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Isaac Newton

Sir Isaac Newton (citato anche come Isacco Newton) (Woolsthorpe-by-Colsterworth, 25


dicembre 1642[1] – Londra, 20 marzo 1726[2]) è stato un matematico, fisico, filosofo
naturale, astronomo, teologo, storico e alchimistainglese, considerato uno dei più
grandi scienziati di tutti i tempi, ricoprendo anche il ruolo di direttore della zecca inglese e
quello di Presidente della Royal Society.

Newton in un ritratto di Sir Godfrey Kneller, 1702, olio su tela

Noto soprattutto per il suo contributo alla meccanica classica, contribuì in maniera
fondamentale a più di una branca del sapere, occupando una posizione di grande rilievo
nella storia della scienza e della cultura in generale, con il suo nome che è associato a una
grande quantità di leggi e teorie ancora oggi insegnate: si parla così di dinamica
newtoniana, di leggi newtoniane del moto, di legge di gravitazione universale; più in
generale ci si riferisce al newtonianesimo come a una concezione del mondo che ha
influenzato la cultura europea per tutto il Seicento.
Attratto dalla filosofia naturale, ben presto cominciò a leggere le opere di Cartesio, in
particolare La geometria del 1637, in cui le curve sono rappresentate per mezzo
di equazioni; negli anni in cui era studente a Cambridge alla cattedra presiedevano due
figure di grande rilievo, Isaac Barrow e Henry More, che esercitarono una forte influenza sul
ragazzo; negli anni seguenti, costruì le sue scoperte matematiche e sperimentali facendo
riferimento a un gruppo ristretto di testi: pubblicò i Philosophiae Naturalis Principia
Mathematica nel 1687, opera nella quale descrisse la legge di gravitazione universale e,
attraverso le sue leggi del moto, costruì le regole fondamentali per la meccanica classica,
condividendo con Gottfried Wilhelm Leibniz la paternità dello sviluppo del calcolo
differenziale o infinitesimale.
Contribuì alla rivoluzione scientifica e al progresso della teoria eliocentrica: a lui si deve la
sistematizzazione matematica delle leggi di Keplero sul movimento dei pianeti; oltre a
dedurle matematicamente dalla soluzione del problema della dinamica applicata alla forza
di gravità (problema dei due corpi) ovvero dalle omonime equazioni di Newton, egli
generalizzò queste leggi intuendo che le orbite (come quelle delle comete) potevano
essere non solo ellittiche, ma anche iperboliche e paraboliche, dimostrando anche che le
medesime leggi della natura governano il movimento della Terra e degli altri corpi celesti.
Fu il primo a dimostrare che la luce bianca è composta dalla somma (in frequenza) di tutti
gli altri colori, avanzando l'ipotesi che la luce fosse composta da particelle, dando così vita
alla teoria corpuscolare della luce, in contrapposizione alla teoria ondulatoria della
luce patrocinata dall'astronomo olandese Christiaan Huygens e dall'inglese Thomas Young e
corroborata alla fine dell'Ottocento dai lavori di Maxwell e Hertz; la tesi di Newton trovò
invece conferme, circa due secoli dopo, con l'introduzione del quanto d'azione da parte
di Max Planck (1900) e con l'articolo di Albert Einstein (1905) sull'interpretazione dell'effetto
fotoelettrico a partire dal quanto di radiazione elettromagnetica, poi denominato fotone;
queste due interpretazioni coesisteranno nell'ambito della meccanica quantistica, come
previsto dal dualismo onda-particella.

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