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LA BATTAGLIA PER L’AUTONOMIA DELLA SCIENZA E IL RIFIUTO DEL PRINCIPIO D’A UTORITÀ
Al contrario di altri dotti contemporanei, Galileo non nascose mai le sue scoperte, ma lotta per la liberta e l’autonomia
della scienza, una necessità storica di primaria importanza. Contro l’autorità religiosa (Chiesa) e culturale (aristotelici).
Esperienza e verifica
L’esperienza galileiana è il frutto di un’elaborazione teorico-matematica dei dati.
L’esperienza ordinaria è ben lontana dalla scienza di Galileo:
1. Perché l’esperienza quotidiana, contro cui dovette scontrarsi per tutta la vita, può essere ingannevole.
Vi è un divorzio tra mondo della fisica e mondo comune.
2. Perché l’esperienza ordinaria non ha valore scientifico se non viene legittimata dall’esperimento.
L’esperienza è quindi l’esperimento.
La verifica galileiana è una procedura complessa, volta a riprodurre un evento in determinate condizioni.
Lo scienziato deve cercare quindi di riprodurre il fenomeno in modo semplificato, astraendo le circostanze superflue,
pervenendo a condizioni spesso astratte, o che al massimo esistono in laboratorio. Da qui nascono i cosiddetti
“esperimenti mentali” (che si ricollegano in qualche modo alle necessarie dimostrazioni), per mezzo dei quali lo
scienziato tenta di spiegare qualcosa senza l’utilizzo di strumenti o comunque della verifica pratica.
METODO E FILOSOFIA
Dalla rivoluzione scientifica e dal metodo galileiano emerge lo schema concettuale della rivoluzione scientifica:
Concezione della natura come ordine oggettivo e causalmente strutturato di relazioni governate da leggi.
Concezione della scienza come sapere sperimentale-matematico e intersoggettivamente valido.
- Rifiuto del finalismo: Le opere della natura trascendono l’uomo, è impensabile non considerare le opere che non
sono chiare o che non sono finalizzate in modo utile all’uomo. Dato questo: non dobbiamo cercare perché la
natura operi in un certo modo (causa finale), ma solo come opera (causa efficiente).
- Rifiuto dell’essenzialismo: Lo scienziato deve occuparsi esclusivamente delle leggi che regolano i fatti.
Naturalmente, ciò non porta ad una negazione assoluta di finalità ed essenze, ma vengono ritenute non scientifiche.
IL PROCESSO
Le prime accuse da parte del clero e l’ammonizione del 1616
Le prime reazioni polemiche derivarono dal clero (e non dagli aristotelici), più precisamente dai domenicani (mentre
i gesuiti restavano più prudenti). Dopo due accuse di eresia, nel 1616 citò lo scienziato per il suo copernicanesimo e
l’idea che aveva del rapporto tra scienza e sacre scritture. Pian piano le polemiche passarono dal piano astronomico
a quello religioso, fino a quando i teologi definirono nel 1616 (anno in cui fu formalmente ammonito da Paolo V):
- La teoria eliocentrica: assurda e falsa filosoficamente ed eretica.
- La mobilità della Terra: assurda e falsa filosoficamente ed erronea nella Fede.
Il verbale con il quale è stato accusato Galileo però non riporta né firme di nessuno, e a causa di questo e altri
motivi alcuni filosofi sostengono che tale verbale sia stato creato a posteriori solo per avere prove scritte contro lui.
Ma c’è un documento che Galileo ottiene da Bellarmino dopo essere stato da lui convocato, che affermava che egli
era stato ammonito di non “difendere” e “sostenere” la teoria copernicana, ma che egli non abiurò e non fu punito.