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• In questo modo, Dio, pur restando sempre
identico a se stesso, si può dire che diviene 'in
alio'
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2. La condizione genetica dell’uomo e la storia
umana della incarnazione
• La comprensione moderno-contemporanea, vede l’uomo non più come
una 'cosa' (sostanzialismo) tra le 'cose' del mondo, ma come un 'essere
personale' proteso dinamicamente in un progetto di esistenza in cui, nel
processo di crescita, genera se stesso, nel complesso dei suoi rapporti
con Dio e con le altre persone nel mondo
• Proprio per questa sua assunzione dei conflitti e delle negatività concrete
della umanità, lo stile esistenziale della incarnazione, nella condizione
storica presente, oltre al carattere dinamico-evolutivo, ne possiede anche
intrinsecamente uno kenotico culminante nella storia dolorosa della
croce
3. L’incarnazione come evento pasquale e parusiaco
• Avendo presente le due riflessioni precedenti è possibile per la teologia
pensare l'evento della incarnazione come un 'passaggio pasquale' in cui si
incontrano il 'divenire di Dio' nella storia ed il divenire dell'uomo in un
progetto di 'nuova umanità'. Per questa riflessione è necessario però
superare le strettoie di una concezione della incarnazione illustrata solo
come 'unione ipostatica'
• La sua forma di esistenza sulla terra non è altro che la traduzione creata di questa
forma di esistenza immanente: esistenza come recezione, come apertura alla volontà
del Padre. Questa recettività, per tutto ciò che viene da Dio Padre, è precisamente ciò
che è il tempo e che fonda la temporalità, nella sua esistenza creata. Essa è questa
struttura fondamentale del suo essere nella quale egli è ad ogni istante aperto per
accogliere la missione donatagli dal Padre. La temporalità è ciò che traduce nella
maniera più perfetta il movimento vitale dell’eternità
• Il Figlio in ogni istante della sua esistenza trinitaria vive il dono di se stesso (la sua
origine dal Padre) non solo nella passività. Nel suo tutto ricevere 'dal Padre', il
Figlio si comporta attivamente. In questa sua 'attività', il Figlio vive in una
condizione di ritorno al Padre, in una conversione amante verso di Lui (Gv 1,18)
• Se perciò, nel primo aspetto della durata della incarnazione (nel suo venire dal
Padre), si evidenzia la distinzione da lui, e la vicenda della sua lontananza, legata
alla condizione di esistenza umana peccatrice fino all'abisso della croce, nel
secondo aspetto (conversivo) della temporalità della incarnazione, si evidenzia la
sua unità di amore con il Padre (Gv 10,30) che trova ancora la sua massima
espressione nella esaltazione della croce e la sua consumazione nella risurrezione
4. L’incarnazione personale del Figlio di Dio come
momento culminante del processo di personalizzazione
dell’uomo
• L'esistenza personale divina dell'uomo Gesù non esclude, ma implica un
processo umano di esercizio di coscienza, di libertà, di relazioni
interpersonali con gli altri per le quali il Verbo divino vive umanamente la
sua 'personale' identità filiale
• L'essere persona dell'uomo, come 'essere in sé', si realizza proprio nel suo
incontro di relazione con gli altri, per cui egli è tanto più vicino a se stesso,
quanto più è vicino agli altri. Ma questa relazione orizzontale dell'essere
persona dell'uomo è mediata dalla immediatezza di una relazione verticale
fondamentale all'Altro, che è Dio
• La sua vita umana cosciente, proprio perché impiantata in una struttura psichica umana,
va soggetta al dinamismo dello sviluppo, inteso non nel senso di una evoluzione di
coscienza (quale passaggio dal non sapere nulla della propria identità divina ad un
sapere acquisito), ma nel senso di maturazione di una coscienza umana originaria della
sua identità filiale divina maturata affettivamente ed esperienzialmente nella sua crescita
umana nel complesso delle sue molteplici relazioni con l'ambiente culturale religioso del
suo tempo
• L'affermazione dello sviluppo umano della coscienza di Gesù comprende, quindi, da
un lato, l'esperienza costante della propria identità filiale: come ogni uomo esperisce
se stesso fin dal primo momento della propria vita umana cosciente, così in maniera
del tutto singolare, l'uomo Gesù esperiva la propria relazione al Padre che illuminava il
senso integrale della sua vita.
• Questo dato originario inalterabile e costante della coscienza psicologica di Gesù, non
derivato dal basso della esperienza umana acquisita, va unito però a quel processo di
chiarificazione ed esplicitazione dovuto alla sintesi di quello stesso dato originario e
costante con gli altri dati acquisiti dal rapporto conoscitivo della sua vita umana