentazione rente in quanto ente, la metafisica e in se, in modo ad un tempo duplice e unitario, la verita dell' ente nella sua universalita e nella sua espressione suprema. N ella sua essenza essa e dunque ad un tempo ontologia in senso stretto e teologia. Questa essenza onto-teologica della filosofia vera e propria (TCQW~1) cpt,Aoaocp£a) deve esser fondata sulla modalita

in cui l'ov in quanto O'V ad essa si dischiude portandosi nell'aperto. II carattere teologico dell'ontologia non dipende quindi dal fatto che la metafisica greca fu successivamente assunta nella teologia ecclesiastica del cristianesimo e da questa trasformata, rna dipende piuttosto dal modo in cui, fin dallinizio, rente s'e svelato come ente. Solo questa svelatezza dell'ente ha reso possibile che la teologia cristiana si impadronisse della filosofia greca. Se cia sia avvenuto a suo vantaggio 0 a suo danno, 10 decidana pure i teologi in base all' esperienza cristiana, rna ripensando a quanto e scritto nella prima lettera ai Co ... rinzi dell'apostolo Paolo: ouxt !~QavEv 0 il'EOc;, "t1)V crocp£a.v "tOU

xOUJ.lou; « Dio non ha fatto divenir follia la sapienza del mondo? » (1 Cor.,·I, 20). Ma la O"ocp£a 'tOU x6aIJ.ov e cia che,

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Introduzione a: « Che cos' e metafisica?»

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come li si dice (loc. cit., 1, 22), gli "EA.A:f)'JEC; ~1)"t'oua .. 'V, i Greci cercano. Aristotele chiama addirittura espressamente l;1}"t'ovp.£VT) (quella cercata) la TCQW'"t'll CPLA.OCTOcpio.. (la filosofia in

senso proprio). Vorra la teologia cristiana ridecidersi a prendere sul serio la parola dell' Apostolo e quindi la fi-

1050fia come una follia?

In quanta verita dell' ente come ta~e, la metafisi~a. e, di

natura duplice. Ma il fondamento dl questa dupljcita e addirittura la sua provenienza rimangono preclusi alIa metafisica, e questo non per caso 0 per una qualche trascuratezza. La metafisica assume questa duplicita per il solo £atto di essere quello che e: la rappresentazione dell'ente in quanto ente. La metafisica non ha scelta. In quanto metafisica, resta per la sua stessa essenza esclusa dall'esperienza dell'essere; essa infatti si rappresenta l'ente (0'.1) sempre e solo in quell'aspetto per il quale ess~ si e gia mostrato da se in quanto ente (fi ~\I). La metafisica, tuttavia, non fa mai attenzione a cia che, proprio in que- 5tO ov, in quanta s' e svelato, s' e gia anche velato.

A suo tempo pote rendersi necessario ripensare di nuovo ache cosa propriamente si dice con quell' 0'\), con la parola « ente ». Per questa ragione la questione dell' 0\1 fu ripresa dal pensiero (err. Sein und Zeit, Prefazione). Ma questa ripresa non si limita a ripetere la doman~a platonico-aristotelica, rna ritorna, col domandare, a Cl(J

che nell' O~ si vela. a

La metafisica resta fondata su cio che .e velato nell' ov,

se e vero che con la sua rappresentazione essa si dedica. all' OV n CSv. Ritornare col domandare a cia che e velato significa, dal punto di vista metafisico, cercare il fondamenta dell'ontologia. Per questo, il procedimento di Sein und Zeit si chiama « ontologia fondamentale ». Ma questa denotazione, come ogni altra in tal caso, si rivela ben presto infelice. Pensata dal punto di vista della metafisi-

. ..

ca, essa e giusta, rna, appunto per questo, trae In Ing~n-

no; si tratta, infatti, di riuscire a passare dalla metafisica al pensiero che pensa alIa verita dell'essere. Sinche questa pensiero caratterizza se stesso come ontologia fondamentale, con questa denominazione esso si mette da se ~ulla propria strada, rna al tempo stesso la oscura. II titolo

a. 5a edizione 1949: la differenza.

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Segnaoia

I ntroduzione a: « C he cos' e metafisical »

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«ontologia fondamentale s da infatti l'impressione che il pensiero che tenta di pensare la verita dell' essere, e non come ogni ontologia la verita dell'ente, sia a sua volta

. ,

In quanto ontologia fondamentale, ancora una sorta di

ontologia. Invece il pensiero che pensa alIa verita dell' es .. sere, in quanto ritorno al fondamento della metafisica, ha gia abbandonato fin dal primo passo I'ambito di ogni ontologia. Viceversa, ogni filosofia che si muove nella rappresentazione mediata 0 immediata della ({ trascen .. denza », resta necessariamente ontologia nella sua accezione essenziale, sia che proceda a una fondazione del ... l'ontologia, sia che assicuri di rifiutarla in quanto irrigi ... dimento concettuale dell' esperienza vissuta.

Ora, se il pensiero che cerca di pensare la verita del .. l'essere, provenendo dalla lunga abitudine di rappresentare l' ente in quanto tale, si impiglia esso stesso in questa rappresen tare , allora, per una prima meditazione e per avviare il passaggio da un pensiero rappresentativo a un pensiero rammemorante, c' e da presumere che niente sia pin necessario della domanda: che cos' e metafisica?

Nella Prolusione che porta questo titolo, 10 svolgimento della domanda finisce a sua volta in una domanda, e precisamente nella domanda fondamentale della metafisica che dice: perche in generale e I'ente e non piutto ... sto il niente? Si sono fatte nel frattempo moite chiacchiere sull'angoscia e suI niente di cui si parla in quella Pro .. lusione, rna non si e ancora avuta I'idea di riflettere suI perche una Prolusione, che partendo dal pensiero della verita dell' essere tenta di pensar~ il niente e, di qui, }' essenza della metafisica, rivendichi la suddetta domanda come domanda fondamentale della metafisica. Cio non mette forse letteralmente « sulla punta della lingua» a chi ascolta attentamente un motivo di riflessione ben pin importante di tutto 10 zelo prodigato contro l'angoscia e il niente? La domanda conclusiva ci pone dinanzi alIa perplessita nascente dal fatto che quella meditazione che per la via del niente tenta di pensare all'essere, alIa fine ritoma di nuovo a una domanda sull'ente. Infatti, nella misura in cui questa domanda e posta aneora nel modo tradizionale della metafisica, ossia in termini causali, se .. guendo il fila conduttore del « percher », il pensiero del-

l'essere viene completamente rinnegato a vantaggio della conoscenza che rappresenta l'ente partendo dall'ente. Per di pin, la domanda conclusiva e evidentemente quella che il metafisico Leibniz ha posto nei suoi Principes de La nature et de La grace: « Pourquoi il y a plutot quelque chose que rien?» (Die philosophischen Schrijten, ed. Gerhardt, vol, VI, p. 602, n. 7).

Si deve dunque dire che la Prolusione ricade indietro rispetto al suo proposito, cosa in se possibile, data la difficolta del passaggio dalla metafisica all'altro pensiero? Alla fine non si pone essa, con Leibniz," la questione metafisica della causa suprema di tutte Ie cose che sono? Perche allora non si e fatto il nome di Leibniz come sarebbe stato conveniente?

Oppure la domanda e posta in tutt'altro senso? Se essa non parte dall'ente e non cerca la sua causa prima, allora Ia domanda deve prendere l'avvio da cia che non e I'ente, E questo che la domanda nomina e che scrive a tutte lettere: il niente, e questo l'unico tema pensato dalla Prolusione. Sorge a questo punto l'esigenza che la fine di questa Prolusione sia approfondita a partire da quel suo orizzonte specifieo che ovunque la orienta .. Quella che qui e chiamata la domanda fondamentale della metafisica dovrebbe allora venire. messa in atto, sul piano dell'ontologia fondamentale, come domanda promossa dal fondamento della metafisica e come domanda che riguarda questo fondamento.

Come dobbiamo intendere allora la domanda, se ammettiamo che la Prolusione, alIa sua fine, e coerente con la sua intenzione?

La domanda e: Perche in generale e l' ente e non pinttosto il niente? Posto che noi non pensiamo piu all' interno della metafisica, nel modo abituale della metafisica, rna, partendo dall'essenza e dalla verita della metafisica, pensiamo alia verita dell'essere, allora cia che qui e domandato puo essere anche: Com'e che ovunque I'ente ha il primato e rivendica a se ogni « e », mentre cio che non e ente, il niente inteso come l'essere stesso, Testa nel-

a. 5- edizione 1949: e Schelling.

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Segnavia

l'oblio? Com'e che dell'essere- non ne eb veramente nien .. te, e che il niente non dispiega propriamente la sua es .. senza (west)? Non e di qui che a ogni metafisica viene l'inconcussa parvenza che 1'« essere» si intenda da se e che quindi il niente sia pili facile dell'ente? Cosi e in .. fatti per l' essere e per il niente. Se Ie eose stessero altri ... menti, Leibniz non potrebbe aggiungere a chiarimento del passo citato: « Car Ie rien est plus simple et plus facile que quelque chose».

Che cosa rimane pili enigmatico: che I'ente e, 0 che l' essere « e »? Oppure anche con questa meditazione non giungiamo ancora nella vicinanza di quell'enigma che e avvenuto" con r essere . dell'd ente?

Comunque possa essere la risposta, dovrebbero essere maturati ( tempi per pensaTe a fondo una buona volta la Prolusione, attaccata da varie parti, Che cos'e metafisical, a partire dalla sua fine; ribadisco: dalla sua fine, non da una fine soltanto immaginata.

4. 5- edizione 1949: come tale.

b. 5- edizione 1949: per la metafisica.

c. 58 edizione 1949: l'evento dell'obl·io della differenza. d. 5* edizione 1949: la differenza.

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