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Emanuele Tartaglia

Dalla testa al cuore all'essere


Il pensiero che crea
Fisica quantistica, la fisica delle possibilità

E' stato ipotizzato in origine tutta la materia fosse compressa in un unico punto delle
dimensioni di un pisello, e che l'universo sia nato da un'esplosione, il Big Bang. Ma
prima del Big Bang cosa c'era? Noi riusciamo ad avvicinarci al momento dell'esplosione
fino a zero alla meno trentacinque secondi (zero seguito da trentacinque zeri), ma non
riusciamo ad arrivare al momento dell'esplosione, dove le leggi della fisica non si
applicano più. L'universo ha avuto un inizio ed è in espansione, ma dove finisce? E cosa
c'è dopo? C'è un fossato, un muro? Quanto è reale il nostro mondo? I nostri sensi ci
dicono che la pietra esiste, l'albero esiste, il tavolo esiste, il nostro cellulare esiste. Sono
senza dubbio materiali, solidi, reali.

La nostra storia risale a Cartesio (René Descartes, latinizzato in Renatus Cartesius e


italianizzato in Renato Cartesio, La Haye en Touraine, 31 marzo 1596 – Stoccolma, 11
febbraio 1650), che dice che la mente e la materia sono due realtà separate. Cartesio lasciò
alla religione tutto ciò che non è fisico, la mente, l'anima, lo spirito, e limitò la scienza a
quello che è soltanto fisico. Tracciò una linea e i due non si incontreranno più.

Le scoperte della fisica moderna resero indispensabili profondi cambiamenti in concetti


quali spazio, tempo, materia, oggetto, causa, effetto, ecc., e poiché questi concetti sono
fondamentali per il nostro modo di conoscere il mondo, non sorprende che i fisici,
quando furono costretti a modificarli, si sentissero profondamente disorientati. Tale
disorientamento spiega il perché del fatto che, quella che potrebbe essere la più grande
rivoluzione scientifica di tutti i tempi, sia passata per lo più inosservata agli occhi del
grosso pubblico.

La fisica classica
La concezione del mondo che fu trasformata dalle scoperte della fisica moderna era
costituita sulla base del modello meccanicistico newtoniano (Sir Isaac Newton,
Woolsthorpe-by-Colsterworth, 4 gennaio 1643 – Londra, 31 marzo 1727) dell’universo
che sorresse graniticamente tutta la scienza e che per quasi tre secoli offrì una solida base
alla filosofia naturale.

Lo scenario dell’universo newtoniano nel quale avevano luogo tutti i fenomeni fisici era
lo spazio tridimensionale della geometria euclidea classica: uno spazio assoluto, sempre
immobile ed immutabile. Tutti i mutamenti che si verificano nel mondo fisico erano
descritti in funzione di una dimensione separata, chiamata tempo, anch’essa assoluta,
che non aveva alcun legame con il mondo materiale e che fluiva uniformemente dal
passato al futuro, attraverso il presente. Gli elementi che si muovevano in questo spazio
e in questo tempo assoluti erano le particelle materiali. Nelle equazioni matematiche
queste venivano trattate come “punti materiali” e Newton le considerava oggetti piccoli,
solidi e indistruttibili dei quali era costituita tutta la materia.

Le leggi di Newton sono pronosticabili, possiamo sapere in anticipo che ogni cosa
lanciata cadrà. Nella visione di Newton prima c'è la causa, poi gli effetti. Isaac Newton fu
in grado di dimostrare che il mondo è logico e prevedibile. Per il modo di pensare che ne
risulta, il determinismo, tutto è definito prima che accada. Newton ridusse le domande
spirituali, religiose e metafisiche dell'uomo sul nostro mondo a mere previsioni
matematiche.

Il determinismo sostiene che tutti i moti, e qualsiasi altra cosa nell'universo, sono
predeterminati. L'universo quindi può essere considerato sia causale (governato da causa
ed effetto), sia deterministico (completamente prevedibile). Per ogni azione c'è una
reazione uguale e contraria. Con il determinismo tutto è inevitabile e spiegabile.

Questo modello era del tutto simile a quello degli atomisti greci, ma la differenza
fondamentale è che l’ atomismo di Newton contiene una precisa descrizione della forza
che agisce tra le particelle materiali: la forza di gravità, strettamente legata ai corpi sui
quali agiva e la cui azione si manifestava istantaneamente a qualsiasi distanza.

Secondo Newton, all’inizio Dio creò le particelle materiali, le forze che agiscono tra esse e
le leggi fondamentali del moto; in questo modo tutto l’universo fu posto in movimento e
da allora ha continuato a funzionare, come una macchina, governato da leggi immutabili.
Con rigoroso determinismo, tutto ciò che avveniva aveva una causa definita e dava
luogo a un effetto definito e, in linea di principio, si sarebbe potuto prevedere con
certezza il futuro di una parte qualsiasi del sistema se si fosse conosciuto in un qualsiasi
istante il suo stato in tutti i suoi particolari.

La base filosofica di questo determinismo rigoroso era la fondamentale divisione tra l’Io
e il mondo introdotta da Cartesio.

Laplace (Pierre-Simon Laplace, marchese di Laplace, Beaumont-en-Auge, 23 marzo 1749


– Parigi, 5 marzo 1827) riuscì a spiegare i moti dei pianeti, della luna e delle comete fin
nei minimi particolari, e mostrò che le leggi formulate da Newton assicuravano la
stabilità del sistema solare e trattò l’universo come una macchina capace di autoregolarsi
perfettamente.

Meno di cento anni più tardi fu scoperta una nuova realtà fisica che rese evidenti i limiti
del modello newtoniano e mostrò che nessuno dei suoi aspetti aveva validità assoluta.
Questa presa di coscienza non si verificò istantaneamente, ma fu avviata da avvenimenti
che erano già iniziati nel diciannovesimo secolo.

Quando Faraday (Michael Faraday, Newington Butts, 22 settembre 1791 – Hampton


Court, 25 agosto 1867), muovendo una calamita vicino a una bobina di rame, produsse in
essa una corrente elettrica, convertendo così in energia elettrica il lavoro meccanico
necessario per muovere la calamita, egli portò la scienza e la tecnologia a una svolta
decisiva. Il suo esperimento costituì la base dei successivi sviluppi teorici suoi e di
Maxwell (James Clerk Maxwell, Edimburgo, 13 giugno 1831 – Cambridge, 5 novembre
1879) che, alla fine, diedero luogo a una teoria completa dell’elettromagnetismo.

Essi sostituirono il concetto di forza con quello di campo di forze: invece di interpretare
l’interazione tra una carica positiva e una negativa dicendo semplicemente che le due
cariche si attraggono tra loro, come avviene per due masse nella meccanica newtoniana,
Faraday e Maxwell trovarono più appropriato dire che ogni carica crea nello spazio
circostante “una perturbazione”, o una “condizione”, tale che un’altra carica, se presente,
avverte una forza. Questa condizione dello spazio che ha la capacità di produrre una
forza è chiamata campo; essa è generata da una singola carica ed esiste
indipendentemente dal fatto che un’altra carica sia o meno presente nel campo e ne
avverta l’effetto. Il campo ha dunque una sua realtà e può essere studiato senza alcun
riferimento ai corpi materiali.

Il punto più alto raggiunto da questa teoria, chiamata elettrodinamica, fu la


comprensione del fatto che la luce non è altro che un campo elettromagnetico
rapidamente alternante e che si sposta nello spazio sotto forma di onda.

La fisica moderna
Agli inizi della fisica moderna si erge la straordinaria impresa intellettuale di un uomo,
Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955). Einstein era
profondamente convinto dell’armonia della natura e cominciò a muoversi verso una
fondazione unificata della fisica costruendo una struttura teorica comune per
l’elettrodinamica e per la meccanica, le due teorie distinte della fisica classica. Questa
struttura, nota come teoria della relatività speciale, comportava drastici cambiamenti nei
concetti tradizionali di spazio e tempo; essi, secondo questa teoria, sono strettamente
connessi e formano un continuo quadridimensionale, lo “spazio-tempo”. Perciò, nella
teoria della relatività, non si può mai parlare dello spazio senza parlare del tempo e
viceversa; essi diventano soltanto elementi del linguaggio che un particolare osservatore
usa per descrivere i fenomeni dal proprio punto di vista.
La modificazione dello spazio e del tempo comporta come principale conseguenza la
comprensione che la massa non è altro che una forma di energia.

La forza di gravità dei corpi dotati di massa, secondo la teoria di Einstein, ha l’effetto di
“curvare” lo spazio e il tempo. Ciò significa che l’ordinaria geometria euclidea non è più
valida in questo spazio curvo. Ovunque si presenti una massa lo spazio circostante è
curvo e il grado di curvatura dipende dalla massa dell’oggetto, e poiché nella teoria della
relatività lo spazio non può mai essere separato dal tempo, anche il tempo è influenzato
dalla presenza della materia e scorre dunque con ritmi differenti in punti diversi
dell’universo.

Non solo per la teoria di Einstein tutte le misure riguardanti lo spazio e il tempo sono
relative, ma l’intera struttura dello spazio-tempo dipende dalla distribuzione della
materia nell’universo.

Siamo dunque in un momento in cui non ha più senso parlare di “spazio vuoto” in
astrofisica e in cosmologia, le scienze dell’universo su larga scala, mentre il concetto di
corpo solido è stato spazzato via, come vedremo, dalla fisica atomica, la scienza
dell’infinitamente piccolo.

Al volgere del secolo, furono scoperti numerosi fenomeni in rapporto alla struttura degli
atomi e inspiegabili in termini di fisica classica. La scoperta del fenomeno della
radioattività innanzitutto, diede una prova definitiva della natura composta degli atomi,
mostrando che gli atomi delle sostanze radioattive non solo emettono vari tipi di
radiazione, ma si trasformano anche in atomi di sostanze completamente differenti.
Ernest Rutherford (I Barone Rutherford di Nelson, Brightwater, 30 agosto 1871 –
Cambridge, 19 ottobre 1937) si rese conto che le cosiddette particelle alfa emesse dalle
sostanze radioattive erano proiettili ad alta velocità e di dimensioni subatomiche,
utilizzabili per esplorare l’interno dell’atomo: potevano infatti essere lanciate contro gli
atomi e dal modo in cui ne fossero state deviate si sarebbero potute trarre conclusioni
sulla struttura degli atomi stessi. Quando Rutherford ci provò scoprì che, ben lungi dall’
essere particelle dure e solide come si riteneva che fossero nell’antichità, gli atomi
risultarono costituiti da una vasta regione di spazio nella quale particelle estremamente
piccole – gli elettroni - si muovevano attorno al nucleo, legati a esso da forze elettriche.
Negli anni Venti un gruppo internazionale di fisici che comprendeva il danese Niels
Bhor (Niels Henrik David Bohr, Copenaghen, 7 ottobre 1885 – Copenaghen, 18 novembre
1962), il francese Louis de Broglie (duca Louis-Victor Pierre de Broglie, comunemente
chiamato Louis de Broglie, Dieppe, 15 agosto 1892 – Louveciennes, 19 marzo 1987), gli
austriaci Erwin Schrodinger (Erwin Rudolf Josef Alexander Schrödinger, Vienna, 12
agosto 1887 – Vienna, 4 gennaio 1961) e Wolfgang Pauli (Wolfgang Ernst Pauli, Vienna,
25 aprile 1900 – Zurigo, 15 dicembre 1958), il tedesco Werner Heisenberg (Werner Karl
Heisenberg, Würzburg, 5 dicembre 1901 – Monaco di Baviera, 1 febbraio 1976) e l’inglese
Paul Dirac (Paul Adrien Maurice Dirac, Bristol, 8 agosto 1902 – Tallahassee, 20 ottobre
1984), chiarirono che queste particelle non erano affatto simili agli oggetti solidi della
fisica classica. In particolare essi dimostrarono che gli atomi riescono ad assorbire o
liberare energia solo in forma di pacchetti.

La fisica quantistica prende il nome dalla parola "quanti" usata da Max Planck (Karl
Ernst Ludwig Max Planck, detto Max, Kiel, 23 aprile 1858 – Göttingen, 4 ottobre 1947)
per descrivere la sua scoperta che l'energia funziona a blocchi o pacchetti discontinui,
che chiamò, appunto, quanti. La fisica quantistica, come la fisica classica, usa la
matematica per dimostrare la validità delle sue sperimentazioni.

Le unità subatomiche della materia sono entità molto astratte che presentano un
carattere duale. A seconda di come le osserviamo, ora sembrano particelle, ora onde; e
questa natura duale è presente anche nella luce, che può assumere l’aspetto di onde
elettromagnetiche o di particelle. Bhor chiamò complementarietà il dualismo manifestato
dalla materia nei processi di misura, per cui nel corso della misurazione sarà possibile
misurare o la posizione o la velocità, o l’aspetto ondulatorio o l’aspetto corpuscolare di
una particella, mai entrambe le cose contemporaneamente; esse sono complementari.

Un’altra conseguenza di questo assunto è che, a livello subatomico, la materia non si


trova con certezza in luoghi ben precisi, ma mostra piuttosto una “tendenza a trovarsi”
in un determinato luogo, e gli eventi atomici non avvengono con certezza in determinati
istanti e in determinati modi, ma mostrano una “tendenza ad avvenire”. Ne consegue
che non possiamo mai prevedere con certezza un evento atomico: possiamo solo dire
quanto è probabile che esso avvenga.

La meccanica quantistica rivela una fondamentale unità dell’universo: mostra che non
possiamo scomporre il mondo in unità minime dotate di esistenza indipendente; non
esiste nessun “mattone fondamentale” isolato, ma ci appare piuttosto come una
complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto che includono sempre l’osservatore
come elemento essenziale.

Tale concezione di unità dell’ universo deriva più direttamente dalla teoria del “non-
localismo”, secondo la quale tutte le manifestazioni dell’universo sono riconducibili ad
un’unica entità che viene chiamata Campo energetico unificato. La scienza scoprì infatti
che se dividiamo un protone, otteniamo due protoni gemelli. Se poniamo uno dei due
protoni nel cielo di Roma e l’altro nel cielo di Tokio, noteremo che l’uno avrà una
rotazione contraria a quella dell’altro. Ora, se interveniamo soltanto sul protone
collocato nel cielo di Roma e invertiamo la sua rotazione (spin), noteremo che anche il
protone nel cielo di Tokio, pur non essendo minimamente manipolato, inverte la sua
rotazione. Questa inversione avviene istantaneamente, alla velocità del pensiero.
Subito dopo la formulazione della meccanica quantistica, divenne chiaro che una teoria
completa dei fenomeni nucleari non solo doveva essere una teoria quantistica, ma
doveva anche tenere conto della teoria della relatività, dato che le particelle confinate in
uno spazio di dimensioni piccole come quelle dei nuclei spesso si muovono con velocità
che si avvicina a quella della luce.

La teoria di Dirac non solo ebbe uno straordinario successo nello spiegare la struttura
fine dell’atomo, ma rivelò anche una simmetria fondamentale tra materia e antimateria.
Quando due particelle si scontrano con energie elevate, affermò Dirac, si frantumano in
più parti, ma queste non sono più piccole delle particelle originarie. Sono ancora
particelle dello stesso tipo, prodotte a spese dell’ energia di moto (energia cinetica)
coinvolta nel processo d’urto, distruttibili e indistruttibili allo stesso tempo. Questo stato
di cose è destinato a rimanere un paradosso fino a quando continuiamo ad assumere un
punto di vista statico secondo cui gli “oggetti” sono formati da “mattoni elementari”.
Solo quando si assume un punto di vista dinamico, relativistico, il paradosso scompare.

La teoria della relatività non solo ha modificato drasticamente la nostra concezione delle
particelle, ma ci mostra anche che forza e materia hanno la loro comune origine nelle
configurazioni dinamiche che chiamiamo particelle.

Nella fisica moderna, l’universo appare quindi come un tutto dinamico, inseparabile, che
comprende sempre l’osservatore in modo essenziale. Nell’esperienza che se ne può avere
i concetti tradizionali di spazio e tempo, di oggetti isolati e di causa ed effetto, perdono il
loro significato. Tale esperienza è molto simile a quella dei mistici orientali. La
somiglianza diventa evidente nella teoria della relatività e nella teoria quantistica, e si fa
ancora più forte nei modelli “quantico-relativistici” della fisica subatomica, ottenuti
combinando entrambe queste teorie, nei quali si producono le corrispondenze più
sorprendenti con il misticismo orientale.

Fisica molecolare e coscienza


La fisica molecolare si domanda oggi se esistono delle particelle che possano essere
considerate i mattoni della Coscienza. Questa domanda ne presuppone ovviamente
un’altra: esistono delle particelle subatomiche dotate anch’ esse di coscienza? La
domanda non è assurda; ogni individuo umano è costituito da molecole, le quali a loro
volta sono costituite da atomi che vengono costruiti con delle particelle elementari.
Ebbene, se gli uomini hanno una coscienza, questa non può che scaturire dai suoi
costituenti fisici primordiali.

Le domande che i fisici moderni si pongono nascono dai risultati di un esperimento. Se si


cerca di far passare una particella-onda attraverso la fessura di uno schermo, questa
inevitabilmente la attraverserà sotto forma di corpuscolo. Se le fessure sono due, la
particella, nonostante sia ancora orientata verso la prima fessura, passerà attraverso tutti
i e due i fori sotto forma di onda. Il fotone o l’elettrone, in altre parole, assumono un
atteggiamento intelligente in rapporto alle condizioni poste dallo sperimentatore.
Attraverso diversi esperimenti si giunge alla conclusione che la particella non solo
conosce se entrambi i fori sono aperti, ma anche se noi la osserviamo e quindi è in grado
di adeguare di conseguenza il suo comportamento.

L’interpretazione del mondo quantistico così come viene sostenuto da alcune scuole
come quella di Copenaghen, fa pensare che sia l’atto di osservare un sistema che lo forza
a divenire reale. Secondo un certo punto di vista, nel momento in cui l’elettrone viene
sparato, esso scompare e viene sostituito da una nube di elettroni fantasma. Ogni
elettrone fantasma (il fantasma non è altro che un’onda) segue una direzione diversa
verso lo schermo. Questa nube fantasma esiste e funziona solo se non viene osservata.
Nel momento in cui viene osservata soltanto un elettrone sopravvive, mentre gli altri
fantasmi si dissolvono nel nulla. L’elettrone che sopravvive si materializza come un
elettrone reale per l’osservatore.

Il primo principio della fisica quantistica sostiene che nel mondo dei quanti non si può
esaminare nulla senza alterarlo. Gli esperimenti fatti hanno dimostrato più e più volte
che quando l'esperimento è osservato si ottiene un certo risultato e, quando non lo è, il
risultato è diverso. Tutto questo ci conduce ad una deduzione: la nostra coscienza
potrebbe interferire con il Campo Unificato in maniera tale da indurlo a creare qualcosa
che parte dalla nostra stessa mente.

Dice il noto fisico David Bohm (Wilkes-Barre, 20 dicembre 1917 – Londra, 27 ottobre
1992): “Se si potrà dimostrare che esistono effettivamente dei legami tra i processi
quantistici e quello del pensiero, allora molte cose del pensiero potranno essere spiegate
in modo del tutto naturale”

Fisica della mente: ultima frontiera


Oggi si arriva a ipotizzare che il fenomeno della coscienza possa essere la conseguenza di
movimenti di elettroni all’interno dei microtubuli delle proteine che costituiscono ogni
organismo vivente. Sembra infatti che le proteine approfittino direttamente degli effetti
quantici per compiere attività che altrimenti sarebbero assolutamente impossibili.

Roger Penrose (Colchester, 8 agosto 1931), famoso fisico dell’Università di Oxford,


rifacendosi ad alcune pionieristiche ricerche dell’anestesiologo Stuart Hameroff (Buffalo,
16 luglio 1947) e del neurofisiologo Benjamin Libet (Chicago, 12 aprile 1916 – Davis, 23
luglio 2007), ipotizzò che i processi cerebrali come la coscienza o la consapevolezza
dovessero essere direttamente collegate al fenomeno fisico noto come “coerenza
quantistica”. Tale fenomeno è quel meccanismo fisico per cui i metalli portati a bassa
temperatura manifestano il fenomeno della superconduttività dell’ elettricità senza
opporre resistenza.

Una situazione molto simile, seppure in condizioni ambientali decisamente diverse,


avviene secondo Penrose anche a livello cerebrale, in particolare a livello dei tubuli:
l’evento cosciente nell’uomo, e cioè il passaggio dallo stato di pre-coscienza allo stato di
coscienza, avviene al raggiungimento da parte dei tubuli dello stato di massima
“eccitazione coerente”. Come gli elettroni nella superconduttività (che muovendosi
all’unisono permettono alla corrente di muoversi senza ostacoli), così la globalizzazione
della coerenza tra i tubuli cerebrali permette il verificarsi del processo cognitivo.

Il tempo di transizione della fase pre-cosciente alla fase cosciente con la conseguente
attivazione del segnale motore che consente ad esempio di muovere un braccio, dura
circa mezzo secondo. Il susseguirsi delle transizioni dal livello minimo al livello
massimo di coerenza dei tubuli, costituisce il “corso della coscienza”, lo scorrere del
tempo.

I fenomeni di coerenza quantistica oltre a spiegare razionalmente le dinamiche dei


processi cognitivi, darebbero conto di quello che Penrose chiama “Senso Unitario” della
mente. Il processo cosciente non può mai essere frutto dell’attivazione di una singola
area del cervello ma deve scaturire dall’ azione concertata in un gran numero di zone
della mente. L’oscillazione coerente dei tubuli, la quale interessa la maggior parte del
cervello, provvederebbe egregiamente a quel collegamento globale essenziale per l’
estrinsecazione dell’ atto mentale.
I principali esperimenti

La fisica quantistica si dimostra con formule matematiche, ma siamo in grado di capire


anche solo descrivendone i risultati sperimentali. Sono pochi gli esperimenti che ci
interessano e attraverso i quali riusciremo a dare la base scientifica e la giustificazione
alle nostre conclusioni, a quanto ci servirà per creare e gestire il nostro mondo.

L'esperimento della doppia fessura


L'esperimento della doppia fenditura è chiamato anche il papà di tutte le stranezze
quantistiche, ed è una variante dell'esperimento di Young (realizzato dal medico e
scienziato Thomas Young nel 1801, che dimostrò la natura ondulatoria della luce) che
permette di dimostrare la dualità onda-particella della materia. Richard Feynman era
solito ripetere che questo esperimento rappresenta la chiave per la comprensione della
meccanica quantistica.

Cos’è la luce? Ci sono due possibili risposte. Particelle o onda. Supponiamo che la luce
sia costituita da particelle: possiamo immaginarle come proiettili sparati da un fucile;
mettiamo un muro con due fessure, e dietro di questo, un altro muro in cui le particelle-
pallottole si vanno a piantare. Dopo aver sparato un gran numero di volte attraverso i
due fori, vi aspettate di trovare sul secondo muro due strisce di pallottole esattamente in
linea con le fessure stesse, il che è esattamente ciò che succede per le pallottole vere. Se
dimostriamo che la luce si comporta così, vuol dire che è fatta di fotoni.

Supponiamo invece che la luce sia un’onda; ripetiamo l’esperimento immergendo i due
muri in una vasca d’acqua, con un’onda che si propaga dalla sua fonte, raggiunge
entrambe le fessure, le oltrepassa, e così si “spezza” in due onde, ciascuna da una
fessura. Le due onde sarebbero esattamente uguali, ed avanzando verso il muro finale,
interferiscono una con l’altra. In certi punti, entrambe le onde cercano di fare la cresta, e
si sommano; in altri, una vuole fare la cresta e l’altra si abbassa, così si disturbano e
sottraggono.
Se invece dell’acqua si avesse della luce, e la luce fosse un’onda, il risultato sul muro
finale sarebbe una successione di righe bianche, più intense verso il centro, e nere,
chiamato “pattern d’interferenza”. Se dimostriamo che la luce si comporta così, vuol dire
che è un’onda.

Viene condotto l’esperimento e i risultato è: pattern d’interferenza. La luce è un’onda.


L’esperimento viene ripetuto sparando dal punto dove prima era la fonte luminosa
particelle/fotoni una alla volta. Così, non c’è modo che interferiscano una con l’altra.
Ovviamente, i fisici si aspettano che si creino sul muro in fondo due strisce sole, come
quando pensavamo di sparare pallottole. Basta aspettare abbastanza tempo, ed il
risultato è il pattern d’interferenza.

Prima stranezza. E’ come se ogni fotone sapesse che sono aperte entrambe le fessure, le
passasse, e si andasse a mettere sul muro in fondo in un modo che, assieme agli altri
fotoni, va a ricreare il pattern d’interferenza. Allora, i fisici decidono di verificare che
succede se rimane aperto un solo foro. Probabilmente i fotoni ricreano sul secondo muro
il pattern d’interferenza in ogni caso, no? No. Stavolta i fotoni si comportano da
particelle e vanno a piantarsi su una sola striscia del muro finale.

A questo punto, i fisici sono confusi. Come fa il fotone a sapere quando c’è una sola
fessura aperta, e si comporta da particella, rispetto a quando ce ne sono due, e crea un
pattern d’interferenza come fosse un’onda? E come fa, nel secondo caso, a creare un
pattern d’interferenza se, sparandoli uno alla volta, non possono interferire uno con
l’altro? Che fa? Passa una volta da un foro, una volta dall’altro? Si sdoppia? O che altro?
Le stranezze non sono finite.

I fisici decidono di appostarsi come osservatori, con uno strumento di misura, dopo il
muro con le fessure e rilevare il passaggio di ogni singolo fotone, per capire cosa fa.
Accendono lo spara-fotoni, aspettano il pattern d’interferenza e cosa succede? Non c'è.

Ora, con la presenza dell’osservatore, i fotoni si comportano come ci si aspetta, da


particelle, piantandosi in due strisce sul muro in fondo, senza creare il pattern
d’interferenza.

Stupefacente: senza osservatore, i fotoni creano un pattern d’interferenza. Con


osservatore, i fotoni si comportano normalmente da particelle. Che siano i fotoni, strane
particelle, i responsabili? Ebbene, lo stesso risultato si ha con elettroni ed atomi.

Young aveva provato che la luce è costituita da onde, Einstein che è costituita di
particelle. Ma come può, la luce, essere entrambe le cose? Il determinismo è dominante
nel pensiero sociale e religioso occidentale. La scienza è apprezzata perché fornisce
un'unica e completa risposta corretta.

Un principio base della fisica quantistica è che non possiamo osservare il mondo
subatomico senza alterarlo. Semplicemente osservando un'onda la trasformiamo in
particella.

Il fatto che la luce sia un'onda di energia se non la osserviamo, o una particella di materia
fisica se invece la osserviamo, significa che dipende da noi scegliere se osservare e
focalizzarci su una particella o meno. La luce farà la sua comparsa come particella o
continuerà la sua esistenza come onda dipendendo dalla nostra scelta.

L'osservatore determina la realtà che osserva. Se non ci focalizziamo sull'entità


subatomica, è solo un'onda che fluttua liberamente, ma se ci concentriamo su di essa e la
osserviamo, si solidifica in una particella di materia fisica. Poiché ogni atomo di questo
mondo è fatto di entità subatomico che si comportano in questo modo, che implicazioni
ha tutto questo nella nostra vita? Proprio come per le particelle di luce, qualsiasi cosa a
cui prestiamo attenzione accade nel nostro mondo.

Avete presente quei giorni in cui tutto sembra andare per il verso giusto e quelli in cui va
tutto male? Siete voi a crearli. Si tratta solo di assumersene la responsabilità e di
riconoscere ciò che avete scelto. E' l'atto stesso dell'osservare, del focalizzarsi che crea il
risultato. Il concetto più entusiasmante che deriva dal dualismo onda-particella è che si
può cambiare ciò che si sceglie di osservare e, facendolo, si può cambiare ciò che accade.
Potete far accadere nella vostra vita qualsiasi cosa vogliate veramente.

Fino a quando non lo rendiamo evidente il nostro universo, come la luce, esiste solo
come onde di energia, come onde di probabilità. Il mondo e l'attività delle entità
subatomiche corroborano l'idea che esista più di una realtà. In modo indiretto, la fisica
quantistica ratifica l'idea che il mondo sia soggettivo, individuale, cioè che ognuno di
noi abbia il proprio mondo, il proprio universo, con qualche verità in comune. Ogni
persona è totalmente responsabile del proprio universo. Abbiamo reso evidente il nostro
universo, solo che non ne eravamo consapevoli. Ciò su cui una persona si focalizza è ciò
che apparirà nella sua vita, nel suo mondo.

Esiste solo un'unica realtà non influenzabile dalle persone? O potrebbe essere possibile
che la verità sia soggettiva e quindi diversa per ogni persona che la sperimenta? Siamo
liberi di scegliere come dovrebbero essere le nostre vite, anzi, ne abbiamo la
responsabilità.

Riassunto
 Prendiamo uno schermo in cui è fatta una fenditura. Se spariamo contro lo schermo
delle sferette (corpi dotati di massa) abbiamo la formazione di una striscia
esattamente dietro lo schermo all'altezza della fenditura. Se spariamo contro lo
schermo un onda (solo energia) abbiamo anche in questo caso una striscia dietro lo
schermo all'altezza della fenditura.

 Prendiamo uno schermo con due fessure. Se spariamo contro lo schermo delle
sferette abbiamo la formazione di due strisce ognuna relativa ad una fenditura. Se
spariamo contro lo schermo un onda abbiamo un modello ad interferenza, tante
strisce relative ai punti in cui le onde si incontrano con lo schermo dietro le due
fenditure.

 Prendiamo uno schermo con una fessura. Spariamoci contro un fascio di elettroni.
Otteniamo una striscia continua dietro la fenditura come per il modello delle
palline.

 Prendiamo uno schermo con due fessure. Spariamoci contro un fascio di elettroni.
Otteniamo il modello di interferenza delle onde.

Con una fessura il fascio di elettroni si comporta come particella per due fessure come
onda.

Zero point energy


Nel 1948 Hendrik Casimir dimostrò l'esistenza della cosiddetta “energia di punto zero”
attraverso la sperimentazione dell’”effetto Casimir”.

Dato il principio di indeterminazione di Heisenberg non può esistere la "quiete" assoluta


e quindi non può esistere l'energia nulla. Se in un dato spazio eliminiamo tutte le
particelle e qualsiasi campo, resterà comunque un’energia di fondo che non potrà in
alcun modo essere eliminata, definita “zero point energy”.

L’intero universo è circondato da un infinito campo energetico e noi, i nostri corpi e tutto
ciò che esiste siamo molto semplicemente la materializzazione di questo campo
energetico. Il nostro cervello non è altro che un’antenna atta a ricevere informazioni
provenienti dal campo energetico stesso (inconscio collettivo).

Esiste quindi un campo di energia intelligente che tiene tutto ciò che esiste nell’universo
collegato. Quindi tutta la realtà risulta essere la materializzazione di questo campo o
matrice intelligente. Perciò oggi è acquisito che siamo avvolti da un infinito campo
energetico di cui la realtà che ci circonda ne è la materializzazione.

L’entanglement
Siamo abituati a pensare all'universo in termini di materia (tutto ciò che occupa spazio e
ha massa) e di vuoto (il 99% della materia e dell'universo è composto da vuoto).

E' stato teorizzato che la materia di cui è formato il nostro mondo non esiste nel modo in
cui noi crediamo che esista. Non c’è materia come tale. La materia esiste in virtù di un
campo di energia che tiene tutto insieme dietro il quale esiste inconfutabilmente
un’intelligenza che risulta essere la matrice di tutta la materia.
L’intero universo è circondato da un infinito campo energetico e noi, i nostri corpi e tutto
ciò che esiste siamo molto semplicemente la materializzazione di questo campo
energetico. Il nostro cervello non è altro che un’antenna atta a ricevere informazioni
provenienti dal campo energetico stesso (inconscio collettivo). Esiste quindi un campo di
energia intelligente che tiene tutto ciò che esiste nell’universo collegato. Quindi tutta la
realtà risulta essere la materializzazione di questo campo o matrice intelligente. Perciò
oggi è acquisito che siamo avvolti da un infinito campo energetico di cui la realtà che ci
circonda ne è la materializzazione.

Un esperimento molto interessante eseguito dagli scienziati nell’ambito della fisica


quantistica è quello che porta alla formulazione del concetto di “Entanglement ”.
L’esperimento in questione è stato realizzato per la prima volta nel 1997 presso
l’Università di Ginevra, dividendo un fotone in due, e ottenendo da esso due fotoni
identici. Entrambi gli elementi furono sparati, con delle apparecchiature molto
complicate e posizionati a 14 miglia di distanza l’uno dall’altro. Si riscontrò che
nonostante la distanza che li separava i due fotoni continuavano ad agire come se fossero
ancora collegati, uniti. In sostanza ogni modificazione che veniva effettuata su uno dei
due si realizzava istantaneamente anche sull’altro. Questo fenomeno venne definito
appunto “Entanglement”. Le particelle separate fisicamente sono comunque
energeticamente unite. Se potessimo tornare indietro nel tempo arriveremmo ad un
momento (precedente al Big Bang) in cui tutto era unito in un unico blocco di materia,
collegato fisicamente. Per l’effetto dell’ “Entanglement ” quindi possiamo affermare che
tutta la materia che deriva da quel “tutto unito” precedente al Big Bang, è ancora oggi
energeticamente collegata. Si può quindi dedurre che se tutto è collegato, e se esistono
questi canali di ‘comunicazione’ tra tutto ciò che compone la nostra realtà, noi abbiamo il
potere (se riusciamo a sintonizzarci con il Campo Energetico che collega tutto) di
conoscere tutto quanto l’esistente, sia che si tratti di realtà materiale o “astratta”, come
pensieri ed emozioni, e di comunicare con esso.

Phantom DNA
Lo scienziato russo Poponiam prese un tubo di vetro e creò ciò che potremmo chiamare il
vuoto (ma che di fatto sappiamo non essere tale). Successivamente a questa operazione
riscontrò che, infatti, l’interno del tubo non era esattamente vuoto ma si poteva verificare
la presenza di fotoni disposti in modo casuale. L’idea era quella di inserire il DNA
umano all’interno del tubo e di studiarne gli effetti. Ciò che avvenne fu incredibile: i
fotoni, disposti in modo disordinato e casuale, si allinearono all’elica del DNA in modo
speculare. Ma non solo, una volta estratto il DNA dal tubo i fotoni rimasero nella stessa
esatta posizione, comportandosi come se il DNA fosse ancora presente.
Da ciò si deduce che l’essere umano è in grado, grazie alla presenza del suo DNA, di
modificare la realtà circostante.

Tale risultato venne catalogato come “Phantom DNA” (DNA Fantasma).

Le emozioni modificano la materia


La ricerca ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che le emozioni esercitano
un'influenza diretta sul funzionamento delle cellule del corpo umano. Nel '900 alcuni
scienziati che collaboravano con l'esercito U.S.A. svolsero una ricerca per verificare se il
potere dei sentimenti continua ad avere un effetto sulle cellule viventi, in particolare sul
DNA, anche quando quelle cellule non fanno più parte dell'organismo umano.
I tessuti, la pelle, gli organi o le ossa, una volta rimossi dal corpo umano, non dovrebbero
avere più alcun collegamento con esso.

In una ricerca pubblicata sul periodico Advances nel 1993, l'esercito americano riferisce
di aver condotto esperimenti per stabilire con precisione se il collegamento
emozione/DNA permane dopo una separazione e, in tal caso, fino a quali distanze. I
ricercatori hanno iniziato effettuando un tampone sui tessuti all'interno della bocca di un
volontario.
Il campione è stato isolato e portato in un'altra stanza dello stesso edificio, dove si è
cominciato a studiare un fenomeno che secondo la scienza moderna non dovrebbe
esistere. In una cavità appositamente predisposta, sono state effettuate sul DNA delle
misurazioni elettriche per verificare se rispondeva alle emozioni della persona da cui
proveniva, cioè il donatore che si trovava in un'altra stanza, distante parecchie decine di
metri.

Al soggetto, sistemato nella sua stanza, è stata mostrata una serie di filmati
videoregistrati. Le immagini erano concepite per creare stati emotivi istintivi nel suo
organismo, per mezzo di temi che spaziavano da realistiche riprese fatte in tempo di
guerra, fino a immagini erotiche e situazioni comiche. L'idea era di far provare al
soggetto una serie di emozioni vere in un breve lasso di tempo.

Mentre le provava, in un'altra stanza veniva misurato il tipo di risposta che dava il suo
DNA. Quando le emozioni del soggetto toccavano alti o bassi “picchi” emotivi, le sue
cellule e il suo DNA producevano nello stesso momento una forte risposta elettrica.
Sebbene il soggetto e i suoi campioni fossero stati collocati a varie decine di metri di
distanza fra loro, il DNA si comportava come se si fosse trovato ancora fisicamente in
contatto col corpo del soggetto.

L'osservatore influenza ciò che viene osservato


In laboratorio, a Princeton negli anni '60, '70, '80, hanno inventato questa macchina per
indovinelli chiamata "generatore di eventi casuali" REG (Random Events Generator);
essenzialmente si trattava di questo: un atomo, decadendo con un certo ritmo, una volta
ogni tanto spingeva via un elettrone, e questo evento veniva misurato. Era una
macchinetta molto elaborata e costosa per fare testa o croce con una monetina. Testa,
croce, testa, croce, uno zero, uno, zero ecc. E su migliaia di eventi la media era
esattamente di 50% testa e 50% croce, in modo completamente casuale.

Quindi hanno preso questo generatore di eventi casuali e hanno invitato alcuni studenti
dicendo loro: "Focalizzatevi su questa macchina e provate a influenzarla in modo che
non funzioni più in modo casuale ma produca più volte uno che zero". E loro sono
riusciti a farlo.

Allora sono diventati complicati, perché sapete com'è, sono scienziati. Sono passati
all'audio, registrando dei bip e dei bup, e poi un'intera sessione di migliaia di bip e di
bup, dopodiché hanno preso il registratore e l'hanno chiuso in una cassaforte. Tre
settimane dopo l'hanno tolto dalla cassaforte e l'hanno dato a uno studente dicendo:
"vogliamo che tu influenzi questa registrazione in modo che non sia casuale, ma ci siano
più bip che bup". Lo studente ci si focalizza e lo restituisce agli scienziati che lo
inseriscono nella macchina e registrano i bip e i bup, ed ecco che non sono più casuali.
C'è una divergenza rispetto al cinquanta per cento, magari i bip sono il 52%, magari il
54%. Adesso sono nei guai; lo studente ha influenzato la registrazione magnetica nel
presente, per mezzo del dominio della mente sulla materia, oppure, siccome essi
sapevano della non-località, lo studente è effettivamente ritornato indietro non-
localmente nel tempo influenzando la macchina, in modo che al momento della
registrazione originaria della traccia questa fosse non casuale?

Spazio e tempo improvvisamente si stavano facendo un po' indistinti, non più così ben
definiti, ma è assai chiaro che in un modo o nell'altro l'osservatore stava influenzando ciò
che veniva osservato.

Così hanno detto: "bene, proviamo questo, registreremo una traccia con un certo numero
di bip e di bup, e poi la daremo semplicemente a qualcuno dicendo "per favore, dimmi
soltanto quanti bip e quanti bup ci sono, non ti chiediamo altro"".
Lo fanno, e il risultato è essenzialmente casuale. Allora prendono il nastro, perché è già
stato osservato da qualcuno senza alcun intento, lo rinchiudono per tre settimane,
tornano e dicono: "adesso vogliamo che tu influenzi questo nastro, e poi mettono il
nastro nella macchina e la macchina lo sputa fuori, e non è più casuale.
Ora, la deviazione non più tanto evidente quanto quella del nastro originale che non era
mai stato osservato, ma comunque è una deviazione dalla casualità per effetto
dell'intento dell'osservatore, anche se il nastro era già stato osservato una volta.
Così adesso i loro dilemmi si sono moltiplicati; chi sta influenzando cosa? E tutto si
ricollega a un'affermazione che Albert Einstein fece nel 1935: "spazio e tempo non sono
condizioni in cui viviamo, ma modi in cui pensiamo".

Gli scienziati non erano soddisfatti per la registrazione di eventi casuali, perché
sospettavano che forse ci fosse qualcosa di simile a un effetto placebo.

E così passarono a studiare gli animali. Presero dei pulcini di un giorno che, come tutti i
biologi sanno, quando escono dall'uovo, per effetto dell'imprinting, prendono
automaticamente la prima cosa che vedono per la mamma chioccia, per cui, se non c'è
una chioccia vera nei dintorni, ma soltanto un generatore di eventi casuali travestito da
chioccia, questo diventa la mamma. E se si mettono le ruote al generatore di eventi
casuali chioccia in modo che invece di fare bip bup e il decadimento atomico inneschi
una virata a sinistra o una virata a destra, allora il generatore di eventi casuali chioccia
diventa mobile, e senza alcuna influenza sul suo percorso andrebbe in modo casuale a
destra, sinistra, sinistra, destra, destra, destra, sinistra... percorrendo un tracciato
completamente casuale, andando il 50% delle volte a sinistra e il 50% a destra. E così
quando danno la carica al generatore di eventi casuali chioccia e lo fanno partire, al di là
della gabbia dove i pulcini hanno ricevuto l'imprinting là c'è mamma chioccia. Che cosa
fanno tutti i pulcini? Seguono mamma chioccia... E' quello che fanno tutti i pulcini tutti i
giorni... non c'è alcun effetto placebo. E poi misurano il numero di movimenti a destra e a
sinistra del generatore di eventi casuali chioccia, e risulta che è andato più volte verso la
gabbia che dalla parte opposta. Il suo movimento non era più casuale.

Ora, per la scienza non è mai sufficiente se la deviazione dalla casualità viene in un'unica
direzione, per cui la volta successiva prendono dei coniglietti di un giorno, e i coniglietti
nascono in un ambiente scuro, sono molto sensibili alla luce, poiché ci vogliono diversi
giorni, se non settimane perché i loro occhi si adattino alla luce diurna.

Quindi gli scienziati tolgono il travestimento da chioccia e lasciano le ruote su


generatore di eventi casuali, ma ci mettono sopra una luce lampeggiante molto intensa.
Ricaricano, instradano verso la gabbia con i coniglietti. E che cosa faranno i coniglietti:
"oh, vai via, vai via, c'è troppa luce, non ci piace, non ci piace, vattene, vattene!". Giusto?
Poi prendono la videoregistrazione e misurano il numero di deviazioni sinistra-destra, e
naturalmente il generatore di eventi casuali questa volta nel suo percorso è andato più
volte a sinistra, allontanandosi dalla gabbia di quanto il caso farebbe pensare.

L'osservatore influenza ciò che viene osservato. Se pulcini e coniglietti sono in grado di
produrre un'influenza soltanto con l'intenzione, con il dominio della mente sulla realtà
materiale, al punto da creare una realtà più favorevole nei confronti dei propri desideri
personali, quanto maggiore è per voi, in qualità di osservatori, la possibilità di
influenzare la realtà?
Quindi, se avete mai dubitato della vostra capacità di influenzare la realtà con i vostri
pensieri, ripensate soltanto a quei coniglietti e a qui pulcini di un giorno.

“La realtà esiste solo quando la mente si concentra su di essa”.

Paradosso del gatto di Schrödinger (come il gatto sia contemporaneamente sia vivo
che morto)
Il paradosso del gatto di Schrödinger è un esperimento mentale ideato da Erwin
Schrödinger allo scopo di dimostrare come quella che era l'interpretazione classica della
meccanica quantistica (l'Interpretazione di Copenaghen) risulta essere incompleta
quando deve descrivere sistemi fisici in cui il livello subatomico interagisce con il livello
macroscopico.

«Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme con la seguente macchina
infernale: in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva,
così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegra, ma anche
verosimile nessuno; se ciò succede, allora il contatore lo segnala e aziona un relais di un
martelletto che rompe una fiala con del cianuro.

Dopo un certo periodo di tempo, quindi, il gatto ha la stessa probabilità di essere vivo o
morto quanto l'atomo di essere decaduto. Visto che fino al momento dell'osservazione
l'atomo esiste nei due stati sovrapposti, il gatto resta sia vivo sia morto fino a quando
non si apre la scatola, ossia non si compie un'osservazione.

In pratica, una particella elementare possiede la capacità di collocarsi in diverse posizioni


contemporaneamente, e anche di esser dotata di quantità d'energia diverse al medesimo
istante. Per quanto "assurde" al nostro modo di pensare, queste strane proprietà della
materia e dell'energia corrispondono alla realtà del mondo dei quanti. Le particelle
subatomiche sono "delocalizzate" nello spazio e nel moto, per cui - fra un esperimento e
l'altro - si comportano come se stessero in più luoghi contemporaneamente.

Se non si apre il contenitore in cui alloggiano il gatto e il marchingegno letale, non si


potrà determinare quale destino abbia avuto il gatto: di conseguenza, il gatto può essere
considerato sia vivo sia morto.

Solo aprendo il contenitore (quindi, compiendo l'esperimento) si reperirà un gatto vivo o


morto. Il paradosso, solo apparente, sta proprio qui: finché non si compie l'osservazione,
il gatto può esser descritto indifferentemente come vivo o come morto, in quanto è
soltanto l'osservazione diretta che, alterando i parametri basali del sistema, attribuirà al
gatto (al sistema medesimo) uno stato determinato e "coerente" con la nostra consueta
realtà.
L'universo olografico

Il David Bohm, nel 1971 affermò che l'universo e' “olografico” e confermò la teoria di
Pribram che riteneva che il cervello funzionasse come un ologramma. Egli sosteneva che
la realtà e' energia che trasmette l'informazione, e quello che noi percepiamo come realtà
e' una “immagine tridimensionale proiettata”. La realtà e' quindi l'energia che i nostri
sensi percepiscono, non gli oggetti che noi definiamo reali. Attraverso il principio
olografico, si spiega come la materia sia in grado di produrre dei cambiamenti istantanei
in sistemi molto estesi, spiegando il perché dell’effetto “Entanglement”.

Nel 1982 un'équipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect,
condusse forse il più importante esperimento del XX secolo. Aspect ed il suo team
scoprirono che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche
come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra
indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10
miliardi di chilometri. Come se ogni singola particella sappia esattamente cosa stiano
facendo tutte le altre. Un fenomeno che può essere spiegato solo in due modi: o la teoria
di Einstein, che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce, è da
considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche sono connesse non-localmente. Vale
a dire che, nonostante la sua apparente solidità, l'universo è in realtà un ologramma
gigantesco.

L'ologramma: la parte e il tutto


Ma che cos’è l'ologramma? Cerchiamo di capirlo in modo semplice. L'ologramma nasce
dal laser. Nella produzione di un ologramma, un fascio laser puro viene fatto passare da
un semispecchio, che lo divide in due fasci identici. Il primo di questi fasci resterà puro e
incontaminato, il secondo verrà proiettato sull’oggetto da "fotografare", che lo
modificherà, riflettendolo. Poi i due fasci, quello puro e quello modificato, si riuniscono e
impressionano la lastra olografica, su cui arriva un fascio puro e uno modificato
dall'oggetto. Tra questi due fasci si viene a creare un fenomeno di "interferenza" che
appare sulla lastra olografica sotto forma di cerchi concentrici senza un senso apparente;
queste linee di interferenza contengono tutte le informazioni tridimensionali dell'oggetto
fotografato. Facendo passare un fascio laser puro dalla lastra precedentemente
impressionata si ottiene un'immagine tridimensionale dell'oggetto ripreso. Questa
tridimensionalità è il frutto della coerenza del fascio laser. Ma l'ologramma riserva
ancora delle sorprese; al contrario di una normale pellicola fotografica, in cui ogni parte
contiene una relativa parte dell'immagine, la lastra dell'ologramma contiene l’intera
immagine in ogni suo punto: se la spezziamo in cento pezzi, ogni pezzo conterrà l’intera
immagine. Verranno persi particolari e dettagli ma l'oggetto apparirà nella sua unità.
Ogni parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute dall'ologramma
integro.

Per quasi tutto il suo corso la scienza occidentale ha agito sotto il preconcetto che il modo
migliore di capire un fenomeno fisico, che si trattasse di una rana o di un atomo, era
quello di sezionarlo e di studiarne le varie parti. Gli ologrammi ci insegnano che alcuni
fenomeni possono esulare da tale approccio. Bohm lo intuì, aprendo una strada alla
comprensione della scoperta del professor Aspect.

Per Bohm il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto


indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è
un'illusione. Era infatti convinto che, ad un livello di realtà più profondo, tali particelle
non sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso "organismo" fondamentale.
Bohm semplificava con un esempio: immaginate un acquario contenente un pesce.
Immaginate che l'acquario non sia visibile direttamente, ma solo attraverso due
telecamere, una posizionata frontalmente e l'altra lateralmente rispetto all'acquario.
Guardando i due monitor televisivi possiamo pensare che i pesci siano due entità
separate, la differente posizione delle telecamere ci darà infatti due immagini lievemente
diverse. Ma, continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un
certo legame tra loro: quando uno si gira, anche l'altro si girerà; quando uno guarda di
fronte a sé, l'altro guarderà lateralmente. Essendo all'oscuro dello scopo reale
dell'esperimento, potremmo credere che i due pesci comunichino tra loro,
istantaneamente e misteriosamente. Secondo Bohm il comportamento delle particelle
subatomiche indica che esiste un livello di realtà del quale non siamo consapevoli, una
dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è
perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono "parti"
separate bensì sfaccettature di un'unità più profonda e basilare, che risulta infine
altrettanto olografica ed indivisibile quanto la nostra rosa. E poiché ogni cosa nella realtà
fisica è costituita da queste "immagini", ne consegue che l'universo stesso è una
proiezione, un ologramma.

Quindi se la realtà universale è un ologramma in ogni cellula del nostro corpo c’è tutto
l’universo, e poiché se si modifica una parte dell’immagine in ogni frammento
dell’ologramma si verifica il cambiamento, così se cambia qualcosa dell’universo
cambiamo anche noi e viceversa. Quindi se capiamo questo linguaggio, se noi
modifichiamo noi stessi, modifichiamo l’universo.

Ecco quindi come fanno le informazioni prodotte su un fotone ad essere già sull’altro
fotone a 14 miglia di distanza, andando palesemente contro tutte le leggi della fisica
classica. Le informazioni in realtà non devono “andare” all’altro fotone, non devono
passare da qui a là, ma sono già in entrambi i posti contemporaneamente, perché
appunto stiamo parlando di una realtà olografica. In un ologramma non c’è qui e là, tutto
è ovunque e tutto avviene ovunque nello stesso momento. Da questa convinzione
scaturisce la visione “olistica” dell’universo.

Attualmente la modalità con cui si concepisce l'esistenza è fondata sul modello


meccanicistico. Secondo questo modello noi siamo separati gli uni dagli altri e dalle cose.
L’uomo stesso è considerato la somma di tante parti (organi, cellule). Nella concezione
“olistica” invece gli organi umani non sono più disgiunti tra di loro, il corpo non e' scisso
dalla mente, e corpo e mente non sono separati dallo Spirito. Così l’uomo non e' separato
dai suoi simili e da tutto quanto lo circonda compreso l'intero universo. Tutto e'
interconnesso, collegato. Non c’è più la contrapposizione, il dualismo, ma tutto è
interdipendente, ossia tutte le cose sono in relazione le une con le altre. In questa visione,
oltre alla considerazione che tutto e' collegato e ciò che accade in un luogo si ripercuote
istantaneamente su tutto ciò che esiste, si assume che ogni frammento della realtà
contiene in sé l’intero. Noi siamo tutto ciò che esiste e tutto ciò che esiste e' in noi, dentro
di noi vi e' l'intero universo.

Bohm dice che le leggi fisiche primarie non possono essere scoperte da una scienza che
tenti di dividere il mondo in parti. Ci sono implicazioni nel modello che afferma che il
cervello impiega un processo olografico per estrarre i suoi contenuti dal terreno
olografico. I parapsicologi hanno cercato invano l'energia che poteva trasmettere la
telepatia, la psicocinesi, l'energia dei guaritori, ecc. Se questi eventi emergono da un
vasto campo di frequenze che trascende lo spazio e il tempo essi non hanno bisogno di
essere trasmessi perché sono potenzialmente simultanei e presenti ovunque. Lo spazio e
il tempo sarebbero creati come effetto del funzionamento olografico del cervello,
dell'osservatore. Nella matrice originale tutto è copresente e interconnesso, cioè in ogni
punto c'è già un immagine olografica del tutto sia in termini spaziali che temporali.

Il magazzino cosmico
Oltre alla sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre caratteristiche stupefacenti:
se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un
livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate. Gli elettroni di un atomo
di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che
costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel
cielo. Tutto compenetra tutto. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare,
classificare e suddividere i vari fenomeni, ogni suddivisione risulta necessariamente
artificiale e tutta la natura non è altro che una immensa rete ininterrotta.

In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi
fondamentali. Concetti come la località vengono infranti in un universo dove nulla è
veramente separato dal resto, sicché anche il tempo e lo spazio tridimensionale (come le
immagini del pesce sui monitor TV) dovrebbero venire interpretati come semplici
proiezioni di un sistema più complesso. Al suo livello più profondo la realtà non è altro
che una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono
simultaneamente. Disponendo degli strumenti appropriati un giorno potremmo
spingerci entro quel livello della realtà e cogliere delle scene del nostro passato da lungo
tempo dimenticato. Cos'altro possa contenere il super-ologramma resta una domanda
senza risposta. In via ipotetica, ammettendo che esso esista, dovrebbe contenere ogni
singola particella subatomica che sia, che sia stata e che sarà, nonché ogni possibile
configurazione di materia ed energia: dai fiocchi di neve alle stelle, dalle balene ai raggi
gamma. Dovremmo immaginarlo come una sorta di magazzino cosmico di Tutto-ciò-
che-Esiste. Bohm si era addirittura spinto a supporre che il livello super-olografico della
realtà potrebbe non essere altro che un semplice stadio intermedio oltre il quale si
celerebbe un'infinità di ulteriori sviluppi.

Poiché il termine ologramma si riferisce di solito ad una immagine statica che non
coincide con la natura dinamica e perennemente attiva del nostro universo, Bohm
preferiva descrivere l'universo col termine "olomovimento". Affermare che ogni singola
parte di una pellicola olografica contiene tutte le informazioni in possesso della pellicola
integra significa semplicemente dire che l'informazione è distribuita non-localmente. Se
è vero che l'universo è organizzato secondo principi olografici, si suppone che anch'esso
abbia delle proprietà non-locali e quindi ogni particella esistente contiene in se stessa
l'immagine intera. Dato il presupposto, tutte le manifestazioni della vita provengono da
un'unica fonte di causalità che include ogni atomo dell'universo. Dalle particelle
subatomiche alle galassie giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e totalità
di "tutto".

Miliardi di informazioni
Lavorando nel campo della ricerca sulle funzioni cerebrali, anche il neurofisiologo Karl
Pribram, dell'Università di Stanford, si è convinto della natura olografica della realtà.
Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni '20, avevano dimostrato che i ricordi non
risultano confinati in determinate zone del cervello: dagli esperimenti nessuno però
riusciva a spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di conservare i ricordi, fin
quando Pribram non applicò a questo campo i concetti dell'olografia. Egli ritiene che i
ricordi non siano immagazzinati nei neuroni o in piccoli gruppi di neuroni, ma negli
schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il cervello, proprio come
gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l'area del frammento di pellicola che
contiene l'immagine olografica.

Quindi il cervello stesso funziona come un ologramma e la teoria di Pribram


spiegherebbe come il cervello riesca a contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio
così limitato. Quello umano può immagazzinare circa 10 miliardi di informazioni,
durante la durata media di vita (approssimativamente l'equivalente di cinque edizioni
dell'Enciclopedia Treccani). Di converso, si è scoperto che gli ologrammi possiedono
una sorprendente possibilità di memorizzazione, infatti semplicemente cambiando
l'angolazione con cui due raggi laser colpiscono una pellicola fotografica, si possono
accumulare miliardi di informazioni in un solo centimetro cubico di spazio.

La nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia


informazione dall'enorme magazzino cerebrale risulta spiegabile più facilmente,
supponendone un funzionamento secondo principi olografici. Inutile, quindi,
scartabellare nei meandri di un gigantesco archivio alfabetico cerebrale, perché ogni
frammento di informazione sembra essere sempre istantaneamente correlato a tutti gli
altri: si tratta forse del massimo esempio in natura di un sistema a correlazione
incrociata. Nell'ipotesi di Pribram si analizza la capacità del cervello di tradurre la
valanga di frequenze luminose, sonore, ecc. ricevute tramite i sensi, nel mondo concreto
delle percezioni. Codificare e decodificare frequenze è esattamente quello che un
ologramma sa fare meglio, fungendo da strumento di traduzione per convertire un
ammasso di frequenze prive di significato in una immagine coerente: il cervello usa gli
stessi principi olografici per convertire matematicamente le frequenze ricevute in
percezioni interiori.

La realtà? Non esiste.


Ma l'aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico di Pribram è ciò che risulta
unendolo alla teoria di Bohm. Se la concretezza del mondo non è altro che una realtà
secondaria e ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino
il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze trasformandole
in percezioni sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva? In parole povere: non esiste.
Come sostenuto dalle religioni e dalle filosofie orientali, il mondo materiale è una
illusione. Noi stessi pensiamo di essere entità fisiche che si muovono in un mondo fisico,
ma tutto questo è pura illusione. In realtà siamo una sorta di "ricevitori" che galleggiano
in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo
magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di "mondi" esistenti nel super-ologramma.

Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato "paradigma


olografico" e sebbene diversi scienziati lo abbiano accolto con scetticismo, ha
entusiasmato molti altri. Un piccolo, ma crescente, gruppo di ricercatori è convinto si
tratti del più accurato modello di realtà finora raggiunto dalla scienza. In un universo in
cui le menti individuali sono in effetti porzioni indivisibili di un ologramma e tutto è
infinitamente interconnesso, i cosiddetti "stati alterati di coscienza" potrebbero
semplicemente essere il passaggio ad un livello olografico più elevato. Se la mente è
effettivamente parte di un continuum, di un labirinto collegato non solo ad ogni altra
mente esistente o esistita, ma anche ad ogni atomo, organismo o zona nella vastità dello
spazio, ed al tempo stesso, il fatto che essa sia capace di fare delle incursioni in questo
labirinto e di farci sperimentare delle esperienze extracorporee, non sembra più così
strano.
Coscienza e visualizzazione
Il paradigma olografico presenta implicazioni anche nelle cosiddette scienze pure, come
la biologia. Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il
fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non
potremmo più affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario,
sarebbe la coscienza a creare l'illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di
qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come "fisico".

Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche spinge i
ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di
guarigione verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l'apparente
struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica della coscienza, risulta
chiaro che ognuno di noi è molto più responsabile della propria salute di quanto
riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina. Quelle che noi ora
consideriamo guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento
dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell'ologramma corporeo. Allo
stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse tecniche di guarigione alternative
come la "visualizzazione" risultino così efficaci perché nel dominio olografico del
pensiero le immagini sono in fondo reali quanto la "realtà".

Il mondo è una tela bianca


Perfino le visioni ed altre esperienze di realtà non ordinaria possono venire facilmente
spiegate se accettiamo l'ipotesi di un universo olografico. Nel suo libro "Gifts of
Unknown Things", il biologo Lyall Watson descrive il suo incontro con una sciamana
indonesiana che, eseguendo una danza rituale, era capace di far svanire istantaneamente
un intero boschetto di alberi. Watson riferisce che mentre lui ed un altro attonito
osservatore continuavano a guardare, la donna fece velocemente riapparire e scomparire
gli alberi diverse volte. Sebbene le conoscenze scientifiche attuali non ci permettano di
spiegarle, esperienze come queste diventano più plausibili qualora si ammetta la natura
olografica della realtà. In un universo olografico non vi sono limiti all'entità dei
cambiamenti che possiamo apportare alla sostanza della realtà, perché ciò che
percepiamo come realtà è soltanto una tela in attesa che noi vi si dipinga sopra
qualunque immagine vogliamo. Tutto diviene possibile, dal piegare cucchiai col potere
della mente, ai fantasmagorici eventi vissuti da Carlos Castaneda durante i suoi incontri
con Don Juan, lo sciamano Yaqui. Nulla di più, né meno, miracoloso della capacità che
abbiamo di plasmare la realtà a nostro piacimento durante i sogni.

I paradossi di Pribram: Come fa il cervello a conoscere?


La ricerca e la teoria di K. Pribram abbracciano tutta la ricerca nella coscienza umana:
apprendimento e disordini nell'apprendimento, significato, percezione, intenzione,
paradossi della funzione del cervello. Ecco alcuni dei concetti chiave:
 I complessi strumenti matematici del cervello potrebbero dipendere dalle
interazioni alle giunzioni tra le cellule (sinapsi) via una rete di fibre sottili sulle
diramazioni degli assoni. Gli impulsi nervosi in questa rete di sottili fibre nervose
si manifestano in onde lente che hanno la capacità di elaborare la matematica del
sistema. (Altri ricercatori hanno fatto l'ipotesi che il ritmo delle onde alfa del
cervello sia un dispositivo temporale necessario per questo tipo di elaborazione
matematica).

 L'informazione potrebbe essere distribuita nel cervello come un ologramma. Il


cervello apparentemente, oltre alle sue connessioni digitali o lineari di tipo
computer, ha anche una capacita di elaborare in parallelo che suggerisce un
modello ottico simile all'ologramma, mentre le connessioni si formano con
cammini attraversati dalla luce. Una distribuzione simile a quella dell'ologramma
spiegherebbe anche come mai una memoria specifica non ha una collocazione
precisa ma è distribuita su tutto il cervello.

 Una specie di effetto stereo dei segnali sensoriali, auditivi, cinestesici, ecc., focalizza
la percezione sensoriale nello spazio, proprio come autoparlanti stereo bilanciati in
modo che il suono sembri provenire da un punto mediano tra di loro.

 Pribram ipotizza che l'esperienza trascendentale implichi un qualche genere di


proiezione. Le sue osservazioni sulle esperienze trascendentali suggeriscono un
possibile ruolo di un centro dei circuiti nell'amigdala, che controlla l'unione dei
meccanismi di feedback e di feedforward nel cervello. Questi circuiti sono, come ha
fatto notare, il sito di disturbi patologici e di esperienze di "deja-vu" e di
"consapevolezza senza contenuto" degli stati mistici.

 Crede inoltre che i neuropeptidi siano in regolatori dei trasmettitori del cervello e
che rappresentino un aspetto rivoluzionario nella comprensione del meccanismo
del cervello.

 Pribram non pensa che le esperienze mistiche siano più strane di altri fenomeni
quali la depressione selettiva del DNA nella morfogenesi delle diverse parti di un
organismo.

 Aggiunge inoltre che "gli scienziati più produttivi sono pronti e in grado di
difendere lo spirito come un qualunque dato sperimentale. La scienza come è stata
concepita originariamente è perseguire la comprensione. I giorni del tecnocrate dal
cuore freddo e la testa dura sono contati".
 Non esiste la metafora, secondo Pribram oppure tutte le metafore sono vere, in un
certo senso. "Tutto è isomortifoco" (Nella filosofia orientale "come in alto così in
basso"). Forse oggi stiamo vivendo gli effetti di un ologramma sociale, una
configurazione organizzata di interconnessione di individui. La sincronicità, le
coincidenze significative, hanno senso in un universo olografico, pieno di
significato. Pribram propone che le distribuzioni casuali siano basate su principi
olografici e siano quindi determinate (tale ipotesi è perfettamente coerente con la
moderna teoria del caos, n.d.T.). "L'incertezza nell'accadimento degli eventi è solo
superficiale..." Ci sono simmetrie sottostanti, non sono eventi puramente casuali.

Le implicazioni
La nuova teoria ha implicazioni sorprendenti per il potenziale dell'individuo di
influenzare la sua vita, la sua realtà, è una forza unificante delle ricerche più disparate
sulla coscienza.

 Apprendimento: gli educatori conoscono da tempo l'ansietà che mina la capacità di


apprendimento. A giudicare dall'attività delle onde del cervello, l'ansietà è come
uno stato statico, aritmico, rumoroso. I metodi di insegnamento dovrebbero
facilitare negli studenti stati di rilassamento armoniosi, usando tecniche di
centering, di meditazione, di biofeedback o di persuasioni semiipnotiche con
musica e respiro. Una comprensione più profonda del cervello come analizzatore
complesso di frequenze potrebbe creare un maggior rispetto per le differenze
individuali negli stili di apprendimento.

 Salute: viene messa in evidenza la responsabilità individuale della propria salute


una volta che diventi chiaro che c'è possibilità di accesso al dominio primario della
realtà che crea uno stato di benessere o di malattia. Questo non significa che i
fattori ambientali non siano importanti: i nutrienti, la luce, la ionizzazione e il
suono influenzano la salute a livello delle frequenze.

 Tecniche di guarigione che combinano l'immaginazione con gli stati non ordinari
di coscienza, cioè training autogeno, meditazione, ipnosi, psicosintesi, acquistano
significato se l'immagine interagisce con uno stato che include tutte le possibilità
dovunque e simultaneamente. Questo potrebbe riassicurare i pazienti scettici e
risparmiare il costo del placebo.

 Psicoterapia: Le descrizioni figurate di un senso di fluidità, come in amore nella


gioia, nella fiducia e nei processi creativi, può veramente riflettere stati di coscienza
in risonanza con l'aspetto olistico "ondulatorio" della realtà. L'ansietà, la rabbia e la
sensazione di essere bloccato, rappresenterebbero stati frammentari.
 Trasformazione personale: Le trasformazioni personali profonde coincidono con
un sintonizzarsi sulle simmetrie soggiacenti all'universo? Le ricerche sulla
coscienza hanno già correlato l'attività del sistema limbico del cervello con questo
tipo di esperienze. Il termine 'trascendenza' potrebbe dimostrarsi una descrizione
letterale. Una specie di relazione di fase tra due processi cerebrali che in genere
sono considerati mutuamente esclusivi: quello analitico e quello olistico (come
onde e particelle), l'intellettuale e l'intuitivo.

 Attenzione: la consapevolezza focalizzata si correla realmente con uno stato di


armonia universale? L'attenzione è un processo poco capito. Alcuni pazienti di
biofeedback curano le emicranie facendo salire la temperatura delle loro mani,
alcuni l'abbassano. I ricercatori cominciano a credere che la qualità dell'attenzione
potrebbe essere più importante che non l'apprendimento dell'autocontrollo
fisiologico.

 Filosofia e evoluzione: I'idea di Teilhard de Chardin di una noosfera, una rete


invisibile di coscienza planetaria che si evolve globalmente è interessante alla luce
della nuova teoria. E così lo è la vecchia idea esoterica secondo cui esistono altre
dimensioni delle realtà a frequenze non normalmente percettibili ai nostri sensi.

 Arte: l'apparente universalità delle qualità estetiche potrebbe riflettere una


simmetria soggiacente, frequenze, relazioni di fase a cui il nostro cervello risponde.
La musica classica viene usata sempre più spesso per alterare lo stato di coscienza.
Un fisico ha fatto l'ipotesi che i grandi accordi della musica di Beethoven stimolino
i chakra.

Paradigma olografico, vita e coscienza


Dalla teoria olografica sorgono alcune ipotesi circa la vita e la coscienza:

1. Nulla esiste veramente come energia pura o materia pura. Ogni aspetto
dell'universo non sembra esprimersi né come cosa materiale né come non-cosa
materiale esprimendosi piuttosto come manifestazione vibrazionale o energetica.
Quanto più i fisici quantici guardano in profondità nei mattoni primari con cui è
costruito il cosiddetto 'mondo fisico', tanto più scoprono che la linea fra quello che
è materia e quello che è energia non è affatto una linea precisa. Al contrario, le
particelle fondamentali della vita sembrano vivere in una 'terra di nessuno' fra
questo stati estremi dell'essere. I mattoni della vita sembrano racchiudere
probabilità più che strati di legno e fogli di metallo. In modo analogo, più i
metafisici guardano in profondità ai mattoni primari del cosiddetto 'mondo non-
fisico' psicologico, del corpo e della mente, non sono così distinti come molti di noi
credono. Anche le particelle fondamentali o unità di coscienza sembrano vivere da
qualche parte nella terra di nessuno energetica fra i due stati estremi dell'essere.
Questo punto suggerisce che i vari aspetti dell'universo si esprimono in forma di
strutture energetiche che si mescolano fra loro, a volte distinguendosi le une dalle
altre ma sempre contenendo informazioni che ne definiscono la natura, lo spirito,
lo stile, la consistenza e in definitiva l'identità. Come suggerisce Buckiminster
Fuller: "Sembro essere un verbo".

2. Ciascun aspetto dell'universo è un tutto in sé, un essere intero, un sistema


compiuto in sé che contiene al suo interno una riserva completa di informazione su
se stesso. Quest'informazione non esiste necessariamente nell'ambito di un sistema
nervoso centrale come fatto o teoria, ma può esistere come informazione energetica
o vibrazionale. Questo punto è particolarmente provocatorio per due importanti
ragioni. Primo, la scienza pre-olografica ha proposto l'esistenza di due categorie
generali di materia, quella vivente e quella non vivente. In questa struttura, i
cosiddetti sistemi viventi vengono intesi come un tutto biologico
fondamentalmente intelligente, mentre i sistemi non-viventi non possederebbero
alcuna di queste caratteristiche. Poiché, invece, tutti gli aspetti dell’universo
sarebbero espressioni energetiche, la rigida linea fra vivente e non-vivente in
qualche suo modo primario. Il secondo punto di sfida ha a che fare con la
constatazione che ciascun aspetto dell'universo contiene e riceve informazione.
Ancora una volta, partendo dalla struttura conoscitiva pre-olografica osserviamo
una sorta di 'chauvinismo umano' che afferma che se hai due braccia, due gambe
ed un cervello di una certa proporzione relativa al peso del corpo, e stai eretto, ti
riproduci sessualmente, ecc., allora soltanto sei un essere vivente e puoi conoscere.
Nell'ambito di questo nuovo paradigma olistico, invece, ogni cosa non solo è
vivente ed esiste come un tutto in sé, ma è anche informata, in grado cioè di
conoscere (knowledgeable), attraverso modalità informative ed energetiche. Non si
suggerisce che un sassolino abbia conoscenza di se stesso allo stesso modo in cui io
conosco me stesso. Comunque possiamo osservare in diverse comunità di animali e
di insetti sistemi alternativi di autoconoscenza e di espressione simili a quelli
praticati dagli umani. Per esempio, un sasso può autoconoscersi in maniera del
tutto simile ad uno sciame di api che utilizza elaborati movimenti vibrazionali e
strutture energetiche per comunicare al suo interno, in quanto sciame sprovvisto di
sistema nervoso centrale e di proprietà di comunicazione lineari. Dovremmo anche
ricordare che la semplice dimensione non è un fattore determinante nell'esperienza
di totalità. Un cerchio è un cerchio senza riguardo a quanto è grande. Pertanto, non
solo le più piccole particelle atomiche debbono essere considerate un tutto cioè
sistemi intelligenti e viventi, ma dobbiamo anche vedere il pianeta terra, il sistema
solare e la galassia in cui viviamo come un essere vivente, un tutto auto-conoscente
ad un livello energetico primario.

3. Ciascun aspetto dell'universo sembra essere parte di un essere più grande, di un


sistema più complesso ed esauriente. Se i primi due punti sono validi, allora questa
ne è la diretta conseguenza. Infatti, se riteniamo che ciascun aspetto dell'universo,
piccolo o grande che sia, è un essere vivente, vibratoriamente intelligente,
dobbiamo renderci conto che l'universo è composto da un incommensurabile
numero di insiemi, sottoinsiemi e sistemi interconnessi. Sino a che l'universo si
rivela illimitato, possiamo aspettarci che ci saranno schemi olografici sempre più
grandi e più vasti all'interno dei quali esistono gli altri sistemi. Se questo non
bastasse, dobbiamo affrontare la nozione secondo cui il nostro universo illimitato
potrebbe esso stesso essere una minuscola particella atomica all'interno di un altro
sistema olografico incommensurabilmente grande. Questa particolare nozione
suggerisce il tradizionale sistema di macrocosmo microcosmo: ciascun sistema è
espressione della dinamica delle sue parti, ciascun sistema olografico è composto
da molti altri sistemi completi che, in questo sistema più vasto, si esprimono come
parti. Se ogni unità può contenere parti diverse e ciascuna totalità è
fondamentalmente autointelligente, ne consegue che ciascun sistema olografico è
energeticamente conoscibile riguardo a tutte le sue parti.

4. Poiché ciascun aspetto dell'universo esprime se stesso vibratoriamente e tutte le


espressioni vibratorie si intersecano con l'ologramma originario, ciascun aspetto
dell'universo contiene informazioni circa il tutto e gli insiemi in cui esiste. Per di
più, l'espressione vibrazionale di ciascuna unità olografica è un'affermazione di
pura informazione, possiamo aspettarci che ciascun particolare sia in relazione a
ogni altro aspetto particolare all'interno dell'ologramma originario. Pertanto, non
solo ciascun aspetto dell'universo esiste come asserzione individuata in sé, ma
contiene al suo interno una riserva completa di informazione, che possiamo
tradurre come una comprensione di fondo della natura esistenziale del resto
dell'universo. Detto semplicemente, ciascuna parte non è identica alle altre, ma
conosce piuttosto in modo primario gli altri sistemi olografici alla presenza dei
quali esiste.

5. All'interno del modello olografico, il tempo non esiste come momenti che si
susseguono ticchettanti, che viaggiano eternamente in modo lineare, da "ora" a
"dopo". Al contrario, il tempo potrebbe esistere con movimenti multidimensionali
in molte direzioni simultaneamente. Questa nozione mette in evidenza che è il
nostro intelletto che ci imprigiona nel tempo, collegando il concetto di tempo al
decadimento biologico e alla morte della personalità. Se ci distacchiamo da questa
illusione, possiamo cominciare ad avere esperienze delle proprietà multidirezionali
e misteriosamente flessibili del tempo. Ogni momento o aspetto del tempo sembra
esistere ovunque e sempre. In tal modo, il tempo è una dimensione piena e vivente,
ed ogni momento coesiste in relazione informata e olografica con ogni altro
momento. In questa struttura, il tempo può essere considerato come un'espressione
energetica e vibrazionale, così ogni aspetto del tempo sarebbe vivo, intero,
autoconoscentesi e completamente informato di ogni altro aspetto dell'universo.
Dovremmo allora rivedere completamente le immagini e i simboli pre-olografici
che siamo abituati ad associare con le altre dimensioni dello spazio e della
progressione lineare del tempo: essi semplicemente non collimano. Il tempo, lo
spazio e l'espressione energetica sembrano correlati come una sorta di nastro di
Moebius, multidimensionale, che si intreccia eternamente, muovendosi e
avvolgendosi su se stesso, senza andare in alcun luogo e senza alcun tempo.
Creatori della nostra realtà

L'ego
Riteniamo che se smettessimo di pensare cesseremmo di esistere. Diventando adulti ci
formiamo un'immagine mentale di noi stessi basata sul nostro condizionamento
personale e culturale. Possiamo chiamare ego questo sé fantasma. E' costituito
dall'attività mentale e può essere mantenuto in vita soltanto con un pensiero continuo. Il
termine ego indica un falso sé, creato dall'identificazione inconsapevole con la mente.

Per l'ego, il momento presente quasi non esiste. Soltanto il passato e il futuro sono
considerati importanti. Si preoccupa sempre di mantenere vivo il passato, perché senza
di esso chi siamo noi? Si proietta costantemente nel futuro per garantirsi la propria
sopravvivenza. Anche quando l'ego sembra preoccuparsi del presente, non è il presente
ciò che vede: lo percepisce in modo completamente sbagliato perché lo osserva con gli
occhi del passato. Oppure riduce il presente a un mezzo rivolto a un fine, un fine che sta
sempre nel futuro proiettato dalla mente.

Tutti i problemi sono illusioni della mente. Non esistono problemi, ma soltanto
situazioni, da affrontare adesso o da lasciare stare e da accettare. I problemi sono creati
dalla mente e hanno bisogno del tempo per sopravvivere. La mente inconsapevolmente
ama i problemi perché ci danno una sorta di identità. E' normale, ed è folle. Quasi tutti
gli esseri umani presentano un'alternanza non fra consapevolezza e inconsapevolezza
ma soltanto fra livelli diversi di inconsapevolezza, fra l'inconsapevolezza ordinaria e
l'inconsapevolezza profonda.

Nell’inconsapevolezza ordinaria siamo gestiti dalla mente egoica e siamo inconsapevoli


dell'Essere. E' uno stato di basso livello quasi continuo di disagio, malcontento, noia o
nervosismo, una sorta di rumore di fondo. Molte persone utilizzano alcol, droghe, sesso,
cibo, lavoro, televisione o perfino il fare acquisti come anestetici in un tentativo
inconsapevole di eliminare questo disagio di fondo. Tutto ciò che se ne trae è un sollievo
dei sintomi di brevissima durata.
Il disagio dell'inconsapevolezza ordinaria si trasforma nel dolore dell'inconsapevolezza
profonda (uno stato di sofferenza o infelicità più acute) quando le cose "vanno storte",
quando l'ego è minacciato o vi sono un pericolo o una perdita, reali o immaginari, nella
situazione di vita oppure un conflitto in un rapporto personale. E' una versione
rafforzata dell'inconsapevolezza ordinaria, diversa da questa non per tipologia ma per
intensità.
Nell'inconsapevolezza ordinaria il disagio e il malcontento li accettiamo quasi tutti come
vita normale. Quando questa resistenza si intensifica per via di qualche minaccia o
pericolo per l'ego, apporta un'intensa negatività come, per esempio, collera, paura acuta,
aggressività, depressione e così via.

Noi non siamo la nostra mente


Il termine Dio è stato svuotato di ogni significato a causa di secoli di uso improprio. Il
termine Dio è diventato un concetto chiuso. Nel momento in cui la parola viene
pronunciata, si crea un'immagine mentale di qualcuno o qualcosa al di fuori di voi. La
parola Essere non spiega niente, ma d'altronde nemmeno la parola Dio. Essere, però, ha
il vantaggio di risultare un concetto aperto. E' la vostra essenza ultima. La comprensione
di “io sono” che è precedente a “io sono questo” o “io sono quello”.

Il termine illuminazione evoca l'idea di qualche impresa sovrumana, e l'ego vuole che
resti così. Ognuno di noi percepisce se stesso come un frammento isolato.
L'identificazione con la propria mente crea un falso sé. Nasce così la paura, e il conflitto
interiore ed esteriore diventa la norma.

Il filosofo Cartesio ritenne di aver scoperto la verità fondamentale quando pronunciò la


sua famosa affermazione: "Penso, dunque sono". In realtà aveva dato espressione
all'errore fondamentale: identificare il pensiero con l'Essere e l'identità con il pensiero.
L'identificazione con la nostra mente crea uno schermo opaco di concetti, etichette,
immagini, parole, giudizi e definizioni che blocca ogni vero rapporto personale. E' questo
schermo di pensiero a creare l'illusione di separatezza, l'illusione che vi siano un “io” e
un "altro" totalmente separato. Pensare è diventato una malattia. Il problema non è tanto
che noi utilizziamo la mente in modo sbagliato, quanto che non la usiamo affatto. E' la
mente a usare noi. Questa è la malattia. Noi riteniamo di essere la nostra mente. Questa è
l'illusione. Lo strumento si è impadronito di noi.

Ognuno di noi sente continuamente una voce o diverse voci nella testa: i processi di
pensiero involontari che non ci rendiamo conto di poter fermare. Tutti gli artisti creano a
partire da un luogo senza mente, dalla quiete interiore. La mente allora dà forma
all'intuizione o all'impulso creativo. Il semplice motivo per cui la maggior parte degli
scienziati non sono creativi non è che non sappiano pensare ma che non sappiano
smettere di pensare.

La buona notizia è che possiamo liberarci dalla mente semplicemente rivolgendo il


centro dell'attenzione all'adesso. Basta divenire intensamente consapevoli del momento
presente. Dobbiamo essere totalmente presenti. Quando ci laviamo le mani cerchiamo di
prestare attenzione a tutte le percezioni sensoriali legate a tale attività: il suono e le
sensazioni tattili dell'acqua, il movimento delle mani, il profumo del sapone e così via.
Emozioni, la reazione del corpo alla mente
La mente non è solo pensiero. Include le emozioni. L'emozione è la reazione del corpo
alla mente o, si potrebbe dire, un riflesso della mente nel corpo. Per esempio, un pensiero
ostile crea nel corpo un accumulo di energia che chiamiamo "collera". Il pensiero di
essere minacciati induce il corpo a contrarsi, e questo è il lato fisico di ciò che chiamiamo
"paura". Più ci identifichiamo con il nostro pensiero, più forte sarà la carica emozionale.
Se veramente vogliamo conoscere la mente, il corpo ce ne darà sempre un riflesso
veritiero, per cui bisogna osservare l'emozione o piuttosto sentirla nel corpo. Se vi è un
apparente conflitto, il pensiero sarà la menzogna, l'emozione sarà la verità.

Possiamo non essere in grado di portare l'attività mentale inconsapevole allo stato di
consapevolezza sotto forma di pensieri, ma essa sarà sempre riflessa nel corpo sotto
forma di emozioni, e di questo, sì che possiamo renderci conto.

Spesso si crea un circolo vizioso fra il pensiero e l'emozione: si alimentano


reciprocamente. Lo schema di pensiero crea un riflesso amplificato di sé sotto forma di
un'emozione, e la frequenza di vibrazione dell'emozione continua ad alimentare lo
schema di pensiero originario. La mente non può mai trovare la soluzione, né può
permettere a noi di trovarla, perché è essa stessa una parte intrinseca del "problema".
Non saremo liberi da tale dolore finché non smetteremo di trarre il nostro senso del sé
dall'identificazione con la mente, vale a dire dall'ego.

Il piacere deriva sempre da qualcosa che è al di fuori di noi, mentre la gioia nasce
dall'interno. La stessa cosa che ci dà piacere oggi ci darà dolore domani, oppure ci
abbandonerà, e la sua assenza ci procurerà dolore. Il desiderio è la mente che cerca
salvezza o appagamento nelle cose esteriori e nel futuro come sostituti per la gioia
dell'Essere. Fintanto che io sono la mia mente, io sono questi desideri, questi bisogni,
necessità attaccamenti e avversioni.

Esistono due livelli di dolore: il dolore che creiamo adesso e il dolore proveniente dal
passato che ancora vive nella nostra mente e nel nostro corpo. La mente cerca sempre di
negare l'adesso e di sfuggirlo. In altri termini, più ci identifichiamo con la nostra mente,
più soffriamo. Perché la mente abitualmente nega l'adesso o vi oppone resistenza?
Perché non può funzionare e mantenere una posizione dominante senza il tempo, che
significa passato e futuro. Qualunque cosa comporti il momento presente, dobbiamo
accettarlo come se l'avessimo scelto noi.

La natura dell'anima
Nell'ambito del nostro processo di comprensione dell'anima, l'oceano ci fornisce una
splendida analogia. Immaginiamolo come una realtà non-locale, il campo delle
possibilità infinite, il livello virtuale dell'esistenza che mantiene ogni cosa in sincronia.
Ognuno di noi è come un'onda dell'oceano. Siamo creati dall'anima. Così come un'onda
assume una forma specifica, anche noi assumiamo le complesse sembianze della realtà
non-locale. L'oceano (che rappresenta il non-locale) e l'onda (che raffigura invece il
locale) sono intimamente connessi. L'anima deriva dal regno non-locale o virtuale. Noi
siamo al tempo stesso locali e non-locali, un modello soggettivo che emerge
dall'intelligenza non-locale, la quale a sua volta è presente in tutto. L'anima è composta
da due parti distinte. L'anima immensa e non-locale esiste al livello virtuale o spirituale;
è potente, pura e capace di tutto. La parte personale e locale dell'anima esiste invece al
livello quantico; si inserisce nella nostra vita quotidiana, racchiude l'essenza di ciò che
siamo.

Tutti noi siamo modelli di realtà non-locale che fingono di essere persone. Ma, alla fine,
c'è solo spirito. Eppure, al tempo stesso siamo certi della nostra individualità. I nostri
sensi ci rassicurano sul fatto che il nostro corpo è reale. La mente è coinvolta nel processo
della conoscenza, ma colei che sa è l'anima. L'interpretazione avviene al livello della
mente, ma è la nostra anima individuale a essere condizionata dall'esperienza.

Prima che '"Io sono Emanuele" o una giraffa o un verme, semplicemente "Io sono". La
mente non può conoscere l'albero. Può conoscere soltanto fatti o informazioni riguardo
l'albero. La mia mente non può conoscere te, soltanto etichette, giudizi, fatti, e opinioni
riguardo a te. Soltanto l'Essere conosce direttamente.

Creatori della nostra realtà


La nostra realtà la creiamo con il pensiero. Quando azioniamo la forza dell'intenzione,
(quando ad esempio desideriamo qualcosa e inneschiamo la volontà di averla) i pensieri
si “condensano” creando gli eventi, la materia. Quando pensiamo qualcosa, che sia frutto
di un nostro ragionamento o di una manipolazione, tendiamo a manifestarlo. Noi
creiamo la realtà con l'intenzione (intento, volontà) di manifestare un certo pensiero, e
affermiamo (affermazione) che una cosa è così, cioè indichiamo lo stato presente di una
certa realtà.

Abbiamo un metodo efficacissimo per creare il nostro futuro, dobbiamo lavorare sul
desiderio, sui nostri “sogni”. Dobbiamo desiderare quindi di manifestare una certa
realtà, utilizzando la volontà. Vi ricordate il detto “volere è potere”? E' necessario quindi
utilizzare l'intento per manifestare il futuro. E' ora di smettere di credere al motto “la
speranza è sempre l'ultima a morire”. Volere è potere. Noi siamo i Co-creatori della
nostra realtà.

Attenti a quello che desiderate


"Stai attento a quello che desideri, perché potresti ottenerlo".
Ma perché dovrebbe essere vero? Cosa alimenta il pensiero positivo o la legge
d'attrazione? "I pensieri diventano cose". Tutto qui. I pensieri diventano cose. Questo è il
principio di base che trasforma un desiderio in realtà. E' ciò che alimenta il pensiero
positivo e dà origine alla legge d'attrazione, ed è il motivo per cui la visualizzazione
funziona. "I pensieri diventano cose" è la ragione per cui sogni e incubi si avverano,
perché i pensieri che formuliamo diventano letteralmente le "cose" e gli eventi della
nostra vita. Gli unici fattori limitanti sono gli altri vostri pensieri. I pensieri sono come la
forza di gravità: non distinguono né giudicano quello che state pensando; semplicemente
esistono. Quindi sta a noi sceglierli con saggezza.

Contrariamente a quanto si crede, cioè che la realtà sia la sedia, il tavolo e il cibo, sono i
nostri pensieri a essere reali: sono loro il punto di pazienza di tutto quello che diventerà
tangibile, una pre-materia. Nulla gioca un ruolo maggiore nel costruire la nostra fortuna
e la nostra sfortuna dei pensieri che scegliamo di pensare.

I nostri pensieri sono già impostati per manifestarsi il più rapidamente possibile;
possono essere rallentati solo da altri nostri pensieri. Non abbiamo mai un solo pensiero.
Ogni giorno ne formuliamo più di 60.000; potrebbe esserci la possibilità che alcuni ne
contraddicano altri, o che due pensieri si escludano a vicenda.

Ogni volta che qualcosa di inaspettato o non-pensato si pone sul cammino, si tratta
sempre di un punto di passaggio nel viaggio verso la destinazione che stavamo
pensando, perché nel tempo e nello spazio, come ben sappiamo, non ci sono incidenti né
coincidenze.

Non ogni pensiero, parola e sentimento si presta alla creazione. Ciò che fa la differenza
sono le emozioni. Le emozioni sono potere puro, e combinate alla visualizzazione fanno
sì che le cose si realizzino molto più in fretta.

Pensiero + Emozione = Sentimento

Tutto quello che influenza i pensieri influenza la vita. E niente influenza il pensiero più
delle nostre credenze. Come uno crede, così penserà. Qui sta il trabocchetto: pensate che
le nostre risposte siano semplici e innocenti osservazioni sulla realtà e su noi stessi, ma di
fatto abbiamo contribuito a creare la nostra realtà. Se, per esempio, pensiamo che la vita
sia dura, essa lo diventerà.

Le regole delle credenze


Continuiamo a formulare sempre lo stesso tipo di pensieri, in linea con le nostre
credenze relativamente immutabili.

E’ meglio procedere a piccoli passi, non stabilire subito un obiettivo troppo alto, perché
si potrebbe non crederci abbastanza da cominciare a visualizzarlo regolarmente e nel
giusto modo. Procedere per gradi, fissare degli obiettivi intermedi.
Un'altra cosa che le credenze scatenano sono le emozioni, che a loro volta contribuiscono
a caricare di potere i pensieri.

Il lavoro più difficile è osare immaginare. Gli stereotipi della società e il dogma del
tempo, che vogliono confinare il pensiero nella sicurezza di limiti noti, ci spingono a
essere conservatori, prudenti, attenti. Ma perché? Che cosa c'è da temere? Dobbiamo
avere il coraggio di sognare, di credere nei sogni, e darete il via al processo molto
semplice della manifestazione.

Abbiamo cominciato a vedere il mondo come una cosa separata o indipendente da noi,
abbiamo deciso che dovevamo prima capire questo mondo esterno. Abbiamo etichettato,
categorizzato, e poi concluso che la vita è questo, questo e quest'altro, e dal momento che
abbiamo pensato così, tutto è diventato questo, questo e quest'altro; così è nato il nostro
credere nel tempo e nello spazio. La mela e tutte le illusioni simili hanno cominciato ad
assumere una "realtà" apparentemente indipendente da noi. A questo punto non siamo
più riusciti a vedere noi stessi come creatori, o lo abbiamo dimenticato. Questo significa
che ora siamo intrappolati all'interno dei confini delle credenze che pensiamo
definiscano il mondo. E così i "peccati" (errori in buona fede) dei genitori hanno
cominciato a ricadere sui figli, di generazione in generazione. Abbiamo accettato senza
porci domande le convinzioni che ci sono state trasmesse. Fino a oggi ci è stato insegnato
che era la realtà a definire le certezze, quando invece sono le certezze a definire la realtà.

Molti consigliano di stilare un elenco di queste credenze, ma è un metodo che non ha mai
funzionato. Potrei passare tutta la vita a cercare delle convinzioni sospette, che magari
non sono neanche sicuro di avere. E si sa che cosa succede quando si comincia a cercare
problemi: o li si trova, e quindi li si rinforza con nuove immagini mentali, oppure se non
esistevano in prima istanza si inizia a crearli. Invece vado avanti con le mie faccende
quotidiane, ma presto attenzione a quello che penso, dico o faccio, perché queste tre
azioni sono il riflesso di ciò che mi passa per la mente. Se ci sono dei blocchi, essi
appariranno nei miei pensieri, nelle mie parole e nelle mie azioni.

Vi siete mai scoperti a guidare più piano per risparmiare benzina, tirare sul prezzo nei
negozi o abbassare il termostato in casa per risparmiare sul riscaldamento? Queste azioni
riflettono una sottostante convinzione di limitatezza, scarsità e incapacità di avere e fare
tutto quello che vogliamo. Perché facciamo fatica a concentrarci sull'abbondanza o, al
contrario, perché ci focalizziamo sulla scarsità?

Ecco due cose che possiamo fare per accertarci che una convinzione limitante non ci
ostacoli, anche quando non sappiamo qual è:
1. Quando visualizziamo, concentriamoci sempre sul risultato finale di quello che
vogliamo. Immagini irrilevanti sul come, il perché, il dove sono dettagli da
escludere rigorosamente. Le bolle d'aria trovano sempre la strada più veloce per
arrivare in superficie.

2. Non colleghiamo i sogni tra loro. Visualizziamo una cosa alla volta.
Concentrandoci sul risultato finale ed evitando di rendere un sogno contingente a
un altro libereremo il processo di manifestazione da ogni limite, consentendo alle
forze invisibili dell'immaginazione di trovare la via più breve tra il sogno e la sua
espressione.

Siamo tutti fatti della stessa materia, dunque quello che una persona può fare, lo possono
fare tutti. Si tratta solo di quali pensieri scegliamo di pensare.
Le cose materiali sono illusioni: sono il riflesso di noi stessi allo specchio, solo che queste
illusioni appaiono nel tempo e nello spazio, e riproducono i nostri pensieri. Quindi, nel
caso vi siate mai chiesti che aspetto, sensazione, gusto, odore o suono abbia un pensiero,
guardatevi intorno e cercate di rendervi conto che quello che state vedendo, ascoltando,
toccando, gustando e provando sono i vostri pensieri diventati realtà.

Grazie ai principi in azione nell'universo, semplicemente non conta molto quello che fate
per vivere. E allora perché non scegliere quello che ci piace e goderci la corsa? Questo
concetto può risvegliare un numero infinito di convinzioni limitanti: per avere successo
bisogna lavorare sodo, nella vita bisogna fare sacrifici, e così via. Ma queste sono solo
false credenze, inganni diffusi che intrappolano in una vita infelice. Importanti sono i
pensieri delle cose che perseguiamo, non i passi compiuti nel mondo fisico.

Le scelte, i pensieri e le convinzioni


Usando l'immaginazione produciamo i cambiamenti che vogliamo vedere nella nostra
vita. Ogni giorno creiamo il nostro mondo e lo facciamo semplicemente scegliendo cosa
osservare. Fino a questo momento avete creato e osservato automaticamente. Il modo in
cui avete creato il vostro mondo ha funzionato come un muscolo involontario. E' ora di
iniziare a fare intenzionalmente i cambiamenti che volete nella vostra vita.

Il nostro mondo è costituito da ciò che osserviamo usando i nostri sensi. La scelta di cosa
osservare, quindi, dipende da noi. Nel nostro mondo noi siete tutto: lo sceneggiatore, il
regista e l'attore principale del vostro film.

Se creiamo il nostro mondo attraverso l'osservazione ma non ne siamo ancora


consapevoli, allora come possiamo esserne responsabili? La mente subconscia è il luogo
dove convinzioni, attitudini, pensieri, sentimenti, decisioni, e scelte portano aventi il loro
lavoro, modellando meccanicamente la nostra vita. Il segreto sta nel portare in superficie
ciò che è nel nostro subconscio. La mente subconscia funziona come il programma di un
computer installato a nostra insaputa. La mente subconscia è riempita di ogni dato che
abbiamo appreso, convinzione che abbiamo avuto. Il suo lavoro, la sua funzione, è
modellare per noi un mondo da osservare che corrisponda a tutto ciò che essa contiene.

Una qualità della mente subconscia è che è facilmente ingannabile. Essa non è in grado di
riconoscere la differenza tra ciò che accade veramente nella nostra vita e ciò che fingiamo
che accada, per esempio con la visualizzazione. Se convinciamo la nostra mente
subconscia che stiamo diventando più sani, più forti, più felici e più ricchi, ciò diventerà
vero perché la mente subconscia creerà per noi un mondo che contiene quegli elementi.
Se crediamo fermamente che ciò che vogliamo accadrà, quella sincerità convincerà il
nostro subconscio, e il nostro subconscio genererà nel nostro mondo ciò che vogliamo.

Un modo interessante ed efficace per connettersi al subconscio è di visualizzare usando


un approccio meditativo. Visualizzare è un modo di "far credere", fingere che qualcosa
che vogliamo sia già realtà. Nonostante il suo nome, la visualizzazione si basa sul sentire,
non sul vedere. La cosa importante è che, agendo come se fosse vero, sentiamo come se
fosse vero. E' quella sensazione che convince il nostro subconscio che qualcosa è reale e
non una figura.

Per vivere l'esperienza della visualizzazione, chiudete gli occhi per un momento. Pensate
a ciò che volete e fate finta di averlo già. Disegnatelo nella vostra mente, o semplicemente
sentitelo. Come ci si sente ad avere quello che si vuole? Quanto entusiasti, liberati e
gioiosi vi fa sentire? Se non vedete nulla nella vostra mente, va bene lo stesso. Ciò che
importa è che lo sentiate. Per visualizzare qualcosa, concentratevi sulle vostre sensazioni.
Semplicemente sentite, fingete che sia vero adesso, che stia veramente accadendo e che lo
abbiate già.

Ogni volta che ascoltiamo un commento negativo o limitante, come "Non riuscirai mai a
farlo in tempo", "La vita è solo una grande lotta" o "La vita è una grande attesa", diciamo
a noi stessi: "Non è vero", "Cancella". Quel comando dice al nostro subconscio di non
raccogliere quel commento e di non usarlo per il modello di vita che vogliamo.
"Cancella" funziona per negare tutto, che sia il blues deprimente che stiamo cantando
oppure le terribili previsioni su potenziali disastri del telegiornale.

Tutti hanno lo stesso equipaggiamento e le stesse risorse con cui creare il proprio mondo.
I pezzi con cui costruiamo i nostri universi sono:

• le scelte e le decisioni
• i pensieri e le sensazioni
• le attitudini e le convinzioni

Proprio come tutti hanno lo stesso equipaggiamento, così è anche per le risorse, che sono:
• l'ispirazione: è la cosa che volete, che desiderate
• la visione: è l'immagine di voi con quella cosa già in mano
• l'anticipazione: è la speranza che essa sarà vostra

La differenza è come usiamo le nostre risorse e il nostro equipaggiamento per modellare


il nostro mondo.

I due pezzi dell'equipaggiamento più importanti sono la scelta e la convinzione.


Cambiarne anche uno solo di essi creerà un effetto domino influenzando tutti gli altri. Se
crediamo di poter cambiare o se scegliamo di farlo, tutti gli altri pezzi andranno al loro
posto. Le convinzioni precedono la nostra realtà, ciò di cui siamo convinti è ciò che
creeremo. Una convinzione è una verità che tratteniamo nella nostra mente subconscia.
Funziona anche come un limite, non permettendo di esistere a nulla che non sia coerente
con essa.

Convinzione = una certezza incrollabile sulla validità di un'idea

Le convinzioni funzionano come le profezie che si auto avverano, una previsione di ciò
che accadrà. Un modo per vedere ciò che creiamo è guardare il nostro mondo. La buona
notizia sulle convinzioni è che si possono togliere e correggerle, modificarle, cambiarle e
poi reistallarle. Qualunque cosa facciamo, non lasciamoci tentare, non svendiamo i nostri
desideri per cambiarli e conformarli alle nostre convinzioni. E' la convinzione che non è
adatta a noi, è lei che deve essere cambiata. Una convinzione esiste per proteggerci, per
far sì che il nostro mondo sia conforme al modello che gli abbiamo dato. Il suo lavoro è
servirci. Dipende da noi dire alla convinzione cosa debba essere, non il contrario.

Le emozioni modificano la materia


La ricerca ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che le emozioni esercitano
un'influenza diretta sul funzionamento delle cellule del corpo umano. In una ricerca
pubblicata sul periodico Advances nel 1993, l'esercito americano riferisce di aver
condotto esperimenti per stabilire con precisione se il collegamento emozione/DNA
permane dopo una separazione e, in tal caso, fino a quali distanze. I ricercatori hanno
iniziato effettuando un tampone sui tessuti all'interno della bocca di un volontario. Il
campione è stato isolato e portato in un'altra stanza dello stesso edificio, dove si è
cominciato a studiare un fenomeno che secondo la scienza moderna non dovrebbe
esistere. In una cavità appositamente predisposta, sono state effettuate sul DNA delle
misurazioni elettriche per verificare se rispondeva alle emozioni della persona da cui
proveniva, cioè il donatore che si trovava in un'altra stanza, distante parecchie decine di
metri. Al soggetto, sistemato nella sua stanza, è stata mostrata una serie di filmati
videoregistrati. Le immagini erano concepite per creare stati emotivi istintivi nel suo
organismo, per mezzo di temi che spaziavano da realistiche riprese fatte in tempo di
guerra, fino a immagini erotiche e situazioni comiche. L'idea era di far provare al
soggetto una serie di emozioni vere in un breve lasso di tempo. Mentre le provava, in
un'altra stanza veniva misurato il tipo di risposta che dava il suo DNA. Quando le
emozioni del soggetto toccavano alti o bassi “picchi” emotivi, le sue cellule e il suo DNA
producevano nello stesso momento una forte risposta elettrica. Sebbene il soggetto e i
suoi campioni fossero stati collocati a varie decine di metri di distanza fra loro, il DNA si
comportava come se si fosse trovato ancora fisicamente in contatto col corpo del
soggetto.

L'osservatore influenza ciò che viene osservato


Una serie di esperimenti condotti a Princeton negli anni '60, '70, '80, hanno evidenziato
l’influenza dell’ossevatore su ciò che osserva. I ricercatori hanno inventato una macchina
per indovinelli chiamata "generatore di eventi casuali" REG (Random Events Generator);
essenzialmente si trattava di questo: un atomo, decadendo con un certo ritmo, una volta
ogni tanto spingeva via un elettrone, e questo evento veniva misurato. Era una
macchinetta molto elaborata e costosa per fare testa o croce con una monetina. Testa,
croce, testa, croce, uno zero, uno, zero ecc. E su migliaia di eventi la media era
esattamente di 50% testa e 50% croce, in modo completamente casuale. Quindi hanno
preso questo generatore di eventi casuali e hanno invitato alcuni studenti dicendo loro:
"Focalizzatevi su questa macchina e provate a influenzarla in modo che non funzioni più
in modo casuale ma produca più volte uno che zero". E loro sono riusciti a farlo.

Allora sono passati all'audio, registrando dei bip e dei bup, e poi un'intera sessione di
migliaia di bip e di bup, dopodiché hanno preso il registratore e l'hanno chiuso in una
cassaforte. Tre settimane dopo l'hanno tolto dalla cassaforte e l'hanno dato a uno
studente dicendo: "vogliamo che tu influenzi questa registrazione in modo che non sia
casuale, ma ci siano più bip che bup". Lo studente ci si focalizza e lo restituisce agli
scienziati che lo inseriscono nella macchina e registrano i bip e i bup, ed ecco che non
sono più casuali. C'è una divergenza rispetto al cinquanta per cento, magari i bip sono il
52%, magari il 54%. Lo studente ha influenzato la registrazione magnetica nel presente,
per mezzo del dominio della mente sulla materia, oppure, siccome essi sapevano della
non-località, lo studente è effettivamente ritornato indietro non-localmente nel tempo
influenzando la macchina, in modo che al momento della registrazione originaria della
traccia questa fosse non casuale? Spazio e tempo improvvisamente si stavano facendo
un po' indistinti, non più così ben definiti, ma è assai chiaro che in un modo o nell'altro
l'osservatore stava influenzando ciò che veniva osservato.

Così i ricercatori si son o chiesti: bene, proviamo questo, registreremo una traccia con un
certo numero di bip e di bup, e poi la daremo semplicemente a qualcuno dicendo “per
favore, dimmi soltanto quanti bip e quanti bup ci sono, non ti chiediamo altro". Il
risultato è essenzialmente casuale. Allora prendono il nastro, perché è già stato osservato
da qualcuno senza alcun intento, lo rinchiudono per tre settimane, tornano e dicono:
"adesso vogliamo che tu influenzi questo nastro”, e poi mettono il nastro nella macchina
e la macchina lo sputa fuori, e non è più casuale. Ora, la deviazione non più tanto
evidente quanto quella del nastro originale che non era mai stato osservato, ma
comunque è una deviazione dalla casualità per effetto dell'intento dell'osservatore, anche
se il nastro era già stato osservato una volta.

Così adesso i dilemmi si sono moltiplicati; chi sta influenzando cosa? E tutto si ricollega
a un'affermazione che Albert Einstein fece nel 1935: "spazio e tempo non sono condizioni
in cui viviamo, ma modi in cui pensiamo".

Gli scienziati non erano soddisfatti per la registrazione di eventi casuali, perché
sospettavano che forse ci fosse qualcosa di simile a un effetto placebo, così passarono a
studiare gli animali. Presero dei pulcini di un giorno che, come tutti i biologi sanno,
quando escono dall'uovo, per effetto dell'imprinting, prendono automaticamente la
prima cosa che vedono per la mamma chioccia, per cui, se non c'è una chioccia vera nei
dintorni, ma soltanto un generatore di eventi casuali travestito da chioccia, questo
diventa la mamma. E se si mettono le ruote al generatore di eventi casuali chioccia in
modo che invece di fare bip bup e il decadimento atomico inneschi una virata a sinistra o
una virata a destra, allora il generatore di eventi casuali chioccia diventa mobile, e senza
alcuna influenza sul suo percorso andrebbe in modo casuale a destra, sinistra, sinistra,
destra, destra, destra, sinistra, percorrendo un tracciato completamente casuale, andando
il 50% delle volte a sinistra e il 50% a destra. E così quando danno la carica al generatore
di eventi casuali chioccia e lo fanno partire, al di là della gabbia dove i pulcini hanno
ricevuto l'imprinting là c'è mamma chioccia. Che cosa fanno tutti i pulcini? Seguono
mamma chioccia. E' quello che fanno tutti i pulcini tutti i giorni, non c'è alcun effetto
placebo. E poi misurano il numero di movimenti a destra e a sinistra del generatore di
eventi casuali chioccia, e risulta che è andato più volte verso la gabbia che dalla parte
opposta. Il suo movimento non era più casuale.

Ora, per la scienza non è mai sufficiente se la deviazione dalla casualità viene in un'unica
direzione, per cui la volta successiva prendono dei coniglietti di un giorno, e i coniglietti
nascono in un ambiente scuro, sono molto sensibili alla luce, poiché ci vogliono diversi
giorni, se non settimane perché i loro occhi si adattino alla luce diurna. Quindi gli
scienziati tolgono il travestimento da chioccia e lasciano le ruote su generatore di eventi
casuali, ma ci mettono sopra una luce lampeggiante molto intensa. Ricaricano,
instradano verso la gabbia con i coniglietti. E che cosa faranno i coniglietti: "vai via, vai
via, c'è troppa luce, non ci piace, non ci piace, vattene, vattene". Poi prendono la
videoregistrazione e misurano il numero di deviazioni sinistra-destra, e naturalmente il
generatore di eventi casuali questa volta nel suo percorso è andato più volte a sinistra,
allontanandosi dalla gabbia di quanto il caso farebbe pensare.
L'osservatore influenza ciò che viene osservato. Se pulcini e coniglietti sono in grado di
produrre un'influenza soltanto con l'intenzione, con il dominio della mente sulla realtà
materiale, al punto da creare una realtà più favorevole nei confronti dei propri desideri
personali, quanto maggiore è per noi, in qualità di osservatori, la possibilità di
influenzare la realtà? Quindi, se abbiamo mai dubitato della nostra capacità di
influenzare la realtà con i nostri pensieri, ripensiamo soltanto a quei coniglietti e a quei
pulcini di un giorno. “La realtà esiste solo quando la mente si concentra su di essa”.

L'origine della paura


Ci hanno insegnato che la paura è quell’emozione che ci preserva dal pericolo. Il fatto è
che non abbiamo bisogno della paura per evitare il pericolo superfluo, ci basta un
minimo di intelligenza e di buon senso. Se vi siete trovati in una situazione di
emergenza, di vita o di morte, saprete che non era un problema. La mente non aveva il
tempo di giocherellare e farne un problema. In una vera emergenza la mente si ferma;
voi diventate totalmente presente nell'adesso. In qualunque emergenza, o si sopravvive
oppure no. In entrambi i casi, non è un problema. Poiché nell'adesso non vi sono
problemi, non vi è nemmeno paura. Se nasce una situazione che dovete affrontare
adesso, la vostra azione sarà chiara e incisiva. E' anche più probabile che sia efficace. Non
sarà una reazione che deriva dal condizionamento passato della vostra mente ma una
reazione intuitiva alla situazione. Non preoccupatevi dei frutti della vostra azione,
limitatevi a prestare attenzione all'azione stessa.

La condizione psicologica di paura è separata da ogni pericolo immediato, vero e


concreto. Si presenta sotto varie forme: disagio, preoccupazione, angoscia, nervosismo,
tensione, terrore, fobia, eccetera. Questo genere di paura psicologica è sempre di
qualcosa che potrebbe accadere, non di qualcosa che sta accadendo ora. Noi siamo nel
momento presente, mentre la nostra mente è nel futuro. Possiamo sempre fare fronte al
momento presente, ma non possiamo fare fronte a qualcosa che è soltanto una proiezione
della mente: non possiamo fare fronte al futuro.

Fintanto che ci identifichiamo con la nostra mente, l'ego gestisce la nostra vita; l'ego è
molto vulnerabile e insicuro e si vede continuamente minacciato. Rammentiamoci che
un'emozione è la reazione del corpo alla mente. Quale messaggio il corpo riceve
continuamente dall'ego, dal sé falso, creato dalla mente? Pericolo, sono minacciato. E
quale emozione viene generata da questo messaggio continuo? La paura, naturalmente.
In definitiva ogni paura è la paura che l'ego ha della morte, dell'annullamento. Il nostro
ego non può permettersi di avere torto. Avere torto significa morire.

Una volta che abbiamo eliminato l'identificazione con la mente, il fatto di avere ragione o
torto non fa alcuna differenza per il nostro senso del sé, per cui il bisogno compulsivo e
profondamente inconsapevole di avere ragione, che è una forma di violenza, non esisterà
più. Chiunque si identifichi con la propria mente sarà costantemente accompagnato dalla
paura. Poiché l'ego è un senso derivato del sé, deve identificarsi con cose esterne. Deve
essere difeso e alimentato costantemente. Le più comuni identificazioni dell'ego
riguardano i beni materiali.

Nel momento in cui la nostra attenzione si rivolge all'adesso, avvertiamo tranquillità,


pace. Non dipendiamo più dal futuro per trovare appagamento e soddisfazione, non
guardiamo più al futuro per trovare la salvezza. Pertanto non siamo attaccati ai risultati.
Né il fallimento né il successo hanno il potere di modificare il nostro stato interiore
dell'Essere.

Il riflesso di noi negli altri


La teoria degli specchi parte dal presupposto è che nulla è esterno a noi. "Il nostro
interlocutore è sempre il nostro specchio". Indipendentemente da chi ci troviamo di
fronte. Dobbiamo ricordare che rappresenta il riflesso di ciò che noi siamo. Secondo la
legge degli specchi, il collega insopportabile è il nostro riflesso.

La legge degli specchi ci insegna che incontriamo sempre persone simili a noi, che
vibrano alla nostra frequenza in maniera simpatica, come le corde degli strumenti
musicali che risuonano. Se ha livello razionale non ci riconosciamo con l'individuo con
cui magari stiamo litigando, è perché ci troviamo di fronte a schemi inconsci o
comportamenti inconsapevoli e fissati a livello profondo in noi. Lui non è mai diverso da
noi in questa sfaccettatura caratteriale, semplicemente lui la esprime apertamente e noi
no.

Possiamo parlare di schemi "espressi" perché vengono manifestati verbalmente, con i


gesti e con le emozioni. Noi che ci troviamo di fronte a questa persona e ci arrabbiamo
mostriamo che i suoi schemi, cioè quello che ci sta dicendo e come, ci "attivano"
facendoci arrabbiare profondamente. Molto spesso questo tipo di rabbia è starato, è
esagerato rispetto a quello che normalmente potremmo aspettarci. In questo caso
significa che gli stessi schemi sono anche presenti in noi stessi. Semplicemente in forma
"inespressa".

Si può riepilogare così la teoria degli specchi:


1. ascoltiamoci attentamente mentre proviamo una forte emozione negativa nei
confronti di un interlocutore per un suo comportamento e/o parola e/o gesto.
2. identifichiamo gli schemi, osservando il nostro interlocutore e ponendoci e anche
in taluni casi ponendo all'interlocutore domande.
3. riconosciamo che questi schemi sono presenti in noi in forma inespressa e che
probabilmente in determinate condizioni, come delle bombe a orologeria, si
innescheranno automaticamente facendo scaturire azioni dannose e non
consapevoli nei confronti degli altri.
4. deprogrammiamo attraverso tecniche appropriate gli schemi emersi così da non
attirare più condizioni di questo tipo (Emotional Freedom Techniques, Theta
Healing, ecc.)

In pratica, due persone si attirano perché vibrano alla stessa frequenza. Perché sono in
risonanza. Tutti i nostri interlocutori diventano i nostri migliori amici, anche se ci fanno
irritare o proprio imbestialire. Cambiano gli attori ma il film è sempre lo stesso finché
non verranno deprogrammati gli schemi che ci impediscono di vibrare ad una frequenza
più elevata e di attirare nella nostra vita persone diverse.
La Legge di Attrazione

La legge di attrazione dice che i simili si attraggono, ma in realtà si sta parlando a livello
di pensiero. “Quando lo vedi nella tua mente, ce l’hai a portata di mano”. L’effetto
placebo è un esempio di legge di attrazione: quando un paziente crede veramente che la
pastiglia costituisca una cura, riceve quello che crede e viene curato.

La legge di attrazione è una legge di natura; è impersonale e non fa distinzione tra cose
buone e cattive: capta i nostri pensieri e ce li trasmette come esperienze di vita. Quello
che noi pensiamo poi lo viviamo.

Quando pensiamo a cose che vogliamo veramente concentriamo su di esse tutte le nostre
intenzioni, e la legge di attrazione darà esattamente quello che abbiamo desiderato. Ma
quando focalizziamo la nostra attenzione sulle cose che non vogliamo (“non voglio fare
tardi”, “non voglio ammalarmi”, “non voglio morire”, ecc.) la legge di attrazione non
presterà ascolto al fatto che non le vogliamo, ma procurerà le cose che stiamo pensando,
e infatti poi si verificheranno puntualmente. La legge di attrazione non tiene conto dei
“no”, dei “non” o qualsiasi altra negazione.

Per esempio:
“Non voglio fare tardi” è come dire “voglio fare tardi”
“Non voglio ammalarmi” è come dire “voglio ammalarmi”
“Non voglio litigare” è come dire “voglio litigare”

La legge di attrazione ci dà quello a cui stiamo pensando. La maggior parte delle persone
concentra la mente su ciò che non vuole, e il risultato è che ottiene proprio quello.

Il processo creativo
Possiamo riassumere il processo in tre fasi:

1. Chiedi. Diamo un ordine all’universo, facciamogli sapere che cosa vogliamo.


L’universo reagirà ai nostri pensieri, ma se non abbiamo le idee chiare la legge di
attrazione non potrà portare quello che vogliamo.

2. Credi. Crediamo che ciò che vogliamo sia già nostro. Dobbiamo credere di aver
ricevuto quello che abbiamo chiesto. Dobbiamo sapere che ciò che vogliamo è
nostro nel momento in cui lo chiediamo. Necessità una fede totale e assoluta. Nel
momento in cui chiediamo, e crediamo sapendo di avere già a livello invisibile
quello che vogliamo, l’intero universo si muove per portarlo anche a livello
visibile, cioè reale.

3. Ricevi. Quando abbiamo chiesto, crediamo di averlo ricevuto e tutto quello che
resta da fare per averlo è sentirsi bene. Quando stiamo bene siamo sulla frequenza
dell’accoglienza, siamo sulla frequenza che fa arrivare tutte le cose buone e
riceveremo quello che abbiamo chiesto.

La gratitudine è senz’altro il sistema migliore per far arrivare più cose nella nostra vita.
Quando ringraziamo come se avessimo già ricevuto quello che volevamo, trasmettiamo
un potente segnale all’universo. Il segnale comunica che possediamo già quella cosa,
dato che proviamo gratitudine per il fatto di averla.

Il motivo per cui la visualizzazione è così efficace dipende dal fatto che creiamo nella
mente delle immagini in cui ci vediamo già in possesso di quello che vogliamo, dando
origine a pensieri e sensazioni ed emozioni che proveremo se quella cosa fosse nostra.

“Decidi cosa vuoi avere. Credi di poterlo avere. Credi di meritartelo e di averlo a portata
di mano. Poi chiudi gli occhi per qualche minuto e visualizzati in possesso di quello che
vuoi, prova le sensazioni che avresti se fosse già tuo. Esci dalla visualizzazione e
concentrati sulla gratitudine che già provi, e goditi davvero il possesso di quella cosa. Poi
riprendi le tue attività normali e affida tutto all’universo, confidando nel fatto che saprà
come farti avere ciò che vuoi”. Jack Canfield

Come usare in modo cosciente la Legge di Attrazione


Possiamo partire da tre principi:
1. la Legge dell'Attrazione funziona solo se sentiamo che ciò che desideriamo si è già
realizzato. Non basta pensarci
2. bisogna passare all'azione
3. attiriamo ciò che inconsciamente pensiamo sia importante per noi

Lasciamoci andare alle “azioni ispirate”, un'improvvisa spinta interiore a fare una
telefonata, comprare un libro, partecipare a un evento o chiedere un colloquio di lavoro.
Questa spinta proviene da quella parte di noi collegata al più grande tutto. E' la parte che
ci condurrà al nostro scopo. Questa parte ci spinge a fare una certa cosa, ma sta a noi
farla. "L'universo ama la rapidità". Non indugiamo, non rimandiamo, non dubitiamo.
Quando sentiamo un impulso, una spinta interiore, agiamo. Facciamo attenzione ai segni
e afferriamo le situazioni al volo.

Una buona bussola per indicarci se siamo sulla strada giusta o meno è abbastanza facile;
chiediamoci come ci sentiamo, se ci sentiamo “bene”, stiamo irradiando energia con
vibrazioni positive, se siamo pervasi da un senso di “malessere” stiamo irradiando
energia con vibrazioni negative, che non ci aiutano certo a manifestare la vita che
vogliamo.

Uno degli atteggiamenti più deleteri per la nostra felicità è il “lamento”. Quando
continuamente ci lamentiamo della nostra situazione finanziaria, del nostro rapporto
sentimentale, del nostro lavoro, come pensiamo si svilupperà la nostra vita in quell’area?
Il lamento è uno di quegli atteggiamenti che ci fanno restare concentrato su energie
negative, quindi stiamo emanando energia negativa nell’universo ed esso ci farà ottenere
proprio quello. Grazie a noi, e non per colpa dell’economia, della politica, delle persone
che non capiscono. Siamo una persona che critica? Se vogliamo che il nostro rapporto
con quella persona migliori, che energie devi irradiare?

Uno dei pericoli più insidiosi per la realizzazione della nostra vita è l’“abitudine”. È
incredibile come ci si possa abituare anche alle cose negative e poi finire per accettarle.
La nostra mente, abituata a certi meccanismi cercherà di impedire i cambiamenti, infatti
per lei sono un pericolo, una incognita per la tua salvaguardia. Così rischiamo, per una
certa forma di sicurezza, per abitudine e nonostante la voglia di cambiare qualcosa nella
nostra vita, di ritornare sempre negli stessi passi. Accattiamo che, per ottenere qualcosa
che non abbiamo, implica per forza un cambiamento. “Se continuiamo a fare ciò che
abbiamo sempre fatto, otterremo solo una quantità maggiore di ciò che abbiamo già”.

Il nostro corpo è il prodotto dei nostri pensieri. Pensare alla salute perfetta è qualcosa
che chiunque di noi può fare a livello interiore, indipendentemente da quello che ci
succede intorno e all’esterno. La nostra fisiologia crea la malattia per darci un feedback,
per farci sapere che abbiamo una prospettiva sbilanciata o che in quel momento non
proviamo amore e gratitudine. La scienza ha dimostrato che il nostro corpo viene
completamente sostituto nel giro di pochi anni, com’è possibile allora che quella
particolare degenerazione o malattia vi rimanga per anni? Può essere trattenuta nel
nostro corpo solo dal pensiero, dall’osservazione della malattia e dall’attenzione che le si
presta. Se abbiamo una malattia e ci concentriamo su di essa parlandone agli altri,
finiamo per produrre altre cellule malate. Immaginiamo di vivere in un corpo
perfettamente sano.

I nostri pensieri creano il nostro destino


La teoria che sta alla base della Legge dell’Attrazione, semplificando al massimo, si basa
sull’affermazione che l’energia attrae energia simile. Ogni persona continuamente irradia
energia nello spazio; il tipo di energia irradiata è determinato dallo stato emozionale
dell’individuo in questione e può essere diversa da un giorno all’altro e qualche volta
addirittura anche da un minuto all’altro. Questa energia emotiva è ciò che comunemente
viene detta una “vibrazione”. Probabilmente il termine suonerà familiare. Sei mai stato
con qualcuno così felice che sembra irradiare una luce che mette di buon umore tutte le
persone intorno? E nello stesso modo, hai mai passato del tempo con qualcuno così
infelice, che emanava vibrazioni così negative, al punto da sembrare che risucchiasse
letteralmente la vita e la felicità a chiunque fosse intorno a lui? Non è necessario avere
dei poteri paranormali per percepire le vibrazioni emesse dalle altre persone, si tratta di
una forma di energia molto reale. Le nostre vibrazioni sono spesso una risposta a
qualche stimolo proveniente dall’ambiente; è successo qualcosa che ci ha reso felici, o
tristi, impauriti, confusi, stressati, e la risposta inconscia a tutto questo (perché le
vibrazioni sono generate e irradiate dal subconscio piuttosto che dalla mente conscia) è
un qualcosa che va al di là del nostro controllo. Probabilmente la persona che sta
emanando vibrazioni negative non ha scelto di essere infelice, e nemmeno vuole
infliggere la propria infelicità a tutte le persone intorno semplicemente con la sua
presenza. (Ci sono le eccezioni alla regola. L’infelicità ama la compagnia e molti provano
molta soddisfazione a riversare il proprio dolore sulle altre persone. E’ importante capire
che spesso non viene fatto per il desiderio di provocare dolore agli altri ma per il bisogno
di non sentirsi così soli nella propria infelicità).

Ci sono moltissimi sentimenti che portano a emettere vibrazioni positive o negative. Le


vibrazioni positive sono generate da sentimenti positivi, come:

• Gioia
• Amore
• Eccitazione
• Abbondanza (di qualsiasi cosa che provoca una emozione positiva)
• Orgoglio
• Comfort
• Fiducia
• Affetto

Le vibrazioni negative sono generate da sentimenti negativi, come:

• Delusione
• Solitudine
• Mancanza (di ogni cosa,che sia strettamente necessaria o meno)
• Tristezza
• Confusione
• Stress
• Rabbia
• Dolore

Il principio fondamentale alla base della Legge dell’Attrazione è che l’energia attrae
energia simile. Questo significa che se una persona sta emanando delle vibrazioni
positive attirerà a se cose positive, se sta emettendo vibrazioni negative attrarrà, al
contrario, cose spiacevoli. ”Sei un magnete vivente, che attrae ciò che vuole”. Hai mai
conosciuto qualcuno sempre così positivo che sembra essere troppo fortunato per essere
vero? All’opposto, avrete sicuramente conosciuto qualcuno che ama lamentarsi e
guardare sempre al lato negativo della vita,che sembra avere sempre qualcosa che non
va bene e a cui alla fine le cose vanno sempre male. Questi esempi ci mostrano come le
persone attraggono sempre esperienze e avvenimenti perfettamente allineati con il tipo
di energia e vibrazioni che stanno emanando nell’universo.

“Ricorda, attrai nella tua vita qualsiasi cosa a cui tu presti attenzione, energia e
concentrazione, sia che tu lo voglia che tu non lo voglia”. Michael J. Losier

Come posso usare la Legge dell’Attrazione?


Sapere che cosa è la Legge dell’Attrazione non serve molto senza sapere come usarla per
ottenere il successo nella vita. Una volta padroneggiate le basi della Legge
dell’Attrazione sarà possibile applicarla in ogni area della vita.

1. Il primo passo per ottenere il successo tramite la Legge dell’Attrazione è di


accettare la responsabilità per le cose che sono accadute durante la tua vita, belle e
brutte che siano. Spesso questa è la parte più difficile nell’ottenere il successo
attraverso il manifesting perché ci insegnano fin da piccoli a credere che è
l’ambiente che influisce in larga misura sulle situazioni in cui ci troviamo. In
sostanza siamo abituati a dare la colpa a tutto fuori che a noi stessi e ai nostri
pensieri, per le esperienze che viviamo. E’ molto difficile acquisire la
consapevolezza e assumersi la responsabilità del fatto che l’ambiente circostante
non è la causa principale dei vari eventi e che nella maggior parte dei casi non devi
dare la colpa a nessuno se non a te stesso
2. Ora prenditi un po’ di tempo e scrivi su un foglio tutti gli avvenimenti più
importanti nella tua vita (entrambi,belli e brutti). Lascia molto spazio sotto ad
ognuno. Rifletti un momento, torna indietro e rivedi quegli avvenimenti. Scrivi
cosa hai provato quando sono accaduti, come ti sentivi prima che accadessero e
quali avvenimenti sono accaduti prima. Molto probabilmente scoprirai che gli
eventi a te favorevoli sono accaduti in momenti in cui eri pervaso da un
atteggiamento positivo e anche le altre cose nella tua vita stavano andando bene.
Dall’ altro lato, altri eventi probabilmente sono capitati in concorso con altri che
hanno provocato il tuo atteggiamento negativo nei confronti della vita.
Coincidenze?
3. Una volta accettato il fatto che sei il responsabile del tuo destino è il momento di
fare un passo avanti e analizzare ciò che vorresti cambiare nella tua vita. Vuoi
cambiare lavoro? Trasferirti in una casa nuova? Iniziare una relazione importante?
Avere una promozione? Identifica le cose che vuoi ottenere e scrivile. Metti il foglio
dove le hai scritte in un posto dove le puoi vedere spesso; vedere costantemente e
in anticipo i risultati dei tuoi sforzi ti aiuterà a mantenerti sui giusti binari. In
sostanza, creando quella lista tu chiedi all’universo quello che vuoi. E’ un passo
molto importante,quindi prenditi un po’ di tempo per pensarci su e cerca di
definire gli obiettivi molto specificamente; definire un obiettivo in modo troppo
generico è quasi una garanzia che non riuscirai ad ottenerlo.
4. Innalza le tue vibrazioni in modo che siano sempre positive. Cerca di conseguire
uno stato d’animo in cui hai una fiducia totale e assoluta che il risultato finale che
desideri accadrà sicuramente. Questa è una parte fondamentale della Legge
dell’Attrazione perché rischi molto facilmente che la tua mente cominci a
immaginare tutte le difficoltà e gli ostacoli che potresti incontrare mentre stai
provando a realizzare i tuoi sogni. Questo farà si che le tue vibrazioni diventino
negative e andrà a tuo svantaggio.
5. Accetta il fatto che una determinata cosa possa accadere. Spesso il tuo subconscio è
il tuo peggior nemico; puoi riuscire a convincere la tua mente conscia che qualcosa
può accadere, ma nello stesso tempo il tuo subconscio ti sta sabotando cercando di
farti venire in mente tutti i motivi per i quali non accadrà mai. Per aiutarti a
superare questo blocco e ad avere una fiducia assoluta che riuscirai a fare i
cambiamenti che vuoi nella tua vita una tecnica efficace può essere quella di
riprendere il foglio di carta su cui hai scritto i tuoi obiettivi e riscriverli in modo da
aiutare la tua mente e il tuo corpo ad accettarli. All’inizio puoi incontrare un po’ di
resistenza se scrivi le affermazioni in prima persona, infatti la tua mente sa che una
certa cosa non è vera. Ti consiglio,quindi, di scrivere le affermazioni in terza
persona almeno per i primi tempi, in modo da superare quelle resistenze e quei
blocchi; per esempio, se stai cercando un nuovo lavoro potresti dire “milioni di
persone ogni anno fanno un lavoro che amano e che li rende felici.” Se stai
cercando una relazione importante puoi dire, “milioni di persone in tutto il mondo
hanno trovato la loro anima gemella e stanno vivendo delle relazioni felici e
stabili”. Dopo qualche giorno,quando la tua mente si è “abituata” puoi cominciare
a scriverle in prima persona, che è il modo sicuramente più efficace per ottenere dei
risultati. Lo scopo per cui è utile scrivere queste affermazioni è di eliminare le
vibrazioni negative e il dubbio dalla tua mente. Se non riesci ad accettare il
risultato come un dato di fatto il tuo inconscio letteralmente congiurerà per farti
ottenere un risultato diverso, ed è su questo che la tua mente e il tuo corpo si
concentreranno; di conseguenza, questo sarà il risultato che otterrai nel mondo
fisico e sicuramente penserai che la Legge dell’Attrazione è falsa e non funziona.

Cosa può fare per te la Legge dell’Attrazione?


La Legge dell’Attrazione può aiutarti a determinare il corso del tuo futuro, così come i
successi e i fallimenti che potrai incontrare lungo la strada.

Lavoro
Consideriamo un attimo le possibilità della Legge dell’Attrazione applicata al campo del
lavoro. Per coloro che stanno cercando un lavoro potrebbe essere una impresa quasi
impossibile. Secondo te, perché questo lavoro non esiste, o perché a livello inconscio
queste persone credono che non saranno mai capaci di trovare un impiego e di
conseguenza stanno rilasciando così tanta energia negativa nell’universo che lo stanno
letteralmente scacciando via?

Chiunque abbia provato a cercare un lavoro (o che conosce qualcuno che lo ha fatto) sa
benissimo che ci sono molte più probabilità di trovare un impiego redditizio se stai già
lavorando da un’altra parte piuttosto che se sei disoccupato e lo cerchi per la prima volta.
Per una persona che ha perso il lavoro ed è attualmente disoccupata potrà sembrare più
facile scalare il monte Everest che ottenere un colloquio. E come se lavoro dopo lavoro,
semplicemente nessuno sia interessato a quello che hai da offrire.

Perché tutto questo? Sicuramente non perché non ci siano opportunità di impiego là
fuori; dopo tutto, nessuno avrebbe fatto domanda per quel posto se il datore di lavoro
stesso non si fosse mostrato per primo interessato ad assumere nuovo personale. Perché,
allora, le persone rimangono disoccupate per mesi o anche anni interi? La risposta è che
spesso sono convinti di non essere capaci di trovare un lavoro. A livello inconscio non
credono veramente che i loro sforzi daranno i loro frutti, e quindi proiettano energia
negativa tutto intorno a loro.

Dall’ altro lato, una persona che ha già un lavoro è sicura e fiduciosa riguardo alle sue
capacità di trovare un impiego e farlo bene; dopo tutto, qualcuno li ha già considerati
abbastanza meritevoli di essere assunti (e tenerli) nel primo posto di lavoro, e
probabilmente stanno cercando un nuovo impiego perché hanno una fiducia tale nelle
proprie capacità che pensano di meritare un impiego nuovo di zecca nel quale saranno
trattati meglio/pagati di più/avranno più stimoli e opportunità di crescita
professionale/ecc.

E’ proprio in virtù di questo stato di fiducia che la Legge dell’Attrazione potrà agire al
meglio. Visto che stanno proiettando energia positiva intorno a loro, attrarranno a loro
volta energia positiva , e attrarranno quindi l‘impiego che desiderano veramente. Ricordi
che quando scrivi gli obiettivi devi anche accettare il fatto che accadano?

Forse stai cercando di ottenere di più nella tua carriera; se così non fosse, allora non hai
bisogno di leggere questo libro visto che ormai padroneggi già la capacità di determinare
il tuo destino. Se invece stai ancora cercando l’occasione d’oro, chiedilo all’universo, e
poi siediti e aspetta, nella sicurezza che la Legge universale dell’attrazione te la porterà
fin sulla soglia di casa.
Potrebbe non essere oggi, potrebbe non essere domani, ma accadrà e di questo puoi
essere certo nel modo più assoluto. Mettiamo che tu sia soddisfatto con il tuo lavoro ma
tu desideri una promozione; dopo tutto, nessuno ama rimanere in fondo alla piramide
per sempre.

Al fine di ottenere la promozione che stai sognando la prima cosa da fare è rimuovere
qualsiasi dubbio dalla tua mente. Affronta l’eventuale colloquio sicuro al cento per cento
che il posto sarà tuo; ricorda, se dentro di te hai la convinzione che quella posizione sia
troppo per te o non ti senti sicuro di avere i requisiti necessari, per l’universo hai sempre
ragione te e ti farà avere esperienze allineate di conseguenza.

Lo stesso principio si applica per esempio al primo colloquio di lavoro. Se hai


frequentato una qualche scuola probabilmente hai assistito a una lezione su cosa fare e
cosa non fare durante un colloquio. Una delle cose più importanti da non fare è di
permettere alla persona che ti esamina di capire che sei nervoso. Facendo, invece,
trasparire che hai fiducia nelle tue capacità di poter affrontare qualsiasi tipo di mansione
che ti viene posta di fronte, il tuo valore come impiegato salirà di molto agli occhi dei
potenziali datori di lavoro.

Lo stesso si può dire per l’apertura di una nuova attività. E’ essenziale nel momento in
cui ti presenti ai potenziali investitori mostrare che hai il cento per cento di fiducia in te
stesso e nella tua attività per assicurarti che loro vogliano investire e scommettere su di
te. Questo bisogno di assoluta fiducia è solo una coincidenza, o è la Legge dell’Attrazione
al lavoro? Avendo fiducia in te stesso emani energia positive nell’universo, e di
conseguenza attiri l’energia positiva esistente verso di te.

Non è possibile non mettere l’accento sull’importanza di emanare vibrazioni positive


quando si parla di Legge dell’Attrazione, e vedrai che questo argomento viene ripetuto
fino alla nausea in ogni discorso al proposito. Rilasciare energia positiva nell’universo è
quello che ti permette di disegnare il corso del tuo destino, di intraprendere la strada del
successo piuttosto che la strada dell’incertezza, della infelicità, del fallimento nel
conseguire gli obiettivi per i quali hai lavorato così tanto.

Amore e famiglia
Ci sono due aree della vita nelle quali le persone generalmente vogliono cambiare;
l’ambiente di lavoro e le relazioni con i familiari o le persone care. Potrai chiederti,
“veramente la Legge dell’Attrazione può aiutarmi a costruire delle relazioni migliori e
più soddisfacenti con le persone a cui tengo, e a riparare vecchie rotture?” La risposta è si
assolutamente. La Legge dell’Attrazione vale per te come per le persone che ami, quindi
anche la loro energia sarà attratta dall’ energia simile emanata dalle altre persone. Se
vibri di energia e emozioni positive risponderanno nello stesso modo.
Vediamo prima di tutto la tua famiglia. Ci sono svariati motivi per cui i membri della
stessa famiglia possono non andare d’accordo l’uno con l’altro; con i familiari con i quali
devi condividere determinate cose quotidianamente i litigi possono diventare veramente
all’ordine del giorno.

Indipendentemente dal motivo del disaccordo non è mai un bene lasciare che le relazioni
si deteriorino così. È meglio cercare di trovare una soluzione per ottenere la vera serenità
e armonia nella vita. Per sistemare una relazione che si è interrotta, per qualsiasi motivo,
devi avere fiducia nel fatto che non solo riuscirai a rimettere insieme i pezzi, ma che lo
vuoi veramente.

È facile far apparire all’esterno che vuoi rimediare a una certa rottura (spesso magari
lamentandoti del fatto che la rottura è avvenuta per colpa dell’altra parte.) quando in
realtà stai ancora trattenendo con te tutto il peso del rancore verso l’altra persona in
questione. In realtà non vuoi rimettere a posto le cose, o se sì non sei ancora riuscito a
lasciare andare quello che ha provocato la separazione la prima volta.

Lasciare andare il risentimento è un ingrediente fondamentale nel ritrovare l’armonia, e


per consentire alla Legge dell’attrazione di spianarti la strada, prima di tutto devi
liberarti di tutta l’energia negativa che hai trasmesso verso gli altri. È fondamentale che
tu accetti il fatto che puoi perdonare e dimenticare, facendo si che tu e il tuo compagno
possiate andare avanti nella vita, insieme, uniti in una relazione più felice di quanto
abbiate mai sperimentato prima.

Il procedimento per attrarre l’anima gemella è sostanzialmente lo stesso; comunque, per


permettere alla Legge dell’Attrazione di attrarla a te, devi essere molto preciso nel fare le
tue richieste all’universo in merito a ciò che cerchi veramente in una relazione e a come
vuoi che sia la tua persona ideale, sia dal punto di vista fisico, ma anche caratteriale.
Questo non significa naturalmente che tu debba stabilire esattamente il colore dei capelli,
degli occhi, addirittura l’ideologia politica (anche se, se per te è di importanza
fondamentale può essere importante prendere in considerazione anche questo aspetto) o
la posizione sociale. Ricorda, la Legge dell’Attrazione ci insegna che la tua mente
inconscia sarà attratta dalla sua mente inconscia, e la politica e la posizione sociale non
hanno una grande importanza in questo caso. Invece, concentrati sul tipo di valori che
desideri abbia, il tipo di relazione che vorresti istaurare con lui/lei(vuoi sposarti, vuoi
un’avventura, ecc) così come i tratti caratteriali che senti particolarmente importanti. Poi
permetti a te stesso di credere che troverai questo vero e proprio concentrato di virtù.

L’ultimo passo è il più importante. Come nell’esempio che abbiamo fatto a proposito di
trovare un nuovo lavoro, la convinzione che una relazione con la persona dei tuoi sogni è
fuori dalle tue possibilità, sarà una verità assoluta per l’universo e anche per te. Ricorda a
te stesso che ogni giorno centinaia di uomini e donne stanno costruendo la loro vita con
la persona ideale e che non c’è ragione per cui tu non sia compreso in questi numeri.

È essenziale, una volta fatta la richiesta all’universo per la tua anima gemella che tu
abbia pazienza per la realizzazione del tuo desiderio. I perché di tutto questo saranno
approfonditi fra un po’, ma per ora guardiamo alle cose più semplici. L’universo non
sempre ti dà esattamente quello che vuoi esattamente quando lo vuoi. Fa le cose secondo
i suoi tempi.

Ora, immaginiamo di aver chiesto l’uomo o la donna dei sogni, ma che tu stia
diventando impaziente perché ancora non è arrivata nella tua vita nel giro di qualche
mese dal momento in cui hai chiesto. Cominci a uscire con qualcun’altro. Non è
esattamente la persona che avevi chiesto all’universo, però; è semplicemente una persona
con la quale vuoi passare il tempo fino a quando la persona giusta non arriverà.

Durante il tempo in cui aspetti l’anima gemella, quindi, entri in contatto con molte altre
persone. Cosa succederebbe se la persona dei tuoi sogni fosse proprio in mezzo a loro? Se
quella persona stesse cercando proprio te, ma tu non l’avessi riconosciuta?

È di fondamentale importanza che tu non chiuda ne il tuo cuore né la tua mente


all’universo; questo è l’errore più fatale che potresti commettere, in quanto significa che
hai perso fiducia nelle capacità dell’energia della tua mente di interagire con l’energia
dell’universo per farti ottenere ciò che desideri, e l’energia negativa generata da questi
pensieri provocherà che la persona dei tuoi sogni si allontani da te prima ancora che tu ti
renda conto che era lì vicino a te.

Quando la Legge dell’Attrazione non funziona?


La Legge dell’Attrazione non sempre funziona come vorremmo. Dopo tutto, visto che la
Legge dell’Attrazione è una legge universale, perché non funziona sempre a nostro
favore? La risposta può essere trovata come sempre nella mente di ognuno. L’unica cosa
che sta fra te e il successo sei proprio te stesso; ne abbiamo parlato prima. Se la tua mente
è come bloccata da così tanta energia negativa, al punto che non può liberare le
vibrazioni positive che attrarranno l’energia positiva dell’universo, la Legge
dell’Attrazione non potrà aiutarti. O meglio la Legge dell’Attrazione agisce sempre, ma
in questo caso per portarti esattamente ciò che non vuoi. E’ quindi necessario, prima di
tutto, liberarsi da tutte quelle vibrazioni negative per un nuovo inizio.

Errori più frequenti


Come per ogni altra cosa ci vuole tempo, impegno e dedizione per padroneggiare
veramente l’uso della Legge dell’Attrazione nella tua vita. Ci sono tutta una serie di
fattori che possono fare si che la Legge si comporti in modi che non ti saresti mai
aspettato. Fortunatamente, gli errori che possono essere fatti in merito all’uso della Legge
dell’Attrazione sono universali quanto la legge stessa e questo li rende facili da
identificare e correggere.

Cinque sono gli errori più frequenti:

1. Credere che il pensiero positivo sia sufficiente per attrarre quello che desideri. Il
pensiero positivo da solo non è abbastanza per mettere in funzione la Legge
dell’Attrazione a nostro favore. È necessario che le convinzioni positive penetrino
profondamente a livello inconscio. La mente opera sempre su due livelli, inconscio
e conscio. La mente conscia è quella che riceve centinaia di migliaia di informazioni
nel corso del tempo attraverso tutti e cinque i sensi. È una quantità incredibile di
informazioni da elaborare, anche per una macchina così avanzata come il cervello
umano. La mente impazzirebbe se dovesse fare i conti con tutte queste
informazioni in ogni momento. Invece, la mente ha sviluppato un meccanismo per
cui la parte conscia, fa da filtro per tutte le informazioni che le arrivano dall’esterno
e trattiene solo tutto ciò che reputa importante. Tutto quello che invece non è
considerato importante passa all’inconscio. È l’inconscio che immagazzina queste
informazioni, come un “guardiano dei ricordi” fino a quando, a un certo punto, c’è
bisogno di nuovo di quei ricordi sepolti. È stato sempre sostenuto che l’inconscio
influisce direttamente sulle azioni e sulle convinzioni della mente conscia, e di
questo argomento parleremo dopo più dettagliatamente, ma per ora è sufficiente
dire che se a livello conscio stai cercando di pensare positivo mentre a livello
inconscio trattieni dell’energia negativa le due si cancelleranno a vicenda, e non
otterrai l’effetto desiderato.
2. Essere impaziente. L’universo agisce secondo i suoi ritmi. È necessario che tutte le
condizioni da cui dipende il manifestarsi di un certo evento si siano verificate al
posto giusto e nel momento giusto perché questo accada così come dovrebbe.
Questo significa che potrebbero volerci anche settimane, mesi o anni perché la
Legge dell’Attrazione dia i suoi frutti riguardo ai desideri di un singolo individuo.
Al giorno d’oggi le persone tendono ad essere un po’ viziate; vogliono esattamente
quello che vogliono e lo vogliono ora. Una nuova tecnica che non dà risultati
istantanei non viene vista con molto favore. In più, non credere nella Legge
dell’Attrazione perché non segue i tuoi tempi prestabiliti (dopo tutto la Legge
dell’Attrazione non dice mai con precisione quando tutti quei meravigliosi
avvenimenti si verificheranno,solo che lo saranno) significa contraddire
palesemente le linee guida fondamentali che abbiamo visto finora per ottenere
risultati positivi nella tua vita. Scommetto che se tu stessi solo provando la Legge
dell’Attrazione per vedere se dà dei risultati, senza coinvolgimento, o se,
semplicemente, tu avessi una fiducia assoluta nella sua capacità di farti ottenere i
risultati desiderati saresti ben contento di sederti e aspettare, sapendo con certezza
che quello che vuoi di più arriverà a te nel momento e nel posto giusto. Al
contrario, il fatto che tu non lo faccia, indica che non hai fiducia fino in fondo nella
Legge dell’Attrazione. Questo significa che da qualche parte nel tuo essere c’è un
piccolo residuo di energia negativa, ma sufficiente a mandare a monte tutto il
processo di attrazione consapevole. Ricorda, se vibri di energia negativa attrarrai
energia negativa verso te stesso.
3. Stabilire prima del tempo quando e come attrarrai ciò che vuoi. Lascia lavorare
l’universo. È possibile diventare così concentrati su quello che pensiamo debba
accadere fino al punto di lasciarcelo passare sotto il naso nel momento in cui
accade realmente, se non accade esattamente nel modo in cui ce lo siamo disegnato.
Come abbiamo detto prima, l’universo sceglierà il giusto tempo e luogo nel quale
accadranno determinate cose, e gli avvenimenti potrebbero manifestarsi nei modi
più impensati. Predeterminando esattamente come e dove dovranno manifestarsi è
come togliere il potere di scelta all’universo e, in definitiva predisporti verso il
fallimento. Assumere di avere la capacità di scegliere come e quando certe cose
accadranno è come dire di non avere fede nella capacità della Legge
dell’Attrazione di farti ottenere i risultati desiderati in tempo utile; ancora,
stabilendo rigorosamente i tempi può portarti addirittura a non credere nella
Legge dell’Attrazione (dopo tutto, non ha fatto quello che doveva, no?), il che
porterà il tuo inconscio a irradiare energia negativa che scaccerà via quella positiva.
4. Non assumersi la responsabilità della propria vita. Per ottenere il massimo del
beneficio dalla Legge dell’Attrazione devi convincerti che quello che vedi ora è il
risultato di quello che hai attratto fino a questo punto; ancora, è essenziale
realizzare che tutto quello che è successo nella tua vita fino ad ora e tutto ciò che
accadrà dopo è determinato da te. Entrambi, i successi e i fallimenti che hai
sperimentato, sono stati il risultato dell’energia che la tua mente e il tuo corpo
hanno emanato nell’universo. È facile guardare agli avvenimenti della vita e
pensare, “sicuramente io non volevo che ciò accadesse; la Legge dell’attrazione non
deve essere vera perché io non avrei mai potuto desiderare qualcosa di così
brutto”. La cosa fondamentale da capire è che non sempre quello che la tua mente
conscia desidera influenza quello che sta progettando il tuo inconscio. Il che ci
porta al quinto errore più comune
5. Non rimuovere le convinzioni limitanti. In molte occasioni le persone cadono in un
circolo vizioso in quanto non sono capaci di acquisire il controllo sui pensieri e le
abitudini del proprio inconscio. Uno degli argomenti usati da chi non crede nella
Legge dell’Attrazione per svalutarla è, “perché c’è così tanta sofferenza nel mondo
se le persone hanno la capacità di determinare gli eventi della propria vita?” No,
queste persone non hanno scelto consapevolmente una vita di privazioni e
schiavitù; visto quello che è il loro passato molti di loro non credono nemmeno
veramente di avere una possibilità di scelta. Il non credere nella capacità di
cambiare perché “è sempre stato così” significa che continueranno a vivere in quel
modo per sempre. Il loro inconscio continua a emanare sfiducia e energia negativa
nell’universo, ottenendo indietro a sua volta energia negativa che li tratterrà per
sempre in quel circolo vizioso e distruttivo. Sono invece coloro che sognano, e che
credono nelle possibilità dei loro sogni , che hanno realizzato i più grandi
cambiamenti nel mondo. Pensi che se i coloni avessero creduto che non sarebbero
mai stati liberi dagli inglesi avrebbero potuto vincere la rivoluzione? Se Henry
Ford non avesse creduto fermamente che l’uomo potesse andare in macchina, pensi
che il modello T sarebbe stato inventato? Se le donne fossero state convinte di
essere destinate a vivere per il resto della vita sotto il dominio dei loro padri e
mariti, la liberazione e il riscatto femminile avrebbero mai avuto luogo? Rimuovere
le convinzioni limitanti di questo tipo è di importanza vitale perché la Legge
dell’Attrazione possa funzionare come deve. Se veramente senti che la Legge
dell’Attrazione non sta funzionando per te, prenditi un momento per esaminare i
tuoi desideri. Credi veramente che queste cose possano accadere, o le consideri
solo come delle utopie? Per emanare le vibrazioni positive necessarie per attirare
l’energia dell’universo a te è indispensabile che tu abbia fiducia al cento per cento
nella tua capacità di cambiare ed essere assolutamente convinto che tutti gli
avvenimenti accaduti fino ad ora sono stati i prerequisiti necessari per ottenere ciò
che vuoi.

La chiave per sfruttare al meglio le potenzialità della Legge dell’Attrazione è


l’accettazione delle tue responsabilità.

Le prove sperimentali che sono state condotte per la Legge dell’Attrazione hanno lasciato
una ampia zona di incertezza per quanto riguarda la decisione se al momento attuale
possa essere considerata una legge vera e propria o meno. Visto che nel nostro caso i
ricercatori hanno a che fare con la mente umana piuttosto che con oggetti fisici
manipolabili e controllabili, è praticamente impossibile creare delle condizioni di test
ideali tali da garantire risultati sperimentali incontrovertibili. Perché un esperimento
riguardante la Legge dell’Attrazione sia considerato significativo è necessario che il
soggetto che fa da cavia segua le linee guida che gli sono spiegate meticolosamente.
Questo significa, per esempio, che devono essere rimosse tutte le convinzioni negative
dalla sua mente inconscia. Questa è considerata una condizione fondamentale
dell’esperimento ma purtroppo per i ricercatori è impossibile tenerla sotto controllo. Il
soggetto che si sottopone al test non può essere costretto artificialmente a rimuovere le
convinzioni negative dal proprio subconscio; potrebbe addirittura non sapere che certi
pensieri negativi ci sono (dopo tutto, c’è un motivo per cui lo chiamiamo subconscio).
Dato che l’elemento chiave per ottenere il successo tramite la Legge dell’Attrazione è
quello di permettere all’energia positiva di dominare il pensiero, qualsiasi residuo di
energia negativa, anche se nascosta profondamente nell’inconscio, avrà un effetto
deleterio sui risultati dell’esperimento che risulteranno falsati.
Varie religioni si sono sentiti offese dal concetto stesso di una persona capace di decidere
il proprio destino in base al solo potere della mente. Dopo tutto, si potrebbe pensare che
coloro che sono più in grado di apprezzare il potenziale di una persona capace di
dirigere il corso della propria vita siano proprio coloro che hanno una consapevolezza
più profonda delle materie spirituali. La ragione della disapprovazione è il fatto che una
persona in grado di controllare il corso della propria vita usurpa il posto di Dio. La teoria
sul ruolo della divinità in molte religioni è che la preghiera e il sacrificio a questa divinità
determineranno il destino di una persona nella vita terrena e in quella ultraterrena.
Come sviluppare una coscienza creativa

È possibile avere tutto il meglio che il mondo può dare. E’ possibile creare il nostro
personale modello di vita per vivere in modo sano, felice e realizzato. Vi sono molteplici
vite, parallele a questa, infinite, tante quante ne possiamo pensare, ogni volta che ci
svegliamo e stiamo per iniziare la nostra giornata abbiamo l’opportunità di scegliere di
materializzare qualcuna di quelle realtà possibili.

I pensieri, le emozioni e le parole comunicano direttamente con la materia e possono


modificarla. Cominciamo ad acquisire una coscienza creativa, consapevoli che ogni
pensiero, parola ed emozione:

• è pura energia
• ha un potere enorme
• ha enormi effetti sulla tua vita
• attrae a noi il nostro simile in forma fisica (persone e cose) creando e manifestando
cose e situazioni
• rilascia vibrazioni particolari attorno a noi che interagiscono con l’ambiente fisico e
le persone che ci circondano

La nostra vita “ci è capitata”, siamo stati “fortunati o sfortunati”, è “predestinata e non
puoi farci niente” oppure è quella che noi stessi abbiamo disegnato e creato? La nostra
vita è esattamente quella che noi abbiamo pensato, inoltre quello che stiamo
immaginando in questo momento sta delineando quella che sarà la nostra vita futura.

La Legge Attrazione è una legge universale, quindi questa legge è sempre attiva, essa
funziona sia sulle situazioni positive, e purtroppo anche su quelle negative. Proprio
come la forza di gravità attrae verso il basso qualsiasi cosa, e la forza centrifuga spinge
verso l’esterno qualsiasi cosa in movimento circolare, la Legge di Attrazione attrae
qualsiasi cosa in sintonia con il nostro pensiero. La Legge di Attrazione attrae
indistintamente le cose che “vibrano” come vibriamo noi. Non dobbiamo crederci perché
la Legge di Attrazione faccia i suoi effetti, essa funziona comunque, anche se non ci
crediamo. La Legge di Attrazione semplicemente esiste e noi siamo sempre sotto la sua
influenza.

La Legge di Attrazione afferma che tutto ciò che abbiamo dalla vita riflette ciò che
pensiamo di poter avere, niente di più e niente di meno. Non fa discriminazioni di sorta,
non giudica e non sceglie, e noi ne siamo soggetti attivi e passivi. Tutta la nostra vita
rispecchia le nostre convinzioni e purtroppo noi siamo coscienti solo di una piccola parte
dei nostri pensieri, ciò che è programmato nel nostro subconscio e che di conseguenza
manifestiamo quotidianamente, non è quello che in molti casi pensiamo di credere. Se
otteniamo qualcosa che, in modo consapevole non avremmo voluto, significa che
inconsciamente, abbiamo formulato, con certe modalità, un pensiero che ci ha fatto
ottenere altre cose invece che quelle desiderate in modo cosciente.

I nostri pensieri creano la nostra realtà, essi formano convinzioni e programmi che ci
governano, e se vogliamo cambiare la nostra vita dobbiamo cambiare i nostri pensieri
perché noi siamo ciò che pensiamo. Il nostro modo di pensare, le nostre convinzioni e i
nostri programmi sviluppano una energia che attrae le esperienze che servono al nostro
sistema di pensiero e quindi al nostro stile di vita e al nostro modo di essere.

Pensieri, convinzioni e programmi positivi provocano esperienze di vita positive, mentre


al contrario pensieri, convinzioni e programmi negativi provocano esperienze di vita
negative. La Legge di Attrazione ci dà sempre quello che chiediamo. Attraiamo ciò che è
simile a noi o, per essere più precisi, simile al nostro pensiero, al nostro stato d’animo. Se
la Legge di Attrazione funziona sempre, meglio conoscere i suoi meccanismi e i suoi
segreti per poterla usare a nostro favore. Se preferiamo vivere la vita desiderata piuttosto
che quella nel quale non riusciamo a realizzare i nostri desideri, dobbiamo cambiare i
nostri pensieri, cambiamoli e la Legge di Attrazione ci farà ottenere ciò che vogliamo
materializzando i nostri desideri, anche in tempi brevissimi.

Il “processo creativo”
Per ottenere quello che vogliamo, nella nostra vita, occorre compiere alcuni passi ed
evitarne altri. Il processo creativo, per ottenere manifestazioni sul piano fisico, segue i
seguenti step:

1. Collegamento con l’energia universale


2. Comando
3. Visualizzazione
4. Atteggiamento

Collegamento con l’energia universale


Il collegamento con quel luogo e quella energia si compie durante una meditazione in
stato Theta. Chiamiamo quel luogo energia universale. L’onda Theta è una determinata
frequenza delle onde cerebrali, è la frequenza del dormiveglia, dello stato ipnotico, del
rilassamento profondo, del sogno ad occhi aperti. In Theta i pensieri diventano più
creativi, in questo stato agiamo senza essere influenzati dalla mente conscia. Visualizzare
i nostri desideri in Theta ci dà una efficacia incredibile; se poi anche l’atteggiamento è
quello giusto, possiamo realizzare tutto ciò che vogliamo. Quando visualizziamo nello
stato Theta centuplichiamo la possibilità di manifestare i nostri desideri.

Quando siamo in uno stato Theta profondo e siamo collegati con l’energia universale si
possono manifestare uno dei seguenti segni (anche se il fatto di non sperimentare
nessuno di quei segni non significa non essere in stato Theta):

• caduta in profondo rilassamento


• sbadigli
• brividi
• emozione profonda
• movimenti oculari veloci
• pesantezza alla testa
• piccole contrazioni muscolari
• sensazione che la tua coscienza è lanciata in alto sopra la tua testa

Comando
Innanzi tutto, dobbiamo fare chiarezza dentro di noi riguardo ciò che vogliamo ottenere
nel piano fisico, ed è la cosa più delicata, se abbiamo “idee poco chiare” su ciò che
vogliamo, comanderemo e manifesteremo appunto “cose poco chiare”. Quello che
chiediamo di ottenere deve essere specifico, nutrito di particolari e deve poter essere
misurabile (ecco, l’abbiamo ottenuto poiché lo posso misurare). Se noi stessi siamo
incerti, è normale che questo si rifletta sui risultati che riusciremo ad ottenere. Più chiari
siamo, più cose potremmo creare, dobbiamo essere precisi, facciamo in modo che il
nostro comando sia il più possibile specifico e particolareggiato, una freccia che colpisce
il centro del bersaglio.

Ora comandiamo di ottenere quello che desideriamo. Il comando non deve essere inteso
come un ordine autoritario, ma deve rispecchiare la coscienza che stiamo utilizzando
l’energia universale per creare qualcosa con essa. Quando comandiamo, predisponiamo
l’energia universale a darci ciò che desideriamo, ora non c’è dubbio che il nostro
desiderio venga realizzato, abbiamo indirizzato l’energia universale verso una creazione.
Quando iniziamo, facciamolo con cose semplici in modo che la nostra mente capisca e
accetti che è possibile e non si opponga. Facciamo attenzione a non manifestare il
bisogno o la necessità, altrimenti manifesteremmo proprio quelli.

Visualizzazione
Nulla accade se prima non viene visualizzato e immaginato. Se non visualizziamo non
possiamo creare, il processo creativo è fisica quantistica. La visualizzazione oltrepassa lo
spazio e il tempo. Noi visualizziamo ogni giorno, sempre, in modo cosciente o no,
pianifichiamo la nostra vita visualizzando quello che faremo e come lo faremo. Occorre
visualizzare bene, più che possiamo, nel dettaglio.

Dobbiamo vedere la situazione che desideriamo, sentire i rumori di ciò che accade,
percepire gli odori, provare le sensazioni, apprezzare i gusti. Dobbiamo vedere le
persone che avremo attorno, le cose che ci saranno. Vediamoci sorridere soddisfatti
mentre ci godiamo la realtà che vogliamo. Visualizziamo durante il giorno, pensiamo
spesso a come sarà. Il comando crea la nostra nuova realtà, la visualizzazione la
manifesta nel piano fisico. Occorre visualizzare con concentrazione, fede, desiderio ed
emozione.

Atteggiamento
Prendi coscienza che la mente comprende solo certe forme di parole e di pensieri, e che
secondo la Legge di Attrazione tendiamo a creare e manifestare nella nostra vita
esattamente ciò che pensiamo e diciamo.

La mente non conosce la negazione “non”. Così, per esempio, dire o pensare “non voglio
più essere povero” tende a creare e mantenere nella nostra vita, comunque, la situazione
di povertà, occorre invece pensare o dire “voglio essere ricco”. Per la mente “provare” a
fare una determinata cosa è giustamente interpretata in modo letterale, ed essa ti farà
solamente “provare” a fare quella cosa, la soluzione è affermare che “faremo”
sicuramente quella cosa. Desiderare di “perdere peso” ci pone nella situazione poi di
dover sempre “cercare” proprio quel peso. Sentimenti ed emozioni di dubbio, incertezza
e sfiducia ci faranno evitare le situazioni ad esse associate, se pensiamo che i “soldi sono
la radice di tutti i mali” la nostra mente ci farà evitare qualsiasi opportunità relativa ai
soldi.

Manteniamo un atteggiamento positivo e ottimista, affermiamo e pensiamo che abbiamo


abbondanza nella nostra vita, non esprimiamo in nessun modo mancanze di qualche
tipo. Se pensiamo di non meritarci qualcosa sarà quello che avverrà, se pensiamo di
meritarci qualcosa la otterremo, in ogni caso avremo comunque ragione. Quindi
l’atteggiamento e lo stato d’animo in cui ci poniamo condizionano la creazione, nel piano
fisico, dei nostri desideri. I nostri sentimenti e le nostre emozioni vibrano in un certo
modo, occorre inviare all’energia universale vibrazioni positive e di ottimismo. I seguenti
stati d’animo inducono potentissime vibrazioni che permettono di allinearci e di
connetterci più facilmente con l’energia universale:

• Amore
• Felicità
• Gioia
• Ottimismo
• Positività
• Fede
• Intenzione

Quando siamo in uno stato simile inviamo vibrazioni fantastiche e tutto intorno ci
risponde nella stessa vibrazione, le persone vedono in noi già l’essenza che noi sentiamo
di essere, cominceremo allora a vedere ogni opportunità poiché esse si materializzeranno
davanti a noi, e l’energia universale farà di tutto per farci ottenere quello che gli abbiamo
chiesto. Se attingiamo all’energia universale per creare, potremmo vedere le cose
manifestarsi, così, semplicemente, è assolutamente certo che sarà così. Non poniamoci
troppi problemi, non chiediamoci se riusciremo e se ciò che desideriamo arriverà, è certo
che sarà così, siamo supportati dall’energia universale.

Quando ordiniamo qualcosa all’energia universale, in quel piano, laddove tutto c’è, nel
piano unificato, quella cosa è già avvenuta, istantaneamente, la successiva
visualizzazione è indispensabile per portarla nel piano fisico. Non solo dobbiamo avere
fede e certezza che quello che chiediamo lo otterremo, dobbiamo sentire che l’abbiamo
già ottenuto. Stiamo solo aspettando che arrivi, è già nostro, solo che dobbiamo ancora
vederlo, abbiamo una tranquilla certezza che sarà così. Non chiediamoci né come né
quando, non possiamo sapere come l’energia universale ci consegnerà la nostra richiesta,
neppure quando, il tempo non ha senso per l’energia universale. Dobbiamo volerlo, e il
desiderio di volerlo deve bruciare, deve emozionarci, deve essere importante, non
necessario ma bello, come se volessimo creare qualcosa di finalmente positivo e bello. Se
lo vogliamo così tanto perché è necessario… ebbene, allora non funziona. Dobbiamo
volerlo con passione e distacco, è una cosa che porta gioia non soddisfa un bisogno.

Ostacoli, nemici e blocchi

• Convinzioni e programmi limitanti


• Atteggiamento/pensieri/sentimenti/emozioni negative
• Confusione negli obiettivi

Le convinzioni limitanti
Avere una convinzione significa che la mente ha accettato che una data cosa è veramente
reale. Occorre eliminare le convinzioni limitanti a tutti i livelli, poiché sono loro che
lavorano contro di noi a livello inconscio. Lavorare sulle convinzioni limitanti ci
permette di creare la vita che vogliamo. Occorre raggiungere gli angoli più nascosti della
nostra mente, e parlare al nostro subconscio per sradicare le convinzioni e i programmi
limitanti e sostituirli con quelli potenzianti.
Atteggiamento/pensieri/sentimenti/emozioni negative
Non portiamo nella nostra vita negatività, le vibrazioni negative bruciano energia,
vibrazioni negative o non allineate con la vibrazione dell’energia universale possono,
non solo non farci avere ciò che vogliamo, ma anche farci ottenere ciò che non vogliamo.
Cerchiamo di evitare persone, luoghi, situazioni che non siano favorevoli a indurre in noi
questi sentimenti, o peggio ancora, che favoriscano l’insorgere di sentimenti negativi
quali: rabbia, invidia, frustrazione, depressione, dubbio, noia, odio, stress, senso di colpa.

Quando percepiamo un pensiero negativo che sta arrivando:

• cancelliamolo
• trasformiamolo in vibrazione positiva
• concentriamoci su un altro aspetto.

Evitiamo di:

• lamentarci, prevalere, combattere, drammatizzare


• prendere in giro, criticare, giudicare gli altri,
• avere atteggiamenti irresponsabili
• essere cattivi, ansiosi, preoccupati, dubbiosi
• creare situazioni per cui dovremo scusarci, che ci fanno arrabbiare, stressanti, che ci
rendono infelici e tristi, di caos
• usare parole che esprimono incertezza, insicurezza, dubbio (spero, forse, provo,
tento ecc…)

Attenzione a come tu reagiamo alle parole che ci rivolgono gli altri, alle frasi con
sottintesi, demotivanti… non accettiamole, rifiutiamole.

Confusione negli obiettivi


Uno dei problemi principali è non sapere bene cosa vogliamo, non stabilirlo in modo
definitivo. Saltare di qua e di la, non avere le idee chiare, non porta a nulla. Come già
detto, la Legge di Attrazione ci dà quello che chiediamo, e se chiediamo confusione …
Anche avere obiettivi che non bruciano abbastanza, che non arrivano dal cuore ma sono
dettati troppo dalla razionalità e dalla ragione, non porta a manifestare il nostro
desiderio. Quello che chiediamo deve essere carico di emozione, non può essere spento e
freddo. È indispensabile sapere come sarà quando avremo raggiunto quell’ obbiettivo,
cosa proveremo. Come può accontentarci l’energia universale se non sappiamo cosa
proveremo, come sarà avere quella cosa, come può darci qualcosa che neppure sappiamo
indicare.
Guida alla Legge dell’Attrazione

Usare questa Legge deliberatamente, per creare la propria vita, è in realtà molto
semplice, ma spesso idee confuse e poco chiare possono creare incertezza, dubbio e
mancanza di fiducia nell’infinito potere dell’universo. Chiaramente tutto questo ostacola
il percorso di ognuno verso il successo e blocca il processo di manifestazione nel mondo
fisico di sogni e desideri.

La Legge dell’Attrazione è sempre operante nella vita di ogni individuo, che ne sia
consapevole o meno, ma imparare a farla funzionare a nostro favore richiede comunque
una certa pratica costante. Non si tratta di una sorta di formula magica che basta recitare
per far avverare qualsiasi desiderio, ma di una Legge universale che va conosciuta,
capita e messa in pratica quotidianamente attraverso le tecniche e gli esercizi che
vedremo.

Specialmente all’inizio il percorso può non essere facile, ma comunque è sicuro che nel
momento in cui riusciamo ad ottenere anche solo un piccolo risultato usando le tecniche
a nostra disposizione, ne saremo incoraggiato e continueremo a lavorarci fino a
trasformarci in un vero e proprio magnete vivente.

La Legge dell’Attrazione fondamentalmente afferma che qualsiasi cosa a cui pensiamo e


sulla quale focalizziamo l’attenzione in modo consistente, tenderemo ad attrarre nella
nostra vita. Simile attrae simile.

Per cominciare proviamo a porci alcune domande: a che cosa pensiamo per la maggior
parte del tempo? Abitualmente tendiamo ad essere in uno stato d’animo positivo o
negativo? Ci senti ottimisti e pieni di speranze rispetto al nostro futuro, o sperimentiamo
spesso sentimenti di paura e ansia?

Secondo la Legge dell’Attrazione attrarremo situazioni ed esperienze in sintonia con


questo tipo di pensieri ed emozioni. Certo, il più delle volte la manifestazione non
avviene in modo “letterale”. Non manifesteremo all’istante nel mondo fisico qualcosa
semplicemente pensandoci. Piuttosto, è meglio parlare in termini di frequenza delle
vibrazioni che ognuno di noi emana nell’universo. Se per la maggior parte del tempo
proviamo dei sentimenti di ansia e frustrazione, emaneremo vibrazioni tali da attrarre
una serie di situazioni che rafforzeranno sempre di più questi sentimenti, per esempio,
problemi sul lavoro, problemi economici, problemi nel rapporto di coppia e così via.
Nello stesso modo, però, se sperimentiamo spesso sentimenti di gioia, felicità e
appagamento, emaneremo vibrazioni tali da attrarre sicuramente molte altre situazioni
che ci renderanno sempre più felici e soddisfatti. Per la maggior parte delle persone,
questo processo avviene a livello inconsapevole. Non rendendosi conto dell’immenso
potere dei pensieri e delle emozioni, attraggono le varie circostanze e situazioni per
“default”, alcune positive, altre negative.

Nel momento in cui decidiamo di lavorare con la Legge dell’Attrazione in modo


consapevole, sostanzialmente possiamo cominciare a costruire la nostra vita come
veramente vogliamo che sia, secondo le nostre aspettative e i nostri desideri. Certo, non
significa che non avremo mai più nessun tipo di difficoltà. Ancora una volta, non
pensiamo alla Legge dell’Attrazione come una sorta di “bacchetta magica” che fa sparire
all’istante tutti i vari problemi che fanno parte della vita. Probabilmente ci capiterà
ancora di dover affrontare delle sfide, o di avere a che fare con persone poco piacevoli.
Probabilmente ci saranno ancora giorni in cui ci sentiremo giù di morale o un po’
stressati. E’ la vita. La Legge dell’Attrazione non ci porta ad essere come sotto ad una
campana di vetro, protetto da ogni tipo di difficoltà, ma può aiutarci a rafforzare il
controllo che abbiamo su molte di queste situazioni problematiche.

Creare la propria vita con la Legge dell’Attrazione significa, in sostanza, acquisire la


piena consapevolezza del potere di creazione consapevole insito in ognuno di noi. Una
volta compresa appieno questa legge e imparato ad usare le varie tecniche, avremo il
potere di volgere la nostra esistenza nella direzione voluta, perfettamente sicuro di saper
affrontare eventuali problemi e sfide che eventualmente si presenteranno nel miglior
modo possibile.

Oltre alla frequenza delle vibrazioni che emaniamo, anche le convinzioni a livello
inconscio svolgono un ruolo importante nel determinare il tipo esperienze che attraiamo.
Anche se stiamo cercando di emanare le giuste vibrazioni per attrarre quello che
desideriamo, la convinzione di non meritarlo o che sia impossibile ottenerlo agirà nel
senso di bloccarne la manifestazione nel mondo fisico.

Altro punto importante da capire è che la Legge dell’Attrazione è completamente


impersonale e imparziale. Agisce sempre, per chiunque, un po’ come accade per la legge
di gravità. Non premia, né punisce nessuno, semplicemente ci fa avere quello che
chiediamo, anche se non siamo nemmeno consapevoli di chiedere.

Tre passi per attivare la Legge dell’Attrazione


Per usare consapevolmente la Legge dell’Attrazione, possiamo cominciare con il seguire
questo schema, composto di tre fasi:

1. Chiedere
2. Credere
3. Ricevere

Facile no? Ma è veramente così semplice come dire “Per favore vorrei un milione di
euro”, credere che li avremo e vederli immediatamente manifestati davanti a noi? Non è
proprio così. Sicuramente sperimenteremo tantissimi piccoli miracoli e momenti
stupefacenti mentre impariamo a lavorare con la Legge dell’Attrazione, ma spesso non è
un processo che dà dei risultati così istantanei. A costo di ripetersi, è necessario praticare
i vari esercizi per ottenere i risultati.

Vediamo nel dettaglio.

1. Chiedere

Chiedere all’universo è il primo passo da compiere. E prima di farlo è di vitale


importanza raggiungere la chiarezza interiore a proposito di quello che vogliamo
veramente nella nostra vita. La maggior parte di noi non sa così chiaramente quello
che vuole. Sappiamo solo che nella situazione in cui ci troviamo non siamo felici e
vogliamo quindi migliorare.

Ma la Legge dell’Attrazione ha bisogno di qualche informazione in più.


Immaginiamo di entrare in un ristorante e dire al cameriere “Per favore mi porti
qualcosa di buono da mangiare.” Che probabilità ci sono che ci venga servito
esattamente quello che vogliamo? Pochissime. Nello stesso modo, quando
chiediamo qualcosa all’universo, dobbiamo specificare bene, come faremmo se
fossimo al ristorante.

Cosa vogliamo esattamente? Prendiamo qualche minuto e buttiamo giù qualche


idea delle cose che vorremmo realizzare nella nostra vita. Per esempio, un nuovo
lavoro, più soldi, una relazione sentimentale soddisfacente, una salute più forte, o
qualsiasi altra cosa. E cerchiamo di essere più dettagliati possibile nella descrizione.
Non diciamo solo, “Vorrei un lavoro meglio remunerato.” Affermiamo invece,
“Voglio un lavoro divertente come ………. nella città di …., che mi fa guadagnare €
….. all’anno, lavorando circa …. ore per settimana.”

Una volta che si siamo fatti un’idea chiara di quello che desideriamo, è arrivato il
momento di chiedere. Ci sono molti modi per farlo, uno lo abbiamo già messo in
pratica ora: scrivere.

Scrivere i propri desideri è un metodo efficace sia per raggiungere la chiarezza


interiore, sia per “affidarli” all’universo. A questo scopo può essere molto utile
munirsi di un quaderno dove elencare tutti i propri sogni, preferibilmente di quelli
ad anelli. Scriviamo un obiettivo per ogni pagina. Una volta finito di scrivere
raggruppiamo i vari obiettivi per aree tematiche, per esempio “relazioni”, ”salute”,
”carriera”, ecc.

Il passo successivo consiste nel dare ad ogni sogno un “voto” in base alla priorità
che gli diamo, per esempio, 1 per quelli a cui teniamo di più e che quindi sono più
urgenti da realizzare, 2 per quelli un po’ meno urgenti ma sempre importanti, 3 per
quelli che vogliamo conseguire ma possiamo anche rimandare e così via.

I desideri ai quali attribuire il numero “1” non dovrebbero essere molti, al massimo
3 - 4 non di più, per evitare di potersi sentire troppo sovraccarichi di lavoro. Una
volta conseguito un desiderio “1” lo sostituiremo con un desiderio “2” e così via.

Naturalmente mano a mano che passa il tempo il quaderno dei sogni è sempre
soggetto ad aggiornamenti, in base ai sogni realizzati e a quelli nuovi che
emergono via via durante il cammino.

Successivamente, prendiamo gli obiettivi che abbiamo identificato come i più


importanti, quelli a priorità “1” e mettiamo in pratica una di queste tecniche:

• Il poster. Consiste in un poster sul quale attaccare fotografie, immagini delle


cose che desideriamo e che vogliamo attrarre, come, per esempio, la
macchina nuova, la casa che abbiamo sempre sognato, l’anima gemella e così
via. La cosa migliore è procurarsi un cartoncino della grandezza preferita e
poi cercare le varie immagini o su giornali e riviste o magari anche su
internet. Naturalmente le varie fotografie dovranno essere il più simile
possibile a quello che vogliamo ottenere. È meglio, inoltre, attaccare il poster
in un posto dove lo possiamo vedere spesso durante la giornata, in modo da
ricordare continuamente alla nostra mente, specialmente quella inconscia,
quali sono i nostri obiettivi, e da mantenere l’attenzione costantemente
focalizzata su di essi.
• Chiedere a voce alta. Si tratta di compiere una sorta di piccolo “rituale” molto
divertente. Per esempio, durante una sessione di meditazione, dopo esserci
rilassati ed aver fermato il dialogo interno, parliamo a voce alta con
l’universo come se stessimo parlando con un vecchio amico. Potremmo dire,
“Caro universo, ho finalmente chiarito che cosa voglio nella mia vita, e ti
chiedo quindi aiuto per realizzare i miei obiettivi. Ecco quello che vorrei che
accadesse: ______________ (elenca i tuoi desideri dettagliatamente). Per
favore aiutami a creare queste esperienze facendomi avere le opportunità
delle quali ho bisogno per cambiare la mia vita.” Comunque, le parole usate
in fondo non sono così importanti, mentre sono di fondamentale importanza
le emozioni provate durante l’intero processo.
• Visualizzazione. Anche la visualizzazione è uno strumento potente per
aiutarci ad attrarre nel mondo fisico la vita dei nostri sogni. Funziona in
modo ottimale se la pratichiamo regolarmente, piuttosto che una volta ogni
tanto. L’ideale è riuscire a ritagliarsi 10-15 minuti ogni giorno. Rilassiamoci,
chiudendo gli occhi e concentrandoci sul ritmo del respiro, poi evochiamo
una immagine di quello che vogliamo. Cerchiamo di vedere l’immagine il più
dettagliatamente possibile con gli occhi della mente, proprio come se
stessimo proiettando un film del quale noi siamo i protagonisti, e,
soprattutto, sentiamoci come se avessimo già ottenuto il nostro obiettivo,
proviamo tutte le emozioni che proveremmo una volta realizzato il nostro
sogno. Cerchiamo di evocare sentimenti di gioia, felicità, contentezza,
soddisfazione, amore o comunque ogni altra emozione che si sposa bene con
quello che vogliamo attrarre. Si tratta, in sostanza, di sognare ad occhi aperti
tutte le volte che possiamo.
• Affermazioni. Anche le affermazioni sono uno strumento molto efficace.
Funzionano meglio se le ripetiamo più spesso che possiamo e, inoltre,
dovrebbero essere affermazioni il più possibile credibili. Invece di affermare
“sono miliardario, ”proviamo con una frase del tipo, “giorno dopo giorno la
mia ricchezza e prosperità aumentano sempre di più.” La prima affermazione
potrebbe essere bloccata dall’inconscio perché in fondo in fondo lo sappiamo
che non è vero. Il secondo esempio invece suona più vicino alla realtà, e
quindi la nostra mente lo accetta più facilmente e lo recepisce in modo più
efficace.

In realtà non è poi così importante quale di queste tecniche decidiamo di mettere in
pratica, facciamo quello che ci viene più naturale, che ci riesce più facile e che ci
diverte. Tutto il processo infatti dovrebbe essere visto e vissuto come un gioco
molto divertente. È molto importante, infatti, divertirsi nell’imparare e praticare la
Legge dell’Attrazione, senza mai prendersi troppo sul serio. I momenti giornalieri
che dedichiamo alla pratica delle varie tecniche devono essere intesi come dei
momenti di gioco e divertimento, dei momenti di gioia interamente dedicati a te
stesso.

2. Credere

Una volta chiesto quello che vogliamo, è importante credere ed avere fiducia nel
potere immenso dell’universo. Possiamo avere ciò che vogliamo e lo avremo, come
e quando non importa, ma lo avremo sicuramente. Può essere difficile perché qui
entrano in gioco le convinzioni limitanti a livello inconscio che ci impediscono di
realizzare la vita dei nostri sogni.

Probabilmente alcune delle convinzioni limitanti più comuni sono queste:

• Credere di non meritarci quello che desideriamo ottenere. Una bassa


autostima è uno stato mentale che può creare grossi problemi nel lavorare
con la Legge dell’Attrazione. A livello razionale magari sappiamo benissimo
di essere una persona piena di pregi e qualità, che merita tutta la felicità di
questo mondo, ma, ad un livello più profondo, potrebbe non essere così,
anche se non ce ne rendi conto pienamente. Il campanello di allarme che ci
consente di renderci conto di avere delle convinzioni di questo tipo è quello,
per esempio, di provare una sensazione di ansia o malessere nell’accettare
cose belle e positive nella nostra vita. Da una parte, sappiamo che ce lo
meritiamo ma, dall’altra, pensiamo che sarebbe troppo bello per essere vero
se accadesse veramente. Potremmo sperimentare, inoltre, un senso di colpa,
dubbio o esitazione nel momento in cui pensiamo ad attrarre più abbondanza
e positività nella nostra vita, perché ci sono altre persone che soffrono e alle
quali certe cose potrebbero essere più utili che a noi. Per superare queste
convinzioni, è necessario lavorare, prima di tutto, nel senso di aumentare la
nostra autostima, eventualmente usando la tecnica delle affermazioni.
Dovremmo inoltre cercare di abbandonare la visione limitante di un universo
nel quale domina la scarsità. Le risorse dell’universo sono in realtà infinite e
c’è spazio per i desideri e sogni di ogni essere vivente, tutto sta nel conoscere
le Leggi che lo governano e nel metterle in pratica consapevolmente.
Ricordiamoci, inoltre, che più felice e prospero siamo, più potremmo
contribuire a migliorare il mondo, dal punto di vista sia finanziario che
spirituale.
• Credere che non sia possibile ottenere quello che vogliamo. Ecco un’altra
grossa convinzione limitante. Probabilmente dentro di noi speriamo con tutto
il cuore che sia possibile realizzare ciò che vogliamo, ma siamo veramente
convinti fino in fondo che sia così? È dura raggiungere questo livello di
fiducia e convinzione se siamo alle prime armi con la Legge dell’Attrazione,
perché ancora non abbiamo nessuna prova del fatto che funzioni veramente.
Con il passare del tempo e quando cominceremo a vedere i primi risultati
nella nostra vita, sicuramente diventeremo sempre più sicuri e convinti che
tutto sia possibile. Ma nel frattempo potremmo aver bisogno di lavorare un
po’ per riuscire a crederci, indipendentemente da tutto. Uno dei modi
migliori per costruire gradualmente la fiducia nella Legge di attrazione e nel
potere dell’universo è quello di cominciare con il manifestare cose semplici
da ottenere e delle quali non abbiamo un bisogno vitale, come per esempio
un posto libero nel parcheggio davanti casa. Una volta conseguiti i primi
risultati diventerà molto più semplice acquisire fiducia e trovare l’entusiasmo
necessario per andare avanti. Non credere che una certa cosa sia possibile è
solo un lato della convinzione limitante. L’altro lato consiste nel credere che
una certa cosa debba accadere in un determinato modo e solo in quello per
poter essere realizzabile. Per esempio, se abbiamo chiesto una grossa somma
di denaro, potremmo essere convinti che vincere la lotteria sia l’unico modo
nel quale una simile somma di denaro può arrivare fino a noi. Ma se siamo
convinti di questo, in realtà blocchiamo tutte le altre possibilità. Per superare
questo tipo di convinzione, ricordiamo che l’universo ha risorse illimitate a
sua disposizione. Il fatto che non si riesca a vedere altro modo, non significa
che anche l’universo non possa. Facciamo del nostro meglio per rimanere
sempre aperto alle varie possibilità, anche quelle che non riusciamo
nemmeno ad immaginare al momento attuale.

Credere è di solito il passo più impegnativo dei tre, perché la maggior parte di noi
non è affatto abituata a credere. Siamo abituati a dubitare, ad avere paura, a
resistere e a dover lottare per ottenere quello che vogliamo. E queste abitudini ci
trattengono sicuramente dall’attrarre ciò che vogliamo.

Una tecnica efficace per cambiare le proprie convinzioni e spostarne il centro dalla
scarsità all’abbondanza è quella di usare affermazioni come questa più e più volte
al giorno:
“Ho sempre più del necessario _________ ”

Esempi:
“Ho sempre più del denaro necessario per tutto quello di cui ho bisogno.”
“Ho sempre più tempo del necessario per portare a termine i miei compiti
quotidiani.”
“Ho sempre più amore del necessario nella mia vita.”
“Ho sempre più del necessario di tutto quello di cui ho bisogno.”

Nel tempo, queste affermazioni ci aiuteranno a formare dentro di noi una


convinzione solida che non esistono scarsità e limitatezza, e semplicemente, non
dobbiamo fare altro che rinforzarla sempre di più fino a quando non si assesta
definitivamente.

3. Ricevere
Abbiamo chiesto ciò che desideriamo, stiamo lavorando per aumentare il nostro
livello di fiducia nell’universo e nel suo potere, ora siamo pronti per ricevere.
Dobbiamo essere aperti a ricevere i doni dell’universo.

Essere aperti a ricevere significa lasciare andare ogni tipo di attaccamento


emozionale ai nostri obiettivi e al nostro desiderio che si avverino. Significa non
essere impazienti e frustrati se le cose che abbiamo chiesto non si manifestano
subito, non essere sempre ansiosi di sapere come e quando si realizzeranno, o
addirittura provare a forzare in qualche modo il processo creativo per accelerarne
la realizzazione.

Se stiamo facendo una di queste cose, non siamo ancora pronti per ricevere. Essere
aperti ad ottenere ciò che vogliamo significa essere in uno stato mentale per cui
“permettiamo” a certe cose di entrare nella nostra vita, senza paure, disperazione o
ansia. Non è sempre facile da fare, ma questo distacco è necessario se vogliamo
usare la Legge dell’Attrazione al suo massimo potenziale.

Per ricevere appieno e vedere i nostri desideri che si manifestano, dobbiamo


lasciare andare ogni attaccamento a quello che abbiamo chiesto, e lasciare che
l’universo lavori per farci ottenere ciò che vogliamo.

Uno dei modi più semplici per lasciare andare è quello di meditare una volta o più
al giorno. Possono bastare anche brevi periodi di tempo, come 10-20 minuti. In
questo periodo libera la mente di tutte le ansie, paure, dubbi e frustrazioni e
focalizza invece l’attenzione sull’aprirti al flusso naturale di abbondanza che
proviene dall’universo stesso. Non pensiamo a niente di particolare e non
proviamo a far accadere qualcosa, focalizziamoci solo sull’aprirci all’abbondanza
che ci meritiamo di diritto. Se vogliamo possiamo visualizzare un fascio di luce che
dall’universo attraversa il nostro corpo e la nostra mente, o semplicemente
concentraci sull’essere felice. Quando riusciamo a fare questo ci mettiamo
automaticamente nello stato d’animo giusto per lasciare entrare i nostri sogni nella
nostra vita.

Azione ispirata
La maggior parte delle volte l’universo ci fornirà l’ispirazione ad agire in un determinato
modo per favorire la realizzazione dei nostri sogni. Per esempio, potremmo ricevere
un’offerta di lavoro, potremmo sentire il bisogno urgente di chiamare un vecchio amico,
o avere un’idea improvvisa che ci porta a fare delle ricerche in un certo campo. Ci sono
innumerevoli modi in cui tutto questo può accadere, quindi assicuriamoci di essere
sempre aperti e ricettivi verso ogni opportunità che potremmo incontrare sulla nostra
strada.
Se non sentiamo il bisogno di agire al momento attuale, ci sono due cose che possiamo
fare:

1. Aspettare e lasciare che l’universo ci guidi in una certa direzione. L’ispirazione può
arrivare in un qualsiasi momento, quindi se ora come ora non ne abbiamo,
aspettiamo pure, ma stiamo comunque all’erta e vediamo se arriverà più tardi.
2. Pensiamo alle possibili azioni da intraprendere da soli. Per ogni obiettivo o
aspirazione, nella maggior parte dei casi ci sono alcuni passi iniziali da compiere
per cominciare a muoverti verso la loro realizzazione. Piuttosto che aspettare che
l’universo ci mostri la strada, facciamo quello che ci è possibile per far muovere le
cose nel senso che vogliamo. Non dobbiamo certo fare tutto da soli o compiere
delle imprese titaniche ed estenuanti. Infatti se noi lo facessimo, sarebbe come
negare all’universo la possibilità di lavorare al nostro fianco. Ma comunque
mostriamo la nostra volontà di aprire tutte le porte che possiamo all’abbondanza, e
l’universo ci seguirà facendoci avere sempre più opportunità.

La cosa comunque importante e da tenere sempre presente a proposito del fatto di agire
è che, nel momento in cui decidiamo di intraprendere una qualsiasi azione verso la
realizzazione dei nostri sogni, ci si senta bene nel farlo. Se, al contrario, proviamo una
qualsiasi sensazione di disagio, significa che ancora non abbiamo raggiunto quello stato
di connessione con la nostra “guida interiore”, con la parte più profonda del nostro
essere, e, quindi, in questo caso è preferibile semplicemente non fare nulla ed aspettare.

Gli altri pezzi del puzzle


Dopo aver esaminato i passi fondamentali da compiere per attivare la Legge
dell’Attrazione a nostro favore, possiamo ora approfondirne alcuni aspetti importanti.

Assumersi la responsabilità della propria esistenza


Nel momento in cui cominceremo a conoscere più approfonditamente la Legge di
Attrazione e a capirne i meccanismi, prima o poi verrà a galla un qualcosa un po’ difficile
da accettare a prima vista. Ben presto, infatti, ci renderemo conto che noi siamo gli unici
responsabile della nostra esistenza, di tutte le esperienze, le persone, eventi che abbiamo
attratto fino ad ora. Sorge allora spontanea una domanda “Ma come posso aver attratto
io tutta questa negatività, tutte le brutte esperienze che ho vissuto. Io non volevo”. La
prima reazione della maggior parte delle persone di fronte ad una affermazione di
questo genere è di rifiuto e negazione, ma in realtà è proprio così.

Non essendo consapevoli del potere immenso dei pensieri e delle emozioni, non essendo
consapevoli del fatto che tutto ciò su cui focalizziamo l’attenzione attraiamo,
inevitabilmente abbiamo attratto tutto quello che ora come ora fa parte della nostra
esistenza e che non ci soddisfa.

È uno sbaglio enorme scaricare la colpa delle cose negative che sono accadute fino ad
oggi agli altri, alle circostanze esterne, al destino o a qualsiasi altra cosa che non sia noi
stessi. Ognuno di noi è l’unico e solo creatore della propria esistenza, che lo voglia o
meno e che ne sia consapevole o no. Quella che a prima vista può sembrare quindi una
verità molto scomoda in realtà è il punto di partenza per poter migliorare. Se ognuno di
noi è il creatore delle proprie esperienze, al di là di quello che uno può aver attratto in
passato, significa anche una cosa molto più importante e cioè che da ora in poi è possibile
cambiare.

Così come fino a questo momento abbiamo creato una vita insoddisfacente, nello stesso
modo da ora in poi possiamo cambiare, mettendo in pratica le tecniche che abbiamo
visto e altre che potremmo imparare in futuro e creare la vita che abbiamo sempre
sognato. Essere gli unici e soli responsabili delle esperienze, eventi e persone che
attraiamo a noi, significa avere un potere enorme nelle nostre mani, significa in
conclusione essere dei veri e propri creatori consapevoli, capaci di modellare il proprio
futuro nel senso desiderato.

Alcune precisazioni sul concetto di distacco


Abbiamo visto poco fa che per essere pronti e aperti a ricevere i doni dell’universo è
necessario distaccarsi completamente dagli obiettivi che desideriamo raggiungere.
Distacco non significa rinunciare ai propri sogni, non significa avere un atteggiamento e
sentimenti di indifferenza verso quello che abbiamo sempre desiderato, anzi dobbiamo
cercare di vivere emozioni e sentimenti il più possibile simili a quelli che proveremmo se
avessimo già ottenuto tutto quello che volevamo, in modo da mantenere l’allineamento
dal punto di vista vibrazionale. Significa, invece, “lasciar andare i sogni all’universo”, in
sostanza affidarglieli, nella sicurezza che ci farà avere quello che vogliamo, nel posto
giusto e al momento giusto per noi.

Una volta che abbiamo affidato i nostri sogni all’universo, non dobbiamo più
preoccuparci di come e quando si avvereranno, non è più compito nostro. Possiamo
essere certi che in qualche modo arriveranno a noi, l’universo conosce infinite possibilità
per realizzare i nostri desideri quando glieli affidiamo con fede e fiducia. E ricordiamoci
sempre di essere sempre aperti a tutte le possibilità, anche a quelle che ci sembrano più
improbabili o addirittura impossibili. Se, al contrario, ci facciamo prendere da sentimenti
di ansia, frustrazione, o ci agitiamo se non vediamo i nostri desideri realizzati
immediatamente, non stiamo facendo altro che emanare nell’universo vibrazioni di
scarsità, di mancanza e visto il funzionamento della Legge di Attrazione attrarremo
esperienze, eventi e persone allineate con esse, esattamente il contrario, quindi, di ciò che
volevamo ottenere così fortemente.

Il potere del perdono


Una delle pratiche più efficaci per ottenere il massimo lavorando con la Legge
dell’Attrazione è quella del perdono, verso noi stessi e gli altri. Perdonare se stessi è forse
una delle cose più difficili da fare, ma è di fondamentale importanza per poter riuscire a
vibrare nel modo giusto e per rimuovere i blocchi e le convinzioni limitanti che possono
impedire alla Legge dell’Attrazione di operare pienamente. Il risentimento e in alcuni
casi addirittura vero e proprio odio verso se stessi porta con se varie convinzioni
negative come per esempio quella di non meritarsi di ottenere successo, di non essere
abbastanza capaci per fare determinate cose, di non avere le qualità giuste per poter
instaurare una relazione soddisfacente ecc. In realtà questo lo crediamo noi, ma
l’universo risponde a quelle che sono le nostre convinzioni più profonde che influenzano
le vibrazioni che emaniamo all’esterno. La verità è che qualsiasi cosa che abbiamo fatto
nel passato, era il meglio che potevamo fare in quel momento. Oggi che siamo persone
diverse dopo aver intrapreso un percorso di crescita personale e spirituale, possiamo
sicuramente fare di molto meglio, ma a quei tempi non ne eravamo in grado.

Cerchiamo quindi di abbandonare il rancore e risentimento verso noi stessi prima di


tutto perché si tratta di sentimenti che non fanno altro che ostacolarci nel percorso per
realizzare la vita dei nostri sogni. Uno degli esercizi più efficaci è quello di mettersi
davanti allo specchio e ripetere più e più volte al giorno, guardandoci negli occhi, delle
affermazioni di perdono.

È importantissimo, inoltre, perdonare gli altri, tutti coloro che in qualche modo ci hanno
fatto un torto nel passato. Questo non significa affatto dire che queste persone hanno
fatto bene a trattarci male, a farci degli sgarbi, o addirittura affermare che ce lo
meritavamo, ma significa solo liberarci dai sentimenti negativi che ci hanno provocato.
Trascinarsi dietro rancore, rabbia, risentimento e sentimenti negativi simili, non significa
altro che permettere a quelle persone che ci hanno fatto del male di continuare a influire
negativamente sulla nostra vita, quindi conferire loro più potere di quello che in realtà
hanno. È perfettamente inutile continuare a provare sentimenti negativi legati a
situazioni passate, e questo non perché al momento in cui abbiamo subito il torto non
avevamo tutte le ragioni del mondo per arrabbiarci, ma perché al momento attuale
quegli stessi sentimenti ci bloccano nell’apportare i cambiamenti positivi che vogliamo, e
quindi in definitiva è molto meglio per noi stessi lasciarli andare. Trattenendoli con noi
in realtà continuiamo a farci del male con le nostre stesse mani ed è proprio quello che
vogliamo evitare.
Il pensiero positivo
Migliorare la qualità dei propri pensieri è molto importante per attivare la Legge di
Attrazione a proprio favore. Certo, il solo pensiero non basta per manifestare, ma
comunque il pensiero influenza lo stato emotivo. Pensieri positivi, infatti, determinano
emozioni positive e quindi vibrazioni dello stesso tipo. Il contrario per quanto riguarda
quelli negativi.

Ci sono varie tecniche per migliorare la qualità dei propri pensieri. Il primo passo è
quello di cercare di identificare quali sono i pensieri che formuliamo durante il corso
della giornata. Può essere utile annotare ogni pensiero su un piccolo quaderno da portare
sempre con se per qualche giorno, minimo secondo la mia esperienza una settimana.
Così facendo ci alleniamo a tenere sotto controllo la nostra mente. Non preoccupiamoci
se all’inizio ci sembra un processo molto meccanico e difficoltoso, è perfettamente
normale in quanto non siamo abituati a tenere sotto controllo il pensiero, anzi di solito la
stragrande maggioranza dei nostri pensieri è quasi del tutto inconsapevole. Alla fine
della settimana riprendiamo il nostro quaderno e analizziamo un attimo quello che
abbiamo annotato.

Formuliamo più pensieri negativi o positivi? Molto probabilmente è vera la prima


risposta. È necessario allora fare un passo avanti e cercare di cambiare questa abitudine.
Ogni volta che ci accorgiamo che stiamo formulando un pensiero negativo blocchiamolo
sul nascere e sostituiamolo con uno più positivo. Anche in questo caso all’inizio faremo
l’esercizio in modo meccanico, ma vale la pena sforzarsi un po’ fino a quando non
diventa un processo completamente automatico. Ci accorgeremo ben presto che il nostro
modo di pensare è cambiato radicalmente, nella nostra mente si è venuta a creare una
abitudine nuova, quella di formulare pensieri positivi e le rare volte in cui ne
formuleremo uno di senso contrario sarà perfettamente naturale sostituirlo
immediatamente.

Per favorire, inoltre, il pensiero positivo è anche importante nutrire la propria mente di
positività. Lo possiamo fare in tantissimi modi, per esempio leggendo libri stimolanti,
guardando film, frequentando persone positive, praticando attività che ci fanno piacere
ecc ecc.

Il potere della gratitudine


La gratitudine è una delle emozioni più potenti per mettere in moto il processo di
attrazione dei propri desideri. Sperimentare infatti questo tipo di sentimento il più
spesso possibile farà si che attraiamo eventi e persone che ci aiuteranno a moltiplicare
letteralmente le occasioni in cui provare gratitudine per qualcosa.
La maggior parte delle persone è abituata a concentrare l’attenzione su quello che non va
nella propria vita, a lamentarsi e ad avere sempre qualche motivo per il quale essere
scontenta. Ma attenzione, la Legge dell’Attrazione è sempre in funzione. Molto meglio
quindi focalizzare l’attenzione su tutto ciò di cui possiamo essere grati in ogni istante
della nostra esistenza. C’è sempre qualcosa per cui vale la pena di esprimere gratitudine
anche nei momenti che sembrano più bui e neri.

Anche una brutta esperienza, per quanto dolorosa essa sia, può essere vista in modo
diverso. Una perdita per esempio può significare l’apertura di una nuova strada più
positiva, come una nuova relazione più soddisfacente o un nuovo lavoro. Come minimo
una brutta esperienza serve sempre e comunque per capire ciò che non vogliamo che
accada più nella nostra vita, per farci raggiungere la chiarezza in merito, in modo, poi, da
agire di conseguenza per operare i cambiamenti necessari.

Un ottimo esercizio da fare tutti i giorni è il seguente: tutte le mattine qualche minuto
prima di alzarci dal letto ringraziamo in anticipo l’universo ed esprimiamo tutta la
nostra gratitudine per le bellissime cose che accadranno durante la nostra giornata.
Immaginiamo tutte le varie situazioni positive che vivremo durante il giorno e
ringraziamo. Ci aiuterà ad iniziare la nostra giornata pieni di gioia e a vibrare in modo
da attrarre tutte le varie cose a cui abbiamo pensato. La sera prima di dormire
ripensiamo a tutto ciò che di bello è accaduto durante il giorno e ringraziamo
nuovamente l’universo.

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