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Hegel (1770-1831)

La Vita
• Massimo esponente dell’idealismo: una corrente filosofica secondo cui il finito non esiste se non come
manifestazione dell’infinito
• È stato 1 dei 4 filosofi della storia insieme a Kant, Platone, Aristotele che hanno creato un sistema
filosofico: ovvero ciò che si occupa in maniera approfondita di tutti gli argomenti che fanno parte
dello scibile umano
• Georg Wihelm Friedrich Hegel (Stoccarda 1770) studiò teologia (disciplina che studia dio e la
religione), fu amico di Schelling, da cui in seguito si allontanò
• 1807: con la Fenomenologia dello Spirito diventa famoso in tutto il mondo
• 1816: diventa professore universitario, prima a Heildeber e poi, 2 anni più tardi a Berlino, dove acquisì
fama mondiale
• Muore a Berlino nel 1831

La sua Filosofia
Il pensiero di Hegel si può dividere cronologicamente in 3 fasi:
• fase teologica, fino al 1800
• fase schellenghiana , fino al 1807
• fase idealista assoluta, che dura fino alla morte e in cui espone compiutamente il suo pensiero

Hegel era affascinato dalla figura di Gesù Cristo. scrisse due opere:
• Positività della Religione cristiana (1797) : In quest'opera egli critica la chiesa cattolica perché aveva creato
una religione fatta di dogmi e comandamenti mentre secondo Hegel avrebbe dovuto essere
regolata da leggi dell'amore come Cristo aveva insegnato
• Lo spirito del cristianesimo e il suo destino (1799) : In quest'opera fa un confronto tra la fede del popolo ebraico ,
che è forte da un punto di vista teologico, ma viene indebolita dal fatto che gli ebrei vivono in una
lacerazione con la realtà che li porta a fuggire dal mondo. Al contrario, la fede del popolo greco esalta
l'armonia tra umanità e natura, ma è debole teologicamente.

La figura di Cristo, il dio incarnato, rappresenta la sintesi tra la religione ebraica e quella greca.
Riprendendo la dialettica Fichtiana, che è un marchio di fabbrica anche del pensiero Hegeliano,
possiamo dire che l'ebraismo (aveva un problema), è la tesi, mentre il paganesimo greco (aveva un
problema), è l'antitesi e il cristianesimo è la sintesi (ciò che ricompone la frattura e prende il meglio da
entrambe le religioni).
Anche per Hegel ci sono 3 punti fondamentali della sua filosofia:
• Infinito
• Ragione = Realtà
• Compito fondamentale della filosofia

1. La realtà in cui noi viviamo è l'espressione dell'assoluto, il principio spirituale infinito. Di conseguenza, il
finito non esiste, se non come manifestazione dell'infinito. A prima vista, può sembrare una teoria
Cristiana, ma la differenza con il Cristianesimo è che, per Hegel, l'infinito NON si trova nella
trascendenza ma nell’immanenza.

Trascendenza: al di là del nostro mondo, o nel nostro mondo ma intangibile (amore)


Immanenza: le cose sul nostro mondo tangibili

2. La realtà coincide perfettamente con la ragione: ciò che è razionale è reale, e tutto ciò che è reale è razionale.
Tutto ciò che è razionale è reale: significa che la razionalità non è una cosa astratta, ma è quella
legge che concretamente costruisce e ordina il mondo.
Tutto ciò che è reale è razionale: significa che tuto ciò che ci circonda non deriva dal caso, ma dalla
ragione, la quale si realizza inconsapevolmente nella natura e consapevolmente nell'essere umano.
3. Il compito della filosofia non è criticare, o determinare il mondo, ma comprendere la realtà (e
quindi la ragione, poiché realtà e ragione coincidono). Quindi, la filosofia deve trovare il modo di
giustificare razionalmente ciò che esiste, giacché ciò che esiste è necessario. Hegel usa la dialettica per
spiegare il modo in cui l'assoluto si manifesta nel finito (cioè nel mondo):

• 3 passaggi :
1. TESI: (o posizione): è un momento astratto ed intellettuale in cui l'intelletto coglie la realtà sotto
forma di rappresentazioni mentali
2. ANT ITESI: (o opposizione) è un momento negativo e razionale in cui l'intelletto nega le
rappresentazioni mentali di prima (perché sono troppo limitate) e passa ad analizzare i
concetti opposti, ponendo i secondi in relazione con i primi
3. SINTESI: (o conciliazione): è un momento positivo e razionale, in cui l'intelletto capisce che le
differenze tra le rappresentazioni mentali e i concetti opposti sono sono semplicemente
sfumature della stessa realtà, e di conseguenza, sarà in grado di pervenire a un risultato

A sua volta, il risultato ottenuto dalla sintesi diventerà una nuova tesi da sottoporre a sua volta ad antitesi e
sintesi. Questo processo però, a differenza di quello di Fichte, non è infinito, perché secondo Hegel
avrà una conclusione, ossia quando l'intelletto concepirà l'assoluto (si dice " sintesi finale chiusa”).
La dialettica Hegeliana è un percorso filosoficamente felice perché crea ordine: infatti riappacifica le opposizioni e
dal molteplice genera l’unità.

Le critiche di Hegel
Hegel fu molto severo e in certi casi duro nel criticare le filosofie precedenti a lui.

• secondo Hegel l'illuminismo ha sbagliato a separare la ragione dalla realtà. Secondo Hegel realtà e
ragione coincidono
• Hegel critica Kant: Kant ha creato una filosofia del finito, mentre Hegel crea una filosofia dell'infinito
--> stessa critica che Fichte aveva fatto a Hegel. Hegel dice che Kant pretende di indagare le facoltà
conoscitive, prima della conoscenza stessa (ragionamento a priori), pretesa che secondo Hegel è
paragonabile a una persona che vuole imparare a nuotare prima di immergersi in acqua. Hegel
predilige i ragionamenti a posteriori
• Hegel apprezza il romanticismo e dice che lo slancio verso l'infinito (streben), deve avvenire tramite
l'indagine filosofica, e non tramite i sentimenti, passioni e sogni.
• Hegel critica Fichte : lo spirito è oggettivo, non soggettivo come dice Fichte. Fichte aveva affermato
che lo spirito ha un carattere soggettivo, mentre per Hegel è oggettivo, inoltre nella dialettica
Fichtiana l’infinito è una chimera irraggiungibile ed Hegel la chiama "cattivo equilibrio"
• Hegel critica Schelling: Schelling aveva affermato l'identità indifferenziata tra natura e spirito, cosa
sbagliata per Hegel perché in questo modo non si spiegherebbero le varie differenze presenti nel
mondo. La filosofia di Shelling è : "una notte in cui tutte le vacche sono nere"

La fenomenologia dello spirito (1807)


• Opera più importante di Hegel
• È il viaggio che ogni persona deve compiere partendo dalla sua coscienza per identificare i modi
attraverso cui lo spirito si innalza della forma più semplice di conoscenza a quelle più generali fino
al sapere assoluto
• Studiosi definiscono quest’opera un romanzo, in questo caso potremmo dire che è un romanzo di
viaggio (il viaggio della coscienza degli esseri umani), a lieto fine, perché in ultimo arriva il sapere
assoluto

FENOMENOLOGIA: scienza di ciò che appare (es: biologia , chimica, fisica e geologia)
NON sono fenomenologia: teologia e metafisica
Spirito => idea assoluta e suprema che sta dietro le cose
L'opera si divide in 3 parti:
• COSCIENZA (TESI) --> in cui predomina l'attenzione verso l’oggetto
• AUTOCOSCIENZA (ANTITESI)--> in cui predomina l'attenzione verso i soggetto
• RAGIONE (SINTESI)--> in cui si riconosce l'unità tra soggetto e oggetto
Fase della coscienza: è suddivisa in 3 fasi:
1. certezza sensibile: è la forma più immediata di conoscenza, si configura come rapporto tra 1 soggetto
particolare e 1 oggetto particolare, il quale è connotato dai caratteri del "qui e dell'ora",
connotazioni applicabili a qualsiasi oggetto e perciò universali e il suo oggetto può essere
qualsiasi e perciò non è particolare ma generale
2. percezione: si ha quando l'oggetto viene percepito come uno nella molteplicità delle sue qualità (noi ci
rendiamo conto di quali sono le caratteristiche specifiche di un oggetto)
3. intelletto: si ha quando il soggetto si rende conto che ciò che conferisce unità alle molteplici
determinazioni dell'oggetto è il soggetto stesso.
Esempio: (le sanguinelle sono arance rosse; le arance sono agrumi; gli agrumi sono frutti; i frutti sono
vegetali; i vegetali sono esseri viventi)

• Ogni oggetto ha quindi una moltitudine di caratteristiche, che gli da unità, è il soggetto stesso

Fase dell’autocoscienza: Dopo la fase della conoscenza, comincia la seconda macro-fase, quella
dell'autocoscienza, che a sua volta si divide in 3 micro-fasi:
1. dialettica servo-padrone
2. stoicismo e scetticismo
3. coscienza infelice

Nella fase dell’autocoscienza il soggetto (la coscienza) si rende conto di essere il soggetto delle
rappresentazioni.
Autocoscienza possiamo definirla "appetito sensibile" cioè desiderio di uno strumento per risolvere un
bisogno.
L'autocoscienza non è solo autocoscienza di sé, ma anche autocoscienza degli altri.
Hegel dice che tra gli essere umani c'è conflitto.

L’autocoscienza si divide in 3 micro-fasi interne:

1. le persone povere si rivolgono ai ricchi per paura di morire, ma col passare del tempo sarà il ricco
ad avere bisogno del povero, o del lavoro che quest'uomo svolge. Il servo riesce ad emanciparsi tramite
il lavoro

2. questa fase comincia una volta superata la paura della morte. Nello stoicismo l'uomo cerca di
allontanarsi dalla natura, ma non ci riesce poiché gli restano i condizionamenti naturali ( che sono anche i
bisogni primari e secondari). Nello scetticismo l'uomo comincia a mettere in discussione tutto e dice "tutto è
falso"m ma se io dico che tutto è falso, allora anche la frase tutto è falso sarà falsa => quindi c'è qualcosa di
vero

3. subentra una contraddizione che l'uomo cerca di risolvere affidandosi a dio. La fase in cui si affida a dio
è la fase della coscienza infelice, cioè la terza fase dell'autocoscienza. in questa fase l'autocoscienza si
rende conto che c'è un distacco abissale tra sé e dio. in questa fase l'individuo si sente così inferiore a
dio da mortificarsi e annullare la sua personalità, per questo si dice "coscienza infelice".

Proprio nel momento di mortificazione più grande, l'autocoscienza si rende conto che è stata proprio lei
a creare, almeno concettualmente, tutto, quindi lei stessa è dio.
Questa intuizione le permette di passare alla terza macro-fase, la fase della ragione.

Fase della ragione: si divide in 3 micro-fasi:


1. ragione osservativa--> si limita ad esplorare ciò che le succede intorno
2. ragione attiva--> in cui vuole imporsi sulla cosa
3. stato --> fase in cui l'essere umano si rende conto che da solo non potrà risolvere nulla, ma può
arrivare all'universale soltanto unendosi con altri (FORMAZIONE DELLO STATO)

Le esperienze passate non sono state inutili, ma anzi essenziali, e in ognuna di esse c'era già il Sapere
Assoluto, ma la coscienza finita, nella sua presunzione e nella sua immediatezza, non se n'era accorta :
perché è presuntuosa e si basava sui sensi. Solo quando si comprende come stanno le cose, il percorso
della fenomenologia è quindi giunto alla scienza.
Nelle lezioni precedenti, abbiamo visto come la fenomenologia dello spirito è l'opera con cui nel 1807
Hegel si stacca dal seguire Schelling e introduce il suo sistema filosofico, che verrà esposto nelle opere
successive alla fenomenologia dello spirito, che sono:
• la scienza della logica (1812-1816)
• l'enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817)
• i lineamenti di filosofia del diritto (1821)
• i grandi cicli delle lezioni tenute all'università di Berlino

Questo sistema è formato da tre grandi parti:


• la logica
• la filosofia della natura
• la filosofia dello spirito
Queste tre parti nascono per rispondere a quello che è uno degli obiettivi primari di Hegel, ossia
offrire una fondazione speculativa delle scienze empiriche discutendone e testandone nella pratica l'elemento
teorico.
Con "fondazione speculativa delle scienze empiriche" si intende il motivo per cui queste scienze esistono e
come devono affrontare il loro lavoro. (Speculare non significa soltanto rubare ma significa anche
riflettere).
Le scienze empiriche sono le scienze matematiche, fisiche e chimiche.
Spetta alla filosofia il compito di superare quanto di immediato (cioè legato soltanto alla conoscenza
sensibile), ipotetico (cioè non ancora convalidato dalle prove dei fatti) e arbitrario (cioè sbagliato)
permane nelle scienze empiriche e fornire loro la fondazione o convalida speculativa di cui essere
appaiono manchevoli.

La logica
La logica è la prima parte del sistema entro il quale Hegel intende racchiudere la scienza come complesso
strutturato della totalità della conoscenza: quindi, la scienza è uno strumento complesso con varie
ramificazioni che permettono di arrivare alla totalità della conoscenza, cioè alla conoscenza assoluta e
la logica rappresenta la prima parte di questo immenso lavoro.

Il "lavoro" della logica comincia dove finisce quello della coscienza; avendo la coscienza affrontato il
percorso di elevazione del punto di vista assoluto, esso entra in pieno titolo nel regno della scienza.
La logica deve essere vista come primo sviluppo del sistema e rappresenta perciò il momento
originario, l'istante zero del movimento attraverso il quale si struttureranno sia l'essere sia il pensiero.
La logica è per Hegel, l'unione di ontologia, scienza dell'essere e metafisica; la logica è la scienza dell'idea in
sé per sé, ossia l'idea considerata come elemento del pensiero e non ancora della realtà (dell'idea
astratta).
La logica serve a ricostruire infatti la trama concettuale (quindi non concreta) della realtà:

• la logica dell'essere: parte analizzando il concetto più astratto, cioè quello di "essere", senza alcuna
relazione, visto nella sua singolarità. Di per sé l'essere non si può definire, perché nella sua
genericità è vuoto, e proprio perché tale, l'essere richiama il proprio contrario, cioè il nulla, il non-essere.
Il passaggio dall'essere al nulla è il divenire. All'essere indeterminato si oppone poi l'essere
"determinato", e per evitare che l'essere sia inglobato dal non-essere, bisogna trovare delle
caratteristiche che lo contraddistinguono che sono: la quantità, la qualità e la misura

• la logica dell’esistenza: studia invece l'essere nella sua relazione con se stesso. A sua volta, essa si divide
in 3 parti :

1. L’essenza (in cui affronta l’esistenza dell’essere)


2. Fenomeno (che studia il mondo in cui l’essere appare)
3. Realtà in atto (che rappresenta una sintesi tra esistenza ed esistenza interiore)

• la logica del concetto: studia l'essere arricchito (consapevole) dalla riflessione su di sé. L’essere ha oramai
acquisito una forte consapevolezza logica, per cui adesso non è più un'idea astratta dell'intelletto,
diverso e distinto dalla realtà, bensì è diventato il concetto della ragione, ossia lo spirito vivente
nella realtà. L'essere, ormai divenuto concetto della ragione, può essere "soggettivo" quando si manifesta come
momento del pensiero; può essere "oggettivo" quando si manifesta esternamente nella natura e "idea" quando si
presenta sia nel pensiero che nella natura
Applicando anche qui la dialettica Hegeliana, possiamo dire che la tesi è l'essere-concetto soggettivo,
l'antitesi è l'essere-concetto oggettivo e la sintesi è l'essere-concetto idea. L'idea è il momento finale della
logica, perché rappresenta lo strumento con cui essa può conoscere il finito e l'infinito, il mondo della vita
pratica e quello della conoscenza stratta

La filosofia della natura (1842)


Se la logica era lo studio dell'idea in se per sé, quindi l'idea vista come elemento del pensiero, la
filosofia della natura rappresenta in Hegel lo studio dell'idea fuori di sé, ossia per come essa si manifesta
concretamente. L'insieme di tutte le idee fuori di sé forma quella che noi comunemente chiamiamo natura.

Questa è la parte del sistema Hegeliano in cui vediamo in maniera più nitida la separazione tra Hegel e
Schelling: Hegel infatti ha una visione negativa della natura. la natura è per Hegel, il risultato della
concretizzazione dello spirito, che prima era puro e poi si è fatto maniera.

In un certo senso, possiamo paragonare la teoria di Hegel con quella di Platone: per entrambi, ciò che ci
circonda non è puro, ma semplicemente la copia del concetto puro. Il concetto di sedia che noi pensiamo nella
nostra mente è puro, mentre quella che noi vediamo è la concretizzazione di quell'idea pura che non
sarà mai perfetta e pura, ma sarà sempre una copia di ciò che noi abbiamo pensato. Questa copia del
concetto puro è chiamato da Hegel "idea decaduta". Di conseguenza la natura, proprio perché è decadenza
dell'assoluto, non può cogliere l'assoluto stesso.

La natura è una realtà dotata di leggi e la filosofia della natura è la descrizione dei modi in cui essa si organizza e
si sviluppa, riconoscendo in essa la presenza di una razionalità. Nella natura cogliamo livelli diversi di
realtà e complessità. Hegel riconosce dunque che la natura è razionale. Ci sono 2 differenze
fondamentali tra la filosofia della natura di Hegel e le scienze empiriche.
• la filosofia della natura usa il metodo deduttivo: parte dalle cose grandi per arrivare al piccolo
• le scienze empiriche usano il metodo induttivo: partono dal particolare per arrivare all’universale

La prima differenza è che la filosofia della natura di Hegel utilizza il metodo deduttivo, cioè parte dai
livelli superiori della natura (ad esempio: acqua) per spiegare e giustificare quelli inferiori (gli atomi
che compongono le molecole di idrogeno e ossigeno); le scienze empiriche, al contrario utilizzano il
metodo induttivo (parte dai singoli casi particolari per arrivare alle leggi universali).
La seconda differenza è che la filosofia della natura di Hegel concepisce la natura come una totalità,
mentre le scienze empiriche esaminano le varie realtà in maniera distinta, soffermandosi sulle loro
specificità.

La Filosofia della Natura si divide in 3 parti:

• la meccanica: è il livello inferiore della realtà. È il piano della pura esteriorità dei fenomeni, evidente nello
spazio e nel tempo. argomento nevralgico della meccanica è la legge di gravitazione universale,
che afferma una visione dinamica della natura e permette di guardare ai fenomeni sotto l'aspetto
quantitativo (altezza, peso, volume…)

• la fisica dei corpi: con la gravitazione (argomento fondamentale della meccanica), la conoscenza
della natura coglie solo l'aspetto superficiale della realtà. Per arrivare a uno studio più approfondito
serve la fisica dei corpi, che permette di studiare la materia sul piano qualitativo, cioè attraverso le
proprietà che la caratterizzano.

• la fisica organica: il culmine dei processi della natura è costituito dall'affermarsi di una forma
superiore di organizzazione, quella dell'organismo. La fisica organica studia l'organismo, ossia
l'unione di oggetti non più visti nella loro singolarità ma come componenti di una organizzazione
più grande. ma questa organizzazione più grande ha un fine? negli esseri viventi sì, questo obiettivo
è la vita ed è in vista di questo obiettivo che operano e funzionano i diversi organi.
Hegel distingue 3 dimensioni della vita organica:
1. Dimensione geologica: la più semplice, è tipica delle pietre e dei minerali
2. Dimensione vegetale: intermedia, è tipica delle piante e dei frutti
3. Dimensione animale: tutti i corpi dotati di cervello e di cuore, dunque gli esseri viventi

Sono tre le funzioni animali:


1. sensibilità: capacità di interagire con il mondo esterno attraverso i cinque sensi
2. irritabilità: capacità di reagire agli stimoli
3. riproduzione: capacità di generare altri simili

L'uomo è l'unica eccezione del mondo naturale capace di spezzare l'ordine della natura per inaugurare il
tempo della storia e del significato simbolico, l'unico a spezzare il cerchio conclusivo dei propri scopi
naturali, a rifiutare la ripetitività dei propri gesti e delle abitudini, a superare il tempo naturale che
conduce inevitabilmente alla morte. L'uomo è immortale come spirito e storia.

Ciò che supera le barriere del tempo non è l'umanità intesa come insieme di individui, i quali restano
"semplicemente" individui, ma come produzione spirituale, in cui l'individuo si fa da parte e ad
emergere è solo l'idea universale: ciò che resta di un popolo non sono i singoli individui, ma ciò che ha
prodotto.
Noi consideriamo Leopardi e Leonardo Da Vinci degni di essere ricordati e studiati non perché
mangiavano, bevevano e si riposavano ma per i risultati che il loro spirito ha prodotto.

In conclusione, affinché lo spirito si possa manifestare adeguatamente, esso deve lasciarsi la natura alle spalle.
Quindi, nell'uomo l'idea in se per sé torna ad emergere e attraverso l'uomo può intraprendere il
cammino di ritorno a se stessa come idea autocosciente, come spirito.

L'animale è ovviamente limitato, sa di esserlo ogni volta che deve affrontare un bisogno primario,
come la nutrizione e il riposo. L'essere umano condivide con gli animali questi limiti, tuttavia tramite la
ragione si rende conto che questa caratteristica rappresenta una forte inadeguatezza: l'essere umano
ha gli strumenti per capire la necessità di andare oltre la natura.
Filosofia dello spirito
L’essere umano è in grado di far emergere lo Spirito in quanto appartiene a una comunità culturale, o anche –
appunto – spirituale. Nella comunità, insieme agli altri, le persone associate sono soggetti attivi che
realizzano se stessi nelle attività che danno vita alla società. In questa sua dimensione associativa, culturale
e spirituale, l’uomo trova se stesso e realizza la sua dimensione più propria.

La Filosofia dello Spirito si articola in tre momenti:


• Spirito soggettivo
• Spirito oggettivo
• Spirito assoluto

1. Lo Spirito soggettivo è lo spirito individuale, la singola esistenza, cioè l’individuo analizzato da solo,
senza rapporti sociali e istituzionali. A sua volta si divide in tre parti:

• l’antropologia: studia i rapporti tra l’anima e il corpo (quelli che noi chiameremmo “fenomeni
psicofisici”) come le sensazioni, le emozioni, i sogni, le relazioni sessuali ecc. e tutte le
conseguenze che queste cose generano nel corpo

• la fenomenologia: La fenomenologia studia lo Spirito in quanto coscienza, autocoscienza e ragione così


come già visto nella Fenomenologia dello Spirito

• psicologia: la psicologia studia le forme universali della conoscenza (quelle che noi chiameremmo
“facoltà cognitive”), cioè l’intuizione, la rappresentazione, la memoria, l’immaginazione, il
linguaggio e la volontà

2. Lo Spirito oggettivo è lo Spirito visto nei suoi rapporti con il mondo delle leggi, della politica, delle istituzioni e
dei costumi. Lo spirito oggettivo rappresenta il momento della dimensione relazionale e inter
soggettiva: lo spirito non è più astratto, ossia separato dalla comunità, ma inserito nelle istituzioni
sociali e politiche, nelle relazioni giuridiche e morali tra i membri della comunità. Hegel afferma che lo Spirito
oggettivo è la realizzazione della libertà, e la libertà è l’unità del volere razionale con il volere del
singolo: il volere del singolo deve essere tenuto in considerazione, ma non deve essere “arbitrario”,
cioè non deve imporsi sugli altri e deve sottostare alla ragione, ossia alla legge. Hegel, infatti,
identifica libertà e legge. Anche lo Spirito oggettivo si divide in tre parti:

• Il diritto astratto: Il diritto realizza la prima forma di libertà dell'individuo, quella che riguarda
l'insieme dei rapporti esteriori fra i soggetti che costituiscono una comunità. Nel diritto astratto
l'individuo diviene infatti una persona giuridica e ciò, per Hegel, significa essenzialmente soggetto
capace di proprietà. Il diritto tutela la libertà esterna della persona garantendola, appunto, come
proprietario e tutti i rapporti fra i soggetti di una comunità sono appunto rapporti regolati dalla proprietà

• la moralità: La moralità, secondo momento dello spirito oggettivo, si occupa della libertà interna ed
è la capacità di dare leggi a se stessi nell’intimo della coscienza.

• l’eticità: La moralità cede il passo all’eticità (terzo momento), che, per Hegel, è il vero compimento
della libertà; è il luogo dell’agire secondo prospettive non più individuali ma comuni. La vera vita morale,
la vera libertà, è il consapevole e volontario inserimento in una comunità, regolato non tanto da
leggi ma dal costume di un popolo, dalla sua storia, dalle sue tradizioni, dalle sue istituzioni: in
una parola, dai suoi valori. La vera libertà e la vera virtù non si acquistano dunque obbedendo
formalmente a una legge (diritto) o facendo il proprio dovere (moralità), ma dedicandosi alla
comunità in cui si vive, facendo il bene del proprio popolo. Anche l'eticità si divide in tre parti:

- Famiglia: La famiglia, mediante la quale gli individui entrano a far parte di un primo nucleo
della società, in cui l’essere umano agisce soprattutto secondo interessi affettivi
- Società civile: società civile, cioè l’unione di più famiglie determinata dai bisogni economici (la
società civile di cui parla Hegel è soprattutto quella delle classi o ceti, come agricoltori,
artigiani e commercianti), in cui l’essere umano agisce soprattutto secondo interessi
economici
- Stato
3. Lo Spirito assoluto è il momento in cui lo Spirito giunge alla piena coscienza della propria infinità o
assolutezza. Per far ciò, ha bisogno di tre espressioni:
• l’Arte
• la Religione
• la Filosofia.

Anche l'Arte, la Religione e la Filosofia, così come i popoli, gli stati, le leggi etc., vivono nella Storia però,
secondo Hegel, esse si sottraggono alla Storia poiché esprimono valori ancor più universali.

Proprio per questo lo Spirito assoluto, cioè il momento in cui l’Idea giunge alla piena coscienza della
propria infinità (vale a dire del fatto che tutto è Spirito e che non vi è nulla all'infuori dello Spirito), non
può che esprimersi con queste tre espressioni, che sono sovra storiche

• L’Arte rappresenta il primo gradino attraverso cui lo Spirito acquista autocoscienza. La forma nella
quale essa conosce l’assoluto è l’intuizione sensibile: ciò significa che l’essere umano acquista
consapevolezza della propria assolutezza mediante forme sensibili (figure, parole, musica, etc.). Questa
consapevolezza di sé è data in modo immediato e intuitivo, cioè attraverso una fusione tra il soggetto (cioè
l’artista) e il proprio oggetto (cioè l’opera d’arte da lui creata), che è anche una fusione tra lo Spirito
(coscienza dell’artista) e la materia (realizzazione concreta dell’opera d’arte)

• Nella Religione l’assoluto si manifesta nella forma della rappresentazione. Per rappresentazione Hegel
intende un modo di pensare che sta a metà strada fra l’intuizione artistica e la riflessione filosofica e che si
esprime cioè più per metafore e analogie, che per concetti. La caratteristica della religione è quella di
considerare il suo oggetto (Dio) come trascendente (cioè più elevato) rispetto allo Spirito umano: per superare
questa trascendenza utilizza alcune tecniche con cui le persone si possono avvicinare a Dio, ossia la
preghiera, i riti di culto e la liturgia.

• Nella Filosofia lo Spirito giunge a conoscersi nella sua forma assoluta, cioè mediante la conoscenza
concettuale. Nell’Arte lo Spirito viene solo intuito tramite le opere d’arte; nella Religione lo Spirito viene
solo avvertito sentimentalmente tramite le rappresentazioni divine; nella Filosofia, invece, lo Spirito
viene anche dimostrato tramite i concetti. La Filosofia non ha quindi bisogno di forme sensibili come le
opere d’arte, né di un culto o di una liturgia come la religione. alla Filosofia è sufficiente l’esposizione
dei concetti.

Lo Stato per Hegel


Hegel considerava lo Stato più importante delle persone che lo compongono: come le parti di un organismo non
hanno senso se non all’interno del tutto, così gli individui umani non sono autenticamente persone se
non nello Stato.
• La riflessione politica dell’età moderna aveva affermato l'esistenza di una condizione pre-statuale (lo stato
di natura), dalla quale l'uomo uscirebbe attraverso il cosiddetto contratto sociale, patto con cui
l’individuo accetta di unirsi ad altri individui e di sottomettere la propria volontà alla legge in cambio di protezione
e garanzie. Da tale riflessione era sorta la teoria democratico-liberale dello Stato: la sovranità appartiene
al popolo e lo Stato è uno strumento che serve a garantire la sicurezza e i diritti naturali degli
individui

Hegel rifiuta questa concezione: la sovranità appartiene allo Stato stesso, ciò significa che lo Stato non è fondato
sugli individui, ma sull’idea stessa di Stato, ossia su un concetto di bene universale. Non esistono diritti naturali
pre-esistenti e lo Stato, pertanto, non può ridursi alla tutela dei particolarismi delle persone.
Pur riconoscendo i diritti degli individui, l’essenza dello Stato non consiste nell’essere in funzione degli
individui, anzi nello Stato i diritti delle persone svolgono un ruolo di secondo piano.
Ciò non significa, tuttavia, che Hegel propenda per un modello di Stato dispotico o reazionario: lo Stato
di Hegel non è uno Stato illegale, perché anch’esso devo rispettare le leggi e le libertà degli individui.
Tuttavia, lo Stato viene prima dei cittadini che lo compongono ed è più importante dell’unione dei cittadini che lo
compongono.

La monarchia costituzionale moderna sembra ad Hegel il modello politico più giusto.


Lo Stato è l’espressione dello spirito di un popolo, ma i popoli sono tanto e spesso in contrasto tra loro. Le
relazioni degli Stati quindi non possono, secondo Hegel, essere regolate da un diritto internazionale che sia
espressione della federazione tra gli Stati. Pertanto egli ritiene che tali rapporti non possano che essere così
come sono, vale a dire rapporti di forza che si risolvono spesso con la guerra.
Dato che realizza concretamente lo Spirito di un popolo, uno Stato si pone di fronte agli altri come un
organismo indipendente e sovrano, che vuole essere riconosciuto dagli altri Stati.
Ogni Stato sta di fronte agli altri Stati come l’individuo sta di fronte gli altri individui, sulla base cioè di
sentimenti, interessi, ed esigenze che sono fatalmente diversi con quelli degli altri Stati. Quando le
divergenze sono inconciliabili, solo la guerra può regolare la contesa.

Hegel rifiuta dunque il cosmopolitismo illuministico e l’idea utopistica di una condizione di pace perpetua tra gli
Stati (Kant)

La guerra è quindi un male insuperabile ma necessario, perché Hegel aveva affermato che tutto ciò che è
reale è razionale, quindi anche la guerra è razionale: un compito della Filosofia è trovare una giustificazione
alla guerra e dimostrare da come dal male di una guerra si possa arrivare al bene, cioè a una situazione ancor più
positiva.

Considerazione di hegel della storia


Avere una storia è una delle grandissime differenze tra gli umani e gli animali:
Per molti anni gli storici hanno discusso sui chi fossero i protagonisti della Storia, ossia da chi fosse fatta
la Storia: per molti anni si è pensato che la Storia fosse fatta dai grandi uomini politici e militari, capi
di Stato, re, condottieri, ecc. Oggi siamo più propensi a dire che è fatta da tutti i cittadini che
partecipano alla vita pubblica

Per Hegel, la Storia non è fatta ne dai grandi personaggi ne dagli individui, ma dai popoli: gli individui non sono
che gli strumenti che determinano la vita dei popoli; cercando infatti di perseguire i loro fini particolari, essi
realizzano un fine universale che sfugge alla loro consapevolezza. Qui si rivela “l’astuzia della ragione”, che
sfrutta le passioni degli individui per realizzare fini universali.

Hegel divide la Storia in tre fasi:


• Mondo orientale: uno solo è libero, il re o imperatore che è Dio in terra;
• Mondo greco-romano: solo i cittadini (cioè i maschi adulti) sono liberi;
• Mondo cristiano-germanico: tutti sono liberi perché le persone si sono rese conto che la libertà è
propria dell’individuo quando quest’ultimo si trova dentro lo Stato

La filosofia della Storia si occupa del significato delle vicende storiche e di un loro possibile obiettivo finale:

1. La Storia è frutto del caso


2. La Storia è un continuo peggioramento (Platone)
3. La Storia è un continuo miglioramento (Illuminismo)
4. La Storia è ciclica (Alfieri)
5. La Storia è finalisticamente orientata

Hegel, ovviamente, non crede che le vicende storiche siano avvenute per caso: la sua filosofia della
storia è finalisticamente orientata, ciò significa che tutto ciò che succede avviene perché c’è un fine, un obiettivo
verso cui la Storia tende. Questo obiettivo è rappresentato dalla libertà e dall’autoconsapevolezza degli esseri
umani (che si raggiungono solo nello Stato).

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