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A partire dal 1870 si registrò un’evoluzione sia economica che sociale che portò ad una
nuova fase: LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE.
I caratteri principali di essa furono:
- il ruolo della scienza: ora le ricerche scientifiche iniziano ad essere svolte da
persone istruite e ben preparate che lavoravano sia come singoli che come gruppo
elaborando varie ricerche scientifiche.
- le nuovi fonti energetiche: le principali furono l’energia elettrica e quella petrolifera,
che furono essenziali per lo sviluppo dei settori industriali.
- l’organizzazione scientifica del sistema produttivo: in particolare la nascita della
catena di montaggio.
- la nascita di monopoli e oligopoli: i settori produttivi iniziarono ad incentrarsi nelle
mani di singoli investitori associati tra loro.
- il sorgere delle società di massa e l’evoluzione degli stati: la società inizia ad
essere di massa e gli stati iniziano a partecipare attivamente alla vita economica e ad
evolversi in senso democartico.
LA SOCIETA’ DI MASSA
DEFINIZIONE:
La nostra società è l’esempio migliore di società di massa, infatti si è realizzata una
diffusione di massa dei prodotti di consumo che sono disponibili in numero illimitato per tutti i
cittadini.
- La massa è dunque un insieme di singoli individui che scompaiono nel gruppo, che
diventa invece il soggetto principale sia politico che civile
- Le persone in una società di massa vivono in agglomerati urbani a stretto contatto tra
di loro
- Le persone inoltre si adeguano ai meccanismi dell’economia di massa e invece che
produrre ciò che consumano, lo comprano pagando con il denaro che deriva dal loro
lavoro.
ETA’ GIOLITTIANA
Nel 1901 re Vittorio Emanuele III nominò presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli e lo
affiancò come ministro degli Interni Giovanni Giolitti (nato nel 1842 a Mondovì).
Giolitti era un uomo politico pratico, moderato ed esperto conoscitore della burocrazia
statale e quando Zanardelli nel 1903 diede le dimissioni, fece sì che Giolitti gli subentrasse
come Primo Ministro.
Dal 1901 al 1914 Giolitti esercitò un’influenza così notevole sulla politica dell’Italia che
questo periodo venne ricordato come età giolittiana.
In realtà egli non resse direttamente il governo per tutti questi anni:
- faceva parte del suo piano politico abbandonare nei momenti di crisi il potere nelle
mani di uomini di fiducia o di avversari politici per poi tornare al governo una volta
dimostrata l’incapacità di amici o avversari.
L’età giolittiana coincise con il decollo della rivoluzione industriale in Italia.
I progressi più evidenti si registrarono nell’industria siderurgica, elettrica e meccanica.
Queste industrie avevano sede soprattutto nel triangolo industriale (Torino, Milano, Genova).
Questo sviluppo fu favorito da alcune condizioni particolari:
- L’industria italiana fu aiutata fortemente nel suo nascere dall’intervento statale;
- La politica protezionistica favorì lo sviluppo delle industrie del nord Italia, mentre
danneggiò il Mezzogiorno;
- Un contributo notevole fu esercitato anche dalle banche che finanziarono le nuove
industrie dei settori più dinamici.
Le conseguenze di questa crescita però non furono solo positive:
- La popolazione si spostò in grande massa nelle città e di conseguenza, la vita nelle
città comportò nuovi disagi per gli abitanti, soprattutto per quelli delle classi operaie
costretti a vivere in quartieri sovraffollati, malsani e degradanti.
In questo contesto si svolse l’azione di Giolitti, che elaborò un piano di riforme coinvolgendo
in particolare il Partito Socialista Italiano.
All’interno di questo partito ben presto si formarono due correnti, quella riformista e quella
massimalista.
RIFORMISTI:
- OBIETTIVO: Riforme
- METODO: Iniziative politiche e parlamentari nel rispetto della legge
- LEADER: Filippo Turati
MASSIMALISTI:
- OBIETTIVO: Rivoluzione
- METODO: Necessità della violenza, rifiuto di qualsiasi rapporto con il governo
- LEADER: Arturo Labriola, successivamente Benito Mussolini
Prevalsero i massimalisti.
IL DOPPIO VOLTO DI GIOLITTI:
- un volto aperto e democratico nell’affrontare i problemi del Nord, infatti egli
consentì gli scioperi e varò alcune riforme ad esempio quella per migliorare le
condizioni di lavoro degli operai e inoltre fece alcuni interventi riformatori nel campo
ferroviario con la statalizzazione delle ferrovie.
- un volto conservatore e corrotto nello sfruttare i problemi del Sud, egli non fece
nessuna riforma tributaria che consentisse di garantire una maggiore giustizia fiscale
e soprattutto non affrontò la questione meridionale (Sud troppo indietro rispetto al
Nord). Inoltre di fronte agli scioperi nel Sud, Giolitti non fu affatto neutrale, fece
intervenire le forze dell’ordine attuando una pesante repressione che causò molte
vittime.
Questo causò l’emigrazione di moltissimi operai meridionali all’estero, ma nonostante fu un
processo “doloroso”, questa cosa portò un po’ più di ricchezza nelle terre povere grazie alle
rimesse che chi lavorava all’estero mandava ai famigliari in meridione.
TRA SUCCESSI E SCONFITTE
Giolitti ritenne opportuno riprendere la politica coloniale per vari motivi:
- aumentare il prestigio internazionale dell’Italia
- assecondare i gruppi industriali e finanziari
- accontentare l’opinione pubblica
Come obiettivo scelse la Libia e dopo aver occupato alcuni territori delle isole delle Sporadi
(Dodecaneso) i Turchi spaventati firmarono, nel 1912, il Trattato di Losanna cedendo quindi
la Libia al dominio italiano.
La Libia però si scoprì essere solo un grande “scatolone di sabbia” e gli unici a trarre
vantaggi economici dall’avventura coloniale libica furono le banche (che finanziarono i nuovi
insediamenti italiani) e le industrie militari.
La più importante riforma attuata da Giolitti fu l’approvazione, nel 1912, di una nuova legge
che introduceva il suffragio universale maschile:
- Tutti i maschi che avessero compiuto il trentesimo anno di età
- Per accedere al voto all’età di 21 anni era invece necessario aver adempiuto gli
obblighi del servizio militare.
GIOLITTI E I CATTOLICI
Il non expedit (divieto per tutti i cattolici di votare ed essere votati) venne ammorbidito da Pio
X e così i cattolici iniziarono a recarsi alle urne e a creare sindacati cattolici (cooperative
bianche). Giolitti stipulò con l’Unione elettorale cattolica il Patto Gentiloni, in cui i cattolici
promettevano di votare quei candidati liberali che avessero preso l’impegno di difendere la
Chiesa. Cosi, nelle elezioni del 1913, Giolitti riuscì ad ottenere nuovamente la maggioranza
dei voti.
FINISCE L'ETÀ GIOLITTIANA
La guerra in Libia aveva indebolito notevolmente il governo di Giolitti e molti iniziarono a
criticarlo. Inoltre l’economia tornava ad attraversare un periodo di crisi. Giolitti dunque diede
le dimissioni e nominò come suo successore Antonio Salandra, che però non seguì
l’esempio di Giolitti, ad esempio, fece reprimere con le forze dell’ordine le varie
manifestazioni popolari avvenute nella settimana rossa. Così facendo l’Italia tornò in un
clima di tensione.
Ad aggravare tutto ci fu la situazione internazionale, che stava precipitando verso la prima
guerra mondiale. Giolitti si oppose all’intervento dell’Italia nel conflitto, ma questa volta fu
inutile… L’età giolittiana era dunque giunta al termine.