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La Germania di Weimar
La situazione economica si aggravò particolarmente negli stati centrali, soprattutto in
Germania, dove già pochi giorni prima del termine della guerra, i marinai della base di
Kiel scioperarono, generando così una reazione a catena generando scioperi anche
nelle altre città tedesche. Il kaiser, non essendo capace di affrontare la situazione e
comprendendo la sua gravità, decise di scappare in Olanda e vanne proclamata la
repubblica, affidata poi al governo provvisorio del socialdemocratico Friedrich Ebert.
Un anno dopo venne convocata l’assemblea costituente a Weimar, dove venne
promulgata una nuova costituzione, eleggendo Ebert come presidente della repubblica
e Scheidamann come cancelliere. Secondo la nuova carta costituzionale, alla cui
redazione collaborò anche il filosofo Max Weber e lo storico Meinecke, il potere
legislativo era nelle mani del parlamento, eletto a suffragio universale maschile e
femminile secondo il sistema elettorale proporzionale, e del Consiglio Federale,
costituito dai rappresentanti delle vari stati regionali (Lander). Il potere esecutivo
invece era affidato al presidente della repubblica, eletto direttamente dai cittadini ogni
sette anni, il quale aveva il compito di eleggere il capo del governo (il cancelliere), di
porre il veto alle leggi emanate dal parlamento, inoltre in caso di pericolo per la
nazione poteva sciogliere il parlamento e accentrare tutti i poteri nelle sue mani.
Nonostante la modernità della costituzione, vi erano ancora all’interno dell’apparato
burocratico coloro che rimanevano fedeli all’autorità tradizionale prussiana, in
particolare nell’esercito, dove in alcuni settori non vi era la simpatia per le istituzioni
democratiche.
Questione meridionale
La guerra è stata superata grazie all’incitamento dei soldati con la promessa delle
terre, anche se al loro rientro tale promessa non venne mantenuta. I braccianti
reagirono occupando i latifondi, appoggiati dai sindacati socialisti e dall’Associazione
nazionale dei combattenti. Questi chiedevano il possesso delle terre incolte delle
grandi proprietà, ma lo stato non reagì e il conflitto divenne ancora più grave. Questo
dimostrava la distanza che vi era tra stato e popolazione, e fu il problema che decreto
proprio la fine del sistema liberale. Solo Antonio Gramsci e il gruppo dei giovani
intellettuali torinesi compresero la gravità di ciò ed espressero le loro idee nel foglio
“L’Ordine nuovo”: i contadini dovevano essere i protagonisti della rivoluzione sociale e
della ricostruzione. Infatti ritenevano che se i contadini fossero ben organizzati,
potrebbero essere un elemento di ordine e di progresso, ciò non avvenne, in questo
modo si sentirono estranei allo stato e alle sue istituzioni e si prepararono all’avvento
della dittatura.
Le leggi sindacali
Nel 1926 vennero promulgate le leggi sindacali, con le quali vennero resi illegali gli
scioperi; i sindacati si convertirono a organismi di stato, con il compito di tutelare il
bene della nazione, e sorvegliati da una magistratura del lavoro. In questo modo i
lavoratori vennero assorbiti dalla grande macchina dello stato, come semplice forza-
lavoro senza nessun riconoscimento come forza sociale. Con queste leggi si completò
il disegno socio-politico del regime, che dopo aver privato i cittadini dei loro diritti civili
e politici, priva i lavoratori di difendere i propri interessi.
La persecuzione antiebraica
I principali ideali di Hitler erano la superiorità genetica della razza ariana, di cui i
tedeschi erano i puri rappresentanti, e la necessità di uno spazio vitale per lo stato
tedesco, che gli permettesse di estendersi a est, verso la Russia. Hitler voleva rendere
la Germania una potenza mondiale, a discapito del trattato di Versailles e riscattandosi
della sconfitta della prima guerra mondiale. Il pericolo più grande, però, per l’integrità
nazionale la purezza della razza erano gli ebrei. Tale astio era di origine economica: gli
ebrei possedevano il controllo della maggior parte delle banche, così molti proprietari
terrieri avevano ipotecato i loro beni con questi, quindi con l’eliminazione degli ebrei
avrebbe risolto questo problema. Allora facendo leva sui sentimenti antisemiti, additò
alla cultura e alla religione ebraica come la responsabile del declino economico
tedesco. Con le leggi di Norimberga del 1935 gli ebrei vennero privati del diritto di
cittadinanza, di voto, dagli impieghi pubblici e privati di qualsiasi diritto per
l’esercitazione di una libera professione. Inoltre vennero vietati i matrimoni misti e
quelli già celebrati furono annullati. Nel 1938 la persecuzione degli ebrei si fece più
brutale e sistematica, basti pensare che tra la notte del 9 e 10 novembre,
soprannominata la “notte dei cristalli”, nella quale si svolse la più feroce
manifestazione antisemita.