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Metafisica

Gli uomini si sono sempre sforzati di raggiungere un sapere ultimo e universale

intorno alla realtà:

Questo principio (arché) fondante:

 alcuni lo fecero coincidere con elementi intrinseci al mondo: materia; spirito;

pensiero; il movimento.

 altri invece come un Principio trascendentale distinto dall'universo.

Lo studio di queste questioni prendeva nome di filosofia, sapienza, scienza

La ricerca favorì la formazione delle scienze particolari.

La filosofia rimaneva lo studio delle domande fondamentali.

Tra queste lo studio della causa prima dell'universo portò alla scienza della

metafisica

1) Nozione di metafisica

Definizione: Studio della causa ultima e dei principi primi e più universali della

realtà

Causa:

 prossima: producono in modo immediato determinati effetti (scienze

particolari)

 ultima: estendono il proprio influsso a tutti gli effetti di un determinato

ordine (metafisica)

Principi primi: quelli che costituiscono radicalmente tutte le cose

es: studio dell'apparato digerente (scienza particolare)

la nozione di vita, di corpo (filosofia)

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in cosa consista l'essere o il causare (metafisica)

2) la metafisica, scienza dell'ente in quanto tale

Ogni scienza ha il suo oggetto proprio che la definisce.

Si distingue:

 l'oggetto materiale: insieme di realtà studiate da una disciplina scientifica (in

medicina: il corpo umano)

 l'oggetto formale: aspetto che ogni scienza prende circa il suo oggetto (in

medicina: il copro in quanto capace di salute e di malattia)

Ciò che nel linguaggio ordinario chiamiamo cosa, realtà o essere, in metafisica

prende nome di ente

Ente deriva dal verbo essere: in latino ens (genitivo entis) è il participio del verbo

esse (essere)

LA METAFISICA metafisica studia l'intera realtà, le cose in quanto sono.

 l'oggetto materiale: è l'intera realtà

 l'oggetto formale: l'ente in quanto tale, considerato nella sua caratteristica di

ente

Andronico da Rodi per denominare gli scritti aristotelici sulla filosofia prima come

continuazione dei libri di Fisica li chiamò metafisica. Dal secolo XVII la metafisica

prese nome di Ontologia, ossia studio dell'ente

3) metafisica e conoscenza umana

4)Metafisica e con la fede e teologia

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Capitolo secondo

L'ente, punto di partenza della metafisica

1) Nozione di ente

Ente: id quod est / è ciò che è

Definizione composta: id quod (soggetto) est (atto)

il qualcosa che è e allo stesso tempo l'è della cosa:

L'ente:

 indica la cosa che è perché possiede l'essere;

 indica l'esercizio dell'atto di essere;

 indica qualcosa che esiste nella realtà.

Ente di ragione significa qualcosa a modo di ente che esiste soltanto

nell'intelligenza umana.

2) L'essenza, modo di essere degli enti

Le cose sono e insieme sono qualcosa

Definizione: L'essenza è ciò fa che una cosa sia ciò che è.

Tutte le cose hanno l'essere e le chiamiamo enti.

Tutte le cose posseggono un'essenza per la quale ricevono nomi diversi

Ogni realtà esistente ha questa dualità di principi costitutivi:

 L'essenza degli enti (es.: l'uomo), implica un modo di essere.

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 Le cose hanno l'essere come proprietà comune e si diversificano secondo una

varietà di essenze.

3) L'essere, atto dell'ente

Il quesito dell'ontologia: ogni realtà è, ma non è l'essere

L'essere è l'elemento principale dell'ente: l'ente non è soltanto essere, bensì ha

l'essere.

Caratteristiche dell'essere come atto dell'ente:

1) l'essere è un atto, una perfezione delle cose (in metafisica atto significa

perfezione o proprietà delle cose; per Aristotele l'atto si contrappone a

potenza: la rosa bianca: fiore che la bianchezza, ossia atto che le conferisce

una determinata perfezione);

2) l'essere è un atto universale: senza l'essere non vi sarebbe nulla;

3) l'essere è un atto totale: comprende tutto ciò che le cose sono: le altre

perfezioni sono parziali perché indicano diversi aspetti o parti dell'ente.

4) l'essere è un atto costitutivo e più radicale: quello per le quale le cose sono.

L'essenza fa che le cose siano in un modo, mentre l'essere fa che le cose siano

e ciò si può indicare così:

 per la comunanza dell'essere: ogni realtà ha in comune l'essere;

 per la priorità della natura dell'essere: l'essere è il presupposto di ogni azione

e soggetto; non è un atto derivato da ciò che le cose sono, ma ciò che le fa

essere;

 per esclusione: nessuna proprietà fa essere ma esse si fondano sull'essere.

Definizione: l'essere costituisce l'atto primo e più intimo dell'ente che

dall'interno dà al soggetto ogni perfezione.

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5) Significato del verbo essere come copula nel giudizio

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Ogni realtà = o sostanza
o accidenti (legati per forza sempre a una sostanza)

l’atto d’essere è nella sostanza, non negli accidenti → gli accidenti non possiedono atto d’essere,
ma dipendono dalla sostanza

la suddivisione tra sostanza e accidenti non cambia l’idea di unità tra i due aspetti del soggetto; è
prevista la complementarietà tra sostanza e accidenti, in quanto la seconda completa la prima; non
distrugge l’unità dell’essere.

l’accidente senza la sostanza non è.

Nella nostra epoca, le dottrine empiristiche hanno svalutato questa unità, non riconoscendo l’uomo
quale creatura vivente prima del concepimento (aborto, aborto post-partum) e inutile e quindi non
più necessaria di vita quando malata ad esempio in coma (eutanasia).

In Dio non abbiamo accidenti (quindi non perfezionabile, in quanto è l’essere perfettissimo, con
ogni cosa all’ennesima potenza), ma è pura sostanza!

Sostanza = sostrato (supporto) degli accidenti, gli dà l’essere; causa degli accidenti che derivano da
essa; ha la capacità di recepire le perfezioni degli accidenti.

Come conosciamo sostanza e accidenti? Con l’intelligenza, attraverso l’uso dei sensi (atto
intellettivo).

L’intelletto distingue sostanza e accidenti; così dagli accidenti si risale alla sostanza (operazione
intellettiva).

L’intera realtà creata si può ridurre in sostanza e accidenti.

Abbiamo 10 modi diversi per conoscere = 10 predicamenti = 10 categorie

Il segno della Parola divina è l’atto d’essere (la Creazione)


Il segno della Parola espressa dall’intelligenza umana finita è la storia capace di edificare, costruire,

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oppure distruggere.
- La Parola pronunciata da Dio è: A) Archè (principio primo)
B) Logos (principio della conoscenza e della comunicazione,
ossia fondamento della filosofia)

- La parola pronunciata dall’uomo è principio autonomo relativo chiamato a esplicitarsi sull’origine


del mondo del sapere e dell’universo del fare, dando origine alla storia.

La libertà del principio umano permette di vedere la molteplicità degli enti finiti, e di vedere oltre;
in questo consiste la tensione al vedere tutto e la nostalgia del Principio, di Dio.
La relatività del principio permette all’uomo di fare (operare) mantenendo la consapevolezza del
limite del nostro fare.

L’uomo è capace di operare con la natura, cosmo e creato, in quanto è in relazione con il creatore
che ci chiama a “coo-creare” con lui, riconoscendo, rispettando e amando l’essere nella sua
concretezza.
Il principio di coo-creazione, che deve essere libero, è dato all’intelligenza dell’uomo che legge
dentro di sé l’essere come principio conoscitivo intuendolo, e in base ad esso svela, manifesta il
significato degli enti.

1) la capacità di comprensione finita propria dell’uomo non misura il Logos (essere come
principio conoscitivo) e quindi non può negarlo perché non ne è il principio, ne è misurata.
“La ragione non misura la Verità, ma ne è misurata”.

2) il potere entificante della mente finita riconosce ciò che è, dichiara esistente ciò che è, pone in
relazione a sé ciò che è; questo potere della mente è un sano idealismo oggettivo per il quale la
realtà finita esiste per un soggetto non perché il soggetto la crei, ma perché il soggetto è in
grado di riconoscerne l’essere facendola oggetto di discorso o di azione.
Fare oggetto di discorso la realtà circostante comporta chiedersi da parte dell’uomo il perché di
essi → conduce al rapporto Uno/molti.
Nel corso dei secoli la domanda si è deformata, prima Leibmitz (1646-1716) e Heidegher
(1889-1976) l’hanno formulata così:
“Perché qualche cosa, piuttosto che il niente?” (domanda equivoca!)
La molteplicità degli enti fa’ problema perché esiste/per l’ente intelligente finito.

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Se non ci fosse l’uomo nella natura, l’universo sarebbe muto e incapace di comunicazione
verbale, di porsi domande, avere sentimenti (diverso da sensazioni).
Il nichilista toglie di mezzo l’essere e si sbarazza di tutti i problemi connessi alla domanda sul
perché degli enti che non sono:
A) non c’è l’essere: se all’origine ci fosse il “niente di essere”, mancherebbe il principio
capace di spigare ciò che è, e ciò che è cadrebbe nel nulla.
B) non al rapporto con l’essere: se all’origine ci fosse il “niente di essere”, niente nascerebbe
“poi” e “nel niente” (tempo e spazio), quindi ci troveremmo inesistenti a non dire nulla su
nessuna cosa, e quindi a porci domande.

Come va’ posta allora la domanda?: “Quale la ragione dell’essere degli enti?”
Questa domanda riguarda il cominciamento del finito, della molteplicità, del tempo e della
storia che misurano l’opera di coo-creazione affidata all’uomo.
Questa questione si pone sul duplice problema logico e ontologico/metafisico, la posizione
della metafisica classica comportava la lista di tutti i possibili significati dell’essere: prima
l’essere, poi a seguire le possibili negazioni dell’essere.
La metafisica contemporanea teorizza che le negazioni dell’essere possano fare a meno
dell’essere.
Un’espressione di Heideger diceva che è “necessario opporsi al nulla”; ma questa espressione è
priva di significato perché o vuol dire:
- non opporsi affatto → senza senso;
- opporsi a qualcosa → il nulla è reso positivo e considerato come essenziale all’essere.

Ci sono 6 modi fondamentali dell’essere:


1) possibile → enti finiti;
2) impossibile → la negazione dell’essere;
3) reale → ente finito in atto;
4) irreale → ente finito in potenza;
5) necessario → ciò che non può essere (l’Assoluto: Dio);
6) contingente (il Creato) → ciò che non è necessario.

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