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Galileo Galilei

Nato nel 1564 a Pisa. I suoi genitori, di media borghesia, nel 1574 si trasferirono a Firenze
dove compì i primi studi di letteratura e logica. Successivamente nel 1581 si iscrisse alla facoltà
di Medicina dell’università di Pisa, ma presto tornò a Firenze dove approfondì la matematica e
cominciò a compiere osservazioni fisiche. Nel 1589 ottenne la cattedra di matematica
all’università di Pisa (dove scoprì la caduta dei gravi). Compì molte scoperte astronomiche
grazie all’uso del cannocchiale, usato per la prima volta per scopi scientifici.
Tra le sue opere abbiamo:
-Il saggiatore
-Il dialogo sopra i 2 massimi sistemi del mondo, il tolemaico e il copernicano
-Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a 2 nuove scienze

Nel 1616 un’ammonizione del cardinale Bellarmino lo diffidò dal professare l’astronomia.
Nonostante la sconfitta, nel 1623 pubblicò Il Saggiatore e contemporaneamente lavorava al
Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, il tolemaico e il copernicano. Nel 1632 Galilei
venne citato dal Papa a comparire dinanzi al tribunale del Sant'uffizio di Roma. Il processo durò
fino al 22 Giugno 1633 e si concluse con l’abiura del filosofo. Morì poi l’8 Gennaio del 1642.

Battaglia per l’autonomia e la libertà della scienza: Galilei combatte con i nemici
della libera scienza, su 2 fronti: contro la chiesa; contro gli aristotelici.

1.Dio parla tramite: la Bibbia (libro scritto in lingua popolare che è finalizzata alla salvezza); la
Natura (libro scritto in lingua matematica che è finalizzata alla conoscenza).

2. Galilei stima Aristotele ma disprezza gli aristotelici perché si limitano a consultare i testi
delle biblioteche e il loro pensiero antiscientifico ostacola l’avanzamento del sapere.

Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo: il dialogo si innesta nel più ampio processo
di smantellamento della cosmologia aristotelico-tolemaica che anticipa la rivoluzione scientifica a
cavallo tra Seicento e Settecento, culminando poi nella filosofia dell’Illuminismo. In accordo con i
principi del metodo sperimentale e fondando le proprie argomentazioni sulle osservazioni
concrete condotte con l’uso del cannocchiale, Galilei focalizza l’attenzione sulla questione delle
maree, sostenendo la tesi - al giorno d’oggi, rivelatasi errata - che esse sarebbero il risultato della
rotazione della Terra (e quindi, come prova decisiva a sostegno del sistema eliocentrico).
La prima giornata si apre con la negazione della distinzione tra mondo celeste e mondo
terrestre, cioè uno dei capisaldi della fisica aristotelica; nella seconda giornata, vengono
confutate le teorie a favore della staticità della terra e viene riproposta la questione della caduta
dei gravi; nella terza giornata, viene dimostrata la rotazione terrestre; la quarta giornata tratta il
problema delle maree, collegato secondo Galileo ai moti di rotazione e rivoluzione del globo
terrestre e da lui posto alla base del sistema di prove a favore dell’eliocentrismo copernicano.
Gli studi fisici:
La demolizione della tradizionale visione del cosmo è strettamente connessa agli studi fisici, in
particolare a quella parte che riguarda il moto dei corpi di Galilei.

Il principio d’inerzia: per la fisica aristotelica la quiete era lo stato naturale dei corpi. I moti
venivano divisi in due tipi: naturali e violenti. Naturale è il moto con cui un corpo si dirige verso il
suo luogo naturale (che per i corpi pesanti è il basso e per quelli leggeri è l’alto), violento è il moto
che lo conduce fuori dal suo luogo naturale. Per spiegare come i corpi che si muovono di moto
violento potessero continuare a muoversi si ricorreva all’azione motrice dell’aria.
Con l’intuizione teorica del principio d’inerzia, secondo il quale un corpo tende a conservare
indefinitamente il proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, finché non intervengono forze
esterne a modificare tale stato, Galilei supera i pregiudizi per i quali la quiete è qualcosa di
naturale e il moto si mantiene finché permane la forza che lo ha provocato.

La legge sulla caduta dei gravi: la fisica aristotelica pensava che la velocità di caduta dei gravi
fosse direttamente proporzionale al peso dei corpi che cadono e che essa venisse accelerata
dalla spinta che l’aria comunica al moto.
Galilei, attraverso un ragionamento teorico, raggiunse risultati diversi: se due corpi dello stesso
peso cadono insieme, e durante la caduta si uniscono, essi costituiranno un corpo unico, che
avrà un peso doppio rispetto a ogni singolo corpo, ma che si muoverà con la medesima velocità,
in quanto nessuno dei due varia la propria velocità per il fatto di essere unito o staccato dall’altro.
Ciò significa che tutti i corpi, qualunque sia il loro peso, cadono con la stessa velocità. Se
l’esperienza diretta dovesse confutare tale legge (tipico è l’esempio della pietra e della piuma, che
paiono smentirla clamorosamente) ciò è dovuto alla resistenza del mezzo (in questo caso l’aria).

Il secondo principio della dinamica: questo è il principio secondo il quale le forze


applicate ai corpi determinano in essi non delle velocità, bensì delle accelerazioni, che
risultano proporzionali alle forze che le hanno prodotte.

Dimostrazione della teoria copernicana: tradizionalmente si riteneva che la Luna fosse


rivestita di una superficie liscia e levigata. Le osservazioni telescopiche di Galilei mostrarono
come molte delle macchie scure di essa fossero ombre proiettate dalle montagne lunari sotto
l’effetto della luce del Sole, e come la superficie della Luna fosse rugosa e ricoperta di
protuberanze, valli e anfratti. Aristotele credeva che la Terra fosse centro di molti astrali e che
un corpo in movimento nello spazio non potesse costituire un nucleo di movimento per altri
corpi. Invece Galilei scoprì i quattro satelliti di Giove che compiono attorno ad esso movimenti
analoghi a quelli che la Luna compie attorno alla Terra. Quindi se Giove ruota attorno al Sole
insieme ai suoi satelliti nulla vieta di pensare che anche la Terra, insieme ai suoi satelliti, possa
ruotare intorno al Sole. Grazie al telescopio Galilei scoprì sulla superficie del Sole macchie
oscure che si formavano e scomparivano dimostrando come anche i corpi celesti fossero
soggetti a fenomeni di alterazione e mutamento.

Il cannocchiale e il suo valore scientifico: gli strumenti d’osservazione, nel corso della
rivoluzione scientifica, assunsero un ruolo di particolare valore dovuto al fatto che Galilei,
molto probabilmente, senza il cannocchiale non avrebbe fatto tutte queste scoperte.
Nel Saggiatore Galilei scrisse che, venuto a conoscenza del fatto che un olandese aveva
presentato un occhiale mediante cui le cose lontane si vedevano così perfettamente come se
fossero molto vicine, aveva proceduto a riprodurne uno per proprio conto. Grazie a questo
cannocchiale riuscì a ottenere oltre trenta ingrandimenti lineari. Durante questo periodo il
cannocchiale veniva definito da tutti i teologi come un oggetto diabolico perché andava a
sostituire gli occhi naturali donati da Dio. Invece Galilei ebbe la geniale idea di puntare il
cannocchiale verso il cielo trasformandolo in un telescopio.

Il metodo della scienza


Galileo tende a distinguere nel lavoro della scienza due parti fondamentali: il momento risolutivo,
o analitico, e quello compositivo, o sintetico.
Il primo consiste nel risolvere un fenomeno complesso nei suoi elementi semplici,
quantitativi e misurabili, formulando un’ipotesi matematica sulla legge che lo governa.
Il secondo consiste nella verifica e nell’esperimento, attraverso cui si tenta di riprodurre
artificialmente il fenomeno, in modo tale che l’ipotesi venga accolta e trasformata in legge se
supera la prova, o sostituita da un’altra ipotesi in caso contrario.

Induzione e deduzione: con l’espressione sensata esperienza, che significa letteralmente


esperienza dei sensi, Galilei ha voluto evidenziare il momento osservativo induttivo della
scienza. La scienza galileiana attraverso un’attenta ricognizione dei fatti e dei casi particolari,
induce, sulla base dell’osservazione, una legge generale.

Con l’espressione necessarie dimostrazioni Galilei ha voluto evidenziare il momento ipotetico


deduttivo della scienza. Le necessarie dimostrazioni sono i ragionamenti logici, condotti su
base matematica, attraverso cui il ricercatore, partendo da un’intuizione di base e procedendo per
una supposizione, formula le sue ipotesi, per poi verificarle nella pratica.
In altre parole intuendo e ragionando Galilei arriva a delle ipotesi mediante le quali deduce il
comportamento probabile dei fatti che successivamente si propone di verificare.
[dal particolare al generale/dal generale al particolare]
Nel metodo scientifico galileiano si riscontra alternativamente la prevalenza del metodo
sperimentale (osservativo induttivo) oppure di quello teorico (ipotetico-deduttivo). I due momenti
sono tuttavia inseparabili e si richiamano sempre a vicenda.
Infatti le sensate esperienze presuppongono un riferimento alle necessarie dimostrazioni, in
quanto vengono rielaborate in un contesto matematico-razionale e quindi sono considerate nella
loro struttura quantitativa. Anche le necessarie dimostrazioni rimandano alle sensate esperienze,
sia perché l’esperienza fornisce lo spunto per le ipotesi, sia perché quest’ultime acquistano
validità solo mediante la conferma sperimentale.

Esperienza e verifica: l’esperienza è frutto di un’elaborazione teorico-matematica dei dati.


È di 2 tipi: immediata e scientifica. L’esperienza ordinaria è qualcosa di ancora ben lontano dalla
scienza di Galilei: in primo luogo, perché l’esperienza quotidiana può essere ingannevole; in
secondo luogo, perché l’esperienza, di per sé, non ha valore scientifico se non viene legittimata
dall’esperimento. La verifica invece è una procedura complessa, volta a creare le necessarie
condizioni affinché un certo evento possa prodursi.

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