Il paradigma di Cater, i cui risultati mostrano elementi a dir poco sorprendenti, prevede l'applicazione
pratica dei Princìpi Ermetici (derivanti, cioé, dagli insegnamenti di Hermes, conosciuto anche come Toth
o Imhotep; insegnamenti comunque provenienti da una tradizione molto più antica, ma ciò sarà
argomento di articoli successivi) alla comprensione dei fatti basilari della fisica e della metafisica. Le
prove e le spiegazioni addotte da Mr Cater sembrano più che convincenti, così come lo sembrano le
evidenti cantonate che la scienza cosiddetta ufficiale sembra, di conseguenza, aver preso negli ultimi
secoli, e che in alcuni casi dimostrano un volontario occultamento dei fatti, associati ad ostracismo e
persecuzione degli scienziati e ricercatori che sono riusciti a fare delle scoperte controverse, in grado di
minare fatti dati per scontati dalla scienza accademica. Lo stesso Cater fa menzione di uno scenziato di
sua conoscenza, il cui nome non viene rivelato, il quale portò a termine degli importanti esperimenti nel
campo della forza di gravità, tanto da costruire un oscillatore ad alta frequenza in grado di far levitare
oggetti molto pesanti. Tale scienziato fu subito costretto dalla CIA a terminare tali esperimenti e
smantellare tale congegno, e da allora è stato braccato e sorvegliato e, dice Cater, “è fortunato ad
essere ancora vivo.” (1984, 15)
FORZA DI GRAVITÀ
Ecco come Cater descrive accuratamente la forza di gravità.
“Gli effetti gravitazionali sono prodotti da una radiazione altamente penetrante dello spettro
elettromagnetico. La gamma di questa frequenza è situata tra la porzione inferiore dell’infrarosso, e la
banda radar. La frequenza è approssimativamente di 1 trilione di cicli al secondo e, più precisamente,
corrisponde a lunghezze d’onda comprese tra 0,3 e 4,3 mm.” (1984, 15)
Lo scienziato americano comunicò questa sua scoperta a membri della comunità accademica americana
nel lontano 1958, provocando in costoro un grande entusiasmo, che fu accresciuto dagli esperimenti
effettuati conseguentemente in materia da autorità governative, e che confermavano le teorie di Mr
Cater. Tali esperimenti diedero origine ad euforici accenni alla scoperta di un congegno anti-
gravitazionale, per esempio da parte di John W. Campbell, nella sua rivista Astounding – in seguito
chiamata Analog – accenni che furono subito e con evidenza messi a tacere.
Ad un qualsiasi lettore che ricordi le nozioni basilari della fisica moderna, quelle che s’insegnano già alle
scuole medie, per intenderci, tale definizione della forza di gravità provocherà un’istantanea reazione.
Infatti, la teoria appena enunciata contraddice altamente ciò che fu scoperto da Newton, e che ha
formato la base di ogni teoria sulla gravità formulata dopo di lui. Sir Isaac Newton, come è noto,
affermava che la forza di gravità ha effetti penetranti illimitati, ossia che la forza di gravità esercitata da
un corpo non si attenua, durante il suo passaggio attraverso la materia. Ciò è chiaramente in contrasto
con il più basilare dei concetti della fisica, e cioè la legge della conservazione dell’energia, enunciata per
esempio da de Lavoisier come: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, corrispondente
anche al Primo Principio della Termodinamica.
Per meglio assimilare la magnitudine di tale fallace affermazione del fisico inglese – tra l’altro noto
appartenente alla Massoneria – e le sue conseguenze, è necessario rivolgersi per un momento al
fenomeno delle maree. È pressochè automatico rendersi giustamente conto che esse sono causate dalla
forza di gravità, ma “uno dei più strordinari esempi di irrazionalità nella storia della fisica ortodossa è la
spiegazione canonica delle maree.” (1984, 50)
Una delle nozioni basilari della meccanica, facilmente dimostrabile, rivela che, se la stessa accelerazione
è applicata a due corpi, uno di essi non può muoversi relativamente, differenzialmente all’altro. In
effetti, però, ciò è proprio quello che succede nel caso delle maree; infatti, gli oceani, le masse d’acqua,
in occasione delle maree, ma non solo, si muovono indipendentemente dalla terra; quindi è lecito
stabilire che essi non ricevono la stessa accelerazione di quest’ultima. Quindi, se è vero come è vero,
come ho appena scritto, che:
a) se la stessa accelerazione è applicata a due corpi, uno di essi non può muoversi relativamente
all’altro, e che
b) dobbiamo necessariamente arrivare alla conclusione che la terra e le masse oceaniche ricevano un
diverso tipo di accelerazione, poiche’ gli oceani si muovono relativamente alla terra (anche perché
manifestazione di due elementi separati)
c) ecco così chiaramente ed elementarmente confutata l’affermazione newtoniana di cui sopra, secondo
la quale la forza di gravità ha effetti penetranti illimitati.
Infatti, se fosse come teorizzò Newton, la terra e le acque dovrebbero ricevere la stessa accelerazione, e
muoversi all’unisono. Però sappiamo bene tutti che non funziona così.
È in questo modo che entra in campo la spiegazione degli effetti gravitazionali data da Cater; siccome la
forza di gravità è provocata solo da un ben definito tipo di radiazioni, e non indiscriminatamente da tutta
la materia, come affermò Newton, ora è chiaro come tali radiazioni non siano in grado di avere effetto su
tutta la materia, ma solo su alcune porzioni di essa, o perlomeno in maniera diversa su ciascuna di esse.
“In questo caso, la discrepanza tra la realtà e le speculazioni della scienza ortodossa è così colossale che
uno dei grandi enigmi della storia del pensiero umano, è proprio il fatto che essa non sia mai stata
sfidata sin dal tempo di Newton.” (1984, 50)
Ma le maree non sono che uno dei tanti modelli che si possono utilizzare per confutare Newton ed
appoggiare Cater, per quanto riguarda la natura delle forze gravitazionali. Ad esempio, si considerino le
nuvole le quali, come ben noto, sono composte di microparticelle d’acqua molto più dense
dell’atmosfera circostante. Se le nozioni sulla forza di gravità di Newton – e anche di Einstein, del quale
ci occuperemo in altra sede – fossero vere, come fanno le nuvole a rimanere sospese nell’aria?
Si accennerà qui inoltre ad una nozione che esula dall’ampiezza data al presente articolo, ma che sarà ad
ogni modo d’aiuto a capire meglio ciò che si espone nel paragrafo seguente; grandissima parte
dell’energia irradiata dal sole è di frequenze superiori, a volte anche di gran lunga, agli ultravioletti,
epperò non rientra nella gamma indicata sopra, cioé tra la porzione inferiore degli infrarossi e quella
superiore del radar; di conseguenza, ne risulta evidente che il sole possiede una forza di gravità
superficiale quasi inesistente.
La maniera in cui il sole tiene in orbita attorno a sé i pianeti non è evidentemente la sua forza di gravità.
La Luce e L’etere
I maestri orientali asserivano, già migliaia di anni fa, che la materia è composta di luce; in effetti, una
delle manifestazioni dell’energia prodotta dalla materia è appunto la luce, nelle sue componenti visibili
ed invisibili. Brillanti ricercatori molto poco noti, quali Brunler e Reichenbach, hanno condotto
esperimenti sulla parte invisibile della luce; quest’ultima è altamente penetrante e, al momento della
sua disintegrazione, essa produce luce visibile. Quindi è lecito dire che, qundo si produce luce, essa
comprende anche particelle composte di essa, che la accompagnano. Si pensi ad esempio ad una
lampadina ad incandescenza; quando questa viene riscaldata, emette luce. Eppure la materia è stata in
grado di produrre luce senza alcuna perdita di materia; allora in effetti la luce deve essere la
manifestazione di qualcos’altro: l’etere, la forza vitale che si manifesta come il componente di tutte le
cose. Dalla combinazione di particelle di etere, si formano i fotoni che compongono la luce.
Ritornando alla cosiddetta legge del potenziale esposta sopra, essa comporta di conseguenza che le parti
che compongono un’unità dinamica siano più semplici e quindi più attive dell’unità stessa. Ciò
naturalmente vale anche per l’etere, e per questo è lecito parlare di eteri superiori e di eteri inferiori: le
prime sono più piccole, più semplici e più attive; le seconde più grandi, più complesse e meno attive.
Tutte le particelle di etere occupano lo stesso spazio tridimensionale, l’unico esistente, ed eteri di
diversa frequenza interferiscono minimamente le une con le altre. Perciò quando fotoni di una certa
frequenza vengono prodotti, sono le eteri associate a quella frequenza che si uniscono per renderlo
possibile. Inoltre, i fotoni si combinano tra di loro e formano le particelle penetranti che accompagnano
la luce.
Felix Caserta
10 Maggio 2011
Caserta Felix