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La rivoluzione scientifica ha inizio dalla pubblicazione dell’opera di Copernico ‘Le rivoluzioni dei corpi celesti’

nel 1543 e fine con l'opera di newton ‘principi matematici di filosofia naturale’ nel 1687.

Le domande che sporgono durante questo periodo sono le seguenti:

 Quali sono i fattori che hanno prodotto la scienza?


 Se l’universo è veramente infinito come dicono gli scienziati?
 Qual' è il rapporto fra Dio e l’uomo?

NUOVA VISIONE DELLA NATURA

 La natura come ordine oggettivo: poiché essa non ha niente a che fare con l’uomo
 La natura come causale: nulla avviene per caso, ma tutto è il risultato di cause ben precise. Per
causalità galilei intende un rapporto costante ed univoco tra due fatti, dei quali, dato l’uno, è dato
l'altro e tolto l’uno è tolto l'altro, ed è ammessa solo la causa efficiente.
 La natura come ordine relazionale: la natura è vista come un insieme di relazioni e non come un
sistema di ‘essenze’. Il ricercatore è fisso sulle relazioni causali riconoscibili che legano i fatti fra loro.
Allo scienziato non importa di mettere alla luce la ‘’sostanza’’ di un fatto come il fulmine, ma di
chiarire i rapporti che hanno causato questo fenomeno.
 La natura come ordine retto da leggi: i fatti della natura sono governati da leggi che regolano i
fenomeni della natura, i fatti accadono secondo un ordine causale governato da regole precise.

NUOVA VISIONE DELLA SCIENZA

 La scienza come sapere sperimentale: perché si fonda sull'osservazione dei fatti e le ipotesi vengono
verificate su base empirica.
 La scienza come sapere matematico: perché si fonda sul calcolo e sulla misura, i dati raccolti vengono
trasformati in formule precise. Pertanto, la ‘’quantificazione’’ si configura come una scienza delle
condizioni imprescindibili dello studio della natura.
 La scienza come sapere intersoggettivo: I procedimenti e i risultati della scienza devono essere
pubblici, cioè essere portati a conoscenza di tutti perché ognuno possa controllare la validità delle
teorie e delle scoperte scientifiche.
 La scienza come sapere volto a conoscere e dominare il mondo: lo scopo della scienza è la
conoscenza oggettiva del mondo e delle sue leggi. Sapere è potere. F. Bacone

I FATTORI CHE HANNO FAVORITO LA RIVOLUZIONE


Scoperte/esplorazioni geografiche: nuova visione del mondo ma anche contatti con culture altre.

 La formazione degli Stati nazionali, col loro complesso apparato amministrativo, ed il consolidarsi
della civiltà urbano-borghese producono un sistema di vita più complesso e dinamico, che comporta
una serie concomitante di nuove esigenze e bisogni sociali:
 Rapporti tra scienza e tecnica: Questa congiunzione di teoria e pratica, di scienza e tecnica è una delle
caratteristiche fondamentali della scienza moderna, diversamente dal sapere medievale che
manteneva ben separate le arti liberali dalle arti meccaniche.
NUOVO PARADIGMA
Nuova visione del mondo, si passa dal geocentrismo(aristotelico-tolemaico) all’eliocentrismo.
 Modello astronomico che pone la Terra al centro dell'sistema solare, mentre tutti gli altri astri
ruoterebbero attorno ad essa.
 Il secondo ipotizza che il Sole sia al centro del sistema solare e dell'universo.

UNIVERSO ARISTOTELICO TOLEMAICO:

L'universo degli antichi: unico, chiuso, finito eterno e perfetto.

Il cerchio era considerato la forma perfetta, pertanto i movimenti dei corpi celesti dovevano essere circolari ed
il cosmo doveva essere suddiviso in una serie di sfere concentriche (55). La sfera centrale (detta anche
“sublunare”), composta dai quattro elementi dei filosofi pre-socratici (acqua, aria, terra e fuoco) era occupata
dalla Terra e dalla sua atmosfera ed era ritenuta "imperfetta", sia perché entro di essa i moti erano rettilinei,
sia perché mutevole. Al di fuori di questa sfera ve ne erano altre otto, composte di un quinto elemento
incorruttibile, l'etere che componevano la parte celeste del cosmo. Le prime sfere corrispondevano ai sette
pianeti (nell'ordine: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno) e l'ultima alle stelle fisse. Ogni
oggetto celeste era "incastonato" nella propria sfera e ne condivideva il moto circolare uniforme (perfetto,
immutabile ed eterno) attorno alla Terra. L'osservazione del moto dei pianeti sembrava però contraddire tale
sistema, tra le anomalie planetarie più evidenti c’era il cosiddetto “moto retrogrado di Marte”. Il pianeta rosso
difatti nel corso della sua rivoluzione apparente inverte la propria direzione. Le anomale planetarie costrinsero
gli astronomi a sviluppare nuovi concetti matematici per mantenere la coerenza del sistema aristotelico-
tolomaico. Il più importante è il cosiddetto sistema epiciclo deferente: Marte avrebbe due moti perfettamente
circolari, uno attorno alla Terra e uno attorno a una circonferenza minore il cui centro è su quella maggiore,
l’osservatore posto sulla Terra vede la risultante di questi due movimenti circolari.

VISIONE ELIOCENTRICA

La teoria eliocentrica venne elaborata prima da Copernico, astronomo polacco (1473-1543) le poi
sperimentata, dimostrata e approvata da Galileo Galilei, grazie al cannocchiale e al metodo sperimentale.
Quando usiamo il termine rivoluzione copernicana ci riferiamo proprio a questo profondo cambiamento di
pensiero. Copernico espose la sua teoria in un libro dal titolo De revolutionibus orbium coelestium (Sulle
rivoluzioni dei corpi celesti) pubblicato nel 1543, l’anno della sua morte. Questo studio contiene anche una
corretta definizione dell’ordine dei pianeti, del movimento della Terra intorno al proprio asse e del fenomeno
degli equinozi. La teoria non era senza difetti, per esempio Copernico parlava di orbite circolari, mentre oggi
sappiamo che sono ellittiche.

Le ipotesi di Copernico:

 La terra compie una rotazione completa attorno il proprio asse nel giro di 24 ore.
 La Terra non è centro dell’universo e compie una rivoluzione attorno al sole in un anno
 I pianeti insieme alla Terra ruotano su orbite circolari attorno al Sole che è centro dell’Universo.
Concepiva ancora l’universo come unico, sferico e chiuso dal cielo delle stelle fisse e accettava ugualmente l’idea della
 perfezione dei moti circolari delle sfere cristalline.

GALILEO GALILEI (1564-1642)

Nasce a Pisa. A Firenze compie iniziali studi di letteratura e di logica. Poi a Pisa si iscrive alla facoltà di medicina
che però non termina per dedicarsi invece allo studio della matematica. Per diciotto anni insegna matematica
all'Università di Padova. Dopo Padova, Galilei è chiamato a Firenze e a Pisa per ricoprire la carica di primo
matematico.

Grazie all'uso del cannocchiale-telescopio (1609), la cui scoperta è attribuita ad un olandese ma che Galilei per
primo utilizza come strumento scientifico, egli realizza prime ed importanti verifiche sperimentali della teoria
eliocentrica copernicana.

Condannato per eresia dalla Chiesa, è mandato in esilio nella sua villa privata di Arcetri dove trascorre in
solitudine gli ultimi anni di vita.

Le opere "Sidereus nuncius" e "Dialogo sopra i due massimi sistemi"

Nella sua opera "Sidereus nuncius" (Annuncio astrale), Galilei annuncia la scoperta di stelle non visibili
all'occhio umano, dimostrando così che l'universo è più ampio di quello concepito dal vecchio sistema
tolemaico-aristotelico. Scopre che la superficie della Luna non è liscia e perfetta, dimostrando in tal modo che
è falsa la teoria di Aristotele. Scopre anche quattro satelliti di Giove, scoperta questa che rafforza la teoria
eliocentrica.

Galilei, dunque, accetta la teoria eliocentrica copernicana, affermando inoltre che la scienza è autonoma sia
nei confronti del "principio di autorità" (per il quale le teorie degli autorevoli pensatori antichi sono indiscutibili
e vanno accettate senza riserve) sia nei confronti della fede e della religione. Per tali motivi Galilei viene
criticato e combattuto sia da parte dei filosofi seguaci di Aristotele sia da parte della Chiesa. Viene denunciato
al Sant'Uffizio e subisce una prima ammonizione da parte del cardinale Bellarmino (1616) perché abbandoni la
teoria e la divulgazione del nuovo sistema astronomico copernicano.

Nell'altra e sua più celebre opera "Dialogo sopra i due massimi sistemi", scritta in forma di dialogo nel 1632,
Galilei mette a confronto i due massimi sistemi astronomici che allora erano fra di essi in contrasto, cioè il
vecchio sistema tolemaico-aristotelico, geocentrico, ed il nuovo sistema copernicano, eliocentrico.

Personaggi: il copernicano Salviati, rappresentato come un uomo intelligente ed anticonformista, e dall'altra


c'è l'aristotelico e tradizionalista Simplicio, rappresentato come un uomo di mentalità conservatrice ed
attaccato all’"autorità" di Aristotele. Arbitro e moderatore del dialogo fra i due è Sagredo, un nobile veneziano
amico di Galilei.

Il "Dialogo" è diviso in quattro giornate.

Nella prima si pone sotto accusa la distinzione aristotelica fra mondo celeste e terrestre, per mostrare invece
che i due mondi non sono composte di materia diversa.

La seconda giornata è dedicata a smentire le obiezioni dei tradizionalisti contro il moto della Terra attorno al
Sole. I tradizionalisti obiettano che se davvero la Terra si muovesse solleverebbe un vento tale da spazzare via
tutti gli oggetti dalla superficie terrestre oppure che, se davvero la Terra si spostasse da ovest ad est, i gravi (i
pesi, gli oggetti) dopo essere stati lanciati in alto dovrebbero allora ricadere giù obliquamente, più verso ovest,
e non perpendicolarmente come invece si nota. Galilei, attraverso Salviati, risponde che sia l'aria, sia il vento,
sia i gravi partecipano allo stesso movimento della Terra e quindi, muovendosi insieme ad essa, noi non
notiamo il loro movimento perché anche noi ci muoviamo insieme alla Terra e con la stessa velocità. Sulla base
di queste argomentazioni Galilei formula il suo cosiddetto "principio della relatività galileiana".

Nella terza giornata viene dimostrato il moto di rotazione della Terra su sé stessa e nella quarta giornata
Galilei espone la sua teoria sulle maree.

METODO SCIENTIFICO

La definizione del metodo scientifico. Come abbiamo visto, la scienza moderna (come tale non si intende la
scienza contemporanea ma quella che va dal 1600 al 1800), è il risultato della rivoluzione astronomica e della
rivoluzione scientifica. La prima definizione del metodo della nuova scienza, ed in particolare del metodo
della fisica, è merito di Galilei, anche se egli non lo espone in modo sistematico; le parti ed elementi del
metodo si trovano tuttavia distribuiti nelle varie opere di Galilei. Galilei suddivide il metodo della scienza da un
lato in un momento risolutivo, o analitico, e in un momento complessivo, o compositivo o sintetico, nonché,
dall’altro lato, in "sensate esperienze" e in "necessarie dimostrazioni".

Galilei suddivide il metodo della scienza da un lato in un momento risolutivo, o analitico, e in un momento
complessivo, o compositivo o sintetico, nonché, dall’altro lato, in "sensate esperienze" e in "necessarie
dimostrazioni". Metodo scientifico galileiano:

1) momento risolutivo o analitico;

2) momento complessivo o sintetico;

3) sensate esperienze: per induzione;

4) necessarie dimostrazioni: per deduzione.

Il momento risolutivo o analitico (=scomporre) consiste nel risolvere, cioè nello scomporre un fenomeno
complesso nelle sue parti od elementi semplici, che siano misurabili e dunque quantitativi, formulando quindi
un'ipotesi matematica (una formula) in base a cui calcolare e spiegare quali relazioni vi sono tra le varie parti
del fenomeno complessivo considerato ed individuando conseguentemente la legge scientifica da cui queste
relazioni dipendono.

Il momento compositivo o sintetico (=rimettere insieme) consiste nella sperimentazione scientifica e nella
verifica, cioè nel tentativo di riprodurre artificialmente il fenomeno in modo tale che, se l'ipotesi formulata è
confermata dalla sperimentazione, essa è verificata (= fatta vera) e perciò viene accettata e formulata in veste
di legge scientifica, mentre se l'ipotesi non è confermata dalla sperimentazione viene falsificata (= fatta falsa)
ed abbandonata.
Come si può notare, per la scienza moderna la semplice esperienza sensibile, la semplice osservazione del
fenomeno, da sola non basta; essa deve essere tradotta ed organizzata come sperimentazione scientifica.

Per sensate esperienze (=le esperienze sensibili) Galilei intende il momento dell'osservazione induttiva della
scienza (induzione=passare dai casi particolari a quelli più generali), che è quello prevalente in talune scoperte.
Infatti, in predeterminati casi la scienza, mediante un'attenta osservazione dei fenomeni particolari, giunge per
induzione alla formulazione di una legge generale (ad esempio, osservando col telescopio che la superficie
della Luna è rugosa e non liscia e perfetta, come pure che nel Sole vi sono delle macchie, si giunge a formulare
la legge generale per cui sia i corpi celesti sia la Terra sono composti della medesima materia, smentendo così
la teoria di Aristotele che distingueva tra materia perfetta dei corpi celesti e materia imperfetta della Terra).

Per necessarie (=certe) dimostrazioni Galilei intende il momento ipotetico-deduttivo della scienza
(deduzione=passare dai casi generali a quelli particolari), il quale è prevalente in un altro tipo di scoperte (ad
esempio il principio di inerzia o quello della caduta dei gravi). Le necessarie dimostrazioni, chiamate anche
"matematiche dimostrazioni", sono ragionamenti logici, condotti su base matematica (pertanto non partono
dall'esperienza sensibile, dall'osservazione dei singoli fenomeni), mediante i quali si giunge a supporre, ad
ipotizzare, una teoria generale, riservandosi poi di verificarla nella pratica.

LE IDEE FILOSOFICHE CHE STANNO ALLA BASE DEL METODO SCIENTIFICO.

Ogni metodo scientifico non nasce soltanto in base alle scoperte ed alle conoscenze scientifiche, ma anche
da idee generali sul mondo (visioni del mondo) che sono idee di tipo filosofico, quali le idee, già viste in
precedenza, di oggettività della natura, di causalità, di razionalità, di legge scientifica. Così è anche per il
metodo della scienza moderna definito da Galilei.

Dal punto di vista filosofico rileva il fatto che il modo di vedere e di pensare la realtà da parte della scienza
moderna esclude ogni considerazione finalistica della natura, come pure ogni considerazione soggettiva: non
è compito della scienza cercare il "perché", ossia per quale fine la natura agisca un certo modo (causa finale)
ma solo "come" la natura agisce ed opera (solo la causa efficiente). Altrettanto, non possiamo giudicare ed
interpretare i fenomeni in modo soggettivo, cioè secondo i nostri desideri e sentimenti, ma soltanto in modo
oggettivo, cioè come essi sono in realtà, indipendentemente da ciò che vorremmo noi.

IN PARTICOLARE, IL METODO SCIENTIFICO MODERNO DEFINITO DA GALILEI SI BASA SULLE SEGUENTI IDEE
FILOSOFICHE:

1. La concezione della struttura (composizione) matematica del cosmo. Il mondo, la natura, dice Galilei è un
libro scritto in caratteri matematici. La forma delle cose che sono nell'universo è simile a quella dei cerchi, dei
quadrati, dei triangoli e delle altre figure geometriche, per cui le cose possono essere studiate e misurate
applicando il calcolo matematico e la geometria.

2. L'idea della maggior importanza degli aspetti quantitativi della realtà rispetto a quelli qualitativi, ossia delle
proprietà oggettive (o primarie) dei corpi (delle cose) rispetto alle proprietà soggettive (o secondarie). Le
proprietà oggettive caratterizzano i corpi in sé stessi: sono la figura, la grandezza, la quantità, il luogo, il tempo,
il movimento, eccetera. Le proprietà soggettive non sono vere proprietà dei corpi, ma soprattutto nostri modi
di percepirli, perché dipendono in gran parte dai nostri sensi: sono i sapori, i colori, gli odori, i suoni, eccetera,
che noi attribuiamo alle cose, ma che invece sono influenzati dalle sensazioni individuali di ciascuno.

RAPPORTO TRA SCIENZA E FILOSOFIA E TRA SCIENZA E FEDE. L'AUTONOMIA DELLA SCIENZA ED IL RIFIUTO
DEL PRINCIPIO DI AUTORITÀ.

Assolutamente forte è sempre stata in Galilei la difesa dell'autonomia e della libertà della scienza, cioè della
sua indipendenza da ogni condizionamento esterno. A differenza degli altri dotti del tempo, che avevano scelto
di non sfidare l'autorità culturale e religiosa prevalenti in quell'epoca, ossia di non andare contro "il principio di
autorità", Galilei è invece convinto che la battaglia per l'autonomia e la libertà della scienza, sia nei confronti
della vecchia filosofia sia nei confronti di certi dogmi e precetti della religione, sia della massima importanza.
Perciò Galilei combatte contro i pregiudizi sia dell'autorità culturale, personificata dai filosofi aristotelici, sia
dell'autorità religiosa, personificata dalla Chiesa.

LA LOTTA CONTRO GLI ARISTOTELICI E CONTRO IL PRINCIPIO DI AUTORITÀ: Non è vero che ciò che ha
affermato un sapiente antico, per quanto autorevole, debba essere per forza sempre certo e indiscutibile. In
verità, Galilei mostra stima per Aristotele e per gli altri scienziati antichi; il suo disprezzo è rivolto invece contro
i loro infedeli discepoli, soprattutto contro gli aristotelici del suo tempo i quali, anziché osservare e studiare
direttamente la natura, si limitano a consultare i testi e i libri degli antichi e più autorevoli sapienti affermando
che quanto è in essi scritto è indubitabile. Se Aristotele tornasse al mondo, prosegue Galilei, sarebbe certo
disposto lui per primo a cambiare le proprie idee in base alle nuove scoperte. Invece gli aristotelici seguitano
nel loro atteggiamento dogmatico (=che non accetta di essere messo in dubbio) ed antiscientifico, che ostacola
il progresso della scienza e del sapere.

LA LOTTA CONTRO LA CHIESA E I TEOLOGI

La Chiesa e i teologi avevano stabilito che ogni forma di sapere dovesse essere conforme non solo allo spirito
ma anche alla lettera della Bibbia e delle Sacre scritture. Galilei invece, che era uno scienziato ma anche un
uomo di fede, sostiene che tale modo di pensare è non solo di ostacolo al libero sviluppo del sapere e della
scienza, ma che danneggia la stessa Chiesa.

Perciò, nell'opera intitolata "Lettere copernicane" Galilei affronta il rapporto tra scienza e fede. Per Galilei la
natura, che è l'oggetto della scienza, e la Bibbia, che è la base della religione, non possono essere in contrasto
fra di loro perché derivano entrambe da Dio. Eventuali differenze e contrasti tra verità scientifica e verità
religiosa sono quindi soltanto apparenti e vanno risolti non cambiando le verità scientifiche e neppure
cambiando quelle religiose, bensì mediante l'interpretazione della Bibbia, cioè attraverso il modo di leggere
la Bibbia ed il significato da attribuire alle sue parole e ciò, prosegue Galilei, è cosa certamente lecita perché: a)
la Bibbia ha usato, per farsi comprendere anche dagli uomini non istruiti del tempo, un linguaggio popolare,
semplice e metaforico, volutamente non complicato e pertanto inadeguato a spiegare i fenomeni anche dal
punto di vista scientifico; b) la Bibbia non intende insegnare verità e leggi scientifiche, ma verità religiose, che
riguardano la salvezza e il destino ultraterreno dell'uomo, essendo suo scopo insegnarci, scrive Galilei, "come si
vadia al cielo e non come vadia il cielo". In quanto autonome e distinte tra di esse, scienza e fede non possono
essere paragonate fra loro, ma ciascuna rimane valida suo ambito e nei suoi scopi. Così come non è compito
della scienza di intervenire sulla fede e sulla religione, altrettanto non è compito della fede di intervenire su
questioni riguardanti i fatti scientifici naturali. La Bibbia non è un trattato scientifico: l'errore dei teologi è
quello di credere che la Bibbia debba essere valida anche per quanto riguarda le conoscenze della scienza.

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