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Hegel

Per Kant il pensiero pone la visione fenomenica, spazio-tempo sono qualcosa che
scaturisce dal pensiero.

Per Hegel pensa che la dimensione fenomenica non possa esistere. Il vero è l’intero,
che è qualcosa che si sviluppa nel tempo.

L’attività pensante è la fonte di ogni essere.

La vera logica è la dialettica trascendentale. Lo sviluppo del reale non è infinito ma


deve essere pensato come un processo finito, al termine del quale arriviamo
all’assoluto.

2 sistemi di pensiero:

1. formulazione del sistema 1807-1816 (opera: Opera Sistema della scienza,

Fenomenologia dello spirito-> una parte), la formulazione della verità deve


avvenire attraverso un sistema scientifico.

Vuole arrivare ad una conoscenza assoluta,il sapere assoluto, cosa che


lui pensa di aver trovato.

Scienza della Fenologia dello Spirito

Vuole esporre in modo scientifico lo sviluppo del sapere, e le stazioni principali


affinché il sapere arrivi alla comprensione di sé come unica realtà.

Il sapere diventa assoluto…

La fenomenologia è una scienza perché si parla di una connessione necessaria. Si


tratta di un cammino che si doveva effettuare proprio in quel modo.

La prima parte tratta del progressivo superamento delle forme del pensiero relativo.

Esistono vari gradi della conoscenza.

Il suo compito è farci vedere il come di queste figure debba


Hegel

La posizione dell’idealismo tedesco

La filosofia di Hegel si rifà all’idealismo tedesco, che propone una critica contro Kant,
per la distinzione tra fenomeno e noumeno, quindi tra fenomeno e cosa in sé,
come aveva affermato nella critica della ragion pura. L’idealismo tedesco rileva la
contraddizione perché la cosa in sé proprio perché è concreta, quindi la possiamo
pensare e concepire, non può essere in sé. Se lo fosse veramente non potremmo né
concepirla né pensarla.

L’idealismo afferma che qualsiasi cosa si costituisca oggetto per il pensiero avviene
attraverso determinazioni. Se togliamo le determinazioni non rimane “la cosa in sé”
come dice Kant, ma resta il puro nulla.

Quindi forma e materia non sono più elementi separati.

Se non esiste il concetto di “cosa in sé”, concludiamo che l’oggetto da esso


designato (designato da una dimensione indipendente e indifferente al pensiero) non
esiste e non può esistere.

Il pensiero deve essere considerato come realtà infinita e creatrice, ossia come
unica realtà assoluta.

Natura e spirito sono cose differenti, necessari per l’autoproduzione e auto


manifestazione dell’Assoluto.

IL VERO è L’INTERO E QUESTO è SOGGETTO (Tesi centrale)

La tesi centrale della filosofia di Hegel afferma che il vero, (tutto ciò che realmente
esiste) è l’Assoluto, l’infinito. L’assoluto però non può essere considerato come
sostanza, cioè come essere presente a se stesso.

L'Assoluto hegeliano non è più qualcosa di statico, che si trovi già «in sé e per sé»,
ma è un divenire, un essere per sé, un soggetto, che soltanto alla fine di un
processo di sviluppo giunge a conoscersi come totalità autosufficiente in cui si
risolve ogni realtà finita.

Dio per Hegel non può giungere all’autocoscienza assoluta se non fa esperienza
della finitezza, della morte, de suo svincolarsi dal finito.

Assoluto è sviluppo

Assoluto è sviluppo, e ci diventa attraverso un processo.

Dal Germoglio>>> dal semplice al molteplice.


L’idealità del finito

Il finito non è che non esiste ma è solo un momento del processo dell’infinito per
diventare tale.

Il finito è ideale (tesi principale dell’idealismo hegeliano).

Il finito ha un’esistenza puramente ideale o astratta, non esiste di per sé.

LIBERTà

L’infinito per farsi infinito deve prima farsi finito. Una volta che ci diventa, si svincola
dal finito, questo svincolarsi porta all’assoluta libertà, non dipende da altro.

La dialettica hegeliana

L’Assoluto, per Hegel, è fondamentalmente “divenire”. La legge che regola tale


divenire è la “dialettica”, che si divide in legge dell’autosviluppo e legge
dell’autocomprenzione.

Hegel distingue tre momenti o aspetti del pensiero: 3 momenti della legge
dell’autocomprensione:

1. Il momento astratto o intellettuale,( riguarda solo l’intelletto) c’è l’intelletto


che attraverso il ragionamento prende le determinazioni e le isola.

2. Il momento dialettico o negativo-razionale, in cui la ragione attraverso la


speculazione coglie l’incapacità delle determinazioni di porsi ognuna per sé, o
di essere considerate isolate. La ragione comprende che ogni determinazione
può essere concepita solo se si prende in considerazione il suo opposto. Vita-
morte. Quindi ad ogni affermazione corrisponde una negazione.

3. Il momento speculativo o positivo-razionale la ragione eleva questi due


opposti ad una realtà più alta.

La ragione ricomprende gli opposti. Avviene una ri-affermazione potenziata


dell’affermazione iniziale.

La ragione attraverso sempre la speculazione elimina la contraddizione.

Il fatto che siano opposti è necessario però altrimenti non si potrebbe arrivare
a questa realtà più alta, in cui queste contraddizioni sono necessarie per farsi

Spirale

È lo sviluppo che fa l’infinito per diventare tale. La spirale chiusa rappresenta che il
percorso di sviluppo arriva ad una fine.
2 POWER POINT

LA PRIMA FORMULAZIONE DEL SISTEMA (1807-1816)

Il compito che Hegel i era prefissato era quello di avvicinarsi il più possibile alla
scienza con la sua filosofia, dando vita al sistema della scienza.

La Fenomenologia dello spirito

La prima parte del sistema ha il compito di spiegare il percorso attraverso cui la


ragione (=sapere, pensiero) è riuscita ad autocomprendersi come L’Assoluto. Il
sapere si fa spirito e non ha più ostacoli per la sua AUTOMANIFESTAZIONE, intesa
come rivelazione di tutta la realtà.

Il sapere diventa assoluto quando perde il suo carattere RELATIVO, comprendendo


la falsità della supposizione che possa esistere un qualcosa di indipendente
dall’Assoluto stesso. In questo modo acquista coscienza di sé come un qualcosa di
CONCETTUALE.

La Fenomenologia è una scienza in quanto espone la CONNESSIONE


NECESSARIA di tutte le forme della conoscenza, delineando con precisione tutti gli
stadi del percorso dell’Assoluto (contrariamente a Fitche che lo riteneva un percorso
indefinito). Essa è quindi il movimento dell’autocomprensione dell’Assoluto, cioè il
progressivo superamento (Aufhebung) di tutte le forme relative del sapere. Queste
forme sono “figure della conoscenza”, che sono conoscenze di un certo oggetto e i
definiscono solo in relazione ad esso. La fenomenologia mostra il dileguarsi di
queste forme (come e perché) per arrivare alla storia ideale dell’autocomprensione
divina. Questo percorso ha una forma circolare per giungere a se stesso; il circolo è
composto da tanti altri sviluppi, intesi come stadi.
A. LA COSCIENZA SENSIBLE/ LA DIALETTICA

La prima forma di conoscenza del mondo è la coscienza. Essa esprime il sapere più
naturale e permette l’ESISTENZA DEL NON-IO, un oggetto particolare, indipendente
ed estraneo. Può vedere solo quello che si presenta al suo cospetto qui ed ora: il
particolare è la sola verità e, rispetto ad essa, si considera accidentale. La coscienza
che ci accomuna tutti è il realismo filosofico —> QUESTO È.

C’è un individuo che sa di essere un individuo: sembra la più ricca di contenuti, ma è


la più povera di pensieri . La certezza sensibile (il “questo è” si può riferire a tutto il
reale, però la conoscenza vorrebbe definire il singolo) vorrebbe esprimere il
particolare, ma non ci riesce; nel momento in cui fallisce, si tramuta in
PERCEZIONE. Il “questo è” della coscienza vale per tutto ciò che è intuibile con i
sensi. La percezione coglie un qualcosa con molte proprietà e l’oggetto appare,
nello stesso momento, uno e molteplice. Per superare questa contraddizione la
percezione afferma inizialmente che siamo noi ad attribuire la molteplicità delle
determinazioni all’oggetto; così, la sua unità sembra sembra essere salva. Tuttavia,
se guarda più attentamente, capisce che ciò che rende determinato un oggetto è
proprio la MOLTEPLICITÀ e, come tale, deve essere insita nell’oggetto e mai
attribuita da noi. Si trova, quindi, in una posizione opposta rispetto a quella iniziale.
Finché la conoscenza percettiva rimane in sé, la contraddizione unità-molteplicità
(singolarità- universalità) non può essere separata. Essa deve, quindi, ELEVARSI A
INTELLETTO. L’intelletto supera la concezione naturalistica della percezione (le
cose esistono anche senza di noi-> autonomia) e la realtà appare come un
“pensiero”. Esso va a fondo e capisce che ciò che esiste veramente è la forza della
cosa, una realtà assolutamente intellegibile. La proprietà sono solo espressioni
della forza stessa. Inizialmente l’interno della cosa è un soprasensibile, ma
constatabile dall’intelletto. In verità, l’interno, che si manifesta con il fenomeno, deve
essere colo nel fenomeno. Le forze il cui gioco costituisce la realtà fenomenica sono
assolutamente indistinguibili dalle leggi che esprimono la realtà stessa ( sono un
prodotto dell’intelletto). Quindi viene meno l’autonomia della cosa e il fenomeno di
manifesta solo all’interno dell’attività del pensiero. L’oggetto, durante l’innalzamento
da certezza sensibile a intelletto, si è rivelato una realtà universale ( non sensibile) e
dipende solo dalla coscienza. Ciò segna il passaggio da certezza ad
autocoscienza ( la conoscenza sopra se stessa).
B. L’AUTOCOSCIENZA varie dialettiche

Il secondo paso del cammino fenomenologico è l’autocoscienza, per dimostrare


quale sia la VERITà DELLA CERTEZZA DI Sé STESSA. L’ATTENZIONE non è più
sull’oggetto ( il non-io), bensì sul sul soggetto (io).

L’autocoscienza scopre l’io come una realtà individuare, indipendente e chiusa in sé,
escludendo da sé ogni altra alterità. Ciò implica una considerazione negativa del
prossimo: il sapere è la lotta tra autocoscienze in quanto ognuna si crede di
superare. Alla fine, ci sarà la vittoria dell’una e l’asservimento dell’altra. Emergono
quindi due figure: quella del signore che, pur di affermare la propria superiorità, ha
tormentato la propria vita, e quella del servo che, per sopravvivere, ha preferito la
schiavitù. Si arriva, però, al rovesciamento della posizione iniziale: il signore è
dipendente dal servo. All’inizio il signore è indipendente perché obbliga il servo a
lavorare per lui; il signore capisce di essere tale e impone il proprio dominio. Ma il
rapporto è assolutamente ineguale ed è proprio questa unilateralità a permettere il
rovesciamento dei ruoli. Il servo, lavorando per il signore, capisce di essere
indipendente dalle cose; al contrario, il signore non ammetterà mai la sua
dipendenza dal servo. Pertanto, l’essenza della signoria è la LIBERTÀ e solo così
l’autocoscienza può diventare indipendente. L’autocoscienza di quello che all’inizio
era il padrone è libera dal lavoro e, come tale, dipendente completamente dal servo.
Il lavoro rende liberi.

Il risultato è della dialettica signoria-servitù è la libertà dell’autocoscienza, così che


l’io si auto comprenda come essenza pensante, indipendente sia dalle cose che
dalle persone. Emerge in questo modo lo stoicismo. Esso si manifesta
nell’affermazione della libertà del soggetto rispetto agli impulsi esterni: il saggio
stoico è, infatti, indipendente dalle passioni e ciò da vita alla sua indifferenza nei
confronti di tutte le cose (AUTOSUFFICIENZA). Lo stoicismo ha, però, una valenza
negativa in quanto non è proprio né del servo né del signore. Ma il saggio apatico,
ritirandosi nella sua realtà interiore, ripudia e svaluta tutto il resto. Emerge ora lo
scetticismo, l’atteggiamento di chi non riconosce la verità in alcuna cosa al mondo.
La sua natura è però contraddittoria poiché affermando che nulla è vero, afferma di
fatto una verità. Questa negazione del tutto si ripercuote tutta sullo scettico: egli
oscilla tra l’immutabile certezza di sé e il l’estrema mobilità dell’io. Va quindi a
negare ogni valore a ciò che sta facendo. Per venire a capo della contraddizione
dello scetticismo si arriva alla coscienza infelice. La coscienza si scinde in un
aspetto semplice e intrasmutabile (l’infinito) e uno TRASMUTABILE (il finito). Essa è
infelice poiché si auto comprende come è finita e proietta fuori di sé, nel divino,
l’immutabilità e l’infinitezza —> MATURA LA COSCIENZA RELIGIOSA.

L’esposizione della coscienza infelice dimostra poi come l’autocoscienza sia uscita
dalla lacerazione, per arrivare ad autocomprendersi come ragione. All’inizio c’è
l’ebraismo, poiché l’intrasmutabile si autocomprende come sostanza estranea,
contro la sigolarità. L’Assoluto è visto come un qualcosa di lontano e inarrivabile, di
fronte a cui il singolo è impotente e completamente assoggettato a esso.
Successivamente arriva il cristianesimo, in quanto il dio si incarna e diventa
singolarità. Il singolo si sente più vicino al divino ma, essendo Gesù Cristo incarnato,
appartiene a un solo tempo storico ed è stato vissuto solo allora. Per i posteri,
rimane comunque irraggiungibile. Questa scissione del cristianesimo permette
all’autocoscienza di iniziare il percorso di <<ascesa>>, per arrivare alla
riconciliazione tra singolarità e universale. Tale percorso è definito via crucis,
poiché particolarmente doloroso, e si compone di tre tappe:

1. La devozione è il primo passo, anche se non è propriamente un pensiero


dell’Assoluto, bensì è un’ INFINITA NOSTALGIA . L’assoluto può essere
predetto, ma risulta comunque intangibile. Il suo unico compito è quello di
porre il singolo come opposto all’intrasmutabile.

2. L’ opera della coscienza pia-> il secondo passo consiste nelle buone azioni,
quando la coscienza ricomincia al contatto diretto con Dio. Capisce, però che
le sue buone intenzioni le sono state concesse da Dio; riconosce che il vero
fautore è solo Dio.

3. La Mortificazione di sé ora la coscienza si annulla in vista dell’ascetismo: la


coscienza nega il suo valore in favore di quello di Dio. Ma poi si rende conto
che il valore dell’Assoluto, alla base di tutte le cose, è posto in lei stessa. È
l’Assoluto che vuole che la coscienza neghi il suo operare e, per questo, essa
è nell’Assoluto, sono uniti.

Quello che sembrava il punto più basso della “Via Crucis” rappresenta invece, la sua
volta. Cercando di mortificarsi, il singolo scopre di essere l’assoluto . Il risultato della
dialettica dell’auto-coscienza è la RAGIONE, cioè la certezza del singolo di essere
tutte le cose. Essa rappresenta la MATURAZIONE DELL’IDEALISMO.

LA SCIENZA DELLA LOGICA (1812-1816)

La fenomenologia dello spirito espone il processo della coscienza per arrivare al


sapere assoluto, mentre la scienza della logica presenta la deduzione di tale
concetto. Il sapere assoluto è la verità, perché rappresenta la massima separazione
tra oggetto e certezza di sé. La logica è la pura filosofia speculativa, che esprime la
consapevolezza di sé dello spirito. L'oggetto della logica è l'idea assoluta, cioè la
ratio essendi immanente allo sviluppo del reale, nelle sue due componenti natura e
spirito. Esponendo il principio del reale, la logica dovrebbe precedere ogni altra
scienza(filosofia prima). Ma visto che l'auto manifestazione dell'apparire è la ratio
conoscendi dell'assoluto, la fenomenologia precede la logica. Il pensiero hegeliano,
espresso nel sistema delle scienze, si presenta come massima filosofia. La logica è
la realizzazione della metafisica generalis ed espone tutte le varie categorie per la
struttura del reale.

La logica e quindi da intendere come il regno del puro pensiero, la verità. E quindi,
esposizione di Dio e della sua essenza creatrice del reale. Il pensiero è indipendente
e obiettivo e non è una semplice proprietà della coscienza.

FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO

Scienza del sapere apparente: esposizione dell'esperienza dello spirito, la ratio


conoscendo dell’assoluto.

SCIENZA DELLA LOGICA

Metafisica generale, antologia: esposizione del sistema delle categorie, la ratio


essendo del reale

La seconda e definitiva formulazione del sistema

Il sistema della scienza si divide in:

1-logica.. Idea insieme

2-filosofia della natura.. Idea nella sua alterità 3-lo Sofia dello spirito.. Idea che
ritorna in sé

La filosofia della natura

L'assoluto si produce innanzitutto come natura; mentre il dispiegarsi dell'assoluto è


mediazione, infinità, immaterialità, libertà e totale presenza a se stesso, il suo
immediato apparire è finitezza, materialità, automatismo e totale incoscienza. La
natura è l'alienazione dell'assoluto, un insieme di corpi disposti gerarchicamente. La
visione hegeliana di natura si oppone a quella romantica ma a quella di Shelling.
Secondo lui la natura è preistoria dello spirito e il percorso dai minerali all'uomo è
l’odissea dello spirito, che attraverso le cose si desta con l’uomo.

Tutto ciò che di finito la natura ha prodotto è solo un tentativo di auto


manifestazione. Arriva, alla fine al momento più alto della sua riflessione: l'uomo,
cioè la ragione. Quindi, la natura è il principio della nostra intelligenza. Al contrario,
per Hegel la natura è l'alterità dell’idea. E’ la sua caduta nell'esteriorità e, come tale,
finitezza e incapace di superare se stessa. Quindi, non è possibile che i prodotti
della natura manifestino l'idea, essendo privazione dello spirito. Tuttavia e gale
riconosce a Shelling di aver attribuito la facoltà pensante alla natura. Lo spirito è,
quindi, il fine ultimo della natura e quest'ultima è un momento passeggero e
negativo. La filosofia della natura ha il compito di speculare il passaggio dall'essere
astratto della natura alla teleologia(organica).

Secondo l'organica, la natura si autoproduce in tre regni, quello geologico, quello


vegetale e quello animale.

La filosofia dello spirito

Nella prima formulazione del sistema, Hegel deve accertarsi del punto di vista
dell'idealismo e deve far vedere il processo per arrivare al sapere assoluto.
Nell'enciclopedia delle scienze filosofiche, egli rielabora i contenuti delle
fenomenologie. Lo spirito si desta dialetticamente e l'idea, dopo l'alienazione della
natura, ritorna in sé. L'idea non è più un elemento del pensiero bensì è un tutt'uno
con ciò con cui si è incarnata. L'assoluto è lo spirito: questa è la sua suprema
definizione e come tale la più difficile da capire.

La filosofia dello spirito si divide in

-1 soggettivo diviso a sua volta in antropologia, fenomenologia, psicologia.

-2 oggettivo diviso a sua volta in diritto astratto, moralità, eticità.

-3 assoluto diviso a sua volta in arte, religione, filosofia.

La prima sezione è lo spirito soggettivo, cioè individuale, e descrive come emerge


dalla natura e come si pone progressivamente come libertà. La seconda sezione è lo
spirito oggettivo, cioè le forme entro cui si manifesta la libertà. L'ultima sezione è lo
spirito assoluto, cioè l'assoluto che si conosce esplicitamente come tale.

1-lo spirito soggettivo si divide in antropologia, che studia l'anima, fenomenologia,


che studia la coscienza, e psicologia ,che studia lo spirito in senso stretto. L'altro
polo Gia studia tutte le forme più basiche, quelle del sommo dello spirito. La
fenomenologia e la psicologia studiano le tappe attraverso cui lo spirito individuale si
fa spirito libero. Tuttavia questa prima sezione non si dice nulla di nuovo, ma
soltanto la rielaborazione delle sezioni a-C della fenomenologia.

2-lo spirito oggettivo è la rielaborazione della sezione di della fenomenologia e


mostra come lo spirito libero individuale si possa realizzare appieno solo in un
mondo spirituale, cioè tramite delle istituzioni sociali. E se controllano l'agire del
singolo in vari campi (economico, giuridico, morale, politico). Lo spirito oggettivo è il
“mondo della libertà realizzata” E ciò è espresso al meglio nell'ultimo capolavoro
hegeliano, lineamenti della filosofia del diritto. Il diritto è esistenza della volontà
libera, tutte le determinazioni di libertà.

1-diritto astratto: È la prima forma di realizzazione della volontà libera, il singolo si


pone come persona giuridica in un sistema di relazioni giuridiche. La dialettica del
diritto astratto si compone di tre momenti: la proprietà, il contratto, il diritto contro
l’illecito. Tutti i vari rapporti giuridici si basano sulla proprietà, in primis della persona
e poi delle cose in generale. Ma la proprietà ha senso solo se c'è anche il contratto,
cioè il reciproco riconoscimento delle persone, che regola l'alienazione della
proprietà. Il contratto ha, però, valenza negativa perché porta i singoli a scontrarsi,
facendo nascere l’illecito. La sanzione è la riaffermazione del diritto, in quanto risolve
supera la sua violazione. Affinché essa sia punitiva ma non vendicativa, il colpevole
deve riconoscere interiormente la sua pena; l'agire diventa così agire morale.

2-moralità: E la libertà interiore, cioè la libertà in senso europeo. La libertà esteriore,


al contrario, è la passiva sottomissione al diritto positivo. È necessario che il singolo
possiede la coscienza morale, per riconoscere la necessità delle leggi. La volontà
libera non è la semplice esistenza dello stato di diritto, ma l'adesione spontanea alle
leggi in quanto soggetti morali. Questa sezione del diritto oggettivo è una critica alla
morale Kantiana E più in particolare al suo essere puramente formale astratta. Essa
conduce alla separazione tra ragione e realtà in quanto l'imperativo categorico,
essendo privo di materia, fa confondere la coscienza e la riconduce alla falsa
coscienza e all’ipocrisia. L'incapacità di adeguare la volontà alla legge morale porta
all'astrattezza

del dovere, cioè alla sua impossibile concretizzazione. L'autonomia della volontà va
incontro a una deriva individualistica che si articolano in tre forme (morale del cuore,
morale romantica e anima bella) analizzata già nella fenomenologia.

3-eticità: È l'ultima figura dello spirito oggettivo, cioè la sintesi di agire morale e agire
legale. La sua dialettica si articola in varie categorie, cioè le forme entro cui la
volontà libera esiste concretamente. Rispetto ad esse, il diritto astratto e la moralità
sono solo astrazioni. La libertà giunge alla completa manifestazione entro le tre
istituzioni sociali fondamentali: famiglia, società civile e Stato. Solo entro queste
ultime l'agire legale delle persone giuridiche e l'agire morale delle stesse si possono
costituire. Tramite le tre istituzioni fondamentali, il diritto assume un contenuto
morale. La differenza tra moralità ed eticità e che la prima sa cos'è il bene e per
questo lo fa mentre la seconda fai bene senza saperlo; gli antichi chiamavano
l’eticità virtù.
A-famiglia..È la prima forma dell'eticità, intesa in modo moderno; non è più la stirpe
o la casata di appartenenza. Si fonda sul matrimonio, che spiritualizzare l'istinto
sessuale. I due passi successivi sono il patrimonio e l'educazione dei figli, entrambi
basati sulla fiducia. Il primo caso si è fiduciosi nel bonus del patrimonio, mentre nel
secondo ci si fida dei figli nell'educazione impartita.

B-società civile..una volta educati, i figli escono dal nucleo familiare d'origine per
crearne uno proprio. Così, l'unità della famiglia si disgrega nella società civile, intesa
come la sfera economico giuridica della comunità. È l'insieme delle persone private
che inizialmente, vivono nel conflitto di interesse. Infatti, l'interesse economico teso
alla pagamento viene soddisfatto in un sistema per rispondere a tutti i bisogni. Esso
si fonda sulla divisione del lavoro in base a prestati o classi sociali.

L'amministrazione della giustizia intende il potere giudiziario e permette la completa


realizzazione del diritto astratto. Si concretizza nel diritto positivo e i singoli devono
sottostare le figure dei giudici. Il suo carattere negativo sta nel fatto che lo Stato di
diritto impedisce la conflittualità tra i singoli e tiene unita la comunità. La terza figura
è la polizia: essa non solo assicura preventivamente la tutela dei diritti, ma favorisce
l'assistenzialismo per ridurre la disuguaglianza economica. Le corporazioni sono le
figure intermedie tra individuo e Stato e salvaguardano il diritto dei lavoratori. Coloro
i quali svolgono una certa mansione si riuniscono e si interessano non solo della loro
persona, bensì di tutti i loro colleghi. Prefigurano, quindi, lo Stato.

C-stato.. È l'ultima figura è massima espressione della volontà libera dell'assoluto:


solo nello Stato può esistere la libertà. Esso è lo Stato etico, l'unico in grado di
realizzare il bene comune.

La concezione hegeliana di Stato è l'opposto di quella giusnaturalistica; pertanto


critica tutto il pensiero politico moderno. Egli riprende la visione platonico aristotelica
di Stato, inteso come quella realtà che si deve necessariamente costituire. Infatti, è
impossibile che l'agire umano non porti allo Stato, al contrario, i giusnaturalisti
sostenevano l'idea di Stato artificiale, inteso come un mezzo per soddisfare gli
interessi particolari; questo significa però, confonderlo con la società civile (È come
se lo scopo dello Stato fossero gli interessi dei singoli; invece esso tende a
realizzare il bene comune). Lo Stato è quindi l'intero e come tale viene prima della
famiglia, poiché le parti non hanno senso senza l’intero. Questa concezione di Stato
come ente artificiale deriva da radicato individualismo moderno, che crede che la
sovranità statale sia preceduta dall'affermazione del diritto naturale. Ciò è, però,
inaccettabile: dopo il diritto naturale ci dovrebbe essere il contratto, risultato del solo
arbitrio dei singoli. Ma lo Stato non deriva né dall'associazione artificiale dei singoli,
né il suo potere esistente entro i limiti di un diritto naturale fittizio. Al contrario, è una
realtà sostanziale e assolutamente sovrana, portavoce dello spirito di un popolo; è il
fondamento di tutti gli individui, in base al loro agire. Quindi la sua costituzione è il
risultato necessario dello sviluppo storico di uno spirito universale. In verità, la storia
è solo storia dello spirito, artefice della costituzione statale. Lo Stato è un qualcosa di
divino e di estremamente potente, in grado di superare l'agire del singolo.la
costituzione della ragione sviluppata è la sintesi delle tre forme di governo: è una
monarchia costituzionale, che a sua volta comprende tanto l'aristocrazia quanto la
democrazia. Lo Stato deve essere, per Hegel, una monarchia assoluta, che si
articola in tre funzioni collegate.

-POTERE LEGISLATIVO: È un ramo del potere governativo e consiste nel


determinare e stabilire l'universale. Esercitato sia dei burocrati che dalle corporazioni
dei produttori, che costituiscono rispettivamente la camera alta e la camera bassa. I
singoli partecipano non come tali bensì come facenti parte di un ceto.

-POTERE GOVERNATIVO: esercitato solo dalla classe di burocrati e metti in atto


l'universalità delle leggi. Si articolano nelle funzioni amministrative e di polizia e nelle
funzioni giudiziarie. È affidato a varie personalità (magistrati, giudici, poliziotti...) e ci
si può accedere solo con il merito.

-POTERE MONARCHICO: esercitato per via ereditaria e al sovrano che spetta


sempre ultima parola nelle questioni di governo. Esclusività in merito alla figura
statale come attore internazionale. La contraddizione tra i due poteri inferiori viene
superata nel potere monarchico, che pertanto la colonna portante.

Ogni Stato, essendo lo sviluppo storico dello spirito di un popolo, si impone come
uno contro altri. La situazione è analoga a quella della famiglia nei confronti della
società civile: ogni Stato, con la propria identità nazionale, si inserisce nel più ampio
panorama internazionale, regolato da trattati di pace e dal diritto
internazionale.Tuttavia, mentre il conflitto tra i singoli essi agiscono in un ambiente
omogeneo e pari, in quello tra gli Stati non è così. Essi si scontrano in modo
asimmetrico e impari e, nel quadro dialettico, il momento risolutivo è la guerra.
Quindi, un'associazione pacifica di tutti i popoli è impossibile. Visto che non c'è
nessuno che vado a coordinare il quadro internazionale, l'unico giudice e lo spirito
del mondo che esercita il suo potere nel tribunale del mondo; è, pertanto, il fautore
della storia del mondo. Il suo sviluppo avviene progressivamente nel tempo ed è
dialettica storica, in cui i singoli Stati sono momenti. Ogni volta che è un popolo a
maturato lo spirito del popolo più elevato si impone sugli altri come popolo cosmico
storico e determina un’epoca.

Le tappe per la formazione di uno spirito del mondo, in vista dell'affermazione della
libertà, sono: lo spirito dei popoli orientali (credevano che solo una persona fosse
libera), lo spirito dei greci (credevano che alcuni fossero liberi) e il lento spirito dei
cristiani (credevano che tutti fossero liberi) Il mondo ha vissuto quattro epoche o
mondi storici, che progressivamente si sono spostati da oriente a Occidente:

1 il mondo orientale: dei popoli asiatici, in cui il governo è teocratico e il sovrano è


visto come un Dio o come sommo sacerdote.

2 il mondo greco: dell'eticità libera e serena, in cui lavoro è una cosa solo di coloro
che non sono liberi.

3 il mondo romano: in cui l'aristocrazia si oppone al demo s'e si afferma la mera


esistenza di un diritto formale che rende uguali.

4 il mondo germanico: è l'autocoscienza che ha capito l'unione tra uomo e Dio e in


cui la verità è libertà.

Nonostante il vero fulcro della storia del mondo sia lo spirito assoluto che nel corso
delle quattro è perché afferma la sua libertà, l'individuo gioca un ruolo importante;
sono le brame e gli impulsi i mezzi per la volontà della libertà. L'astuzia della ragione
fa lavorare la passione in vista dell'universale e l'uomo capisce solo a posteriori ciò
che ha fatto. Quindi l'astuzia lo inganna solo riguardo il particolare (l'uomo agisce ma
non sa perché). I grandi uomini sono quelli che agiscono in linea con la volontà dello
spirito del mondo, ma inconsapevolmente. Ci sono, però, alcuni uomini il cui
desiderio non è il mezzo per raggiungere la volontà dell'universale, bensì è il fine
stesso. Tali uomini sono gli eroi della storia del mondo come Cesare e Napoleone.
Solo a loro è concesso osteggiare le cose del mondo e sono inarrestabili fino a che
la loro impresa non termina. Alla loro morte seppur miserabile ciò che hanno fatto di
grande rimane. Ciò che emerge dalla storia del mondo è la formazione dello spirito
assoluto, con il suo auto manifestarsi nella storia. Questo processo è lo sviluppo
delle tre categorie supreme: arte religione e filosofia. Questo per venire a se stesso
sfocia, quindi, nella coscienza artistica, religiosa e filosofica.
Lo spirito assoluto

La filosofia dello spirito ci presenta la dialettica ideale delle tre forme, che pertanto,
non sono in ordine cronologico. L'ordine cronologico vale solo per le varie
suddivisioni interne.

A ARTE: È la prima forma in quanto è la più immediata. La sublimità e la bellezza,


contenuto delle opere, sono la stessa manifestazione sensibile dell’idea. Come tali,
non esprimono concretamente l'idea (colgono l'ideale mediante una figura concreta).
Il genio non è semplice talento, bensì è la capacità di modellare gli elementi sensibili,
facendo loro assumere una forma concreta, per produrre l’ideale. Il sistema delle
arti, cioè la dialettica, è il rapporto tra il contenuto assoluto e forma sensibile. Nel
corso dell'epoca, l'arte ha conosciuto uno sviluppo diacronico:

1. Arte simbolica: caratterizzanti tragitto e l'oriente; in essa c'è uno squilibrio tra
significato e figura, in cui la seconda prevale

2. Arte classica: caratterizza l'antica Grecia; In essa c'è il perfetto equilibrio tra
contenuto e forma, grazie alla rappresentazione della figura umana, l'unica in grado
di incarnare lo spirito del mondo.E’ stata raggiunta la perfezione .

3. Arte romantica: caratterizza l'età cristiana, dal medioevo ai tempi moderni; in essa
c'è uno

squilibrio tra contenuto e forma poiché lo spirito, raggiunta la massima espressione,


non può più esprimere la propria interiorità. Il contenuto è troppo ricco per essere
tradotto in una forma sensibile. Le forme utilizzate sono sempre meno
materiche ,prima tra tutte la pittura. C'è poi la musica, priva di ogni forma tangibile;
nella poesia invece lo spirito si realizza nelle sensazioni evocate dalle parole
poetiche. Pertanto la musica è il mezzo più adatto per esternare lo spirito. Il periodo
romantico, però, rappresenta al contempo anche la crisi dell'arte moderna: ormai lo
spirito a maturato il suo essere assoluto e non potrà mai più trovare nessuna
rappresentazione sensibile adeguata.

B RELIGIONE: Quello che l'arte esprime con le forme sensibili, la religione lo fa


tramite la rappresentazioni intellettive. Si passa, quindi dall'intuizione sensibile a
quella intellettiva; l'assoluto non è ancora concepito come soggetto, bensì è Dio, un
oggetto trascendente diverso dall’uomo. La dialettica religiosa e, quindi, lo sviluppo
dell'idea divina nella coscienza umana. La comprensione della religione si articola
tramite racconti; la superiorità della religione sull'arte si esprime nel fatto che essa è
spesso la sorgente del genio artistico; inoltre, la religione parla a tutti, l'arte a pochi.
Anche la religione a conosciuto lo sviluppo storico:

1. La religione naturale: caratterizza il feticismo e la stregoneria delle tribù asiatiche


e africane; si

eleva poi al panteismo orientale. Nelle prime Dio è impersonale e si manifesta negli
elementi naturali, mentre nelle seconde è la sostanza dei fenomeni. Le religioni
naturali diventano religioni della libertà, che vedono Dio come spirito libero, tra i
persiani i siriani e gli egiziani. Tuttavia la loro essenza è ancora naturalistica.

2. La religione determinata: è quella giudaica, greca e romana e porta


all'antropomorfizzazione di Dio, come essere spirituale e personale.

3. La religione compiuta: è la religione cristiana, quella assoluta, in cui Dio è puro


spirito. Per Hegel è la vera religione perché i suoi dogmi hanno il contenuto
concettuale più ricco, che la filosofia interpreta razionalmente.

B FILOSOFIA: Comprende l'oggettività dell'arte e la soggettività della religione e


rappresenta la categoria suprema dello spirito. L'assoluto si comprende
esplicitamente come soggetto e oggetto. Il pensiero si è liberato da ogni intuizione
sensibile può considerare l'assoluto come il motore del suo processo di auto
manifestazione. Ha davanti a sé la pura essenza. La filosofia parla dell'assoluto in
maniera concettuale e non più rappresentativa. Per Hegel, il suo pensiero è il senso
della storia della filosofia, grazie al quale possiamo capire la storia del mondo. È il
primo a fornire un vero e proprio sistema organico; la successione storica dei vari
sistemi filosofici coincide con la deduzione logica delle categorie, vuole vedere il
nesso tra i filosofi poiché sembrano tutti contraddire l’altro.

Per Hegel la filosofia è la forma in cui noi insieme ai nostri predecessori


arriviamo alla verità. Ogni pensatore porta alla luce una categoria. La storia
della filosofia è un sistema

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