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Il Romanticismo

Il termine «romantico» è stato coniato in Inghilterra nel sec. XVII per significare tutto ciò che è favoloso, stravagante,
fantastico, irreale (come i contenuti dei romanzi cavallereschi medievali).
Nel secolo successivo perde questo significato negativo per indicare ciò che stimola l'immaginazione.
Verso la fine del XVIII secolo il termine viene ripreso dagli intellettuali tedeschi che collaborano alla rivista «Athenaeum»,
diretta dai fratelli Schlegel, per indicare un nuovo movimento culturale che rivaluta il sentimento e l'emozione che i
razionalisti e gli illuministi avevano disprezzato.
Questa visione illuministica viene criticata nella futura Germania con il movimento dello “Sturm und Drang” (tempesta e
impeto), che anticipa i termini fondamentali del romanticismo. Critica la ragione astratta illuminista, rivalutando il
sentimento, così come l’arte, la poesia e la religione. Si rifiuta la visione meccanica della natura, considerata al contrario
come un essere animato e vivente.

Sentimento e ragione
La ragione non viene annullata in maniera definitiva, semplicemente dove non arriva ma ragione arrivano i sentimenti, che
riescono a capire la natura più profonda della realtà. L’arte viene vista come un canale privilegiato della verità e l’artista, che
è un creatore, viene paragonato a Dio.
Se la filosofia ha rivendicato per secoli una supremazia intellettuale rispetto ad altre forme, il ruolo del filosofo viene
ridimensionato.

La tensione verso l’infinito


L’infinito, per definizione, è qualcosa che sfugge alle nostre capacità umane. L’uomo romantico comunque non smette di
tendere all’infinito.
Kant, a proposito dell’assoluto, afferma che si può conoscere l’infinito. La ragione, quando fa metafisica, deve dare una
spiegazione a tutto e forma le idee, che sono concetti di totalità, che non fanno caso dell’esperienza sensibile. L’idealismo
infatti tende in modi differenti all’infinito.
Il Romantico si qualifica come cultura dell’infinito o meglio della ricerca e della tensione verso l’infinito. È presente un
disprezzo verso il finito, inteso come esperienza comune e ordinaria.
L’uomo romantico è quindi attratto da esperienze straordinarie e intense, dall’evasione dalla quotidianità. In molti casi
evasione dal presente e mitizzazione del passato come dimensione di un’armonia perduta tra uomo e natura o tra uomo e
Dio.

L’infinito e l’uomo
Questa rincorsa verso l’infinito porta alla nascita di sentimenti che saranno tipici del romantici:
● titanismo: atteggiamento di sfida e ribellione contro il limite;
● streben: tensione e sforzo continuo di comprendere e fondersi con l’assoluto che tuttavia si rivela spesso infruttuoso;
● sehnsucht: è il desiderio struggente dell’assoluto che però non può essere posseduto e pertanto genera uno stato di
profonda inquietudine e sofferenza emotiva.

Concezione romantica della storia


Illuminismo:
● Il soggetto della storia è l’uomo che è responsabile e quindi giudicabile per le sue scelte;
● il passato è giudicato sulla base del valore universale della ragione e del progresso. Quindi vengono giudicate alcune
epoche storiche, come il Medioevo, ere classificate come oscurantiste e superstiziose.
Romanticismo:
● il soggetto della storia è la provvidenza che realizza nel corso del tempo un progetto che travalica volontà del singolo;
● ogni tappa della storia è necessaria allo sviluppo e alla realizzazione del progetto della provvidenza e per questo non
può essere criticata, ma compresa e accettata (giustificazionismo). Si giustifica il passato e il presente, non per puro caso,
ma perché devono essere così. Cambia l’atteggiamento che si ha nei confronti della storia, in quanto diventa filosofia che si
fa tempo. Quindi tempo che scorre e che cambia.

Se i Romantici amano e prediligono epoche storiche, proprio per l’esaltazione del sentimento e delle passioni, preferiscono il
Medioevo piuttosto al periodo della Rivoluzione Scientifica o Industriale ad esempio.

Popolo e nazione
Altro elemento che contraddistingue l'Illuminismo con il Romanticismo è la concezione del popolo.
Il popolo, per l'Illuminismo si costituisce per un libero contratto sociale tra gli uomini che possono decidere liberamente
di modificarlo. Quindi c’è una visione cosmopolita che tutti gli uomini sono uguali, quindi ci si può riconoscere come
cittadini del mondo poiché tutti dotati di ragione.
La visione Romantica del popolo è esattamente l’opposto, cioè si fa parte di un popolo non per scelta ma per destino.
Cioè si appartiene ad un popolo poiché si ereditano la stessa lingua, tradizione, cultura. Si appartiene ad una nazione per
nascita, quindi si ereditano e si viene educati per quelli che sono i valori di quel popolo. Non ci si può eradicare ad un
popolo per ragioni etniche o altro, ma per motivi ideologici.

L’origine dell’Idealismo
In ambito filosofico, il Romanticismo prende il nome di Idealismo, che corrisponde alla corrente filosofica tedesca che non
condivide alcuni valori del Romanticismo.
La filosofia kantiana ha lasciato aperta una questione. Kant considera la realtà esterna come fenomeno/noumeno (due
modi differenti di chiamare l’oggetto, dalle forme pure a priori dell’oggetto per noi è possibile solamente il fenomeno
dell’oggetto). Il fenomeno ha alla base il noumeno, ovvero la realtà per quella che oggettivamente è, indipendentemente alle
nostre conoscenze.
Kant ha introdotto la duplicazione di fenomeno e noumeno affinché il noumeno non diventasse un’immaginazione
dell’oggetto, così per evitare che le nostre conoscenze non si riducessero ad una semplice e pura proiezione dell’oggetto.
L’Idealismo afferma che è contraddittorio dichiarare esistente e al tempo stesso inconoscibile la cosa in sé. Se il criticismo è
vero, bisogna abolire la cosa in sé come presupposto e fondamento del fenomeno. L’idealismo corrisponde alla
manifestazione dell’idea. Il pensiero produce la realtà, cioè solo il pensiero rivela pienamente le cose.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831)


Nasce a Stoccarda, capitale della regione del Württemberg in Germania, nel 1770 e compie i suoi studi universitari presso
il seminario teologico di Tubinga, dove aveva studiato anche Fichte e dove ha per compagni Schelling e il poeta Hölderlin.
Con essi condivide l'interesse per le vicende della Rivoluzione francese e legge Rousseau, Kant, Fichte e Herder.
Non volendo dedicarsi alla carriera ecclesiastica, si trasferisce a Berna (1793-1796) e a Francoforte (1797-1800), dove
svolge il lavoro di precettore privato. Nel 1800 si sposta a Jena, nella cui università ottiene un incarico di professore
supplente di filosofia.
Dopo un breve soggiorno a Bamberga, dal 1808 al 1816 è preside e professore presso il ginnasio di Norimberga, dove
partecipa alla riforma del sistema scolastico componendo un'opera intitolata “Propedeutica filosofica”.
Si distacca nettamente dall’aspetto irrazionale del Romanticismo filosofico, poiché per lui la filosofia studia solamente
l’aspetto razionale, poiché l'irrazionale per lui non ha senso.
Per Hegel ha molto più piacere osservare aspetti della natura che si piega alle necessità umane.

L’idealismo hegeliano
Nella “Fenomenologia dello spirito” egli afferma che la realtà non va intesa come sostanza, ma come soggetto.
La realtà, al contrario di come afferma Kant, non è sostanza, cioè un qualcosa che permane nel tempo.
Per Hegel la realtà è soggetto, significa quindi pensiero, intelligenza o meglio spirito. Quindi in tutto ciò che è reale c’è
intelligenza.
Se intendiamo la realtà come sostanza quindi come qualcosa di duraturo e inerme nel tempo, escludiamo la possibilità del
cambiamento. La filosofia per secoli ha considerato la sostanza come qualcosa di duraturo, statico. Considerare la realtà
come pensiero, vuol dire considerare la realtà come cambiamento.
Tutto per Hegel è espressione della razionalità e autoconsapevole dello spirito e in grado di conoscere la razionalità in tutte
le cose che lo circondano.

I capisaldi del sistema hegeliano


Sono delle tematiche che ricorrono costantemente nelle opere hegeliane e consentono di comprendere al meglio.
“Ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale”. Intende dimostrare la mutua reciprocità tra la realtà e la
razionalità, che si deve fare realtà e si deve manifestare nella realtà, deve diventare qualcosa di reale nella realtà stessa.
D’altra parte anche la realtà è razionale, perché anche la realtà è manifestazione di eventi che esprimono la razionalità
stessa. La realtà è progressiva sviluppo e graduale della razionalità;

Se per Hegel la realtà è manifestazione della relazionalità, che compito ha la filosofia? Per gli Illuministi, la filosofia serve
a cambiare il mondo e modificare la realtà, porta con sé un elemento di avversione.
Per Hegel, la filosofia, al di là delle apparenze, serve a comprendere quello che è io reale, quello che è il suo divenire.
Serve a comprendere la trama razionale della storia naturale e umana e quindi deve trovare una giustificazione razionale
di tutto quello che esiste. Tutto quello che accade ha una certa giustificazione.
La filosofia quindi non ha il compito di modificare la realtà, ma di comprenderla.
La filosofia è come la “nottola di Minerva”, cioè la civetta, uccello notturno sacro alla dea della sapienza Minerva, che vola
soltanto di notte quando il giorno è finito, così la filosofia è un’attività di lettura e comprensione di quello che è già stato.
Si diventa quindi filosofi quando si è maturi di età.
La verità non consiste in una comprensione parziale delle cose isolate, ma nella visione globale di esse delle loro
reciproche interconnessioni, riuscendo quindi a comprendere la sua relazione con gli altri elementi.
La realtà non consiste in un insieme di sostanze autonome e irrelate, ma è un organismo unitario in cui ogni componente è
una manifestazione parziale del tutto e tutte sono razionalmente correlate.
Pertanto la realtà come totalità organica (dotata quindi di vita e in evoluzioni, sono intercorrelate e ogni parte svolge una
funzione diversa, nelle macchine invece non esistono funzioni differenziate poiché è solamente materia in movimento) è
l’Assoluto o infinito, mentre le singole parti sono solo il finito.
Bisogna avere la capacità di avere una visione di insieme, ma contemporaneamente riconoscere i dettagli.

La dialettica
Per Kant la dialettica è:
● qualsiasi forma di ragionamento inconcludente, quindi che non porta ad un risultato;
● un modo sbagliato di pensare che si verifica quando la ragione si avventura oltre i limiti dell’esperienza;
● porta a fare affermazioni errate e contraddittorie (sull’anima, Dio e mondo).

Per Hegel la dialettica è:


● la forma più alta di ragionamento e il modo corretto di ragionare poiché la realtà stessa è dialettica, dato che
corrisponde alla realtà stessa del mondo;
● considerazione al tempo stesso, legge del pensiero e legge razionale che governa la realtà.

Per Hegel, l’Assoluto è essenzialmente divenire che si manifesta nel finito.


La dialettica è legge che governa questo divenire, ma anche legge logica che consente di pensare e comprendere
l’Assoluto e il suo processo di manifestazione. Pertanto la dialettica esprime l’ordine logico e ontologico del reale.
La dialettica si articola in 3 momenti diversi:
● momento intellettivo astratto/tesi: viene posto un concetto e viene definito per quello che è come qualche cosa di
determinato e distinto da qualunque altro oggetto. L’intelletto ha la capacità di individuare un oggetto come distinto e
separarlo da altri oggetti;
● momento dialettico o negativo-razionale/antitesi: la capacità di cogliere le contraddizioni che sono opposte alla tesi.
Ciò che viene affermato nella tesi, viene negato nell’antitesi, quindi porta a travalicare quell’oggetto come finito e limitato e
ne coglie gli impliciti aspetti contraddittori;
● momento speculativo o positivo-razionale/sintesi: la ragione coglie l’unità delle opposte determinazioni, comprendendo
che le differenze sono aspetti diversi di un’unica realtà.
Hegel esce da due concetti contrapposti, per arrivare alla sintesi, che serve a conservare i due aspetti precedenti pur
eliminando le determinazioni che li rendono irriducibili l'uno all’altro (la sintesi). La sintesi quindi permette di comprendere
la coesistenza sia della tesi e dell’antitesi, insieme ci consentono di avere una visione organica e progressiva della realtà.
Questi momenti sono compresenti, corrispondono solo alla capacità di cogliere la realtà da punti di vista differenti.
Ad esempio, osservando una statua, cogliamo prima la parte frontale, poi la parte laterale e infine quella posteriore.

La sintesi come superamento


Nella sintesi vengono negate le condizioni della unilateralità (vedere le cose solo da un punto di vista), pur conservando le
loro distinzioni, vengono elevate e unite a un livello piuttosto alto, pur non identificandole.

Fenomenologia dello Spirito


Hegel ha una visione razionale e ordinata legata alla vita, è interessato all’intero processo e dove non c’è cambiamento
c’è morte.
Sono ricorrenti queste attenzioni all’aspetto processuale della realtà come ambiente vitale.
Il bocciolo scompare nella fioritura e si potrebbe dire che questo viene negato dalla fioritura (si nega la sua esistenza),
così come quando compare il frutto, si nega l’esistenza del fiore. Significa che bocciolo, fiore e frutto non possono
coesistere, ma se noi consideriamo tutto questo in modo dialettico, realizziamo che queste cose sono collegate: la nascita
del frutto implica l’esistenza del fiore e del bocciolo.
Pur mantenendo le distinzioni, diversamente da ciò che fa l’intelletto che divide, la dialettica coglie la connessione tra un
elemento e il suo contrario.

Intelletto e ragione
Per Kant, noi applichiamo l’intelletto ai dati dell’esperienza, mentre la ragione opera in modo illegittimo oltre
l’esperienza pretendendo di cogliere la totalità.

Hegel invece sostiene che l’intelletto sia una facoltà astratta, cioè astrae i concetti dalla realtà, distinguendo i tanti aspetti
diversi della realtà.
Per Hegel l’intelletto non è in grado di cogliere la sintesi e la complessità organica delle cose.

Le critiche di Hegel alle filosofie


Il kantismo, secondo Hegel, è:
● una filosofia del finito, incapace di comprendere il reale come assoluto/infinito;
● per Kant la dialettica è una nazione negativa che pretende di conoscere l'infinito;
● per Hegel la dialettica è valida proprio perché riguarda l’infinito.
Romanticismo:
● anche se nell'opera di Hegel vi sono molti tomi romantici, Hegel contesta che l’uomo possa giungere all’assoluto
mediante la fede, il sentimento;
● l’infinito può essere colto solo attraverso la ragione filosofica.

Fenomenologia dello spirito


È un romanzo di formazione ottocentesco, tratta di un eroe che attraversa varie fasi della sua vita. Narra dello sviluppo dello
spirito umano (individuo e umanità, la ragione autocosciente) nel corso del tempo. Lo sviluppo è articolato in modo
dialettico, ossia razionale in cui si manifesta progressivamente l’assoluto (idea o ragione).
Lo Spirito giunge a rivelarsi pienamente solo al termine del processo.
L’articolazione della Fenomenologia dello spirito
● La coscienza è il soggetto che considera l'oggetto come distinto da sé.
● Autocoscienza: è la coscienza di sé che si forma quando il soggetto si relaziona con altri soggetti
● Ragione: è il soggetto che ritrova nell'oggetto la sua razionalità.

L’autocoscienza
Studia il rapporto tra individui.
La sezione dell’autocoscienza è una sezione che esamina il rapporto tra coscienza partendo quello che è un possibile scontro
tra individui differenti.
Queste tappe sono messe in ordine cronologico, il che significa che si parte dall’antichità e poi si arriva gradualmente al
mondo moderno. Esamina un fenomeno che, dal suo punto di vista, è particolarmente significativo in quanto è parte
dell’evoluzione dell’individuo stesso.

La figura signoria/servitù
Viene esaminato prima di tutto il rapporto conflittuale tra la coscienza del servo e quella del signore.
Prima di tutto abbiamo la tesi, ossia il momento intellettivo durante il quale viene esaminato un momento irrelato, quindi
non in relazione al suo opposto. Si esamina la figura del signore, colui che domina e comanda. Per dimostrare la sua forza,
mette a repentaglio la sua vita. Il servo invece, per salvaguardare la sua vita, è disposto a rinunciare alla sua libertà.
Nella tesi vengono solo affermate le figure del signore e del servo.
Questo rapporto unilaterale (principio di unilateralità e non contraddizione) è solo un modo di
Il signore comanda ma, per vivere, dipende dal lavoro del servo, poiché altrimenti morirebbe di fame. È ugualmente
vero che il servo, posto sotto l’autorità del signore, riesce ad affermare la sua autonomia, poiché grazie al suo lavoro
domina la natura e riesce a piegarla ai suoi bisogni. Con il suo lavoro e la sua capacità piega la natura ai suoi bisogni e
quindi diventa indipendente da essa. In questa parte Hegel sottolinea l’importanza del lavoro che permette all’uomo di
esprimere la sua intelligenza e il suo saper fare. Questa teoria è importante per Marx, poiché secondo lui il lavoro è un
mezzo che serve all’uomo per esprimere la sua personalità e la sua intelligenza. Il lavoro, secondo Marx, è davvero
gratificante nel momento durante il quale l’uomo esprime la sua creatività e la sua intelligenza, non un mezzo per
procacciarsi la sua sopravvivenza.
Nella sintesi quindi il servo acquisisce coscienza della sua indipendenza, non dal signore poiché comunque è dipendente
dal signore, ma rispetto alla natura e così si realizza il diritto di entrambi i soggetti alla libertà, anche se sotto punti di
vista e prospettive differenti. Noi siamo liberi poiché abbiamo la capacità di prendere delle scelte.
È la capacità di comprendere le differenze, ma allo stesso tempo è la capacità di comprendere le interconnessioni tra le
differenze.
Questi tre momenti, anche se distinti nella dialettica, in realtà coesistono. Il signore comanda, ma contemporaneamente
dipende dal servo, così come il servo che dipende dal signore, ma è più libero del signore in ambito della natura, poiché la
domina.

L'autocoscienza tra stoicismo, scetticismo e coscienza infelice


Non c’è uno stacco tra una figura e l’altra, però sono tutte collegate.
Stoicismo si manifesta l’affermazione della libertà del soggetto rispetto alle cose esterne.
Scetticismo è quella dottrina che, affermando l'inesistenza di un criterio valido di distinzione del vero dal falso,
considera il dubbio come insuperabile per l'uomo.
Hegel parte su quella che è la libertà che il servo riconosce a sé stesso, una libertà interiore, cioè la consapevolezza del
proprio valore e l’indipendenza nei confronti delle cose.
Questo atteggiamento corrisponde, sul piano storico filosofico, alle posizioni espresse nella cultura antica dallo stoicismo,
che teorizza la libertà interiore dell’individuo dalle cose e dagli eventi esterni e sfocia nella posizione dell’atarassia. Si
tratta tuttavia di una libertà astratta poiché le passioni e i condizionamenti esterni continuano ad esistere.
Lo stoicismo trapassa nello scetticismo che trasforma il distacco dal mondo in negazione del mondo. Il filosofo scettico
sospende il giudizio sul mondo esterno, ma cade in contraddizione con sé stesso. È colui che solleva la sospensione del
giudizio. Non potendo dire ciò che è reale e ciò che non è reale, non possiamo affermare ciò che è vero e ciò che non lo è.
Si passa di grado in grado ad una smaterializzazione del reale. Lo scettico è quindi obbligato ad affermare qualcosa
di vero, ovvero che nulla è vero.
Tale contraddizione porta alla coscienza infelice che caratterizza la religiosità ebraica e il cristianemismo medievale.

Questa condizione è quella nella quale vive l’uomo nel momento durante il quale si sente separato da Dio. Dio viene visto
come una figura trascendente e inconciliabile con la condizione dell’uomo. Questo provoca un profondo dolore
dell’uomo. Nell’ebraismo, la coscienza umana avverte l'assolutismo come un Dio trascendente e irraggiungibile.
Successivamente, nel Cristianesimo, Dio s’incarna come Cristo, avvicinandosi all’uomo. Questa condizione dell’ infelicità è
superata quando l’autocoscienza comprende di essa stessa l’assoluto come ragione.

Questa soluzione avviene nel Rinascimento, movimento caratterizzato dalla centralità dell’uomo. Quindi l’uomo con la sua
ragione porta la divinità in sé stesso. Questo sentimento molto doloroso viene, secondo Hegel, sanato nel momento nel quale
l’uomo, senza fare tentativi inutili, è lui stesso portatore della divinità stessa.

L’Enciclopedia delle scienze filosofiche


● Logica è la "scienza dell'Idea in sé e per sé”: la struttura razionale della realtà esamina indipendentemente dalla sua
effettiva realizzazione;
● Filosofia della natura è “la scienza dell'idea fuori di sé”: si manifesta concretamente nella natura;
● Filosofia dello Spirito è la "scienza dell'idea che ritorna in sé": cioè lo spirito che dopo essersi manifestato nella natura,
acquisisce consapevolezza di sé nell'uomo).

Filosofia dello Spirito


Si articola in:
● Filosofia dello Spirito soggettivo: studia le caratteristiche individuali che appartengono all’uomo;
● Filosofia dello spirito oggettivo: analizza l’uomo nelle sue condizioni con altri uomini, quindi tratterà di diritto,
moralità ed eticità;
● Filosofia dello spirito assoluto: tratta dello Spirito in sé stesso nelle tre forme dell’Arte, della Religione e della
Filosofia.

Filosofia dello Spirito soggettivo


Riguarda la dimensione sociale degli uomini, quindi che gli uomini vivono insieme e come entrano in comunicazione e in
condizione reciproca. Si articola in tre aree:
● diritto: corrisponde alle norme che gli uomini si danno per regolare i loro comportamento sociali, non le intenzioni
con le quali si fa o non fa qualcosa. Si limita all’aspetto più superficiale di quello morale. La legge indica solamente ciò
che si può fare o non fare. La prima forma di diritto è il contratto, cioè un accordo che viene fatto tra individui porta in sé
la possibilità di non essere rispettato, quindi questo porta al tema del torto e della conseguente pena (punizione che
ripristina la giustizia violata),
● moralità: è la capacità di sapersi adeguare alle leggi. Riguarda la dimensione interiore e individuale della libertà,
l’autodeterminazione dell’individuo e la sua capacità di scegliere tra bene e male, assumendosi la responsabilità delle
proprie scelte. In questa dimensione individuale tra bene e male rimane un’idea astratta e universale verso cui
l’individuo tende, senza riuscire a realizzare compiutamente;
● eticità: è la sintesi che concilia la sfera esteriore (ossia il diritto) con la sfera interiore (la moralità) della legge e della
sua effettiva realizzazione attraverso la famiglia, la società civile e lo stato. Nell’eticità, il bene, che è un’ideale astratto e mai
realizzato nella dimensione morale, diventa concreto (non è qualcosa di materiale, ma qualcosa di razionale, quindi si
realizza nella realtà) grazie alle istituzioni e alle leggi che sono espressione quello che è lo spirito di quel popolo e di quel
paese, conseguentemente non vengono avvertite come qualcosa di distante, ma qualcosa che appartiene alla nazione.

L'eticità è la sintesi che concilia la sfera esteriore (diritto) e la sfera interiore (moralità) della legge e della sua
effettiva realizzazione attraverso la famiglia, la società civile e lo stato.
Nell'eticità il bene, che è un ideale astratto e mai realizzato nella dimensione morale, diventa concreto grazie alle
istituzioni e alle leggi che sono espressione della cultura di un popolo e pertanto non sono percepite come estranee

La famiglia
Nella famiglia l'attrazione naturale tra uomo e donna diventa un'unità spirituale fondata sull'amore
La famiglia non è un semplice contratto o accordo tra gli individui che la compongono, ma un'unione di tutti i componenti
in una sola persona. Ciò che lega i componenti della famiglia è l’amore.
La famiglia si esprime attraverso tre elementi strettamente collegati:
● matrimonio tra un uomo e una donna che si amano;
● patrimonio e la sua amministrazione (è detenuto al maschio);
● educazione dei figli: è il momento di mediazione che permette l'ingresso dei figli nella società (è detenuto dal ruolo
della donna).
La società civile
La società è costituita da tante famiglie differenti che hanno interessi divergenti e che quindi potrebbero entrare in
conflitto.
Hegel vede la società civile come il luogo potenziale del conflitto, quindi per garantire la convivenza pacifica tra gruppi di
famiglie che hanno interessi divergenti è necessario darsi delle regole di sopravvivenza.
La società civile si esprime attraverso 3 elementi strettamente collegati:
● sistema dei bisogni: indica la dimensione socio-economica di una società, che è fondata sul lavoro, che serve a
soddisfare sia i bisogni individuali che quelli della società;
● amministrazione della giustizia: si identifica con le leggi, consentono di convivere pacificamente, e il loro carattere
obbligatorio e prescrittivo;
● polizia e corporazioni: provvedono rispettivamente alla sicurezza sociale e alla tutela degli interessi delle diverse
classi sociali, per moderare gli egoismi privati e garantire una maggiore equità.

Lo Stato
Lo Stato è la forma più alta dello Spirito oggettivo, in quanto è la sintesi di famiglia e società civile.
Lo Stato è una grande grande famiglia nella quale gli interessi conflittuali della società civile sono indirizzati verso il bene
comune che diventa pienamente realizzato (è diverso dalla moralità, nella quale il bene è solo un'astrazione ideale);
Lo Stato può essere considerato come un unico soggetto organico, nel quale gli individui si riconoscono come componenti
reciprocamente e Intimamente legate non per un vincolo d'amore (# famiglia), ma per un principio razionale.

Lo Stato etico
Gli Stati etici sono pericolosi.
● Non è uno stato contrattualistico: egli rompe l’idea di Stato contrattualistico, poiché quest’ultimo è basato su un
accordo libero e arbitrario tra uomini che può essere sempre altrettanto liberamente modificato. Lo Stato hegeliano
invece è l’espressione razionale e necessaria dello Stato di un popolo e pertanto è superiore alla volontà degli individui
che ne fanno parte.
● Lo Stato Hegeliano non è uno Stato assoluto: l’autorità dello stato non risiede nella volontà dispotica del sovrano. Lo
Stato hegeliano è uno Stato di diritto, basato sulla forza razionale della legge e della Costituzione.
● Lo Stato hegeliano come stato etico: lo Stato hegeliano è uno stato etico, in quanto realizza il bene comune che è
superiore agli interessi individuali. Lo Stato non è uno strumento per la tutela dei diritti degli individui (è diverso dallo
Stato liberale), ma sono gli individui che hanno significato e valore in funzione dello Stato assoluto.

In uno Stato liberale ci sono dei diritti fondamentali dell’individuo. che il sovrano non si può immaginare di calpestare.
Nello Stato etico invece i cittadini sono al servizio dello Stato, sono quindi subordinati e sottoposti al bene comune
perseguito dello Stato. Ogni uomo ha senso in funzione dello stato e non dello Stato in funzione del cittadino.

Lo stato prussiano
La monarchia costituzionale prussiana è indicata come forme di governo migliore, perché i poteri sono distinti in:
● potere legislativo;
● potere esecutivo;
● potere principesco: il potere del sovrano che coordina e supervisiona le leggi e le decisioni da prendere.

La Dialettica degli Stati e la guerra


Lo Stato è l’espressione dello spirito di un popolo, ma i popoli sono molti e spesso in contrasto tra di loro. È necessario
quindi che i rapporti tra gli Stati possano decidere con la forza e, spesso, con le guerre. La guerra infatti è necessaria, poiché
mette in moto il processo storico e quindi consente che la storia non sia uno specchio d’acqua stagnante e che quindi possa
mettere in moto il processo e il cambiamento storico.

La storia
La storia è manifestazione e storia dello spirito nel corso del tempo.
La storia universale è la successione di civili che entrano in disaccordo l’una con l’altra e sono fondamentali del divenire
dialettico dello Spirito fino alla sintesi ultima che corrisponde al modello dello Stato Prussiano.
La storia procede per mezzo di eroi che in realtà sono strumenti attraverso cuu si realizza il disegno razionale dello spirito.
La Ragione si serve delle passioni e delle intenzioni particolari, spesso irrazionali degli individui, per portare a termine il
proprio grande disegno (ossia astuzia della Ragione).

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