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La rivoluzione scientifica

Si suole ormai comunemente denominare “rivoluzione scientifica”, l’ambito cronologico tra


la data di pubblicazione del capolavoro di Copernico ‘’Le rivoluzioni dei corpi celesti’’ (1543)
e quella dell’opera di Newton ‘’I principi matematici di filosofia naturale’’ (1687). Dalla
rivoluzione scientifica in generale, e dalla metodologia galileiana in particolare, emergono:
a) la concezione della natura come ordine oggettivo governato da leggi;
b) la concezione della scienza come sapere sperimentale-matematico, avente
come scopo la conoscenza del mondo circostante.
Quindi dal punto di vista scientifico la natura finisce per essere nient’altro che
l’insieme delle leggi che regolano i fenomeni e li rendono prevedibili.
La scienza è un sapere sperimentale, perché si fonda sull’osservazione dei fatti e perché le
sue ipotesi vengono giustificate su base empirica e non puramente razionale. Tuttavia,
l’esperienza di cui parla la scienza, non è una semplice e immediata registrazione di fatti,
bensì una costruzione complessa, che mette capo all’esperimento, cioè a una procedura
appositamente costruita per la verifica delle ipotesi. La scienza è un sapere matematico
che si fonda sul calcolo e sulla misura. Pertanto la quantificazione si configura come una
delle condizioni imprescindibili dello studio della natura. Il fine della scienza è la
conoscenza oggettiva del mondo e delle sue leggi. Conoscere le leggi della natura vuol
dire, nel contempo, poterla controllare e dirigere a nostro vantaggio.

La formazione degli Stati cittadini e nazionali, parallela al consolidarsi della civiltà urbano
borghese, produce un sistema di vita più complesso e dinamico, che produce una serie di
“nuove” esigenze e “bisogni” sociali. L’imponente struttura organizzativa delle monarchie
europee e lo spirito imprenditoriale e affaristico dei ceti mercantili si traducono in maggiori
richieste tecniche. I nuovi bisogni sono concretizzati nelle nuove esigenze tecniche, che
fungono da stimolo per la creazione di un nuovo sapere oggettivo. Le maggiori richieste
tecniche fanno sì che gli artigiani tradizionali si appellino agli studiosi in possesso di
nozioni matematico-fisiche. Così, ad esempio, accade che gli artigiani della armi da
fuoco chiedano informazioni ai matematici circa la traiettoria dei proiettili. Viceversa,
abbiamo scienziati che “ascoltano” le osservazioni di modesti orologiai, nautici, piloti ecc.,
per carpire notizie delle attività che svolgono da anni. In tal modo si afferma l’alleanza tra
tecnici e scienziati. (scienza finalizzata alla tecnica: Bacone)

Dal geocentrismo all’eliocentrismo: la prima scossa decisiva all’imperante sistema


geocentrico tradizionale venne dal polacco Niccolò Copernico. Studiando la dottrina
tolemaica la ritiene troppo complessa. Fa delle ricerche e negli scritti di alcuni filosofi antichi
trova la teoria eliocentrica e, ritenendola più semplice, la fa propria. Al centro dell’universo
sta, immobile, il Sole; attorno al Sole ruotano i pianeti; la Terra prende posto tra questi e gira
su se stessa, originando così il moto apparente, attorno ad essa, del Sole, dei pianeti e
delle stelle; la luna ruota attorno alla Terra; infine, lontane dal Sole e dai pianeti, stanno,
fisse, le stelle.

Razionalismo ed empirismo: La filosofia di Cartesio, Spinoza e Leibniz si basa sul


razionalismo: l’utilizzo del metodo scientifico da applicare alla conoscenza per arrivare alla
verità. La filosofia di Locke, invece, si basa sull’empirismo: le idee nascono dall’esperienza.
L’evoluzione della scienza apre le porte a una visione meccanicistica che, a differenza di
quella finalistica, porta lo scienziato a ricercare le cause e non la motivazione finale.

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