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HEGEL
Hegel, nato a Stoccarda, è vissuto tra il 1770 e il 1831, ossia un periodo ricco di importanti eventi storici come
la Rivoluzione francese, l’Età napoleonica, la Restaurazione, il Congresso di Vienna ecc., eventi che
influenzeranno la sua filosofia. Dopo la vittoria di Napoleone a Jena nel 1806 scrisse una lettera, nella quale
paragona la Rivoluzione a “un levarsi superbo di sole, un intenerimento sublime, un entusiasmo di spirito che
han fatto tremare il mondo di emozione, come se solo in quel momento la riconciliazione del divino e del
mondo si fosse compiuta”. Hegel divenne amico di Schelling, ma successivamente i due si allontaneranno a
causa del cambiamento dei lori ideali. Il filosofo ha insegnato in molte città, tra le più importanti Berlino, dove
cederà la cattedra a Schelling. Morì a Berlino, probabilmente di colera.

OPERE
Nel periodo giovanile focalizza la sua attenzione soprattutto sull’ambito religioso e scrive diverse opere, tra cui
le più importanti sono:
● Fenomenologia dello spirito: pubblicata nel 1807 è l’opera più sistematica e comprende tutto il suo pensiero
● Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio
● La scienza della logica
● I lineamenti di filosofia del diritto
IDEALISMO
Per idealismo Hegel intende:
1. la risoluzione del finito nell’infinito
2. l’identità tra ragione e realtà
3. la funzione giustificatrice della filosofia

1. LA RISOLUZIONE DEL FINITO NELL’INFINITO


Hegel utilizza l’espressione “la risoluzione del finito nell’infinito” alludendo al fatto che la realtà non è un
insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione; di
conseguenza per Hegel “Das Wahre ist das ganze”, il vero è l’intero. Questo organismo unitario coincide con
l’Assoluto.
ASSOLUTO
L’Assoluto è per Hegel l’infinito, il soggetto, l’idea, la ragione, lo spirito, cioè Dio, inteso come realtà
immanente nel mondo, come un “infinito che si fa mediante il finito”.
Reciprocamente, l’infinito è l’Assoluto, in quanto totalità autosufficiente. Hegel fa una distinzione tra:
-falsa infinità: considera il finito contraddittorio e ne esige il suo superamento (come in Fichte)
-vera infinità: consiste nella completa “risoluzione del finito nell’infinito”
A sua volta, anche il soggetto (anche detto soggetto spirituale infinito) è l’Assoluto, concepito non come
sostanza (come in Spinoza), ma come realtà in divenire, che si realizza progressivamente in tutti i suoi momenti
e che solo alla fine, cioè nello spirito (=nell’uomo), acquista piena coscienza di sé. Per questo, il finito e
l’infinito coincidono in quanto il finito è manifestazione e momento necessario dell’infinito.

2. L’IDENTITÀ TRA RAGIONE E REALTÀ


Il soggetto spirituale infinito sta alla base della realtà e viene denominato da Hegel idea o ragione.
I termini “idea” e “ragione” esprimono l’identità tra reale e razionale (tra realtà e ragione). Per indicare la
dottrina hegeliana dell’identità tra reale e razionale, il filosofo tedesco Erdmann coniò il termine “panlogismo”.
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Questa dottrina fu riassunta dallo stesso Hegel nel celebre aforisma “Was vernünftig ist, das ist wirklich; und
was wirklich ist, das ist vernünftig”, cioè “Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale”, il quale
afferma che:
1. tutto ciò che esiste è razionale (“ciò che è razionale è reale”)
2. la ragione è l'ordine stesso della realtà (“ciò che è reale è razionale”)
Il reale, per Hegel, non va inteso nel senso empirico, in tedesco Realität, ma come Wirklichkeit, ossia come
realtà effettiva. Hegel afferma che ciò che è pensato coincide con ciò che esiste, cioè con la realtà effettiva e che
la realtà può essere compresa dalla nostra ragione. Il fine ultimo della filosofia è, infatti, comprendere questa
realtà. Hegel si distacca dall’idea kantiana secondo cui la realtà è solo pensabile e non conoscibile.

3. LA FUNZIONE GIUSTIFICATRICE DELLA FILOSOFIA


Hegel ritiene che il compito della filosofia consista nel:
-prendere atto della realtà (“comprendere ciò che è, è il compito della filosofia”)
-comprendere le strutture razionali che costituiscono la realtà (“poiché ciò che è è la ragione”)

In altre parole, la filosofia può giustificare il reale, cioè, può comprendere razionalmente la realtà, ovvero la sua
storia, ma affinché questo sia possibile deve aspettare che la storia si compii, ovvero che la realtà si mostri. La
filosofia è come la nottola di Minerva, una civetta che vive solo di notte e che, di conseguenza, spicca il volo
quando il giorno è già finito, ciò significa che la filosofia può comprendere la realtà quando essa è già compiuta
e non può quindi anticipare la realtà.

IDEA, NATURA E SPIRITO


Il processo del divenire dell’Assoluto passa attraverso i tre momenti dell’idea:
1. l’idea in sé e per sé, o idea pura (tesi), associata alla LOGICA
L’idea è considerata in se stessa, ovvero è tutta compiuta e perfetta in sé a prescindere dalla sua concreta
realizzazione nella natura e nello spirito. Secondo un noto paragone teologico di Hegel, quest’idea si
può associare a Dio prima della creazione della natura e di uno spirito finito.
2. l’idea fuori di sé (antitesi), associata alla FILOSOFIA DELLA NATURA
È la Natura, cioè l’alienazione dell’idea nelle realtà spazio-temporali del mondo.
3. l’idea che ritorna in sé (sintesi), associata alla FILOSOFIA DELLO SPIRITO
È lo Spirito, cioè l’idea che dopo essersi fatta natura, acquista coscienza di sé nell’uomo, inteso come
spirito. Per Hegel “l’assoluto è lo spirito: questa è la più alta definizione dell’assoluto”

DIALETTICA
Come si è visto, l’Assoluto, per Hegel, è fondamentalmente divenire. La legge che regola tale divenire è la
“dialettica”, che è al tempo stesso la legge ontologica di sviluppo della realtà e la legge logica di comprensione
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della realtà. Hegel non ha offerto, della dialettica, una teoria sistematica, ma si è limitato, per lo più, ad
utilizzarla nei vari settori della filosofia.

I TRE MOMENTI DEL PENSIERO


Nell’Enciclopedia, Hegel distingue tre momenti o aspetti del pensiero:
1. momento astratto o intellettuale (tesi): si considerano le cose separate le une dalle altre
2. momento dialettico o negativo-razionale (antitesi): si nega il primo momento e le cose sono messe in
relazione
3. momento speculativo o positivo-razionale (sintesi): si coglie l’unità di due cose opposte, poiché esse sono ri-
comprese da una realtà più alta che sintetizza entrambi.

INTELLETTO VS RAGIONE
Hegel, come si può dedurre dalla distinzione dei tre momenti del pensiero, contrappone l’intelletto alla ragione:
- l’intelletto: fissa i concetti distinguendo rigidamente le cose le une dalle altre (pensare “statico”); il momento
astratto o intellettuale si deve all’intelletto
- la ragione: è uno strumento superiore di conoscenza capace di cogliere la concretezza vivente del reale
(“pensare “dinamico”); il momento dialettico o negativo-razionale e il momento speculativo o positivo-
razionale si devono alla ragione.

La dialettica consiste quindi:


1) nell’affermazione o posizione di un concetto “astratto e limitato”, che funge da tesi;
2) nella negazione di questo concetto limitato e nel passaggio ad un concetto opposto, che funge da antitesi;
3) nell’unificazione della precedente affermazione e negazione in una sintesi positiva comprensiva di entrambe.

La sintesi si configura come una ri-affermazione potenziata dell’affermazione iniziale (tesi). Riaffermazione che
Hegel chiarisce con il termine tecnico di Aufhebung il quale esprime l’idea di un superamento che è, al tempo
stesso, un togliere (l’opposizione fra tesi ed antitesi) ed un conservare (la verità della tesi, dell’antitesi e della
loro lotta).

IL SIGNIFICATO DELLA DIALETTICA HEGELIANA


La dialettica rappresenta la crisi del finito e la sua risoluzione necessaria nell’infinito, quindi, non fa che
illustrare il principio fondamentale della filosofia hegeliana: la risoluzione del finito nell’infinito.

Occorre evidenziare il carattere circolare del procedere dell’Assoluto. Pensare dialetticamente significa pensare
la realtà come un processo che procede secondo lo schema triadico (=costituito da tre elementi) di tesi, antitesi e
sintesi. Con andamento circolare si parte dall’idea per giungere ad essa in una forma potenziata, ovvero come
spirito. Il sistema hegeliano è un sistema che cresce su di sé (in modo circolarmente concentrico), assimilando
in sé via via tutto il reale, allo scopo di ricondurlo all’Assoluto. Hegel opta per una dialettica a sintesi finale
chiusa, cioè per una dialettica che ha un ben preciso punto di arrivo, per evitare il trionfo della “cattiva infinità”.
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LA CRITICA HEGELIANA ALLE FILOSOFIE PRECEDENTI

HEGEL E GLI ILLUMINISTI


Gli illuministi ritengono che il reale non sia razionale; la ragione degli illuministi è puramente soggettiva:
esprime solo le esigenze e le aspirazioni degli individui; è una ragione finita e astratta. Per Hegel questa ragione
si dovrebbe chiamare “intelletto”. Per Hegel il reale è già razionale e non necessita di alcuna correzione da parte
dell’intelletto.
HEGEL E KANT
Kant aveva voluto costruire una filosofia del finito, della quale faceva parte l’antitesi fra il fenomeno e il
noumeno, tra la ragione e la realtà. In Kant l’essere (la realtà) non si adegua mai al dover essere (alla
razionalità), al contrario in Hegel questa parità è invece necessaria. A Kant Hegel rimprovera anche la pretesa di
voler indagare la facoltà di conoscere prima di procedere a conoscere.

HEGEL E I ROMANTICI
Il dissenso di Hegel nei confronti dei romantici verte su due punti:
1. contesta il primato romantico del sentimento, dell’arte o della fede, sostenendo che la filosofia, in quanto
scienza dell’Assoluto, non può che essere una forma di sapere mediato e razionale, ma graduale, progressivo
2. contesta gli atteggiamenti individualistici dei romantici

Hegel, pur non rientrando nella “scuola romantica” in senso stretto, risulta profondamente partecipe del clima
culturale romantico; Hegel condivide soprattutto il tema dell’infinito.

HEGEL E FICHTE
Hegel muove a Fichte due critiche:
1. il soggettivismo di Fichte non assimila adeguatamente l’oggetto, anzi lo riduce
2. di aver ridotto l’infinito a semplice “meta ideale” dell’io finito. Ma in tal modo il finito, per adeguarsi
all’infinito e ricongiungersi con esso, è lanciato in un progresso all’infinito incompiuto che non raggiunge mai il
suo termine. Hegel sostiene che esso non supera veramente il finito perché lo fa continuamente risorgere.

HEGEL E SCHELLING
Hegel critica L’Assoluto di Schelling, in quanto unità indifferenziata e statica da cui la molteplicità e la
differenziazione delle cose derivano in modo inspiegabile; in altre parole, essendo un’unità astratta, priva di vita
non riesce a dare una spiegazione alla realtà molteplice e concreta.

LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO


La “fenomenologia” è letteralmente, la disciplina che studia il “fenomeno”, ovvero “ciò che appare”. In Hegel
questo termine denota l’apparire progressivo dello spirito a se stesso.

La risoluzione del finito nell’infinto viene illustrato da Hegel attraverso due prospettive diverse:
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1. prospettiva diacronica o fenomenologica: ossia una sorta di viaggio storico, dall’alba della civiltà greca fino
alla modernità, dello spirito
2. prospettiva sincronica: dove prende in considerazione la coesistenza dei 3 momenti del logos, natura e spirito
La Fenomenologia dello spirito segue l’impostazione diacronica

Nella Fenomenologia dello spirito, Hegel descrive il progressivo affermarsi e “conoscersi” dello spirito, e lo fa
attraverso una serie di figure che sono presenti nel nostro spirito individuale e corrispondono alle tappe (alle
stazioni) che lo spirito universale ha già compiuto nella storia e che ciascuna persona deve ripercorrere perché
la coscienza assurga (=si elevi) all’autocoscienza. Sulla base di queste informazioni, si comprende che la
fenomenologia sia la storia romanzata della coscienza che esce dalla sua individualità, raggiunge l’universalità e
si riconosce come ragione che è realtà e realtà che è ragione. La fenomenologia, come divenire della filosofia,
tende a far sì che egli si riconosca e si risolva nello spirito universale.
La Fenomenologia si divide in due parti:
1. la prima comprende tre momenti- coscienza (tesi), autocoscienza (antitesi) e ragione (sintesi)
2. la seconda comprende tre sezioni- dello spirito, della religione e del sapere assoluto
Nella prima parte:
1. coscienza: predomini l’attenzione verso l’oggetto
2. autocoscienza: l’attenzione è rivolta verso il soggetto
3. ragione: si riconosce un’unità profonda di soggetto e oggetto.

1.LA COSCIENZA
La coscienza è intesa come ciò che si rapporta a un “oggetto”, ovvero a qualcosa di percepito come “esterno” e
“altro” da sé. La coscienza si articola a sua volta in tre momenti:
1. la certezza sensibile
2. la percezione
3. l’intelletto

1. la certezza sensibile= è la conoscenza più povera, nonostante essa appaia a prima vista la più ricca e sicura; la
coscienza sa solo che l’oggetto che le sta di fronte “è”, “esiste” nell’hic et nunc: è un “questo” individuato nelle
dimensioni dello spazio (qui) e del tempo (ora) ma di esso non si sa niente al di là della sua presenza; la
conoscenza sensibile esclude ogni forma di distinzione e determinazione, perché queste implicano una qualche
mediazione - il “questo” non dipende dalla cosa, ma dall’io che la considera, dal momento che ciò che “qui e
ora” e “per me” è una certa cosa, in un altro luogo, in un altro momento e per un altro soggetto potrebbe essere
un’altra cosa

2. percezione= viene esplicitata la distinzione tra soggetto che percepisce e oggetto percepito; nella percezione
di un generico “questo”, che si cercava di afferrare con i sensi, diventa la “cosa”, percepita dall’io come sostrato
o sostanza a cui si introducono diverse proprietà; l’oggetto non può essere percepito come uno, nella
molteplicità delle sue qualità (ad esempio, bianco, cubico, sapido, ecc), se l’io non riconosce che l’unità
dell’oggetto è da lui stesso stabilita; per questo nella percezione l’oggetto si risolve interamente nel soggetto.

3. intelletto= è la capacità di cogliere gli oggetti non come tali, ovvero non in base alle qualità sensibili che
sembrano costituirli, ma come “fenomeni”, cioè come risultati di una “forza” che agisce sul soggetto secondo
una legge determinata; il fenomeno è soltanto nella coscienza e ciò che è al di là del fenomeno o è un nulla o è
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qualcosa per la coscienza, la coscienza, a questo punto, ha risolto l’intero oggetto in se stessa ed è diventata
coscienza di sé, autocoscienza.
2. L’AUTOCOSCIENZA
Con l’autocoscienza, l’attenzione si sposta dall’oggetto al soggetto, ovvero all’attività concreta dell’io nei suoi
rapporti con gli altri.
Servitù e signoria- Herr und Diener
L’autocoscienza per avere la certezza di essere tale (per avere la certezza di essere autocoscienza) postula
(=suppone) la presenza di altre autocoscienze. L’uomo è autocoscienza solo se un’altra autocoscienza lo
riconosce (come uomo). Per questo, l’uomo non può limitarsi a cercare nelle cose sensibili l’appagamento dei
propri desideri, ma ha bisogno degli altri uomini.
Questo momento di riconoscimento passa attraverso un momento di lotta e di sfida, ossia attraverso un conflitto
tra le autocoscienze. In questo conflitto, l’autocoscienza pur di affermare la propria indipendenza, dev'essere
pronta anche a rischiare la propria vita. Il conflitto si concluderà con il subordinarsi (=la sottomissione) dell’una
all’altra nel rapporto servo-signore.
 il signore: è colui che ha messo a repentaglio la propria vita, fino alla vittoria, per affermare la propria
indipendenza
 il servo: per salvare la sua vita, ha scelto la schiavitù, ha perso quindi la sua indipendenza.
Il rapporto servo-signore è destinato ad un'inversione dei ruoli:
 il signore diventa servo del servo: in primo momento appariva indipendente, ma poi inizia a compiacersi
passivamente del lavoro dei servi e finisce per dipendere da essi
 il servo signore del signore: perché inizialmente si presenta come dipendente, ma grazie alla sua
padronanza nel trasformare le cose da cui il signore riceve il proprio sostentamento (=nutrimento) si
rende indipendente.
Questo processo di progressiva acquisizione di indipendenza da parte del servo avviene attraverso i tre
momenti:
 della paura della morte: lo schiavo è diventato tale perché ha tremato davanti alla possibilità di morire;
in virtù di questa paura, egli ha potuto sperimentare il proprio essere, ha conquistato quindi la propria
autocoscienza.
 del servizio: in questo momento la coscienza si autodisciplina e impara a vincere i propri impulsi
naturali
 del lavoro: qui formando e coltivando le cose, il servo non solo forma e coltiva se stesso ma imprime
nell’essere quella forma che è l’autocoscienza, e così trova se stesso nella propria opera (nel suo
lavoro).
3. LA RAGIONE
La autocoscienza diventa ragione e assume in sé ogni realtà. Nei momenti precedenti, la realtà del mondo le
appariva come qualcosa di diverso e di opposto, ora sa che nessuna realtà è qualcosa di diverso da se stessa. La
ragione è la “certezza di essere ogni realtà”.
La ragione osservativa
La certezza della ragione di essere la realtà per divenire verità deve giustificarsi; e il primo tentativo di
giustificarsi è un “inquieto cercare”, che considera il mondo della natura come se fosse “altro” da sé .
L’osservazione della natura:
1. parte dalla semplice descrizione,
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2. si approfondisce con la ricerca della legge e con l’esperimento


3. si trasferisce poi nel mondo organico
4. passa infine alla psicologia

Hegel esamina due scienze:


- la fisiognomica: che ha lo scopo di determinare il carattere dell’individuo attraverso i tratti della sua
fisionomia
- la frenologia: pretende di conoscere il carattere attraverso la forma e le protuberanze del cranio

La crisi della ragione osservativa è quello di riconoscersi come qualcosa di distinto dal mondo, ovvero nella
realtà oggettiva che le sta dinnanzi.
La ragione attiva
Hegel passa quindi ad una ragione attiva, nella quale la coscienza vuole produrre se stessa mediante la sua
attività. Passando alla ragione attiva ci si rende conto che l’unità di io e mondo non è qualcosa che si può
osservare, ma qualcosa che deve venir realizzato. Ma anche questa ragione è destinata a fallire, perché essa
assume l’iniziativa di una solo coscienza. Nella ragione attiva ci sono tre figure:
- il piacere e la necessità= l’individuo deluso dalla scienza, si getta nella vita e va alla ricerca del piacere; nella
sua ricerca l’autocoscienza incontra, però, il destino che la travolge senza pietà
- la legge del cuore e il delirio della presunzione= nella quale l’individuo dopo aver abbattuto i responsabili dei
mali del mondo, entra in conflitto con gli individui che, invece, progettano di migliorare la realtà
- la virtù e il corso del mondo= un agire che va oltre gli impulsi o le inclinazioni soggettive
L’individualità in sé e per sé
Hegel dopo la ragione attiva fa seguire una terza sezione denominata “individualità che è a se stessa reale in se
stessa e per se stessa”. Egli mostra come l’individualità pur potendo raggiungere la propria realizzazione,
rimane astratta e inadeguata. Le tre figure di questa sezione sono:
- il regno animale dello spirito e l’inganno, o la cosa stessa= alla base di questo regno vi è un inganno, in quanto
l’individuo tende a spacciare la propria opera (la dedizione ai propri compiti particolari) come la “cosa stessa”,
ma essa esprime soltanto il proprio interesse
-ragione legislatrice= l’autocoscienza avvertendo l’inganno cerca in sé stessa delle leggi che valgono per tutti;
in quanto queste leggi hanno un’origine individuale, si rivelano autocontraddittorie
-ragione esaminatrice delle leggi= l’autocoscienza cerca delle leggi che siano assolutamente valide; ma
l’autocoscienza appare al di sopra di queste leggi, poiché le sottomette al proprio esame, di conseguenza ne
riduce la loro validità.

Hegel ci fa capire che ponendosi dal punto di vista dell’individuo (del soggetto), non si può raggiungere
l’universalità; essa si trova solo nella fase dello spirito. La ragione “reale” non è quindi quella dell’individuo,
ma quella dello spirito o dello Stato.

ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZE FILOSOFICHE IN COMPENDIO


Il sistema hegeliano si divide in tre sezioni:
1. logica
2. filosofia della natura
3. filosofia dello spirito
1. LOGICA
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La logica studia l’idea "pura" e prende in considerazione la struttura logico-razionale del mondo. A differenza
della filosofia, che si occupa di “oggetti concreti”, la logica ne considera soltanto la loro astrattezza e si colloca
in un organismo di concetti o categorie.
Per Hegel il pensiero non è una facoltà dell’individuo (soggettiva), bensì una facoltà unicamente oggettiva. I
concetti sopracitati non sono, dunque, pensieri soggettivi, ma pensieri oggettivi che esprimono la realtà stessa.
Il pensiero logico è il modello stesso della “libertà” che si definisce come “autodeterminazione”.

Per chiarire il suo modo di intendere il rapporto tra il pensiero e l’essere, Hegel esamina le principali concezioni
che i filosofi hanno elaborato della logica rispetto all’oggettività, ovvero del concetto rispetto alla realtà. Egli
distingue pertanto:
1. posizione di tipo realistico-ingenuo: una posizione della vecchia metafisica dogmatica; che pensa di
conoscere “ciò che gli oggetti veramente sono”
2. posizione di tipo empiristico-criticistico: fa della rappresentazione la misura dell’oggettività, riducendo
tuttavia la realtà vera delle cose ad una x impenetrabile al pensiero (cade quindi nello scetticismo)
3. posizione di tipo fideistico: prende la forma di un sapere immediato che vuole saltare dal soggetto
all’oggetto, dal finito all’infinito
Contro queste posizioni Hegel afferma l’esigenza di un pensiero che si identifichi con la realtà stessa, e risulti
dimostrabile. La logica (lo studio del pensiero) e la metafisica (lo studio dell’essere) sono per Hegel la stessa
cosa.

La logica hegeliana si divide in:


1. logica dell’essere
2. logica dell’essenza
3. logica del concetto
La logica dell’essere (Sein)
La logica dell’essere si divide in:
-qualità (tesi): si articola a sua volta in essere indeterminato (essere, nulla e divenire), essere determinato ed
essere per sé
-quantità (antitesi)
-misura (sintesi)

Il concetto di essere si tratta del concetto più vuoto e attratto, quello dell’essere assolutamente indeterminato,
privo di contenuti. Dal momento che, come Parmenide ha compreso per primo, il pensiero è sempre pensiero di
qualcosa che è, così se l’essere assolutamente indeterminato di Hegel è nulla, reciprocamente il nulla è essere. Il
divenire è il movimento logico che pone in relazione l’essere e il nulla (movimento orizzontale tra sein e nicht-
sein).
Definendo un essere come indeterminato, lo distinguiamo dal suo opposto (il determinato). Il passaggio
all’essere determinato esprime il trasformarsi del pensiero come possibilità in un pensiero specifico.
La prima sezione della logica della “qualità” è destinata ad essere superata dalla categoria della “quantità”, che
distingue gli oggetti numerandoli. La sintesi tra qualità e quantità è la misura.

La conclusione della logica dell’essere è: l’oggetto non può mai essere definito mediante le sue proprietà
puramente “oggettive” (qualitative o quantitative), cioè “immediate”. Alla logica dell’essere Hegel fa
corrispondere la filosofia dei presocratici.
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La logica dell’essenza (Wesen)


L’ “essenza” rappresenta in Hegel l’auto-ripiegarsi e l’auto-riflettersi dell’essere su se stesso, ovvero
quell’essere mediato e approfondito che Hegel definisce come “verità dell’essere”. La logica dell’essenza (qui il
movimento diventa verticale) studia:
1. l’essenza: come ragione dell’esistenza
2. il fenomeno (Erscheinung): manifestazione o apparizione piena dell’essenza
3. la realtà in atto: unità dell’essenza e dell’esistenza, cioè dell’interno e dell’esterno
Alla logica dell’essenza corrisponde, nella storia della filosofia, il lungo cammino che va da Platone a Kant.
La logica del concetto (Begriff)
Il “concetto” è l’essere che, dopo essersi auto-riflesso nell’essenza, si pone come soggetto o spirito. In altri
termini, il concetto di cui parla Hegel non è il concetto dell’intelletto, ma il concetto della ragione, ossia “lo
spirito vivente della realtà”. La logica del concetto studia:
1. concetto soggettivo (Subjektivität): cioè la soggettività in sé o il concetto che si manifesta in se stesso, nel
giudizio e nel sillogismo
2. concetto oggettivo (Objektivität): qui il movimento diventa circolare perché dal singolo ente, si passa al
concetto universale; si manifesta nelle categorie fondamentali della natura
3. idea (Idee): l’unità di soggetto e oggetto, ovvero l’Assoluto.
Alla logica del concetto corrisponde, storicamente parlando, la filosofia dell’idealismo, essa rappresenta la
filosofia stessa di Hegel.
2. FILOSOFIA DELLA NATURA
La filosofia della natura in Hegel è quella considerazione teoretica, e cioè pensante, della natura, la quale è
“l’idea nella forma dell’essere altro”, ovvero il momento della “negazione” dell’Assoluto; è l’idea che “decade”
da sé per poi essere ricompresa in sé (potenziamento). Le sezioni della filosofia della natura sono:
- la meccanica: considera l’esteriorità (essenza propria della natura) o nella sua astrazione (spazio e tempo), o
nel suo isolamento (materia e movimento), o nella sua libertà di movimento (meccanica assoluta)
- la fisica: comprende la fisica dell’individualità universale, cioè negli elementi della materia, la fisica
dell’individualità particolare, cioè delle proprietà fondamentali della materia (peso specifico, coesione, suono,
calore), e la fisica dell’individualità totale, cioè delle proprietà magnetiche, elettriche, chimiche della materia
- la fisica organica: comprende la natura geologica, la natura vegetale e l’organismo animale.

3. FILOSOFIA DELLO SPIRITO


La filosofia dello spirito, che Hegel definisce la conoscenza “più alta è difficile”, consiste nello studio dell’idea che, dopo
essersi estraniata da sé, sparisce come natura, cioè come esteriorità e spazialità, per farsi soggettività e libertà, cioè auto-
creazione e auto-produzione.
Lo sviluppo dello spirito avviene attraverso tre momenti principali:
- lo spirito soggettivo: è lo spirito individuale
- lo spirito oggettivo: è lo spirito sovra-individuale o sociale
- lo spirito assoluto: è lo spirito che sa e conosce se stesso nelle forme dell’arte, della religione e della filosofia.

Lo spirito soggettivo
Lo spirito soggettivo è lo spirito individuale. La filosofia dello spirito soggettivo si divide in tre parti:
1.antropologia
2.fenomenologia
3.psicologia
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1.antropologia= studia lo spirito come anima, la quale si identifica con quella fase aurorale della vita cosciente che
rappresenta una sorta di dormiveglia dello spirito. L’anima (che si articola in anima naturale, senziente e reale) indica i
legami tra spirito e natura che nell’uomo si manifestano come carattere o temperamento, come le varie disposizioni
psicofisiche connesse alle diverse età della vita:
- infanzia (tesi): momento in cui l’individuo si trova in armonia con il mondo circostante
- giovinezza (antitesi): momento in cui l’individuo, con i suoi ideali e le sue speranze, entra in contrasto con il proprio
ambiente
- maturità (sintesi): momento in cui l’individuo si riconcilia con il mondo, tramite il “riconoscimento della razionalità del
mondo”.

2.fenomenologia= studia lo spirito in quanto coscienza, autocoscienza e ragione.

3.psicologia= studia lo spirito in senso stretto, nelle sue manifestazioni di:


-conoscere teorico (spirito teorico): totalità di intuizione, rappresentazione e pensiero, processo attraverso cui la ragione
trova se stessa nel suo contenuto
-attività pratica (spirito pratico): unità di sentimento pratico, impulsi e felicità, attraverso cui lo spirito giunge in possesso
di sé e quindi diviene libero
-spirito libero: volontà di libertà che è diventata essenziale e parte costituente dello spirito.
Lo spirito oggettivo
La volontà di libertà trova tuttavia la sua realizzazione soltanto nella sfera dello spirito oggettivo, in cui lo spirito si
manifesta in istituzioni sociali concrete, ovvero nel diritto. I momenti dello spirito oggettivo sono:
1.il diritto astratto: l’insieme di norme che regolano le relazioni in una comunità
2.la moralità: rende proprio e interiorizza il rapporto esteriore tra uomo e legge del diritto astratto (per Kant: quando
l’uomo segue la sua legge autonoma)
3.l’eticità: l’interiorizzazione del rapporto uomo-legge si concretizza in
 famiglia (tesi): in cui si vive un’armonia
 società civile (antitesi): quando l’individuo esce dalla famiglia ed entra in contatto con la società
 Stato (sintesi): tutto si ricompone nello Stato che riarmonizza (=riorganizza) i particolarismi in un bene universale
Questa visione dello Stato è stata chiamata “stato latrina”, come uno Stato mosso dallo spirito e ogni componente
lo segue; l’uomo, dunque, vive per lo Stato.
La filosofia della storia
Hegel dedica lezioni specifiche anche alla filosofia della storia, che sono state trascritte dai suoi allievi. Lo
spirito oggettivo si realizza nelle istituzioni, si realizza quindi storicamente. La storia, per Hegel, è lineare ed è
guidata dallo spirito stesso.
 Il primo filosofo a considerare la storia lineare fu Agostino in “Città di Dio”, il quale parla della
creazione dal nulla, poi dello svolgimento della storia guidata dalla provvidenza e la fine della storia che
è, per i cristiani, l’apocalisse, ovvero il giudizio universale.
 Questa visione lineare viene ereditata anche da visioni non cristiane, ad esempio quella degli illuministi,
secondo cui c’è un progetto continuo della storia e il loro obiettivo era quello di illuminare la storia
attraverso la ragione.
 In Hegel c’è un processo continuo guidato dallo spirito assoluto, non dal Dio cristiano.

La storia non è quindi mossa solo dall’iniziativa del singolo individuo, che può illudersi di essere l’artefice della
storia, ma è guidato da una volontà superiore, ossia lo spirito assoluto. L’uomo è solo apparentemente libero,
ma la sua libertà coincide con quella dello spirito assoluto, che agisce secondo un piano razionale, dato che
“tutto ciò che è reale è razionale” e la filosofia può solo giustificare ciò che accade e non può prevedere nulla.
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La storia per Hegel è universale (Weltgeschichte, storia del mondo) accomuna quindi tutti i popoli; quest’ultimi
concorrono alla realizzazione del volere dello spirito assoluto. La storia del mondo è scandita in 3 momenti:
1. mondo orientale: in cui la libertà è una prerogativa del singolo sovrano quindi i suoi sudditi sono
sottomessi a lui
2. mondo greco-romano: nascono le nozioni di libertà e di diritto per gli uomini liberi (esistevano ancora
gli schiavi)
3. mondo cristiano-germanico: ogni uomo ha dei diritti, la libertà diventa di tutti.

Hegel difende la monarchia, la libertà sarà di tutti quando gli uomini si sottometteranno alla monarchia, perché
tutto deve tornare all’unità (il vero è l’intero). Il monarca è il garante di questa unità, dunque, non può accettare
una libertà intesa come democrazia, in cui la sovranità è del popolo, perché essa potrebbe sfociare nell’anarchia.
Il monarca, oltre ad essere garante dell’unità, è garante del diritto, si parla quindi di Stato etico. Gli uomini
devono sottostare a questa etica. Questi Stati etici possono entrare in conflitto fra loro, i conflitti sono voluti
dallo spirito assoluto, perché la guerra serve per raggiungere una sintesi superiore.

La storia cosmica è portata avanti non solo da questi conflitti, ma anche dal protagonismo di alcuni personaggi,
cioè gli individui cosmico storici (Welt Historische Individuen). Quest’ultimi sono i protagonisti che si
distinguono nella storia, sono strumenti attraverso cui lo spirito assoluto si serve per realizzarsi nella storia e
una volta realizzato li abbandona (es. Napoleone). Hegel chiama questo processo “astuzia della ragione”,
l’assoluto si serve anche di fini negativi per realizzare un fine superiore, ovvero la storia. Wundt, uno psicologo
successivo, definì l’astuzia della ragione di Hegel “l’eterogenesi dei fini”, cioè a partire da motivazioni
differenti può nascere un fine superiore.

Anche Hegel difende la nazione tedesca, essa, infatti, si imporrà sulle altre come nazione egemone andando ad
alimentare il suo nazionalismo. Secondo gli storici, il pensiero di Hegel sulla nazione tedesca getterà le basi dei
totalitarismi, nei quali l’individuo è assorbito dallo Stato.

Lo spirito assoluto
È il momento culminate in cui lo spirito diventa in sé e per sé. Si realizza il sapere dell’Assoluto che si può
intendere con due genitivi (latini):
-genitivo soggettivo: l’Assoluto che sa e conosce se stesso (si autoconosce)
-genitivo oggettivo: l’Assoluto è l’oggetto del sapere, l’uomo conosce l’Assoluto

Il sapere Assoluto si compie in:


1.arte
2.religione
3.filosofia
A cui corrispondono rispettivamente lezioni di estetica, di religione e di storia.

1.arte= l’Assoluto viene intuito in maniera soggettiva, sottoforma di intuizione sensibile. Si divide in:
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 arte simbolica: corrisponde all’oriente antico, vi è uno squilibrio tra contenuto e forma; essa vuol essere
un simbolo dell’Assoluto; la forma tipica dell’arte simbolica è l’architettura (es. egizi che creavano
forme straordinarie come piramidi)
 arte classica: corrisponde all’arte greca, vi è un equilibrio tra contenuto e forma, attuato mediante la
figura umana; nell’arte classica si privilegia la scultura
 arte romantica: vi è il ritorno di uno squilibrio tra contenuto e forma, perché la forma non riesce a
contenere il materiale e il contenuto eccede la forma; l’arte romantica è associata alla musica, alla pittura
e alla poesia, che hanno un contenuto spirituale; nella poesia la materia è più rarefatta, nella musica le
parole sono più rarefatte dei suoni, l’elemento materiale, dunque, si assottiglia sempre di più. Questo
conduce alla “morte dell’arte”. All’Assoluto l’arte non basta più.

2.religione= l’Assoluto si manifesta come rappresentazione (Vorstellung). L’Assoluto è interiorizzato nella


nostra coscienza. Hegel ripercorre le diverse religioni fino a quella più compiuta, ovvero quella cristiana, la
quale si avvicina all’Assoluto e alla dialettica triadica di tesi, antitesi e sintesi, in quanto Dio è l’idea in sé, che
esce da sé come figlio e ritorna in sé come padre e quindi riprende anche il concetto hegeliano della risoluzione
del finito nell’infinito (con il concetto di Dio e uomo).

3.filosofia= coglie la realtà sottoforma di concetto (Begriff), viene considerata in termini di storicità dalla più
antica alla più moderna. La filosofia, nata dopo l’arte e la religione, arriva all’Assoluto attraverso precorrimenti
e superamenti. Il culmine della filosofia, che vede la realizzazione dello spirito, è raggiunto dalla filosofia di
Hegel, che afferma “la storia della filosofia si conclude con me”.

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