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FILOSOFIA III - METAFISICA

Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale - Sezione del Seminario di Genova


Anno Accademico 2011-2012 - Semestre II

1. Potere entificante della mente.


La parola rivela il potere entificante della mente: dichiara l’essere, senza il quale la parola non
potrebbe darsi; essa ha un suo grado d’essere, che le conferisce un peso nella comunicazione.
Gorgia fu modello del nichilismo, ampliò le idee di Protagora il quale aveva teorizzato
l’incapacità dell’uomo di cogliere qualcosa di ciò che è.
Alla base del nichilismo c’è sempre una forma di scetticismo gnoseologico (non so come sia
possibile conoscere), la cui materia è empiristica (basato sull’esperienza, riduce uomo a soggetto
solamente sensitivo).
Questa concezione chiude le porte a ogni discorso filosofico, quindi metafisico, quindi priva la
ragione dell’uomo della luce della Verità.

2. Struttura metafisica dell’ente.


Aristotele diceva che l’essere è “tutto ciò di cui si può dire tutto ciò che è”; i molti significati
dell’essere si possono riassumere in due fondamentali:
- esistenza (risponde alla domanda: “Esiste?”)
- essenza (sintesi tra materia e forma, risponde alla domanda: “Che cosa è?”)
+ Un ente, la cui essenza implichi l’esistenza, esiste necessariamente e quindi eternamente
(Dio);
– Un ente, la cui essenza non implichi l’esistenza non esiste per forza, può esistere in un certo
momento, e quello dopo non esistere.
L’essere si può esprimere in 6 modi fondamentali:
- possibile: ente finito
- impossibile: il non essere
- reale: ente finito in atto
- irreale: ente finito in potenza
- necessario: l’Assoluto (Dio)
- contingente: tutto ciò che è creato

3. Proprietà trascendentali dell’ente.


San Tommaso afferma l’esistenza di 5 trascendentali per rivelare l’ente:
- res (cosa, realtà)
- unum
- aliquid (altro)
- verum
- bonum

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Il beato Rosmini aggiunge a questi un sesto, costituendo un’autentica dottrina del bello:
- pulchrum (bello)

4. “Amici dell’Uno” e “Amici dei molti”.


Questo discorso riconduce l’uomo al problema metafisico, e a chiedersi l’origine del rapporto
Uno-molti (ricerca del Principio).
Amici dell’Uno (monisti)
Due esempi di filosofi monisti sono: Plotino per il mondo classico, Spinoza per il mondo
moderno.
Entrambi finiscono a togliere consistenza ontologica ai molti (rischiano di togliere valore alla
molteplicità dell’esistenza).
Secondo questa ipotesi, il Verbo fatto uomo si incarnerebbe in un ente che non c’è: non è allora
una vera incarnazione!

Amici dei molti (pluralisti)


Esempio di filosofo monista è: l’illuminista Hume.
Essi escludono la possibilità di riportare la molteplicità all’unità e di spiegarla, non tengono
conto dell’interezza (giusto rapporto) dell’universo.

In entrambe queste concezioni manca l’armonia, l’equilibrio necessario che così viene stravolto
ed esasperato.

5. Essere analogo e principio di creazione.


L’accoglienza del principio di creazione permette di superare l’idea di essere univoco (propria
degli amici dell’Uno) e dell’essere equivoco (propria degli amici dei molti), giungendo a
formulare la concezione metafisica creazionista dell’essere analogo.
La concezione analogica dell’essere esclude ogni ragionamento che comporti l’esclusione o la
compromissione di uno dei due termini.
L’Uno è l’Essere, i molti hanno l’essere, partecipano dell’essere!
“I molti hanno l’essere perché lo hanno ricevuto, la vita è dono e mistero” (beato Giovanni
Paolo II).
In questa maniera l’Uno e i molti convivono legati da una adeguata relazione che salvaguarda la
differenza metafisica da un lato e la conoscenza ontologica dall’altro.

6. Metafisica creazionista e causa formale, efficiente, finale.


La speculazione metafisica, all’atto in cui giunge a conoscere il proprio limite, si apre a sé,
lungo la verticale dell’essere.
L’intelligenza mostra al cuore e/o alla volontà le cose da amare, e diviene la guida, il criterio
regolativo, offre la conoscenza della legge.
In quest’ottica, lo scetticismo si domanda erroneamente “Perché qualcosa piuttosto che il
niente?”; corretto è invece domandarsi: “Perché i molti e non solo l’Uno?”.
L’essere iniziale è la radice comune di tutti gli esseri possibili, la loro condizione necessaria e il
loro cominciamento ideale.

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L’atto determinante è l’atto attraverso il quale l’ente viene determinato, ossia l’essere iniziale
acquista termini precisi per essere quello che è.
L’ente determinato è invece ogni ente del quale possiamo pronunciare un giudizio di esistenza.
La causa formale di ogni ente è quindi la sua pensabilità (la capacità di essere pensato).
La causa efficiente è l’atto determinante. (ciò che lo fa essere).
La causa finale è l’essere in sé.

7. Esemplarismo.
L’esemplarismo è la dottrina che comporta il darsi di un esemplare al mondo; vi rientrano tutte
le posizioni teoretiche che considerano necessario che l’idea di un ente preceda la sua esistenza.
Questo tema, cuore del pensiero rosminiano, vede due tipi di enti finiti che compongono
l’universo:
- l’essere iniziale, comune a tutti (per Rosmini un pezzo di stoffa dal quale tutti sono ritagliati);
- l’essere reale, il loro esserci ed esistere.
L’esemplare del mondo (costituito da questo mondo possibile che precede il mondo come causa
necessaria) non contiene l’insieme delle essenze degli enti finiti così come l’uomo le sperimenta
nell’àmbito spazio-temporale, ma lo contiene nel modo in cui stanno nella mente di Dio (Dio
non agisce e non crea nello spazio e nel tempo).

8. Dottrina rosminiana dell’astrazione, immaginazione e sintesi.


Rosmini elabora la dottrina dell’astrazione divina, per spiegare in modo logico (anche se nei
limiti del pensiero umano) come Dio, mosso dall’amore per l’essere di tutte le sue forme abbia
potuto pensare il mondo nel Verbo, che è Dio stesso, in modo tale che questo mondo pensato da
Dio e in Dio risultasse anche sussistere come altro (diverso) da Dio.
Questa dottrina si suddivide in 3 tappe:
- astrazione: (trarre da...) Dio distingue ente iniziale e il Verbo.
- immaginazione: viene creato (si tratta di un’operazione mentale non reale) l’essere reale degli
enti finiti di quell’ente iniziale.
- sintesi: creazione degli enti dall’estrazione iniziale aggiungendovi i termini reali finiti.

IN CONCLUSIONE, si viene delineando la risposta alla domanda metafisica iniziale: “Quale è


il rapporto Uno-molti?”, e “Perché i molti e non solo l’essere?”.
Il mondo pensato da Dio grazie alla limitazione che egli pone entro l’infinito Essere assoluto
obiettivo, deve necessariamente essere anche reale, altrimenti sarebbe solo un’illusione.
“La mente divina operante può fare sussistere in sé con il suo sguardo libero, il reale che essa
stessa immagina limitato.”
Questa è la risposta alla domanda metafisica fondamentale, e in ciò consiste il mistero della
creazione; ma la ragione umana, pure riconoscendo il carattere misterioso della creazione, è
costretta ad ammetterla per vera, perché il contrario implicherebbe l’assurdo: una cosa è
ammettere il mistero, altra cosa è ammettere il falso.

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