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Idealismo

L'idealismo come contesto storico non ha più l'illuminismo ma il romanticismo, ovvero esaltazione del
sentimento, principalmente del dolore. È importante questa differenza perché è anche la differenza tra
Kant e o filosofi idealisti. Mentre Kant indagava sui limiti della conoscenza e faceva una distinzione tra
Fenomeno e Noumeno, per gli Idealisti questa distinzione non esisteva più, la ragione non può avere dei
limiti ma deve tendere verso l'infinito. Rompono tutti i confini e annullano i limiti della conoscenza.

Si chiama Idealiamo perché per gli idealisti esiste solo la dimensione spirituale, lo spirito che si
contrappone alla materia. Le caratteristiche essenziali dell'idealismo sono: la visione spiritualistica, visione
soggettivistica, visione organicistica e visione dialettica. La visione spiritualistica è appunto il dare la
massima importanza allo spirito. Esso è da intendere come un "principio infinito, eterno che crea ma che
allo stesso tempo si autocrea e si autoalimenta". Nella visione soggettivistica, lo spirito è il soggetto che si
contrappone all'oggetto che è la natura. La visione organicistica dice che le parti di un insieme hanno
senso solo se considerate in modo globale, in relazione a tutto. La visione dialettica (non più intesa come
Kant ovvero oltre l'esperienza e nemmeno come Platone ovvero la capacità di saper bene argomentare)
intende un confronto tra due posizioni, una definita come affermazione chiamata Tesi, e una definita come
negazione chiamata Antitesi e da queste due si arriva alla soluzione chiamata Sintesi, che risulterà essere
un rafforzamento della tesi.

Un altra differenza tra illuminismo e romanticismo è il modo di vedere la storia: se per l'illuminismo il
protagonista è l'uomo e la storia era dominata da quest'ultimo, nel romanticismo invece è la provvidenza,
il fato e l'uomo diventa semplicemente una pedina manovrata dal fato stesso che pensa di agire
autonomamente ma in realtà agisce secondo i piani prestabiliti dal destino.

I filosofi dell'idealismo sono tre: Fichte, Schelling ed Hegel (devastati da Marx)


Johann Fichte

Fichte parte subito con una critica a Kant che si muove proprio dalla differenza tra Fenomeno e Noumeno
poiché sostiene che quest'ultimo è una Non Verità definita come un ghiribizzo. Per loro che non danno
limite alla conoscenza umana, il Noumeno non può esistere.

L'opera più importante di Fichte è la Dottrina della Scienza. Essa si basa sull'impostazione Dialettica
ovvero Tesi (Io infinito), Antitesi (Non Io/Natura) e Sintesi (una serie di Io finiti e Non Io finiti).

L'Io non è altro che lo spirito definito come Autocoscienza ovvero la nostra unica possibilità di conoscere
perché prima di conoscere l'esteno, dobbiamo conoscere noi stessi. Flitch dice che non si parte dal
principio di identità (definire qualcosa uguale ad un altra) ma da quella dell'autocoscienza, poiché quello
di identità è una consequenza di quest'ultimo. Il Non Io è tutto quello che non è spirito, quindi la Natura
che funziona come una specie di ostacolo per lo spirito, dallo scontro di questi due si originano l'Io finiti
(noi esseri umani) e il Non Io finiti (tutto ciò che ci circonda).

L'Io produce il Non Io/Natura anche se inizialmente non lo sa e il suo obbiettivo è quello di riappropriarsi
della conoscenza di ciò che ha fatto, ovvero che ha creato ciò che è fuori di lui. Tutto ciò avviene
attraverso l'Immaginazione Produttiva.

Fichte dice che Io finito e Io infinito sono uguali, l'unica cosa che cambia è che l'Io finito è mortale e l'Io
infinito è immortale, cambia solo a livello di temporalità. Però l'io infinito non lo dobbiamo intendere
come il punto di partenza dell'io finito ma è un punto di arrivo, ciò a qui l'io finito deve tendere. Questo
sforzo perenne dell'io finito si chiama Streben (sforzo), proverà ma non potrà mai raggiungere quello
infinito. Lo sforzo quindi spiega e giustifica il perché noi uomini agiamo. Se invece riuscisse a
raggiungerlo, avrebbe una situazione di immobilità e non ci sarebbe più un fine da raggiungere. Per tutti
questi motivi, l'Idealismo di Fichte viene chiamato Etico poiché spiega ciò detto in precedenza.

Fichte sostiene inoltre che l'uomo può agire solo se c'è la Libertà, concetto inteso diversamente rispetto a
come lo intendiamo noi ma è più simile a quello illuminista: un uomo è libero solo quando riconosce agli
altri quella libertà che vuole riconoscere per se.

Il suo pensiero, a causa di un suo scritto chiamato Discorso alla nazione Tedesca, verrà manipolato dal
pensiero Nazista. Questo testo parte dal criticare il degrado morale in cui versava l'Europa ai tempi in cui
vieva Fichte. Sosteneva quindi che un popolo dovesse assumere il compito di ripristinare i valori e
l'educazione di un tempo, questo popolo doveva essere quello tedesco. Non per una questione politica ma
perché essa era l'unica nazione ad aver mantenuto una purezza linguistica nel corso dei secolo. Questa
purezza linguistica doveva portare ad una purezza morale.

Ci sarà una rivalità tra Schelling e Hegel che voleva dimostrare di essere migliore dell'altro ma falliva
miseramente.
Frederich Schelling

Schelling non usa il sistema Dialettico e questo sarà uno dei motivi perché criticato da Hegel. Non usa
questo sistema perché parte direttamente dall'identità di Spirito e Natura. Se Fichte concentra tutta la sua
filosofia nel raggiungimento di questa consapevolezza, lui accorcia il passaggio.

La filosofia di Schelling è divisa in due parti: Filosofia della Natura e la Filosofia Trascendentale (dello
Spirito con Hegel).

1. La Filosofia della Natura parte dal fare una critica a due sistemi filosofici del tempo: il modello
matematico scientifico (da lui chiamato sistema meccanicistico scientifico) e il modello finalistico
teologico. Il primo modello verrà criticato perché dice che tutto funziona meccanicamente ed è
insufficente per spiegare il comportamento umano perche si basa su un rapporto causa-effetto,
lasciando fuori i sentimenti, che non possono essere spiegati in modo automatico e razionale. Il
secondo modello è inadeguato a spiegare il nostro comportamento perché è come se escludesse e
si dimenticasse dell'uomo come essere libero. Infatti basa l'esistenza umana su di un fine esterno al
nostro mondo che la condiziona. Quindi propone il proprio modello: quello organicistico
finalistico immanentistico. La concezione organicistica è quella idealistica dove una parte ha senso
se considerata nell'insieme, la funzione finalistica era criticata perché era esterna a noi, ma ora
essendo Immanente, è dentro il nostro mondo, perciò accessibile.
La Natura, proprio perché è identica allo spirito, deve averne le stesse caratteristiche. Anche essa è
quindi una forza infinita che crea e si autocrea. Le cose create dalla natura vengono prodotte
attraverso due cose: l'Attrazione e la Repulsione. Con l'attrazione le cose si creano, con la
repulsione si distruggono.

2. La Filosofia Trascendentale, che si occupa dello spirito, si differenzia in due attività: una reale e
una ideale. Nella sua attività reale lo spirito, come autocoscienza, è limitato perché si scontra con
l'esperienza. Nell'attività ideale dove lo spirito non si scontra con l'esperienza, è illimitato, perciò
non incontra nessun limite. Lo spirito viene descritto da Schelling nelle sue tre attività, quindi i
suoi livelli conoscitivi, che vengono chiamate le Tre Epoche dello Spirito: La prima epoca va
dalla sensazione all'intuizione produttiva, la seconda epoca va dall'intuizione produttiva alla
riflessione, la terza epoca va dalla riflessione alla volontà.
Nella prima epoca lo spirito comincia a conoscere dalla sensazione, ciò che si avverte è solo una
percezione, senti solo a livello sensoriale senza sapere di cosa si tratta. Con l'intuizione produttiva
si comincia ad usare l'intelletto, passando a percezione alla conoscenza dell'oggetto. Nella seconda
epoca con l'intuizione produttiva si è ancora legati alla sensazione, con la riflessione ci si allontana
da essa, non essendo più essenziale per la conoscenza. Con il pensiero non si dipende più dalla
sensazione. Nella terza epoca, dopo aver immagazzinato i dati e rielaborati nella mente, si è pronti
per prendere qualsiasi tipologia di decisione e quindi per agire. Ecco perché si dice che siamo nel
campo della volontà.
Quando parliamo di tutto ciò, si parla necessariamente della morale, l'uomo agisce tenendo conto
di ciò.
Nella morale, si ha due aspetti contradditori ma complementari: Libertà e Necessità. Quando si
agisce, si è convinti di essere liberi ma allo stesso tempo, dice Schelling, si scontra contro la
necessità che si trova nel diritto.
Si è liberi di agire ma c'è una legge da rispettare che quindi limita. Questo rapporto si manifesta
anche attraverso un rapporto tra finito e infinito, tra consapevole e inconsapevole. Ciò lo
ritroviamo realizzato sia nel campo artistico sia nella storia. Nella storia questo rapporto lo
troviamo perché ogni individuo crede di essere libero nel prendere le proprie decisioni ma invece
non fa altro che seguire una strada già scritta dal Destino. Nell'arte, invece, abbiamo una parte
consapevole (la scelta dei materiali e l'idea iniziale) e una inconsapevole (l'ispirazione o gli
inconvenienti che fanno stravolgere il tutto). Schelling dice che nell'arte abbiamo un punto di
unione tra finito (ovvero l'opera è compita) ed infinito (dare infinite interpretazioni e suscitare
infinite emozioni).

Nella Filosofia dell'Identità, parte contraddittoria e aggiuntiva, nonché criticata da Hegel, quando parliamo
di identità, si parla di quella tra spirito e natura, quindi si cerca spiegare come dallo spirito si arriva al
nostro mondo. Come nella filosofia della natura egli non spiega come si originano quelle forze, anche ora
non spiega come avviene questo passaggio, dice solo che avviene attraverso un salto o una rottura che
l'uomo compie attraverso il peccato. La contraddizione sta nel fatto che egli usa l'uomo per spiegare
questo passaggio senza essere arrivato a spiegare come ha avuto origine la specie umana. La filosofia di
Schelling viene criticata da Hegel è come quella notte nel quale le mucche sono nere, quindi non si
distingue nulla.
Frederich Hegel

La filosofia di Hegel si divide in tre punti:

1. Risoluzione del finito nell'infinito. Questo punto non fa altro che riprendere la teoria organicistica,
ovvero ogni singola parte è rappresentato dal finito e non ha senso se non ha rapportato all'infinito
di cui fa parte;
2. Identità tra ragione e realtà. Quando si parla di Ragione è come se parlassimo di Pensiero che
coincide con la Realtà, ovvero l'Essere. Lui usa una frase: Ciò che è razionale è reale, ciò che è
reale è razionale.
Nella prima parte, lui dice che tutto ciò che è razionale non è astratto ma si manifesta
concretamente nella realtà, come se il nostro pensiero fosse un substrato per quello che esiste, ciò
che ci permette di comprendere cosa ci circonda. Non si parla di quello che si pensa ma solo del
pensare.
Nella seconda parte, lui dice che tutto ciò che esiste ha un senso, una spiegazione e una sua
razionalità;
3. Funzione giustificatrice della filosofia. La filosofia ha solo uno scopo che è quello di giustificare
la realtà inteso non come una scusa su quello che esiste ma rendere conto di ciò che accade. La
filosofia interviene solo quando le cose sono già accadute, non si può parlare di un fatto se non è
già successo. La paragone alla Nottola (Civetta) di Minerva perché come essa vola quando il
giorno termina e inizia la notte, anche la filosofia "vola" quando si è già compiuto il fatto.

Nel sistema dialettico di Hegel:

1. La tesi è l'idea in sé e per sé. Questa idea è lo spirito prima di qualsiasi attività, semplicemente lo
spirito che pensa sé stesso. Questa idea corrisponde alla filosofia della Logica;
2. L'antitesi è l'idea fuori di sé. Questa idea è lo spirito che esce fuori di sé e si fa natura, e
corrispondenza alla filosofia della Natura;
3. La sintesi è l'idea che ritorna in sé. Questa idea è lo spirito che, una volta uscito e fatto natura,
ritorna in sé e ha la consapevolezza di essere tutta la realtà. Corrisponde alla filosofia dello Spirito.

Marx criticherà Hegel perché lo accuserà di aver creato una teologia mascherata.

Il sistema dialettico viene definito anche in un altro modo:

 Il momento della tesi viene chiamato anche momento astratto o intellettuale ed è quel momento in
cui delle cose vengono considerate singolarmente, senza venir messe in relazione;
 Il momento delle antitesi viene chiamato anche momento dialettico o negativo razionale, ovvero
quando si mettono in relazione le parti;
 Il momento della sintesi viene chiamato anche momento speculativo o positivo razionale, ed è il
momento in cui, una volta messe le parti in relazione tra loro e si ha analizzato le varie differenze,
si è capaci di dire cosa li mette in comune.
Quando parla dell'antitesi come momento negativo, sostiene che essso è indispensabile per arrivare al
positivo, tant'è che parla di Travaglio del negativo. La sintesi è una negazione della negazione ovvero
un'affermazione potenziata che tedesco si dice Aufhebung (ovvero conservare e togliere: togliere il
contrasto nell'antitesi e conservare la verità nella tesi).

Questo sistema dialettico comporta che quando si formula la sintesi, si andrà a formulare una nuova tesi,
come se fosse un nuovo circolo che però non deve avvenire all'infinito, arrivando ad una sintesi definitiva.
Hegel quindi critica il procedimento di Fichte perché parlava di un procedimento infinito (lo Streben),
parlando quindi di Cattiva Infinità. Se il processo fosse infinito, sembrerebbe che lo spirito non sapesse
più quale sia il suo fine.. Il sistema dialettico è, quindi, un processo comtinuo ma finito perché lo spirito
deve avere la consapevolezza dell'obbiettivo da raggiungere. L'illuminismo, esaltando il potere della
ragione che determina la realtà, viene criticato da Hegel per il ruolo primario affidato ad esso. Parlando di
Identità tra Ragione e Realtà, dice che non esiste una differenza o dislivello tra le due, poiché la ragione
serve solo a comprendere la realtà. La critica di Hegel a Kant, riguarda le Facoltà a Priori perché quando
Kant separa le facoltà dall'esperienza, si prova a spiegare come si pensa senza pensare.

Fenomenologia dello spirito: (fenomeno ovvero realtà che vediamo, logos ovvero discorso, discorso sulla
realtà) È lo studio del percorso che deve fare lo spirito per capire di essere tutta la realtà. Questa
fenomenologia viene anche chiamata Storia Romanzata della coscienza infelice. La coscienza infelice è
sempre lo spirito ma viene chiamato così perché ancora non sa di essere tutta la realtà. Per capirlo, deve
cominciare un percorso diviso in tre momenti:

1. Coscienza Si parla solo di una conoscenza sensibile poiché attraverso la sensazione si conosce solo la
percezione. Nel momento in cui si diventa consapevoli dell'oggetto, si diventa Autocosciente.

2. Autocoscienza Per definirsi come tale, ha bisogno di altre autocoscienze che la riconoscano come
tale. Questo rapporto può avvenire tramite l'amore o tramite la guerra.
L'amore Hegel lo definisce "Quando la dualità diventa uno senza per questo dimenticare della
dualità". Anche se c'è questa possibilità di risolvere il problema con l'amore, essa non appare la
soluzione più adeguata poiché per farsi riconoscere come autocoscienza, deve arrivare allo scontro.
Questa battaglia termina non con la morte di una ma soltanto quando una si arrende per paura di
morire e si sottomette. Quest'ultima diventa servo, quella che ha continuato a lottare pur rischiando di
morire diventa signore. Tutto ciò prende il nome di Rapporto Servo-Signore.
In un secondo momento, Hegel dice che questo rapporto si ribalterà e il servo diventerà signore del
signore e il signore diventa servo del servo. Il signore, avendo vinto la guerra, vive sulle spalle del
servo, se non ci fosse, il signore morirebbe. È vero che è in uno stato di sottomissione, ma colui che
ha il potere è in realtà il servo. Appena acquisterà consapevolezza, diventerà signore del signore.
Questa situazione viene raggiunta attraverso la morte (ciò per cui il servo è tale), il servizio
(rispettando le regole imposte dal padrone, si autodisciplina) e il lavoro (ciò con cui arriverà a
produrre delle cose che sono la dimostrazione di ciò che è in grado di fare da solo, dimostrando il suo
potere).
Questo rapporto ispirerà Marx ( il quale parla della rivoluzione che deve essere portata avanti dal
proletariato, classe che soffre di più), perché dirà che la condizione di sottomissione è fondamentale per
acquistare consapevolezza, solo se si vive la sofferenza si ha l'esigenza di cambiare la situazione, ma
anche Heidegger, che dirà che la consapevolezza di sé si raggiunge solo attraverso la paura della morte,
per azzerarla, bisogna rendere eterno il momento vivendo a pieno ogni istante.

3. Ragione Essa si divide in tre momenti: Ragione osservatrice, Ragione Attiva e l'individualità in sé
per sé reale. Attraverso queste tre tappe si vuole dimostrare come restare nel campo
dell'individualità, considerandoci come singolo e non come comune, non porterà a capire di essere
parte del tutto.

· Ragione Osservativa: la ragione cerca e indaga qualcosa nella natura, cercando altrove quello che
dovrebbe cercate dentro di se. Quando capisce di stare cercando se stesso, diventa ragione attiva.

· Ragione Attiva: la ragione cerca se stessa ma in questa fase la ragione erroneamente pensa di
essere libera e di poter fare quello che vuole, ma essendo una ragione singola, si scontra con il
destino e con il corso del mondo. La ragione attiva si divide in tre momenti:
Piacere e Necessità: ogni individuo è convinto di essere libero nel seguire il proprio piacere ma in
realtà si deve scontrare con la realtà;
Legge del Cuore: ciascuno di noi combatte contro ciò che vengono chiamate Presunzioni di verità
(quelle della chiesa, della politica ovvero i Dogmi). L'individuo, combattendole e riuscendole a
mettere da parte dimostrandone l'inconsistenza, le sostituisce con una sua verità che diventa a sua
volta una presunzione;
Virtù e Corso del Mondo: gli uomini, anziché seguire le proprie passioni, seguono le proprie virtù,
i propri principi. Essi si scontrano sempre con la realtà, poiché non sempre condivisi dagli altri.

· Individualità in sé per sé reale: essa si divide in tre momenti:


Regno animale dello spirito: ogni uomo, seguendo dei valori soggettivi, per cercare un punto di
incontro e vivere in armonia, segue la morale. Il suo problema è che è stata creata da alcuni
uomini, quindi appare assurdo sottomettersi ad essa;
Ragione legislatrice: proprio perché la morale non basta, sono state create le leggi. Ma anche esse
sono state create dagli uomini quindi non hanno alcuna garanzia;
Ragione esaminatrice: vengono istituiti dei giudici affinché garantiscano la correttezza e la
costituzionalità delle leggi ma, essendo ancora alcuni uomini, ciò dimostra che la dimensione del
singolo non farà arrivare alla verità.
Filosofia dello spirito: esso è il percorso che lo spirito deve compiere per capire di essere tutta la realtà,
che avviene in tre momenti, rappresentati da:

1. Spirito soggettivo: si divide in tre momenti:

· Antropologia: l'intero percorso dell'evoluzione dell'uomo. Nell'infanzia (tesi), l'individuo nasce in


armonia con il mondo, nell'adolescenza (antitesi) in disarmonia e nella maturità (sintesi) vi è un
recupero dell'armonia;

· Fenomenologia: si divide in coscienza, autocoscienza e ragione.


· Psicologia: si divide in tre momenti:
Conoscenza teoretica: da importanza soltanto a ciò che è astratto;
Sapere pratico: da importanza all'azione:
Volontà: mettendo insieme i due, si è capace di prendere una decisione. Quindi per volontà si
intende come libertà. Quando si parla di essa, si passa allo spirito oggettivo.

2. Spirito oggettivo: si divide in tre momenti:

· Diritto astratto: divisa in tre momenti, parte dalla Libertà, punto finale dello spirito soggettivo, la
quale permette di impossessarsi delle cose ma, per fare in modo che esse diventino una proprietà,
si ha bisogno del Diritto, ovvero un contratto che ne dimostra l'appartenenza. Questo contratto
corrisponde alla tesi mentre il suo contrario, ovvero l'Illecito è quando qualcuno non rispetta la
proprietà cercando di impossessarsi degli oggetti e corrisponde all'antitesi. La sintesi è la
Punizione che il colpevole deve pagare. Questa non deve essere semplicemente subita ma sentita
come giusta, quindi rieducativa. In quel momento si ha il passaggio da Diritto astratto alla
Moralità.

· Moralità: riconosciamo tre istanti ovvero l'Azione, l'Intenzione che sta dietro l'azione e il Bene
che è l'ultimo punto che fa capire se si sta compiendo un'azione per un giusto fine. Raggiunto il
bene, si arriva all'Eticità.

· Eticità: si divide in tre parti:


Famiglia: che è un primo nucleo che si divide in matrimonio, patrimonio ed educazione del
figlio; Società civile costituita da tante famiglie che si divide in: Sistema dei bisogni ovvero la
divisione in classi della società dove ognuno ha un compito preciso; Amministrazione della
giustizia ovvero che, nonostante la divisione, abbiamo bisogno di Giudici che fanno applicare le
rispettare le leggi; Polizia e Corporazioni che sono necessari poiché controllano che le leggi siano
rispettati e se ciò non avviene applica le giuste sanzioni, La società civile è compresa nello stato
ed Hegel produrrà delle idee che saranno pericolose perché ispireranno i futuri regimi totalitari.
Stato: personificazione della morale, non è lo stato al servizio dei singoli individui ma questi
ultimi al servizio dello stato, giustificato ad usarli per i suoi scopi. Sostiene che lo stato viene
prima degli individui sia da un punto di vista storico, perché esiste prima di essi, come se fosse
una entità astratta da sempre esistita, sia ideale, perché viene visto come il tutto che è superiore
alle parti che da sole non hanno senso.
Una visione del genere produce una critica a:
Contrattualismo perché prevedeva la nascita di uno stato tramite un contratto tra i cittadini,
mentre Hegel dice che lo stato, per esistere, non ne ha bisogno poiché esiste a prescindere dalla
loro volontà;
Democrazia perché prevedeva il coinvolgimento delle persone nella vita politica, dicendo invece
che non era condizionato;
Liberalismo perché prevedeva l'assenza di limiti se non quello di rispettare determinati diritti
degli individui (vita, proprietà e libertà) ma per Hegel lo stato non ha limiti nemmeno con i
diritti inalienabili. Tuttavia lo stato che egli pensa è un Rechtstaat ovvero uno stato di diritto che
consiste in uno stato senza limite che, però, ne trova uno davanti le leggi che esso stesso ha
creato.
Anche se lo stato non può essere giudicato da nessuno, in realtà l'unico giudice è la Storia, poiché
interviene nel giudicarlo con l'unico mezzo che ha a disposizione: la guerra. Essa diventa
inevitabile e necessaria perché come il vento ripulisce le acque del mare, nello stesso modo, essa
ripulisce tutto ciò che c'è di negativo tra gli uomini. La guerra è il gene del mondo (Marinetti).

3. Spirito assoluto: Hegel prova a mostrare come si arriva all'unione tra spirito e natura, tra pensiero
e realtà. Si divide in tre momenti:

· Arte: l'unione tra parte materiale e spirituale avviene tra l'opera finita e ciò che vi sta dietro,
ovvero realizzazione e interpretazione. L'arte si esprime attraverso l'intuizione e si divide in tre
momenti:
Arte simbolica: vi è disarmonia tra forma e contenuto, come l'arte primitiva dove vi erano tanti
simboli ma poco contenuto poiché venivano solo rappresentate cose materiali;
Arte classica: si raggiunge un armonia totale tra forma e contenuto, come l'arte greca dove si ha
la forma perfetta ma anche il contenuto, come il concetto di bellezza;
Arte romantica: vi è di nuovo un contrasto tra forma e contenuto ma con rapporto inverso rispetto
a prima poiché ora vi sono tanti contenuti e poca forma.
Qui si parla di Morte dell'Arte, l'intuizione appare quindi insufficente a spiegare questa unione.

· Religione: non si esprime attraverso l'intuizione ma attraverso la Rappresentazione, ovvero il


modo in cui l'umanità ha rappresentato Dio che è passato dal rappresentarlo come un elemento
naturale, fino ad aggiungere sempre più elementi spirituali, considerandolo solo come tale.

· Filosofia: non usa intuizione, non usa rappresentazione ma usa il Concetto poiché spiega e
giustifica il percorso compiuto dall'arte e dalla religione.

Hegel sostiene che con lui la filosofia ha giunto il termine dicendo che lui stesso è la filosofia, poiché il
suo sistema racchiude tutto ciò che c'è da sapere su di essa
Filosofia della storia: approfondisce la storia, criticando la concezione secondo cui la storia sembra
un'accozzaglia di eventi che non hanno alcun collegamento tra loro, sostenendo che non è così. Il filo
conduttore lo chiama non destino ma Spirito dei Popoli. Nella storia abbiamo uomini conservatori, ovvero
quelli che non amano e ne sono spaventati, e uomini rivoluzionari, ovvero che sono favorevoli alla novità
e sono loro a determinare la storia. Hegel questi ultimi lo chiamerà Eroi come Alessandro Magno, Cesare
e Napoleone. In realtà questi individui agiscono spinti dalle loro passioni ma si illudono di esserne
padroni, quando in realtà è la storia che li manovra e li usa per raggiungere i propri scopi, attraverso ciò
che Hegel chiama Astuzia della Ragione.
Nella filosofia della storia, si cerca di trovare la libertà assoluta dell'uomo e si divide in tre momenti: Stato
Orientale dove solo un uomo è libero ovvero il monarca, Stato Greco dove solo alcuni sono lineri, e Stato
tedesco dove tutti sono liberi.

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