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Le ragioni dell’immane conflitto

L’ASSASSINIO DI SARAJEVO E IL CROLLO DEGLI EQUILIBRI INTERNAZIONALI


Il 28 giugno 1914 lo studente serbo Gavrilo Princip uccise l'erede al trono asburgico, Francesco Ferdinando, e la moglie a
Sarajevo. Questo evento trascinò tutte le potenze europee, insieme a Giappone e Stati Uniti, in un conflitto: fu la scintilla che
fece scoppiare gli equilibri, già precari, fra le potenze europee. Le reali cause erano ovviamente ben più profonde e radicate,
per quanto riguarda il piano politico-diplomatico grazie a Bismarck si era creato un sistema di alleanze in Europa che isolava la
Francia e che vedeva la Gran Bretagna neutrale. Con le dimissioni del cancelliere tedesco e l'ascesa al trono di Guglielmo II gli
equilibri si dissolsero, facendo poi precipitare la situazione.

NAZIONALISMO TEDESCO, PROGRAMMA PANGERMANISTA E “GUERRA RIGENERATRICE”.


 NAZIONALISMO TEDESCO: La politica di espansionismo coloniale di Guglielmo II si scontrò presto con gli inglesi,
contendendosi alcuni territori in Africa.
 PROGRAMMA PANGERMANISTA: Il kaiser diede spazio agli spiriti nazionalistici dell'opinione pubblica, che sperava nel
progetto della “grande Germania” (nazione tedesca che comprendesse tutti i territori europei abitati da tedeschi).
Il pangermanesimo trovò consensi tra:
o Gli imprenditori per ragioni economiche: miravano ad un allargamento del mercato interno e ad un
incremento degli investimenti nell’industria bellica.
o Le forze conservatrici e liberali per ragioni politiche: essendo spaventati dalle lotte dei lavoratori speravano
che la guerra potesse essere una valvola di sfogo e si potesse, in seguito, instaurare un regime gerarchizzato,
autoritario e disciplinato.
 GUERRA RIGENERATRICE: Il mezzo era necessariamente una guerra rigeneratrice che ristabilisse il nuovo ordine.

EUROPA DELLE NAZIONI E IMPERI MULTINAZIONALI: LA LUNGA CRISI BALCANICA.


L'equilibrio europeo era minacciato anche dal riemergere delle questioni nazionali irrisolte, specialmente nei Balcani la
situazione era tesissima. Sempre più fragili si facevano l'impero asburgico e quello ottomano a causa delle lotte di indipendenza
di croati, sloveni, cechi e ungheresi.
 PRIMA GUERRA BALCANICA: la Serbia guidò il nazionalismo di Bulgaria, Grecia e Montenegro creando con questi stati una
lega che nel 1912 dichiarò guerra alla Turchia. Vinse la lega togliendo all'impero ottomano la Macedonia. Questo però
portò ad un conflitto interno alla lega per stabilire i confini, dato che dietro i paesi balcanici vi erano altre potenze:
o Austria: temeva il rafforzamento della Serbia (filorussa).
o Russia e Italia: volevano il rafforzamento della Serbia per ostacolare l’egemonia austriaca nell’area balcanica.
 SECONDA GUERRA BALCANICA : 1913. La Bulgaria attaccò la Serbia per ottenere il controllo sulla Macedonia; vinse la
Serbia (alleata con Turchia e Romania) diventando più pericolosa per l'impero asburgico.

DECLINO DELL’EGEMONIA INGLESE, COMPETIZIONE SUI MERCATI INTERNAZIONALI, ECONOMIA DI GUERRA


 CRISI DELL’EGEMONIA INGLESE : L’800 è globalmente definibile un secolo di pace (raramente interrotta) grazie anche al
ruolo svolto dall’Inghilterra di grande potenza, esercitando una funzione di controllo e di garanzia dell’equilibrio. Tale
ruolo derivava dalla sua leadership indiscussa in campo economico. Con la concorrenza di nuove potenze
(specialmente Germania e Stati Uniti) tale leadership fu progressivamente persa.
 INASPRIMENTO DELLA COMPETIZIONE ECONOMICA : Agli inizi del 900 il ciclo espansivo aperto nell’800 andava
esaurendosi, parallelamente ad un inasprimento della competizione economica. In questo momento non vi erano più
terre “vergini” ma ogni paese poteva espandersi solo a scapito di un altro modificando l’assetto delle conquiste
coloniali attuale.
 ECONOMIA DI GUERRA: Tale situazione si trasformò in una corsa generale al potenziamento militare su terra e mare. Le
commesse militari permisero uno sviluppo incredibile dell’industria meccanica e siderurgica.

LA CRISI DELL’ORDINE EUROPEO


La paura di un'Europa controllata dalla Germania spinse la Gran Bretagna ad allearsi con la Francia nel 1904 stipulando
l'Entente cordiale, un'alleanza politico-militare. L'Europa si trovava divisa in due blocchi:
 BLOCCO ORIENTALE : Francia, Russia e Inghilterra.
 BLOCCO OCCIDENTALE : Germania, Austria e Italia.
Teoria del campo minato: Se fosse scoppiato un conflitto fra due sole potenze tutte le altre ne sarebbero state trascinate.
Cultura e politica del nazionalismo
UNA NUOVA IDEA DI NAZIONE LONTANA DALLA TRADIZIONE LIBERALE OTTOCENTESCA
Un'altra causa del gran conflitto deve essere ricercata nelle trasformazioni della società e delle ideologie.
 NUOVA IDEA DI NAZIONE : L'ingresso delle masse in politica si manifestò non solo con partiti socialdemocratici e
cattolici, ma anche con la formazione di movimenti nazionali e reazionari (che coinvolsero numerosi strati della
popolazione). Con questi movimenti l'idea di nazione divenne un impasto di antidemocrazia, aggressività
imperialistica, volontà di potenza, mitologie autoritarie e razziste.
 “LA RIVOLTA IDEALE”: L'ideologia del nazionalismo europeo (espansionismo e valori liberali) è espressa ne “La rivolta
ideale” di Alfredo Oriani: «il dovere delle nazioni è quello di espandersi e conquistare in ogni modo, ritirarsi dalla gare
è impossibile».
 NAZIONALISMO ITALIANO: In Italia venne fondata nel 1910 l'Associazione nazionalista italiana, gli esponenti di tale
movimento credevano in una “riscossa della borghesia”, che sarebbe potuta risorgere solo se capace di affermarsi
come una nuova e potente aristocrazia.

LA SALDATURA TRA NAZIONALISTI E LIBERALI


Il nazionalismo si diffuse sempre più anche tra i ceti medi urbani che:
 Desideravano sostituirsi alle vecchie elites liberali.
 Temevano la progressiva avanzata delle masse popolari organizzate in partiti.
Il nazionalismo, che aveva come obbiettivo una nazione intesa come “individuo collettivo”, favoriva il processo d’inserimento
del popolo nella patria, obbiettivo comune ai liberali. Tuttavia vi era una contraddizione di fondo in questo obbiettivo comune,
che portava in se il seme del futuro fascismo:
 Rifiuto della democrazia (a favore dell’aristocrazia);
 Rifiuto della pace (a favore della guerra rigeneratrice);
 Rifiuto della massificazione (a favore della selezione elettiva).
Sempre più numerosi erano i movimenti che ritenevano la guerra una imperdibile occasione di affermazione e sviluppo
internazionale. Tale politica di potenza era penetrata nella cultura politica socialista, influenzando il movimento operaio. La
maggior parte dei partiti socialisti abbandonò le idee pacifiste, tanto che l’SPD voterà a favore dei crediti di guerra in
parlamento.

GLI INTELLETTUALI DI FRONTE ALLA GUERRA.


La “Grande guerra” ruppe le fondamenta sulle quali si basava l’idea di un futuro prospero socialmente, economicamente e
culturalmente. Gli intellettuali quindi si interrogarono su quale fosse il loro ruolo all’interno della “Grande guerra”:
 Prima tesi -> NEUTRALISMO INTELLETTUALE.
o Romain Rolland: L’intellettuale deve stare al di sopra della mischia.
o Benedetto Croce: Scienza e storia non devono contaminarsi per i doveri patriottici.
 Seconda tesi -> PARTECIPAZIONE ATTIVA.
Fu quella che prevalse nella Germania in quanto la guerra era vista come necessaria al fine di rompere
l’accerchiamento delle altre nazioni, e quindi tutti dovevano parteciparvi.
o Thomas Mann: La guerra era una missione per la Germania, finalizzata a civilizzare gli altri paesi: i valori
tedeschi (nobili ed eroici) dovevano sostituire gli altri (volgari ed utilitaristici). In battaglia si scontravano,
oltre che soldati e armi, anche:
 Kultur: cultura di un popolo ricco di valori e tradizioni (tedesco).
 Zivilization: cultura superficiale del progresso (francese).
In seguito nacque l’ «appello dei 93» in cui gli intellettuali affermavano che la lotta al militarismo tedesco era anche un attacco
alla cultura e civiltà tedesca.

L’inizio delle operazioni militari


L’ULTIMATUM DELL’AUSTRIA ALLA SERBIA E L’INIZIO DELLA “GRANDE GUERRA”
 Austria: ambiva ad avere il predominio nel Balcani e risolvere le questioni nazionalistiche interne.
 Germania: confidando nella neutralità della Gran Bretagna, ambiva a travolgere la Francia prima dell’intervento russo.
Il 23 luglio 1914 l’Austria lancia un ultimatum alla Serbia che prevedeva:
 Termine di ogni propaganda antiaustriaca orale o scritta, che se trasgredita da dipendenti statali venissero rimossi dai
pubblici uffici. Funzionari austriaci dovevano indagare sull’attentato.
Sebbene la Serbia fosse disposta al dialogo, il non accettare subito le condizioni fece sì che l’Austria dichiarò guerra subito,
cominciando il bombardamento di Belgrado. Da questo momento la guerra assunse dimensioni mondiali:
1. La Russia interviene a favore della Serbia con l’obbiettivo di contrastare l’espansione austriaca nei Balcani.
2. La Germania dichiara guerra alla Russia e alla Francia.
3. La Gran Bretagna interviene a favore della Russia e della Francia (triplice intesa).
4. Il Giappone si schiera con la triplice intesa.
5. L’impero ottomano si schiera con la triplice alleanza.
6. L’Italia si proclamò neutrale perché il precedente patto con l'Austria e la Germania era solo a carattere difensivo.
7. La Germania invase subito Belgio e Lussemburgo per invadere la Francia dove era sguarnita di difese.
GUERRA DI POSIZIONE: FRONTE OCCIDENTALE E FRONTE ORIENTALE
Per quanto l’esercito belga resistette coraggiosamente, fu sconfitto permettendo la penetrazione tedesca che giunse a pochi km
da Parigi. L’esercito francese, trasferito dalla Lorena e appoggiato da quello inglese, ottenne una vittoria in seguito alla
gigantesca guerra lungo il fiume Marna; le cause:
 L’avanzata rapida aveva “allungato” l’esercito, più soggetto ad attacchi e meno rapido nelle comunicazioni.
 La Russia sconfisse la Germania sul fronte orientale (la Prussia) che dovette così indebolire quello occidentale.
I tedeschi furono costretti alla ritirata e seguirono due battaglie lungo i fiumi Aisne e Somme. La “guerra lampo” si trasformò in
una estenuante “guerra di posizione”.

UN NUOVO FRONTE: GUERRA SUI MARI E GUERRA SOTTOMARINA


Un terzo fronte fu quello del Mare del Nord, grande teatro di guerra tra Gran Bretagna e Germania.
 BLOCCO ECONOMICO INGLESE : La Gran Bretagna mirava, attraverso l’occupazione di questo mare, di boicottare qualsiasi
tipo di aiuti, approvvigionamenti o rinforzi diretti agli imperi centrali, boicottando così la potente macchina bellica
austro-tedesca. la Germania conobbe un periodo di grave mancanza di cibo, tanto che gli alimenti venivano razionati
dal governo: la denutrizione cominciò a mietere numerosi morti.
 GUERRA SOTTOMARINA: A questo blocco la Germania reagì con una guerra sottomarina volta a rompere l’isolamento e a
ricambiare il blocco delle merci americane verso gli inglesi. La guerra sottomarina dilagò, affondando diverse navi
civili. Ma nel momento in cui venne affondato il piroscafo americano Lusitania (1000 passeggeri), gli USA minacciarono
l'entrata in guerra. Lo stato maggiore tedesco decise di diminuire gli atti di guerra.

L’intervento italiano
L’INIZIALE NEUTRALITÀ DELL’ITALIA
La Germania era riuscita a evitare l'intervento degli USA. La guerra rimase circoscritta all’Europa:
 IMPERI CENTRALI: si aggiunse la Bulgaria.
 TRIPLICE INTESA: si aggiunsero Portogallo, Romania e Italia.
L'entrata in guerra dell'Italia determinò l'apertura del Fronte Sud.
 L’INIZIALE NEUTRALISMO ITALIANO: quando iniziò la guerra in Italia ardevano i disordini degli scioperi della “settimana
rossa” (duramente repressi dal governo). La maggioranza delle forze politiche e dell’opinione pubblica era contraria
all’entrata in guerra a fianco degli Imperi centrali per 4 motivi:
1. La Triplice alleanza aveva un carattere esclusivamente difensivo.
2. L’Italia non fu avvisata dell’ultimatum alla Serbia.
3. Vienna non concordò i compensi territoriali all’Italia in caso di espansione austriaca.
4. La popolazione era generalmente antiaustriaca.
Contro la guerra vi erano anche i seguaci di Giolitti, perché ritenevano:
1. Potesse rompere l'equilibrio liberale dello stato;
2. Fosse inutile, in quanto si sarebbero potuti ottenere sufficienti compensi territoriali anche con la sola diplomazia.
3. Avrebbe comportato una spesa deleteria per uno stato debole come l'Italia.
4. Si configurasse come una lotta per l’egemonia del mondo tra Germania e Gran Bretagna, alla quale l’Italia si sarebbe
dovuta opporre serbando intatte le sue forze.

FRA NEUTRALISMO E INTERVENTISMO.


Scartata l'ipotesi di partecipare alla guerra al fianco degli imperi centrali, si prese in considerazione quella di parteciparvi al
fianco della Triplice Intesa.
 LIBERALI DI DESTRA: SI. La guerra avrebbe permesso di accentuare il carattere autoritario dello stato e di soffocare le
crescenti tensioni sociali. Salandra e Sonnino.
 LA GRANDE INDUSTRIA: NI. La guerra avrebbe portato ad uno sviluppo economico. Si divideva tra:
1. Neutralisti: puntavano a trarre vantaggi (economici) rifornendo i paesi in conflitto.
2. Interventisti: volevano entrare al fianco dell'Intesa per eliminare buona parte del capitale tedesco presente
nella finanza e industria italiane. Sostenuti dal quotidiano nazionale “Corriere della Sera”.
 SINDACALISTI E SOCIALISTI RIVOLUZIONARI : SI. La guerra avrebbe scardinato l’ordine capitalista preparando così
l’avvento della rivoluzione socialista. Benito Mussolini sostenne un’accesa e martellante propaganda bellicista.
 IRREDENTISTI E INTERVENTISTI DEMOCRATICI: SI. La guerra come completamento del ciclo risorgimentale delle guerre
d’indipendenza, sostenendo l’italianità del Trentino e della Venezia Giulia.
 NAZIONALISTI: SI. Erano i più numerosi favorevoli alla guerra. Erano mossi da sentimenti antidemocratici e
antiparlamentari, dal culto della “bella morte” e da una volontà di potenza, germe del futuro fascismo.
 CATTOLICI: NO. Per motivi morali e perché non volevano combattere contro uno stato cattolico
 SOCIALISTI: NO. La guerra sarebbe stata estranea agli interessi dei lavoratori e propria di quelli dei borghesi.
IL PATTO DI LONDRA E L'INIZIO DELLE OPERAZIONI DELL'ESERCITO ITALIANO.
Sidney Sonnino, ministro degli Esteri, stipulò (di nascosto al parlamento) il Patto di Londra che impegnava l'Italia ad entrare in
guerra al fianco dell'Intesa entro un mese, garantendole in caso di vittoria:
 Tirolo, Trentino, Trieste, Istria e Dalmazia esclusa Fiume.
In seguito alla dichiarazione di neutralità di Giolitti, Salandra decise così di dimettersi, ma le sue dimissioni vennero respinte
dalla Corte, che, scavalcando la decisione del parlamento conferendogli anzi poteri eccezionali per gestire la guerra.
Inoltre la corte cercò di:
 Creare un clima di pressione popolare incoraggiando manifestazioni di piazza in favore dell'intervento (le radiose
giornate di maggio), prendendo come bersaglio Giolitti.
Fu così che il 10 maggio il parlamento diede il suo sostegno al governo (tranne socialisti), il 23 venne dichiarata la guerra
contro l'Austria e il 24 l'esercito varcò il Piave. In ogni caso, nonostante la propaganda quindi, la guerra era stata portata avanti
al fine di determinare una svolta autoritaria, quindi con esigenze più di politica interna che estera.

Lo stallo del 1915-16


UNA LOGORANTE GUERRA DI TRINCEA
Le operazioni nel fronte sud (600 km) alleggerirono la pressione sul fronte russo. La guerra ormai era diventata una “guerra di
posizione/logoramento”: la guerra di trincea infatti risultava eterna, estenuante, logorante, distruttiva. La stessa trincea era
emblematica della situazione di stallo che ebbe la guerra in questo periodo, in cui nessuna potenza riusciva ad imporsi.
 LA DRAMMATICA SITUAZIONE DEGLI IMPERI CENTRALI:
o La guerra di trincea era per loro svantaggiosa poiché completamente circondati.
o Il blocco commerciale imposto loro dalla Gran Bretagna (e dalla Francia) si fece sempre più duro.
 Armi, cibo, prodotti industriali, carburante ecc erano sempre boicottati.
 LE BATTAGLIE: In questo contesto si verificano dure battaglie.
o Verdun: Per sfondare le linee nemiche il generale dell’esercito tedesco decise di posizionare le armate
concentrate in un unico punto, nei pressi della fortezza di Verdun. Si scatenò una cruenta battaglia lunga 5
mesi che contò mezzo milione di morti. Gli anglo-francesi riuscirono a far arretrare i tedeschi fino alla Somme.
o Somme: Stavolta la carneficina fu doppia: 1 milione di morti.
o Jutland: Presso lo Jutland si ebbe l’ennesima battaglia tra tedeschi e anglo-francesi, stavolta su mare al fine
di spezzare l’isolamento in cui era stata costretta la Germania. La piccola vittoria inglese non cambiò
purtroppo la realtà delle cose: gli inglesi avevano il predominio del mare e il blocco navale persisteva.
 LA GUERRA SOTTOMARINA TOTALE:
Essa prevedeva l’affondamento di tutte le navi che fossero entrate in qualche modo in comunicazione con l’Inghilterra.
La Germania sapeva che così provocava l’intervento americano, ma sperava che la guerra si sarebbe conclusa prima.
 LA STRAFEXPEDITION CONTRO L’ITALIA :
Gli austriaci lanciarono un violento attacco contro le linee italiane (“spedizione punitiva” contro l'alleato traditore ),
detto Strafexpedition, che determinò l'occupazione dell'altopiano di Asiago. La sconfitta determinata dall’incapacità
dell’esercito costrinse Salandra a dimettersi. Fu istituito un governo di “concentrazione nazionale”; sotto il nuovo
esecutivo la truppe italiane riuscirono a ottenere uno dei pochi suoi successi, la presa di Gorizia.

I GOVERNI DI UNITÀ NAZIONALE E LO STATO «IMPRENDITORE DELLA GUERRA»


In quasi tutti gli stati, per affrontare la guerra e il malcontento, vennero istituiti governi di unità nazionale, in particolare:
 LA GERMANIA:l’imperatore mise a tacere la già debole dialettica parlamentare.
 IMPERO AUSTRIACO: le spinte indipendentiste divennero insostenibili, così l'imperatore Carlo I pensò di stipulare
autonomamente una pace con l'intesa.
Tale accentramento del potere, esautorando il parlamento a vantaggio dell’esecutivo, causò una riorganizzazione economica:
 STATO IMPRENDITORE DELLA GUERRA : lo stato è divenuto il motore di tutta l’economia, completamente gestita in
funzione delle necessità date dalla guerra, che polarizza ogni attività e determina ogni situazione. Se da una parte le
attività produttive, gli investimenti, le imprese si svilupparono a dismisura i costi erano esorbitanti, insostenibili.
o Esempio italiano:
 Investimenti: da 78 milioni di lire (1915) a 3 miliardi (1918).
 Stabilimenti bellici: da 125 (1915) a 3700 (1918).
 INNOVAZIONE TECNOLOGICA :
o Furono utilizzati per la prima volta a scopi bellici il motore a scoppio e i moderni sistemi di comunicazione
(telegrafo e telefono), favorendo lo sviluppo delle industrie specialistiche in questi settori.
o L’altissimo prezzo del combustibile costringeva a ricorrere sempre maggiormente all’energia elettrica.
 I RISULTATI:
o Incremento dei profitti: aumentarono in tutti i settori, anche per la:
 Limitazione delle libertà sindacali.
 Militarizzazione del lavoro in fabbrica.
o Concentrazione industriale: cartelli e pool assorbirono in un unico organismo molte aziende.
 LO SCOTTO DA PAGARE :
o Viene limitata la libertà d’impresa, dato che la produzione viene assoggettata al controllo statale.
o L’aumento vertiginoso del debito pubblico:
 Vengono contratti debiti con altri paesi.
 Vengono aumentate le imposte.
 Viene stampata nuova cartamoneta.
Dalla guerra europea alla guerra mondiale
1915-16
LA SVOLTA DEL 1917
Nel 1917 accadono alcuni eventi determinanti per lo sviluppo della guerra:
 RIVOLUZIONE BOLSCEVICA in Russia che la costringe a ritirarsi dal conflitto. I 2 milioni di morti, la miseria sempre
crescente, e il governo zarista lontano dalla realtà del paese e sempre più autoritario provocarono una rivolta di operai
e soldati a Pietrogrado. Lo zar Nicola II abdicò e si formò un nuovo governo repubblicano provvisorio con a capo
Kerenskij che fu sconfitto rovinosamente presso Galizia. Il governo rivoluzionario comunista firmò la pace di Bres-
Litovk: la Russia era fuori dalla guerra.
 INTERVENTO DEGLI STATI UNITI a fianco della Triplice Intesa (provocato dalla guerra sottomarina tedesca). Il loro
obbiettivo era quello di salvaguardare i propri interessi commerciali ed economici legati all’Intesa. Essi inoltre
tendevano a sostenere paesi con un sistema politico liberaldemocratico come il loro.
 “RIFIUTO DELLA GUERRA” da parte della popolazione e dei soldati.

LE RIVOLTE POPOLARI CONTRO LA GUERRA E LA MISERIA


Il fenomeno di rinuncia alla guerra dell’esercito russo è emblematico di quanto accadde generalmente in Europa. L’entusiasmo
era ormai sparito lasciando posto all’insofferenza. I socialisti ripresero la loro posizione pacifista come si può leggere nel
“Manifesto di Kienthal”. L’ostilità dei soldati continua a crescere dopo un inverno di guerra estenuante, vissuto in condizioni
disumane (malnutriti, esposti a malattie, vivendo nelle trincee ecc.) e con armi (bombe a mano, lanciafiamme ecc.) sempre più
letali che decimarono le truppe. Il disfattismo s’insinuava anche tra gli ufficiali. I comandi risposero con misure disciplinari
severissime.

LA RISPOSTA AUTORITARIA AL “DISFATTISMO”


Tale situazione impegnò i governi ad occuparsi non più soltanto del “fronte nemico” ma anche del “fronte interno”, ovvero
l’insieme di quelle persone che si opponevano strenuamente alla prosecuzione della guerra o che ostacolavano la macchina
bellica. Oltre che ad arginare il disfattismo fu necessario contrastare l’avvilimento della popolazione (mancanza di cibo, scarsi
salari, prezzi alti). Tale situazione era aggravata dalla presenza di speculatori di guerra (grossisti, intercettatori, mercanti della
“borsa nera” ecc). L’episodio italiano più significativo prese luogo ‘17 a Torino dove scoppiò una rivolta tra gli operai, repressa
nel sangue. Seguirono l’esempio anche i cattolici; il papa rivolse una “nota” a tutti i governi belligeranti, chiedendo di far
cessare l'«inutile massacro».
A queste opposizioni i governi risposero con una stretta autoritaria:
 FRANCIA: assunse il ruolo di generale Petain, e Clemenceau avviò una politica autoritario per stroncare le opposizioni
 GERMANIA: il potere si concentrò nelle mani del capo di stato maggiore von Hindenburg, mentre il cancelliere Michaelis
mantenne un potere fittizio.
 GRAN BRETAGNA, ITALIA, USA: stessi fenomeni.

L’OFFENSIVA AUSTRO-TEDESCA: LA DISFATTA ITALIANA DI CAPORETTO


Gli imperi centrali fecero uno sforzo al fine di volgere la situazione a loro favore prima dell’arrivo degli americani. L’esercito
austro-tedesco attaccò il fronte dell’Isonzo, abbattendo l’esercito italiano (sfiancato dagli sforzi richiesti da Cadorna che
commise numerosi errori). Una volta persa Caporetto, gli italiani si ritirarono in modo caotico per evitare l’accerchiamento:
400.000 tra morti e feriti. Fu raggiunto il Piave. Nel mentre era stato formato un nuovo governo di solidarietà nazionale
presieduto da Vittorio Emanuele Orlando: l'esercito invece venne posto sotto la guida di A.Diaz. Egli risollevò il morale delle
truppe promettendo la ridistribuzione delle terre alla fine del conflitto, in questo modo si riuscì a riparare la rottura dell'esercito.
L'entusiasmo si trasformò però in contestazioni quando, alla fine della guerra, le promesse non furono mantenute.

La fine della Grande guerra


L’ARRIVO DELLE TRUPPE AMERICANE E LA CONTROFFENSIVA DELL’INTESA: IL CROLLO DEGLI IMPERI CENTRALI
Se l’offensiva di Caporetto era la prima del vasto piano militare degli imperi centrali l’attacco sul fronte occidentale a San
Quintino fu quello decisivo. Le truppe dell’Intesa, dopo essere state sfondate alla Marna, si riorganizzarono sotto il comando del
generale francese Foch respingendo l’offensiva austro-tedesca. In questa battaglia si utilizzarono nuove armi:
 CANNONE BERTHA: dei tedeschi.
 TANKS: dell’intesa (sorta di carro armato).
Con l’arrivo dei rinforzi americani scattò la controffensiva dell’Intesa.
 FRONTE OCCIDENTALE: nei pressi di Amiens il fronte tedesco fu completamente sfondato.
 FRONTE MERIDIONALE: le armate austriache vennero sconfitte a Vittorio Veneto.
In un mese gli imperi centrali furono sconfitti. Seguirono la resa di Bulgaria, Turchia e l'armistizio tra Austria e Italia.
Gli imperi collassarono:
1. IMPERO ASBURGICO: si disgregò sotto le spinte autonomistiche.
2. GERMANIA: fu sconvolta da un ammutinamento, dalla fuga di Guglielmo II e dalla proclamazione della repubblica di
Weimar; firmò la resa 11 novembre.
LA CONFERENZA DI VERSAILLES, POSIZIONI DEI VINCITORI
Alla conferenza per la pace a Versailles parteciparono solo i paesi vincitori. Fu caratterizzata posizioni contrastanti:
 PAESI EUROPEI (CLEMENCEAU) CONTRO STATI UNITI (WILSON) : Clemenceau mirava a disgregare gli imperi (austriaco,
ottomano, tedesco e russo) con la tradizionale politica delle annessioni così da stabilire un nuovo equilibrio fondato
sull’egemonia anglo-francese; Wilson voleva disgregarli secondo i principi dell'autodeterminazione dei popoli.
 TRA STATI EUROPEI: la Francia voleva un drastico ridimensionamento della Germania; la Gran Bretagna no temendo un
rafforzamento spropositato francese; l'Italia vide riconosciuti generalmente gli accordi del Patto di Londra, ma non
ottenne la Dalmazia e Fiume (futura Jogoslavia); questo alimentò la propaganda riguardo la “vittoria mutilata”.

IL NUOVO ASSETTO GEOPOLITICO EUROPEO


La Francia finalmente si vendicò, la Germania fu paralizzata al fine di non poter più costituire un pericolo per la Francia:
1. Restituzione dell'Alsazia e della Lorena alla Francia.
2. Smembramento delle colonie.
3. Pagamento di pesantissimi risarcimenti di guerra.
La pace con l'Austria fu stabilita con il trattato di Saint-Germain-en-Laye nel settembre del '19, sanciva:
1. Smilitarizzazione dell'esercito.
2. Nascita di nuovi stati nati dal dissolvimento dell'impero: Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Jugoslavia.
3. Cessione all’Italia del Trentino, dell'Alto Adige, del Friuli Venezia-Giulia ecc.
Venne ricostruita la Polonia.
I territori dell'impero ottomano vennero divisi tra Francia e, specialmente, Gran Bretagna.
 LA SOCIETÀ DELLE NAZIONI: Venne fondata la Società delle nazioni (sotto la forte spinta di Wilson), ma per lungo
tempo fu poco influente (Germania, Russia e gli stessi USA erano fuori). I primi anni era poco più che uno strumento
utilizzato da Francia e Gran Bretagna per cercare di mantenere la loro fragile egemonia continentale.

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