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Cristianesimo e sacrificio

Il sacrificio e lo scambio simbolico in L.M. Chauvet

(Simbolo e sacramento / Le sacrifice comme échange symbolique, in M. Neusch, Le sacrifices dans les religions)

IL SACRIFICIO IN GENERALE

Rinuncia ad arrivare a una essenza del sacrificio, ma cerca d’identificare una sua struttura: gli elementi
focalizzatori e i loro rapporti: “quattro attori” principali (riducibili a 2 o 3)

1. Sacrificante: chi commanda l’operazione (grupo o singolo) – ne aspetta dei benefici diversi
(economici, fisici, social, psicologici, cosmici, spirituali…)
2. Sacrificatore: (può essere lo stesso sacrificante) – ha una legitimazione dal suo grupo in questa
pericolosa funzione: un qualsiasi non può fare qualsiasi cosa! (cappo di familia/di tribu, anziano, qualcuno
abilitato permanentemente per avvicinarsi al sacro: prete, re, chaman… anche potrebbe essere il dio
stesso)
3. Oggeto sacrificato: (qualcosa di vivente / qualcosa che represente la vita): parte di un animale
morto, parte della raccolta (con la libazione), un animale domesticato (agnello, mucca). Il sangue gioca un
rolo importante (potenza, feconditá). Gioielli, metali preziosi, arma, soldi… Può esserci anche la
sostituzione. Non sempre la morte/distruzione di quello che si offre è tenuto parte indispensabile del
sacrificio (preti d’Israele). A volte, l’oggetto è il representante del dio.
4. Destinatario: la sua caratteristica è quella di appartenire a una categoría di essere superiore (dio/dei,
démone, genio, spirito, antenato, re/imperatore). Sempre il sacrificio è come un proceso di negoziazione.

Sacrificare è sempre donare. L’oggetto può variare ma non è qualsiasi cosa: è simbolico: =

 Funziona sempre perchè ce l’ha un valore paradigmático (per la sua especificità, representatività)
 Non è il suo valore di uso o mercato quello determinante

Il dono sacrificiale sembra oscillare tra due poli d’intenzionalità (ma possono avere molteplice combinazioni
tra di loro):

 Uno positivo: l’omaggio ai dei


 Uno negativo: la cancellazione degli ostacoli per la buona communicazione con loro

Struttura dello scambio

Il sacrificante spera sempre qualche retribuzione (=ritorno) dal destinatario del sacrificio. Altrimenti, il
sacrificio è abolito ipso facto (sembrerebbe una grammatica del “do ut des”). L’attesa del dono in
retribuzione non deve essere necesariamente mercantile: piuttosto è la vita contro la morte, tramite
l’interposizione dell’animale o dell’offerta. L’essere umano si sente grato della sua vita sociale e singolare. È
questo debito della sua esistenza che sembra spingere l’azione sacrificale 1.

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Cf Mauss – Henaff: l’uomo radicalmente debitore – “figliolanza”, prova del dono.

1
Trovare la buona distanza

Il problema fondamentale del sacrificio, articolato attorno il debito, è quello di negoziare con i dei la
possibilità di sbloccare uno spazio umano che sia viabile: né molto lontano (diventeremmo animali), né
molto vicino (diventeremmo violatori e puniti) ai dei.

Il sacrificio perció opera la disgiunzione, ma insieme alla congiunzione (= morte/vita; debito/riscatto;


sacro/sacrilegio; maschio/fémina; carenza/prodigalitá; risparmi/spreco).

Il sacrificio appare piuttosto come una struttura complessa, dove i rapporti tra i diversi attori sono
stremamente variabili, la cui variabilità stessa costituisce l’espressione di un tentativo: donare un senso
accettabile alla vita umana –sociale e singolare-, tramite la negoziazione di un rapporto giudicato
soddisfacente tra la società umana e gli essseri sopra-umani (= vivere il debito nella negoziando
costantemente il suo rapporto ai dei, tramite lo scambio simbolico).

ALCUNI CONCETTI CHIAVI

La (metafora) della lacerazione pasquale (dai cieli squarciati nel battesimo, pasando tramite le vecchie botti
che si squarciano con il vino nuovo, il sommo sacerdote che si lacera i suoi abiti, fino alla lacerazione totale
del velo del tempio al momento della morte di Gesú) esprime teológicamente un nuovo statuto del culto
inaugurato dal Mistero Pasquale: da adesso ci sarà una differenza teologale (= perchè escatológica, e non
solo ética); il principio nuovo della giustificazione è Cristo-pneumatico (e non più il compimento della Legge),
che si traduce nel culto del non più “salire verso Dio” ma “accogliere la salvezza da Dio” (nella vita quotidiana
attraverso la fede e la carità teologali). Le relazioni tra Dio-Chiesa-Culto sono triangolari (=circolari, e non più
lineali) in due sensi di rotazione, fungendo cosí –il Culto- di rivelatore simbolico (nella misura in cui permette
all’esistenza umana di essere vissuta come atto sacerdotale, come culto penumatico) e di operatore
simbolico (rendendo possibile questo atto sacerdotale-sacrificale gradito a Dio tramite Cristo e lo Spirito). Il
Sacramento viene da e rimanda a l’Etica: la corporeitá è la mediazione fondamentale della liturgia
cristiana.

L’ermeneutica teológica, omogenea all’ermeneutica cristologica e pneumatológica del NT, è un


dirottamento del vocabolario cultuale (già presente nei profeti): “La conclusione che si impone , secondo
noi, (dopo aver passato in rassegna il linguaggio del NT e dei primi tre secoli cristiani) è quella di una vera e
propia sovversione anti-sacrificale e anti sacerdotale”: lo statuto del sacerdozio (=popolo di Dio) e del
sacrificio (=fede vissitua nell’agápe) è nuovo, perchè la novità stessa di Gesù Cristo e del compimento della
promessa attraverso il dono dello Spirito.

“Così, la memoria rituale della morte e della risurrezione di Gesù è cristiana solo se si veri-fica in una
memoria esitenziale il cui luogo è il corpo stesso del credente” (cf “kathos” di Gv 13,15: con valore di
sacramentum, piuttosto che di exemplum).

Capovolgimento del sacro (il sacro non è negato, ma capovolto; la sovversione anti-sacrificale non è
desacralizzazione):

-dalla sacralizzazione (=elezione al di fuori del profano) alla santificazione del profano (=l’etica del
quotidiano santificata dalla fede e carità teologali)

2
-dalla categoría di “intermediario” (della Legge e del Tempio) tra Dio e gli uomini alla “mediazione”
(=corporeità stessa in cui si effetua la nuova comunicazione di Dio agli uomini, resa possibile da Cristo e dallo
Spirito).

→La critica cristológica e pneumatológica del NT contro il culto non versa minimamente sulla sacralità come
tale ma sul suo statuto.

Il passaggio dal Libro al corpo: La corporeità è il luogo primordiale della liturgia cristiana, in quanto
investita dallo Spirito diffuso su ogni carne dal Risorto: l’elemento sacramento funge da símbolo del transito
dalla lettera verso il corpo, perchè la risurrezione di Gesù e il dono dello Spirito designano la corporeità
come luogo escatológico di Dio. Dio chiede di prendere corpo –corpo di Cristo- mediante lo Spirito. Questa è
per noi la portata teológica di un’etica vissuta come il luogo primario della liturgia che Dio gradisce: il
Corpo pneumatico del Risorto è il luogo di rivelazione di Dio, come luogo d’iscrizione della lettera del Libro
mediante lo Spirito. L’elemento Sacramento è il luogo simbolico del passaggio, sempre da farsi, dalla
Scrittura all’Etica, dalla lettera al corpo.

Il proceso strutturale che comanda l’accesso alla fede è quello dello “scambio simbolico” , che è nell’ordine
del non valore. (cf. cap 3.II: ciò che è gratuito, è obligatorio di un contro-dono come espressione di
riconoscenza. Regalo come “parola visibile”, sacramentum di alleanza e riconoscenza reciproca, perchè ogni
parola ricevuta -come dono- obbliga): DONO→RECEZIONE→CONTRO-DONO (dove dono-ricezione sono
l’asse di contraddizione; ricezione-controdono sono l’asse d’implicazione).

Le quattro logiche diverse dei valori: il valore d’uso, il valore di scambio (mercantile), il valore-segno, lo
scambio simbolico (único campo del non-valore: oggetti scambiati fuori valore, come segno di riconoscenza,
con una “gratutità obligatoria” e una “generosità necesaria” che obliga a ricevere e recíprocamente a
dare/ridare anche se non alla stessa persona → Regalo come “oggetto símbolo” che stabilisce la relazione
nell’assenza, è la realta attuale più vicina). Critica la metafísica come lógica della rappresentazione e del
valore, palese nella società di consumo attuale 2: è il regno dell’oggetto disponibile, dove l’uomo è costretto a
prendere tutto ma non può restituire; gli è tolto il diritto al contro-dono. Anche se, per predominante che sia
oggi, la lógica del valore/segno (=mercato) non può sopprimere quella del non-valore (=scambio simbolico).

Due concetti che bisogna incrociare:

*Gratuità: perchè c’è la (assolutta) precedenza del dono di Dio che la grazia (cristiana) comporta. Noi non
siamo all’origine di noi stessi, ma ci riceviamo da un dono primo, che nulla può necessitare (cf Ireneo,
Agostino… e Lutero!) e che con nulla possiamo giustificare.

*Graziosità: aldilà di ogni mercato, al di sopra del mercato; ciò che non può essere oggetto di un calcolo, di
un prezzo, di uno scambio commerciale. Mette tutto l’insieme del circuito dello scambio simbolico (dono e
contro-dono) dentro dell’ermeneutica dell’amore (come “iniciativa e risposta” senza prezzo, senza calcolo).
(≠Henaff “avvento del tempo della pura gratuità”)

→ Se ci limitassimo soltanto alla gratuità, il discorso sarebbe perverso: riempire qualcuno di prodigalità
senza desiderio di ritorno, significa “misconoscerlo come altro”, alienarlo, asfissiarlo.

2
Cf. Violenza nella técnica e l’economia di oggi – Heidegger (dimenticanza dell’essere), Severino (riduzione dell’ente al
niente, manipolazione técnica, Dio-primo manipolatore), Fornari.

3
IL SACRIFICIO CATOLICO

Lo scambio simbolico (processo simbolico di riconoscimento proprio e dell’Altro e di eucaristicità):

dono / recezione / contro-dono

Identificazione generale: Scrittura / Sacramento / Etica

Identifciazione nella preghiera:

Corpo storico/glorioso
Dono = "fare grazia"
PN 1
Prefazio Passato

Corpo sacramentale
PN 2
Recezione = "rendere grazie" (in modalitá di oblazione, Dt26)
1° Epíclesi, istituzione Presente
e anamnesi

Corpo eclesiale
PN 3
Contro-dono = "vivere-in-grazia" fraterno
2° Epiclesi, Futuro escatologico (già-non ancora)
intercessioni

Critica a Girard:

(-) Chauvet mette delle gravi riserve alla tesi di Girard sul piano epistemológico (ontología della violenza),
bíblico (le affermazioni relative alle critiche profetiche sono difficilmente sostenibile dal punto di vista
storico; non cita nessun esegeta a fondamento) e teológico (c’è un vizio metodológico nella sua ermeneutica
della “Chiesa congénitamente infedele” a Cristo, nell’interpretazione sacrificale de la sua morte).

(+) Communque, Chauvet è favorevole (ma senza adesione assoluta) a Girard in due tesis:

 il sacrificio (come un insieme, come un’ermeneutica)


 lo smascheramento o denuncia da parte di Gesù (spingendo fino alla fine l’esodo progresivo fuori
sacrificale già cominciato nell’AT. Da Gesù in poi bisogna reconciliarsi senza il sacrificio o perire; non
resta agli uomini che assumere la propia responsabilità etica).

Dall’opposizione che Girard presenta (o sacrificale o non sacrificale), Chauvet propone un terzo termine:
l’anti-sacrificale, dovuto alla condizione escatológica della Chiesa –dimensione trascurata da Girard-.

CONCLUSIONE

4
I tre modelli : sacrificale (rito senza ética: culto come magia, chiuso in se stesso, p.e. culti pagani misterici);
non-sacrificale (ética senza rito, p.e. Lutero, Kant); anti-sacrificale (rito come passaggio tra Scrittura all’Etica
ed ética come luogo di verifica del rito: non opone né riduce la tensione).

→ Il passo della vetustà (sacrficale) alla novità del Vangelo (anti-sacrificale) non è mai chiuso: sempre
rimane la possibilità del tornare indietro (cf. la sacerdotalizzazione dei ministri, dal IV secolo, Chiesa ufficiale-
publica, centralizzazione cultuale nel medioevo, confisca del sacerdocio battesimale, la molteplicazione delle
messe-riscatto/espiazione dei penitenti o defunti, la moltiplicazione delle ordinazioni assolutte, i preti-
altaristi).

→ Il crinale anti-sacrificale non passa tra schema di espiazione o schema di comunione (“perchè non c’è
sacrificio in cui non intervenga qualche idea di riscatto o di contratto” Mauss), ma tra l’atteggiamento servile
e l’atteggiamento filiale nei confronti di tutto il sacrificale. Perciò Chauvet propone un equilibrio tra le
dimensioni sacrificali di espiazione e di comunione/rendimento di grazie dell’eucaristia; cioè convertendo
tutto il sacrificale al Vangelo per viverlo in maniera filiale (= Ireneo)

CRITICA PERSONALE A CHAUVET

 Non dimenticare che il suo fondamento epistemológico è Heidegger, contro una onto-teologia uscita
dalla metafísica.
 Costruisce un vero e proprio sistema in cui s’integrano diversi elementi e angolature storici-filosofici-
teologici, non senza sembrare che il suo è uno equilibrio/armonia molto fragile.
 Per il suo punto di partenza e intenzionalità (costruire sulla filosofía del linguaggio heideggeriano
contro l’onto-teologia metafísica), riduce la grazia e il sacramento a una mediazione (assolutamento
l’opposto all’oggetivazione tradizionale) soltanto per raggiungere l’etica.

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