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IL CAPITALISMO, SISTEMA DI PRODUZIONE BASATO SUL CAPITALE

Con la rivoluzione industriale nacquero due nuove figure sociali: gli imprenditori e gli
operai.
Gli imprenditori erano proprietari terrieri, commercianti che avevano accumulato un
capitale, cioè del denaro da investire in fabbriche o imprese produttive. Ad esempio
costruivano fabbriche, acquistavano materie prime o nuove macchine (=mezzi di
produzione) per avere un profitto, cioè un guadagno superiore al denaro investito,
in pratica un nuovo capitale che potevano investire di nuovo per farlo aumentare.
Nella fabbrica la manodopera era costituita da operai che lavoravano in cambio di
un salario. Nei centri industriali la manodopera era abbondante, perché grandi
masse di contadini, privi di terra e di lavoro, si riversavano in città in cerca di
occupazione. Questa classe di lavoratori che non possedeva nulla al di fuori della
prole, fu chiamata proletariato.
Il sistema di produzione basato sul capitale viene detto capitalismo.
Capitalista è colui che possiede dei capitali.

CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO DEGLI OPERAI


Gli operai, a causa dell’abbondanza di manodopera, erano soggetti a salari molto
bassi. A quei tempi i governi non intervenivano in alcun modo per regolare i rapporti
di lavoro ed impedire lo sfruttamento degli operai da parte di imprenditori senza
scrupoli. Questi assumevano donne e bambini, pagandoli di meno, e imponevano
turni di lavoro molto duri di 13, 15 ore al giorno in ambienti di lavoro nocivi, pieni di
rumori assordanti e di fumo. In caso di malattia, di invalidità, di vecchiaia, gli operai
non potevano contare su nessun tipo di assistenza. A tutto ciò va aggiunta la povertà
delle abitazioni e dei quartieri in cui gli operai vivevano.
FORME DI LOTTA DEGLI OPERAI PER LA TUTELA DEI LORO DIRITTI
Gli operai cominciarono a protestare, dapprima in Inghilterra nei primi
dell’Ottocento. Le proteste si rivolsero dapprima contro le macchine, che gli operai
ritenevano responsabili della disoccupazione e delle loro pesanti condizioni di vita e
di lavoro (luddismo = distruzione delle macchine).
Successivamente si svolsero i primi scioperi (interruzione della produzione), le prime
manifestazioni, forme di lotta più efficaci per ottenere aumenti di salario, tutela del
lavoro minorile e femminile, diritto di associazione. La forza degli operai consisteva
nell’essere uniti, ma in Inghilterra erano state vietate le associazioni operaie.
Soltanto nel 1825 furono legalizzate in Inghilterra le associazioni sindacali, chiamate
Trade Unions, per difendere gli interessi degli operai.

LA QUESTIONE SOCIALE E IL SOCIALISMO


Mentre si affermava il capitalismo e gli operai lottavano per i propri diritti, molti
intellettuali si chiedevano come risolvere la questione sociale, cioè il problema di
grandi masse di lavoratori costretti a vivere in condizioni di terribile miseria.
Nacque così un movimento di pensiero detto SOCIALISMO, che sosteneva la
necessità di modificare la società, in modo che non ci fosse più la proprietà privata
dei mezzi di produzione, fonte di ingiustizia e di sfruttamento. Occorreva dare vita a
una società fondata sulla proprietà comune e sui valori di uguaglianza e solidarietà.

MARX ED ENGELS SCRIVONO IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA


Nel 1848 due intellettuali tedeschi Karl Marx e Friedrich Engels, pubblicarono a
Londra il Manifesto del Partito Comunista, un volumetto in cui esponevano una
nuova teoria, che prese nome di marxismo. Secondo questa teoria nel corso della
storia sono sempre esistite classi dominanti e classi dominate in lotta fra loro.
Nell’età industriale le classi in lotta erano borghesia e il proletariato. Fra borghesia e
proletariato lo scontro sarebbe stato inevitabile: i proletari di tutto il mondo, uniti
nella lotta rivoluzionaria, la lotta di classe, avrebbero abbattuto la borghesia e il
capitalismo, diventando la classe dominante. Allora sarebbe sorta una nuova società
comunista, senza più classi né sfruttamento e caratterizzata dalla proprietà collettiva
dei mezzi di produzione (fabbriche, macchinari, materie prime, terre, miniere etc…).

PRIMA E SECONDA INTERNAZIONALE


Nel 1864 viene fondata a Londra la Prima Internazionale, un’associazione dei
movimenti operai di tutti i paesi, con lo scopo di coordinarli.
A fine Ottocento si costituì a Parigi la Seconda Internazionale, in cui si distinsero i
rivoluzionari, secondo cui solo la rivoluzione avrebbe dato potere al proletariato, e i
riformisti, che pensavano di poter trasformare gradualmente la società inviando
rappresentanti in parlamento.
Di tendenze riformiste erano anche i maggiori partiti socialisti che in quel periodo si
andavano formando (1892 nasce Partito Socialista Italiano).
Sulla questione sociale prese posizione anche la Chiesa cattolica. In particolare il
papa condannò le idee socialiste e la lotta di classe. In nome dell’insegnamento
cristiano, il pontefice invitava ricchi e proletari all’accordo e alla collaborazione.
Egli riconosceva però agli operai il diritto di migliorare la loro condizione di vita e di
realizzare una società più giusta. Sorsero così sindacati di ispirazione cattolica.

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