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DOMANDE SU KUHN
3. Secondo Kuhn, ogni osservazione empirica assume un significato diverso, a seconda del
contesto teorico in cui la si interpreta. Si può affermare quindi che per quest’ultimo, i dati sono
carichi di teoria: non sono i fatti a offrirsi alla teoria, ma quest'ultima che stabilisce che cosa sia
un fatto e quale significato esso abbia. In quest'ottica non è possibile paragonare due diverse
teorie perché, per quanto in entrambe possono ricorrere gli stessi termini, essi differiscono tra
loro dal punto di vista del significato, il quale viene la retribuito a partire dal quadro concettuale
in cui sono inseriti.
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1. A partire dalla seconda metà del sedicesimo secolo, la natura era intesa come un ordine oggettivo,
ovvero, che costituiva un oggetto in cui caratteri non hanno niente a che fare con la dimensione
spirituale dell'essere umano cioè i suoi fini, bisogna desideri.
Inoltre, la natura è intesa come un insieme di relazioni, perché lo sguardo del ricercatore è fisso
sulle relazioni riconoscibili che legano i fatti tra loro.
Più precisamente, la natura è intesa come un ordine relazionale di tipo causale perché secondo la
nuova concezione scientifica, nel mondo nulla avviene a caso ma tutto è il risultato di cause ben
precise.
Infine, i fatti della natura sono concepiti come governati da leggi perché, essendo causalmente
legati tra loro, obbediscono a regole uniformi che rappresentano i modi necessari o principi
invarianti attraverso i quali la natura opera.
Di conseguenza, dal punto di vista scientifico la natura finisce per identificarsi con l'insieme delle
leggi che regolano i fenomeni e li rendono prevedibili.
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1. Il contesto storico in cui nasce la rivoluzione scientifica è determinato dal nuovo tipo di società che
produce un sistema di vita più complesso e dinamico, dove emergeranno nuovi bisogni. In
particolare, l'imponente struttura organizzativa delle monarchie europee e, lo spirito
imprenditoriale e affaristico dei ceti mercantili, si traducono in maggiori richieste tecniche. Esse
fungono quindi, da stimolo per la creazione di un sapere che rende possibile agire nel mondo in
modo più incisivo ed efficace. In tal modo si profila quell'alleanza fra tecnici e scienziati che
costituisce una delle caratteristiche salienti della rivoluzione scientifica e che porta al superamento
dell’abisso tra scienza pura e applicazioni pratiche. Un esempio può essere che le maggiori esigenze
tecniche fanno sì che gli artigiani tradizionali risultino spesso impreparati a risolvere nuovi problemi
e siano perciò costretti a interpellare studiosi in possesso di più ampie nozioni matematico fisiche:
questo porterà quindi a far diventare la connessione tra scienza e tecnica tanto stretta.
2. Il Rinascimento può essere considerato tra le matrici della rivoluzione scientifica per due aspetti
principali:
con la sua tendenziale laicizzazione del sapere e la sua rivendicazione della libertà della
ricerca intellettuale nei confronti della tradizione ufficiale, aveva aperto la strada
all'autonomia della scienza.
In secondo luogo, l'umanesimo ed il Rinascimento, attraverso il principio del “ritorno al
principio” e attraverso la traduzione di molte opere filosofiche e scientifiche dell'antichità,
avevano favorito la riscoperta di dottrine e figure che erano state trascurate per secoli,
come le teorie eliocentriche dei pitagorici, l'atomismo di Democrito, gli studi e le macchine
di Archimede e le ricerche dei geografi, degli astronomi e dei medici dell'età ellenistica.
Soprattutto il Rinascimento aveva posto poi, le condizioni culturali di fondo per uno sviluppo più
ampio dell’indagine naturale, in particolare:
l'aristotelismo rinascimentale che aveva difeso i diritti della ragione indagatrice e aveva
elaborato quella concezione di un ordine naturale immutabile,
Telesio aveva chiarito che i principi del mondo fisico, sono principi sensibili, pervenendo
all'idea di una spiegazione della natura per mezzo della natura
la magia aveva poi contribuito a diffondere la concezione dell'uomo come il signore delle
forze naturali anticipando la convinzione di un carattere attivo operativo del sapere
infine, rinverdendo il platonismo e il pitagorismo aveva offerto la scienza alla convinzione
che la natura è scritta in termini geometrici e pertanto, l'unico linguaggio adatto ad
esprimerla è quello rigoroso della matematica.
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1. L’universo aristotelico tolemaico era concepito come unico, chiuso e finito, fatto di sfere
concentriche, geocentrico e diviso in due parti qualitativamente distinte.
L'universo era:
unico perché pensato come il solo universo esistente, chiuso perché immaginato come una
sfera limitata dal cielo delle stelle fisse
finito in quanto chiuso coerentemente con la convinzione aristotelica secondo cui l'infinito
era soltanto un'idea e non una realtà attuale
fatto di sfere concentriche intese non come puri tracciati matematici ma come qualcosa di
solido reale su cui erano incastonati i pianeti e le stelle
geocentrico perché al di sotto del cielo della luna comprendeva la zona dei quattro
elementi con la terra immobile al centro di tutto
qualitativamente differenziato in due zone cosmiche ben distinte una perfetta e l'altra
imperfetta. La prima era quella dei cieli ovvero del mondo sopra-lunare, costituito di un
elemento divino, ovvero l’etere, incorruttibile e perenne, il cui unico movimento era di tipo
circolare uniforme, senza principio e senza fine, eternamente ritornante su sé stesso. La
seconda era quello del cosiddetto mondo sub-lunare, formato dai quattro elementi aventi
ognuno un suo luogo naturale e dotati di un moto rettilineo, che avendo un inizio e una
fine, dava origine ai processi di generazione e di corruzione di tutte le cose.
2. Il sistema copernicano, proposto da Niccolò Copernico, creò un nuovo modello astronomico dove,
al centro dell'universo si trovava il sole, che era immobile e a cui attorno ruotavano i pianeti dove
tra di essi, era presente anche la Terra, la quale, oltre a ruotare intorno al sole, ruotava anche su sé
stessa, originando così il moto apparente degli astri attorno ad essa. Anche la luna girava attorno
alla Terra, mentre lontane dal sole dai pianeti si trovavano le stelle fisse e immobili. Questa nuovo
visone, pur essendo rivoluzionaria, non superava del tutto la vecchia immagine di universo.
Copernico, continuava a concepire l'universo come sferico unico e chiuso dal cielo delle stelle fisse.
Inoltre, accettava il principio della perfezione dei moti circolari uniformi delle sfere cristalline,
pensate ancora come entità reali e incorruttibili.