IL REGIME E LA PROPAGANDA
LA POLITICA DEL CONSENSO
La propaganda, che aveva lo scopo di entusiasmare le masse, fu attuata da un
apposito Ministero, prima di tutto attraverso la censura che controllava le
notizie dei giornali e della radio: proibiva la divulgazione di quelle sgradite e
segnalava quelle da esaltare. Tutti dovevano vedere il mondo come il regime
voleva che si vedesse. l’Italia apparve un Paese che aveva eliminato rapine,
assassini, furti e suicidi.
Nelle scuole fu introdotto il testo unico, compilato in base ai principi del
fascismo: la donna madre, sottomessa e casalinga, il padre forte, contadino o
borghese, i figli disciplinati e desiderosi di compiere gesti eroici per la patria.
Bambini e adolescenti di entrambi i sessi furono inquadrati in organizzazioni
giovanili di carattere paramilitare, dai Balilla agli Avanguardisti, dove si
svolgevano attività ginnico-sportive, parate e cortei.
Seppe governare anche il tempo libero degli italiani , creando il “sabato
fascista”( dedicato ad adunate , manifestazioni, parate ecc.); organizzò le gite
domenicali a poco prezzo dei lavoratori, distribuì pacchi dono ai bambini
poveri: la gente usciva di casa , si conosceva, si sentiva assistita.
L’USO DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA
Mussolini fu il primo leader politico dell’epoca a intuire la potenza dei mezzi
di comunicazione di massa ( radio, giornali, cinema, manifesti) come
strumenti di propaganda politica.
Usò i giornali controllandone le notizie, le fotografie e persino il linguaggio.
Usò la radio per far giungere nelle abitazioni degli italiani, nelle piazze dotate
di altoparlanti, i discorsi che pronunciava in piazza Venezia a Roma.
Organizzò viaggi di massa a Roma e adunate per accendere l’entusiasmo e
l’orgoglio nazionale.
Infine usò il cinema per proiettare documentari e cinegiornali realizzati
dall’Istituto Luce, che esaltavano la robustezza del duce, i progressi dell’Italia,
l’aumento della produttività dell’industria e dei campi di grano.
Mussolini nei suoi messaggi ricorreva a slogan brevi, facili da memorizzare,
che miravano a esaltare per farsi obbedire. Declamava i suoi discorsi in pose
volutamente teatrali, con pause lunghe e sapienti tra una frase e l’altra, come
fa un attore quando dà spazio all’applauso.