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·1 la contemporaneità della sua vicenda culturale nel rapporto mantenuto con la realtà storica
E' un autore a contatto con la cultura tedesca del XIX sec. e con il clima neoidealistico italiano. Ha uno
strettissimo rapporto con Croce, conosciuto a Napoli dove insegnava come prof. di liceo ed ha effettuato una
ricerca fil. e storiografica nell'Istituto Italiano di Studi Germanici. Quì viene ripreso l'aspetto etico come motore
conduttore del suo pensiero . L'ultimo Croce vede nella dialettica hegeliana un trattato di alta etica, essa è vista
come la grande madre, che regge, stimola, promuove tutte le forme dell'attività umana. Antoni è
contrassegnato da una forte capacità di capire, ritradurre in termini di estrema chiarezza qualsiasi evento dello
spirito della storia. Si laureò all'Istituto di Studi superiori e di perfezionamento di Firenze nel 1921 ed iniziò la
sua attività come articolista e saggista, convinto della necessità di figure culturali qualificate nella stampa
quotidiana e settimanale. OGGETTO DELLE SUE CONSIDERAZIONI: gli avvenimenti culturali, storici o politici e le
pubblicazioni di testi o scoperte scientifiche rilevanti. Recensisce con serietà opere italiane o straniere.
Temi centrali: carattere morale della vita e dell'attività spirituale, rapporto etico-politico-religioso, problema
storico dello Stato come mediatore, storia come educazione dell'umanità.
Antoni rileva la radicale interdipendenza tra vivere e filosofare e vede la necessità di congiungere
teoria e prassi per operare realmente con la realtà e per essere maestri non di semplici teorie, ma
di proposte razionali e moralmente significative. Inscrive il concetto di fil. E di verità fil. Come:
presa di coscienza progressiva con valenza universale, di una verità che avvertiamo in noi e che
portiamo in noi stessi. Questo concetto di verità è vista come illuminazione. Vi è l'esigenza della
considerazione della dimensione storica della verità dell'uomo e dell'umanità. Si rivela necessario
percorrere la strada dei tentativi e degli errori, dei momenti di verità e di certezze momentanee,
ma con valenza universale, tracciata da coloro che ci hanno preceduto. In realtà la storia della fil.
È la storia dell'umanità. Il passato non è mai passato del tutto, è la ragion d'essere, la
giustificazione di quello che siamo e l'eredità che portiamo con noi. Identifica l'uomo con
l'umanità, l'uomo non è solo o atomistico ed ha come alterità dialettica: la verità sempre
storicamente raggiungibile e l' altro. Non vi è spazio per incomunicabilità o scetticismo. La
ricerca fil. Non è mai definitiva (chiusa in una forma e contenuto) ed i suoi risultati sono del tutto
provvisori. La coscienza fil. Dell'uomo, al pari di quella scientifica, procede per tentativi; intuisce,
prevede e verifica, ma è cosciente della sua parzialità storica. Questa coscienza di inadeguatezza
non lascia spazio alla rassegnazione, poiché pur se provvisoria la verità scoperta può animare la
ricerca. L'opera dell'umanità non finirà mai.
Sorge qui il problema della qualità della considerazione fil. ---> essa dovrà essere totale,
comprensiva attraverso una riflessione dell'intera esperienza. Mediante l'esperienza fil., l'uomo si
pone il problema logico, morale e religioso del suo destino e della relazione con l'intero. Il
giudizio storico opera nel concetto di consapevolezza della relazione tra uomo con sé e con
l'universo. Il mondo è quello del sapere e del volere, un mondo morale. Il sapere è una
dimensione dello spirito a cui è sempre presente la volontà del bene, il superamento del non-
essere. Vi è l'esigenza di globalità e di unitarietà della visione fil. Da essa deriva la funzione spec.
Della scienza e la sua differenza con la fil., interrogandosi sulle valenze fil. Della verità scientifica=
la fil. Ha un orizzonte più vasto poiché deve scoprire i rapporti esistenti con l'universale, mentre la
scienza si avvia verso la settorializzazione e la particolarizzazione delle sue conoscenze. (questa
concezione di A. mostra l'influsso hegeliano). La fil. È detta scienza universale, in quanto solo
guardando un ogg. In tutti i suoi rapporti con il mondo è possibile conoscerlo pienamente.
Antoni affronta poi le questioni del bello e dell'arte.
Antoni definisce il concetto di bellezza= il bello è l'atto spirituale attraverso cui diamo forma ad un
contenuto mediante il sentimento. Il momento estetico, dunque il bello è inscindibile dunque
all'individualità e l'artista è tale quando dà espressione di elementi di universalità, dunque la
dimensione artistica appartiene al nostro spirito, è capacità di distacco reale, creazione di un nuovo
rapporto. Da qui il valore universale e la veridicità dell'arte. L'artista trascende la sua persona per
farsi interprete di una vita sogg. Di tutti gli uomini. Viene rifiutata ogni forma di formalismo o di
rigida normativa perchè la spinta alla concretizzazione del reale deriva dal sentimento di libertà,
l'arte stessa è libertà, essa proviene dalla libertà ed educa alla libertà. Ecco quindi l'intrecciarsi
dell'arte con il problema morale e con l'universo dei valori. L'arte rappresenta lo spirito umano
nella sua storicità come ricerca del bene e del valore, come concretizzazione del mondo morale .
Noi aspiriamo sempre alla verità, alla bellezza, al bene, perchè questo è il nostro destino e la nostra
missione sulla terra. La libertà è considerata dunque come tensione, come prospettiva dinamica,
ma anche come norma ideale, come movimento nell'essere o come stasi nel non-essere. Quì è
chiaramente formulato per la prima volta il conflitto dialettico tra storicismo e giusnaturalismo. Lo
stesso storicismo è radicato al tema di libertà e di moralità, si tratta di quella riflessione sullo svil.
Della libertà dell'uomo nei confronti di quella norma ideale che lo costituisce mediante la sua
realizzazione nella moralità. Lib. E mor. Sono alla radice dell'arte. La vita spirituale è ciò che l'uomo
realizza e ciò da cui è realizzato e in ciò la libertà non è altro che moralità . E' tramite la
consapevolezza della personale libertà che nasce il mondo morale. La prassi diviene unità
dialettica con la teoria. Coscienza della libertà è anche cosc. Di intersogg. Questo spirito universale
trascende gli individui perchè li riunisce e dunque ha un valore universale. A. non dice cosa sia tale
spirito. 2 motivi per cui ha citato questo passo: l'indefinitezza allo spirito univ. Ed il rifiuto dello Sp.
Univ. Crociano. Il secondo motivo è legato alla struttura dialogica della sogg. Umana e alla sua
intercomunicabilità. Nell'interpretare ciò il pensiero umano si fa ''religione o fil.'' ---> poiché
l'attegg. Fil. Riveste la stessa totalità di quello religioso, la fil. Dovrebbe esplicitare concettualmente
il pensiero totale che costituisce il discorso religioso sul reale. L'arte vera vive solamente se ha
come suo fondamento un contenuto, un ethos (disposizione, carattere) che è proprio di un
momento della storia univ. Dello spirito, altrimenti sarebbe astratta (in ciò sta l'attualità
dell'estetica di H.).
L’equazione individuo-egoismo compare nel pensiero c., dove egli è identificato col momento vitale-
economico. Secondo A. era necessario spezzare tale equazione, ponendo le basi di un nuovo giusnaturalismo,
in cui il concetto di individuo è inteso come fonte di tutti i valori universali. Tale principio per essere salvato da
ogni astrattezza ideologica è stato perciò inteso in senso storicistico, come una verità che ha una progressiva
conquista storica. Questo è il legame esistente tra individuo e giusnaturalismo: nell’individuo A. vede la fonte
dei diritti, come creazione dei valori universali. A. ha qui un’andatura teoretica. Si nota inoltre la centralità
della categoria etica in quell’universale concreto che è l’individuo. Sono due i momenti:
La singolarità dell’individuazione del valore, dell’universale
La sua tensione etica, nel realizzarsi nello storico, riproducendo la vita e l’universale valore
Qui si nota anche il distacco da C. la fil. C. finisce col negare l’individualità, riconducendola a mera vitalità;
l’esistenza individuale non sembra appartenere alla vera realtà. Come H. la fil. Di C. sembra apparire come
una TEOLOGIA DELLO SPIRITO DEL MONDO, dove gli individui sono assorbiti dal tutto. C. svalutava ancora di
più l’individuo per via dell’enfasi che riponeva sull’Opera: per via della sua valenza storica nello svil. del reale. In
questa prospettiva si configura il provvidenzialismo religioso c.: esso comportava una svalutazione
dell’individuo (della sua libera creatività) e un offuscamento della centralità della dimensione etica individuale.
C. ha dato consistenza ed autonomia solamente al momento dell’individualità proprio sul piano della vitalità.
Universale ed individuale non entravano dunque in gioco dialettico, ma l’universalità diventava prerogativa
della vitalità. Il rapporto da logico si fa metafisico. Questo dramma tra la miseria e la grandezza dell’uomo, ha
indotto C. ad interpretare la logica h. come scoperta d’alta Etica. Il sacrificio dell’individuo era legato alla
distinzione tra vita ed opera: vita=qualcosa di riposto e privato; opera= bene pubblico che entrava nel moto
della storia. Nel pensiero di C. l’universale formale a priori è fuori dalla coscienza individuata, è vero oggettivo
di uno Spirito del mondo e della storia. Il rapporto è mantenuto soltanto tra lo Spirito creatore e le sue singole
opere. La coscienza sogg. Invece è tollerata solo nella dimensione della vitalità, resa estranea dai valori
universali.
A. vuole ristabilire l’unità di indiv. Ed univ. Nella concretezza dell’individuo. L’universale non è un generico
Spirito, ma è un Io. L’io è l’a priori, una categoria universale, che è IMMEDIATAMENTE COSCIENZA ED
AFFERMAZIONE DI SE’ COME INDIVIDUO. Nega una possibile deduzione dell’Io, esso è immediato ed
universale e non deriva da un ipotetico Io trascendentale. L’io non può essere posto come ogg., l’Io come
universalissimo è anche individualissimo, i due momenti sono entrambi nella coscienza, è in questa unità, che
vi è concretezza. La separazione da vita ad uno Spirito puro, trascendentale, solo sogg. Che sopprime gli
individui e quindi la nostra esistenza. In questa concretezza prende significato l’universalità. E’ l’universalità che
consente all’Io singolo di scoprire, sperimentare e conquistare le spiritualità degli altri, di capire e di conoscere,
di rivivere gli altri. L’universalità si fa quella identità che è comunicazione e comunione, ma che non è mai
perfetta, essendo comunque la meta della nostra umanità. A. mostra la sua azione in favore della vita, la sua
spinta morale. A. riprende poi la sua considerazione su C. relativa alla revisione c. della teoria dell’eticità C.
sopprimeva l’eticità come categoria svolgente un’attività propria. Dietro a tale eticità funge concretamente la
passione per la vita. L’armonia etica deve combattere il negativo che si insinua nelle pieghe dell’esistenza.
L’umanesimo crociano è questo senso di armonia, questa capacità di comprensione e di valutazione di tutte le
forme di vita, senza il prevalere di una categoria sulle altre. Spesso però quella che prevale è quella della
vitalità. L’errore è l’identificazione dell’individuo con la sola ed esclusiva vitalità.
Ne La restaurazione del diritto di natura, A. tenta un incontro tra la posizione storicistica e quella giusna-
turalistica. Tale esigenza discende dalla necessità di armonizzare il giudizio storico con gli altri concetti sopra
evidenziati: individuo, libertà, responsabilità, coscienza, ve- rità, storia. Anziché rivolgersi all’immanenza totale,
come fa lo storicismo crociano, Antoni tenta di armonizzare la progressiva scoperta della verità con l’antica
istanza giusnaturalistica. L’idealità giusnaturalistica: si dialettizza con la scoperta che l’uomo fa di sé nella sua
storia etica. E il progresso filosofico-religioso si traduce in ideali ed imperativi etici. La critica allo storicismo
hegeliano lo aveva spinto ad accentuare il valore e la posizione dell’individuo. L’attenzione all’individuo lo
spinge a stabilire legami, legati alla sua natura universale. Perciò imputa le due grandi catastrofi della nazione
tedesca alla sua polemica contro il diritto di natura. E la stessa cultura italiana, da Machiavelli a Croce,
necessita di una radicale revisione. Perciò tenta di trovare nello storicismo stesso la risposta all’esigenza
intrinseca nell’antico giusnaturalismo.Di questo distingue due forme:
1) Quello utilitaristico, che per salvaguardare la libertà dei cittadini dall’arbitrio dello Stato ha dato origine al
“contratto sociale”, (ma che ha generato una nuova forma di totalitarismo e di assolutismo, identificata con la
“volontà generale”).
2) Una seconda forma, invece, tendeva a salvare comunque la libertà, in un mondo in cui crollavano le vecchie
libertà derivate dai privilegi.
Pur con le medesime basi razionalistiche (l’uguaglianza della natura umana in tutti gli individui), essi si
differenziano nel concetto di natura umana: nella prima forma essa è intesa come egoista e selvaggia, e trova,
nell’alienazione della liberta naturale nella “volontà generale”, una nuova forma di sicurezza e di libertà civile;
la seconda, invece, attribuisce all’individuo diritti inalienabili e una dignità morale. Nell’una si forma la
persona giuridica, nell’altra quella etica. L’idea di diritto di natura rappresenta allora, in questa tradizione,
l’esigenza di un universale ideale morale, il dover essere che mai è soddisfatto di fronte al reale. E da questa
rivendicazione parte il rifiuto della posizione di Hegel e di Rousseau, anche se riconosce che, in essi, è già
presente un tentativo di forma- zione di personalità morale e non meramente giuridica.
Responsabile della perdita delle esigenze giusnaturalistiche è stato lo storicismo ottocentesco: enfatizzò la
concretezza storica degli “istituti” e trascurò la dimensione etica dell’individuo (in favore di quella giuridica).
Ma così, esso ha perso l’originalità dell’individuo davanti alla forza politica e lo ha lasciato in suo potere. Così
Antoni:
la dottrina del diritto di natura, proclama, contro il mero potere, contro la mera forza politica, l’esistenza di un
valore o principio, che è appunto l’eticità della natura umana ed essa esige che di questa si tenga conto come
di un valore assoluto.
Lo storicismo crociano, proprio in quanto, a differenza di quello relativistico tedesco, asserisce l’identità dello
spirito e dei suoi valori universali nella varietà delle opere, nella diversità degli stili, delle tradizioni, dei costumi,
è fondamentalmente giusnatu- ralistico. Ma lo è in senso storico e dinamico, in quanto ammette la progressiva
rivelazione e scoperta della ratio.
In Hegel, egli dice, non è pos- sibile separare il momento teologico da quello storicisti- co. La consacrazione
della storia è possibile soltanto in riferimento all’assoluto. E lo storicismo dialettico è chiamato a pensare
questa unione. La sua razionalità si spiega e dispiega con la finale identificazione della storia con l’assoluto. La
filosofia della religione è chiamata a re- stituirgli la sua universalità, in quanto teoria non più del cittadino o del
suddito, ma dell’uomo. E così essa reintegra l’uomo nella sua “personalità piena”. Tale fil. Riesce a conciliare la
sogg. Con l’ogg. Lo sviluppo reale dello Spirito divino avviene soltanto nell’uomo, la storia ha uno svolgimento
necessario, ma la vera immanenza si raggiunge nella devozione della personalità pensante, nell’Io che è
tutt’uno con lo Spirito divino. Dio si annulla nell’Io, che si spoglia della sua finità per divenire pensiero
universale e concretezza nell’Assoluto.
La vita etica si svolge e progredisce come coscienza della verità che si fa principio dell’azione e si realizza nel
mondo come civiltà. La centralità della categoria etica prescinde dunque anche da una considerazione politica.
La verità dell’Io si fa prassi e civiltà per la realizzazione delle condizioni ideali, per la crescita di libere
individualità e per l’istaurazione delle condizioni di libertà che l’Io ha scoperto nella discesa nel profondo di sé.
La storia dovrà diventare politica della libertà. Il principio dell’individuo è dunque inteso come principio
politico. A. pensa in nome di C., ma manca alla fil. C. quel concetto di individuo. A. esclude in modo categorico
che si possa guardare alla politica come questione di utilità pratica; la politica offre un chiaro esempio del
tradursi dell’universale eticità in concrete determinazioni. Tra morale e politica si stabilisce un rapporto
universale-particolare (tale particolare non va assolutizzato). Rousseau è stato il primo secondo A., a sollevare
la coscienza verso un piano etico, perché ha individuato nella libertà dell’individuo la sorgente dei suoi diritti.
Ma la rinuncia a tali diritti in cambio di protezione giuridica ha significato l’alienazione della personale eticità
nella volontà generale, quindi nel corpo politico. L’errore di R. sta in questo concetto dell’alienazione totale di
sé rispetto alla comunità. In H. invece, la libertà e l’eticità coincidono con la perfetta adesione del singolo alle
leggi universali. Questa posizione genera fuga dalle proprie responsabilità, tradendo la ragion d’essere di ogni
politica: quella di permettere uno svil. individuale ed una relazione con l’assoluto valore. Oscurata la verità
sorge al suo posto la forza che attraverso l’ideologia da origine alla tirannide. La dottrina del diritto di natura
proclama quindi contro il mero potere l’esistenza di un valore o principio che è appunto l’ eticità della natura
umana, esso è da considerarsi come un valore assoluto. Tutta l’attività politica deve armonizzarsi con questo
principio dell’individuo e della sua irrinunciabile eticità.
A. deriva una posizione politica rispettosa della dimensione etica: il LIBERALISMO Esso è stato un
approfondimento del giusnaturalismo in quanto, liberandosi dal concetto del contratto e negando l’alienazione
dell’individuo allo Stato, ha posto nel singolo sogg. Umano la politica come attività morale e di responsabilità.
L’individuo è visto nella sua qualità di sogg. Libero e in quanto tale sogg. Di diritto e la ragione religiosa non è
estranea a questo filone liberal-democratico radicale. Lo scopo dell’azione politica è: CREARE CONDIZIONI TALI
CHE OGNUNO POSSA ESPRIMERSI ED INSERIRSI, CON LIBERTA’ NEL TESSUTO SOCIALE, SENZA CHE GLI RINUNCI
ALLA SUA LIBERA PERSONALITA’ IN FAVORE DI UN ENTE SOVRAINDIVIDUALE. Lo Stato è dunque strumento di
volontà dei cittadini e non l’espropriatore delle volontà individuali. Egli non è egoistico o atomistico, esso è
considerato nella sua potenza etica: nel suo darsi, promuovere la vita universale mediante le opere.
L’uguaglianza liberale uguaglianza del diritto di ognuno a essere riconosciuto nella sua individualità
differente potendo sviluppare in essa la sua umanità. Ciò avviene in campo sociale, politico ed ec. Lo Stato non
è tutto, ma è una parte, A. mette in guardia dal pericolo di un neo-totalitarismo non violento che deriverebbe
da un continuo allargamento dei poteri dello Stato. Il centro va ricercato nell’individuo, lo scopo dello svil. delle
libertà individuali è rappresentato dallo Stato. Anche il progresso tecnico anche se non elemento etico-religioso
è molto importante. A. infine riconosce ai fenomeni di massa una sogg. Imponente. In realtà la vita di massa di
cui si parla indica una liberazione dell’individuo dalla passività della massa. Il liberalismo dà origine alla vera
democrazia essa non è semplicemente in relazione al concetto di popolo, ma indica L’AUTOGOVERNO
DELLA COSCIENZA INDIVIDUALE, CHE DECIDE NEL VOTO LA SORTE DI TUTTI. Quindi la dimensione etico-
politica dell’individuo è riconosciuta dal voto, in cui si inserisce la vita della comunità. A. si rende conto della
difficoltà del sistema demo. è un ideale difficile, espressione di un’alta civiltà e di profonda vita morale: SI
REGGE SULLA CRESCITA MORALE DEGLI IND., SULLA COMPATTEZZA NON UNIFORMISTICA, MA
DELL’INDIVIDUALE COSCIENZA E DELLE SUE RELAZIONI CON GLI ALTRI. ESSA PROMUOVE L’EDUCAZIONE
DELL’INDIVIDUO. LA DEMO. E’ ALLA BASE DI UN’EFFETTIVA TENSIONE ETICA.
La prima importante differenza con Hegel è che nel sistema crociano non vi rientra né la religione, né
la natura. La dialettica crociana consiste nella nuova concezione della struttura dialettica dello Spirito,
che Benedetto Croce elabora sovrapponendo alla dialettica hegeliana il nesso dei distinti, evidenziando
anche il nesso dei distinti o dei gradi che stabilisce il rapporto di ciascuna forma con le altre.