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RELAZIONE ARTICOLO ROVELLI

VALERIO CAPILLI

L’articolo di Carlo Rovelli parla in maniera divulgativa ma efficace del tempo nella fisica. In
particolare, mette in evidenza come il concetto di tempo sia radicalmente cambiato con le scoperte
di Einstein e con la teoria della relatività rispetto alla concezione della meccanica classica.
Ancora di più, il concetto di tempo così come oggi è inteso in fisica è totalmente diverso da quello
che ognuno di noi ha nella sua mente e che ognuno di noi percepisce nella realtà quotidiana.
Innanzitutto, come Rovelli evidenzia, una pima “definizione” di tempo ci viene data da Aristotele,
che lo intende come la misura del movimento degli oggetti. In altre parole il tempo aristotelico
dipenderebbe dallo spazio percorso da oggetti in movimento: se non esistessero oggetti, non
esisterebbe neanche il tempo.
Questa concezione viene scardinata dalla meccanica classica newtoniana (e, come sottolinea
giustamente Rovelli, dalla filosofia di Kant, per il quale spazio e tempo sono le due coordinate
fondamentali entro le quali la nostra mente elabora le informazioni provenienti dall’esterno).
Newton concepisce spazio e tempo come due entità separate e “immobili”, quindi eterne e uguali in
tutto l’universo, dalle quali tutti i fenomeni fisici dipendono.
L’idea della meccanica classica è quella che più si avvicina all’idea di tempo e spazio che noi tutti
abbiamo e al modo in cui li percepiamo nella realtà di tutti i giorni, e infatti, riuscì a durare per ben
due secoli, fino al ‘900, quando ci sarà la teoria della relatività di Einstein a scardinare tutta la fisica
classica.
Secondo la teoria della relatività (più volte confermata, direttamente o meno), non esiste un unico
tempo che sia uguale in tutti i punti dell’universo, ma il tempo (e quindi il concetto di “passato” e
“futuro”) cambiano in base a diversi parametri, come ad esempio il sistema di riferimento, la
velocità o l’altezza.
A tal proposito, Rovelli cita, all’inizio dell’articolo, un fatto esemplare: quando negli anni ’70 del
‘900 fu sperimentato il primo sistema GPS satellitare, i fisici avvertirono subito l’esercito
americano che alle altezze dei satelliti, gli orologi sarebbero andati più veloci rispetto a quelli
terrestri.
Questo ci fa capire che non esiste un tempo assoluto, bensì relativo a diversi fattori. Einstein riuscì a
scoprire che spazio e tempo sono collegati fra loro in un sistema unico detto spazio-tempo.
Sappiamo che l’unico parametro che nell’universo rimane costante è la velocità della luce 𝑐, mentre
1
spazio e tempo variano in base a quest’ultima secondo il fattore 𝛾 = 2
, dove 𝑣 è la velocità
√1−𝑣2
𝑐
dell’oggetto in base al quale possono variare spazio e tempo.
Attraverso le sue ricerche, Einstein giunse anche a determinare l’energia relativistica di un corpo,
dipendente ancora dal fattore 𝛾: 𝐸 = 𝛾𝑚𝑐 2 . Questa relazione porta a uno dei risultati più importanti
della ricerca di Einstein, e cioè al fatto che un corpo, anche se in quiete, possiede, per il solo fatto di
essere dotato di massa 𝑚, una sua energia 𝐸0 = 𝑚𝑐 2 .
Quindi, il primo colpo alla concezione classica di spazio e tempo è stato dato dalla teoria della
relatività di Einstein, ma la ricerca non si è fermata qui. Infatti, le più recenti scoperte introducono
in questo ambito anche la fisica quantistica, che è totalmente lasciata da parte nella fisica
relativistica. La fisica recente è arrivata a stabilire il concetto di tempo in relazione al campo
gravitazionale e ai quanti gravitazionali.
Tuttavia, come Rovelli scrive, nelle equazioni che regolano le leggi di questo campo, non è mai
presente la variabile del tempo: questo poiché in un sistema di riferimento di questo tipo, che
osserva variazioni microscopiche, il concetto di oscillazione temporale perde di utilità (dice Rovelli
che “è un po’ come dire che la distanza in chilometri lungo un’autostrada è un concetto utile se ci
serve per viaggiare in automobile, ma se stiamo studiando i singoli grani dell’asfalto diventa una
nozione che fa solo confusione”).
Le ultime frontiere della fisica, perciò, tendono addirittura a prescindere dal concetto di tempo e ad
analizzare la realtà in termini di gravità, quanti e termodinamica (è infatti la variazione di entropia
quella che determina il variare del flusso temporale).
In conclusione, l’articolo di Carlo Rovelli riesce, in maniera divulgativa e senza spingersi in
linguaggio troppo specifico, a dare un’idea di quale fosse il cambiamento epocale che la “nuova
fisica” ha apportato agli inizi del XX secolo, riuscendo, per la prima volta nella storia, a separare la
realtà “quotidiana” da quella “scientifica”.
È certamente una rivoluzione nel campo del sapere, che tuttavia prosegue e porta a sempre nuove
scoperte nel corso degli anni.

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