Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
A questa crisi seguì inevitabilmente una rivolta, a cui parteciparono larghi strati operai e popolari, siamo nel 1848. La classe
operaia si presentò come classe a sé stante, proponendo un programma politico e sociale indipendente, contrario a quello della
borghesia. Contemporaneamente il contrasto tra borghesia e aristocrazia aumentava, minando l’equilibrio della restaurazione. Tale
contrasto era dato dalla concezione liberale dell’organizzazione politica e sociale della borghesia, in netto contrasto con quella
chiusa e conservatrice della monarchia. Sebbene già in passato questo contrasto aveva messo in crisi l’equilibrio della
restaurazione, il 48 fu il culmine di tale contrasto. Anno in cui la borghesia capitalistica sì affermò su tutte le altre classi sociali.
La rivoluzione parigina
La crisi della monarchia orléanista
Tale crisi avviene dapprima in Francia, dove i problemi si presentavano in maniera più decisa, aumentando i contrasti tra governo e
classe operaia e tra borghesia e aristocrazia. Il re Luigi Filippo aveva finora mirato ad un equilibrio tra le due parti, grazie a Thiers e
Guizot. Con la crisi tale equilibrio (specialmente economico) venne e a mancare, e l’opposizione borghese cercò di ottenere sempre
più insistentemente una più vasta rappresentanza alle camere. Infatti il numero degli elettori era di soli 200.000 abitanti su
27.000.000, in quanto era basato sul censo. Ciò attirava l’appoggio di commercianti e artigiani, esclusi totalmente dalla vita politica.
La crisi turca e il declino della monarchia orléanista e la rivoluzione di febbraio, Parigi insorse
I problemi interni si combinarono con quelli esterni, che gettarono discredito sul governo. La Francia stava tentando di abbattere
l’impero ottomano. Così, nella guerra tra egiziani e turchi, appoggiò i primi. Ma quando l’Inghilterra decise di favoreggiare i turchi i
francesi si arresero subito: fu intaccato il privilegio della monarchia di Luigi Filippo, che andò disgregandosi. In questo clima politico,
si abbatterono, a rincarare la dose, 3 cattivi raccolti, e quindi la carestia (da qui la crisi del 1846/7 che caratterizzò l’Europa).
Il 23 Febbraio Parigi insorse, facendo cadere il potere orléanista in meno di 3 giorni. Il governo provvisorio (durante il quale i
problemi continuavano ad aumentare), fu sottoposto ad una forte pressione popolare, e così proclamò la repubblica ponendo come
principale obbiettivo l’allargamento dei diritti politici e i problemi del lavoro:
• Dopo varie lotte, venne introdotto il suffragio universale maschile.
• Fu eliminata la pena di morte (per i reati politici).
• Fu abolita la schiavitù nelle colonie
• Fu garantito il diritto al lavoro.
Per mantenere tali obbiettivi furono istituiti gli Atéliers nationaux, fabbriche cooperative dello stato. Ma ben presto sorsero diversi
problemi che fecero crollare il sogno di una repubblica sociale.
La rivoluzione europea
La propagazione dei moti nell’impero austriaco e nella Confederazione germanica
Nel mentre, il processo rivoluzionario messo in moto dagli avvenimenti di Parigi si espanse in Austria e Germania. In essi, oltre che
ai problemi sociali (crisi economica, bassi salari, disoccupazione), la rivolta era dovuta, soprattutto, alle aspirazioni indipendentistiche
nazionali. C’è da dire però che la classe operaia, dato il più tardo sviluppo dell’industrializzazione, era assai meno numerosa di quella
francese, quindi meno influente socialmente e politicamente.
• Austria:13 Marzo, Vienna, una rivolta capeggiata dai borghesi pose fine ai 30’anni di potere di Metternich. L’imperatore
Ferdinando, in seguito, concedette la Costituzione. Di lì a poco la rivolta assunse i caratteri di una insurrezione popolare
contro l’impero, toccando altre città : Budapest, Praga, Milano ecc…
• Germania: Qui la rivolta colpì per 4 giorni Berlino (capitale di Prussia), dopo i quali Guglielmo IV re di Prussia accettò la
convocazione di un’assemblea costituente, al fine di istituire una costituzione. A questa seguì un’assemblea nazionale, al
fine di decidere l’organizzazione e l’assetto del futuro stato. In entrambe cominciarono a delinearsi dei contrasti:
o Assemblea costituente: Conservatori contro liberali (riguardo i diritti politici dei cittadini).
o Assemblea nazionale: Due parti contrastanti (riguardo l’assetto del nuovo stato tedesco: con o senza Austria?).
In questa situazione di stallo, i moderati impedirono di realizzare l’unità della Germania, appellandosi ai popoli.
Il Quarantotto in Italia
L’idea dell’unità nazionale
Dopo i fallimenti dei moti del 20 e del 30 e la scomparsa della Carboneria, in Italia cominciava a farsi strada quell’idea che superava
le divisioni interne italiane, mirando stavolta ad un sistema politico che abbracciasse l’intera penisola: unità nazionale italiana.
Tale idea fu accolta soprattutto dalle classi medie borghesi (commercianti e industriali), i quali avevano compreso che il progresso
economico, e quindi l’aumento della ricchezza, si sarebbe avuto solo con un mercato non più ridotto ai singoli stati, ma nazionale.
Sulla scena politica cominciò ad essere quindi dibattuto il problema dell’unita nazionale.
Cominciarono così ad essere pubblicati programmi concreti per realizzare tale processo unitario:
• Vincenzo Gioberti: Esprimeva la speranza della formazione di una confederazione di stati italiani sotto la guida del papa.
• Cesare Balbo: Concordava con Gioberti, però poneva alla guida la dinastia piemontese dei Savoia.
Entrambi, erano sostenitori di una politica moderata, che vedeva tale unificazione un processo lungo, pacifico e naturale. Ma c’era
anche chi sosteneva una politica rivoluzionaria, che vedeva invece l’unificazione come azione rivoluzionaria di tutto il popolo.