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CAPITOLO 2: L’imperialismo tra 800 e 900

2.1 Quello che noi chiamiamo secolo lungo va dal 1870 alla caduta del muro di Berlino (costruito nel
1960/1961 e caduto nel 1989). Ma cosa succede nel 1870? Nasce il reich tedesco (l’impero) sotto il
controllo del re di Prussia Guglielmo I, incoronato a Versailles, in Francia, da Luigi XIV. Bismarck, il
cancelliere, riuscì a convincere la Francia a dichiarare guerra alla Prussia, in modo che passasse per
colpevole della guerra. Questa guerra Franco-Prussiana, venne vinta dai tedeschi e che si concluse con
l’umiliazione della Francia e l’incoronazione del loro Re proprio a Versailles, inoltre la Germania ottenne la
Alsazia e la Lorena, che tenne fino alla seconda Guerra Mondiale. Nel 1870 il re decide che la Germania
deve crescere militarmente. Renderla potente era però difficile, date le tensioni di tutte le nazioni: l’impero
austro-ungarico era in competizione con quello russo per l’area balcanica. Bismarck unì queste due potenze
con il patto dei tre imperatori isolando anche la Francia per evitare che si avvicinasse troppo alla Russia. Un
altro problema dei paesi balcanici era che volevano l’indipendenza, così iniziarono delle rivolte, soppresse
dai Turchi. In loro soccorso arrivò la Russia, che sconfisse l’impero ottomano (turchi), costringendoli a
firmare la pace di Santo Stefano, che dava alla Russia grandi possedimenti nell’area balcanica. Questo però
faceva preoccupare l’Austria-Ungheria e l’Inghilterra, così Bismarck organizzò un congresso a Berlino, dove
si stabilì che Serbia, Montenegro e Romania fossero autonomi, la Bulgaria seppur sotto il dominio turco
gode di una certa autonomia, la Francia ottiene il via libera in Tunisia e la Gran Bretagna ottenne Cipro
(importante per lo sbocco sul Mediterraneo). La Russia però non fu soddisfatta, anzi era risentita nei
confronti di Austria e Germania. Bismarck riuscì a calmare la situazione con la duplice alleanza con l’impero
austro-ungarico e ribadendo il patto dei 3 imperatori (calmando così i disaccordi tra Russia e Austria).
Anche l’Italia, delusa dal congresso, in quanto voleva la Tunisia, si unisce alle due potenze nella triplice
alleanza (1882). Nel 1887 il patto dei 3 imperatori viene annullato e Bismarck firma con la Russia il trattato
di contrassicurazione. Alla morte di Guglielmo I, prese il suo posto Guglielmo II, che fece dimettere
Bismarck e puntò al miglioramento industriale della Germania.
2.2 Nasce la necessità di adottare l’imperialismo, che mirava anche alla conquista di nuovi territori per
avere sempre risorse, ma anche ad affermare nel mondo delle potenze più forti. Inizialmente non ci furono
rivalità fra stati, mentre quando gli stati da conquistare diminuirono, iniziarono a scontrarsi fra loro. A metà
dell’800 la nazione economicamente più forte era la Gran Bretagna. Un problema che dovette affrontare fu
quello dell’indipendenza dell’Irlanda: venne presentata la Home Rule che stabiliva che l’Inghilterra fosse un
regno unito, ma doveva concedere all’Irlanda autonomia. Non venne approvato perché poco dopo scoppiò
la Prima Guerra Mondiale. L’Inghilterra sottomise a sé l’India, che nonostante il processo di
modernizzazione, si limitò a essere un territorio sfruttato colonialmente come riserva agricola. Le colonie
vennero quasi distrutte, in quanto avevano il solo scopo di far arricchire i paesi colonizzatori. L’espansione
coloniale britannica proseguì in Africa, dove aveva colonie anche la Francia, tra cui la Tunisia. Tentò poi di
arrivare all’altra parte del continente, ma si scontrò con gli interessi inglesi, la situazione non degenerò. La
Germania continuò con l’espansione, acquisendo la Nuova Guinea e la Spagna. Volendo diventare sempre
più potente, costruì la prima rete ferroviaria e le prime banche, suscitando la preoccupazione delle altre
nazioni. In Russia iniziò un periodo di industrializzazione basato sull’industria pesante e sull’attività
mineraria, grazie anche alle ferrovie. Si espanse arrivando ai territori britannici in India, dove vennero
fermati dagli inglesi.
2.3 Alla fine del secolo anche gli USA iniziarono ad espandersi verso la Spagna (nella guerra contro Cuba, gli
spagnoli riconobbero la sua indipendenza). Cuba divenne territorio sfruttato dagli statunitensi e questo fece
capire che questa nuova potenza stava diventando molto forte. Roosevelt costruì moltissime navi (che
verranno poi utilizzate durante la prima guerra mondiale) e introdusse gli USA nella politica mondiale.
2.4 Anche il Giappone iniziò a crescere e nonostante fu concessa la costituzione, il potere spettava al solo
imperatore. Le loro industrie si svilupparono e la seta fu venduta in tutto il mondo. Per ottenere il controllo
della Corea, dichiarò guerra alla Cina e la vinse, rendendo la Corea libera. Si diresse poi verso la Russia e,

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dato che la Gran Bretagna era preoccupata per la sua espansione, si allearono e il Giappone distrusse la
flotta russa. Venne firmata la pace e il Giappone ottenne la Corea, facendo capire la forza della nazione.
2.5 Oltre alla sconfitta, la Russia era già molto arretratata: salari bassi, prevalentemente agricolo e pessime
condizioni di lavoro. Iniziarono quindi a nascere organizzazioni basate sul Manifesto del partito comunista e
si formarono due correnti: bolscevica (Lenin, bisognava creare un partito centralizzato e al centro della
rivoluzione ci sarebbero stati gli operai) e menscevica (volevano la rivoluzione democratico-borghese). I
primi pensavano che ci sarebbe dovuta essere una massa che si dedicava solo alla rivoluzione. Essi avranno
il sopravvento sui menscevichi formando il partito operaio socialdemocratico russo. La rivoluzione fu
caratterizzata dalla richiesta da parte degli operai di migliori salari e condizioni di lavoro con scioperi e
manifestazioni. Lo stato non riusciva più a controllare la situazione e diede vita alla duma, i cui
rappresentanti potevano esercitare un limitato controllo sul bilancio statale. Da questa rivoluzione ne
derivò un regime liberale. Venne promossa una riforma agraria che però favorì i contadini che già erano
ricchi, rendendo ancora più poveri coloro che già lo erano.
2.6 La Cina, già arretrata, dopo la sconfitta con il Giappone, fu umiliata dal colonialismo europeo. Il governo
tentò di fare delle riforme e, solo dopo la rivoluzione russa del 1905, ispirandosi alla rivoluzione francese
venne fondata un’alleanza rivoluzionaria con l’obiettivo di rivoluzionare il paese. Quest’alleanza divenne
nel 1911 il primo partito politico cinese (Partito nazionale del popolo). Nel 1912 venne proclamata la
repubblica, ma la Cina dovette vivere molte guerre civili che portarono il presidente a dimettersi, creando
un nuovo governo a Canton e dividendo così il paese in due governi: Nord e Sud.
2.7 Ci fu un grave periodo di crisi al cui centro vi era l’impero ottomano. Nella seconda metà dell’Ottocento
l’esso aveva conosciuto un intenso periodo di riforme culminato con la costituzione, che considerava tutti i
cittadini uguali. Quando però ci fu la disfatta con la Russia nei Balcani, il sultano annullò la costituzione e
calmò la situazione con dei massacri, successivamente riaffermò la costituzione. Nonostante ciò l’impero
continuò a disgregarsi e la Persia (attuale Iran) venne sfruttata per il petrolio. Nel 1906 proprio qui iniziò un
moto rivoluzionario che chiedeva il suffragio universale, il diritto di sciopero, la riduzione delle ore
lavorative. Nel 1907 un accordo tra Inghilterra e Russia divisa il paese in due e nel 1911 venne sciolto il
Parlamento.
2.8 La rivoluzione scoppiò anche nei paesi latini, dove ci furono progressi nel campo economico. La
rivoluzione scoppiò in Messico, che si era evoluto grazie alla scoperta di giacimenti di petrolio, ma la sua
popolazione viveva in uno stato di miseria. In seguito a delle guerre civili tra i leader della rivoluzione,
Carranza ebbe la meglio, proclamando la costituzione che prevedeva diritti per i lavoratori, suffragio esteso
per le donne, non venne però applicata e qualche anno dopo venne assassinato.
2.9 Oggi gli studiosi considerano età contemporanea il periodo che va dagli ultimi anni dell’800, il quale ha
apportato grandi modifiche alla storia. È stato ritenuto importante studiare anche le altre civiltà, non sono
quelle europee. Non è il proseguimento dell’età moderna, bensì una nuova era, che contiene modifiche
politiche rispetto alla precedente ma anche mutamenti economici. Per Hobsbawm esiste un secolo lungo e
uno breve. Il primo è iniziato con la rivoluzione francese, americana e inglese, il secondo comprende solo il
900, a partire dalla prima guerra mondiale.

CAPITOLO 3: L’Italia fra arretratezza e decollo industriale. Dalla sinistra storica all’età Giolittiana
3.1 A partire dagli ultimi anni dell’800 l’Italia comincia ad industrializzarsi. Lo sviluppo venne sostenuto
dallo Stato (guidato da Depretis) con tariffe doganali e dazi sui cereali, zucchero e riso, favorendo così lo
sviluppo dell’industria pesante e le proprietà agrarie del centro-nord. Anche in Italia ebbero grande
importanza le banche miste, che finanziavano le imprese, che si trasformarono in società. Si sviluppò ben
presto quello che viene chiamato il triangolo industriale formato da Milano, Torino e Genova. Inizio a
essere sfruttata l’energia elettrica anche per l’illuminazione della città. Un ruolo fondamentale fu quello
dell’industria tessile dove iniziarono a lavorare anche le donne. La trasformazione dell’Italia in paese
agricolo-industriale comportò dei mutamenti nella società e ci fu un miglioramento del livello di istruzione.
L’analfabetismo scese notevolmente e aumentarono gli alunni delle scuole elementari e superiori. Grazie al
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miglioramento economico anche lo stile di vita iniziò a modificarsi e l’Italia ha visse il periodo della belle
époque caratterizzato da fiducia nel progresso e nello sviluppo.
3.2 Il mezzogiorno entrò in una crisi gravissima. Il sud infatti era costretto a comprare i prodotti dalle
industrie a prezzi molto alti e a vendere a prezzi bassi i propri prodotti agricoli. Molti contadini infatti
emigrarono cercando condizioni di vita migliori, purtroppo i paesi ospitanti però non accettavano gli
immigrati e utilizzavano la violenza. La questione meridionale ovvero il divario tra nord e sud fu uno dei
problemi di questo secolo. Numerosi coloro che denunciavano la l’arretratezza del Sud e numerose furono
le rivolte.
3.3 Una conseguenza dell’industrializzazione fu la nascita del partito socialista italiano. Iniziò a diffondersi il
socialismo marxista e a Milano nacque prima Camera del lavoro. Nel 1892 nacque il partito dei lavoratori
italiani il cui programma prevedeva di raggiungere l’emancipazione dal capitalismo e la realizzazione del
socialismo attraverso miglioramenti della vita operaia ma anche una lotta per conquistare i poteri pubblici e
trasformarli. Questo fu il primo partito italiano e divenne ben presto un partito di massa. Nacquero anche
la Federazione giovanile e l’unione nazionale delle donne socialiste. Le donne quindi iniziarono ad avere
potere. Molte iniziarono a lavorare e a istruirsi. Nei primi anni del secolo iniziano le campagne per il voto
politico, i diritti delle donne sia in politica che nel lavoro furono fatti propri dal partito socialista italiano. Un
cambiamento si ebbe dopo la prima guerra mondiale, ma nel 1919 fu promulgata una legge attraverso la
quale le donne potevano votare. Questa legge non venne mai approvata e nel 1925 fu approvata la legge
che ammetteva che le donne che avessero compiuto 25 anni potessero votare. La dittatura fascista però
sarebbe nata da lì a breve abolendo tutti i partiti.
3.4 Tutto questo è segnato dalla caduta della destra storica e dall’avvento della sinistra storica guidata da
Depretis. Con la sinistra storica iniziò il trasformismo che aveva lo scopo di conquistare il consenso del
maggior numero delle forze parlamentari anche se provenivano da gruppi di opposizione. La sinistra
intervenne per migliorare la situazione economica dello Stato. Due leggi in particolare furono molto
importanti: la legge scolastica e la legge elettorale. La prima, detta legge Coppino, proclamò
l’obbligatorietà delle prime due classi elementari facendo diminuire il numero di analfabeti. La legge
elettorale invece estese il voto a coloro che avevano 21 anni e che avevano conseguito la seconda
elementare, gli analfabeti erano ancora esclusi. In politica estera fu firmata la triplice alleanza con Austria
Ungheria e Germania in reazione all’occupazione della Francia in Tunisia. Questa scelta non fu approvata
dal nuovo re, Umberto I, e dagli irredentisti. L’annessione francese della Tunisia gli permise di ampliarsi nel
Mar Rosso conquistando la baia di Assab in Eritrea, spostandosi poi verso il porto di Massaua. Alla morte di
Depretis prese il suo posto Francesco Crispi che rinnovò la triplice alleanza e tentò di conquistare l’Africa
orientale. Istituì la colonia dell’Eritrea e diede inizio alla penetrazione in Somalia. In politica interna invece
costruì uno stato unitario con delle riforme e col codice penale. Fu costretto alle dimissioni nel 1892 a causa
delle difficoltà finanziarie e divenne presidente del consiglio Giovanni Giolitti. Era un liberale di sinistra che
riteneva il movimento operaio come un qualcosa di importante tant’è che non l’ostacolò. Non intervenne
per reprimere le agitazioni dei fasci siciliani pensando che le rivolte si sarebbero calmate da sole. Di fronte
alla crisi in cui il paese precipitò, Giolitti non riuscì a fare altro che dimettersi e a fuggire in Svizzera per
evitare di essere arrestato. Fu creata la Banca d’Italia. Tornato al potere, Crispi represse i fasci siciliani con
la violenza. In Etiopia, Crispi mandò un corpo di spedizione per costringere l’imperatore ad accettare il
protettorato: l’esercito italiano fu fermato e sconfitto ad Adua. Questa fu una delle più gravi sconfitte della
nostra nazione. Accusato di aver mandato l’esercito allo sbaraglio, Crispi fu costretto alle dimissioni.
Umberto I e la moglie decisero allora di fermare l’avanzata delle masse. Sydney Sonnino propose di tornare
a dare i poteri alla corona. Questo periodo viene chiamato crisi di fine secolo. Contro i lavoratori che
manifestavano nelle città il governo guidato da di Rudini inviò l’esercito che sparò provocando un’ottantina
di morti e di feriti. Umberto I venne assassinato nel 1900. La svolta liberale attuata da Giolitti si svolse tra il
1903 e il 1914 periodo chiamato appunto “età giolittiana”.

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3.5 Il programma politico di Giolitti era lontano da quello di Crispi. Giolitti sostenne che lo stato doveva
mantenersi neutrale nei confronti dei conflitti di lavoro, le associazioni dei lavoratori infatti non dovevano
essere ritenute pericolose. Giolitti guidò tre governi e dovendo tener conto dell’opposizione della destra
conservatrice e della sinistra costruì di volta in volta la maggioranza parlamentaria necessarie per
governare attraverso accordi. Attraverso le elezioni rafforzò le proprie posizioni e abbandonò il potere nei
momenti difficili per poterlo riprendere in condizioni più favorevoli. Oltre ai miglioramenti apportati alle
strutture e alle reti ferroviarie fece miglioramenti anche in campo scolastico. Furono emanati poi
provvedimenti a tutela dell’invalidità, della vecchiaia, degli infortuni sul lavoro. Per quanto riguarda il
Mezzogiorno furono fatte legislazioni speciali per creare opere pubbliche. Nonostante ci si fossero
concentrati sul Mezzogiorno la situazione continuava a rimanere arretrata rispetto al Nord. Nel 1912 il
suffragio elettorale maschile fu esteso a tutti i cittadini maschi, anche analfabeti che avessero almeno 30
anni e ai ventunenni che avessero prestato servizio di leva.
3.6 Questi anni furono segnati da tanti scioperi che coinvolsero anche braccianti e mezzadri. Ci furono
scontri contro l’esercito come ad esempio in Sardegna. Si costruirono sindacati di categoria e federazioni
nazionali per tutti i settori, che diedero vita alla CGDL. Si affermarono gli intransigenti rivoluzionari tra cui
esponenti c’era Benito Mussolini. La corrente di destra fu espulsa e della vita al partito socialista riformista
italiano. Pio IX aveva impedito ai cattolici di partecipare alle elezioni e con il rerum novarum i cattolici
iniziarono a voler far parte della politica. Pio X promulgò il non expedit che permetteva ai cattolici di
appoggiare i candidati conservatori in alcuni collegi in occasione delle elezioni. Luigi Sturzo nonostante
fosse sostenitore dei cattolici era contrario a un movimento di democrazia cristiano. Nacque il
nazionalismo che mirava a rendere la propria nazione la più forte. Il nazionalismo divenne sempre più
importante e Giolitti veniva considerato incapace di fare una politica in grande, con lui l’Italia era chiamata
“Italietta”. In questo periodo nacquero molti movimenti letterari come i futuristi che apprezzavano la
guerra. Dopo l’occupazione francese del Marocco si erano create le condizioni per l’Italia per conquistare
due regioni. La guerra si concluse col trattato di Losanna nel 1912 con il quale la Turchia accettava la
sovranità italiana sulle regioni della Tripolitania e della Cirenaica. La Libia non si rivelò così fertile come si
pensava. La crisi definitiva del sistema giolittiano avvenne nel 1913 quando ci fu un accordo con Gentiloni,
presidente dell’unione elettorale cattolica, che stabiliva che i cattolici avrebbero votato per i candidati
giolittiani, con lo scopo di inglobare i cattolici nella politica. Le elezioni seguirono un’avanzata della sinistra
e una significativa presenza dei cattolici in politica. Non c’era più la maggioranza che sosteneva Giolitti così
nel 1914 presentò le dimissioni e il governo iniziò a essere a guidato da Salandra.
3.7 Gramsci mise in evidenza il fatto che il processo di formazione unitario italiano si fosse svolto nella
passività delle masse contadine e soprattutto che si era realizzato attraverso l’egemonia del nord sul sud.
Basandosi sul progetto di Angelo Omodeo, un ingegnere che voleva le industrie nel sud così come nel nord,
anche il sud iniziò a industrializzarsi con la cosiddetta “legge del Mezzogiorno”.

CAPITOLO 4: La prima guerra mondiale (1914-1918)


4.1 All’inizio del 900 c’erano molte tensioni: tra Germania e Gran Bretagna, per il ruolo di potenza
commerciale (La Gran Bretagna gestiva l’ottanta per 100 del commercio; La Germania riusciva a trasportare
i suoi prodotti grazie alla ferrovia). Di fronte alla minaccia tedesca, la Gran Bretagna uscì da quello che
veniva chiamato isolamento e si avvicinò alla Francia. Le due potenze fecero un accordo che prende il nome
di intesa cordiale. Dopo la sconfitta russa contro il Giappone, la Gran Bretagna superò i precedenti contrasti
con la Russia firmando un accordo con lei. La Francia, che già si era avvicinata alla Russia con la quale aveva
la duplice intesa, aveva rafforzato i rapporti. L’intesa cordiale si trasformò così nella triplice intesa Anglo-
Franco-Russa. Nell’altro fronte rimaneva la triplice alleanza. Altro motivo di tensione era il fatto che la
Francia aveva perso l’Alsazia e la Lorena. Guglielmo secondo tentò due volte di opporsi alla conquista del
Marocco da parte della Francia fino a raggiungere un accordo: alla Germania veniva riconosciuto il
predominio francese in Marocco e aveva in cambio parte del Congo francese. Altro fronte di conflitto era
quello dei Balcani dove grandi potenze si intrecciavano. La situazione degenerò all’indomani della rivolta
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dei giovani turchi in seguito alla quale la Bulgaria si dichiarò indipendente. La Serbia, che mirava costruire la
propria egemonia sulla regione, appoggiata dalla Russia, si mise in contrasto con l’Austria per realizzare
l’unificazione delle popolazioni slave. La Russia, approfittano di questa situazione, favorì una un’alleanza
anti turca fra gli Stati balcanici, che portò alla prima guerra balcanica, in cui la Turchia fu sconfitta, e alla
seconda guerra balcanica, in cui la Bulgaria fu sconfitta. Rispetto al Congresso di Berlino, La Serbia divenne
più potente ma insoddisfatta per la presenza austriaca in Bosnia Erzegovina. L’Austria a sua volta non era
riuscita a contenere la Serbia. Il conflitto fra Austria e Serbia per il controllo dei Balcani divenne sempre più
grave. In più si aggiungeva il clima di accesso bellicismo nazionalista.
4.2 Il 28 giugno 1914, l’erede al trono asburgico Francesco Ferdinando fu ucciso a Sarajevo, in Bosnia, con
la moglie Sofia. Lui era sostenitore del trialismo cioè dalla concessione gli slavi dell’impero dello stesso
regime di parità che era stato il dato all’Ungheria. fu assassinato dal nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo
Princip, che agì per conto della mano nera. Fu la scintilla che fece scoppiare la guerra. L’Austria inviò un
ultimatum alla Serbia, con il quale chiedeva di far sapere il nome dei colpevoli entro un mese. La Serbia non
rispettò l’ultimatum e il 28 luglio iniziò la guerra. La guerra vedeva da una parte la triplice intesa, dall’altra
gli imperi centrali. Fu chiamata guerra mondiale perché si combatté in varie parti del mondo e coinvolse
tutte le nazioni. Si tratta di una guerra moderna, in cui vennero utilizzati nuovi strumenti, che la resero
ancora più distruttiva. Fu anche una guerra totale, coinvolse anche la società e l’economia delle Nazioni.
Tutte le attività servivano solamente a fornire armi ai soldati. Le donne iniziarono a lavorare nelle fabbriche
al posto degli uomini che stavano combattendo, molte iniziarono anche a guidare bus e tram e
parteciparono alla guerra attivamente come volontarie della Croce rossa. Tutti erano convinti che il conflitto
sarebbe durato poco, così molti uomini si arruolarono, inconsapevoli di quello che sarebbe successo. Anche
gli intellettuali si schierarono per la guerra. In Italia Benedetto Croce si schierò contro.
4.3 L’invasione del Belgio, che era neutrale, fu il motivo scatenante per l’ingresso della Gran Bretagna nel
conflitto a fianco della Francia. La Germania, arrivata a Parigi, incontra una resistenza maggiore. La guerra
di movimento si trasformò in guerra di logoramento. I soldati vivevano in condizioni disumane nelle trincee
e gli eserciti si fronteggiavano combattendosi per mesi senza risultati significativi. Nel Mare del Nord si
scontrava la flotta tedesca contro quella inglese. La guerra colpì anche la popolazione con i sottomarini. Il
presidente degli Stati Uniti, Wilson, che erano neutrali, protestarono duramente con la Germania che si
impegnò a non attaccarli. Sul fronte orientale la Germania fermò la Russia, mentre l’Austria non saper
resistere ai serbi, la Serbia infatti fu occupata solo l’anno seguente. I francesi tentarono di conquistare gli
stretti che mettevano in comunicazione il Mar egeo con il mal nero per spezzare il fronte degli imperi
centrali, ma l’offensiva fu fallimentare e ci furono grandissime perdite per l’intesa.
4.4 Allo scoppio del conflitto l’Italia era rimasta neutrale. La popolazione si divideva tra neutralisti e
interventisti. Tra i neutralisti vi era Giolitti, i cattolici, i socialisti, i liberali. Gli interventisti invece erano
composti dai nazionalisti, dagli irredentisti, i gli intellettuali e i futuristi. Salandra e il ministro degli Esteri
Sonnino avevano avviato trattative segrete prima con l’Austria per ottenere Trieste, poi con l’intesa, con la
quale firmò il patto di Londra il 26 Aprile 1915: L’Italia sarebbe entrata in guerra entro un mese. Ci furono
molte manifestazioni nel paese e sotto la pressione di questo periodo L’Italia entra in guerra il 24 maggio
1915 contro l’Austria Ungheria. Le operazioni furono guidate da Luigi Cadorna e fu combattuta nel fronte
delle Alpi. L’Italia si trovava molto in difficoltà, le memorie dei protagonisti vengono ricordate nelle lettere
che scrissero loro alle famiglie. Anche il fronte interno cominciò a dare segni di cedimento, la popolazione
iniziò a non credere più nel conflitto e sperava di ritirarsi. L’esercito italiano inoltre non era preparato,
tant’è che nel 1917 l’Italia venne sconfitto a Caporetto e l’esercito dovete indietreggiare fino al Piave. Dopo
questo avvenimento Cadorna fu sostituito da Diaz che riuscì a fermare l’avanzata austriaca sul Piave.
4.5 L’impero ottomano era occupato su due fronti, ed era in guerra con gli imperi centrali. Il primo era nel
Caucaso, i turchi volevano ricongiungere l’impero con le popolazioni musulmane dell’Asia centrale.
L’impero ottomano fu però decimato e i russi riuscirono a conquistare grandi territori turchi. L’impero
zarista a sua volta, puntava all’annessione dell’intero territorio armeno. L’Armenia era divisa tra la Russia e

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la Turchia. Con la guerra mondiale, nel timore che l’esercito russo potesse avanzare, i turchi iniziarono le
operazioni di repressione. Questa strage terminò con l’arresto di oltre 2300 armeni. Dopo la ribellione
contro i turchi il governo ottomano pubblicò una legge di deportazione che legittimava i massacri e
cominciarono qualche mese dopo le deportazioni. Il secondo fronte era in Mesopotamia, contro gli inglesi.
Gli inglesi avevano proclamato il proprio protettorato sull’Egitto. L’obiettivo turco era di coinvolgere gli
arabi nella guerra Santa dell’islam contro la Gran Bretagna, la quale aveva interessi economici tra la
Mesopotamia e la Palestina. Gli arabi invece scelsero di liberarsi dall’oppressione ottomana alleandosi con
la Gran Bretagna. Lo sceriffo della Mecca strinse un accordo con la Gran Bretagna con la promessa che una
volta che i turchi fossero stati cacciati avrebbero favorito la formazione di un Regno indipendente. Le
truppe britanniche avanzarono fino alla Palestina. La guerra su questo fronte si concluse per la Turchia con
la perdita delle province arabe segnando la fine dell’impero. Una volta sconfitto l’impero ottomano, alla
Gran Bretagna venne riconosciuta l’influenza in Mesopotamia in Palestina. La Gran Bretagna fondo così in
Palestina uno Stato ebraico.
4.6 Nel 1917 iniziò una rivoluzione in Russia. Un altro importante evento nel 1917 fu l’entrata in guerra
degli Stati Uniti: La Germania, che andava verso la Gran Bretagna, colpì la flotta statunitense, che decise di
entrare in guerra. L’ingresso degli Stati Uniti fu importante per tutte le sorti. Oltre che per interessi
economici, entrarono in guerra anche perché non si ripetesse mai più un simile massacro. Wilson enunciò
così i 14 punti, al centro dei quali vi era il rispetto di tutte le nazioni e la libertà di commercio. Nasce infatti
la società delle Nazioni per abolire le barriere doganali.
4.7 L’esercito tedesco avvia una nuova offensiva sul fronte francese, ma le truppe alleate riuscirono a
respingerli. Da questo momento in poi la guerra si volse a favore delle potenze dell’intesa: i tedeschi
iniziarono alla ritirata, nei Balcani gli italiani riuscirono a sfondare il fronte, l’impero ottomano venne
sconfitto e gli arabi firmarono l’armistizio. L’impero austro-ungarico, sconfitto, si dissolse e l’Austria e
l’Ungheria divennero repubbliche. Anche la Germania fu costretta a cedere.
4.8 La prima guerra mondiale era finita provocando circa 10 milioni di morti. Altre erano le morti causate
dalla spagnola che si diffuse tra il 1918 e il 1919. Gli effetti politici della guerra furono decisi alla conferenza
di pace a Parigi nel gennaio del 1919 alla quale parteciparono solo i paesi vittoriosi. Le decisioni furono
quindi prese dal presidente americano Wilson, dai primi ministri britannici, francese e italiano. Da una parte
si voleva umiliare la Germania, dall’altra Wilson voleva far valere i propri 14 punti. Prevalse però l’obiettivo
di indebolire la Germania. Le colonie dell’ex impero tedesco e i territori persi dell’impero ottomano furono
spartiti sotto forma di mandati. Furono firmati 5 trattati: il trattato di Versailles con la Germania, faceva
ricadere sul paese la responsabilità della guerra: la Germania perse l’Alsazia e la Lorena, che vennero
restituite alla Francia, e la perdita delle colonie. Il trattato di Saint-Germain con l’Austria, che fu ridotta a 6
milioni di abitanti. Il trattato di Trianon con l’Ungheria, che divenne indipendente ma dovette cedere parte
consistente del territorio. Il trattato di Neuilly con la Bulgaria, che dovete cedere altri territori e infine il
trattato di Sèvres con la Turchia.
4.9 Prima del trattato di Sèvres gli Stati si incontrarono a Sanremo, esclusi gli Stati Uniti, per decidere come
spartirsi l’impero ottomano. Gli inglesi avrebbe avuto il mandato sulla Mesopotamia e sulla Palestina
mentre la grande Siria andava alla Francia. A seguito di questi accordi, il trattato di Sèvres, imposto dagli
inglesi che avevano occupato il Parlamento di Istanbul, confermò i mandati inglesi e francesi. Il mondo
arabo non fu soddisfatto delle soluzioni infatti, non gli era stata data né l’indipendenza promessa, né
l’integrità del loro territorio.
4.10 Numerosi furono gli studi sulla guerra. Vennero studiati i soldati al fronte, sia uomini che donne, le
conseguenze della guerra e le ribellioni si portò attenzione alla società, al lavoro virgola e ai contadini.
Vennero studiate le lettere scritte dai soldati, che fecero capire che avevano molta paura. Altri studi ci
hanno permesso di scoprire che molti soffrirono di traumi e di ricadute psicologiche. La guerra li portò alla
follia. Basti guardare il documentario scemi di guerra.

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CAPITOLO 5: La Russia e la Rivoluzione Bolscevica (1917)
5.1 Gli esiti della rivoluzione del 1905 avevano deluso tutti. Le condizioni di lavoro erano dure per gli operai,
costretti a turni di lavoro massacranti. I contadini vivevano in condizioni di estrema povertà. La
partecipazione della Russia alla prima guerra mondiale a fianco dell’intesa determinò la crisi dell’impero
zarista. Nel 1917 il malcontento della popolazione si faceva sempre più forte.
5.2 La protesta degli operai ebbe inizio nelle officine siderurgiche. L’esercito, che doveva reprimere le
manifestazioni, si rifiutò di sparare alla folla e la situazione peggiorò. I partiti liberali si riunirono formando
un governo provvisorio e decisero la deposizione dello zar. Nel frattempo era nato un gruppo di operai e
soldati che diede vita ad un organismo politico alternativo a quello del governo. Si creò così un doppio
potere che diede origine a una situazione instabile. Nei primi giorni di aprile, Lenin rientrò in Russia
affermando che la Russia si trovava in una fase passeggera. Indicava la questione della presa del potere
come imminente. Se il programma bolscevico ottenne il consenso della popolazione, ormai stanca della
guerra, allo stesso tempo causò un crescente allontanamento tra il partito di Lenin e quello dei gruppi
socialisti. I menscevichi infatti accettarono di condividere l’esercizio del potere, mentre i bolscevichi
rifiutarono. Nel frattempo la popolazione continuava sempre di più a soffrire per la situazione economica.
Fu iniziata un’offensiva che portò allo sfaldamento dell’esercito. Questa sconfitta aveva provocato la crisi
del governo. Ne venne creato uno nuovo, contro il quale si formò un fronte avverso. Rientrato in Russia,
Lenin si convinse che era il momento di iniziare la presa di potere.
5.3 Lenin dovette affrontare le opposizioni dei suoi stessi compagni contrari all’insurrezione, mentre poté
contare sull’appoggio di Stalin. Quest’ultimo ebbe un ruolo di primo piano nella direzione delle operazioni
militari. L’insurrezione avvenne nella notte tra il 24 e il 25 ottobre per mano di operai, soldati e marinai che
riuscirono a occupare i punti nevrotici della città. L’ultimo giorno fu preso d’assalto il palazzo d’inverno,
sede del governo provvisorio. Dopo la presa del potere dei bolscevichi, un militante comunista andò negli
Stati Uniti, dove fondò il partito comunista operaio. Nella stessa giornata del 25 ottobre si riunì il
Congresso russo formato dai rappresentanti di tutti i soviet dell’ex impero russo. Il primo atto del governo
rivoluzionario fu l’approvazione di due decreti: il primo prevedeva trattative immediate con tutti i
belligeranti, il secondo stabiliva la soppressione della proprietà fondiaria sulla terra. Le terre furono
distribuite ai contadini e solo una minima parte restò allo stato. Fu regolata da questione del lavoro operaio
e venne riconosciuta l’uguaglianza e il diritto all’autodeterminazione di tutti i popoli della Russia. Le altre
forze politiche protestarono contro il colpo bolscevico e alla denuncia non seguì alcuna soluzione violenta. Il
risultato delle urne fu deludente per i bolscevichi, ma Lenin non voleva arrendersi. La Repubblica dei soviet
era l’unica forma capace di assicurare il passaggio al socialismo nel modo meno doloroso, così sulla base di
queste motivazioni l’assemblea costituente fu sciolta. La rivoluzione bolscevica era andata a buon fine.
Nasce il nuovo stato socialista, che si impose come possibile alternativa al sistema capitalistico e
industrializzato. Altre nazioni presero ispirazione dalla rivoluzione russa.
5.4 Nel 1918 il governo bolscevico firmò l’accordo separato con la Germania, che sancì l’uscita della Russia
dalla prima guerra mondiale. Lenin, dopo aver superato le perplessità dei bolscevichi, inizialmente contrari
all’accettazione di clausole severe, dovette combattere le forze che si opponevano alle forze politiche, in
particolare i socialisti rivoluzionari. L’esito delle trattative con la Germania e lo scioglimento dell’assemblea
costituente portarono esponenti del partito socialista rivoluzionario e di quello menscevico a unirsi alle
forze controrivoluzionarie (armate bianche). I bianchi, ebbero l’appoggio della Francia, dell’Inghilterra, del
Giappone e degli Stati Uniti, che volevano punire l’uscita della Russia dal conflitto, giudicato un tradimento.
L’esercito russo fu riorganizzato e preso il nome di armata rossa. La capitale, a causa del pericolo, fu
spostata da Pietrogrado a Mosca. Iniziò così una guerra civile la cui prima conseguenza fu la fucilazione
dell’intera famiglia reale. Terminata la guerra il governo rivoluzionario subì l’attacco della Polonia. Nel 1920
l’esercito polacco invase il territorio russo e l’armata rossa fu costretta a ritirarsi. La guerra si concluse con il
trattato di riga che assegnò alla Polonia ampie zone della Bielorussia e dell’ucraina. La guerra aveva portato
la Russia sull’orlo del collasso economico: la popolazione soffriva la fame. Lenin varò una serie di

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provvedimenti straordinari noti come “comunismo di guerra”. Venne infatti soppresso il commercio privato
ed il potere centrale della produzione agricola venne dato allo stato. Il regime bolscevico allora accentuò i
tratti autoritari per evitare la rivoluzione. Nel 1918 fu decisa la soppressione di tutti i partiti e la
subordinazione di Soviet e sindacati al Partito Bolscevico, ponendo le basi per una dittatura. Gli oppositori
vennero imprigionati. Per il movimento operaio il nuovo stato divenne un punto di riferimento. L’anno
dopo nacque a Mosca la terza internazionale che fu chiamata internazionale comunista. La nuova
organizzazione si poneva l’obiettivo di guidare la rivoluzione socialista mondiale secondo il modello
sovietico. I contadini però soffrivano e questo portò un’ondata di scioperi e insurrezioni. Le rivolte furono
soppresse col sangue. Per facilitare la ripresa dell’economia fu adottata alla nuova politica economica. I
risultati furono positivi. Lo stato nuovo nato dalla rivoluzione bolscevica definì il suo assetto istituzionale al
decimo Congresso con la nascita dell’URSS. Per quanto riguarda l’Armenia, che era diventata una
Repubblica autonoma, all’indomani del collasso dell’impero ottomano era stata occupata dai bolscevichi ed
era divenuta una Repubblica sovietica. La regione venne preoccupata nuovamente dai turchi e tornò alla
Turchia. La rivoluzione bolscevica si pose il compito di superare l’arretratezza economica. L’istruzione fu
resa obbligatoria fino ai 15 anni e vennero fatte diverse riforme civili. Fu abolito il matrimonio religioso e
venne sostituito da quello civile, fu abrogata la legge zarista contro l’omosessualità e fu riconosciuto il
diritto universale al lavoro. Venne promulgata la legge che dichiarava la parità tra i sessi e la legalizzazione
dell’aborto. Le donne iniziarono ad ottenere qualche ruolo importante.
5.5 Nel 1924 Lenin morì a causa di una malattia. Questo diede il via a una feroce lotta per la successione. I
due furono Stalin, che si fece sostenitore della necessità che l’unione sovietica si rafforzasse dall’interno,
dichiarò che l’URSS poteva sopravvivere anche se il socialismo non si fosse diffuso negli altri paesi, e Trockij,
secondo il quale la costruzione della società socialista si sarebbe realizzata in tempi lunghi e solo quando si
fosse compiuta anche altrove. Stalin non ammise posizioni differenti alle proprie nel giro di pochi anni si
liberò degli oppositori. L’unione sovietica vide quindi diffondersi l’idea del complotto: ogni posizione
diversa da quella di Stalin era ritenuta un attentato alla rivoluzione. Una volta sconfitti gli oppositori, Stalin
si concentrò sul suo obiettivo: rendere l’unione sovietica una grande potenza. Alla fine degli anni 20
iniziarono i suoi piani per il rafforzamento economico: venne accelerata la produzione industriale ma non vi
fu un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione
5.6 Moltissime furono le opere dedicate alla rivoluzione. L’astrattismo geometrico assunse un significato
politico, respingendo soluzioni veristiche e decadenti, come anche il teatro ed il cinema, considerato da
Lenin la più importante di tutte le arti. Molti però scelsero la strada della migrazione. Nella seconda metà
degli anni 20 la stagione delle avanguardie fu stroncata dalla condanna di Stalin, che le riteneva
eccessivamente sperimentali.
5.7 Sul confronto tra i due grandi eventi della storia mondiale, la rivoluzione francese e quella russa, una
studiosa ha tracciato di quest’ultimo un giudizio di condanna senza appello. Altri autori hanno ritenuto il
popolo russo come il protagonista esclusivo delle vicende rivoluzionarie dal quale sarebbero rimasti
estranei i bolscevichi. Quando questi ultimi presero il potere, lo tennero da soli e per sempre. Altri
sottolineano il ruolo essenziale svolto dal Lenin. La rivoluzione non fu un movimento spontaneo. In Italia un
ruolo significativo è stato svolto da alcuni storici del partito comunista, che ricostruivano l’evoluzione
storica del partito nel sistema sovietico, mettendo in luce come la linea politica sovietica discendesse
direttamente dalla vicenda del partito. Hobsbawm nel secolo breve ha definito la rivoluzione bolscevica un
evento così centrale nella storia del nostro secolo come la rivoluzione francese lo fu per l’ottocento,
rispetto alla quale ebbe ripercussioni assai più profonde e universali.

CAPITOLO 6: Le conseguenze della Prima guerra mondiale in Europa e in Medio Oriente


6.1 Il primo conflitto mondiale sconvolse dal punto di vista sociale, politico economico e umano tutto il
mondo. Il massacro non era servito a niente. I cittadini una volta tornati a casa volevano essere partecipi
della vita della nazione ed esercitare il loro diritti. Il suffragio universale fu esteso a quei paesi che ancora
non l’avevano. Dal punto di vista economico molti paesi soffrirono la fame, le uniche industrie che si erano
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sviluppate durante la guerra erano quelle pesanti. Con l’inflazione aumentarono il costo della vita la
disoccupazione. La Gran Bretagna fu il paese che sopportò allo sforzo maggiore del conflitto.
6.2 La Gran Bretagna fu la nazione più colpita dalla crisi. Fino al 1929 furono al potere i conservatori, tranne
nel 1924, quando ci fu il partito laburista. Il partito laburista divenne il vero protagonista dei conservatori.
Questo però non porto un miglioramento della situazione economica e aumentarono gli scioperi. A questa
situazione si aggiunse l’Irlanda che voleva essere indipendente. Nel 1921 il primo ministro fece approvare la
legge che riconosceva l’esistenza di due Stati: lo stato dell’Irlanda autonomo e l’Irlanda del nord. Un altro
fenomeno fu quello dei movimenti anticolonialisti. In Francia la crisi fu meno grave e ci fu una crescita del
partito socialista. I governi del dopoguerra furono composti da forze moderate, fu un periodo di instabilità
politica che porterà nel 1926 alla formazione di un governo di Unione nazionale guidato di nuovo dai
moderati. Prima della crisi del 1929, la Francia visse una fase di boom economico.
6.3 Fu soprattutto l’impero austro ungarico a essere travolto dalla prima guerra mondiale. Negli Stati nati
dalla sua dissoluzione vi erano nazionalità completamente diverse, spesso in conflitto tra loro. Ancora più
complessa era la situazione dei paesi balcanici. La Serbia, ora divenuta il Regno dei serbi, croati e sloveni
passò da 2 milioni di abitanti a 14 milioni. Inoltre il Regno unificava paesi storicamente lontani. Un altro
problema era quello dei rapporti con l’estero, in particolare con l’Italia, che rivendicava l’annessione di
Fiume e della Dalmazia. Sulla spinta della rivoluzione russa ci fu in tutta l’Europa una crescita di movimenti
rivoluzionari e nel 1919 nacquero anche alcune repubbliche socialiste che si rifacevano al modello sovietico.
Dopo il cosiddetto biennio rosso la Russia sarà caratterizzata da un equilibrio instabile. In Austria la crisi fu
meno radicale, i socialdemocratici austriaci erano convinti sostenitori dell’esigenza di mantenere l’unità al
proprio interno. I socialdemocratici vinsero le elezioni ma non riuscirono a formare un governo da soli. I
cristiano-sociali, vincitori delle elezioni, si allearono con i partiti della destra e dovettero fronteggiare una
crisi finanziaria e una lotta sociale. In seguito il governo guidato da dei nazionalisti varò una riforma della
costituzione. In Ungheria si formò un governo di coalizione composto da socialdemocratici, deboli, e
liberaldemocratici. Il governo rivoluzionario ungherese sopravvisse solo fino ad agosto e fu instaurata una
dittatura. In Polonia ci fu un colpo di Stato e il presidente diede vita ad un regime autoritario.
6.4 In Germania si era determinata una condizione rivoluzionaria. Nel 1918 i marinai si erano rifiutati di
attaccare le navi inglesi chiedendo la pace immediata e anche i soldati si unirono a questa protesta. Da qui
la rivolta si estese in numerose città, fino a Berlino, dove fu costituita la Repubblica democratica-sociale. Fu
proclamata allora la Repubblica e l’imperatore fu costretto ad abdicare per poi fuggire in Olanda. Si
formarono centinaia di consigli degli operai e il governo fu assunto dal Consiglio dei commissari del popolo.
Le forze della sinistra però erano molto divise tra loro. Si iniziò dall’armistizio a capire che la guerra avrebbe
potuto essere vinta e che la disfatta era stata colpa dei politici, dato che l’esercito non era mai stato battuto
in una battaglia. Nel 1919 La Lega di Spartaco assieme ai socialisti indipendenti compì un tentativo
insurrezionale a Berlino. Il governo provvisorio affidò il compito di reprimere la rivolta e centinaia di
militanti furono uccisi. In seguito a questo episodio si cominciò a desiderare la socialdemocrazia.
6.5 Nel 1919 si svolsero in Germania le elezioni a suffragio universale per l’assemblea costituente. Fu eletto
presidente della Repubblica Ebert. L’assemblea proclamò la nuova costituzione della Repubblica federale
tedesca: la costituzione di Weimar rappresentava modello di democrazia parlamentare aperta e avanzata.
A capo dello Stato c’era il presidente, eletto a suffragio universale, a lui spettava al comando delle forze
armate, la facoltà di incaricare il cancelliere di formare il governo, il potere di sciogliere il parlamento e di
decretare lo stato di emergenza. Anche il parlamento era eletto a suffragio universale ogni 4 anni. La
Germania divenne una Repubblica federale. La costituzione garantiva piena parità a tutti i cittadini e la
libertà di ogni persona era inviolabile, tuttavia il rappresentante della Repubblica divennero bersaglio
dell’accusa di coloro che lo ritenevano colpevole della sconfitta della conferenza di pace, cresceva infatti
l’agitazione nazionalista. Nel 1920 ci fu un tentativo di colpo di Stato. Tra i nuovi gruppi politici era sorto il
partito dei lavoratori tedeschi: ne divenne capo Hitler che lo trasformò in un partito nazionalsocialista dei
lavoratori tedeschi. Si diffusero le idee di razzismo: chi non apparteneva alla comunità popolare non era

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cittadino dello Stato e non aveva diritti. Il simbolo del partito di Hitler era una croce uncinata (la svastica)
posta in un cerchio bianco al centro di una bandiera rossa. Hitler cominciò a raccogliere consensi. La
situazione divenne ancora più grave quando la Germania dovette pagare i danni della guerra, così, tra le
difficoltà, Francia e Belgio occuparono una parte della Germania. Il governo rispose all’invasione
proclamando la resistenza passiva. L’inflazione raggiunse livelli vertiginosi e la situazione cominciò a
precipitare. Gli stipendi venivano pagati giorno per giorno e i lavoratori che ricevevano pagamenti in denaro
svalutato si sbrigavano a disfarsene comprando tutto subito. Il nuovo cancelliere sospese alla resistenza
passiva, si oppose poi all’estrema sinistra e all’estrema destra nazionalista, Hitler fu condannato a 5 anni di
carcere ma ne scontò solo qualche mese. La Germania ritrovò la stabilità economica grazie a un accordo
sulle riparazioni: gli Stati Uniti l’avrebbero sovvenzionata con prestiti a lunga scadenza e sollevato in parte
dal peso dei debiti. Il cancelliere, a livello dei rapporti internazionali, abbandonò la rivendicazione di
revisione del trattato di Versailles. Il fronte politico continuava a rimanere complesso: nel 1925 la destra
conquistò ancora posizioni significative e il successore di Robert fu Hindenburg. Intanto uscito dal carcere,
Hitler aveva riorganizzato il partito facendolo diventare uno strumento capillare di controllo politico e
sociale. Organizzò allora le squadre di protezione.
6.6 La Germania divenne uno dei centri della cultura europea, gli artisti e gli scrittori si impegnarono nella
ricerca di nuovi linguaggi, stabilendo un rapporto più immediato col proprio pubblico. Nacque anche una
scuola di architettura, che venne incaricata di costruire sobborghi per ceti operai. Molti degli artisti e degli
intellettuali degli anni di Weimar saranno oppositori del nazismo e pubblicheranno opere proibite.
6.7 Altra conseguenza della Prima Guerra Mondiale fu la dissoluzione dell’impero ottomano. Dopo il
trattato di Sèvres, si cercò di occupare la Siria. Al Cairo fu tenuta una conferenza di britannici che presero
decisioni per la Palestina e per la Mesopotamia. Nella penisola arabica scoppiarono scontri tra dinastie dei
diversi regni. Inizia uno sfruttamento sistematico del petrolio. In Palestina, i problemi dell’indipendenza si
intrecciavano con quelli dell’immigrazione ebraica. Dopo gli accordi di Sanremo, sulla base dei quali la
Palestina sarebbe stata di competenza della Gran Bretagna, la SDN convalidò questa spartizione con la
risoluzione del 24 luglio 1922: al paese mandatario era affidata la responsabilità di creare in Palestina un
assetto politico amministrativo che assicurasse la formazione di un centro nazionale per il popolo ebraico.
Tra ebrei e arabi tuttavia non si riuscì a stabilire una convivenza pacifica. Nell’area di dominio francese fu
mantenuto un potere molto più rigido rispetto a quello britannico. Il mondo arabo non fu del tutto
soddisfatto della soluzione mandataria, che favorì i contrasti sempre più gravi. Nei paesi al di fuori dell’ex
impero ottomano, la Gran Bretagna riconobbe l’indipendenza dell’Egitto, la Persia, accettò il protettorato
inglese e nel 1935 prese il nome di Iran.
6.8 All’indomani dell’armistizio, la Turchia vide il proprio territorio invaso dai vincitori. Di fronte a tali
violenze cominciarono a formarsi gruppi locali che contrastavano l’occupazione straniera. Gli inglesi
riuscirono a occupare il Parlamento ottomano e posero il governo sotto un controllo militare ancora più
rigido, costringendoli a firmare il trattato di Sèvres. Da qui le forze nazionali turche mossero la guerra per
l’indipendenza, scacciando la minoranza cristiana. Fu una guerra spietata che terminò con l’incendio di
Smirne. Si arrivò così alla firma del trattato di Losanna, che sostituì quello di Sèvres e con il quale furono
restituiti alla Turchia alcuni territori. Nel 1923 fu proclamata la Repubblica che prese il nome di Turchia e
Kemal fu eletto presidente. Instaurò un regime autoritario monopartito, ma al tempo stesso avviava il
paese verso un decisivo processo di modernizzazione. Ci furono molti provvedimenti per l’emancipazione
delle donne e venne introdotto l’alfabeto latino, il calendario gregoriano e il sistema metrico decimale.
Insieme a questi processi di modernizzazione ci fu anche una politica di turchizzazione del paese. Sarà
proprio così che inizierà a svilupparsi la religione musulmana e a crescere un movimento panislamico,
fondato su un’ideologia di totale opposizione all’occidente e sulla convinzione che la legge islamica dovesse
restare il fondamento della società e dello Stato. Al tempo stesso, si intensificò la divisione all’interno
dell’islam tra le due correnti dei sunniti e degli sciiti.

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CAPITOLO 7: L’avvento del fascismo in Italia
7.1 La guerra in Italia causò un aumento del debito pubblico e l’inflazione. L’industria invece aveva
conosciuto una notevole crescita. Ci fu però lo scontento per la vittoria mutilata, dato che all’Italia non
erano stati dati tutti i territori che le erano stati promessi. D’annunzio occupò Fiume. I sentimenti più ostili
nei confronti del governo confluirono nei fasci di combattimento, guidati da Benito Mussolini. Il
programma dei fasci tendeva alla conquista del dei ceti sociali medi: da un lato mostrava aperture sociali e
politiche, dall’altro riprendeva i temi che erano stati propri del nazionalismo. Componenti imprescindibile di
questo nuovo movimento fu la violenza: utilizzarono lo squadrismo per combattere gli oppositori. D’altra
parte il partito popolare italiano fondato da Luigi Sturzo, d’ispirazione cattolica, riteneva che tutti i partiti
di ogni paese dovessero contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei principi che verranno ad
allontanare ogni pericolo di nuove guerre, basandosi sugli ideali del cristianesimo.
7.2 nel 1919 il governo Nitti aveva creato una riforma elettorale introducendo il sistema proporzionale. I
partiti dovevano presentare nei diversi collegi elettorali in cui era ripartito il territorio nazionale, le proprie
liste comprendenti più candidati: i seggi della camera venivano distribuiti in modo direttamente
proporzionale al numero di voti ricevuti da ciascuna lista. In questo modo favoriva quei partiti in grado di
avere un rapporto diretto con un numero elevato di elettori. Questo però provocò nelle successive elezioni
un premio per i partiti di massa, vinse il partito socialista italiano. Nel frattempo i contadini occuparono le
terre incolte questo periodo prese il nome di biennio rosso (1919-1920). L’episodio più significativo di
questo biennio fu l’occupazione delle fabbriche nel 1920, che coinvolse nel triangolo industriale 300
stabilimenti. Di fronte all’agitazione operaia Giovanni Giolitti (Presidente del consiglio) scelse la strada che
aveva seguito nei suoi precedenti ministeri, ovvero di non ricorrere alla forza e aspettare che la protesta si
esaurisse. Inoltre riuscì a risolvere la difficile questione di Fiume con un accordo con il Regno dei serbi: con
il trattato di Rapallo l’Italia ottenne tutta l’Istria fino ai confini naturali della cerchia alpina, il resto della
Dalmazia andò al Regno mentre Fiume fu dichiarata città libera, più avanti divenne una città italiana.
All’interno del partito socialista italiano nacque una frazione comunista e un nuovo partito il cui primo
segretario fu Bordiga.
7.3 In seguito all’aumento degli scioperi, il movimento fascista conobbe una maggiore espansione: si allargò
dalle città alle campagne e indirizzò la propria aggressività contro i comuni governati dai socialisti. Gli
scontri tra esponenti della sinistra e fascisti aumentarono ogni giorno e gli squadristi uccidevano sempre
più persone. Tra i protagonisti più aggressivi dello squadrismo ci furono i capi locali detti ras, alcuni dei
quali acquistarono un peso crescente nel movimento. I fascisti poterono contare sulla convivenza degli
apparati dello Stato e sull’atteggiamento favorevole delle autorità governative locali. Il fascismo si rivelava
utile per fermare la forza dei lavoratori, nella convinzione che una volta passata la fase della violenza, esso
poteva essere riportato nell’alveo dello Stato del sistema liberale, ma così non fu. Per cercare di
riequilibrare la situazione politica, Giolitti sciolse le camere e indisse nuove elezioni: 35 fascisti entrarono in
Parlamento. In occasione del terzo Congresso dei fasci, Mussolini trasformò il movimento in un partito, il
partito nazionale fascista. Il fascismo incorporava l’idea di essere una milizia armata di credenti e di
combattenti Uniti dalla fede. Lo squadrismo, oltre ad essere una forza armata, fu una cultura, uno stile di
vita, fondato sull’esaltazione della violenza. Il fascismo è stato il primo movimento politico del nostro secolo
che ha portato il pensiero mitico al potere.
7.4 I governi del 1921 e 1922, di Bonomi e Facta furono deboli e incapaci di contrastare lo squadrismo. Il
fascismo acquistò sempre maggiore sostegno. Il nuovo Papa Pio XI non vedeva negativamente i fascisti. Nel
1922 nacque il partito socialista unitario di cui faceva parte Matteotti. Mussolini organizzò la marcia su
Roma. Tra il 27 e il 28 ottobre furono occupati i luoghi strategici della città. La mattina del 28 gli squadristi
giunsero a Roma e nella stessa mattina Facta si recò dal re con il testo del decreto di Stato d’assedio,
Vittorio Emanuele III però pur avendo in precedenza sostenuto che occorreva affermare i fascisti, si rifiutò
di apporre la propria firma, e il suo governo dietro le dimissioni. Il 30 ottobre Mussolini fu incaricato di
formare il governo: ottenne grande consenso ed era composto sia da fascisti che da liberali ma anche da

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popolari, democratici e nazionalisti. Molti continuarono a non capire che l’assunzione del potere era venuta
in modo eversivo, la marcia su Roma più che un colpo di Stato era una minaccia. Tra i pochi che ebbero
consapevolezza della natura del fascismo ci fu Gobetti che in un articolo definì il fascismo come
l’autobiografia della nazione.
7.5 I fascisti non abbandonarono l’uso della violenza. Furono istituiti due organismi: Il gran consiglio del
fascismo e la milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Per ottenere il controllo completo del
Parlamento e il gran consiglio farò una riforma elettorale, la legge Acerbo che prevedeva il ritorno al
sistema maggioritario. L’anno seguente ebbe inizio una campagna elettorale che fu segnata dall’illegalità e
dalle azioni violente dei fascisti. Furono sciolte le camere e alle elezioni successive i fascisti ottennero il 65%
dei voti. Alla riapertura della camera Matteotti fece un discorso di denuncia, alcuni giorni dopo il 10 giugno
1924 fu sequestrato da dei fascisti e ucciso. Il cadavere di Matteotti fu ritrovato il 16 agosto. Il fascismo
disse poi una grave crisi: i gruppi dell’opposizione parlamentare uscirono per protesta dall’aula rifiutandosi
di partecipare ai lavori finché non fosse formato un governo capace di restaurare la legge. Diedero vita a un
comitato che prese il nome di Aventino. Mussolini nel 1925 pronunciò un discorso molto esplicito che
segnò alla fine di ogni opposizione e si assunse le responsabilità di tutto ciò che era avvenuto. In primo
luogo fu subordinato il potere legislativo all’esecutivo, furono istituiti Podestà nei comuni e i presidi nelle
province e si arrivò alla totale soppressione di ogni libertà. Coloro che si opponevano venivano uccisi. Nel
1927 fu riorganizzata la polizia e ne fu creata una segreta (l’ovra). Con la legge sul gran consiglio si poteva
deliberare sulla lista dei deputati ed esprimere il proprio parere anche su alcune questioni istituzionali.
Infine fu varata la riforma della rappresentanza politica, che sostituiva la legge elettorale, e stabiliva le
elezioni di una camera composta da 400 deputati. Veniva proposta una sola lista, che si poteva confermare
o respingere.
7.6 L’opera di costruzione del regime fu portato a termine con la realizzazione della conciliazione con la
chiesa cattolica. Mussolini inoltre firmò i patti lateranensi: comprendevano un trattato che poneva fine alla
questione romana, riconoscendo il Regno d’Italia con capitale Roma, un compenso finanziario al Vaticano e
un concordato che regolava i rapporti fra stato e chiesa. Si riconosceva la cattolica come unica religione
dello Stato. La chiesa accettò di nominare i vescovi che avessero gradimento politico del governo e li
obbligò a giurare fedeltà al fascismo.
7.7 Inizialmente il fascismo attuò una politica liberista, dopodiché una politica protezionista. Dando vita a
quella che viene chiamata la battaglia del grano. Contemporaneamente l’emissione della moneta fu
affidata la Banca d’Italia, l’obiettivo di quota 90 fu raggiunto in breve tempo (la lira doveva essere portata a
quota 90 rispetto alla sterlina, in quel momento occorrevano 150 lire). Nel dicembre 1928 inizia la bonifica
integrale di tutte le zone paludose. Nel 1926 furono ammessi solo i sindacati fascisti e furono soppressi
sciopero e serrata. Iniziarono a venire poste le basi per la costruzione dell’ordinamento corporativo con il
quale l’economia sarebbe stata gestita da tutte le categorie produttive.
7.8 All’interno del partito nazionale fascista nacquero le avanguardie giovanili fasciste. Nel 1926 fu istituita
l’opera nazionale balilla e vennero sciolte tutte le organizzazioni che non ne facevano parte. Comprendeva
i balilla, gli avanguardisti, i figli della Lupa, e più avanti anche le piccole e le giovani italiane.
L’organizzazione si occupò di tutti i settori della vita extrascolastica. Il fascismo attribuiva la formazione
giovanile un ruolo fondamentale. Stabilì poi la separazione fra cultura umanistica e cultura scientifica dando
più importanza alla seconda. La stampa e la produzione libraria furono oggetto di attenzione da parte del
regime, con la censura e la fascistizzazione. Nacque poi l’unione radiofonica italiana e fu istituito il l’unione
per la cinematografia educativa, i film luce venivano trasmessi nei cinema. Nell’opera di propaganda
venivano anche utilizzati molti simboli e miti che rappresentavano l’immagine forte del regime. Mussolini
veniva chiamato il Duce, il capo del partito nazionale fascista. Il culto della romanità difende obbligatorio in
tutte le amministrazioni civili dello Stato. Venne istituita la festa del 1 maggio. Col delitto di Matteotti si
delineò una spaccatura tra chi era sostenitore del regime e chi se ne allontanava. Gentile fu tra i più grandi

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intellettuali del regime e fu un convinto sostenitore della superiorità dello Stato rispetto all’individuo. La
sua più grande opera fu l’enciclopedia italiana.
7.9 Anche le donne furono partecipi tanto dell’opposizione quanto della milizia attiva. Un oppositore fu
Gramsci, che però venne arrestato. Dopo la fondazione del Partito Comunista Italiano, Gramsci doveva
rappresentare l’Internazionale comunista a Mosca, poi fu inviato a Vienna. Eletto deputato, torna in Italia e
diventa segretario del partito. Indicava la necessità di unire la classe operaia, il proletariato agricolo e i
contadini del mezzogiorno. Durante gli anni in carcere iniziò a schierarsi contro il proprio partito. Si avvicinò
all’idea della presa del potere da parte del proletariato.
7.10 Dopo il fascismo, esso venne considerato come una “parentesi”, altri come un fenomeno
internazionale. Veniva considerato un regime totalitario. Altri lo studiano come una “religione civile”.

CAPITOLO 8: Gli Stati Uniti negli anni venti, il crollo della borsa e la crisi economica internazionale
8.1 Dopo la fine della prima guerra mondiale, gli Stati Uniti vissero un decennio di benessere e crescita
economica. Entrarono in una fase di forte sviluppo e prendendo il posto che fino ad allora aveva la Gran
Bretagna diventano i leader sui mercati finanziari. Numerosi furono gli scioperi per la riduzione delle ore
lavorative e per il miglioramento dei salari. Nacque il partito comunista americano e comparvero
associazioni a carattere razzista come il ku klux Klan, una setta segreta a forte impronta nazionalista. In un
contesto politico che diventava sempre più conservatore, c’erano stati però alcuni elementi di apertura. Fu
esteso a tutti gli Stati il diritto di voto per le donne. A metà degli anni 20 gli Stati Uniti iniziarono a fornire il
proprio sostegno economico particolarmente alla Germania, per farla riprendere economicamente. Questo
avvenne con la riduzione del flusso migratorio e l’introduzione di misure protezionistiche. Vi era poi il
proibizionismo ovvero il divieto di fabbricazione, importazione e vendita di alcolici. Questo però non
comportò un calo del consumo. Si diffuse infatti il gangsterismo, caratterizzato da vendita di droghe e
alcolici in modo illegale. Constatato il fallimento del proibizionismo il Congresso lo abolì nel 1933. Mentre
gli agricoltori continuavano a impoverirsi, l’industria vide l’aumento della produzione e l’espandersi dei
consumi. Questo grazie al sistema Tayloristico e fordista. L’incremento riguardò in primo luogo l’industria
automobilistica, poi quella della gomma, del petrolio e dell’edilizia. Aumentarono gli acquisti di
elettrodomestici grazie al sistema delle vendite a rate. Inizialmente gli apparecchi erano molto costosi, più
avanti la radio divenne un’importante mezzo di svago e di informazione. La televisione cominciò alle prime
conobbe diffusione di massa solo dopo la seconda guerra mondiale. Iniziarono a nascere le compagnie
aeree. Si diffondeva il consumismo e i beni, prodotti in serie, erano venduti anche grazie alla pubblicità. Si
affermò il cinema che passò dal muto al sonoro e si consolidarono grandi società nate negli anni precedenti
(Warner Bros, Universal, Paramount). Si affermò anche un nuovo tipo di musica e nuove orchestre.
Soprattutto nacque un nuovo edificio: il grattacielo, il cui più famoso era l’Empire State Building.
8.2 Il 24 ottobre 1929 (giovedì nero) alla Borsa di Wall Street furono venduti 13 milioni di azioni a prezzi
ribassati. Nei giorni successivi l’indice delle quotazioni industriali sarebbe sceso notevolmente. Questo
perché tra il 1922 e il 1929 c’era uno squilibrio tra crescita dei profitti e crescita dei salari. I contadini furono
costretti a ridurre i prezzi e non riuscendo più a pagare i prodotti dell’industria, si indebitarono con la
banca. L’aumento dei consumi fece sì che si sviluppasse una capacità produttiva sproporzionata alle
possibilità di assorbimento del mercato interno. Insomma le grandi industrie si trovavano a produrre più
articoli di quanti potevano essere acquistato. Inoltre lo sviluppo economico aveva diffuso la convinzione
della possibilità di rapidi e facili guadagni (boom speculativo) che spinse i risparmiatori verso l’acquisto di
azioni. Si arrivò però ad un punto in cui il sistema si spezzò. Quando la crisi di sovrapproduzione si
ripercosse sull’andamento della borsa, iniziò la sua caduta. Questo ebbe effetti disastrosi sull’economia del
paese, la popolazione soffriva la fame ed erano più di 13 milioni i disoccupati. Gli effetti della crisi furono
mondiali. Il governo americano inasprì il protezionismo, ma questo aggravò ancora di più la situazione,
perché i paesi europei si ritrovarono senza il denaro americano, e anche essi iniziarono ad adottare misure
protezionistiche, limitando l’esportazione verso gli USA.

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8.3 Alle elezioni del 1932 fu eletto Roosevelt, che aveva obiettivi democratici e di giustizia. Diede il nome di
New Deal al suo programma, basato su provvedimenti per uscire dalla crisi e su un nuovo programma civile
ed ideale. La prima novità fu l’intervento dello stato nella vita economica, poi l’abbandono dei pilastri
dell’economia tradizionale, il pareggio del bilancio con una spesa pubblica ampia, finalizzata a sussidi diretti
per categorie di cittadini svantaggiati, ma anche a opere pubbliche che davano lavoro ai disoccupati.
Roosevelt portò avanti il programma grazie anche alla propaganda. Il provvedimento più significativo fu il
National Industrial Recovery Act, finalizzato a fornire incentivi all’industria. Da un lato prevedeva la
regolazione del mercato e delle relazioni sociali per moderare la concorrenza tra le imprese, dall’altro
varava un piano di lavori pubblici. Permise anche ai lavoratori di organizzarsi, eleggere i propri
rappresentanti. Furono ridotte le ore di lavoro e fu importo un salario minimo. Un’altra innovazione fu la
creazione del corpo civile per la conservazione della natura. Un’altra legge prevedeva l’aumento dei prezzi
agricoli. Per rilanciare il consumo, gli USA svalutarono il dollaro, favorendo il commercio. Fu riorganizzato il
sistema bancario. Roosevelt avviò una serie di riforme a carattere sociale: fu creata l’assistenza ai
disoccupati e vennero sanciti la libertà di organizzazione dei lavoratori e i diritti sindacali. Sicuramente
riuscì a rimettere in moto gli USA, facendo diminuire la povertà. Keynes, rappresentante del tesoro
britannico, attuò delle politiche che sarebbero state fondamentali fino all’altra grande crisi del 1970, alla cui
base vi era la convinzione che lo stato avesse il ruolo di contenere le spinte distruttive del sistema. Per lui,
le cause della crisi erano l’incapacità di assorbire la totalità dei beni prodotti, la soluzione diveniva quella di
rendere razionale la domanda con tutti i mezzi facendo aumentare i salari, con l’erogazione di denaro come
sussidio ai disoccupati.
8.4 Come già abbiamo detto, la crisi colpì tutti gli stati, facendo diminuire il volume degli scambi
internazionali. Questo ebbe effetti negativi anche sui paesi poco sviluppati. Tutti gli stati iniziarono a
svalutare le proprie monete. La decisione di Mac Donald in Inghilterra per la svalutazione della sterlina
ebbe un significato epocale, segnando la fine di un’era. D’altra parte, si riorganizzò il sistema capitalistico e
ci fu una maggiore articolazione dei gruppi sociali: da un lato ci fu la crescita del ceto medio, dall’altro ci fu
il declino dei piccoli proprietari terrieri. Aumentò poi l’urbanizzazione.
8.5 Il cinema divenne una vera e propria industria. Anche esso risentì della crisi del 29, ma la superò grazie
a Roosevelt. Si passò dal bianco e nero al colore. Si sviluppò dopo la crisi un cinema d’evasione, nel quale si
impose il genere del musical. La comicità di Chaplin si basava su una critica alla società moderna,
all’alienazione e allo sfruttamento dell’uomo (tempi moderni). Molti erano i film sul capitalismo americano.
Anche per quanto riguarda la letteratura i temi erano gli stessi, si parlava di problemi sociali e di decadenza.

CAPITOLO 9: Il nazismo in Germania


9.1 La Germania dopo la crisi ebbe un nuovo tracollo. La produzione industriale scese e l’agricoltura si
ritrovò in una crisi pesantissima. Alle elezioni del 1928, la NSDAP era un partito minore ma, erano tornati
alla guida del governo. Se si voleva continuare a dare sussidi ai disoccupati bisognava alzare le tasse, se
invece esse volevano essere abbassate, bisognava lasciare indifesi i disoccupati. Il presidente Hindenburg
diede l’incarico a Heinrich, che si dimise. Furono indette nuove elezioni che videro l’affermazione dei
nazionalsocialisti, la NSDAP divenne il secondo partito, il cui successo fu dovuto ai milioni di giovani che
votarono per la prima volta. Hitler avrebbe preso il potere con un partito interclassista.
9.2 Le origini del razzismo e dell’antisemitismo risalivano all’800/900. Il nazionalsocialismo trasse le proprie
origini da quei gruppi che prima della guerra avevano costituito un fronte nazionalpatriottico organizzando
una società segreta per combattere la “congiura giudaico-massonica”. Da essa proveniva Rosenberg,
l’ideologo del razzismo, che introdusse i Protocolli dei savi di Sion, in cui sosteneva che ci fosse una
cospirazione ebraica internazionale. Fu con i volumi di Hitler che l’ideologia della NSDAP si diffuse. Il suo
ragionamento si basava sulle differenze tra razze. La sua razza era quella Ariana, i cui caratteri si
ritrovavano nei popoli nordici e soprattutto in quello tedesco. Il primo obiettivo per la nazione tedesca era
quello di cacciare i propri nemici, ovvero gli ebrei e tutti gli oppositori, per poi respingere il Trattato di
Versailles, recuperando i territori a est. Non riguardava solo le razze, pensava anche che a capo del governo
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ci dovesse essere la persona migliore della nazione, e la decisione per la sua elezione non doveva spettare
al popolo. A fronte del perfezionamento della macchina organizzativa ci stava da un lato l’incapacità dei
partiti borghesi di contrastare la sua violenza, dall’altro, la divisione tra socialdemocratici e comunisti. Gli
organismi comunisti mettevano sulla stessa linea politica il fascismo e la socialdemocrazia. Quest’ultima fu
infatti considerata l’ostacolo della rivoluzione.
9.3 Dopo le elezioni del 1930, Bruning tornò alla guida del governo, riducendo i salari e imponendo nuovi
tributi, ma senza ottenere risultati. Al contrario, ci fu una crescita dei disoccupati e di scioperi. Aumentò
l’ostilità verso la repubblica. Si incontrarono i rappresentanti dell’opposizione nazionale, dando vita a un
fronte comune, chiedendo una politica nazionale più energica e il riarmo della Germania. Hitler riuscì a
stringere amicizia con molti imprenditori, aumentando i propri voti alle elezioni. Con le dimissioni di
Bruning come vicecancelliere, il ruolo sarebbe spettato a Hitler, ma rifiutò. Un gruppo di imprenditori, più
avanti, consegnò al presidente un appello perché il potere fosse dato a Hitler. Nel 1933 divenne allora
cancelliere del Reich.
9.4 Le tappe della costituzione della dittatura e della distruzione della repubblica e della costituzione di
Weimar furono rapidissime. Con la violenza venne abolita qualsiasi libertà. La prima mossa di Hitler fu
convincere Hindenburg a sciogliere il Reichstag e indire nuove elezioni. Goring, un suo collaboratore, creò la
polizia segreta (GESTAPO) e creò il primo campo di concentramento per gli oppositori. La settimana prima
delle elezioni fu incendiata la sede del Reichstag, i nazisti diedero le colpe ai comunisti. In realtà l’incendio
era stato organizzato dagli stessi nazisti. Furono così arrestati numerosi comunisti e fu emanata l’ordinanza
presidenziale che legalizzava le limitazioni di libertà. Nelle elezioni la NSDAP non ottenne la maggioranza.
Nella prima riunione del Reichstag, Hitler fece votare la legge per i pieni poteri, e solo i socialdemocratici
votarono contro. Il 7 aprile fu emanata la legge sulla riorganizzazione della burocrazia, con la quale furono
allontanati dalle pubbliche amministrazioni, tutti i funzionari che non fossero graditi dal governo o non
risultassero di razza ariana. Lo stesso giorno furono dichiarati deceduti tutti i governi regionali e abolito il
principio elettivo. Furono sciolte le organizzazioni sindacali e il 12 novembre, sciolti tutti i partiti, si svolsero
le elezioni: la NSDAP ottenne il 92% dei voti. Ormai erano state distrutte tutte le basi della Repubblica di
Weimar. Nella seconda metà del 1934 Hitler aveva conquistato totalmente il potere. Sotto il comando di
Rohm, le SA avevano raggiunto numeri altissimi di uomo e si mettevano in contrasto con l’esercito. Nella
notte del 30 giugno 1934 ci fu la notte dei lunghi coltelli, durante la quale ci furono moltissime vittime dello
stato maggiore, massacrati dalle SA, per rovesciare il Fuhrer. Con la morte di Hindenburg, Hitler prese
anche la carica di cancellerie e di presidente, anche se quest’ultimo verrà sostituito da Fuhrer.
9.5 Solo chi era di sangue tedesco poteva essere membro della comunità. Qualsiasi potenziale nemico del
Reich veniva denunciato per non correre il rischio di essere denunciati. I primi ad essere esclusi furono gli
ebrei. Con le leggi di Norimberga del 1935, fu revocata la cittadinanza a chi non apparteneva alla razza
ariana. Di conseguenza furono proibiti i matrimoni che non fossero tra ariani. Dopo l’uccisione a Parigi di un
ufficiale dell’ambasciata tedesca per mano di un ebreo, furono scatenate violenze in tutta la Germania, in
quella che sarà ricordata come la notte dei cristalli, durante la quale sono state incendiate sinagoghe,
negozi, uccisi ebrei e rinchiusi nei campi di concentramento. Gli ebrei ebbero il divieto di frequentare le
scuole tedesche, di avere passaporto e patente, e di apparire in pubblico senza la Stella di David. Il
razzismo riguardava anche i cittadini considerati inferiori: malati, omosessuali, prostitute e rom. Essi erano
ritenuti “ibridi” in quanto facevano parte della razza ariana, ma mescolata con altre. Nel 1940 iniziò la
deportazione ad Auschwitz, dove venivano identificati con un triangolo nero. Qui, rom e bambini, venivano
utilizzati per fare degli esperimenti. Gli omosessuali veniva perseguitati perché i tedeschi volevano
mantenere la razza pura, vennero emanate leggi contro l’aborto e contro l’omosessualità. La svolta contro
gli omosessuali avvenne con l’uccisione di Rohm, omosessuale. Venne dichiarato punibile anche il desiderio
di andare con persone del proprio sessò. Nei campi di concentramento, gli omosessuali erano identificati
con un triangolo rosa. Sempre per creare una razza pura, venivano escluse le donne. Il loro compito era

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quello di procreare per mandare avanti la stirpe. Non doveva lavorare e doveva favorire la natalità, fu per
questo vietato l’uso dei contraccettivi, portando alla diffusione di malattie.
9.6 Tra il 1933 ed il 1936 fu completata l’impalcatura giuridica, organizzativa e istituzionale. Fu istituita la
suprema corte popolare per i delitti di alto tradimento e si aggiunsero i tribunali del popolo, per giudicare
gli antinazisti. La GESTAPO venne sostituita alla SS. Anche ogni opposizione nell’ambito del cinema, della
letteratura e del teatro venne eliminata. Il patrimonio culturale della nazione venne distrutto. Ci fu la
creazione di un apparato di organizzazione delle masse che fu più articolato del fascismo italiano, grazie ai
mezzi di comunicazione. Fu creato il ministero per la propaganda e l’educazione del popolo tedesco. Per il
controllo della cultura fu istituita la camera della cultura del Reich. Tra i mezzi di comunicazione, i più
importanti furono la radio, il cinema ed il teatro. La scuola e l’università furono nazificate, ovvero i
programmi scolastici furono rivisitati e furono introdotte materia come “scienza razziale”. Lo sport divenne
uno degli sport fondamentali. La Gioventù hitleriana divenne l’unica organizzazione giovanile consentita. Le
ragazze invece erano inquadrate nell’unione ragazze tedesche. La chiesa invece fu costretta a sciogliere le
proprie associazioni giovanili e l’appartenenza alla gioventù hitleriana divenne obbligatoria. Fu creata, per il
tempo libero, l’organizzazione Forza attraverso la gioia, che programmava gite e crociere.
9.7 In una prima fase la Chiesa fu favorevole ad Hitler, perché condividevano l’obiettivo della lotta contro il
bolscevismo. La chiesa infatti ottenne riconoscimenti come il diritto di gestire scuole cattoliche, assegnare le
cattedre di teologia nelle università ecc. l’accordo però ebbe vita breve. Molti cattolici infatti vennero
arrestati, perché i loro ideali si scontravano con quelli nazisti. Pio XI nel 1937 emanò l’enciclica Mit
Brennender Sorge con la quale spiegava la vita dolorosa della chiesa a causa del nazismo. Per quanto
riguarda il protestantesimo tedesco, una parte era favorevole al nazismo, un’altra parte non voleva piegare
la propria fede, e diede vita alla Chiesa Confessante, che subì pesanti persecuzioni. L’obiettivo di Hitler era
quello di unificare le chiese regionali in un’unica Chiesa nazionale del Reich, dove fosse conciliato il
cristianesimo col razzismo.
9.8 Per portare fuori la Germania dalla crisi, furono sciolti i sindacati e venne creato il Fronte tedesco del
lavoro, gestito dalla NSDAP. La nuova organizzazione, comprendeva operai, impiegati e datori di lavoro.
Con la legge del 1934 le categorie economiche furono organizzate in 6 settori (industria, artigianato,
commercio, banche, assicurazioni, energia) all’interno della camera dell’economia del Reich. Hitler non
aveva un programma economico preciso, ma pensava che la unica via d’uscita fosse il riarmo. Introdusse
allora la leva obbligatoria. Questo però fece aumentare le spese del paese. Le misure contro la
disoccupazione ci furono e il governo cercò di aiutarli più che poteva. Fu poi avviato un piano di
riorganizzazione delle campagne: sospensione dei debiti degli agricoltori, sostegno attraverso l’aumento dei
dazi, creazione della corporazione nazionale dell’alimentazione (per sottoporre sotto controllo le attività
agricola). Fu varata poi la legge sull’ereditarietà dei poderi, che eliminava le forme di successione
egualitaria tra gli eredi. Il paese cominciò a riprendersi. Nel 1936 fu varato il piano quadriennale, che
avrebbe reso la Germania indipendente dalle importazioni industriali e agricole. A questo fine, l’obiettivo fu
quello di preparare un’economia di guerra: con l’espansione della Germania fu garantita l’espansione dello
spazio vitale, e quindi della base di rifornimento delle materie prime e di alimentazione per il popolo.
9.9 Con la Seconda Guerra Mondiale la Germania venne divisa in due stati, uno filoccidentale e uno
comunista e filosovietico. Mentre il fascismo veniva considerato un fatto nazionale, il nazismo era
considerato mondiale. Una terza fase, fu caratterizzata dal concorrere di nuove metodologie: quella
funzionalista, che spostò il centro delle ricerche sul sistema di alleanze che aveva unito il movimento
nazionalsocialista ai tradizionali detentori del potere economico, e quella della nuova storia sociali, che
inserì Hitler nel quadro della storia della Germania. Secondo lo studioso Mosse, la nuova politica fascista e
nazista aveva origine nell’idea di sovranità popolare del XVIII secolo. Era insomma un modo di organizzare le
masse, ritenne il “totalitarismo” un concetto generale. Un altro dibattito è quello tra nazismo e comunismo.
Per alcuni studiosi infatti il sistema dei campi di concentramento dell’URSS aveva preceduto quello tedesco,
sia cronologicamente che come modello di riferimento.

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CAPITOLO 10: Gli anni Trenta fra totalitarismi e democrazie
10.1 Dal 1933 il fascismo divenne una forza mondiale. Si diffuse anche al di là dell’Europa. L’unica nazione
europea che non conobbe dittature fu la Cecoslovacchia. In Spagna si era affermato il regime autoritario di
Primo de Rivera ed era nato ora un movimento politico di destra, la Falange, che stabilì rapporti stretti col
fascismo. In Portogallo ci fu il regime di Salazar. In Austria si formò il governo di orientamento autoritario
che attuò una politica ostile sia ai socialdemocratici sia ai nazisti. Dollfuss ottenne il sostegno di Mussolini.
Nel 1934 fu varata la costituzione a carattere autoritario, che annullava il pluralismo politico e i nazisti
austriaci tentarono di annettere il paese alla Germania, fallendo e Dollfuss morì.
10.2 La crisi del ’29 ebbe effetti terribili anche in Italia. Il primo provvedimento adottato per affrontarla fu la
riduzione dei salari, questo però portò ad un peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. La crisi si
andò a sommare ai problemi della svalutazione della lira. Per questo l’Italia chiese prestiti alle banche
americane. Esse però erano in grave difficoltà, ed era proprio lo Stato a doverle aiutare. Fu creato allora
l’istituto mobiliare italiano e l’istituto per la ricostruzione industriale. Quest’ultimo sostenne le aziende e
operò il salvataggio delle banche. Alla creazione di questi due istituti seguì la nuova legge bancaria che
definì la Banca d’Italia un istituto di diritto pubblico, affidandole il compito di emettere banconote. Un altro
modo per assorbire la disoccupazione fu quello di costruire opere pubbliche e di fare la bonifica delle
paludi. Per quanto riguarda la battaglia del grano, il regime intensificò la propaganda a favore dell’aumento
della produzione cerealicola e istituì consorzi agrari. Nacquero così aziende autonome, enti pubblici, enti
economici ed enti previdenziali. Nel corso degli anni trenta l’Italia conobbe un aumento del ceto medio. La
ripresa quindi non avvenne come voleva il fascismo, cioè attraverso il corporativismo, che però fu al centro
delle riflessioni sulle riviste fasciste, che per le nuove generazioni rappresentava qualcosa di nuovo e
alternativo. Il ministero delle corporazioni fu creato nel ’29, ma solo nel ’35 tutte i settori di lavoro furono
organizzati nelle corporazioni. I loro rappresentati formavano poi il gran consiglio dei fasci e delle
corporazioni, che nel ’39 sostituì la Camera dei deputati.
10.3 Come risposta alla crisi il fascismo iniziò anche una politica di conquista coloniale. Nel corso degli anni
20 essa era consistita nel completamento della conquista della Libia . Fu intrapreso un vasto piano di
colonizzazione e di opere pubbliche. In Africa orientale l’obiettivo rimaneva quello di estendere i
possedimenti oltre le colonie della Somalia e dell’eritrea e di annettere l’Etiopia. Mussolini dopo il
fallimento in Austria, aveva assunto un atteggiamento diffidente nei confronti della politica tedesca e si era
avvicinato alla Francia. Con un accordo, fu stabilito che i due paesi avrebbero agito insieme per impedire
alla Germania l’annessione dell’Austria. Mussolini ebbe mano libera per procedere alla conquista
dell’Etiopia mentre non la ebbe dalla Gran Bretagna, spaventata per l’espansione italiana. In Aprile si svolse
a Stresa una conferenza anglo-Franco-italiana in cui dichiararono di volersi opporre alla Germania nazista. Il
futuro dell’Etiopia però non vi fu trattato e questo silenzio fu interpretato da Mussolini come un
atteggiamento negativo verso i suoi piani. Così nel 1935 le truppe italiane iniziarono l’invasione dell’Etiopia
che si concluse con la conquista della capitale l’anno successivo. Il negus fu costretto alla resa e all’esilio in
Inghilterra. Anche in Libia l’esercito italiano utilizzò la violenza, ma il paese però non fu mai conquistato
completamente, perché la popolazione continuò a ribellarsi. Numerosi furono i massacri per coloro che non
accettavano la guerra in Etiopia. L’Etiopia fu unita alla Somalia e all’eritrea, che andarono a costituire
l’Africa orientale italiana e il re Vittorio Emanuele III fu proclamato imperatore di Etiopia. Così nel 1936
Mussolini dichiarò che l’Italia aveva finalmente ottenuto un proprio impero. L’impresa africana fu
accompagnato dall’ uso della propaganda. In questo periodo il fascismo ottenne l’apice del consenso. La
SDN subito dopo le operazioni militari in Etiopia, condannò l’Italia in quanto paese aggressore di un altro
Stato membro dell’organismo e deliberò sanzioni economiche nei suoi confronti. Questa decisione però
accrebbe ancora la propaganda nazionalista e l’Italia riuscì a farsi passare come paese aggredito. Le sanzioni
vennero quindi cancellate. La conquista dell’Etiopia portò un peggioramento dei rapporti con la Francia e la
rottura con gli Stati che avevano adottato le sanzioni, ma allo stesso tempo, l’Italia si avvicinò alla
Germania, che non aveva aderito alle sanzioni e che aveva approfittato della crisi in Etiopia per occupare la

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zona della Renania. Firmarono quindi nel 1936 un accordo con il quale si impegnavano a lottare contro il
bolscevismo. L’anno seguente l’Italia uscì dalla SDN.
10.4 Nel corso degli anni 30 la fascistizzazione della società italiana fu incrementata. Il segretario del PNF
divenne il grande sacerdote del culto del Duce, incaricato di riorganizzare il partito, stabilì il tesseramento
generalizzato e perfezionò la rete capillare che coinvolgeva i cittadini e le cittadine di ogni strato sociale. Nel
1933 fu stabilito dal governo che l’iscrizione al PNF era indispensabile per i concorsi statali e che era
obbligatoria per gli impiegati pubblici. L’obiettivo del fascismo era quello di creare uno stile e una mentalità
fascista: un uomo nuovo. Al posto della stretta di mano, l’esercito utilizzava il passo romano e si utilizzava il
voi anziché il lei. La radio e il cinema furono nel corso degli anni 30 molto più utilizzati per una funzione
propagandistica. La propaganda stessa fu riorganizzata attraverso la creazione di apposite strutture, come il
ministero della cultura popolare, che divenne lo strumento per il controllo e la censura della stampa
quotidiana. Le organizzazioni culturali furono sottomesse a un controllo governativo più rigide e ai docenti
universitari fu imposto il giuramento di fedeltà al re e al regime fascista. Anche la scuola subì un processo di
politicizzazione. Fu avviata una politica a sostegno della natalità e, a differenza della Germania, in Italia la
punibilità dell’omosessualità non era prevista dal codice penale. La donna veniva esaltata, ma allo stesso
tempo doveva essere iscritta alle organizzazioni fasciste e partecipare alle iniziative del regime.
Aumentarono le lavoratrici virgola e poterono insegnare nelle scuole. Ad accelerare il processo di
totalizzazione fu anche il rapporto tra con la Germania di Hitler. Hitler infatti visitò Roma nel 1938. Fu
rafforzata la propaganda di denigrazione contro i figli nati dall’unione di italiani ed etiopi. La politica
razziale fu preceduta dal manifesto degli scienziati razzisti, redatto da alcuni degli scienziati più popolari
del periodo, all’interno si teorizzava l’esistenza delle razze umane. Il gran consiglio del fascismo emanò nel
1938 le leggi razziali: gli ebrei furono esclusi dal servizio militare dalle cariche pubbliche e da tutte le
amministrazioni. Il conflitto tra il regime la chiesa che si era manifestato all’inizio degli anni 30 si accrebbe
all’indomani di questi provvedimenti. Molti furono gli ebrei che persero il lavoro o che vennero esiliati.
Dalla scuola e dall’università furono tolti i manuali di autori ebrei e gli scrittori ebrei furono proibiti.
10.5 Anche per l’unione sovietica l’avvento di Hitler fu un problema. Dal punto di vista interno questi
furono gli anni che gli studiosi definirono “del grande terrore”. Stalin crea una dittatura feroce e il paese è
sottoposto a un controllo totale. Proclamò come unico erede Lenin, e Stalin divenne il capo del partito
comunista. Tutti dovevano glorificarlo, anche l’arte, la letteratura e il cinema. Nella convinzione che solo
facendo dell’URSS una grande potenza sarebbe stato possibile consolidare il socialismo, era stata avviata la
politica di industrializzazione. Le risorse disponibili furono concentrate nell’industria pesante e la
manodopera fu mobilitata anche a livello di propaganda. Il paese passò così da paese agricolo a moderno
stato industriale. Anche l’agricoltura fu riorganizzata: furono soppresse le aziende contadine individuali e
riunite in grandi aziende agricole collettive. A questa collettivizzazione si opposero i contadini. Contro
coloro che si lamentavano fu scatenata una durissima repressione. La situazione peggiorò a seguito della
carestia, che mise a dura prova alle condizioni della popolazione e l’economia del paese. Le industrie
furono costruite in tutto il paese e si fecero grandi passi avanti per quanto riguarda la lotta contro
l’analfabetismo e l’istruzione superiore. Nel 1934 venne ucciso un suo collaboratore, così iniziò il periodo
delle grandi purghe, durante il quale i cittadini furono costretti a confessare colpe inesistenti e a essere
uccisi. Trockij, aveva fondato la quarta internazionale opponendosi a Stalin, che venne ucciso nel 1940. Nel
corso degli anni 30 i gulag, istituiti da Lenin, ampliarono la loro struttura organizzativa: vi era la necessità di
mantenere vivo il terrore politico. I massacranti ritmi di lavoro, la fame e il freddo furono le principali cause
di mortalità dei detenuti. Le donne erano condannate nella grande maggioranza per reati comuni e
dovevano subire violenze fisiche e sessuali.
10.6 L’atteggiamento di Hitler iniziò a spaventare l’unione sovietica che cominciò a rivedere la propria
politica estera. In primo luogo si avvicinò alle democrazie occidentali e strinse un patto di assistenza con
Francia e Cecoslovacchia. In secondo luogo incoraggiò politiche unitarie tra comunisti e socialisti,
particolarmente in Francia e Spagna. In Francia gli effetti della crisi furono meno gravi, ma durarono molto.

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Si rafforzarono qui i movimenti di destra che scatenarono violente campagne contro la corruzione del
regime parlamentare. Nel 1934 la destra filofascista tentò un assalto al Parlamento, ma fu bloccata dalle
forze dell’ordine. La reazione fu uno sciopero generale che paralizzò tutto il paese. Si verificarono
cambiamenti all’interno dell’internazionale comunista, il cui segretario attuò una politica di rinnovamento
dell’organismo, abbandonando parole d’ordine che avevano portato alla contrapposizione tra comunisti e
forze antifasciste. Dimitrov definì il fascismo come una dittatura terroristica aperta e affermò che per
batterlo occorreva costruire intorno alla classe operaia un blocco sociale alternativo, dando vita a un fronte
unitario. Vi fu inoltre una mobilitazione internazionale dalle forze antifasciste in difesa della pace. La
Spagna, dopo la dittatura di primo de Rivera, visse in pochi anni grandi sconvolgimenti politici: ci fu la
vittoria elettorale dei repubblicani e della sinistra, che portò alla proclamazione della Repubblica. Due anni
dopo invece, vinse il blocco di centrodestra, che smantellò le riforme del governo precedente.
Successivamente si affermò la coalizione del fronte popolare e del partito operaio di unificazione marxista.
In Francia, il fronte popolare, composto da socialisti, comunisti e radicali, si affermò sulla destra. Fu
costruito allora un governo di coalizione e ci si aspettava una grandi rinnovamenti e grandi riforme sociali.
In questo periodo si pensò che il fascismo e la guerra potessero essere fermati. Il fronte popolare diede un
carattere fortemente antifascista al proprio governo, attuando una politica riformatrice nei confronti dei
lavoratori e stabilendo accordi con i sindacati: aumento dei salari, 15 giorni di ferie all’anno. Contro questa
attività riformatrice iniziò però a crescere la reazione delle classi imprenditoriali, caratterizzata dalla fuga di
capitali all’estero e crollo degli investimenti. Con la svalutazione del Franco non ci fu nessun effetto
positivo.
10.7 Con la vittoria del fronte popolare in Spagna non cessarono le difficoltà. Alcuni generali diedero il via
all’insurrezione e il generale Francisco Franco prese il comando dell’armata d’africa in Marocco. Per
trasportare l’esercito dall’africa alla Spagna, il generale Franco chiese aiuto Mussolini e Hitler, chiedendo di
fornirgli aerei da trasporto. La Germania inviò soprattutto aerei e mezzi, mentre l’Italia assicurò non solo
armi e militari, ma anche un corpo di spedizione. Da quel momento l’esito della guerra cambiò: le truppe
guidate da Franco iniziarono la loro avanzata e si congiunsero con quelle che avevano conquistato il nord
ovest, nelle zone controllate dai militari golpisti l’opposizione fu repressa con grande violenza. Si iniziò a
diffondere tra i sostenitori delle nazionalismo il mito della reconquista. L’unione sovietica fu l’unica nazione
a intervenire in difesa della Repubblica spagnola, invece Gran Bretagna e Francia si astennero. Il nuovo
governo spagnolo formato da una coalizione di socialisti, comunisti, liberali e anarchici, trasformò le milizie
repubblicane in un esercito regolare, costituendo 21 Brigate. Saranno queste Brigate a respingere
l’offensiva tentata da Franco a Madrid. Il messaggio di Carlo Rosselli in Spagna fu ritenuto un pericolo del
regime fascista. Rientrato in Francia, fu raggiunto su ordine di Mussolini e ucciso insieme a suo fratello.
Nella Spagna repubblicana fu avviato un processo rivoluzionario: furono istituiti comitati operai e tribunali
del popolo, le campagne vennero collettivizzate. Queste trasformazioni coinvolsero anche le donne. Tra le
forze del fronte popolare (socialisti moderati, comunisti e repubblicani / estrema sinistra), si accesero
polemiche in merito al fatto che la rivoluzione proletaria dovesse continuare o finire. Anche in Spagna ebbe
inizio il violento attacco dei comunisti contro gli anarchici. Questi tragici avvenimenti portarono alla
formazione di un nuovo governo che escluse gli anarchici. L’odio contro la chiesa cattolica, schierata dalla
parte dei generali golpisti, si espresse da parte delle truppe repubblicane con violenza: furono distrutte le
chiese. L’avanzata delle truppe franchiste venne vista anche dall’attacco alla città di Guernica, riprodotta
poi in un dipinto da Pablo Picasso. Dopo aver spezzato in due le zone controllate dai repubblicani, le truppe
guidate da Franco entrarono a Barcellona, dove c’era la sede del governo della Repubblica. Allo stesso
tempo, Francia e Gran Bretagna riconobbero quello di Franco come un governo legittimo. Il 30 Marzo 1939
Madrid cadde nelle mani del generale, così iniziò la dittatura di Francisco Franco che finirà alla sua morte,
nel 1975. La guerra civile spagnola da un lato segnò la stretta dell’alleanza tra Germania nazista e Italia
fascista, dall’altro lato rafforzò la politica unitaria da parte delle forze antifasciste.

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10.8 Il fascismo arrivò anche in Giappone. Dopo la prima guerra mondiale, Il Giappone era molto sviluppato
economicamente. Tuttavia, l’economia risentì delle contraddizioni conseguenti al fatto che la produzione
industriale superava la capacità di assorbimento del mercato interno. Dal punto di vista politico il quadro
nazionale era dominato da contrasti. Con l’avanzata delle sinistre si verificò il rafforzamento della destra
nazionalista, che mise sotto accusa il sistema parlamentare, ritenuto fattore di debolezza. La base
ideologica della destra era costituita dal militarismo e da una particolare forma di imperialismo, il
panasiatismo, il cui obiettivo era di restituire l’Asia agli asiatici e di espandere il dominio del Giappone sul
continente. Nel 1931 ebbe inizio l’invasione della Manciuria, che l’anno dopo venne separata dalla Cina e
trasformata in uno stato indipendente. L’esercito procedette all’occupazione della Mongolia e dopo che la
SDN denunciò il comportamento del Giappone illegale, uscì dall’organismo internazionale. Nel 1937
scoppiò la guerra con la Cina, fu un conflitto segnato da violenze. Sul fronte interno, dopo un tentativo di
colpo di Stato da parte degli ufficiali radicali, il governo soppresse gli ultimi residui di democrazia
parlamentare e sciolse tutti i partiti. Fu avviato un tipo di fascistizzazione e il regime giapponese si basò
sulla combinazione di autoritarismo politico e di aggressività militare, non avendo una figura dittatoriale
permanente. Il Giappone intanto si era avvicinato alla Germania hitleriana, con la quale firmò a Londra il
patto anticomintern, rivolto all’internazionale comunista, ovvero l’unione sovietica. L’anno dopo anche
l’Italia aderì a questa nuova alleanza.
10.9 Tra il primo conflitto mondiale la metà degli anni 20 la Cina era stata segnata dalle guerre dei generali
per il possesso di Pechino. Il paese si divise in 2: la parte settentrionale dominata dai militari e quella
meridionale con un governo democratico e nazionalista. Dopo la prima guerra mondiale in Cina nacque un
movimento di protesta che segnò l’esigenza di un radicale rinnovamento e di una rottura con la cultura
tradizionale. Nacque così nel 1921 il partito comunista cinese. A seguito del crescere della miseria nelle
campagne si svilupparono delle lotte dei contadini, sostenute dai comunisti, e si costituì la Repubblica
sovietica cinese e furono presi provvedimenti innovativi nella lotta alla disoccupazione all’analfabetismo e
per i diritti civili. Questo aumentò il successo dei comunisti. Nel 1930 fu costituita l’armata rossa che tentò
di abbattere il potere. Con l’inizio della penetrazione giapponese e poi della guerra iniziarono le campagne
di annientamento contro i comunisti per poi riallearsi con loro per dare vita a una coalizione anti nipponica.
10.10 Anche per l’America Latina la crisi del 1929 ebbe conseguenze molto pesanti, questo perché
l’economia si basava sull’esportazione di materie prime e sull’importazione di manufatti. Non essendo più
in grado di pagare i debiti contratti con le potenze straniere, abbandonarono il liberismo economico e
adottarono il protezionismo, la crisi economica coinvolse quindi il piano politico. Il Cile sperimentò un
governo di fronte popolare. Caratteristica delle dittature sudamericano fu il sostegno dei militari e il filo
fascismo. L’Argentina, per l’incapacità del governo di affrontare le conseguenze della crisi, vide l’
impossessarsi del potere con un colpo di Stato da parte di una coalizione di militari. Anche nei paesi del
centro America furono instaurati regimi dittatoriali, in Messico invece, dove i tentativi di pacificazione
furono bloccati, rimase il problema della riforma agraria, perché le terre che i contadini avevano rivendicato
rimanevano nelle mani dei vecchi proprietari. Nel 1934 venne varata la riforma agraria. Durante la
Presidenza di Cardenas, il Messico diede il proprio appoggio militare alla Repubblica spagnola contro i
franchisti.
10.11 Le masse furono il risultato di una società atomizzata. L’individuo era caratterizzato dall’isolamento.
Sono state presenti anche in Italia molte riflessioni sul fatto che il fascismo potesse essere ritenuto un
regime totalitario o meno. Si poteva parlare, secondo alcuni, di totalitarismo di destra per il nazismo e
totalitarismo di sinistra per il fascismo. Gli studiosi nel corso degli anni sono arrivati alla conclusione che il
fascismo avesse una natura totalitaria. Il senso del fascismo era quello di creare un uomo nuovo che fosse
integralmente fascista. La distinzione quindi tra i due regimi totalitari andava cercata nella diversità dei
modi seguiti per conquistare il potere: i totalitarismi di sinistra sono nati da movimenti che avevano nei loro
programmi ideali valori positivi come la libertà l’uguaglianza la democrazia. Il fascismo fu considerato un
fascismo imperfetto, il nazismo un fascismo perfetto.

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CAPITOLO 11: La seconda guerra mondiale (1939-1945)
11.1 Il contesto internazionale determinatosi nel corso degli anni 30 preludeva allo scoppio di un conflitto,
e le alleanze stabilite da Hitler con l’Italia e col Giappone facevano sì che egli potesse procedere a
espandersi. Dopo aver rafforzato il governo con uomini di partito a lui legati, e avere assunto il comando
delle forze armate, Hitler riprese il progetto di espansione a cui Mussolini stavolta non si oppose. Le truppe
tedesche invasero l’Austria senza trovare resistenza. Essa divenne una provincia del Reich e iniziò
l’eliminazione degli oppositori e la persecuzione della popolazione ebraica. Le altre potenze europee, Gran
Bretagna e Francia, non riuscirono a fermarlo. In Gran Bretagna infatti il primo ministro seguì una politica
detta di pacificazione, volta a creare un accordo con la Germania e con l’Italia, sulla convinzione che Stalin
fosse più pericoloso di Hitler. Nel 1938 si svolse a Monaco una conferenza. Hitler, sostenuto da Mussolini,
ottenne l’autorizzazione a occupare i Sudeti, a patto che la Cecoslovacchia rimanesse indipendente. Da qui
l’escalation hitleriana fu inarrestabile. Violando i patti, Hitler invase la Cecoslovacchia. Il suo vero obiettivo
era l’invasione della Polonia e la conquista dello spazio vitale a est. Mussolini allora decise di procedere
all’occupazione dell’Albania di cui Vittorio Emanuele III fu proclamato il re, per avere una base nei Balcani
in vista di un’ulteriore espansione tedesca. Italia e Germania formarono un patto di alleanza, il patto
d’acciaio nel 1939, che prevedeva che se una delle due nazioni fosse stata trascinata in guerra, l’altra si
sarebbe posta al suo fianco come alleata, nonostante l’Italia non fosse pronta a un conflitto. Gli inglesi
avviarono un’azione diplomatica con l’unione sovietica. Hitler aveva fatto trattative segrete con
quest’ultima. Nel 1939 il ministro degli Esteri sovietico e quello tedesco firmarono un patto di non
aggressione e un accordo segreto di spartizione della Polonia e degli Stati del Baltico. Il legame tra due
nazioni così distanti fu un trauma per tutto il mondo e in particolare per il movimento comunista, che si
trovò spiazzato dalle politiche unitarie antifasciste. Ora il nemico principale di Stalin non era più il fascismo,
ma l’imperialismo anglo-francese. Fu in seguito all’ accordo con l’unione sovietica che Hitler poté procedere
nel suo piano di espansione ed il 1 settembre 1939 invase la Polonia. Il 3 settembre Francia e Gran
Bretagna dichiararono guerra alla Germania. Inizia così la seconda guerra mondiale.
11.2 La guerra si caratterizzò subito come guerra lampo, infatti la Germania nei primi mesi non incontrò
resistenza. La Polonia nel giro di poche settimane cessò di esistere e il 28 settembre i tedeschi e i russi si
accordarono sulle rispettive zone di occupazione. L’Italia, non in grado di partecipare al conflitto, e non
essendo stata messa al corrente delle trattative con l’unione sovietica, non entrò in guerra. Mentre sul
fronte occidentale l’esercito francese rimaneva attestato dietro le difese della linea Maginot, sul fronte
orientale i sovietici imposero ai paesi baltici un patto di mutua assistenza, invasero la Finlandia che si era
rifiutata di firmarlo. Il Terzo Reich cominciò ad avanzare verso nord, travolgendo Danimarca e Norvegia e
assicurandosi così il controllo del Mar Baltico. Entrarono poi in Olanda, Belgio e Lussemburgo, tutti paesi
neutrali, evitando così le difese della Maginot. Il 10 giugno entra in guerra anche l’Italia. Nel giro di pochi
mesi i tedeschi entrano a Parigi, che crollò e chiese l’armistizio. Il paese fu diviso in 2: il centro nord venne
occupato dai tedeschi e il sud rimase libero, ma asservito al Terzo Reich. Al maresciallo Petain si oppose il
generale de Gaulle che non accettò all’armistizio. Venne allora condannato a morte e si rifugiò a Londra,
dove fu riconosciuto come capo della Francia libera. A meno di un anno dalla guerra gran parte dell’Europa
era sotto il controllo tedesco, ad eccezione dell’Inghilterra, verso la quale Hitler rivolse proposte di pace. Il
governo però era stato affidato a Winston Churchill, che non aveva condiviso la politica debole precedente,
anzi volle contrastare Hitler con la forza. La Germania allora tentò di invadere la Gran Bretagna con
bombardamenti a tappeto per quasi due mesi. Ma gli inglesi inventarono il radar, per questo l’armata aerea
tedesca subì numerose perdite. A differenza della prima guerra mondiale, la seconda non si svolgeva su
campi di battaglia ma nei cieli e colpiva tutti. Intanto negli Stati Uniti Roosevelt era stato eletto per la terza
volta e, pur conservando la neutralità del paese, confermò l’intento di voler assistere i popoli deboli nella
lotta contro il nazismo.
11.3 Di fronte ai successi riportati dall’esercito tedesco, Mussolini aveva deciso di estendere la propria
influenza nella penisola balcanica e in Africa. Il suo intento era quello di condurre una guerra parallela,

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affiancando con proprie conquiste quelle dell’alleato. Il 10 giugno 1940 dal balcone di palazzo Venezia
Mussolini annunciò la dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Gli scontri che si svolsero al
confine con la Francia furono di scarsa entità, e l’Italia non ebbe dall’armistizio nessuno dei territori
rivendicati. L’alleanza tra Germania, Italia e Giappone si rafforzò con la firma del patto tripartito che
prevedeva una spartizione mondiale all’indomani della guerra. All’Italia e alla Germania sarebbe spettato il
dominio dell’Europa e al Giappone quello dell’asia orientale. Per affermare la propria presenza nei Balcani
l’Italia mosse attacco alla Grecia il giorno dell’anniversario della marcia su Roma. I greci respinsero
all’avanzata e gli inglesi colpirono la loro flotta. A salvare la nazione intervenne l’esercito tedesco. Con un
colpo di Stato in Jugoslavia venne deposto il re e fu proclamata la neutralità del paese. Di conseguenza i
tedeschi lo invasero. In Serbia fu creato un governo filonazista e le altre regioni furono spartite tra
Germania, Italia e Bulgaria. Così la Jugoslavia fu sottoposta a un durissimo il regime di occupazione tedesca.
Ci fu una strage di serbi, ebrei e rom allo scopo di rendere omogenea la popolazione: fu il primo caso di
pulizia etnica. Cominciò subito a organizzarsi la resistenza agli invasori ma, le divergenze ideologiche fra i
due gruppi degenerarono in una guerra civile e i serbi finirono col collaborare con l’occupante tedesco.
Dalla Jugoslavia le truppe tedesche arrivarono in Albania e proseguirono verso la Grecia spezzando nella
resistenza. La penisola fu interamente occupata nel 1941 e il paese passò sotto il controllo dell’esercito
italiano, ebbe inizio la resistenza contro gli occupanti, anche questa divisa in due gruppi: uno di ispirazione
comunista e l’altro filomonarchico. L’esercito italiano iniziò alla guerra con pessimi risultati: furono fermati
su tutti i fronti e aiutati dai tedeschi.
11.4 Le sorti della guerra mutarono quando Hitler si volse contro l’unione sovietica. Nel 1941, senza
denunciare il patto di non aggressione, invase l’unione sovietica. Questo sarebbe dovuto avvenire prima,
ma l’esercito tedesco era occupato ad aiutare l’Italia in Grecia. Stalin rovesciò la politica sostenuta fino a
quel momento e incitò la popolazione a fare terra bruciata davanti al nemico, organizzando la resistenza e a
combattere per quella che sarà chiamata grande guerra patriottica. L’esercito sovietico tuttavia era
impreparato, nelle prime settimane dell’invasione subì disfatte gravissime. Quando la Germania attaccò
Leningrado e Mosca, l’esercito sovietico avviò finalmente una controffensiva, sfruttando anche le difficoltà
logistiche incontrate dal nemico col sopraggiungere dell’inverno. L’attacco tedesco fu caratterizzato da una
inaudita violenza, fu una guerra di annientamento, i prigionieri venivano fatti morire di fame. Due milioni e
mezzo furono gli ebrei russi fucilati e uccisi. Il nuovo ordine stabilito dall’esercito tedesco nei territori
occupati si basava sull’ideologia espressa nel Main Kampf, basato sulla convinzione della superiorità del
popolo tedesco e l’inferiorità del popolo ebraico. I paesi occupati dovevano tenere il livello culturale il più
basso possibile e non potevano avere un pensiero proprio. Lo scopo dell’occupazione, non era solo il
dominio militare e lo sfruttamento delle risorse, ma anche la germanizzazione dei territori. I paesi occupati
furono privati di ogni individualità nazionale. I campi di concentramento inizialmente dovevano tenere
reclusi tutti gli oppositori, i nemici del Reich e coloro che erano ritenuti estranei alla comunità popolare.
Durante la guerra però venivano utilizzati per sfruttare la forza lavoro dei prigionieri.
11.5 Nel corso della loro avanzata le truppe del Terzo Reich catturavano gli appartenenti alla popolazione
ebraica. Venivano portati nei campi di concentramento in Germania e in Polonia. Per gli ebrei, inizialmente,
era stato stabilito di rinchiuderli nei ghetti, ma, successivamente, fu decisa la loro eliminazione fisica. Nel
1942 ci fu una conferenza e fu deciso il piano di sterminio. Il numero di ebrei da eliminare era di 11 milioni.
Il metodo era quello di rinchiuderli nelle camere a gas per poi distruggere i loro corpi in forni crematori, in
modo che non rimanesse più nulla. Una drammatica testimonianza della Shoah è il diario scritto da una
giovanissima ebrea tedesca, Anna Frank, fuggita con la famiglia ad Amsterdam, fino a quando la GESTAPO
scoprì il loro rifugio. La principale differenza tra i lager nazisti e i gulag sovietici consiste nella finalità. I lager
costituiscono qualcosa di unico nella storia dell’umanità, lo scopo era quello di eliminare completamente gli
avversari politici. I campi sovietici non erano certo un luogo in cui il soggiorno era gradevole, ma la morte
dei prigionieri non veniva espressamente ricercata, avveniva per incidente, in quanto stavano al freddo e
predisposti a infezioni e alla fatica.

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11.6 Nel 1941 Roosevelt e Churchill, firmano il documento della Carta atlantica. Riprendendo i 14 punti di
Wilson, dichiararono di non aspirare a ingrandire i propri territori, di non voler mutare il territorio, di
rispettare il diritto di tutti i popoli s scegliersi la forma di governo sotto la quale intendono vivere e di
desiderare che i diritti sovrani di autogoverno vengano restituiti a coloro che ne sono stati privati con la
forza. Affermarono infine di voler stabilire la pace, dopo la guerra. Dal documento scaturì la dichiarazione
delle Nazioni Unite. Sul fronte del pacifico l’espansione del Giappone non si arrestava: dopo l’aggressione
alla Cina, approfittarono del crollo della Francia per occupare l’Indocina francese, che provocò un
inasprimento dei rapporti con gli USA. Questi allora sospesero il rifornimento di materie prime
indispensabili alle industrie nipponiche. A dicembre 1941 i giapponesi attaccarono la flotta statunitense
nella base di Pearl Harbor nelle Hawaii. L’11 dicembre Germania e Italia dichiararono guerra al Giappone.
L’unione sovietica, che aveva siglato un patto col Giappone, gli dichiarò guerra solo alla fine, nel 1945. I
giapponesi usarono la violenza e sfruttarono economicamente i territori conquistati.
11.7 Dopo aver minacciato anche India e Australia, i giapponesi furono fermati nel 1942 dagli americani.
Essi attaccarono le isole Salomone, sbarcando a Guadalcanal, per poi conquistare la Nuova Guinea. Sul
fronte sovietico si determinò la svolta della guerra: i tedeschi aveva qui ripreso l’offensiva verso sud e verso
il Caucaso, per raggiungere i pozzi petroliferi del Mar Caspio e del Mar Nero, e a est verso Stalingrado, che
venne attaccata nel 1942. La città resistette grazie agli aiuti dell’Armata Rossa, fino a quando Stalin decise di
lanciare una controffensiva verso nord, che rovesciò la situazione. Nel 1943 un generale tedesco andò
contro il fuhrer e si arrese. Le truppe tedesche iniziarono allora la ritirata. Nella disfatta di Stalingrado fu
coinvolta anche l’Italia in Russia. Nell’estate del 1942 Hitler decise di sferrare una nuova offensiva
avanzando verso l’Egitto. Fu però fermato dagli inglesi e iniziò la controffensiva britannica. Gli americani
sbarcarono in Marocco ed in Algeria. L’anno successivo gli inglesi invasero e conquistarono la Libia e gli
americani la Tunisia. Dalle coste tunisine partì l’attacco all’Italia: il 10 luglio 1943 le truppe anglo-americane
sbarcarono in Sicilia, conquistando l’isola in un solo mese.
11.8 Di fronte alle sconfitte subite, l’Italia si distaccò progressivamente dal regime. La guerra comportava
spese grandissime e la morte di morti soldati. Iniziò a venir meno la fiducia in Mussolini. Si sgretolarono le
istituzioni che avevano dato il potere a Mussolini: chiesa e monarchia, ma anche vertici militari. Quando era
chiaro che il Terzo Reich sarebbe uscito sconfitto dalla guerra, cominciò a intensificarsi l’impegno
diplomatico del vaticano nei confronti degli Stati Uniti in vista di una successione a Mussolini. Si era
riorganizzati i partiti antifascisti, che avevano avviato politiche unitarie. Si riorganizzò anche il partito
socialista italiano e nacquero nuovi partiti. Si costituì la democrazia cristiana. Vi erano anche organizzazioni
di giovani che, inizialmente, avevano creduto al fascismo, ma che poi avevano iniziato a distaccarsi da esso.
Nel 1943 iniziarono numerosi scioperi. Intanto, sul fronte fascista, dopo lo sbarco in Sicilia, l’azione di
allontanare Mussolini iniziò a farsi pressante. Un bombardamento colpì la capitale e questo evento fece
precipitare la crisi interna al regime. Fu presentato un ordine del giorno che toglieva la fiducia a Mussolini.
Si chiedeva che Vittorio Emanuele III ripristinasse la legalità costituzionale e che Mussolini si dimettesse.
Mussolini venne accusato di aver stretto alleanza con la Germania Hitleriana, sulla quale si faceva ricadere
tutta la responsabilità sia per la disfatta militare che per la crisi del regime. Quest’ordine fu approvato e
Mussolini si recò da Vittorio Emanuele III, che accolse le sue dimissioni e lo fece arrestare. Il fascismo era
caduto ma la guerra non cessava. Vennero sciolti tutti i partiti fascisti. Intanto le truppe tedesche
cominciarono a dislocarsi in tutta la penisola, non fidandosi dell’alleato. In Sicilia fu firmato l’armistizio.
L’Italia iniziò a essere occupata e Vittorio Emanuele si rifugiò a Brindisi. Le istituzioni militari e civili vennero
lasciate senza ordini. Moltissimi soldati italiani furono fatti prigionieri, solo pochi di loro accettarono di
combattere per l’esercito tedesco.
11.9 L’Italia era un paese sconfitto e spaccato in due. Divenne non alleata degli anglo-americani, e dichiarò
guerra alla Germania. Di fronte alla fuga del re e del governo, le uniche indicazioni alla popolazione vennero
dai partiti antifascisti. Cominciarono a sorgere gruppi di partigiani in tutto il paese. Nella capitale l’esercito
tentò di contrastare l’avanzata tedesca. Un nucleo di paracadutisti tedeschi liberò Mussolini dalla prigione

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sul Gran Sasso, annunciò la costituzione del partito fascista repubblicano e la nascita nelle regioni occupate
dei tedeschi di quella che sarà chiamata a Repubblica sociale italiana. I 19 membri del gran consiglio che
avevano votato contro Mussolini furono processati a Verona e condannati a morte. Nel Mezzogiorno, man
mano che avanzavano gli alleati, la popolazione si ribellava alle truppe naziste. L’arrivo degli alleati però
non portò con sé solo la liberazione dalla violenza fascista, la guerra significava comunque dolore ed
episodi cruenti. Un segretario del partito comunista italiano, Togliatti, fece la svolta di Salerno dando un
nuovo indirizzo all’atteggiamento del suo partito verso il governo Badoglio e la monarchia, indicando come
obiettivo la sconfitta del nazifascismo. Queste indicazioni condizionarono anche le altre forze politiche.
Dopo che il re accettò di nominare luogotenente del Regno il figlio Umberto, si poté formare un nuovo
governo Badoglio composto dagli esponenti dei partiti antifascisti. La capitale pagò duramente
l’occupazione tedesca. Fu organizzata nella capitale un’attività di sabotaggio e di resistenza contro tedeschi
e fascisti. Nel 1944 venne fatta esplodere una bomba al passaggio di un gruppo di soldati. Gli anglo
americani dopo un nuovo sbarco sulle coste laziali risalirono lentamente la penisola fino a liberare la
capitale il 4 giugno 1944. A Roma fu formato un nuovo governo composto dai partiti del CLN e presieduto
da Bonomi. Vittorio Emanuele III lasciò la luogotenenza del Regno al figlio Umberto. Dopo Roma furono
liberate altre città in Toscana. Nel centro nord il CLN assumerà la direzione della lotta armata nell’Italia
occupata. Erano nate intanto diverse formazioni partigiane. Anche le donne furono protagoniste della lotta
partigiana, e fu fondamentale il loro impegno nel lavoro di informazione e collegamento fra i diversi gruppi.
Poche donne raggiunsero ruoli politici di rilievo. L’occupazione tedesca fu segnato da eventi tremendi e da
terribili stragi di cui furono vittime non solo i partigiani, ma anche la popolazione comprendendo bambini e
donne. Dopo la liberazione di Roma le violenze sui civili si intensificarono. Furono creati numerosi campi di
concentramento in Italia e furono deportati circa 8000 ebrei. Contro il nazifascismo nacquero le forze
partigiane che si rifiutarono di combattere al fianco dei tedeschi. Nel caso in cui fossero stati scoperti
avrebbero rischiato la vita. La resistenza ebbe un ruolo di grande rilevanza in Italia, poiché ha permesso alle
persone di uscire da vent’anni di dittatura. Fu difficile poi riorganizzare la milizia, nota col nome di guardia
nazionale repubblicana, ma nonostante ciò risultò un organismo efficiente.
11.10 Nei primi mesi del 1943, si intensificò la propaganda del regime nazista. Tutti i mezzi di propaganda
furono utilizzati al massimo. In Germania, a differenza degli altri paesi occupati, non ci fu una resistenza
organizzata. In particolare dopo la sconfitta di Stalingrado non tutti accettarono passivamente le sorti della
guerra. Ad esempio a Monaco, 5 studenti universitari diedero vita al movimento della rosa bianca, quando
vennero scoperti, vennero decapitati per tradimento. L’opposizione a Hitler andò a rafforzarsi fino ad
arrivare all’organizzazione di un attentato, che però fallì e Hitler rimase solo ferito. Hitler accentuò sempre
di più il potere nelle mani dei suoi fidati collaboratori, accentuando la guerra totale. Proseguivano inoltre
gli incontri degli esponenti della grande alleanza antinazista. Nel maggio 1943 fu sciolta l’internazionale
comunista, come segnale di non interferenza da parte di Stalin nei confronti dei propri alleati. A guerra
conclusa venne stabilito un accordo per la spartizione della Germania. L’unione sovietica avrebbe avuto
mano libera nella penisola balcanica, a eccezione della Grecia, e l’Inghilterra nei paesi dell’Europa
occidentale, compresa l’Italia. Sul fronte orientale l’armata rossa avanzò costantemente, il 6 giugno 1944 gli
anglo americani sbarcarono lungo la costa francese in Normandia, sopraffacendo i tedeschi. Il 25 agosto gli
alleati alle truppe guidate da de Gaulle entrarono a Parigi dove i partigiani avevano già cacciato i tedeschi.
Furono liberate Bruxelles e Anversa e più avanti quasi tutta la Francia e tutto il Belgio. Sul fronte orientale
Varsavia insorse contro i nazisti e i sovietici non intervennero. Nei paesi baltici l’armata rossa occupò
l’Estonia, la Lettonia e costrinse la Finlandia alla firma del trattato di pace. Intanto le organizzazioni della
resistenza accelerarono lo sfaldamento dell’esercito del Reich. Furono liberate la Romania e la Bulgaria
mentre l’Ungheria fu occupata dai nazisti. In Grecia si costituì un governo clandestino di unità nazionale. Le
truppe inglesi nel 1944 sbarcarono nel paese e avviarono la liberazione, sostenute da tutte le formazioni
partigiane. Nel gennaio 1945 l’armata rossa occupò Varsavia. La Polonia, dove il patto tedesco sovietico e la
doppia occupazione subita avevano rafforzato sentimenti anti sovietici, rimase divisa tra due governi: quelli

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in esilio a Londra (moderato appoggiato dall’inglesi) e il comitato polacco di liberazione nazionale a
maggioranza comunista. Nel 1945 i soldati sovietici entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz e
trovarono i resti degli esseri umani. Nel 1945 si svolse in Crimea una nuova conferenza tra Roosevelt
Churchill e Stalin e furono presi gli accordi finali per la guerra. Per la Germania fu stabilita la divisione in
quattro zone di occupazione tra i vincitori, cioè Gran Bretagna, USA, Francia e URSS. Per la Polonia l’unione
sovietica ottenne il riconoscimento del governo integrato da esponenti filo occidentali. Solo a Marzo del
1945 le prime unità anglo americane passarono il Reno e entrarono in Germania. Contemporaneamente gli
anglo americani sfondavano la linea gotica in Italia con l’appoggio dei partigiani. Il paese venne liberato.
Mussolini fu catturato dai partigiani, fucilato e il suo corpo insieme a quello dell’amante fu appeso a testa
in giù. Un tentativo giapponese di rovesciare le sorti del conflitto si era fermato nelle Filippine dove si
svolse la più grande battaglia navale di tutta la guerra. La resistenza nipponica non cedeva a quella
americana e l’ultima risorsa furono i kamikaze. Intanto si svolse l’ultimo incontro tra i tre grandi, nei pressi
di Berlino, ma gli scenari e i protagonisti, oltre Stalin, erano cambiati: a rappresentare gli Stati Uniti non
c’era Roosevelt ma Truman, Churchill fu sostituito da Clement. Nell’ultima conferenza non si riuscì a
trovare una soluzione comune per la Germania che rimane così divisa in quattro zone di occupazione. Dopo
aver intimato la resa, gli americani lanciarono delle bombe su Hiroshima e Nagasaki radendola al suolo. Il
Giappone si piegò alla capitolazione dopo che il presidente Truman garantì la permanenza sul trono
dell’impero dell’imperatore Hirohito. Fu firmato l’armistizio il 2 settembre 1945. La seconda guerra
mondiale fu tra gli eventi più drammatici della storia dell’umanità. Con la costrizione del Giappone alla resa
si chiude la seconda guerra mondiale.
CAPITOLO 12: La guerra fredda e la contrapposizione tra i due blocchi dal 1945 al 1956
12.1 Prima della fine della guerra fu organizzata nella cittadina statunitense Bretton Woods una conferenza
mondiale finanziaria con i delegati di tutti i paesi alleati contro il Patto Tripartito, compresa l’URSS. Le
decisioni che vi furono prese partivano dal presupposto che per ricreare condizioni di vita democratica e
assicurare la pace occorreva intervenire contro le cause di instabilità economica a livello internazionale: fu
proclamata la centralità del dollaro e fu istituito il regime dei cambi fissi. Lo scopo era di evitare il ricorso
alle svalutazioni delle proprie monete, per sostenere le esportazioni e ostacolare le importazioni. Prima la
moneta di scambio era alla sterlina, ma in seguito alla crisi, i paesi occidentali si erano staccati da questo
sistema e, a cominciare dalla Gran Bretagna, avevano abbandonato il regime aureo, svalutando la propria
moretta. Ora veniva ripristinato il Gold Exchange standard, che collocava al centro del sistema monetario
internazionale il dollaro e poneva a carico solo degli Stati Uniti l’obbligo di convertire la propria valuta in
oro. Dal 1950 preso avvio nel mondo occidentale una fase di crescita economica che verrà definita età
dell’oro. Gli accordi presi nella città statunitense furono perfezionati in Georgia, durante una conferenza a
cui l’unione sovietica non partecipò. Furono istituiti due organismi sovranazionali con sede a Washington: il
fondo monetario internazionale, con il compito di promuovere le cooperazione internazionale e lo
sviluppo economico e la banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, che favoriva l’economia
delle aree più arretrate. Fu costituito alla conferenza di San Francesco l’Onu a cui aderirono 50 paesi. Gli
scopi dell’organizzazione erano di mantenere la pace e la sicurezza nazionale e promuovere i diritti
dell’uomo. La sua sede fu stabilita New York.
12.2 Secondo Roosevelt il nuovo ordinamento mondiale avrebbe dovuto comprendere anche l’unione
sovietica. In breve tempo la grande alleanza che aveva determinato la sconfitta del nazifascismo si ruppe e
si trasformò in una contrapposizione. Sconfitto il nemico comune, furono il comunismo e l’unione sovietica
a divenire per i paesi occidentali e per gli Stati Uniti un nuovo avversario. Secondo l’unione sovietica invece,
gli Stati Uniti avrebbero trascinato il mondo in un nuovo conflitto al fine di importare la propria egemonia. Il
primo motivo di contrasto emerse a proposito della Germania, per la quale non fu trovata una soluzione,
ma rimase la decisione della sua divisione in quattro zone occupate dai vincitori. La Germania non avrebbe
avuto il proprio governo, sarebbe stata posta sotto il comando degli alleati. L’unico accordo fra le potenze
fu che la Germania avrebbe dovuto pagare le colpe del nazismo ed essere sottoposto a un processo di

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denazificazione. Fu istituito un tribunale militare internazionale che a Norimberga processò i colpevoli del
nazismo. Furono molti i criminali nazisti che riuscirono a fuggire dall’Europa. Anche l’Austria fu sottoposta a
un regime di occupazione e la città di Vienna fu divisa in quattro zone fino a quando il trattato di pace con
gli alleati nel 1955 abolì ogni forma di controllo. Per quanto riguardava il Giappone, furono processati i
principali responsabili della guerra e il paese perse i territori in Cina, Corea, e fu sottoposto
all’amministrazione americana. Fu elaborata una nuova costituzione redatta dagli americani che lo
trasformò in una monarchia costituzionale introducendo il sistema parlamentare e i diritti fondamentali
dell’individuo. Sul trono rimase l’imperatore Hirohito, ma non aveva alcun potere in governo. Nel 1946 il
partito che ebbe maggiori consensi fu quello liberale e lo stato di occupazione terminò nel 1951 con la
firma del trattato di pace. Nel luglio 1946 si aprì a Parigi la conferenza per i trattati di pace che furono
firmati solo con i paesi che avevano partecipato alla guerra a fianco della Germania e con la Finlandia.
L’unione sovietica mantenne le ex repubbliche baltiche e acquisì la Prussia orientale. Le regioni tedesche
passarono alla Polonia. Questo cambio di confine provocò grandi spostamenti di popolazione. Alcuni paesi
dell’Europa centro-orientale erano ancora sotto l’occupazione dell’armata rossa. Il controllo esercitato
dall’URSS spinse l’ex primo ministro Churchill a parlare di una Cortina di ferro che andava da Stettino, sul
Mar Baltico, fino a Trieste e che divideva l’Europa in blocchi contrapposti: quello sovietico e quello
occidentale. Eccetto che negli Stati Uniti e nella Commonwealth britannica i partiti comunisti costituirono
un pericolo per la civiltà cristiana.
12.3 Nel settembre 1947, in una conferenza in Polonia, fu istituito l’ufficio d’informazione fra i partiti
comunisti e operai con la funzione di coordinamento fra i partiti comunisti di Unione Sovietica, Bulgaria,
Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia, Romania, Ungheria, Francia e Italia. Si tratta della risposta sovietica alla
politica americana e al piano Marshall, e la conferenza segnò un’altra tappa dell’irrigidimento tra i due
blocchi. Il mondo era infatti spaccato in due: da una parte il campo imperialista antidemocratico, sostenuto
dagli stati uniti, dall’altra il campo antimperialista democratico, che aveva il suo pilastro nell’unione
sovietica. Continuava e esserci la paura di una nuova guerra mondiale. L’unione sovietica accentuò il
controllo politico dei paesi che appartenevano alla sua sfera di influenza. I partiti comunisti guidati e
sostenuti dall’URSS vi presero il potere, eliminarono le altre forze politiche e costituirono quelle che furono
chiamate “Repubbliche popolari” del tutto sottomesse all’Unione Sovietica. Il caso più allarmante fu quello
della Cecoslovacchia, qui, dopo le elezioni che avevano dato la maggioranza ai comunisti, si era formato un
governo composto da diverse forze politiche presieduto dal comunista Gottwald. Dopo il rifiuto del piano
Marshall scoppiarono molte proteste e scioperi. Gottwald formò un governo sostituendo i ministri
dimissionari con uomini del suo partito (COLPO DI PRAGA). Fu promulgata una nuova costituzione, che
prevedeva le elezioni di un’unica lista composta da comunisti e loro simpatizzanti. Le successive elezioni si
trasformarono in un plebiscito a favore del Partito comunista e Gottwald divenne presidente.
Precedentemente, in Polonia, dopo le persecuzioni nei confronti del Partito dei contadini, i comunisti, uniti
ai socialisti nel Blocco democratico, avevano vinto le elezioni del gennaio 1947 ed egemonizzato il governo.
Il segretario del partito comunista fu arrestato. In Ungheria il partito comunista aveva avviato la propria
azione per estromettere dalla vita politica il Partito dei piccoli proprietari, che era la componente
maggioritaria del governo. Alle elezioni del 1947 le sinistre, riunite in una coalizione, ottennero la
maggioranza assoluta e comunisti e socialdemocratici si unirono nel partito operaio unificato. In Bulgaria
nel 1946 fu posto fine alla monarchia, Dimitrov sciolse il partito contadino. In Romania il re aveva
rovesciato il governo filonazista delle guardie di ferro e costruito una coalizione anche con comunisti e
socialisti, ma fu costretto ad abdicare. Per quanto riguarda la Germania dell’est il potere rimase centrato
nelle mani di un comunista. In Jugoslavia, dove la Lega dei comunisti possedevano autonomia maggiore
dell’URSS, la costituzione diede carattere federativo al paese, ma il sistema politico assunse una forma
centralizzata. L’obiettivo della Jugoslavia era di svolgere la funzione di potenza regionale e fece il progetto
di una Confederazione con la Bulgaria e l’Albania. Questa iniziativa determinò lo scoppio di contrasti
sempre più aspri, fino a quando la Lega dei comunisti fu espulsa dal Cominform. Intanto l’unione sovietica

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consolidò economicamente i rapporti con i paesi dell’Europa orientale. Quando la Germania entrò nella
NATO l’Urss diede vita a un’alleanza militare che assunse il nome di patto di Varsavia. Nei paesi di
democrazia popolare regnarono chiusura nei confronti del mondo occidentale e repressione di qualsiasi
forma di dissenso, come in Unione Sovietica. C’era quindi la mancanza di libertà e democrazia. In Unione
Sovietica si stava formando una società migliore. Era diventata infatti la seconda potenza industriale del
mondo e anche dal punto di vista militare non era inferiore agli Stati Uniti. Questo provocò uno
spostamento della popolazione nelle città e la crescita del ceto operaio. La chiusura del paese dietro la
Cortina di ferro riguardò anche la cultura: si respinse tutto ciò che veniva dal campo imperialista e che non
osannava il socialismo. Il gulag dopo la guerra ricominciò a espandersi e vi furono internati molti dei
prigionieri sovietici liberati dai campi di concentramento tedeschi. I deportati del gulag furono sottoposti al
lavoro forzato.
12.4 Nel 1949 con la nascita delle due Germania e la firma del patto Atlantico, l’Europa era spaccata in due
blocchi. Con la rivoluzione in Cina si andava ad aggiungere un nuovo paese. Durante la guerra contro il
Giappone La Cina era rimasta divisa in tre parti: le regioni orientali affacciate sul pacifico erano occupate dai
giapponesi, la zona dello Jianxi, dove mai aveva costituito una Repubblica autonoma, era sostenuta dai
contadini divenuti proprietari delle terre in seguito a una riforma agraria, infine il resto del paese è
controllato dal governo nazionalista. Dopo il loro ingresso nel conflitto gli americani sostennero la Cina
nazionalista con gli aiuti economici. Falliti tentativi per arrivare a un accordo fra nazionalisti e comunisti
scoppia una guerra civile che durò quattro anni. L’obiettivo dei comunisti non era solo quello di liberare il
paese dal governo dittatoriale ma anche quello di compiere una rivoluzione abolendo il sistema di
sfruttamento feudale. Per Mao erano i contadini a svolgere il ruolo di classe rivoluzionaria. I successi che i
comunisti ottennero non furono esclusivamente di carattere militare ma furono determinati dal crescere
del consenso nei loro confronti. L’armata rossa di Mao riuscì a sovrastare le truppe dei nazionalisti. Mao
proclamò a Pechino la nascita della Repubblica popolare cinese di cui divenne il primo presidente. Questo
nuovo stato non fu riconosciuto dagli Stati Uniti, che riuscirono a impedire che gli venisse assegnato il posto
di membro permanente del consiglio di sicurezza dell’ONU. Nei suoi primi passi la Cina popolare fu
sostenuta dall’Unione sovietica con la quale strinse un trattato di amicizia. Il paese era prevalentemente
contadino e fu attuata la riforma agraria. Questo fu insufficiente ma rappresentò una prima grande
trasformazione per porre fine alle disuguaglianze nel paese. Importanti interventi furono finalizzati alla
modernizzazione del paese e nel 1954 fu istituita la nuova costituzione che sancì l’uguaglianza giuridica di
tutti i cittadini e la parità fra lavoro intellettuale e lavoro manuale. Venne fatta crescere la produzione
agricola col piano quinquennale, al termine del quale, Mao lanciò la parola d’ordine del grande balzo in
avanti, ovvero della mobilizzazione della manodopera per la costruzione di macchine e mezzi tecnici.
Questo grande balzo però non raggiunse gli obiettivi fissati, i raccolti calarono e la fame provocò morti.
12.5 Negli anni dopo la guerra, gli Stati Uniti furono caratterizzati da una maggiore crescita economica. Si
verificavano l’espansione dell’industria e lo sviluppo dei servizi. L’occupazione femminile crebbe del 50%. La
civiltà dei consumi di massa si era ormai pienamente affermata in tutto il paese e fu introdotta nel 1950 la
prima carta di credito. Fu ripristinata la commissione di indagine della Camera dei deputati sulle attività
americane, la quale aveva provato una legge che permetteva di perseguire chiunque facesse professione di
idee comuniste. Nel 1947 la commissione diede avvio alla caccia alle streghe. Nel mondo dello spettacolo
10 si rifiutarono di partecipare e furono denunciati. Vittima del questo clima fu Charlie Chaplin.
All’indomani della vittoria dei comunisti in Cina Gli Stati Uniti si sentono ancora più in allarme e la
contrapposizione tra i due blocchi conobbe una fortissima tensione. Dopo la fine della guerra mondiale, La
Corea, era stata occupata nella parte meridionale dagli americani e in quella settentrionale dai sovietici. Il
paese fu diviso in due aree di influenza che divennero due Stati: al sud la Repubblica democratica sotto il
controllo degli Stati Uniti, al Nord la Repubblica popolare sotto il controllo sovietico. Ciascuno dei due Stati
rivendicava l’intera penisola e con questo obiettivo i nord coreani invasero il sud. Il conflitto finì con il
coinvolgere direttamente le nazioni che si fronteggiavano a livello internazionale. Il Consiglio di sicurezza

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dell’ONU condannò la Corea del nord e approvò la formazione di un contingente internazionale per
respingere l’aggressione. Questo, formato solo delle truppe americane, respinse i nord coreani
conquistando tutta la penisola. L’unione sovietica sostenne la Corea del nord con aiuti economici e la Cina
inviò le proprie truppe costringendo gli americani alla ritirata. Mac Arthur chiese i pieni poteri per
bombardare la Manciuria ma Truman, optando per una politica più prudente, non li accordò e rimosse Mac
Arthur dall’incarico. L’opinione pubblica americana invece si schierò con il generale e lo accolse
trionfalmente al suo ritorno negli Stati Uniti. Qui il clima era diventato sempre più favorevole a una lotta
contro i comunisti. McCarthy, il senatore repubblicano, svolse un ampio lavoro investigativo e persecutorio:
le sue denunce crearono uno stato di tensione nel paese. Da qui è stato coniato il termine maccartismo,
utilizzato per indicare un ottuso anticomunismo. Venne inoltre costruita la bomba atomica. Nel 1950
comunisti ed ebrei furono accusati di aver trafugato segreti atomici a favore dell’unione sovietica e
condannati a morte. Nelle elezioni del 1952 i repubblicani proposero un candidato moderato e popolare
ovvero Eisenhower, che era stato protagonista della seconda guerra mondiale ed era comandante delle
truppe nato. Lui promise di porre fine alla guerra di Corea, infatti l’armistizio fu firmato nel 1953 ma la
Corea rimase divisa al trentottesimo parallelo. Non riuscì però a rallentare l’anticomunismo. Dal punto di
vista della politica interna e Eisenhower ridusse il controllo del governo sull’economia e dovette scontrarsi
con il problema del razzismo e dei diritti civili. Nel 1955 rosa Parks fu arrestata e processata perché su un
autobus si era seduta in un posto riservato ai bianchi, nacque allora il movimento per i diritti civili di cui il
leader fu Martin Luther King.
12.6 Con la fine della guerra di Corea si verificò un rallentamento della tensione internazionale. Il 5 Marzo
1953 morì Stalin. All’interno del partito comunista dell’unione sovietica iniziò la lotta per il potere che
provocò ancora vittime. Kruscev fu nominato segretario e avvio un’opera di cambiamenti e distensione in
politica estera. Rafforzò rapporti con la Cina e riprese quelli con la Jugoslavia. Fu però in seguito al
ventesimo Congresso del partito comunista dell’unione sovietica che si determinò una svolta nella storia
del paese ed ebbe inizio la destalinizzazione. Kruscev in politica estera voleva la coesistenza pacifica con
l’occidente. Attraverso il concetto di “nemico del popolo” di Stalin, si fece uso della repressione più crudele
contro chiunque fosse in qualche modo in disaccordo con lui. Considerando come unica prova di
consapevolezza la confessione dello stesso accusato, molte persone vennero considerate vittime. Per
Kruscev occorreva ripristinare i principi della democrazia socialista sovietica e lottare contro l’arbitrio di
quanti abusino del potere. Il rapporto segreto arrivò sulla stampa sovietica e cominciò a essere conosciuto
in Occidente e pubblicato nel New York Times. Le rivelazioni dei crimini di Stalin ebbero effetti dirompenti e
segnarono per i militanti comunisti un trauma. Da qua iniziò la destalinizzazione, che comportò in primo
luogo il rallentamento della morsa repressiva: furono ridimensionati i gulag e furono istituiti commissioni
per la riabilitazione delle persone. Soprattutto fu introdotta la riforma del codice penale con la quale ebbe
fine l’incondizionato arbitrio della polizia politica. Il paese conobbe un periodo di relativa libertà ma questo
non significò l’abolizione della censura né l’apertura a voci dissenzienti.
12.7 Gli effetti più drammatici del ventesimo Congresso si ebbero nei paesi europei di democrazia popolare.
Nei paesi dell’est i vertici dei partiti comunisti furono messi in discussione e si ebbe il ritorno di personalità
che erano state vittime dello stalinismo. In Polonia la protesta iniziò con uno sciopero operaio che si
trasformò in una aperta insurrezione. Questo rappresentava il disagio della classe lavoratrice. In Ungheria,
già dopo la morte di Stalin, c’era stato un tentativo di liberalizzazione ma fu stroncato. Nacquero
associazioni che manifestavano il proprio dissenso. Furono organizzate manifestazioni in tutto il paese,
durante le quali furono distrutte le statue di Lenin e Stalin. La ribellione si estese sempre di più e venne
proclamato lo sciopero generale nelle fabbriche. Di fronte all’aggravarsi della situazione Nagy fu incaricato
di formare il governo. Gli Intellettuali lanciarono un appello in cui chiedevano che le relazioni con l’unione
sovietica fossero stabilite sulla base dell’uguaglianza e che le truppe sovietiche lasciassero il paese. I
sovietici si ritirarono e Nagy avviò un’opera riformatrice proclamando l’uscita dell’Ungheria dal patto di
Varsavia. Questo non fu tollerato dai sovietici che decisero di stroncare l’insurrezione. L’armata rossa

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invase il paese e attaccò Budapest incontrando resistenza soprattutto nei centri operai, questa situazione fu
ristabilita però. Nagy fu catturato, processato e fucilato. In questi stessi drammatici giorni del 1956 c’era
una nuova crisi in Medio Oriente, che avrebbe segnato uno dei periodi più cupi della guerra fredda.

CAPITOLO 13: L’Italia nella Guerra fredda: dalla ricostruzione al centrismo


13.1 All’indomani della guerra, l’Italia si trova in condizioni di disagio, segnata dalle distruzioni e dalla
spaccatura tra Sud e Centro-Nord, determinata durante il conflitto. Eppure il paese desiderava ricominciare
e riacquistare la libertà. Man mano che veniva liberata, veniva infatti ripristinata la libertà di stampa e
abolito il voto preventivo. Dal punto di vista economico, c’era stato un drastico crollo della produzione
industriale e di quella agricola. Fu necessario supplire con importazioni dall’estero (USA). Dopo la
liberazione di Roma il 4 giugno 1944, era stato emanato un decreto per le sanzioni contro il fascismo al fine
di epurare quanti avevano avuto responsabilità nelle istituzioni politiche e amministrative del regime. Nel
’46 fu emanato un provvedimento di amnistia generale che scarcerò quasi tutti i fascisti che erano sotto
processo. Un altro motivo di tensione fu dato dal problema dello scioglimento delle formazioni partigiane.
Ne seguì il completo disarmo dei partigiani. Nei mesi successivi, molti furono delusi dalla mancata
punizione dei fascisti, che provocò diverse forme di vendetta e giustizia personale. La violenza esplosa tra il
1945 e il 1946 fu collegata a quella che era stata compiuta dai nazifascisti durante il conflitto nel centro-
nord. Molte uccisioni furono collegate a stragi e rappresaglie antifasciste, ma anche allo squadrismo
fascista. Una zona segnata dalla violenza fu quella del confine orientale, con le esecuzioni da parte dei
partigiani. L’origine dei contrasti tra slavi e italiani va ricercata nell’occupazione fascista della Jugoslavia, in
seguito alla quale l’Italia aveva annesso la provincia di Lubiana in Slovenia e ottenuto il controllo del regno
di Croazia e il protettorato del Montenegro. Già precedentemente il fascismo aveva attuato nella Venezia
Giulia un programma di distruzione integrale della identità nazionale slovena e croata, che causò la
vendetta antitaliana che culminò nel 1943, dopo la firma dell’armistizio e l’occupazione tedesca di Trieste.
Peggiori furono le conseguenze della seconda ondata di violenze nel maggio/giugno 1945, nelle zone
attorno Trieste e Gorizia, dopo che le truppe jugoslave avevano occupato tutto il territorio della Venezia
Giulia. I militari tedeschi che vennero catturati furono internati, altri furono uccisi. Inoltre, la polizia politica
procedette alle retate di civili.
13.2 Anche dal punto di vista politico la ripresa non fu facile. Da parte degli americani, all’antifascismo
subentrò molto presto l’anticomunismo, nella convinzione che ci fossero anche in Italia progetti comunisti
per conquistare il potere con la forza. Attraverso i propri servizi segreti gli Stati Uniti controllarono al paese
e anche per la chiesa e per Papa Pio XII si fece più forte la preoccupazione che l’Italia potesse essere
dominata da comunisti e socialisti. Nel 1945 con la resistenza si forma un governo espressione del CLN,
guidato dal partigiano Parri. Insieme ai problemi legati al ripristino dalla normalità ci fu la lotta dei contadini
nel Mezzogiorno e il problema del separatismo siciliano. Questo ebbe inizio nella metà del 1943, quando la
Sicilia fu liberata dagli anglo americani e organizzò un proprio esercito di volontari, con l’obiettivo di una
Sicilia indipendente con stretti rapporti con gli Stati Uniti. Dopo la concessione dello statuto regionale alla
Sicilia nel 1948, il separatismo perse il proprio seguito. Per via dei contrasti tra i partiti il governo Parri entrò
in crisi, divenne presidente del consiglio un cattolico, De Gasperi, che dovette affrontare il problema
istituzionale e quello delle elezioni. Riuscì a imporre che la scelta tra monarchia e Repubblica avvenisse per
via diretta attraverso il referendum e che questo si svolgesse contemporaneamente alle elezioni per
l’assemblea costituente. Il paese si trovò a vivere in un clima di contrapposizione. La DC, strettamente
legata alla chiesa cattolica, era un partito di massa formato da diverse componenti il cui elemento
unificante era la fede religiosa. Al suo primo Congresso i delegati si espressero maggioranza per la
Repubblica ma il partito lasciò agli elettorali libertà di scelta. Anche il PCI era un partito di massa composto
da operai e contadini, esso intendeva svolgere la sua azione politica nella collaborazione tra le diverse forze
democratiche. Manteneva un saldo il legame con l’unione sovietica, ritenuta il paese in cui si era realizzata
la forma più compiuta di socialismo. Nel primo Congresso che si svolse dopo la liberazione si proclamò
come obiettivo l’elezione dell’assemblea costituente e il rinnovamento istituzionale. Un elemento nuovo fu
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che l’adesione dei militanti avveniva sulla base dell’accettazione del programma politico
indipendentemente dalla razza e dalla religione. L’altro grande partito di massa, il PSIUP era guidato da
Nenni ed era anch’esso per la Repubblica. Alle elezioni la Repubblica vinse, ma il voto rese evidente la
profonda spaccatura tra centro nord e sud. Le elezioni per l’assemblea costituente che si svolsero col
sistema proporzionale videro l’affermazione dei partiti di massa e il prevalere della dc. Alle elezioni del 2
giugno votarono e furono elette per la prima volta le donne e 21 entrarono a far parte dell’assemblea
costituente. Fu fondato il partito nazionalista monarchico e il movimento sociale italiano. A luglio si fermò il
secondo governo De Gasperi e fu elaborata la costituzione della Repubblica italiana approvata il 22
dicembre 1947 ed è entrata in vigore il 1 gennaio 1948. La costituzione italiana era intesa a garantire il
pluralismo politico associativo dei cittadini attribuendo una funzione centrale ai partiti come strumento per
l’esercizio della sovranità del popolo. Introdusse una forma di Stato che doveva tutelare i diritti sociali dei
cittadini e affermò il principio di uguaglianza. La Repubblica veniva definita una e indivisibile. Ribadendo
quanto si affermava nella carta delle Nazioni unite, l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli. Nel corso dei lavori della costituente i rapporti tra la dc e i partiti di sinistra
andarono sempre peggiorando. Anche la sinistra risentì del clima che imponeva nette scelte di campo. Il
PSIUP riprese il vecchio nome di Psi e la scissione portò alla formazione del terzo governo De Gasperi. Un
altro difficile passaggio fu la firma del trattato di pace avvenuto a Parigi nel 1947. L’Italia fu considerata
alla stessa stregua degli altri paesi dell’Europa centrale alleati della Germania senza tenere conto del suo
contributo alla lotta antifascista. Oltre perdere tutte le colonie a dover versare ingenti riparazioni di guerra
alle nazioni aggredite, l’Italia dovette cedere i territori di briga e tenda. L’Istria fu divisa in due parti: la parte
sud orientale passò alla Jugoslavia, quella nord occidentale costituì il territorio libero di Trieste e fu diviso in
zona A e in zona B. La perdita dei territori e l’internazionalizzazione di Trieste comportò una ripresa di
sentimenti nazionalisti e fece aumentare i contrasti tra De Gasperi e Togliatti.
13.3 La firma del trattato di pace fu compiuto dalla dc insieme alle sinistre: una volta avuto anche il loro
consenso per l’approvazione dell’articolo 7 della costituzione, il partito di maggioranza poté estrometterle
dal governo. Non fu solo un contesto internazionale a spingere in questa direzione, ma anche gli eventi
politici interni. Il Papa cominciò a premere su De Gasperi perché si arrivasse a una rottura con comunisti e
socialisti. Pio XII affermò esplicitamente ai fedeli che non vi erano alternative. Intanto De Gasperi si era
recato negli Stati Uniti, ormai individuati, in sintonia con il Vaticano. Dal viaggio ottenne un prestito di 100
milioni di dollari e soprattutto la convinzione da parte degli Stati Uniti che la DC fosse il partito politico più
affidabile in Italia. A questo fine occorreva porre termine a quella che era chiamata coabitazione forzata.
Un gravissimo avvenimento mostrava quanto fosse aspro il conflitto nel paese. In Sicilia i contadini riuniti
per la festa del lavoro furono colpiti dalle mitragliatrici della banda di Salvatore Giuliano, che aveva svolto
azioni anche per il movimento indipendentista. Nel maggio del 1947 De Gasperi rassegnò le dimissioni e
firmò il suo quarto governo composto da democristiani, liberali, repubblicani e socialdemocratici. La
contrapposizione, anche ideologica, fra democristiani e comunisti si fece sempre più aspra. Iniziò un
periodo di discriminazione dei comunisti nei luoghi di lavoro. Come primo provvedimento furono
allontanati dalle forze di polizia coloro che erano stati partigiani. Intanto gli Stati Uniti chiesero alla dc
misure sempre più restrittive nei confronti nei confronti del pci, fino a metterlo fuorilegge, ma essa non
accettò. Furono fissate le prime elezioni politiche della Repubblica. La campagna elettorale si trasformò in
uno scontro senza esclusione di colpi perché non vi furono solo avversari, ma anche nemici. Da un lato la dc
e i suoi alleati, dall’altro le sinistre unite nel fronte democratico popolare. Le parrocchie si impegnarono in
prima persona e nella propaganda a favore della dc. La contrapposizione fu violenta anche nel linguaggio,
negli articoli, nei manifesti e la propaganda si basò assai più sulle emozioni e sulle minacce che sui
programmi. Le elezioni, alle quali partecipò una percentuale altissima di votanti, segnarono la vittoria della
DC. Nel clima di violenta contrapposizione che aveva segnato la campagna elettorale, il Segretario Togliatti
fu gravemente ferito mentre usciva dal Parlamento. Quando la notizia si diffuse, i comunisti scesero in
piazza a manifestare. Le lotte dei lavoratori, che si svolsero numerose in quegli anni andarono incontro a

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una dura repressione da parte del governo. Si verificò nell’ottobre del 1949 un’altra ondata di occupazione
delle terre in Calabria, dove la polizia sparò contro i manifestanti uccidendone tre. Anche nel Centro Nord
vi furono proteste e scioperi di operai, molti dei quali finiti tragicamente. La repressione di questi anni non
ebbe uguali nell’Europa occidentale. L’avversione nei confronti dei comunisti si manifestò anche con la
scomunica da parte della Chiesa, di quanti professavano la dottrina comunista.
13.4 Il nuovo Parlamento e esse il primo Presidente della Repubblica italiana, Luigi Einaudi, e De Gasperi si
avviò a dar vita al suo quinto governo nella forma di un quadripartito come il precedente. La sua scelta fu
quella di formare esecutivi insieme ai suoi alleati dal centro che furono PLI, PRI e PSDI. De Gasperi arrivò
fino al settimo governo e nell’ultimo per la prima volta ne fece parte una donna, ovvero Angela Maria Guidi
Cingolani. Cardine della sua politica fu l’europeismo, con la partecipazione al processo di costruzione
dell’unità europea, l’Italia ha preso parte, assieme al Belgio, Olanda, Francia, Germania e Lussemburgo, alla
Costituzione della Comunità economica del carbone e dell’acciaio, La Ceca, della quale De Gasperi fu il
primo Presidente. Nel 1952 i sei paesi della Ceca firmarono a Parigi, il Trattato che istituiva la Comunità
europea di difesa, con l’obiettivo di dar vita a un sistema di sicurezza militare europeo. L’economia italiana
migliorò anche grazie agli aiuti del piano Marshall. Nel 1950 fu varata la riforma agraria, opera del ministro
della dc Antonio Segni, per l’espropriazione del latifondo. E fu costituita la cassa per il Mezzogiorno che
prevedeva imponenti opere pubbliche nel settore delle bonifiche, della comunicazione e dei servizi per
favorire lo sviluppo dell’agricoltura. Ma la politica meridionalista volta a modernizzare l’agricoltura del Sud
diede il risultati modesti, alimentando un vasto clientelismo. Fu attuata nel 1951 la riforma tributaria con la
quale si impose ai cittadini la dichiarazione annuale dei redditi. Il quadro politico, intanto, aveva cominciato
a risentire di nuovi segnali di instabilità. La DC nel corso delle elezioni amministrative aveva avuto una
consistente perdita di consensi. In particolare c’era stata l’avanzata delle destre nel sud che conquistarono
diversi comuni. De Gasperi pensò allora ad una riforma elettorale che consentisse al centro di ottenere la
maggioranza assoluta in Parlamento. La nuova legge doveva essere una forma di democrazia protetta, ma
fu contrastata dalla sinistra che considerava il sistema proporzionale puro come il più democratico. La legge
elettorale che fu chiamata legge truffa, fu approvata nel 1953 e prevedeva un premio di maggioranza che
assegnava i 2/3 dei seggi alla coalizione di partiti che avesse ottenuto il 50%+1 dei voti. Alle elezioni che si
svolsero il 7 giugno 1953 si della sconfitta del DC. Il centrismo degasperiano entrò in crisi e l’anno
successivo questa legge maggioritaria, fu abrogata. Alla morte di De Gasperi, Fanfani fece un’opera di
rinnovamento del partito e di maggiore autonomia rispetto alla gerarchia ecclesiastica, lo riorganizzò in
maniera più moderna, ne ampliò la propaganda attraverso la creazione di appositi strumenti e capì il valore
della televisione e dei mezzi di comunicazione. Anche l’Italia sembra risentire del clima che stava
maturando a livello internazionale dopo la morte di Stalin e la fine della guerra di Corea. Segnale della
maggior apertura politica fu lezioni di Gronchi, esponente della sinistra democristiana e Presidente della
Repubblica. Sul piano interno lui si impegnò per la piena realizzazione delle parti della Costituzione non
ancora attuate. In diverse Città d’Italia, ebbero luogo proteste e prese di distanza a Roma. Gli intellettuali
inviarono una lettera di disapprovazione al comitato centrale del PC in cui affermavano che occorreva
riconoscere con coraggio che in Ungheria non si trattava di un movimento organizzato dalla reazione, ma di
un’ondata di collera che deriva dal disagio economico. La reazione del PC di fronte a questi episodi fu di
estrema durezza. Il PCI espresse il suo appoggio all’URSS. Cominciò così a farsi strada alla consapevolezza
che non era possibile costruire il socialismo senza le essenziali libertà democratiche.
13.5 La miseria dell’Italia all’indomani della fine della guerra, fu rappresentata da molti film. Insieme al
miglioramento delle condizioni di vita, cominciò poi a prendere sempre più spazio il modello americano
che si diffondeva soprattutto attraverso il cinema. I film hollywoodiani conquistarono subito il mercato
italiano. Con il benessere crebbe la diffusione dei mezzi di comunicazione. Gli abbonati alla radio
aumentarono come anche quelli al telefono. Ma sarà soprattutto la televisione, che cominciò le
trasmissioni nel gennaio 1954, a divenire il più diffuso strumento di informazione e di divulgazione. Il nuovo
strumento era ben visto dalla Chiesa, infatti il Papa Pio XII si rallegrò per il fatto che, diversamente dal

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cinema e dallo sport che portavano le persone fuori di casa, la televisione offriva all’intera famiglia la
possibilità di prendere insieme uno svago. Insieme ai mezzi di comunicazione, ci fu la crescita di quelli di
trasporto, con i veicoli a due ruote a prezzo accessibile come ad esempio i motorini. La vera trasformazione
economica e sociale dell’Italia avverrà nel decennio successivo, ma già nel corso degli anni 50 cominciarono
i primi segni di benessere.

CAPITOLO 14: La decolonizzazione in Asia e in Africa e il conflitto in Medio Oriente


14.1 Il processo di decolonizzazione è stato uno degli eventi principali della seconda metà del 900. È stata
una rivoluzione copernicana perché i paesi afroasiatici arrivarono ad affermarsi come “soggetto” della
politica internazionale, dopo esserne stati l’oggetto. L’emancipazione dei popoli pose il problema della loro
modernizzazione. Ebbe inizio un lento cammino che non riuscì a risolvere il problema della povertà. Nel
mondo arabo, la rivolta contro i colonizzatori portò alla radicalizzazione in senso politico della religione
musulmana. I problemi non risolti non devono però mettere in ombra la legittima aspirazione di ogni
singolo paese a conquistare la propria sovranità. Il processo di decolonizzazione cominciò a maturare tra le
due guerre mondiali. Un impulso di grande importanza viene dai 14 punti di Wilson, in particolare dai due
che affermavano che nella ridefinizione delle questioni coloniali le popolazioni locali e gli Stati colonizzatori
devono avere ugual peso, e che alle nazionalità non turche dell’impero ottomano doveva esser data
l’autonomia. La crisi degli anni ’30 accelerò il processo anticoloniale, ma la decolonizzazione vera e propria
si realizzò solo in seguito, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Nel sud-est asiatico un passaggio
fondamentale fu dato dall’occupazione giapponese che pose fine alla dominazione coloniale delle potenze
occidentali e durante la quale furono concesse autonomie locali. Dopo la resa del Giappone i territori
asiatici furono restituiti agli stati di appartenenza, che non riuscirono a fermare la realizzazione
dell’indipendenza. Man mano che le ex colonie asiatiche e africane britanniche conquistavano
l’indipendenza, entravano a far parte del Commonwealth. Più complesso fu il processo in India, con a capo
Gandhi, teorico della non violenza. Un’altra forza politica era la lega musulmana, nata come reazione della
classe agraria islamica contro il programma riformatore del partito del congresso. Al termine del confitto, la
Gran Bretagna aprì negoziati per trasferire il potere direttamente alle forze politiche indiane. Ma mentre il
partito del congresso affermava il diritto di rappresentanza di tutti gli indiani, fondato sull’idea di uno stato
unitario, la lega musulmana optava per la creazione di uno stato islamico a partire da una spartizione su
basi etnico-religiose, rivendicando la rappresentanza esclusiva dell’islam indiano. Nel 1946 la lega
musulmana decise di passare all’azione diretta, segnando l’inizio di una serie di sanguinosi massacri fra indù
e musulmani. Lo scontro assunse i connotati di una guerra civile. Nel 1947 la Gran Bretagna annunciò il
ritiro dall’India e il parlamento britannico emanò la legge dell’indipendenza. Nascevano due dominions
indipendenti: da una parte l’Unione Indiana (induista) e dall’altra il Pakistan (musulmano). La
proclamazione d’indipendenza fu accompagna da eccidi di massa. La tensione toccò il culmine quando ci fu
la disputa per Kashmir, uno stato di frontiera abitato in maggioranza da musulmani e governato da un
sovrano indù che al momento dell’indipendenza scelse l’annessione all’India. Il Pakistan dopo un’aspra
guerra civile si rese indipendente, dando vita al nuovo stato del Bangladesh. Gandhi cercò di opporsi alla
spartizione, cercò in ogni modo di far cessare gli scontri fra indù e musulmani predicando la tolleranza
religiosa. Fu Nehru, un suo collaboratore, ad avviare il processo di modernizzazione del paese e a
promulgare la costituzione che faceva dell’India una repubblica parlamentare di tipo federale, basata sul
suffragio universale maschile e femminile.
14.2 Come il Regno Unito, anche la Francia dopo la guerra dovette far fronte al processo di
decolonizzazione che stava maturando nei territori del suo impero. Con la nuova costituzione (1946) tutte
le colonie entrarono a far parte dell’Unione francese. Nei confronti delle lotte per l’indipendenza che
cominciarono a manifestarsi in diversi paesi, la Francia oppose resistenza, reprimendo le manifestazioni.
Particolarmente difficile fu la situazione in Indocina, soprattutto in Vietnam, dove già prima della guerra il
Partito comunista e il partito nazionale avevano avviato la lotta contro i colonizzatori. Durante
l’occupazione giapponese era stato costituito il fronte per l’indipendenza del Vietnam per combattere gli
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invasori giapponesi e i francesi. Nell’agosto 1945 il Vietnam si impadronì del potere e formò un governo
provvisorio, che proclamò l’indipendenza del paese e la nascita della repubblica democratica del Vietnam.
Al termine della guerra mondiale, l’Indocina fu occupata a nord dalle truppe cinesi e a sud da quelle inglesi,
ma la Francia non voleva perdere questa colonia, quindi occupò Laos e la Cambogia e firmò un accordo che
prevedeva l’indipendenza del paese nel quadro dell’Unione francese. Nel 1947 Laos e Cambogia furono
trasformati in monarchie costituzionali all’interno dell’Unione francese, mentre in Vietnam riprese la
guerra. Questa guerra pose fine alla colonizzazione francese del Vietnam. Il conflitto si chiuse con gli
accordi siglati alla conferenza di Ginevra, alla quale parteciparono altri stati oltre alla Francia e al Vietnam,
ma non fu concluso il problema dell’unificazione del Vietnam, che venne diviso in due zone lungo il 17esimo
parallelo. Il nord con la repubblica democratica di Ho Chi-minh e il sud occupato dai francesi. Gli Usa
instaurarono nel Vietnam dl sud un regime anticomunista. Dopo la sconfitta nella guerra di Indocina, la
Francia si risolse a concedere l’indipendenza al Marocco e alla Tunisia. Fu diverso l’atteggiamento nei
confronti dell’Algeria, la più antica colonia del Nord-Africa. Era considerata parte della repubblica. Nello
stesso anno della sconfitta di Dien Bien Phu, fu costituito al Cairo il fronte di liberazione nazionale laico e
progressista, che si poneva l’obiettivo di raggiungere l’indipendenza e di combattere contro il colonialismo.
Passò all’attacco col terrorismo. La risposta francese al terrorismo fu una durissima repressione. Nella
guerra di Algeria morirono 27 mila soldati. Nel 1958 fu richiamato al governo De Gaulle, che riformò la
costituzione. Decise di avviare trattative col governo provvisorio, nonostante il clima di violenza, furono
sottoscritti gli accordi di Evian, con i quali fu riconosciuta l’indipendenza dell’Algeria, che si proclamava
Repubblica popolare democratica. Con la nuova costituzione l’unione francese divenne comunità francese.
14.3 In Medio Oriente tra il 1945 e il 1946 ottennero l’indipendenza gli ex mandati francesi della Siria e del
Libano e quello britannico della Transgiordania. Nel 1945 questi Stati e gli altri che erano divenuti
indipendenti tra gli anni 20 e 30, costituirono la Lega araba, alla quale negli anni seguenti aderirono gli altri
paesi dell’Africa settentrionale e dell’Asia Sud occidentale. Il luogo più critico nell’area medio orientale era
la Palestina, qui infatti l’incremento dell’ immigrazione ebraica aveva radicalizzato la contrapposizione tra
le popolazioni. Nel 1936/1939 ci fu la grande rivolta araba con scioperi, manifestazioni e azioni di guerriglia.
Prima della Seconda guerra mondiale, la Gran Bretagna aveva modificato la propria strategia per ottenere,
insieme al sostegno degli ebrei, l’appoggio degli arabi, indispensabile per assicurarsi il petrolio in vista del
conflitto. Nel maggio 1939 presentò un Libro bianco in cui si chiariva che la Fondazione di uno Stato
palestinese indipendente dovesse implicare la convivenza tra arabi ed ebrei e la condivisione degli interessi.
Il testo fu respinto sia dagli arabi sia delle organizzazioni di sinistra. Nel 1942, in una riunione
dell’organizzazione Sionistica mondiale, si affermarono le tesi del fondatore e leader del partito laburista
israeliano, che impose una strategia diversa da quella dell’intesa con l’Inghilterra, seguita fino ad allora
dell’organismo. Fu allora ha deciso di orientarsi verso l’alleanza con gli Stati Uniti e di raggiungere
l’obiettivo della creazione di uno Stato ebraico in Palestina. Vennero allora adottate misure contro
l’immigrazione in Palestina, ma questa politica ebbe effetti controproducenti sull’opinione pubblica
mondiale. Nonostante gli interventi inglesi tra la fine della guerra e il 1948 riuscirono a sbarcare in Palestina
70.000 clandestini e ripresero le azioni di guerriglia degli arabi che furono rivolte non solo più agli ebrei, ma
anche agli inglesi. La Gran Bretagna, che si trovava in un contesto generale più difficile per quanto riguarda
gli sviluppi del processo di decolonizzazione, dovette trovare una via d’uscita anche per la Palestina. Nel
1947 il ministro degli Esteri annunciò la decisione del governo di rinunciare al mandato e di demandare la
risoluzione della questione della Palestina alle Nazioni Unite. L’Onu, allora elaborò un piano per la divisione
della Palestina che fu sottoposto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1947. Secondo l’Onu, lo
Stato ebraico avrebbe dovuto occupare il 56,4% del territorio palestinese, lo Stato arabo il 42,8% e la zona
di Gerusalemme sarebbe stata sottoposta a un’amministrazione internazionale. La Gran Bretagna allora,
annunciò che avrebbe lasciato il mandato entro il 15 maggio dell’anno seguente, e, ultimata la partenza
delle truppe britanniche, nel 1948, venne proclamata la nascita dello Stato di Israele, del quale divenne il
primo capo di governo Gurion. Gli Stati arabi però invasero la Palestina. Questa fu la prima guerra arabo

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israeliana che terminò nel 1949 e dalla quale Israele uscì vittorioso, ampliò i propri confini oltre quelli
spartiti dall’ONU. Gli arabi però non furono sconfitti in egual misura, infatti all’Egitto andò il controllo della
Gaza e alla Transgiordania la Cisgiordania. La Palestina cessò di esistere in quanto Stato. I palestinesi rimasti
presero la cittadinanza di Israele. Nonostante ciò l’Onu riconosceva il diritto ai profughi palestinesi di
tornare nelle proprie residenze oppure di ricevere un risarcimento. Lo Stato di Israele era una Repubblica
parlamentare laica, basata sul suffragio universale e fu rafforzato dall’immigrazione di intere comunità
ebraiche favorite dalla legge del ritorno. Dai paesi arabi ci fu l’espulsione di 856.000 ebrei che venivano nei
territori compresi dal Marocco all’Iraq. Il paese crebbe notevolmente dal punto di vista economico e
militare, anche grazie agli aiuti finanziari degli Stati Uniti, a fianco dei quali Israele si schierò. A partire dagli
anni 50 vi fu un grande sviluppo dell’agricoltura, e nel 1949 Israele fu ammesso all’ONU per la difesa dei
propri confini.
14.4 L’obiettivo fu quello di unificare il mondo arabo secondo l’ideologia che si era diffusa nel secolo
precedente, in risposta al colonialismo europeo del panarabismo e di liberarsi del sionismo e del nuovo
Stato. Il panarabismo comprendeva l’Africa settentrionale e la parte sud occidentale del continente asiatico.
Esso fu sostenuto da movimenti politici progressisti, ma anche tradizionalisti e reazionari. L’Egitto divenne
in quella fase il paese guida dell’unità araba e della lotta contro Israele. Nel 1952 il gruppo nazionalista degli
ufficiali liberi, rovesciò la monarchia. Tra i protagonisti vi fu Nasser, che fu assertore della lotta dei paesi
africani contro il colonialismo e di un’ideologia che si richiamava in senso al lato al panarabismo e al
socialismo. Il suo socialismo si poneva l’obiettivo di fare delle riforme sociali ed economiche ispirate una
maggiore uguaglianza sociale e al progresso, ma si distanziava da quello marxista poiché rifiutava la lotta di
classe e l’abolizione della proprietà privata. Nasser voleva la modernizzazione del paese, eliminando il
latifondo e nazionalizzando le banche e le industrie. Furono presi provvedimenti a favore delle donne che
ottennero il diritto di voto. Il suo progetto di panarabismo si realizzò solo per breve tempo con la creazione
insieme alla Siria e allo Yemen della Repubblica araba unita, di cui lui fu il Presidente. Nel 1956 decise di
sfidare Francia e Gran Bretagna procedendo alla nazionalizzazione del Canale di Suez. Il suo obiettivo era di
assicurare al paese i proventi del traffico delle navi e finanziare così la costruzione della diga di Assuan sul
Nilo, dopo che gli Stati Uniti avevano negato i loro aiuti. I governi di Londra e Parigi decisero di intervenire
per difendere i propri interessi inviando delle navi nel Mediterraneo e sollecitando Israele a reagire. Le
truppe israeliane attaccarono le difese egiziane travolgendole. La condanna dell’ONU e il mancato sostegno
degli Stati Uniti costrinsero Francia e Gran Bretagna a ritirarsi e ad abbandonare i territori conquistati.
L’Unione sovietica riuscì così a inserirsi nel Medio Oriente, mentre Nasser ottenne aiuti finanziari che resero
possibile la costruzione della diga. Anche l’Iraq, colpita dalla rivoluzione nazionalista, voleva abbattere la
monarchia e abbandonò la politica filo occidentale avviando relazioni commerciali con i paesi comunisti.
Mentre la sconfitta dell’intervento navale Anglo francese segnò un passaggio fondamentale nel processo di
decolonizzazione e un’ulteriore spinta alle lotte per l’indipendenza, Le tensioni fra arabi e israeliani non
diminuirono. Israele, preparò un progetto di deviazione delle acque del fiume Giordano al fine di utilizzarle
per irrigare le zone desertiche, suscitando l’allarme dei paesi arabi. Questi ultimi si organizzarono per
impedire nell’attuazione. Nel gennaio 1964 il Vertice arabo votò la creazione dell’organizzazione per la
liberazione della Palestina. Il contrasti tra arabi e israeliani degenerarono nel 1967, dopo che Nasser bloccò
il Golfo di Aqaba alle navi israeliane, si formò in Israele un governo di unità nazionale. La forza aerea
israeliana entrò in azione annientando l’aviazione egiziana e in sei giorni Israele conquistò un vasto
territorio, infliggendo ai paesi arabi una dura sconfitta. il 7 giugno entrarono a Gerusalemme e occuparono
la città. Gli Stati Uniti presero le parti di Israele, sostenendo che la responsabilità del conflitto erano state di
Nasser. Dopo l’armistizio, i territori conquistati da Israele restarono sotto la sua occupazione. Le
conseguenze della guerra di sei giorni furono enormi. Il Consiglio di sicurezza dell’ONU approvò nel 1967 la
risoluzione in cui si chiedeva il ritiro di Israele dai territori occupati. I paesi arabi e Israele accettarono
questa risoluzione, ciascuno interpretandola però in un modo diverso. Questa guerra rappresentò uno
spartiacque perché segnò il fallimento del panarabismo nasseriano e l’affermarsi dell’identità e

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dell’autonomia politica dei palestinesi che fino a quel momento avevano visto subordinata la causa della
liberazione della loro terra al raggiungimento dell’unificazione araba. La guerra rese evidente ai palestinesi
che con gli Stati arabi non avrebbero mai risolto. Anche in altre zone del medio oriente vi era stati tentativi
di conquistare l’indipendenza economica dell’Occidente. Ne derivò un conflitto economico e politico.
14.5 Il processo di decolonizzazione era divenuto inarrestabile a metà degli anni 50. Nel 1955 si svolse in
Indonesia la prima conferenza intercontinentale dei paesi afro asiatici. Il 29 paesi che vi parteciparono,
approvare un documento di condanna di tutte le forme di dominazione coloniale. La conferenza non solo
rappresentò un significativo passaggio di tipo organizzativo e di presa di coscienza, ma segnò anche la data
di nascita di quello che da quel momento sarà chiamato il Terzo mondo per indicare quei paesi che si
ponevano come nuovi soggetti del quadro internazionale e non si schieravano né con gli Stati Uniti nel con
l’Unione Sovietica. Non rappresentava però un blocco omogeneo e dopo una prima fase di impegno
comune nell’ambito dei paesi che ne erano parte, cominciarono a divenire prevalente i singoli interessi. La
conferenza di Bandung rappresentò comunque una tappa di grandissima importanza per la
decolonizzazione. Tuttavia, il passaggio da territorio colonizzato a Stato indipendente non fu affatto lineare,
dato che le popolazioni avevano vissuto per decenni sottomesse. La vita politica dei paesi che raggiunsero
l’indipendenza fu segnata da frequenti colpi di Stato e molti divennero regime a partito unico a carattere
dittatoriale. Una situazione cruenta si verificò in Congo, che ottenne l’indipendenza nel 1960 e fu segnato
dalla guerra civile. Nelle colonie portoghesi, invece, la guerra per la liberazione durò per 15 anni, fin
quando non ebbe termine il regime fascista nella madrepatria. Per quanto riguarda le ex colonie italiane, la
Somalia fu affidata per un decennio all’Italia in amministrazione fiduciaria, fino a quando divenne
indipendente nel 1960 e la Libia fu proclamata Regno Autonomo nel 1951. Un caso specifico fu quello
dell’Unione sudafricana indipendente dalla Gran Bretagna dal 1910, dove la minoranza bianca perseguitava
una politica di separazione razziale e di sfruttamento della popolazione nera. Nel 1961 l’Unione sudafricana
si staccò dal Commonwealth e proibì ogni ingerenza nei propri affari interni. Il Sud Africa, allora inasprì le
leggi e arrestò i principali dirigenti politici, tra cui Nelson Mandela.
14.6 Le origini del femminismo arabo non derivano dal periodo della decolonizzazione, ma hanno radici più
profonde. Risalgono al movimento di nascita sociale culturale, intellettuale, nato tra la fine dell’Ottocento e
l’inizio del 900. Proprio durante la prima metà del 900 del mondo arabo vennero alla luce i primi movimenti
di genere. La Tunisia con l’adozione del codice di statuto personale, scelse di compiere un’importante
passo per un paese arabo musulmano, poiché il testo prevedeva il divieto della poligamia, del ripudio della
moglie da parte del marito, la possibilità di chiedere divorzio anche per la donna e stabiliva l’età minima per
il matrimonio. Il codice marocchino, invece, aveva un carattere patriarcale e discriminante e solo nel 2004
ci sarà un miglioramento per le donne. In Algeria Dagli anni 50 le donne furono impegnate nella lunga e
sanguinosa lotta per l’indipendenza nazionale ottenuta nel 1962.
14.7 I paesi dell’America centrale e meridionale si trovavano in una condizione diversa da quella delle
popolazioni afroasiatiche, che avendo da poco da tempo conquistato la propria indipendenza. C’è la
l’egemonia degli Stati Uniti. In America del sud continuavano ad alternarsi colpi di stato a periodi di
democrazia. Furono soprattutto i paesi dell’America centrale a essere soggetti all’influenza degli USA: il
Guatemala aveva un governo progressista guidato da Guzman, che tentò con l’appoggio dei comunisti, di
attuare la riforma agraria. A seguito di questi provvedimenti, gli Stati Uniti lo accusarono di essere un
comunista.

CAPITOLO 15: Gli anni 60: dalla coesistenza pacifica alla contestazione
15.1 Nel 1957 e l’Unione Sovietica raggiunse un traguardo significativo nel campo delle imprese spaziali,
lanciando due satelliti artificiali attorno alla Terra, Sputnik. Nel 1961 l’Unione Sovietica inviò il primo uomo
nello spazio. Questi successi fecero preoccupare gli Stati Uniti che stavano vivendo anche una fase di
rallentamento nella crescita economica. Nel 1960 le elezioni furono vinte da Kennedy. Lui aveva impostato
la campagna elettorale proprio sulla necessità di ricondurre il paese a un vigoroso attivismo in campo
economico. C’era infatti bisogno di una politica nuova. L’obiettivo di Kennedy era di vincere le sfide
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scientifiche e risolvere i problemi della pace, della guerra e della miseria, al fine di dimostrare che la società
statunitense fosse in grado di contrastare quella comunista. Il suo impegno fu quindi volto alla realizzazione
del dialogo con l’Unione sovietica. Si aprì così una nuova fase della guerra fredda, per la quale è stata
utilizzato il termine coesistenza pacifica. La politica estera di Kennedy andava in due direzioni, da un lato si
basava sulla convinzione che per opporsi al comunismo occorreva sconfiggere la povertà e istituì per questo
l’Alleanza per il progresso, per finanziare lo sviluppo dei paesi dell’America Latina. Dall’altro, insieme alla
non escludeva interventi diretti per limitare la crescita dell’influenza sovietica e cinese. Fu infatti durante la
sua Presidenza che aumentò la presenza americana nel Vietnam del Sud, riteneva il Vietnam una delle
nuove frontiere della guerra fredda. Nel 1961 Kennedy autorizzò una spedizione di esuli anticastristi a
Cuba. Il tentativo di sbarco però compromise il prestigio degli Stati Uniti, in quanto fallì e spinse Fidel Castro
a legarsi ancora di più ai sovietici, che installano nel paese alcune basi missilistiche. Kennedy rispose allora
con un blocco navale attorno all’isola per impedire l’accesso delle navi sovietiche. Kruscev, cedette,
accettando di ritirare le basi dopo aver ottenuto in cambio l’impegno statunitense a non fare più invasioni.
Nel 1961 a Berlino est il governo, con il sostegno dei sovietici, aveva provveduto a far costruire un muro di
cemento per ridurre la fuga di cittadini da est a ovest. Kennedy e Kruscev riuscirono comunque a
raggiungere un compromesso, bisogna tener conto del fatto che l’evoluzione tecnologica ponevano alle
superpotenze problemi di natura diversa rispetto ai primi anni della guerra fredda e che USA e URSS
avevano in comune l’obiettivo che alcuni paesi non si dotassero di armi atomiche. Si arrivò così a un nuovo
incontro tra i due a Mosca, dove insieme alla Gran Bretagna fu firmato un trattato sulla sospensione degli
esperimenti nucleari nell’atmosfera. Si tratta di un’importante risultato politico, ma non impedì la corsa
agli armamenti nucleari.
15.2 In politica interna, Kennedy cercò di attuare progetti di impegno civile. Questi, però, furono ostacolati
dal Congresso. Si affermò invece la sua politica di incentivi agli investimenti e di riduzione delle tasse.
Inoltre si impegnò per la parità razziale. Nel 1963 la battaglia per i diritti civili raggiunse il suo apice sotto la
guida di Martin Luther King. Il 22 novembre 1963 Kennedy fu assassinato da alcuni colpi di arma da fuoco.
A Kennedy subentrò, il Vicepresidente Johnson, che attuò parte delle leggi che egli avevo programmato,
fece approvare dal Congresso la legislazione sui diritti civili ed eliminò le restrizioni del diritto di voto.
15.3 Nella convinzione che i progressi del comunismo nel mondo sarebbero stati possibili solo se l’Unione
sovietica avesse dimostrato di saper dare ai suoi popoli un’esistenza migliore degli altri, in occasione del
ventesimo Congresso, Kruscev promise che gli Stati Uniti sarebbero stati raggiunti e superati nella
produzione industriale. Sul piano interno rilanciò l’offensiva anti staliniana. Le denunce dei crimini di Stalin,
che nel 1956 erano contenute in un rapporto segreto, furono esplicitate in una seduta pubblica. La salma di
Stalin fu rimossa dal mausoleo della Piazza Rossa e la città di Stalingrado mutata in Volgogrado. Una
questione che stava diventando sempre più grave era quella delle divergenze all’interno del movimento
comunista internazionale. Se da un lato si era ricomposta la frattura con la Jugoslavia, dall’altro cominciò a
farsi sempre più acuto il contrasto con la Cina. I cinesi non condividevano la politica di coesistenza pacifica.
Ritenevano che l’opposizione agli Stati Uniti fosse un aspetto imprescindibile dalla lotta antimperialista.
Dopo la firma del trattato di Mosca tra Stati Uniti, Unione Sovietica e Gran Bretagna, la rottura divenne
insanabile e le due nazioni non agirono più da alleate. L’URSS, intanto, aveva esteso la sua rete di amicizie
internazionali. Gli avversari di Kruscev, ostili al suo rinnovamento, si organizzarono per destituirlo: il 14
ottobre 1964 convocarono una riunione dove egli fu estromesso dalle cariche di segretario del partito e
Presidente del Consiglio dei ministri.
15.4 Alla fine degli anni 50 ebbe grande importanza il messaggio di pace e di dialogo del nuovo Papa
Giovanni XIII. Valorizzò l’impegno religioso rispetto a quello politico dei credenti e mantenne la chiesa al di
sopra delle parti, sia a livello internazionale che interno. Seppe cogliere i mutamenti dei rapporti nel
conflitto fra est e ovest, l’importanza del processo di decolonizzazione connesso alle esigenze dei paesi più
poveri. Si impegnò a favorire il riavvicinamento tra le diverse confessioni religiose e promosse la diffusione

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del cristianesimo nei paesi in via di decolonizzazione. Crescenti furono il suo impegno a favore della pace e
gli interventi contro i rischi di una guerra nucleare.
15.5 La Repubblica popolare cinese aveva assunto un peso significativo nello scacchiere della guerra fredda,
con l’inizio degli anni 60, tuttavia, si trovò in grande difficoltà. Radicalizzò la propria politica estera,
volgendosi contro Stati Uniti e Unione Sovietica. Sul piano interno vi era il fallimento del grande balzo in
avanti e del programma di industrializzazione. Nel 1965 venne lanciata una serrata campagna di critica
contro il gruppo dirigente del PCC, con l’obiettivo di riconquistare il potere e riaffermare l’esperienza
collettivistica dalle comuni, dando il via a quella che fu chiamata rivoluzione culturale. Furono protagonisti
giovani studenti e operai. Le guardie rosse avviarono una violenta attività di propaganda in tutta la Cina,
utilizzando come strumento il libretto rosso, dove c’erano proposte le creazioni delle opere di Mao che si
sbandieravano come un vessillo delle manifestazioni. Il suo pensiero doveva essere applicato rigidamente e
diffusa tra la popolazione, facendo di Mao un vero oggetto di culto. Chi non seguiva le sue direttive era
accusato pubblicamente e umiliato. Dietro questa battaglia si celava quella per l’estromissione degli
avversari di Mao. La rivoluzione culturale ebbe vasta risonanza internazionale.
15.6 Gli accordi di Ginevra con i quali il Vietnam era stato diviso in due zone non avevano risolto la
situazione del paese nel Vietnam del Sud c’era un governo dittatoriale con il quale i comunisti e altre forze
Politi organizzarono il fronte nazionale di liberazione. I loro militanti furono chiamati vietcong. Il Vietnam
stava diventando pericoloso e gli Stati Uniti dovevano fermare la guerriglia e la sua avanzata e intervenire a
sostegno del Vietnam del Sud. Nel 1964, in seguito a un incidente nel Golfo del Tonchino fra forze della
navali americane e nordvietnamita Johnson fece approvare dal Congresso degli Stati Uniti una nuova
risoluzione che concesse al Presidente ampi poteri di iniziativa nel paese asiatico. Nel Febbraio 1965 furono
compiute le prime incursioni aeree sul territorio del Nord. Ebbe così inizio l’escalation della presenza
americana nel Vietnam. Furono sganciate tantissime bombe nel Vietnam del Nord, distruggendo le foreste
e la popolazione. L’Unione Sovietica e Cina a loro volta, nonostante le profonde divergenze, si impegnarono
a fornire gli aiuti militari e finanziari al governo di Hanoi. Il Vietnam del Nord riuscì a resistere agli attacchi e
nel 1968 lancio un’imponente offensiva a tutto il Vietnam del Sud, che costrinse Johnson a ridurre il
contingente militare americano. Sull’onda del malcontento per la guerra che era stata voluta dai
democratici, il repubblicano Nixo vinse, anche se con un’esigua maggioranza, le elezioni presidenziali del
1968. Nixon annunciò subito l’intento di un progressivo ritiro dei soldati americani, ma il conflitto non finì.
15.7 Il decennio fu caratterizzato da guerre e fenomeni rivoluzionari. Accade soprattutto in America Latina,
dove tra gli anni 60 e 70 quasi tutti i paesi furono sottoposti a regimi autoritari e dittature. Gli Stati
sudamericani conobbero in questi anni un peggioramento della loro situazione economica, determinato
dalla diminuzione dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali che provocò complessivamente
un sensibile aumento della conflittualità sociale. Fu soprattutto Che Guevara, insieme a Fidel Castro, a
teorizzare la necessità della lotta armata nel continente latino americano e nei paesi del terzo mondo. Andò
a combattere a fianco dei guerriglieri, prima in Congo e poi in Angola. Qui fu catturato e il giorno dopo
ucciso. La guerriglia nella maggior parte dei casi degenerava. Nei rovesciamenti militari, un ruolo decisivo su
spesso svolto dagli Stati Uniti e dalla Cia, come nel caso del Brasile e del colpo di Stato che abbatterà la
democrazia in Cile. In alcuni paesi ci fu un intervento diretto per impedire esiti rivoluzionari della guerriglia.
Nel Messico dopo il fallimento della riforma agraria che avrebbe dovuto distribuire milioni di terre ai
cittadini senza terra, si ebbero numerosi episodi di guerriglia, duramente repressi. Anche in Europa
sopravvissero regimi di tipo fascista come la dittatura di Francisco Franco in Spagna e quello di Salazar in
Portogallo. In Spagna con la legge organica del 1966 fu riconosciuta la legittimità dello sciopero e fu
sostituita la censura con una legge sulla stampa. Si accentuò il distacco del ceto intellettuale dal franchismo.
Nel 1969 i violenti scontri che scoppiarono fra dimostranti e polizia Madrid indussero le autorità a
proclamare lo stato di emergenza. Da quella data Franco disegna ufficialmente come futuro sovrano Juan
Carlos di Borbone. A metà del decennio una nuova dittatura si impose nel sud del continente. In Grecia si
forma un nuovo governo appoggiato dalle sinistre. Il re Costantino II, dopo un’iniziale adesione al governo,

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tentò di rovesciarlo ma fu costretto all’esilio a Roma. La giunta militare soppresse la libertà politica e civile,
scelse i partiti, istituì tribunali speciali, esiliando quelli contrari nelle isole greche. Fu un regime fortemente
repressivo e che perseguitò chiunque fosse sospetto di cospirazione.
15.8 Negli anni 60 il mondo capitalistico aveva raggiunto nel suo complesso notevole sviluppo e un
benessere generale. Furono molti i progressi sul piano scientifico, ci fu per esempio il primo trapianto
cardiaco nell’uomo. L’apollo 11 atterrò sulla Luna e fu considerata una grande conquista per l’umanità.
Verso la metà del decennio prese avvio a partire dagli Stati Uniti la protesta studentesca. I giovani si
ribellarono alla società borghese e al consumismo. Ebbe inizio nel 1964 in California, dove gli studenti
rivendicavano uno spazio per la loro attività di propaganda. Da qui la protesta, si trasmise ad altri atenei e si
indirizzò contro la guerra in Vietnam, assumendo un carattere pacifista. Si incontrò con la rivolta dei neri
che, dopo le conquiste legislative aveva subito la radicalizzazione. Gli scontri esplosero numerosi in diverse
città, coinvolgendo anche altri Stati, oltre a quelli di sud. Il problema del razzismo continuò a pesare
notevolmente nella società americana. E gli assassini di alcuni leader ne condizionano la vita politica. Come
l’uccisione di Malcom X e di Martin Luther King. Ripresero vigore anche i movimenti femministi e maturò la
consapevolezza della loro condizione subordinata sia nel privato sia nel lavoro. Nacquero le prime
organizzazioni femministe che si battevano per la promulgazione di leggi anti discriminatorie. In Francia,
l’occupazione della Sorbona fu seguita dall’occupazione delle fabbriche e da uno sciopero generale che
paralizzano la nazione. De Gaulle rivolse un appello all’ordine promettendo riforme, accordandosi con i
sindacati su aumenti salariali, sciolse quindi il Parlamento e indisse le elezioni. I gollisti vinsero
conquistando la maggioranza assoluta. La sinistra fu abbattuta e il movimento degli Studenti pose fine alla
propria protesta. In Germania Ovest la mobilitazione degli studenti prese avvio nel giugno 1967 con le
occupazioni delle università a seguito dell’uccisione di uno di uno studente. Con l’approvazione della legge
di emergenza che prevedeva la sospensione delle garanzie democratiche in caso di sovversione, ebbe inizio
il deflusso della lotta studentesca.
15.9 Il 68 non coinvolse solo i paesi dell’Occidente capitalistico, ma anche quelli del blocco filo sovietico,
dove assunse il carattere di contestazione ai regimi. Nel paese era maturato il dissenso di scrittori, storici
ed economisti che attraverso i loro scritti e alcune iniziative avevano sottoposto dura critica la politica del
regime e chiesto la riabilitazione di quanti erano stati ingiustamente condannati. In Cecoslovacchia il
segretario del Partito comunista fu costretto a dare le dimissioni il suo successore fece importanti
innovazioni: fu data ai sindacati maggiore autonomia, riconosciuto il diritto di sciopero, abolita la censura, e
avviato un processo di riforme economiche. Nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 moltissimi carri armati
invasero la Cecoslovacchia ed entrarono a Praga. Questo intervento armato pose fine al tentativo di
democratizzazione del sistema socialista. Non fu possibile costruire un governo provvisorio. I maggiori
dirigenti del partito furono arrestati e portati a Mosca, dove firmarono un accordo, e furono costretti ad
accettare l’emarginazione degli esponenti più riformatori. L’invasione di Praga contribuì a oscurare la
politica sovietica.
15.10 I giovani trovarono nuovo modo di esprimersi e di contestare il mondo in cui vivevano attraverso la
musica. Si diffuse il genere rock? La musica divenne un modo per ritrovarsi e condividere esperienze,
sentimenti comuni. Si affermavano anche nuovi stili di vita, nuovi muri di vestirsi.

CAPITOLO 16: La crisi economica degli anni 70. Il medio Oriente e il fondamentalismo islamico
16.1 Nel 1949 aveva preso avvio il processo di integrazione europea. Le sue origini ideali e politiche
risalivano al Manifesto di Ventotene. Esso fu diffuso attraverso le reti clandestine antifasciste. Il manifesto
proponeva l’abolizione della divisione dell’Europa in stati nazionali sovrani e la sua riorganizzazione
federale. Il primo passo verso la costruzione di un Europea unita, fu la costituzione della CECA. Pur
rimanendo nell’ambito dell’Alleanza occidentale, la nascita di un’Europa comune si poneva come
contraltare all’egemonia degli Stati Uniti. Nel vecchio continente fu soprattutto de Gaulle a svolgere una
politica autonoma rispetto agli Stati Uniti. La Francia, stabilì relazioni diplomatiche con la Cina e criticò la
presenza americana in Vietnam. Si oppose all’ingresso della Gran Bretagna nella Comunità. Fu il successore
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di De Gaulle, Pompidou, a cambiare l’atteggiamento del paese nei confronti della politica europea. La Gran
Bretagna, nella quale si avvicendarono governi conservatori e laburisti, era stata principalmente presa dai
problemi conseguenti alla decolonizzazione. Un’altra grave tensione riguardava l’Irlanda del Nord, che nel
1949 aveva rivendicato la piena sovranità del paese staccandosi dal Commonwealth e proclamandosi
Repubblica. Le rivolte che scoppiarono furono soppresse con la forza. Il governo britannico, tentò
successivamente di facilitare l’incontro fra protestanti e cattolici, senza però riuscirci, ci fu una vera e
propria guerra civile. Nella Repubblica federale tedesca dopo le elezioni del 1969 era nato un governo
presieduto da Brandt e appoggiato dai liberali. Lui aveva una politica di normalizzazione dei rapporti con i
paesi dell’Europa. Furono firmati i trattati di amicizia con l’Unione sovietica, la Polonia e la Cecoslovacchia.
Nel 1972 le due Germanie firmarono un trattato che pose le basi per il reciproco riconoscimento. Diede le
dimissioni Brandt e fu sostituito da Schmidr, che rimase al governo fino al 1982, affrontando la crisi
economica e riuscendo a sconfiggere il terrorismo. La Germania federale era stata infatti segnata da gravi
episodi di terrorismo. Il processo di integrazione europea conobbe un’ulteriore sviluppo a metà degli anni
60 e a, seguito della fine della dittatura fascista. In Portogallo la crisi del regime avvenne per la spinta
proveniente dall’impero coloniale, che da anni era soggetto alla guerriglia dei movimenti indipendentisti. Il
25 Aprile 1974 un gruppo di ufficiali che componevano il movimento delle forze armate rovesciò in maniera
pacifica la dittatura, i prigionieri politici furono messi in libertà e i partiti tornarono a essere illegali. Dopo un
periodo di transizione del potere, tornò ai civili e nel 1976 entrò in vigore una nuova costituzione. In
Spagna, dove gli ultimi anni del franchismo furono caratterizzati dall’incremento delle azioni del terrorismo,
Il regime finì, con la morte di Francisco Franco. Juan Carlos di Borbone, che Franco aveva indicato come suo
successore, avviò il paese verso una democrazia, nel 1977, fu legalizzato il partito comunista e si svolsero le
prime lezioni. In Grecia il regime dei colonnelli si disgregò in seguito all’aggravamento della situazione
politica interna conseguente al conflitto con la Turchia per la questione cipriota. Nel 1974, infatti, il governo
greco aveva tentato di rovesciare quello di Cipro con l’obiettivo di annettere l’isola e la Turchia aveva
risposto occupando nella parte settentrionale e dando vita alla Repubblica turca di Cipro del Nord. A
seguito di un referendum, la Grecia divenne Repubblica e aderì alla CEE. Il Giappone a partire dal 1960
conobbe uno sviluppo economico eccezionale, concentrato sui beni di esportazione e nei settori
dell’elettronica e dell’informatica. Grazie a questa ripresa e al basso prezzo delle merci nei due decenni
successivi, il Giappone divenne un forte concorrente degli Stati Uniti.
16.2 Il repubblicano Nixon, convinto anticomunista e portavoce della maggioranza silenziosa, desiderosa di
ordine, caratterizzò la sua Presidenza combattendo il radicalismo di sinistra. Ruolo centrale fu svolto dal
consigliere Kissinger, poi divenuto Segretario di Stato, che contribuì all’abbandono definitivo della politica
del contenimento. Nixon e Kissinger furono al tempo stesso consapevoli che i nuovi protagonisti stavano
emergendo sulla scena mondiale, ovvero Cina, Giappone ed Europa. Gli Stati Uniti dovevano di
conseguenza prendere atto di una realtà diversa con la quale interagire. La diplomazia americana si rivolse
in primo luogo verso la Cina, che si trovava in crescente isolamento internazionale a seguito della rottura
dei patti con l’Unione sovietica. Fu il ministro cinese a collaborare con Mao, con l’obiettivo di arrivare a un
altro reciproco riconoscimento. Il primo passo consistette nell’invito a Pechino di una squadra statunitense
di ping pong. Successivamente la Cina fu ammessa all’ONU e come membro permanente del Consiglio di
sicurezza al posto di Taiwan. Infine, Nixon si recò a Pechino in visita ufficiale, da qui si arrivò nel 1979 al
riconoscimento americano della Repubblica popolare cinese. Al tempo stesso proseguirono i colloqui
americani con l’Unione Sovietica. Fu firmato il primo trattato nel 1972 per la limitazione delle armi nucleari.
La zona più complessata era quella del Vietnam, dove gli americani avevano intensificato la guerra con
l’invasione della Cambogia e del Laos e con massicci bombardamenti sul Vietnam del Nord. Ripresero però
le trattative a Parigi e si arrivò a degli accordi che stabilirono il cessare il fuoco. La guerra tuttavia non finì e
si protrasse con l’invasione nord vietnamita del Vietnam del Sud. Il 30 Aprile 1975 i comunisti entrarono a
Saigon, che fu ribattezzata Ho chi-Minh, e posero fine al regime esistente. Il 2 luglio 1976 fu proclamata la
Repubblica socialista del Vietnam con capitale Hanoi, sempre stretta alleata dell’Unione sovietica. Molti

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sud vietnamiti non accettarono il nuovo governo e migliaia fuggirono verso altre nazioni. Andati via gli
americani, la penisola indocinese divenne il luogo dello scontro fra URSS e Cina. Si affermarono infatti i
regimi comunisti anche in Laos, sostenuto dal Vietnam. Alla fine del 1978 il Vietnam invase la Cambogia.
Per il Vietnam, una Cambogia indipendente appoggiata dalla Cina, ostacolava il progetto di egemonia in
Indocina. La Cina, a sua volta reagisce atterrando un’offensiva militare contro il Vietnam nelle zone
settentrionali del paese. Con il ritiro delle truppe vietnamite avvenuto nel 1989, non cesso la guerra civile
fra le diverse fazioni in Cambogia, che trovarono un accordo solo all’inizio del decennio seguente. Le spese
per il conflitto in Vietnam causarono agli Stati Uniti crisi economiche. Queste difficoltà indussero Nixon a
sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Terminò così l’egemonia americana. Nixon fu trionfalmente
rieletto Presidente nel novembre 1972. Ma si pensò che le elezioni fossero state truccate, così nel 1974 fu
sostituito da Ford, che gli concesse la grazia preventiva evitando i procedimenti penali. Nel 1976, però fu
sostituito da Carter, probabilmente per questo motivo.
16.3 In America Latina gli anni 70 furono caratterizzati dai regimi militari e dall’avvento delle nuove
dittature in Cina e Argentina. Nel 1971 la coalizione di sinistra portò alla Presidenza del Cile il socialista
Salvador Allende. Sulla base di un programma che prevedeva la costruzione del socialismo nella
democrazia, a differenza degli altri programmi della sinistra, quello di Allende e di Unidad popular, non
prevedeva la conquista del potere con la rivoluzione, ma con una graduale trasformazione della società,
rispettando la Costituzione. Gli scopi del governo erano di trasformare le attuali Istituzioni per fondare un
nuovo Stato in cui i lavoratori e il popolo avessero l’esercizio reale del potere e di porre fine al capitalismo.
Gli altri obiettivi erano la riforma agraria, la scuola accessibile a tutti, la riforma dell’università. Per quanto
riguarda la politica internazionale, l’intento era quello di realizzare la piena autonomia politica del Cile. Il
governo varò inoltre un piano di riforme sociali che colpivano gli interessi delle corporazioni straniere. A
causa però del boicottaggio degli Stati Uniti, il paese precipitò in una crisi economica gravissima. Sul fronte
interno, il governo cileno dovette fronteggiare sia l’opposizione dei democristiani e delle destre sia quella
dell’estrema sinistra, che chiedeva provvedimenti più radicali nelle forze armate. Intanto si rafforzavano i
militari golpisti, sostenuti dai servizi segreti americani. Il Presidente Nixon stava stabilendo rapporti più
distesi con Cina e Unione Sovietica, ma al tempo stesso perseguitava un’azione volta a fermare con
qualsiasi mezzo all’espansione del comunismo, favorendo, attraverso la Cia, l’installazione dei regimi
autoritari. Gli Stati Uniti videro con particolare preoccupazione l’esperimento avviato da Allende in Cile, per
il significato che avrebbe potuto assumere nel continente latino americano l’affermazione di una via legale
al socialismo. Nel 1973 i militari golpisti entrarono in azione e, quando il bombardamento del palazzo
presidenziale della moneta iniziò, Allende si uccise. Il Parlamento dichiarò illegali i partiti politici di sinistra
ed eliminò la Costituzione. La giunta militare, con a capo Pinochet, sciolse il parlamento. Lui rimase al
governo fino al 1988, quando fu sconfitto. Non avrebbe pagato per le proprie responsabilità dopo la sua
destituzione, infatti, rimase capo delle forze armate e divenne senatore a vita. Ricercato dai tribunali di vari
paesi, fu arrestato nel 1998, dove rimase agli arresti domiciliari fino al 2000. Alla sua morte la prima donna
Presidente del Cile, che era stata insieme a sua madre imprigionata e torturata, gli negò i funerali di Stato.
In Argentina per far fronte alla guerra civile, i militari al potere avevano richiamato in patria il leader
populista Peron. Mise al bando i gruppi rivoluzionari e restaurò l’ordine, ma morì l’anno seguente,
lasciando la successione alla moglie Isabelita Martinez, già vicepresidente, che non fu in grado di portare il
paese fuori dall’emergenza economica. Nel 1976 fu destituita da una giunta militare che instaurò una
feroce dittatura. La pena di morte e la censura furono riapplicate. Di fronte al crescere della crisi
economica e dell’inflazione, i generali furono indotti a cercare i nuovi consensi usando l’arma della guerra
patriottica. Nell’aprile del 1982 la giunta militare cercò di impossessarsi con la forza delle isole Falkland,
nell’Atlantico sud occidentale, appartenenti alla Gran Bretagna, ma. Vendicate dell’Argentina, la pronta
reazione militare britannica portò alla sconfitta dell’Argentina e alla fine del regime. Nel 1983 si svolsero le
prime elezioni libere e fu eletto Alfonsin. Inizialmente promosse una commissione per indagare sui crimini

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commessi alla dittatura, ma presto si rientrò verso una politica di compromesso con l’esercito fino a
concedere un’amnistia per i militari coinvolti.
16.4 Con la guerra arabo israeliana del 1967 il problema palestinese emerse sulla scena internazionale in
tutta la drammaticità e cominciò a imporsi all’opinione pubblica mondiale attraverso l’arma del terrorismo.
In Egitto, alla morte di Nasser, il 18 settembre 1970, divenne Presidente Anwar al Sadat, che si avvicinò agli
Stati Uniti, ai paesi occidentali, e allentò i rapporti con l’Unione sovietica, avviando nel contempo la
preparazione di un nuovo conflitto con Israele nell’obiettivo di riprendere così il Sinai. Egitto e Siria
attaccarono di sorpresa Israele, riuscendo inizialmente ad avere la meglio, anche se Israele reagì e
Naturalizzò l’attacco. Nonostante ciò, gli israeliani conclusero la guerra con risultati militari significativi. Gli
Stati Uniti intensificarono gli aiuti economici e militari a Israele e attraversarono l’intensa attività
diplomatica di Kissinger, si impegnarono per ristabilire l’equilibrio tra il mondo del Medio Oriente. Anche al
Sadat si mosse in questa direzione, stabilendo contatti diretti con Israele. Compì una storico viaggio a
Gerusalemme e parlò al Parlamento israeliano. Si arrivò in seguito all’incontro fra al Sadat e il Primo
Ministro israeliano. Questo si concluse con l’impegno da parte di Israele a restituire all’Egitto i territori
occupati nel 1967. La pace separata lasciò tuttavia i palestinesi fuori dagli accordi, provocando ostilità dei
paesi arabi più radicali, mentre in Egitto crebbe l’opposizione dell’Organizzazione islamica che contestavano
la politica di al Sadat. Il 6 ottobre 1981 fu assassinato. Dopo la Seconda guerra mondiale, il petrolio aveva
assunto un ruolo strategico nell’economia internazionale, sia per l’abbondante disponibilità, sia per la
facilità di estrazione e di trasporto, sostituì il carbone come combustibile per gli usi termici e fu utilizzato
anche per i mezzi di trasporto. La guerra arabo israeliana del 1973 e la crisi petrolifera che ne seguì, misero
per la prima volta il mondo di fronte al fatto che le riserve di petrolio non erano così facilmente disponibili,
né illimitate. Per l’Occidente lo shock petrolifero portò una crisi irreversibile che si andò a intrecciare con
quella del dollaro di due anni prima, decretando così la fine dell’età dell’oro, cioè quel periodo in cui,
soprattutto grazie al passo prezzo del greggio, l’economia mondiale era cresciuta con l’aumento del prezzo
del petrolio. Iniziò a salire l’inflazione che nei paesi occidentali si intrecciò una grave depressione
economica ed il seguente aumento della disoccupazione.
16.5 Il conflitto arabo israeliano assunse nuove caratteristiche all’indomani della rivoluzione iraniana. Il
paese si era avviato verso la modernizzazione, l’industrializzazione, che fu accelerata in seguito all’aumento
del prezzo del petrolio. Da settembre 1978 vi fu un susseguirsi di imponenti manifestazioni popolari
durante le quali i dimostranti reclamavano il rovesciamento dello scià. Venne data vita alla prima
Repubblica islamica. Il supremo capo religioso, assunse il controllo totale della vita del paese. Fu varata una
nuova costituzione approvata da un referendum. Durante la rivoluzione vi era stata una massiccia
partecipazione delle donne che in nome della tradizione avevano ripristinato il velo islamico abolito nel
1936. Dopo la nascita della Repubblica, però, molti provvedimenti privarono alle donne molti diritti civili
concessi in precedenza, ad esempio, furono espulse dalla magistratura e fu precluso il loro accesso alla
facoltà di giurisprudenza e a quelle scientifiche. Nella nuova Repubblica divenne sempre più violenta la
contrapposizione col mondo occidentale, i cui valori erano rifiutati. In nome di un’entità fondata sui principi
religiosi dell’Islam vi fu particolare accanimento contro gli Stati Uniti, che sfociò nell’assalto all’ambasciata
americana. Più aggressivo divenne anche il conflitto contro Israele e contro tutti gli Stati che lo
appoggiavano. Dal punto di vista economico la rivoluzione arrestò lo sviluppo del paese poiché ridusse le
esportazioni petrolifere e limitò l’ingresso di capitali stranieri. Aumentò il prezzo del petrolio.
16.6 Con la nascita della Repubblica islamica in Iran si determinarono conseguenze di grande rilievo a
livello internazionale. La prima fu l’estendersi del conflitto in Iraq, qui, infatti, nel timore che il fondamento
islamico potesse contagiare l’intero Medio Oriente e in particolare la popolazione sciita irachena, il rais
attaccò l’Iran, trascinano i due paesi in un sanguinoso conflitto che durò fino al 1988. Durante la guerra,
l’Iraq attuò una feroce repressione, anche con l’impiego di armi chimiche. La zona che in seguito al Trattato
di Losanna era stata divisa in Turchia, Iraq, Iran, Siria e Armenia, da allora avevano condotto una lotta
accanita per l’indipendenza. Allora volta li iriani si lanciarono in una campagna di terrorismo e rapimenti

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contro coloro che avevano dato sostegno e fornito armi all’Iraq, come la Francia. La seconda conseguenza
degli eventi in Iran riguardò l’Unione sovietica, la quale, preoccupata per un’eventuale espansione della
rivoluzione decise nel 1979 di intervenire militarmente nel paese per imporre la fazione filosovietica del
Partito democratico del popolo, che con un colpo di Stato aveva provocato una crescente opposizione dei
gruppi islamisti. Questa operazione ebbe effetti disastrosi perché fece precipitare l’Unione sovietica in una
crisi interna, ma anche perché scattano l’insorgere della guerriglia ispirata molti islamici. La resistenza
afghana provocò nel paese un processo di disgregazione una guerra civile che non sarebbe terminata col
ritiro delle forze occupanti a sua volta il Pakistan dopo il colpo di stato del generale aveva dato inizio a una
progressiva islamizzazione dello stato e aveva sostenuto la guerriglia affinché l’Afghanistan non cadesse
sotto l’influenza di coloro che erano i suoi nemici.
16.7 Nel giugno 1982 Israele invade il Libano, un paese lacerato dalla guerra civile, tra musulmani e cristiani
maroniti e fra gli stessi musulmani. Lo scopo era attaccare le basi palestinesi nel sud del paese, da cui
partivano incursioni e lanci di missili contro le città israeliane. Le milizie libanesi schierate a fianco degli
israeliani, attaccarono i campi profughi massacrando oltre 2000 civili. Tali avvenimenti suscitarono proteste
anche in Israele, dove il governo fu costretto ad aprire un’inchiesta. L’ONU inviò nella città una forza
multinazionale di pace contro la quale si scagliò per ritorsione il terrorismo dei fondamentalisti islamici.
L’esercito israeliano lasciò il Libano nel 1985 mantenendo il controllo di una fascia di sicurezza nel sud,
mentre nel paese la guerra civile non cessava. In conseguenza degli eventi del Libano, si rafforzarono i
gruppi radicali che contestavano la leadership di Arafat, mentre i palestinesi dei territori occupati diedero il
via a una nuova forma di lotta antifascista, ovvero la rivolta delle pietre. Ne furono protagonisti soprattutto
i giovani che si ribellarono alla ventennale occupazione israeliana lanciando sassi contro l’esercito. A questa
rivolta rispose il Re di Giordania, che nel luglio 1988 rinunciò definitivamente la Cisgiordania e a
Gerusalemme e concesse al OLP il diritto di rivendicarli come territori del futuro Stato palestinese. Questa
decisione permise di arrivare a una svolta storica, nel novembre successivo, infatti, il Consiglio nazionale del
OLP ad Algeri riconobbe il diritto all’esistenza dello Stato di Israele e proclamò lo Stato palestinese che,
pur rimanendo occupato, veniva riconosciuta da molti Stati. Il governo israeliano, tuttavia, rifiutò ogni
possibile dialogo con l’OLP e continuò a reprimere la rivolta nei territori. La nuova Politica di Arafat, inoltre,
fu rifiutata dalle organizzazioni estremista palestinese.

CAPITOLO 17: L’Italia degli anni 60 e 70


17.1 Nel corso degli anni 50 in Italia si realizzò un crescente sviluppo industriale di cui furono protagoniste
le grandi famiglie di imprenditori italiani. Furono abolite le barriere doganali. Tra il 1958 e il 1963 ci fu il
boom economico, durante il quale l’Italia ultimò il suo processo di trasformazione, diventando
industrializzata. La nuova fase dell’industrializzazione andò oltre il triangolo Piemonte, Lombardia, Liguria,
investendo anche in altre regioni. Migliorarono anche le condizioni di vita della popolazione. Furono i beni
di consumo, il motore trainante dello sviluppo. Infatti l’Italia divenne il terzo produttore mondiale di
frigoriferi. Un’altra area di espansione fu quella della macchina da scrivere, ma i due principali strumenti del
cambiamento dello stile di vita italiano furono le automobili e il televisore. Questo sviluppo non avvenne
senza squilibri, in primo luogo si ampliava la distanza tra nord e sud e in secondo luogo, mentre cresceva
all’industrializzazione, rimaneva molto limitata la modernizzazione delle attività agricole. A partire dal 1957
si aprì una seconda fase dell’intervento straordinario statale nel meridione, dopo quello di inizio decennio,
con l’istituzione della cassa per il Mezzogiorno, furono varati finanziamenti agevolanti per la creazione di
piccole e medie imprese.
17.2 Negli stessi anni del boom economico si realizzò anche un cambiamento a livello politico con la
nascita della nuova formula del centrosinistra e il coinvolgimento del Psi nel governo. Si tratta di un
processo lento, all’indomani del 1956, con la presa di distanza del PSIE dall’URSS. Questo processo si
collocava nel contesto internazionale e vide come protagonisti Kennedy e Kruscev. La sostituzione del PLI
con il Psi come alleato di governo non fu accettata da tutte le componenti della DC e dalle altre forze
politiche. Il governo fu affidato a Fernando Tambroni, che diede vita a un monocolore di DC con i voti
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determinanti dalla destra. Lui inoltre, autorizzò lo svolgimento del Congresso nazionale del MSI a Genova,
suscitando l’immediata protesta dei cittadini. Questi eventi portarono Tambroni alle dimissioni, e capì che
in Italia non poteva nascere un governo appoggiato dalla destra. Nella DC si rafforzò la componente che
riteneva come i pericoli per la democrazia non venissero solo dai comunisti, ma anche dalla destra
neofascista. All’ottavo Congresso della DC, Moro sostenne la necessità di una svolta politica, il compito
storico della DC era quello di guidare il paese e di sbloccare la democrazia italiana, allargando le basi del
governo. Si arrivò così alla formazione del primo governo di centrosinistra presieduto da Fanfani, con la
partecipazione di democristiani, repubblicani, socialdemocratici e l’appoggio esterno dei socialisti. Durante
questo governo furono attuate moltissime riforme. Nuovo Presidente della Repubblica, fu eletto nel 1962
Antonio Segni, che non fu favorevole alla nuova formula governativa. Proprio in questi anni ceti proprietari,
i conservatori, contestarono la DC e iniziarono a trasferire il loro capitali in Svizzera. La sinistra socialista che
non concordava con l’ingresso nel governo, si staccò dal partito e fondò il partito socialista italiano di unità
proletaria. Nel 1966 il Psi si unì col PSDI, dando vita al partito socialista in Italia unitario. Moro Guidò Tre
governi di centrosinistra, che tuttavia realizzarono solo in parte le riforme annunciate. Nel 1964 la
democrazia italiana visse una crisi gravissima col tentativo di colpo di Stato organizzato dal generale De
Lorenzo, il cosiddetto “piano solo” perché prevedeva la partecipazione della sola arma dei carabinieri. Il
piano non fu messo in opera, ma condizionò il governo verso una svolta moderata. La pressione svolta dal
Presidente della Repubblica segni si aggiunge a quella del governatore della Banca d’Italia, della
Confindustria e delle Istituzioni europee. Il giorno dopo l’approvazione in Parlamento del secondo governo
Moro Segni fu colto da malore e costretto a dimettersi. Fu eletto allora Presidente il socialdemocratico
Saragat. Il PCI, che non aveva condiviso la scelta governativa del Psi, fu segnato dalla scomparsa di Togliatti,
avvenuta in URSS. Prima di morire, Togliatti aveva preparato un memoriale destinato all’incontro che
avrebbe dovuto avere con Kruscev, nel quale esprimeva preoccupazione per il contrasto tra Cina e URSS.
Per la prima volta ammetteva la presenza di problemi e difficoltà in tutti i paesi socialisti.
17.3 Nel corso degli anni 60, mentre terminava la fase espansiva dell’economia del paese, cominciarono a
manifestarsi i primi segnali di contestazione. Si ribellavano al conformismo e all’arretratezza della società
italiana. Vi furono forme di ribellismo contro i tabù della società, ma anche una contestazione politica molto
influenzata sul piano ideologico e simbolico, a cominciare dalla guerra del Vietnam. Questo però è legato
alla scuola italiana, che cominciò ad avere studenti di diverse classi sociali. Le proteste non si svolsero solo
contro l’inadeguatezza delle strutture, ma soprattutto contro i metodi e i contenuti. La scuola fu accusata di
non creare sufficienti condizioni affinché i figli delle classi povere potessero completare la loro istruzione. Il
primo gravissimo episodio, accadde il 27 Aprile 1966 alla Sapienza di Roma, dove un gruppo di studenti
estremisti di destra aggredì alcuni giovani di sinistra provocando la morte di uno studente. Il rettore,
colpevole di non aver fatto intervenire la polizia per difendere gli studenti, fu costretto alle dimissioni. La
protesta si ampliò nel corso dell’anno successivo. Il 68 si estese anche al mondo della cultura, con proteste
nell’ambito di mostre artistiche e cinematografiche e la nascita di nuove riviste. Alla contestazione
parteciparono anche le ragazze, alcune delle quali cominciarono a organizzare i primi gruppi femministi. Il
movimento degli studenti, inizialmente unitario, si divise poi in diversi gruppi, prima nacquero potere
operaio e lotta continua e poi ne nacquero degli altri. Intanto nel 1968 si erano svolte le elezioni con
risultati positivi per il PCI e per il PSIUP. Alla protesta studentesca seguirono, nel 1969 le lotte degli operai
che si svolsero nelle fabbriche. La fase culminante si ebbe in autunno, con gli scioperi e le manifestazioni
che rivendicavano l’aumento retributivo, uguale per tutti. Il 1969 si chiuse tragicamente il 12 dicembre, una
bomba esplose alla Banca dell’agricoltura provocando 17 morti. Inizialmente furono accusati gli anarchici e
solo alcuni anni dopo i responsabili furono individuati in un gruppo dell’estrema destra.
17.4 La società italiana conobbe una modernizzazione sul piano dei costumi. Inoltre, vi fu un ampliamento
dell’accesso alle facoltà universitarie e la partecipazione agli organismi scolastici delle famiglie degli
studenti. In particolare, le donne entrarono nella scena politica e nella seconda metà degli anni 60 nacque il
movimento femminista che rivendicava il riconoscimento della specificità femminile. La società fu

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sensibilizzata dai temi riguardanti il ruolo della donna. Per quanto riguardava la parità nel mondo del
lavoro, solo nel 1963 fu introdotta la legge che permetteva alle donne l’accesso a tutte le cariche,
professioni e impieghi pubblici, mentre un’altra legge vieta il licenziamento a causa di matrimonio. In
seguito furono istituiti degli asili nido comunali e fu varata la legge di parità che affermava il principio del
divieto di discriminazione tra uomo e donne nelle condizioni di lavoro. Nella famiglia venne dichiarata
illegittima la disparità di trattamento prevista dal codice penale per il reato di adulterio della moglie rispetto
a quello del marito. Fu poi approvata la legge che istituiva il divorzio il 1 dicembre 1970. Nel 1975 fu varata
la riforma del diritto di famiglia che segnava una svolta importante per le donne, fu sostituito il principio
per cui, per effetto del matrimonio, moglie e marito acquisivano gli stessi diritti. Un altro rinnovamento fu
quello affinché i malati mentali non venissero considerati come diversi.
17.5 La protesta giovanile non finì nel 1969, ma diventò sempre più violenta. Si formarono nel 1970 le
Brigate Rosse e altri gruppi del terrorismo rosso. I gruppi terroristici dell’estrema destra firmarono stragi
cruente nel 1974: due bombe uccisero 8 persone e 12 su un treno. A livello politico, le elezioni anticipate
del maggio 1972 furono caratterizzate dall’aumento di voti del MSI. La DC si orientò allora verso un governo
monocolore, senza l’appoggio dei socialisti. Il quadro politico era però destinato a cambiare velocemente.
Ci furono importanti sviluppi nel PCI, del quale era divenuto Segretario Berlinguer, che elaborò una linea
politica di apertura verso i cattolici a livello nazionale e di distacco dall’Unione sovietica. All’indomani del
colpo di Stato in Cile del settembre 1973, Berlinguer affermò che per realizzare le trasformazioni di cui
l’Italia aveva bisogno erano necessari un ampio consenso della popolazione e una larga alleanza politica.
Secondo Berlinguer, era necessario creare uno che coinvolgesse tutte le componenti democratiche e
popolari del paese, i comunisti, i socialisti e i cattolici. Un governo, quindi, che comprendesse anche la DC.
Inoltre parlò per la prima volta di necessità di superare le divisioni dell’Europa e di voler formare una
democrazia indipendente e pacifica. In questa direzione il PCI strinse rapporti con i partiti socialdemocratici
europei e risaldare i propri legami con comunisti, francesi e spagnoli. Questi sviluppi in politica e la
proposta di Berlinguer del compromesso storico riuscirono ad attirare nuovi consensi e far svolgere al PCI
un ruolo di interlocutore con gli altri partiti. Dal punto di vista economico il paese fu travolto da una crisi
internazionale del 1971 e del 1973. Il contrasto tra le forze politiche divenne allora ancora più aspro,
soprattutto in occasione del referendum proposto da un comitato di cattolici per abrogare la legge sul
divorzio. Alle elezioni del 1975, cioè le prime cui i maggiorenni il PC guadagno il 5.2% In più rispetto alle
politiche del 1972. Nella DC, particolarmente a opera di Aldo Moro, la riflessione su quanto stava
accadendo porterà a cambiamenti al suo interno. Già dopo i risultati del referendum, Moro aveva insistito
sul problema non solo di riparare ai guasti politici prodotti, ma anche di raccoglierne talune indicazioni,
esplorare più a fondo quel che è il paese oggi, per riuscire a guidarlo meglio. Moro riprese anche il discorso
sulla necessità di un cambiamento per la DC. Fu realizzato allora un’importante cambiamento con il
passaggio della segreteria da Fanfani, che aveva portato avanti una posizione fortemente anti comunista, a
Zaccagnini, vicino alle posizioni di Moro. Il 20/21 giugno 1976 si svolsero le elezioni politiche in un clima di
forte tensione. I risultati confermarono l’avanzata del PCI. Si poneva ormai quella che veniva chiamata
questione comunista, ovvero un maggior coinvolgimento del PCI nel governo e nelle istituzioni. In politica
estera Berlinguer aveva fatto un’ulteriore passo avanti quando in un’intervista aveva parlato del Patto
Atlantico come riferimento per il paese, affermando che l’Italia non ne sarebbe uscito.
17.6 Moro e Berlinguer avviarono incontri, trattative che portarono alla formazione di un governo
democristiano presieduto da Andreotti. Fu il governo di solidarietà nazionale, sostenuto attraverso
l’astensione in Parlamento di PCI PSI PSD PRI e PLI. Il PC, dovete affrontare i gravissimi problemi derivati
dalla crisi economica. A questo si aggiunse la protesta dei giovani che criticarono duramente il PC. Gli
scontri erano ormai sempre più frequenti e spesso si concludevano con la morte dei poliziotti o dei
manifestanti. In questo stesso periodo inizia una seconda fase della Br in cui affluirono militanti provenienti
dalle ali più estreme del movimento, con l’obiettivo di portare l’attacco al cuore dello Stato. Furono uccisi
anche singoli magistrati. Di fronte alla crescita della violenza, Berlinguer chiese un maggiore coinvolgimento

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del PCI nel governo. Dopo le dimissioni del governo Andreotti nel 1978, seguirono incontri riservati tra
Moro e Berlinguer e fra i partiti della maggioranza, Moro parlò della necessità di un accordo opportuno,
misurato, legato al momento particolare in cui viviamo, vale a dire all’emergenza economica. Si arrivò
quindi alla nascita di un nuovo esecutivo presieduto da Andreotti, simile al precedente e del quale i
comunisti continuavano a non far parte. La mattina in cui Andreotti dovette presentarsi alle Camere il 16
Marzo 1978, Aldo Moro venne rapito da un commando della Br, uccidendo i 5 uomini della scorta. Chiuso
in un carcere del popolo, Moro fu processato dai suoi carcerieri con l’accusa di essere il teorico e lo stratega
di quel regime democristiano che da trent’anni opprimeva il popolo italiano. Per la sua liberazione le BR
chiesero lo scambio con alcuni terroristi detenuti, ma i partiti che sostenevano il governo, soprattutto DC e
PCI, si opposero. Moro chiedeva che venisse avviata un’equa trattativa umanitaria, accusando il suo partito
di averlo abbandonato. Ci furono due tentativi, uno del Vaticano, che in cambio della liberazione di Moro
avrebbe pagato un’ingente somma di denaro e una del vice segretario socialista Signorile che attraverso
due ex dirigenti di potere operaio poté stabilire un contatto con due brigatisti. Nessuna delle due trattative
ebbe successo. Il 15 Aprile 1978 le BR fecero sapere che Moro era stato giudicato colpevole e che sarebbe
dovuto essere condannato a morte. Moro fu ucciso, il suo corpo fu fatto ritrovare in una macchina
parcheggiata al centro di Roma. Nonostante ciò, le BR non avevano ottenuto quello che si prefiggevano,
cioè che dal loro gesto scaturisce una rivoluzione. Il clima di instabilità generale si aggravò e gli scandali e la
corruzione Cominciarono a una sconvolgere la politica italiana travolgendo nel giugno 1978 il Presidente
della Repubblica Leone, che si dimise perché accusato di irregolarità fiscali. Per la prima volta fu eletto
Presidente un socialista, Pertini, che grazie alla sua simpatia ebbe grande popolarità tra i cittadini. Lui
partecipò in prima persona agli eventi del paese. Il governo dovete adottare sempre misure economiche
per far fronte alla crisi e diventò sempre più impopolare. Il pci nel 1979 decise di uscire dalla maggioranza e
alle elezioni pagò il prezzo della delusione che regnava nel paese, perdendo oltre il 4% dei consensi. Per la
prima volta nella storia del Parlamento italiano, una donna, la comunista Nilde Iotti, fu eletta presidente
della Camera.

CAPITOLO 18: La terza rivoluzione industriale. La fine del comunismo e il crollo dell’Unione Sovietica
18.1 Negli Stati capitalistici prese avvio la terza fase della rivoluzione industriale. Dopo la prima, partita
dall’Inghilterra, e quella degli ultimi anni 30 del diciannovesimo secolo, inizio un’era che sarà detta post-
industriale. Di questa furono protagonisti l’innovazione tecnologica e la globalizzazione del mercato,
mentre entrò in crisi lo strumento più importante dell’età dell’oro, cioè la politica direttiva dello Stato.
Furono due i processi che vennero a compimento, da un lato si realizzò il netto sopravanzare degli addetti
dei servizi su quelli dell’industria, dall’altro nel settore industriale si afferma una nuova forma di produzione
al modello fordista taylorista, basato sulla produzione standardizzata di massa e abbassi i prezzi, si sostituì
una produzione diversificata, volta a soddisfare richieste specifiche. Al tempo stesso cominciò a emergere
una nuova dimensione internazionale dell’economia, dovuta sia al ruolo assunto da alcuni paesi dell’area
asiatica del terzo mondo, sia al decentramento della produzione da parte delle industrie dei paesi più ricchi.
Negli Stati Uniti, ormai entrati in crisi, il processo deindustrializzazione si affermò alla fine del decenni. Gli
effetti della deindustrializzazione furono differenziati in alcune regioni degli Stati Uniti, causò l’aumento
della disoccupazione, in altri invece ci fu una crescita. Per quanto riguarda la popolazione, le donne
iniziarono a lavorare. Gli Stati Uniti si trovarono così, in un periodo molto diverso rispetto agli anni
precedenti, caratterizzato dal rallentamento della crescita e dall’aumento dell’inflazione. La responsabilità
dell’inflazione fu attribuita più che all’aumento del prezzo, alla rigidità dei salari. Così cominciarono ad
affermarsi teorie opposte che saranno chiamate neoliberiste, secondo le quali bisognava escludere
l’intervento dello Stato e limitare le concentrazioni monopolistiche in modo da lasciare il mercato libero a
di autoregolarsi.
18.2 Alle elezioni americane del 1980 divenne Presidente Reagan. La sua idea era quella di ridurre le spese
dello Stato e ridurre la pressione fiscale sulle imprese. Inoltre, volle aumentare le spese militari. L’economia
americana conobbe così, un nuovo ciclo di crescita. Sul piano internazionale, l’approccio di Reagan fu
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fortemente ideologico. Il nuovo Presidente ribadì il ruolo egemonico degli Stati Uniti e assunse nuovamente
una posizione di contrapposizione all’Unione Sovietica. Inoltre, per difendersi avviò un costoso programma
strategico. In Gran Bretagna una politica ugualmente caratterizzata dalla riduzione dell’intervento dello
Stato fu avviata da Margaret Thatcher, che portò nuovamente i conservatori al governo. Impostò una
politica di contrapposizione con le trade unions, emanando una nuova legislazione che limitava il diritto di
sciopero e smantellava quel sistema di servizi del cittadino a carico della collettività. Inoltre procedette alla
privatizzazione delle aziende che erano state nazionalizzate dai laburisti. Assunse un atteggiamento
flessibile nei confronti della questione irlandese. Anche in politica estera, oltre a mantenere l’ostilità
all’integrazione europea, Thatcher assunse un atteggiamento determinato a rimarcare il ruolo di grande
potenza della Gran Bretagna. Fu la prima donna in Europa e fu Primo Ministro per tre mandati consecutivi.
La crisi economica internazionale che aveva portato alla conclusione del ciclo apertosi con gli accordi di
Woods, si risolse in quasi tutto il mondo capitalistico con l’adozione di misure neoliberiste, in molti paesi si
affermarono governi conservatori e furono sconfitti i partiti socialdemocratici. Nella seconda metà degli
anni 70 in Svezia, dopo 44 anni di governo di partito socialdemocratico, esso perse le elezioni. Nella
Germania federale, con la sconfitta della Spd nel 1983, il governo ritornò ai democristiani. In Francia,
invece, le elezioni presidenziali videro la vittoria di un socialista, Mitterrand, candidato di un fronte unitario
delle sinistre, il cui partito si affermò anche alle successive consultazioni politiche. Mitterrand si avviò ad
attuare un programma di nazionalizzazione di banche e industrie e di aumento della spesa pubblica in un
secondo tempo, mutò il proprio programma politico adottando provvedimenti di tipo liberista. La sinistra,
divisa al suo interno, comincio a risentire delle difficoltà e a perdere consensi. Alle elezioni del 1984 ottenne
ampi successi, l’estrema destra razzista di Le Pen, che si trovò a gestire una complessa situazione di
coabitazione con un governo di centrodestra. Dopo la sconfitta dei socialisti alle elezioni del 1993, la
Presidenza della Repubblica tornò ai conservatori con la vittoria di Chirac.
18.3 Le trasformazioni del mondo capitalistico furono dovute anche all’emergere della nuova area di
sviluppo asiatica. Il Giappone arrivò a conquistare il primo posto fra i paesi esportatori e ad affermarsi
come seconda potenza industriale dopo gli Stati Uniti. Le sue società industriali, specialmente quelle
automobilistiche, investirono capitali negli Stati Uniti, dove costruirono impianti di grandi dimensioni,
installandolo in seguito anche in Europa. Il Giappone è stato l’unico tra i paesi più industrializzati del mondo
a non avere mai avuto problemi di disoccupazione. Era anche un paese ad alto livello di istruzione, e
bassissimo numero di analfabeti. Un altro importante ruolo lo ricopre l’organizzazione e la qualità del
lavoro. Un’altra area di prosperità si venne formando l’esempio del Giappone nell’Asia sud orientale dalla
fine degli anni 60, mentre i paesi produttori di petrolio e dell’area medio orientale conobbero un’enorme
crescita economica, in quella sud orientale cominciarono a emergere alcuni paesi di nuova
industrializzazione, in seguito al trasferimento in queste regioni di attività industriali per lo sfruttamento
della manodopera.
18.4 Il clima di contrapposizione tra est e ovest fece partire la seconda guerra fredda. Le relazioni
internazionali avevano subito un peggioramento in seguito all’interventismo sovietico nella fase finale della
lotta per la decolonizzazione. Ciononostante si arrivò alla firma del secondo Trattato per la limitazione
delle armi nucleari avvenuta nel Vertice tra Carter e Breznev. Fu poi in seguito all’invasione sovietica
dell’Afghanistan, che i rapporti tra Stati Uniti e URSS si deteriorarono. Il Congresso americano non ratificò il
Trattato e gli Stati Uniti ostacolarono le Olimpiadi di Mosca. Il quadro fu reso ancora più grave dalla
questione degli euromissili. Il nuovo Presidente americano Reagan, impostò inoltre una politica di
radicalizzazione del confronto tra le due superpotenze con una nuova corsa agli armamenti. L’Unione
sovietica fu però costretta a cercare nuove mediazioni nel 1982 riprese le trattative, che furono denominate
colloqui sulla riduzione delle armi strategiche. Nel corso degli anni 60 e 70 in Unione Sovietica c’era stato
un miglioramento economico. Nel decennio successivo, tuttavia, la congiunta favorevole finì sia per gli alti
costi dell’invasione dell’Afghanistan, sia perché il paese non era in grado di tenere il passo con le
trasformazioni dell’economia mondiale. Se ne ebbe il tragico riscontro con l’esplosione nella centrale di

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Cernobyl il 26 Aprile 1986. La zona fu gravemente contaminata con effetti anche su 14 paesi europei. La
situazione venne peggiorata dal fatto che le autorità sovietiche non denunciarono immediatamente
l’incidente e ne occultano la gravità. Dal punto di vista della politica interna, gli anni di Breznev che
saranno definiti come anni di stagnazione, risentirono dell’immobilismo del gruppo dirigente, del PCUS, del
crescente distacco tra il partito e la società e delle conseguenze negative della guerra in Afghanistan.
All’indomani della morte di Breznev nel 1982 e dei suoi successori, il Comitato centrale del PCUS compì una
svolta epocale eleggendo il Segretario, il cinquantenne Gorbačëv, esponente dell’ala riformista. Avendo
compreso che il paese stava rischiando il collasso, sia dal punto di vista economico che da quello politico e
sociale lui avviò il rinnovamento all’interno del partito, facendo sostituzioni di dirigenti al vertice a livello
periferico. Parlò della necessità di compiere trasformazioni radicali e di ristrutturare il sistema sovietico, al
tempo stesso sostenne che al fine di combattere le resistenze al cambiamento, occorreva franchezza e
trasparenza, cioè informare con chiarezza all’opinione pubblica. Dal punto di vista interno l’azione
riformatrice di Gorbačëv si concentrò in due direzioni, quella economica, in cui furono introdotti
provvedimenti finalizzati a creare un’economia mista, e quella sociale e politica, nella quale egli pose
apertamente l’esigenza di democratizzare la società sovietica. Nell’ottobre 1988 il PCUS approvò un
progetto di riforma costituzionale che prevedeva l’istituzione di un Congresso dei deputati del popolo al
quale spettava di eleggere il Soviet Supremo. Si ebbero le prime elezioni per il Congresso e esso nominò
Gorbačëv, capo del Soviet Supremo, e poi lo elesse presidente. Lo Stato acquistò così una posizione più
autonoma rispetto al partito che perse il ruolo guida che aveva fino ad allora. L’intento di Gorbačëv era di
salvare l’Unione sovietica. Ma i meccanismi che gli mise in moto andarono oltre, si fece sempre più aspro,
infatti, il contrasto tra i conservatori e riformatori più radicali. Al tempo stesso, in molte delle repubbliche
che componevano l’Unione sovietica, cominciarono a rafforzarsi spinte disgregatrici. Un’azione ugualmente
innovativa venne portata avanti anche in politica estera, i cui effetti imprimeranno una svolta nella storia
del 900. Il primo cambiamento fu anche nel linguaggio Gorbačëv, infatti non si limitò a parlare di politica, di
coesistenza pacifica, ma sostenere l’esigenza di una cooperazione attiva e della reciproca interdipendenza.
Il primo atto concreto, fu quello del ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan iniziato nel maggio 1986 e
terminato nel 1989. L’altro passo di grande rilevanza fu relativo ai paesi legati all’Unione sovietica dal Patto
di Varsavia nei confronti dei quali Gorbačëv, già subito dopo l’elezione a Segretario, dichiarò la propria
volontà di adottare una linea di non ingerenza nei loro affari interni. Dopo gli incontri con Reagan nel
dicembre 1987, fu firmato il Trattato per la riduzione missili intermedi. Era la prima volta che le due
superpotenze parlavano di diminuzione di arsenali militari e non solo di limitazione del loro accrescimento.
Un altro segnale di grande importanza verso la distensione fu la visita di Gorbačëv a Pechino, a cui seguì
l’annuncio della normalizzazione delle relazioni tra Cina e Unione Sovietica, mentre nel suo paese
crescevano le difficoltà all’estero, Gorbačëv, conquistava una popolarità crescente. Un evento di portata
storica fu la sua visita in Vaticano e l’incontro con Papa Giovanni Paolo II. Era la prima volta che un
segretario comunista sovietico veniva ricevuto da un Pontefice. Per la sua azione a favore della distensione
mondiale, Gorbačëv fu insignito nel 1990 dal Premio Nobel della pace. Tuttavia, il suo tentativo di costruire
una nuova legittimazione dell’universalismo fallì, perché il suo idealismo socialista ereditò e portò al grado
di massima tensione le contraddizioni del comunismo riformatore. Infatti, il crollo dell’Unione Sovietica,
secondo alcuni studiosi, fu provocato involontariamente da Gorbačëv.
18.5 Nella Repubblica popolare cinese, nel gruppo dirigente del PCC si impose la componente ostile a Mao,
detta dei pragmatici e guidata da Deng, favorevole alla reintroduzione della proprietà privata e del libero
mercato. La sua politica fu finalizzata a ridurre la distanza della Cina dai paesi ricchi e sviluppati nel partito.
Dal punto di vista economico, per quanto riguardava le campagne, le comuni furono abilitate all’uso della
terra, che pure rimase di proprietà pubblica, fu privatizzato. Con i cambiamenti introdotti, il paese riuscì in
15 anni ad avere un tasso di crescita superiore a quello delle tigri asiatiche. Alla parziale liberalizzazione
dell’economia non seguirono riforme nel campo politico, sull’onda di quanto stava accadendo nell’Unione
Sovietica, il segretario del PCC tentò di promuovere un rinnovamento, ma fu rimosso dalla carica nel paese.

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Tuttavia cominciò a crescere il malcontento. Nel 1989 ci fu una nuova ondata di dimostrazioni e i funerali
del dirigente comunista, divenne un pretesto per gli studenti per radunarsi nelle piazze sotto la spinta della
la conservatrice del partito e avallato da Deng, fu deciso l’intervento militare per porre fine alla rivolta nella
notte tra il tre 4 giugno 1989 le truppe dell’esercito attaccarono gli studenti. Gli avvenimenti cinesi ebbero
vasta risonanza in tutto il mondo e tra i militanti dei partiti comunisti.
18.6 La nomina di Gorbačëv a segretario del PCUS e la sua dichiarazione di non interferenza nella vita dei
paesi satelliti dell’URSS ebbero su questi paesi effetti dirompenti. I regimi comunisti si sfaldano uno dopo
l’altro. Fu più lungo, invece il cambiamento in Polonia. Qui nel corso del 1980, il malcontento della
popolazione per la difficile situazione economica era esploso in proteste e scioperi in diverse città, guidati
dal sindacato autonomo di orientamento politico. I lavoratori in sciopero chiedevano libertà di
organizzazione e pluralismo sindacale. Il 13 dicembre 1981 il ministro della Difesa dichiarò lo stato di
emergenza. Un ruolo di grande importanza fu svolto dalla Chiesa cattolica che godeva in Polonia di
particolare prestigio. Giovanni Paolo II, aveva rivendicato il diritto alla libertà religiosa e durante le
agitazioni dell’anno successivo aveva scritto all’Episcopato polacco per appoggiare le richieste operaie e si
era rivolto a Breznev per difendere la sovranità polacca e scongiurare l’invasione del paese. Il Primo
Ministro, dopo le dimissioni del precedente, fu non comunista, che iniziò a smantellare il regime, fu abolito
il primato del POUP e il paese fu ribattezzato in Repubblica polacca. In Ungheria, dove era fortemente
sentito il richiamo alla rivolta del 1956 e alla sua drammatica fine, l’opposizione era divenuta sempre più
attiva. Nel 1989 il Comitato centrale del partito comunista adottò una nuova Costituzione che prevedeva
l’abolizione del suo ruolo guida e libere elezioni che si svolsero a luglio e nelle quali i candidati del foro
democratico ottennero la maggioranza. Intanto erano state riabilitate le vittime della repressione del 1956.
Il 23 ottobre 1989 il Parlamento votò il ripristino della libertà di stampa e di associazione, la Repubblica
popolare cessava di esistere. In Cecoslovacchia, dove aveva avuto luogo il più significativo tentativo di
democratizzare un regime comunista, vi era una lunga tradizione di dissenso. Era stato formato il
movimento della Charta 1977 che prendeva il nome dal manifesto in cui venivano denunciate la mancanza
di libertà e la persecuzione per motivi politici, il dissenso negli anni successivi si espresse sempre più
apertamente fino alla esplicita contestazione del governo e del partito comunista. Le conseguenze delle
trasformazioni in Cecoslovacchia riguardarono anche la sua entità statuale, che in maniera pacifica si divise
nelle due componenti unificate alla fine della Prima guerra mondiale fu stabilita la nascita, nel 1992 della
Repubblica Ceca e della Repubblica slovacca. Anche in Bulgaria la transizione alla democrazia fu rapida,
dopo che nel 1987 era iniziato un processo di rinnovamento interno come quello di Gorbačëv, a seguito del
crescere di protesta e scioperi, si arrivò nel novembre 1989 alle dimissioni del segretario del partito
comunista e all’abolizione del suo ruolo e a libere elezioni. L’unico paese dove la fine del regime non fu
pacifica, fu la Romania, qui, colui che aveva il potere, accumulava le cariche di segretario del partito
comunista e di Presidente della Repubblica e non aveva introdotto nessun cambiamento nemmeno dopo
l’ascesa di Gorbačëv alla fine del 1989 esplose la contestazione contro di lui. Mentre cercava di fuggire, il
dittatore fu arrestato assieme alla moglie Elena e vennero fucilati il 25 dicembre 1989. Anche i paesi che
non appartenevano al Patto di Varsavia, cioè Albania, Jugoslavia, finirono per essere travolti dalla crisi che
sconvolse l’Europa orientale. In Albania la svolta avvenne un anno più tardi, alla fine del 1990, con la
legalizzazione dei partiti di opposizione. Diversa la situazione della Jugoslavia, dove già all’indomani della
morte di Tito nel 1980, era emersa la fragilità della Federazione che univa regioni diverse e dove alla fine
degli anni 80 cominciò a imporsi il nazionalismo serbo. Gli avvenimenti dell’Unione Sovietica favorirono le
spinte autonomistiche e negli anni seguenti la conflittualità tra le diverse nazionalità scoppiò in una
devastante guerra etnica.
18.7 Il cambiamento più profondo che segnò la fine di un’epoca avvenne nella Germania dell’Est, dove la
fine del regime comunista portò alla riunificazione con la Germania dell’Ovest. Nella Germania dell’Est ci si
iniziò a lamentare e il movimento divenne inarrestabile. Quando l’Ungheria decise di aprire le frontiere con
l’Austria nel settembre 1989 i cittadini della Germania Est che vi erano approdati con regolare visto dalla

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Cecoslovacchia passarono a migliaia attraverso l’Austria, nella Germania dell’Ovest. La situazione precipitò
dopo la visita di Gorbačëv per i festeggiamenti del quarantesimo anniversario della DDR, che si
tramutarono in manifestazioni a suo favore e contro il regime. 3 ottobre ci fu una crescente protesta, e
sempre più numerose in diverse città e a Berlino est. Il governo fu allora costretto a fare concessioni fin
quando decise di dare il consenso all’apertura delle frontiere occidentali della DDR. Nella notte tra il 9 e il
10 novembre 1989 migliaia di cittadini di Berlino, est e ovest si riversarono nelle strade e presero d’assalto
il muro che divideva la città. La caduta del muro di Berlino si può considerare l’evento simbolico che
chiude il secolo scorso. Con la caduta del muro inoltre, si può anche considerare la fine della guerra fredda
e la contrapposizione tra i due blocchi, ma anche le dell’esperienza di quello che è stato chiamato socialismo
reale. Per la Germania est il crollo del regime implicò la riunificazione con l’altra metà del paese che fu resa
possibile grazie all’accordo internazionale e che avvenne in tempi molto più rapidi di quanto ci si aspettava.
Il Cancelliere Kohl propose al Parlamento della BRD un programma che prevedeva l’abolizione del
monopolio del SED, il rinnovamento democratico ed economico e una struttura confederativa che
abbracciasse tutti e due gli Stati. Kohl ebbe poi incontri con Gorbačëv, nei quali offrì aiuti finanziari
all’Unione Sovietica in cambio della valle alla riunificazione, il nuovo governo tedesco orientale, composto
anche da non comunisti, si dichiarò favorevole a negoziati per l’unificazione del paese. Nel Marzo 1990 si
tennero le prime ultime elezioni libere e della DDR che segnarono la fine del sed e la vittoria della lista di
Kohl. Il ruolo della popolazione della Germania orientale fu determinante. Il 5 maggio 1990 i leader dei
quattro paesi alleati vincitori della Seconda guerra mondiale si incontrano a Bonn con i capi di governo delle
due Germanie. Pochi giorni dopo, il 18 maggio, tedeschi occidentali orientali siglarono il Trattato che
istituiva l’unione monetaria, economica e sociale tra le due Germanie. L’economia sociale di mercato fu
posta a fondamento dell’ordine economico e le leggi dell’est che prevedevano la supremazia dei principi
socialisti furono abrogate. Il 12 settembre 1990 fu posta definitivamente fine alla guerra fredda. Vennero
anche sciolti il Patto di Varsavia e il Comecon nel 1991. Il 3 ottobre il processo di unificazione fu completato.
Il 2 dicembre del 1990 si svolsero le prime elezioni della Germania, che confermarono la vittoria di kohl e
del suo partito, la Cdu, l’anno seguente il Parlamento votò a favore del ritorno della capitale della
Germania, Berlino, che avvenne nell’agosto 1999.
18.8 Le riforme parziali introdotto nel sistema sovietico peggiorarono la situazione dell’economia del paese.
A questa situazione si accompagnarono gli scioperi, per cui Gorbačëv si trovò a dover fronteggiare in questa
situazione difficile e crescere delle opposizioni, sia conservatrice che radicale, alla sua politica. Allo stesso
tempo, lo smantellamento della struttura centralizzata del PCUS stava portando a una trasformazione
dell’assetto del paese e all’affermazione del nazionalismo. Tra il 1988 e il 1989 esplosero movimenti
nazionalisti e conflitti etnici in diverse regioni a maggioranza non russa. Prima ci furono i conflitti tra la
minoranza armena dell’Azerbaigian, poi si manifestarono movimenti indipendentisti in Georgia e nelle
Repubbliche baltiche. Nei primi mesi del 1990 alle elezioni furono sconfitti i candidati comunisti e vinsero
quelli indipendentisti. Nel corso di quell’anno, oltre alle Repubbliche baltiche, alla Georgia, dichiarano la
propria sovranità rispetto all’Unione Sovietica anche l’Ucraina, la Bielorussia, la Moldavia, l’Armenia. Anche
il Soviet supremo della Federazione russa, cui era a capo El’cin, proclamò nel giugno 1990 la propria
sovranità, dotandosi di istituzioni proprie. Le tendenze separatiste e l’aggravarsi della situazione economica
provocarono l’acutizzarsi del conflitto interno e la contrapposizione tra El’cin e Gorbačëv. Quest’ultimo
cercò di elaborare un trattato che riconosceva la sovranità alle repubbliche e trasformava l’Unione sovietica
in una Federazione, ma nella primavera 1991 sei di queste se ne staccarono e dichiararono definitivamente
la propria indipendenza. Mentre Gorbačëv si trovava in vacanza in Crimea, un gruppo di alti burocrati e di
funzionari del PCUS, fra i quali il capo del servizio di polizia segreta sovietico, tentarono un colpo di Stato. Il
18 agosto 1991 fu costituito un comitato di Stato per l’emergenza che ordinò l’arresto di Gorbačëv e della
sua famiglia. I golpisti non riuscirono però ottenere l’appoggio degli apparati militari né a mettere sotto
controllo i mezzi di comunicazione. Nelle strade di Mosca prese vita una mobilitazione spontanea della
popolazione contro gli organizzatori del colpo di Stato a guida delle quali si pose El’cin. Gorbačëv uscì dalla

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vicenda totalmente esautorato, si dimise dalla carica di Segretario generale e non poté più arrestare il
dissolvimento dell’Unione Sovietica. Gli effetti del tentativo del colpo di Stato furono travolgenti. Tra
Agosto e Settembre tutte le altre repubbliche sovietiche si dichiararono indipendenti e l’8 dicembre El’cin
con i presidenti dell’Ucraina della Bielorussia dichiarò disciolta l’Unione Sovietica dando vita alla
Comunità degli Stati indipendenti alla quale ridono le altre Repubbliche, tranne le tre baltiche. Gorbačëv,
allora rassegnò le dimissioni da Presidente dell’Unione sovietica, che ormai non esisteva più. Il 25 dicembre
1991 alla bandiera dell’Unione Sovietica fu ammainata e sostituita col Tricolore russo. Finiva così il
periodo storico iniziato nel novembre 1917 con la presa del Palazzo d’inverno da parte dei bolscevichi.
18.9 La guerra fredda col passare degli anni è stata analizzata in modo differente. Proprio in quanto si tratta
di una frase conclusa, sono apparse nel corso degli anni grandi opere che hanno avuto l’obiettivo di
affrontare i problemi a tutto campo. La guerra fredda viene analizzata in un ampio contesto spaziale e
temporale e ne sono indagate in una prospettiva globale e tutte quelle complesse realtà, senza limitarsi
solamente agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica. Secondo numerosi studi sulla storia degli Stati Uniti, le
maggiori novità emergono in merito all’altro fronte, poiché in questo caso la disponibilità documentale
manifesta stasi negli ex paesi comunisti dell’Europa orientale dell’ex Unione Sovietica ha sicuramente
permesso agli studiosi di venire a conoscenza di eventi non noti in tutta la loro gravità. Ad esempio, è stato
studiato che nonostante tutte le diversità tra le varie esperienze comuniste esse avessero una somiglianza di
fondo, questa somiglianza consisteva nel fatto che i regimi comunisti abolissero la libertà politica, religiosa e
culturale e istituissero sistemi di polizia segreta al fine di controllare la popolazione. La storia sovietica è
ricostruita come una storia tragica. Nel 1917 era iniziata l’avventura del comunismo che aveva promesso al
popolo russo e ai popoli oppressi di tutto il mondo terra e libertà e che invece terminava con un segretario
del partito comunista che annunciava in televisione il pacifico scioglimento di uno Stato già così potente e
violento, esaltando la conquista della libertà politica. Ci sono poi stati casi in cui al giudizio storico se n’è
sovrapposto uno politico, ad esempio quando il comunismo è stato rimarcato come una specie di nulla e
come la scomparsa dell’impero sovietico avesse lasciato dietro una tavola rasa. Non tutti gli studi sono
andati in questa direzione e molti sono stati coloro che hanno preso le distanze da un tipo di lettura che
continuano a dividere schematicamente, bene e male. Ha conservato caratteristiche proprie dei tempi della
guerra fredda e hanno invece analizzato la fine del comunismo in una contestualizzazione più ampia. La fine
della guerra fredda e dell’esperimento sovietico, infatti, è stata anche collegata a quel processo di
internalizzazione dell’economia chiamato globalizzazione. Hobsbawm aveva collocato il crollo dei regimi
dell’Est europeo e dell’Unione sovietica nel contesto della crisi mondiale che fra il 1971 e il 1973 aveva
posto fine a quella che lui definiva età dell’oro, iniziata nel 1947. Questo perché la crisi colpì varie parti del
mondo, poiché l’età dell’oro aveva prenotato un’economia mondiale unitaria, sempre più integrata che non
funzionava al di là delle frontiere nazionali e che sempre più oltrepassava le frontiere ideologiche. La crisi
colpì quindi anche i paesi socialisti, con le loro economie vulnerabili che furono trascinati verso situazioni di
rottura col passato e anche più radicali di quelle dei paesi occidentali e infine verso il crollo. Al di là dunque
delle interpretazioni a senso unico, quella di Hobsbawm si basa su una considerazione complessiva della
storia dell’Interno 900.

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