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PREFAZIONE
INTRODUZIONE
L’INCONTRO PERSONALE CON DIO
Manualistica: nella dottrina della grazia e dei sacramenti spesso si fa una considerazione troppo
‘cosificata’ della comunione con Dio che si dona.
o La vita sacramentale è stata spesso circoscritta per mezzo di categorie fisiche:
applicazione della teoria della causalità.
La religione è dialogo di salvezza tra Dio e l’uomo:
o Attraverso la creazione l’uomo può già andare a Dio, ma non può stringere con lui
relazioni personali immediate per mezzo delle sue forze di creatura.
o Riconoscendo – per via solo creaturale – che Dio è il suo fondamento personale
assoluto, ragione ultima della vita, l’uomo può arrivare a desiderare rapporti personali
con Dio.
È un desiderio impotente, una nostalgia.
o Solo con la grazia possiamo divenire religiosi: la comunione personale con Dio è
possibile solo se lui si avvicina benevolmente a noi.
La vita teologale è una comunione personale Dio/uomo.
La salvezza è l’atto dell’incontro tra Dio e l’uomo.
L’incontro implica:
Da parte di Dio: una rivelazione che lo manifesti.
Da parte dell’uomo: la religiosità
nucleo della grazia santificante.
o La presenza divina nella creatio continua è interamente reale solo nella coscienza di
essere creatura.
È ciò che la S.S. definisce dimora di Dio: unione familiare di Dio e dell’uomo.
o La rivelazione e la religione sono di natura storica: la grazia è un incontro personale con
Dio: perciò essa è fattrice di storia ed è sacramentale.
È sacramentale ogni realtà soprannaturale che si compie storicamente nella
nostra vita.
CAPITOLO I
IL CRISTO, SACRAMENTO DI DIO
S. Agostino ha diviso la realizzazione progressiva della chiesa nella storia in tre fasi:
o La chiesa del paganesimo religioso.
o La fase precristiana della chiesa del Cristo (popolo di Dio israelita)
o La manifestazione perfetta della chiesa.
Tutta l’umanità è oggetto della chiamata interiore di Dio che la invita alla comunità di grazia
con lui.
Nel paganesimo questo richiamo vago suscita già un presentimento oscuro del Dio redentore:
esperienza religiosa interiore operata dalla grazia che non trovava ancora la forma visibile di
tale grazia.
o Il mondo creato è già elemento (anonimo) del dialogo interiore con Dio.
o Le cose create – animate da una parola interiore di Dio – esprimono di più di quanto non
potrebbero di per se stesse.
La grazia interiore perviene anche nel paganesimo ad una certa manifestazione visibile:
sacramenta naturalia.
o Insieme vario di aspirazioni religiose che possono essere ridotte ad alcuni motivi
religiosi principali in cui si mescola santità e diabolicità, verità ed errore.
o La vita del mondo fa comprendere all’uomo che egli è in rapporto con Dio: il contenuto
di verità contenuto nei miti deformi del paganesimo ha un adempimento visibile
dapprima nel resto d’Israele e poi, nella sua perfezione definitiva, in Cristo.
Nei miti oscuramente la grazia lavorava: essi erano pallida prefigurazione delle
realtà future.
La comunità religiosa pagana era un primo abbozzo della chiesa del Cristo:
Non vi è religiosità senza ecclesialità.
Nel paganesimo la visibilità della presenza di grazia è avvolta in un forte anonimato. La forma
esteriore della grazia vitale diviene chiara solo nella rivelazione speciale di Dio.
Nell’esodo le diverse tribù formano un popolo sotto il nome (e per intervento) di JHWH.
o Solo JHWH ha fatto di questo popolo ciò che esso è divenuto.
La religione visibile d’Israele col suo popolo credente, il suo culto, i suoi sacramenti, sacrifici e
sacerdoti è la prima fase della grande chiesa.
o Questa chiesa era una presenza visibile di grazia non per un’anticipazione del mistero
del Cristo futuro, ma perché Israele stesso era una parte già realizzata del mistero di
Cristo.
o Presenza imperfetta del mistero di Cristo che non poteva ancora dare la grazia completa,
ma solo la grazia di una recettività totale al Messia futuro senso della formula
dell’alleanza.
o Storia di fedeltà/infedeltà (resto d’Israele – Maria) finché Dio non susciterà un Uomo in
cui si concentrerà tutta la vocazione dell’umanità ad essere fedele e realizzerà in sé la
fedeltà all’alleanza in modo perfetto.
o In una sola Persona si compie l’invito divino e la risposta fedele umana: Cristo è il
popolo che ora dice sì.
o In Lui la grazia è divenuta visibile.
o Il Cristo stesso è la Chiesa, comunità invisibile di grazia col Dio vivente, concretata e
realizzata in una forma ed apparizione umana visibile.
3. L’umiliazione religiosa della vita di Gesù e la sua elevazione al cielo: il mistero redentore del
Cristo
a) Il mistero del culto terreno di Dio da parte dell’Incarnato come Figlio di Dio
Il Cristo nell’incarnazione (evento che dura dal concepimento alla costituzione come Signore e
che dura eternamente nell’ininterrotta missione dello Spirito) non è presso al Padre.
o Il Cristo è realmente divenuto sarx, uomo nella situazione esistenziale concreta dei figli
di Adamo. Il Figlio entra in un’umanità segnata dalla disobbedienza e dalla morte.
o Il Cristo terreno vive in una situazione di allontanamento da Dio, non per se stesso
personalmente, ma perché rappresenta personalmente l’umanità peccatrice di fronte al
Padre (grido sulla croce è identificazione con tutto quello che nell’umanità è
allontanamento da Dio).
o Nella manifestazione umana di Gesù sulla terra la gloria di Dio è assente.
o Lo Spirito deve vincere la condizione di sarx e divinizzare e rinnovare interamente
questa umanità, fin nella sua corporeità.
La partenza del Figlio dal Padre è:
o Ricevere una missione: l’incarnazione redentrice.
o Un allontanamento dal Padre per attestare all’umanità peccatrice la sua dipendenza da
Dio, fino alla fine più amara.
Nella Trinità il Padre è quello da cui viene tutto, il Figlio quello che riceve tutto. Il Figlio è puro
dono di sé al Padre (è tutto rivolto al Padre). In Dio questa obbedienza non implica un
abbandono di sé, uno spogliamento. Solo una creatura può sacrificare perché solo la creatura è
dipendente.
Nell’umanità terrena di Gesù il Cristo è il Figlio di Dio in tutto obbediente e questa è la
traduzione umana reale di quanto accade nella Trinità. L’intimità vivente del Figlio con il Padre
– che nel seno della Trinità è uguaglianza ed unità, senza dipendenza – viene ad integrarsi
mediante l’incarnazione nel piano del creato e quindi della dipendenza formale, perché umanità
significa creazione.
o Come rivelazione dell’obbedienza intradivina – in cui ora è subentrata la dipendenza – la
vita umana di Cristo si esprime in religione, in culto di Dio.
o La morte è l’espressione suprema del suo abbandono religioso al Padre: la morte
manifesta come il Figlio sia tutto rivolto al Padre.
o Il Cristo realizza come uomo la sua figliolanza divina in questa forma di vita umana.
Egli lo fa come Messia, in nome nostro e al posto di noi tutti, prototicamente.
o Nella sua vita Egli dà soddisfazione a Dio perché egli dà a Dio il posto di Dio. Afferma
col proprio abbandono la superiorità di Dio sull’uomo (oblatio) e rinuncia così a se
stesso (immolatio):
Il dono sotto forma di sé è il nucleo di ogni vita religiosa.
o Nell’incarnazione il dono eterno del Figlio al Padre prende la forma del sacrificio e dello
spogliamento.
b) La risposta paterna alla vita religiosa terrena del Figlio: resurrezione, glorificazione e
intronizzazione come Signore e Donatore dello Spirito
Il Padre accetta il sacrificio del Figlio con la sua resurrezione: la redenzione oggettiva diventa
realtà.
Con la sua resurrezione il Cristo nella sua umanità è divenuto pienamente Messia, il figlio di
Dio in potenza.
Nell’umanità entra il Paradiso: è una nuova creazione, l’umanità glorificata e liberata.
Il Figlio può darci lo Spirito solo dopo la sua elevazione: segno dell’atto libero del Figlio fino
alla fine obbediente e della risposta del Padre.
Il Kyrios è anche nell’umanità colui che invia lo Spirito (cfr. Gv 7).
Nel seno della Trinità il Padre ed il Figlio sono puro dono e dono in contraccambio: l’intimità di
vita di queste due persone nel loro dono reciproco è talmente estatica che, all’interno dell’unica
divinità, trascende le personalità e diviene la sorgente di vita dello Spirito Santo, qui procedit a
Patre per Filium.
Il tema pentecostale è un tema pasquale e la Pentecoste è un evento permanente.
d) Il mistero dell’amore del Cristo per il Padre, fondamento della sua infallibile comunicazione
della grazia
Il mistero del Cristo è il mistero del Natale che si compie nel mistero della Pasqua e della
Pentecoste.
Nel e tramite il mistero di culto della sua vita, il Cristo ha meritato o acquistato per noi presso il
Padre la grazia della redenzione che può comunicarci pienamente come Kyrios.
o Tutta l’attività celeste del Signore rimane un intervento filiale presso al Padre ed un
culto al Padre, ma è anche una costante missione dello Spirito della figliolanza sugli
uomini. C’è un’umanità glorificata del Cristo (contro Giuliano di Alicarnasso).
o Il mistero di culto, che è Cristo, è contemporaneamente la nostra santificazione, mistero
di culto santificante.
Non si dimentica che già il suo mistero di culto terreno toccava le anime dando
loro la grazia. Ma la grande effusione di grazia non poteva aver luogo se non
dopo la sua risurrezione dai morti
o La preghiera del Figlio è infallibilmente esaudita perché egli è il Figlio diletto anche
nella sua umanità, che ha vissuto liberamente fino in fondo il proprio essere Figlio.
Il mistero del culto terreno e celeste del Cristo, la forma religiosa umana della
sua figliolanza, è il fondamento del dono infallibile della grazia da parte del
Signore, traduzione umana del mistero d’amore intra-divino.
o Con l’incarnazione della sua vita divina d’amore, il Cristo ha meritato per noi che il
Padre suo sia anche il nostro Padre. Per grazia diveniamo ciò che lui è per natura. Noi
siamo come assunti come filii in Filio nelle relazioni provvidenziali che regnano tra il
Padre ed il Figlio incarnato ed il Padre si mostra realmente con la missione continua
dello Spirito per messo del Figlio suo.
o Ciò che è stata compiuto dal Padre a titolo di prototipo nell’uomo Gesù – umiliazione ed
elevazione – deve compiersi in seguito nella famiglia messianica: la Chiesa.
La corporeità di Gesù con la sua glorificazione ha abbandonato la nostra vita terrena come
mezzo diretto di comunicazione.
Il Cristo doveva andarsene dove noi non possiamo ancora seguirlo, ed è la sua glorificazione
presso il Padre che ha portato come conseguenza per gli uomini la sua partenza.
o L’unione corporale glorificata col Signore, inaugurata dalla Parusia è il punto finale ed
eterno della vita cristiana. Divinizzazione dell’uomo.
o Cristo scompare dal nostro orizzonte per preparare la nostra perfetta riunione corporea
presente solo in purezza di cuore.
Il cristianesimo è per sua natura profondamente escatologico.
L’attesa dell’incontro pieno con Gesù è comprensibile perché noi già incontriamo in qualche
misura il Cristo glorificato non solo nel ricordo di ciò che avvenne secoli fa in Palestina e nelle
fede vivente nel Cristo celeste che agisce invisibilmente nelle anime:
o Il Cristo rende visibile e tangibile per noi la sua attiva presenza di grazia non
direttamente per mezzo della sua corporeità, ma prolungando la propria corporeità
celeste sulla terra in forme di manifestazioni visibili: i sacramenti.
Il prolungamento terrestre dell’umanità glorificata di Cristo ha il fine di non far perdere la
dimensione profondamente umana dell’incarnazione.
o Dio è rimasto fedele alla propria pedagogia di salvezza in un rispetto condiscendente
della nostra materialità umana.
o Dio ci propone sempre il regno dei cieli in forma umana.
2. Possibilità reale del nostro incontro con Cristo da parte di Cristo stesso
I rapporti tra i morti sono possibili solo nella corporeità e attraverso di essa:
o I defunti non risuscitati non possono esercitare su di noi alcuna azione diretta.
I santi che sono presso Dio possono agire su di noi solo attraverso la preghiera di
intercessione.
La possibilità per Cristo di influire su di noi con la sua grazia è data dalla resurrezione.
Proprio in quanto uomo Cristo è mediatore di grazia nella sua umanità e secondo la sia umanità.
Nella sua corporeità glorificata la redenzione del Cristo volge a noi il suo volto.
3. Necessità dei sacramenti nell’incontro tra il Cristo celeste e gli uomini viventi sulla terra
Con la sua umanità glorificata il Cristo celeste può raggiungerci ed influenzarci tutti.
Noi uomini terrestri non possiamo incontrarlo nella sua carne invisibile celeste.
Se il Cristo non dà alla sua corporeità celeste una visibilità sul piano del nostro mondo terrestre
la sua redenzione non sarà più per noi.
o La sua mediazione umana sarebbe senza significato per noi.
o Giuliano d’Alicarnasso: una volta compiuta l’opera della redenzione l’incarnazione
cessa di esistere.
Il dogma della permanenza della redenzione e della mediazione umana esige che il Kyrios possa
rendersi presente a noi e per noi assumendo delle realtà terrestri non glorificate i sacramenti.
o I sacramenti sono la faccia della redenzione rivolta verso di noi in modo che possiamo
incontrarvi il Cristo vivente.
o L’atto celeste di salvezza che per noi è invisibile diviene visibile nel sacramento.
I sacramenti sono resi intrinsecamente necessari dalla permanenza della mediazione di grazia
dell’uomo Gesù.
Nessuno dei dodici apostoli, che furono in contatto con il Sacramento primordiale prima e dopo
la Pasqua, fu battezzato.
L’apostolo Paolo, che non aveva incontrato il Cristo terreno con fede, fu battezzato.
o La sacramentalità getta un ponte sulla sproporzione tra il Cristo celeste e l’umanità non
glorificata.
I sacramenti della Chiesa non sono cose, ma incontri di uomini viventi sulla terra con l’uomo
glorificato Gesù per mezzo di una forma visibile e terrestre.
In forme di manifestazioni terrestri visibili per noi il Cristo celeste sacramentalizza la sua
intercessione permanente e la sua comunicazione di grazia.
CAPITOLO II
LA CHIESA, SACRAMENTO DEL CRISTO CELESTE
La manifestazione sacramentale del Signore nella sua qualità di capo del popolo di Dio si
compie formalmente nella funzione apostolica, cioè nella gerarchia.
Tutta la comunità dei credenti è la sacramentalizzazione terrestre del Signore.
La Chiesa è la presenza visibile della redenzione del Cristo nella e tramite la sua umanità
glorificata.
o Questa presenza di grazia e questa comunicazione di grazia si compie attraverso la
gerarchia e attraverso tutti i battezzati.
Ciò che la gerarchia, sulla base della sua funzione apostolica, e i fedeli, sulla base del loro
carattere battesimale, fanno sul piano della visibilità oggettiva, esteriore, della vita ecclesiale, lo
Spirito del Cristo lo fa interiormente in questa attività visibile e nei cuori degli uomini.
Il corpo celeste del Cristo è l’elemento-segno permanente della redenzione messianica:
o Fino alla parousia questo segno celeste resta per noi invisibile.
La chiesa visibile è il suo prolungamento visibile.
Un sacramento, atto del sacramento fondamentale che è la Chiesa, è un atto visibile posto dalla
Chiesa come istituzione di salvezza, un atto funzionale ecclesiale.
Un sacramento è un atto personale del Cristo stesso che ci raggiunge, sul piano della visibilità
terrestre della Chiesa, in una forma di manifestazione funzionale o istituzionale.
Ciò che è passato nella storia è passato irrevocabilmente e non può essere attualizzato in
maniera mistica o “nel sacramento” (cfr. O. CASEL).
o Il sacrificio della croce è un avvenimento passato e la storicità dell’evento-incarnazione
partecipa dell’irreversibilità delle cose temporali.
Rischio del docetismo.
Se nei sacramenti c’è una certa presenza misterica ciò è possibile se già negli atti storici del
Cristo vi era un elemento di perennità o di durata, trans-istorico.
Negli atti vitali di Gesù è pienamente realizzata la presenza personale di Dio: sono atti temporali
che sono atti personali del Dio eterno.
o Il sacrificio della croce e i misteri della vita di Cristo sono realtà attuali, indistruttibili.
o Gli atti umani di Gesù partecipano, nella e secondo l’umanità, al mistero di Dio.
Il Cristo elevato è il sacrificio della croce (accolto dal Padre) posto in gloria, nella sua potenza
di emissione dello Spirito.
o Il sacrificio della croce è così una realtà permanente nella glorificazione, ove diventa il
sacrificio attuale del Cristo celeste.
Le azioni di Cristo hanno efficacia universale perché il soggetto è Dio, ma nell’umanità
glorificata, che non ha più limiti spazio-temporali e quindi può raggiungere tutti.
L’attività celeste di Cristo può raggiungerci nel nostro stato non glorificato solo attraverso
simboli terrestri.
Come il Cristo agisce invisibilmente adesso nel mondo per mezzo della sua corporeità celeste,
vi agisce anche visibilmente con e per mezzo del suo corpo terrestre, la Chiesa:
o I sacramenti sono atti salvifici personali del Cristo che prendono la forma di
manifestazione di atti funzionali della Chiesa.
o Presenza misterica: ciò che nei sacramenti è reso presente attivamente a noi e per noi è il
mistero di culto eternamente attuale: il Cristo stesso.
L’azione storica ha la sua unicità, ma la sua realtà permanente (la redenzione) si
attualizza nell’oggi del sacramento.
Ripresentazione non è nuovo sacrificio della croce (rischio del pensiero di
Casel), ma è la presenza del Cristo glorificato che prolunga la propria azione di
salvezza, che è perennemente attuale.
Il nucleo dell’azione sacramentale è l’atto di salvezza eternamente attuale del mistero di Cristo e
questo nucleo è identico al sacrificio della croce e all’attività attuale del Kyrios celeste.
o Tommaso: la virtù dei sacramenti viene dalla passione di Cristo ed è il Cristo celeste ad
agire nei sacramenti: non c’è contraddizione.
I sacramenti sono anche una celebrazione misterica degli atti storici della vita di Cristo perché
contengono sempre un riferimento all’atto storico:
o L’atto di redenzione eternamente attuale nella sua forma umana conserva la propria
relazione con il sacrificio storico della croce.
I sacramenti, come mediazione tra Cristo e noi, devono essere concepiti meno come un legame
tra il sacrificio storico e il nostro mondo che come un legame tra il Cristo celeste e noi.
o I sacramenti sono l’incontro tra il Cristo vivente e noi.
Tommaso: i sacramenti sono signum rememorativum, demonstrativum, prognosticum.
La Chiesa non prolunga tanto la vita terrena del Cristo:
o Essa nella sua visibilità la funzione della visibilità terrena del Cristo, ma con la Pasqua il
Cristo vive attualmente.
o Il corpo glorioso di Cristo continua ad adempiere la funzione del suo corpo terrestre, ma
è diventato invisibile.
Il corpo del Signore è prolungato in una forma terrestre visibile: la Chiesa
sacramentale.
La Chiesa è prolungamento terrestre del Cristo celeste e in questo senso prolunga
la funzione del corpo terrestre di Gesù.
2. I sacramenti come manifestazione ecclesiale dell’amore divino del Cristo per gli uomini (dono
della grazia) e dell’amore umano del Cristo per Dio (culto)
A. L’attività simbolica religiosa in generale
Gli atti eccelsi ali coi quali Cristo rende presente il suo atto di redenzione sempre attuale sono
atti rituali di una comunità ecclesiale.
Il fatto che questa attività simbolica possa identificarsi con gli atti personali di Cristo ne
presuppone l’istituzione da parte sua.
I sacramenti sono sacramentalizzazione del culto santificante di Cristo e ad esso danno
visibilità.
Sono anche l’espressione del culto interiore e della santità della Chiesa.
La Chiesa non è un segno vuoto, è ricolma della santità di Cristo, della sua grazia.
o Nella sua attività simbolica la Chiesa esprime ciò che essa è.
Nei sacramenti la Chiesa con il Cristo implora il Padre insieme al popolo.
o Nella sua azione sacramentale la Chiesa agisce in maniera santificante.
o Dimensione ecclesiale di tutti i sacramenti (cfr. CVII).
Ciò che il Kyrios fa col suo corpo glorificato per tutti gli uomini, lo fa in maniera visibile
attraverso il suo corpo terrestre, la Chiesa.
Il fatto che l’atto di salvezza si compia per un soggetto determinato è elemento integrante ed
essenziale della definizione stessa di sacramento.
o Ciò anche in risposta alle oggettivazioni esagerate di Casel.
Il sacrificio della croce sia storicamente sia nel suo contenuto eterno di mistero è rivolto a tutti,
a ciascuno in particolare e personalmente.
o L’atto di redenzione oggettiva eternamente attuale è reso attivamente presente nel
sacramento, in quanto orientato e canalizzato verso un soggetto ricevente.
o Il sacramento è offerta personale del Cristo vivente ad un soggetto determinato
incontro.
Il sacramento è segno esteriore non equivoco del fatto che il Cristo vuole realmente dare la sua
grazia al soggetto che riceve il sacramento e gliela dà di fatto, se il soggetto non vi si oppone
interiormente.
Ogni sacramento valido, anche se è (forse temporaneamente) infruttuoso per il soggetto che lo
riceve, conserva sempre una certa fecondità possibilità della riviviscenza.
o Non è un segno vano, ma un’impetrazione sacramentale di Cristo e della Chiesa.
o Se a questa forza di impetrazione cultuale si unisce quella personale del soggetto
ricevente il segno esteriore diviene un dono effettivo di grazia.