Sei sulla pagina 1di 4

IL FASCISMO IN ITALIA

IN CHE MODO IL FASCISMO ARRIVA AL POTERE?


 Appoggiato dai nazionalisti, dagli industriali e dai proprietari terrieri, che
temono una rivoluzione comunista , e dalla piccola borghesia ( ceto medio)
che desidera ordine e sicurezza.
 Le “squadre d’azione” fasciste, in camicia nera, prendono di mira con la
violenza i sindacati, i partiti e i giornali socialisti , mentre le forze dell’ordine
restano a guardare.
 Nell’ottobre 1922 i fascisti marciano su Roma per prendere il potere. Il re
Vittorio Emanuele III , invece di fermarli, nomina capo del governo Mussolini.
 Inizialmente Mussolini non toccò il Parlamento dove continuarono a sedere i
deputati dell’opposizione, però gradualmente trasformò lo Stato liberale in
autoritario, istituendo il Gran Consiglio del Fascismo, composto dai maggiori
esponenti del partito e la Milizia volontaria, un esercito privato alle sue
dipendenze.
 Nel 1924 ci sono le elezioni e il fascismo vince. Il parlamentare socialista
Matteotti, che ha denunciato i brogli elettorali dei fascisti, viene assassinato.

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DEL REGIME FASCISTA?


 Il fascismo diventa una dittatura tra il 1924 e 1925. Viene ammesso solo il
partito fascista: tutti i partiti e i sindacati vengono cancellati. Le elezioni
vengono abolite e i sindaci sostituiti da podestà fascisti nominati dal governo.
 Si può parlare di un regime totalitario perché tutta la società deve diventare
fascista ed essere fedele al duce e ai suoi ideali. Chi si oppone viene
considerato nemico dello Stato , perseguitato dalla polizia segreta,
imprigionato. Uomini di cultura e oppositori politici vengono confinati,
incarcerati, talora condannati a morte o assassinati da un Tribunale speciale.
 Nel 1929, con i Patti lateranensi, viene firmato un Concordato tra lo Stato
italiano e la Chiesa cattolica. Lo Stato riconosce Città del Vaticano come Stato
sovrano e indipendente; riconosce come unica religione quella cattolica
( rinuncia alla parità di tutte le religioni, tra cui quella ebraica), si impegna a
inserire nelle scuole l’insegnamento della dottrina cattolica e a esibire nelle
aule il crocifisso; la Chiesa si impegna a riconoscere la legittimità del Regno
d’Italia e di Roma come sua capitale.
FASCISMO ED ECONOMIA
 Il fascismo cerca di limitare le importazioni e di incoraggiare il Paese ad essere
più autosufficiente ( AUTARCHIA): la propaganda cercò di convincere gli
italiani ad acquistare prodotti italiani, a consumare surrogati, come la cicoria
al posto del caffè. Queste misure isolarono l’Italia dalla Francia e dal Regno
Unito.
 Abbassa i salari e vieta gli scioperi.
 Punta molto sull’agricoltura annunciando la “Battaglia del grano”, il cui scopo
fu l’aumento delle coltivazioni a cereali a discapito dell’allevamento e di
colture più redditizie come ulivo e vite.
 Con la “Campagna per la bonifica integrale” bonifica vaste zone paludose ,
allo scopo di ampliare la superficie coltivabile e di offrire lavoro ai disoccupati.
Nel Lazio vennero bonificate le vaste paludi pontine e qui, negli anni Trenta,
vennero insediati migliaia di coloni; nacquero nuove città simbolo della
potenza fascista come Littoria ( oggi Latina), Sabaudia, Aprilia e Pomezia.

IL REGIME E LA PROPAGANDA
 LA POLITICA DEL CONSENSO
La propaganda, che aveva lo scopo di entusiasmare le masse, fu attuata da un
apposito Ministero, prima di tutto attraverso la censura che controllava le
notizie dei giornali e della radio: proibiva la divulgazione di quelle sgradite e
segnalava quelle da esaltare. Tutti dovevano vedere il mondo come il regime
voleva che si vedesse. l’Italia apparve un Paese che aveva eliminato rapine,
assassini, furti e suicidi.
Nelle scuole fu introdotto il testo unico, compilato in base ai principi del
fascismo: la donna madre, sottomessa e casalinga, il padre forte, contadino o
borghese, i figli disciplinati e desiderosi di compiere gesti eroici per la patria.
Bambini e adolescenti di entrambi i sessi furono inquadrati in organizzazioni
giovanili di carattere paramilitare, dai Balilla agli Avanguardisti, dove si
svolgevano attività ginnico-sportive, parate e cortei.
Seppe governare anche il tempo libero degli italiani , creando il “sabato
fascista”( dedicato ad adunate , manifestazioni, parate ecc.); organizzò le gite
domenicali a poco prezzo dei lavoratori, distribuì pacchi dono ai bambini
poveri: la gente usciva di casa , si conosceva, si sentiva assistita.
 L’USO DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA
Mussolini fu il primo leader politico dell’epoca a intuire la potenza dei mezzi
di comunicazione di massa ( radio, giornali, cinema, manifesti) come
strumenti di propaganda politica.
Usò i giornali controllandone le notizie, le fotografie e persino il linguaggio.
Usò la radio per far giungere nelle abitazioni degli italiani, nelle piazze dotate
di altoparlanti, i discorsi che pronunciava in piazza Venezia a Roma.
Organizzò viaggi di massa a Roma e adunate per accendere l’entusiasmo e
l’orgoglio nazionale.
Infine usò il cinema per proiettare documentari e cinegiornali realizzati
dall’Istituto Luce, che esaltavano la robustezza del duce, i progressi dell’Italia,
l’aumento della produttività dell’industria e dei campi di grano.
Mussolini nei suoi messaggi ricorreva a slogan brevi, facili da memorizzare,
che miravano a esaltare per farsi obbedire. Declamava i suoi discorsi in pose
volutamente teatrali, con pause lunghe e sapienti tra una frase e l’altra, come
fa un attore quando dà spazio all’applauso.

 IL CULTO DEL CAPO, “ IL DUCE”


La propaganda fascista presentava Mussolini come unico leader in grado di
guidare il Paese, il solo modello che ogni italiano doveva seguire. Soltanto il
“duce” era in grado di interpretare i bisogni del popolo. L’Italia fascista
( all’incirca nei vent’anni che vanno dal 1923 al 1943) fu disseminata di
immagini e di statue di Mussolini presenti negli uffici, nelle scuole, nelle
strade e nelle piazze del Paese. Gli edifici pubblici, i monumenti, persino i
tombini dovevano esibire l’emblema del regime, il fascio littorio; folle
oceaniche ascoltavano gli altisonanti discorsi del capo. Il “duce”, appellativo
ricavato dalla storia romana, con il significato di guida, condottiero, fu ritratto
in tutte le vesti: soldato, operaio, minatore, agricoltore, pilota, sciatore,
cavallerizzo, primo violinista d’Italia.

LA DONNA IN EPOCA FASCISTA


Il fascismo attribuì alla natalità un ruolo fondamentale, premiando le famiglie
numerose e tutelando le donne incinte o con figli neonati. Il regime fascista fu
profondamente maschilista: l’unico ruolo che riconobbe alla donna fu quello
di madre e di sposa fedele, da esercitare principalmente entro le mura
domestiche, al servizio del marito e del suocero. Il fascismo limitò alle donne
l’accesso a certe professioni: presidi, insegnanti di storia, filosofia ed
economia; i loro salari erano dimezzati.

Potrebbero piacerti anche