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PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE - FACOLTÀ DI TEOLOGIA

CORSO SULLA CRISTOLOGIA STORICA I (10733)


IL CRISTO DELL’ILLUMINISMO (3)

1. G. W. F. Hegel (1770 – 1830): La cristologia filosofica come immensa staurologia


Non potendo dar corso ad una riflessione su tutto il pensiero di questo autore, limitiamoci a
fare alcune considerazioni sulla pur complessa cristologia di Hegel che, come già rivela il ti-
tolo (cfr “staurologia”), ha il suo riferimento nell’evento della Croce

a) per Hegel, l’evento Cristo è una realtà da intendersi non in senso teologico ma in
senso filosofico
- dove il venerdì santo filosofico poco o nulla ha a che spartire con la com-
prensione teologica di questo fatto
- in quanto l’attenzione del filosofo è rivolta non tanto all’evento in sé, quanto
all’idea e al suo svolgersi dialettico nella manifestazione che è data dalla real-
tà stessa (il reale è razionale/essere e pensiero coincidono)

b) di conseguenza, è necessario osservare che con l’Idealismo hegeliano si ha un mu-


tamento di paradigma decisivo per il pensiero cristologico della filosofia moderna
- fin qui la cristologia filosofica si era presentata come una philosophia Chri-
sti
Cristo è il soggetto di una predicazione, di un messaggio, di forme di
vita esemplari
e sotto ogni aspetto egli era superiore a tutti gli altri filosofi
- a partire da questa stagione storica e filosofica si può invece parlare di una
philosophia de Christo
Cristo qui funge da oggetto
in lui si sommano ovvero trovano conciliazione le polarità contrappo-
ste che sempre hanno attirato l’attenzione della filosofia di:
I. Assoluto e Storia
II. Umanità e Divinità
III. Positività e Negatività
IV. Soggettività (Io) e Alterità (l’Altro da me)
e la sua preziosità sta più in quello che egli è che non in ciò che inse-
gna

Tuttavia, dovendo più da vicino considerare la riflessione cristologica hegeliana è necessario


tener anche presente l’evoluzione di questo pensiero che si è strutturato secondo una pro-
gressione sostanzialmente avvenuta secondo tre distinte tappe

a) in un primo momento, Hegel si è posto sulle orme di I. Kant


- nel suo scritto giovanile Vita di Gesù (1795)
egli ha tratteggiato, ancora nella logica delle Leben Jesu di stampo il-
luministico, un racconto della vicenda storica del Nazareno intriso di
insegnamenti morali
Gesù è il maestro di morale, l’ideale delle virtù, nelle cui profondità
dell’umanità risiede una natura divina

b) un primo mutamento di questa prospettiva avviene già a partire dal 1799 e dalla
pubblicazione del saggio Lo spirito del cristianesimo e il suo destino dove le due
prospettive della philosophia Christi e della philosophia de Christo si confrontano
- in esso Gesù è il luogo dell’esistenza riconciliata
- è l’uomo per eccellenza e per questo è figlio di Dio
-è lo spirito sublime che ha predicato una morale di amore di vita e di pienez-
za: in lui la vita ha raggiunto il grado della spontaneità

è in questo quadro, però, che per la prima volta compare un abbozzo della dialettica
che sarà caratteristica di tutta la successiva riflessione hegeliana
- l’esistenza di Gesù, infatti, è votata allo scacco a causa dei giudei (forte è
qui la presa di posizione antisemita di Hegel)
- seguita però dialetticamente dall’apoteosi della risurrezione così come la fe-
de cristiana attesta
- una apoteosi che però è dimidiata e deplorevole in quanto imperfetta: il ri-
sorto, infatti, dai suoi è adorato ancora con i segni della crocifissione
- Cristo, in ogni caso, è qui rivelazione dell’uomo a sé stesso e al suo destino:
comunicazione dell’essenza di Dio immanente alla sua esistenza

c) infine, già a partire dal 1802 con il saggio Fede e sapere e, successivamente, nel
1807 con la Fenomenologia dello Spirito e poi con le Lezioni sulla Filosofia della
Religione (uscite postume nel 1832)
- si avrà, come vedremo, l’inversione del punto di vista hegeliano e
l’assunzione della Croce – Venerdì santo come momento speculativo di fon-
damentale importanza per la chiarificazione del senso della sua cristologia
come immensa staurologia

Per comprendere a quale approdo giungerà la speculazione cristologica di Hegel, è necessa-


rio però partire dalla sua idea di Cristianesimo come religione rivelata

a) Per Hegel, infatti, così come egli ribadisce tanto nella Fenomenologia, quanto
nell’Enciclopedia e nelle Lezioni sulla Filosofia della Religione, il Cristianesimo è
“religione di rivelazione” e “religione manifesta”
- un termine quello di “Rivelazione” (Offenbarung) che deve essere però inte-
so
non già come mistero nascosto e progressivamente manifestato (cfr. il
concetto cristiano di rivelazione)
ma come realtà dello spirito, dell’immediatamente manifesto
e, di conseguenza, il Cristianesimo è manifestazione assoluta di Dio
che toglie ogni possibilità al mistero
- a partire da qui, egli espone i due momenti in cui questo concetto è pervenu-
to a realizzazione
dapprima analizzando le varie forme storiche in cui il fatto religioso si
è manifestato secondo un processo ascendente e progressivo e arri-
2
vando così a formulare una vera e propria storia della religione (in
senso speculativo)
I. religione immediata o della natura
II. religione del sublime (ebraismo) e del bello (grecità)
III. religione della finalità esteriore (romanità)
IV. fino ad arrivare alla religione assoluta del cristianesimo
- in questo processo l’idea di incarnazione (dello spirito) non viene mai meno,
ma solo con il cristianesimo raggiunge la sua definitiva manifestazione
in quanto è nel cristianesimo che l’uomo giunge alla piena autoco-
scienza dell’identità in sé dello spirito finito e dello spirito infinito
e per conseguenza dell’idea della coscienza del singolo come momen-
to assoluto di manifestazione del divino (spirito) ed è questo che costi-
tuisce la religione stessa1

b) in questo contesto, il punto più alto e “capitale” di questa realtà che è la religione
cristiana è la singolarità storica e insieme speculativa del Cristo
- sia come presenza storica ossia incarnazione (Menschwerdung) della natura
divina nella storia
egli è colui che realizza in sé la perfetta autocoscienza dell’identità tra
spirito finito e spirito infinito
ed è sempre colui che, per questo, è momento della manifestazione del
divino nella sua singolarità
insomma è la realizzazione della definitiva manifestazione della reli-
gione come momento dello spirito
- sia anche come toglimento – negazione (Aufhebung) della singolarità della
sua figura storica attraverso la morte in croce
come «alienazione» e superamento di ciò che è affermato
nell’incarnazione
verso la sua universalizzazione

Riprendendo quanto espresso nella seconda parte del punto precedente si può quindi intuire
quali sono i contenuti a partire dai quali si decide la cristologia hegeliana

a) in primo luogo è da sottolineare il circolo ermeneutico che Hegel instaura per de-
lineare la sua cristologia (un presupposto che appartiene più all’analisi della sua ope-
ra che non alle affermazioni esplicite del suo pensiero)
- l’evento storico di Gesù Cristo è il punto di partenza (il punto di partenza,
contingente per Hegel, essenziale per noi)
- per ricostruire le condizioni di possibilità dell’evento della rivelazione di
Dio in Cristo (secondo il suo sistema di pensiero)
- che poi si può leggere a posteriori nell’evento che diventa luogo di invera-
mento del dato speculativo
- con il punto debole del sistema che si colloca nel primo momento di questo
circolo (la riduzione nella lettura dell’evento stesso/la sua irriducibilità ad o-

1
Evidentemente la dimensione positiva della rivelazione (il contenuto della dottrina) è solo provvisoria e va
riportato alla coscienza (dall’esteriorità all’interiorità) verso quella che è l’identità tra il contenuto della rivelazione e la
ragione nel concetto.
3
gni possibilità ermeneutica e speculativa assoluta)

b) in questo contesto è comprensibile perché Hegel dapprima ponga l’accento (sulla


sua) idea di incarnazione come luogo della rivelazione di Dio in Cristo
- incarnazione come autocoscienza di lui (Cristo) come singolo dell’identità
dello spirito umano e dello spirito divino
- come coscienza storica altra da lui (cioè l’io, il noi) che attraverso di lui
(mediazione cristologica) pervenga alla medesima autocoscienza
- e, infine, possibilità di cogliere il rivelarsi dell’Assoluto nel mondo e di un
cogliersi (noi) quale unità tra spirito umano e spirito divino come momento di
questo Assoluto

c) e quindi sull’idea del toglimento (il venerdì santo speculativo – l’immensa stauro-
logia)
- perché l’Assoluto si manifesti definitivamente nella storia e perché il singo-
lo altro-da-Cristo possa pienamente appropriarsi della coscienza dell’identità
tra spirito umano e spirito divino è necessaria la morte di Cristo
- in quanto è nella sua morte (evento speculativo) che l’autocoscienza altra e
storica del soggetto (io) che guarda il Cristo può pienamente appropriarsi di
questa realtà
- inoltre, sempre in questo modo, l’Uno esclusivo dell’autocoscienza di Cristo
(e la stessa sua singolare e umana autocoscienza) può trapassare, come Spiri-
to, nella comunità

d) in questo senso, un passo delle lezioni sulla filosofia della religione può dar ben
conto di questo trapasso
“Cristo, l’uomo come uomo, in cui è apparsa l’unità dell’uomo e di Dio, ha
fatto vedere con la sua morte, anzi con tutta la sua storia, la stessa eterna
storia dello Spirito: una storia che ogni uomo deve percorrere in sé medesi-
mo per esistere come Spirito, o per divenire figlio di Dio, cittadino del suo
Regno. I seguaci di Cristo, che si riuniscono in questo intento e vivono una
vita spirituale come loro fine, costituiscono la comunità che è il Regno di
Dio: «dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome» cioè nella finalità di ciò
che io sono, dice Cristo «là sono io in mezzo a loro». La comunità è una vita
vera, presente, nello Spirito di Cristo” (cfr. Lezioni sulla filosofia della reli-
gione, 3)

con il trapasso della storia eterna dello Spirito nella storia singolare di Cristo e
da questa, di nuovo, nella storia universale dello Spirito

2. Conclusione
Al termine di questo percorso - che per essere sviluppato chiederebbe un corso intero con la
corrispondente lettura dei suoi testi - cerchiamo di portare alcuni elementi di critica

a) è evidente in questo sviluppo del pensiero hegeliano che siamo all’interno di un


quadro più ampio che abbraccia tutto il suo sistema
- esso, in ogni caso, sicuramente presenta alcuni elementi positivi
il richiamo all’evento della rivelazione cristologica
il richiamo alla manifestazione della Trinità in questa rivelazione
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la sottolineatura del valore imprescindibile e insostituibile di Cristo
nella sua singolare identità in questo processo di rivelazione
- tuttavia accanto a ciò vi sono anche e soprattutto aspetti negativi che non si
possono tacere
la quanto meno pericolosa identità tra spirito umano e spirito divino
per le derive o storiciste o nihiliste cui può andare incontro se non ben
precisato
l’idea di una evoluzione nel rivelarsi dello Spirito nella storia
e, infine, l’idea della rivelazione di Dio in Cristo e nella sua morte,
non come identità di amore nell’alterità della relazione ma come iden-
tità di sé con sé e quindi come possibilità solo nella negazione

b) ovviamente siamo ben lontani dal una qualsiasi illustrazione del mistero di Cristo
secondo i criteri della dogmatica tradizionale
- anche se è da notare che questo pensiero ha di molto sollecitato a pensare in
termini nuovi il contenuto di questa realtà
- non ultimo la dimensione della storicità e del carattere trinitario del mistero
pasquale di Cristo secondo una prospettiva speculativa

3. Bibliografia
O. GONZÁLES DE CARDEDAL, Cristologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004, 329 - 330.
N. ABBAGNANO, Storia della Filosofia, IV: la Filosofia Moderna dei secoli XVII e XVIII. Da
Descartes a Kant, Tea, Milano 1997, 101 - 147 (soprattutto 130 - 133)..

Per l’approfondimento e l’esame (testi a scelta)


G. W. F. HEGEL, Lezioni sulla Filosofia della Religione, 3: La Religione assoluta, E. OBERTI
- G. BORRUSO (curr.), Laterza, Bari 1983.
P. CODA, La Cristologia di Hegel. Ovvero il venerdì santo come intuizione dell’amore asso-
luto e il fatale fraintendimento della Trinità, in G. DI LUCA (cur.), Il Cristo della ragione. I-
tinerari filosofici verso Cristo, Edizioni ISSRA, L’Aquila 2004, 193 - 206.
ID., L’attualità inattuale della cristologia hegeliana, in Filosofia e Teologia 3 (1989), 70 -
89.

infine, almeno come radicale correzione in senso cristiano di queste posizioni, consiglio la
lettura del saggio
ID., Evento pasquale. Trinità e storia. Genesi, significato e interpretazione di una prospetti-
va emergente nella teologia contemporanea. Verso un progetto di ontologia trinitaria, Città
nuova, Roma 1984.

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