PREMESSA
Questo libro tratta degli aspetti più rilevanti e affascinanti della grande rivoluzione che
è avvenuta nella fisica del XX secolo. Perché la scienza ci mostra come meglio
comprendere il mondo, ma ci indica anche quanto vasto sia ciò che ancora non
sappiamo. La prima lezione è dedicata alla teoria della relatività generale di Albert
Einstein, la ‘’più bella delle teorie’’. La seconda alla meccanica quantistica. La terza è
dedicata al cosmo. La quarta alle particelle elementari. La quinta alla gravità
quantistica. La sesta alla probabilità e al calore dei buchi neri. L’ultima sezione del libro,
ritorna a noi stessi, e si chiede come possiamo riuscire a pensarci nello strano mondo
descritto da questa fisica.
LA PIU’ BELLA DELLE TEORIE
Albert Einstein era a Pavia, aveva raggiunto la famiglia dopo aver abbandonato gli studi
del liceo. Leggeva Kant e seguiva a tempo perso lezioni all’Università di Pavia: senza
essere iscritto né fare esami. Poi si era iscritto all’Università di Zurigo e si era immerso
nella fisica. Pochi anni dopo, nel 1905, aveva spedito tre articoli. Ciascuno dei tre valeva
un premio Nobel. Il primo mostrava che gli atomi esistono davvero. Il secondo apriva la
porta alla Meccanica dei Quanti. Il terzo presentava la sua prima Teoria della Relatività.
Einstein diventa improvvisamente scienziato. Ma qualcosa lo turba: la sua teoria non
quadra su come cadono le cose. Quindi s’immerge nel problema. Dieci anni per
risolverlo. Finalmente, nel 1915, manda alle stampe un articolo con la soluzione
completa: una nuova teoria della gravità, cui dà nome ‘’teoria della relatività generale’’,
il suo capolavoro. La ‘’più bella delle teorie scientifiche’’ l’ha chiamata il grande fisico
russo Lev Landau. Ma pochi anni prima della nascita di Albert, due grandi fisici, Faraday
e Maxwell, descrissero il campo elettromagnetico. Il campo è un’entità reale diffusa
ovunque, che porta le onde radio, riempie lo spazio, può vibrare e ondulare, e ‘’porta in
giro’’ la forza elettrica. Einstein era affascinato dal campo elettromagnetico, e presto
capisce che anche la gravità, come l’elettricità, deve essere portata da un campo: deve
esistere un ‘’campo gravitazionale’’, analogo al ‘’campo elettrico’’; e cerca di capire
come possa essere fatto questo ‘’campo gravitazionale’’ e quali equazioni lo possano
descrivere. E qui arriva l’idea che il campo gravitazionale non è diffuso nello spazio: il
campo gravitazionale è lo spazio. Questa è l’idea della teoria della relatività generale.
Lo ‘’spazio’’ di Newton, nel quale si muovono le cose, e il ‘’campo gravitazionale’’, che
porta la forza di gravità, sono la stessa cosa. Lo spazio non è più qualcosa di diverso
dalla materia: è una delle componenti ‘’materiali’’ del mondo. Un’entità che ondula, si
flette, s’incurva, si storce. Il Sole piega lo spazio intorno a sé e la Terra non gli gira
intorno perché tirata da una misteriosa forza, ma perché sta correndo diritta in uno
spazio che si inclina. Einstein scrive un’equazione che dice che R è proporzionale
all’energia della materia. Cioè: lo spazio si incurva là dove ci sia materia. L’equazione
descrive come si curva lo spazio intorno a una stella. A causa di questa curvatura, non
solo i pianeti orbitano intorno alla stella, ma anche la luce smette di viaggiare diritta e
devia. Ma non è solo lo spazio a incurvarsi, è anche il tempo. Einstein predice che il
tempo passi più veloce in alto e più lento in basso, vicino alla Terra. L’equazione di
Einstein indica che lo spazio non può stare fermo, deve essere in espansione. Nel 1930
l’espansione dell’universo viene effettivamente osservata. La stessa equazione predice
che l’espansione debba essere scaturita dall’esplosione di un giovane universo
piccolissimo e caldissimo: è il Big Bang. Insomma, la teoria descrive un mondo colorato
e stupefacente, dove esplodono universi, lo spazio sprofonda in buchi senza uscita, il
tempo rallenta abbassandosi su un pianeta, e le sconfinate distese di spazio
interstellare s’increspano e ondeggiano come la superficie del mare.
I QUANTI
La meccanica quantistica nasce nel 1900. Il fisico tedesco Max Planck calcola il campo
elettrico in equilibrio all’interno di una scatola calda. Per farlo immagina che l’energia
del campo sia distribuita in ‘’quanti’’, cioè in pacchetti, grumi di energia. Cinque anni
dopo, Einstein mostra che la luce è fatta di pacchetti; particelle di luce. Oggi li
chiamiamo ‘’fotoni’’. Se Planck è il padre della teoria, è Einstein che l’ha fatta crescere.
Durante gli anni Dieci e Venti del Novecento, è Bohr che ne guida lo sviluppo. E’ lui a
capire che anche l’energia degli elettroni negli atomi può assumere solo certi valori
‘’quantizzati’’, come l’energia della luce, che gli elettroni possono solo ‘’saltare’’ fra
l’una e l’altra delle orbite atomiche con energie permesse, emettendo o assorbendo un
fotone quando saltano. Nel 1925 appaiono le equazioni della teoria. A scrivere per
primo le equazioni della nuova teoria è Heisenberg. Heisenberg immagina che gli
elettroni esistano solo quando interagiscono con qualcosa d’altro. Si materializzano in
un luogo, con una probabilità calcolabile, quando sbattono contro qualcosa d’altro. Un
elettrone è un insieme di salti da un’interazione all’altra. Questi salti con cui ogni
oggetto passa da un’interazione all’altra avvengono a caso. E’ possibile solo calcolare la
probabilità che appaia qui o lì.