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L’opera di Pirandello, uno dei massimi interpreti della situazione esistenziale dell’uomo moderno, si
sviluppa in un clima spirituale totalmente confuso in cui l’uomo, sfiduciato e deluso dal fallimento del
Positivismo, si ritrova solo in un mondo ormai privo di certezze e di valori. La prima parte della sua
produzione letteraria è legata al Verismo, all’osservazione attenta della realtà, come possiamo notare nel
romanzo “L’esclusa” o nella novella “Ciàula scopre la luna”, osservazione approfondita tuttavia da una
riflessione che va oltre le apparenze per penetrare nella condizione intima dei personaggi e coglierne tutte
le sofferenze e i contrasti. Questa iniziale adesione ai canoni veristi, seppure molto limitata, risente però già
delle inquietudini del Decadentismo. Infatti, tutta l’opera di Pirandello è, sin dall’inizio, ispirata a quei temi
fondamentali che saranno poi ripresi ed ampliati nei romanzi successivi, in particolare ne “Il fu Mattia
Pascal”, in cui l’omonimo protagonista è testimone dell’assurdità della sua esistenza, dominata dal caso e
dalle convinzioni sociali. Questo personaggio interpreta perfettamente il dramma dell’uomo che,
imprigionato fin dalla nascita in un ruolo ben preciso, in un’infrangibile maschera, soltanto in qualche breve
momento di lucidità, prende coscienza della sua realtà. È questa, tuttavia, una realtà che il protagonista è
incapace di vivere,per cui egli finisce con il “vedersi vivere” dagli altri, combattuto tra una sofferta
rassegnazione e una volontà di ribellione a quell’angosciante contrasto fra apparenza e l’essenza che lo
tormenta. Ed è proprio attorno a questo contrasto che si sviluppa “Uno, nessuno e centomila”, definito
dallo stesso Pirandello come romanzo di “scomposizione della vita”, nel quale il protagonista Vitangelo
Moscarda si rende conto di essere centomila persone diverse a seconda di come ogni uomo lo vede e crede
di conoscerlo e quindi, in sintesi, si convince di non essere nessuno. Egli cercherà di conoscersi realmente
andando al di là delle apparenze della “maschera”, senza però riuscire a distruggere tutte le false immagini
che la società che ha di lui. Moscarda, come Mattia Pascal, è perciò isolato nel mondo in cui ognuno ragiona
e osserva secondo il proprio punto di vista, rendendo così impossibile ogni forma di conforto o
comunicazione fra gli individui. In “Così è (se vi pare)”, Pirandello esprime appieno la sua particolare
concezione della realtà, cioè il fatto che non esiste una verità unica, uguale per tutti gli individui, ma che la
realtà ha moltissime e diverse facce; perciò non è possibile un’interpretazione sicura delle cose. Il dramma
consiste nell’impossibilità di capire come effettivamente stiano le cose; nessuno sa quale sia la verità.
Filosofia
Nel suo pensiero troviamo la distinzione tra la cosa che si mostra e la cosa in sé. Il fenomeno per
Schopenhauer è illusione, qualcosa di falso. Il noumeno non viene presentato come inconoscibile, egli fa
una similitudine: per arrivare al noumeno dobbiamo squarciare il velo di Maya (dea della verità che portava
una benda sugli occhi), quindi tutto ciò che è al di là del velo di Maya è illusione. Per arrivare al noumeno
dobbiamo conoscerci come corpo, così possiamo metterci in contrapposizione al noumeno, concludendo
che il noumeno che tanto cerchiamo non è altro che la nostra volontà di vivere -> ISTINTO ALLA
SOPRAVVIVENZA. Il volere una parte preponderante della nostra esistenza, infatti la nostra vita è fondata su
questo principio, quello del desiderio, ma questo continuo desiderio ci fa sprofondare nella disperazione.
‘’La vita è un pendolo che oscilla tra noia e dolore’’. Abbiamo solo attimi di piacere, la nostra condizione
esistenziale è quella del dolore. Tra il dolore e il piacere, ci sono attimi di noia. Come possiamo uscire dal
dolore? Eliminando la volontà di vivere -> come si elimina? Attraverso 3 passaggi:
-arte= un’arte catartica; quando guardiamo un quadro che ci piace, ci perdiamo, immedesimiamo,
vogliamo interpretarlo. Però ha un punto debole, è momentaneo.
pietà= l’unico tipo di amore possibile, non esiste l’amore carnale (solo per la procreazione ->
Schopenhauer però era contrario a quest’ultima, perché poi veniva messo al mondo un altro essere
umano costretto a vivere in quella condizione). La pietà è una sorte di compassione, opera di bene
per il prossimo, senza un secondo fine. Ci immedesimiamo nel dolore dell’altra persona, ci
allontaniamo dal nostro dolore.
allontanarsi da qualsiasi cosa che faccia bene al corpo= digiuno, castità, povertà… mortificando il
corpo, neghiamo la volontà di vivere, inizia un’ascesa Buddista per arrivare al Nirvana.
1. FASE ORALE, che va dai primi mesi di vita fino a un anno e mezzo circa, il piacere è legato alla suzione e
alla zona erogena si identifica con la bocca;
2. FASE ANALE, che va da uno a tre anni, il piacere è legato alle funzioni corporali e la zona erogena è
costituita dall’ano;
3. FASE FALLICA, che va dai tre ai cinque anni, il piacere è legato all’esplorazione sessuale e la zona erogena
è rappresentata dagli organi genitali. Durante questa fase, i bambini e le bambine, desiderano un rapporto
esclusivo con il genitore del sesso opposto e vivono il genitore dello stesso sesso come un rivale. Questo si
traduce nel complesso di Edipo. A quest’ultima fase, segue un periodo di latenza, in cui la sessualità è
inibita, per poi tornare ad esplodere nell’età della pubertà con la fase genitale.
Arte viandante
Uno dei principali interpreti della pittura romantica tedesca è Friedrich Caspar David, che incarna
in pittura due motivi tipicamente ottocenteschi: la concezione di un’anima universale che
comprende uomo e natura; la tensione sempre insoddisfatta nei confronti dell’infinito. Così come
il filosofo Schelling affermava che l’arte fosse il tramite tra l’animo umano e il mondo della Natura,
così i quadri di Friedrich ritraggono paesaggi naturali che sono riflesso di emozioni e riescono a
rappresentare l’insondabile e illimitata interiorità umana. Tali paesaggi diventano specchio di
solitudine, angoscia, sentimenti che affiorano nell’anima dell’uomo di fronte al mistero
incomprensibile dell’esistenza. Friedrich coglie nella natura il sublime, l’insieme di emozioni che si
provano di fronte all’immensità della natura: tale visione può suscitare un senso di sgomento
perché l’uomo diventa consapevole della sua fragilità, piccolezza e finitezza; ma allo stesso tempo,
l’uomo si sente parte della natura e intuisce l’infinito. Una delle opere di Friedrich che esprimono
al meglio questa concezione è il “Viandante sul mare di nebbia”, dipinto nel 1818. Un uomo, sulla
vetta di una montagna, ritratto di spalle, osserva con posa eretta il sublime panorama. La figura è
situata esattamente al centro del quadro. Salta subito all’occhio il contrasto cromatico del nero in
primo piano e lo sfondo chiaro e luminoso. In questo dipinto, la grandezza della natura è espressa
dall’immensità spaziale, dal monti appena visibili in lontananza, che diventano un tutt’uno con
l’orizzonte e dalla nebbia fluttuante che invade tutto un paesaggio, conferendo alla composizione
un alone di mistero e trasmettendo un forte senso di smarrimento di fronte l’intuizione della
profondità abissale.
Dorian, through a Faustian pact with an absent devil, makes his own life an unchanging and untouchable
work of art, while is portrait becomes the mirror of his “real” inner soul. This spilt between “appearance”
and “reality” is the central theme of the novel. For Wilde, beauty is truth and it is a thing which cannot be
questioned. The story is a picture which contains a picture : it is a complex novel that creates a
schizophrenic split between the world of appearances and the inner world of mental and bodily passions.
The novel presents both a “true” and a “false” Dorian Gray without saying which is which. Basil Hallward, a
famous English painter of the nineteenth century, is particularly related to Dorian because with his pure
beauty, devoid of contamination by the life, it inspires him the wonderful paintings and one day Basil shows
him his portrait. But because of that picture Dorian loses his innocence. In fact he expresses the desire that
the portrait makes old for him so to can remain forever young and beautiful. The life dissolute of Dorian will
make his portrait more and more deformed, until himself, he can't tolerate the horrible vision, he try to
destroy it, taking the form: those of a man marked by the corrupt of own soul. In society his appearance,
namely the exterior, enchants all and despite he commits crimes, anyone meet him, cannot believe that
this creature might be corrupt. The reality, namely the interior of Dorian is contained in the painting by
Basil: the contrast with the appearance will lead him to death. The fact that people around Dorian base
their judgments on his appearance, it shows that the Victorian age is superficial.