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Dal 1918 fino

agli anni ‘30


Michele Cadeddu
5aSC
05/05/2023
Il primo dopoguerra
Dopo la guerra, la situazione economica fu difficile per molte nazioni (ad eccezione degli Stati Uniti):

Spese belliche pari a 4 volte il PIL del 1913

Finanziamenti ottenuti attraverso il credito da parte di cittadini e nazioni

Inflazione, debiti pubblici, alta disoccupazione e smobilitazione di milioni di uomini

Difficoltà nell'inserimento nella vita civile
I paesi non capitalistici furono maggiormente colpiti, mentre quelli capitalistici ebbero uno sviluppo
industriale incredibile.
L’economia del dopoguerra
L'impatto economico del periodo post-
bellico è stato caratterizzato dalla
modernizzazione delle industrie come fonte
primaria di arricchimento. I paesi capitalisti
si sono sviluppati meglio grazie alla
concentrazione delle industrie,
l'innovazione tecnologica e la produzione di
massa. Le innovazioni industriali come la
gestione scientifica di Taylor e la catena di
montaggio di Ford sono state determinanti
per il successo economico degli Stati Uniti. I
paesi non capitalisti hanno subito maggiori
difficoltà in questo periodo. L'aggiunta di un
grafico o un'immagine può mostrare la
differenza tra i due tipi di paesi.
La popolazione del dopoguerra
Ci furono anche delle conseguenze sociali durante il dopoguerra:

Aumento della classe operaia impiegata nelle fabbriche

Emergenza di una nuova classe media: gli impiegati

I nuovi lavoratori sono chiamati colletti bianchi, in contrapposizione ai colletti blu (operai)

I colletti bianchi hanno un salario superiore e sono meno manuali

Gli impiegati diventano una classe sociale importante in ambito politico

Sono considerati la "migliore" classe sociale e la più influente dell'epoca.
Durante la guerra, i ceti sociali come i contadini e gli operai furono costretti a partire per la
guerra, costringendo le donne a prendere il loro posto nelle industrie. Tuttavia, una volta che
gli uomini tornarono dalla guerra, le donne furono costrette a tornare ai loro vecchi lavori.
Questa situazione, insieme ad altri eventi successivi alla guerra, portò a cambiamenti radicali
nella situazione delle donne. Ci furono lotte tra le classi riguardanti la quantità di sangue
versato, che portarono a una crisi dei valori democratici, facilitando l'ascesa dei regimi
totalitari come quelli in Italia, Germania e l'URSS.
Il dopoguerra italiano
Il Biennio rosso e l’avvento del fascismo
Durante la guerra, l'Italia subì notevoli perdite economiche e umane. Il biennio rosso del
1919-1920 vide lotte sociali che portarono ad aumenti salariali per i lavoratori, ma la crisi
colpì anche i ceti medi furono colpiti dall'inflazione e un potere sindacale debole.
L'invenzione della "vittoria mutilata" da parte di Gabriele d'Annunzio provocò l'ira
dell'opinione pubblica nazionalista, che criticò le trattative di pace come deludenti. In questo
contesto, d'Annunzio condusse l'occupazione di Fiume, alla quale il governo Nitti non reagì.
Il 1919 e l’ascesa del fascismo
In Italia, le prime elezioni con il
sistema proporzionale
mostrarono l'assenso e il
potere dei partiti socialista e
popolare. Tuttavia, la politica
socialista massimalista si rivelò
inefficace e l'occupazione delle
fabbriche nell'autunno del '20
fece temere alle classi dirigenti
una rivolta socialista che non si
verificò per molto tempo.
Nel ‘19 venne fondato il movimento fascista da parte di Mussolini a Milano, inizialmente
marginale, che si diffuse tramite lo squadrismo, ovvero squadre di camice nere utilizzate
dagli agrari per stroncare con la forza il movimento contadino, ampiamente tollerato dalle
forze di polizia e pubblici poteri. Nel 1921-22, il fascismo ottenne crescenti consensi presso i
ceti medi e la borghesia urbana e rurale, mentre nella classe dirigente liberale maturò l'idea
di un'alleanza con il fascismo per risolvere la crisi politica del paese e sconfiggere le sinistre.
L'ascesa del fascismo fu favorita anche dalle divisioni interne al Partito socialista, che si
scisse due volte, la prima a sinistra con la nascita del Partito comunista d'Italia e la seconda a
destra con il Partito socialista unitario.
Nel 1922 Mussolini organizzò una marcia su Roma,
una sorta di colpo di stato, e ottenne l'incarico di
formare un nuovo governo. Inizialmente il fascismo si
presentò come un regime conservatore, ma Mussolini
utilizzò abilmente la violenza squadrista come
strumento di pressione politica. Nel 1923 promulgò
una riforma elettorale maggioritaria per garantire
stabilità alla sua maggioranza parlamentare. Nel 1924,
il listone fascista ottenne la maggioranza assoluta
dopo una campagna elettorale caratterizzata da
violenze e intimidazioni, ma la situazione precipitò
quando il deputato socialista moderato Giacomo
Matteotti fu ucciso dai fascisti dopo aver denunciato
brogli elettorali e intimidazioni. La crisi politica venne
risolta da Mussolini assumendosi la responsabilità
dell'accaduto e avviandosi così verso la dittatura.
Il dopoguerra tedesco
Il primo dopoguerra tedesco è il periodo storico compreso tra il 1918, e la salita al potere del
partito nazista di Adolf Hitler, nel ‘33. Gli avvenimenti più importanti che troviamo sono:

La Repubblica di Weimar: la Germania diventò una repubblica democratica, ma il governo
era instabile e il paese fu colpito da problemi economici e sociali.

Inflazione: la Germania fu colpita da un'iperinflazione che portò alla svalutazione della
moneta e al crollo dell'economia.

Il Putsch di Monaco: nel 1923, Hitler cercò di prendere il potere con un colpo di stato
fallito, il Putsch di Monaco, che lo portò alla prigione dove scrisse il libro Mein Kampf.
Attraverso il processo riuscì ad ottenere grande notorietà e fece solo 9 mesi di carcere
invece che i 5 anni prestabiliti in tribunale.

La Grande Depressione: nel 1929, la crisi economica globale colpì anche la Germania,
portando a una maggiore disoccupazione e difficoltà economiche.

L'ascesa del Partito nazista: nel 1933, Adolf Hitler fu nominato Cancelliere e il Partito
nazista iniziò la sua presa di potere.
Il dopoguerra russo
Il primo dopoguerra russo vide la fine dell'impero zarista e la
nascita dell'Unione Sovietica. La rivoluzione d'ottobre del
1917 portò al potere i bolscevichi, guidati da Lenin, che si
impegnarono in una serie di riforme sociali ed economiche
volte a modernizzare il paese. Tra le riforme ci furono la
nazionalizzazione delle industrie e la collettivizzazione delle
terre. Il governo rimase relativamente stabile fino alla morte
di Lenin, dopodiché si avviò una lotta al potere che vide
come vincitore Iosif Stalin che iniziò una nuova campagna
politica. Inoltre, la Russia subì pesanti perdite durante la
prima guerra mondiale e la successiva guerra civile, che
causarono la morte di milioni di persone e la distruzione di
molte città. La situazione economica e sociale rimase difficile
per molti anni dopo la fine delle guerre.
Il dopoguerra inglese
Durante il primo dopoguerra, l'Inghilterra dovette affrontare diverse sfide economiche, sociali
e un periodo di grandi cambiamenti culturali e sociali, con l'industria culturale in rapida
espansione e le donne che ottennero il diritto di voto. In questo contesto, l'Inghilterra dovette
affrontare le minacce dei movimenti politici estremisti, in particolare il comunismo. Il governo
adottò politiche economiche e sociali per garantire la stabilità del paese e combatté la
propaganda comunista, collaborando con altri paesi occidentali per mantenere la pace
internazionale. L'Inghilterra, inoltre, ebbe un ruolo di primo piano nella creazione della
Società delle Nazioni, un organismo internazionale creato per mantenere la pace dopo la
prima guerra mondiale.
Il dopoguerra francese
La Francia, dopo la fine della prima guerra mondiale, si trovò di fronte ad una difficile
situazione economica e sociale, con la perdita di molte vite e la distruzione di molte
infrastrutture. Per affrontare queste difficoltà, il governo francese adottò politiche per la
ricostruzione del paese e la ripresa economica, come la creazione di nuovi posti di lavoro,
l'investimento nella modernizzazione della rete di trasporti e l'aiuto ai contadini per
ripristinare la produzione agricola. Inoltre, la Francia, come l’Inghilterra, dovette combattere
contro partiti comunisti totalitaristici. Grazie alle azioni del governo (per esempio la
dichiarazione dello stato d’assedio a Lione nel 1920 dove il governo soffocò una rivolta
comunista) la democrazia rimase forte e capace di vincere contro la dittatura comunista. La
Francia insieme, insieme al UK, fu fondamentale nella creazione della Società delle Nazioni.
Per questo motivo la Francia cercò di mantenere l'alleanza con altri paesi europei, come la
Gran Bretagna, attraverso la negoziazione di accordi bilaterali. Grazie a queste politiche, la
Francia riuscì a ricostruire l'economia e a riprendere il proprio ruolo di potenza europea.
Crisi del ‘29 e New Deal
La crisi del '29, anche nota come Grande Depressione, fu una grave recessione economica che
colpì il mondo occidentale alla fine degli anni '20 e si protrasse per circa un decennio. Le
cause furono molteplici: la bolla speculativa della Borsa di New York, la sovrapproduzione
industriale, le politiche protezionistiche e la riduzione del credito. La crisi portò alla chiusura
di molte banche e aziende, alla disoccupazione di massa e a una forte riduzione del
commercio internazionale.
Il New Deal
Il New Deal fu un programma di riforme economiche e sociali lanciato negli Stati Uniti dal
presidente Franklin D. Roosevelt negli anni '30 per rispondere alla Grande Depressione.
Questo programma prevedeva la regolamentazione del mercato, l'intervento dello Stato
nell'economia, la creazione di posti di lavoro e la protezione dei lavoratori. Tra le misure più
importanti ci furono la creazione del Social Security Act, che prevedeva una pensione per gli
anziani, l'istituzione della Federal Deposit Insurance Corporation per proteggere i depositi
bancari e il Civilian Conservation Corps, che forniva lavoro ai giovani disoccupati. Il New Deal
rappresentò un cambiamento significativo nella politica economica degli Stati Uniti e
influenzò anche lo sviluppo delle politiche sociali in altri paesi.
I totalitarismi europei
Fascismo Nazismo Comunismo
Il fascismo
Da Partito a dittatura
Il fascismo italiano, fondato da Benito
Mussolini nel 1919, rappresentava un
movimento politico che si ispirava
all'autoritarismo, al nazionalismo e
all'antidemocraticismo. Nel 1922,
Mussolini divenne il Primo Ministro
d'Italia e, grazie alla sua politica
autoritaria, riuscì a instaurare un
regime dittatoriale. La creazione di una
polizia segreta e l'abolizione delle
libertà civili rappresentarono solo
alcune delle mosse che portarono al
consolidamento del regime.
La politica economica
La politica economica del fascismo si basò
sulla corporativizzazione dell'economia, in
cui il governo cercò di mediare tra lavoratori
e datori di lavoro attraverso sindacati
controllati dallo Stato. Inoltre, il regime si
impegnò nella realizzazione di grandi opere
pubbliche, come la costruzione di
autostrade e il riassetto idrogeologico. In
ambito sociale, il fascismo mise in atto una
politica di controllo della famiglia e della
donna, che vennero incentivati a sposarsi e
ad avere figli per garantire la crescita
demografica del paese.
La politica sociale
Per consolidare il suo potere, il regime
fascista modificò istituzioni come la
scuola, l'università e gli ospedali,
ponendo l'accento sulle discipline
scientifiche e militari, a scapito delle
discipline umanistiche. Inoltre, furono
creati organi di propaganda come il
"Ministero della Cultura Popolare" e
venne imposto il culto della
personalità del Duce. Queste misure
contribuirono a rendere il regime
fascista sempre più presente nella vita
quotidiana dei cittadini italiani.
La guerra in Etiopia e le leggi razziali
Nel 1935, l'Italia invase l'Etiopia,
una mossa che aumentò la
popolarità del regime tra la
popolazione italiana ma che
suscitò forte preoccupazione
nella comunità internazionale.
Nel 1938, vennero emanate le
leggi razziali, che privarono i
cittadini ebrei dei diritti civili e
politici, segnando una svolta
decisiva nella politica del regime.
Queste leggi rappresentarono
uno dei momenti più bui della
storia italiana.
Opinione pubblica
Nonostante il regime fascista riuscisse a mantenere il
controllo del paese, nel corso degli anni si formò
un'opposizione crescente, sia di stampo antifascista
che interna al partito stesso. L'opposizione culminò
con l'arresto di Mussolini nel 1943, quando il regime
cominciò a mostrare i primi segni di cedimento. Il
fascismo italiano rappresenta un esempio di come un
regime autoritario possa instaurarsi gradualmente e
come possa controllare ogni aspetto della vita dei
cittadini, in modo insidioso e pericoloso.
Il nazismo
Il nazismo come idea
Il nazismo è stato un regime
politico fondato sull'ideologia del
nazionalsocialismo, che combina
elementi del nazionalismo tedesco,
del socialismo e
dell'antisemitismo. I nazisti
sostenevano la superiorità della
razza ariana e la necessità di
espandere il territorio tedesco a
spese degli altri paesi. Il nazismo ha
avuto un impatto devastante sulla
storia del XX secolo, portando alla
morte di milioni di persone durante
la Seconda Guerra Mondiale.
Hitler si avvia al comando
L'ascesa di Hitler al comando del Partito
Nazionalsocialista dei Lavoratori
Tedeschi (NSDAP) è stata rapida e
spettacolare. Dopo un tentativo fallito di
colpo di stato nel 1923, Hitler e il partito
si sono gradualmente consolidati negli
anni '20 e '30, approfittando
dell'instabilità politica e dell'insicurezza
economica in Germania. Nel 1933, Hitler
è stato nominato cancelliere e ha
rapidamente instaurato un regime
autoritario, consolidando il potere
attraverso una serie di leggi e repressioni
politiche.
Il nazismo come dittatura
Il nazismo è diventato un
totalitarismo che controllava ogni
aspetto della vita dei cittadini
tedeschi, dalla politica
all'economia, alla cultura e alla vita
privata. Il controllo del partito era
esteso attraverso una vasta rete di
organizzazioni di massa, come le
S.A. e le S.S., e l'eliminazione di
tutti i partiti politici e
organizzazioni indipendenti.
L'obiettivo era di creare una società
in cui ogni cittadino era al servizio
dello stato e della razza ariana.
La politica sociale nazista
Le violenze e le ideologie razziali sono state
una parte fondamentale del nazismo. Nel
1935, il governo ha promulgato le leggi di
Norimberga, che hanno privato gli ebrei della
cittadinanza e dei diritti civili, limitando la
loro presenza nelle attività commerciali,
professionali e culturali. Nel 1938, durante la
cosiddetta "Notte dei cristalli", sono stati
distrutti molti negozi ebraici e sinagoghe, e
migliaia di ebrei sono stati arrestati e
deportati. Durante la guerra, il regime nazista
ha perseguitato anche altri gruppi, come gli
omosessuali, i rom e i disabili, portando alla
morte di milioni di persone.
Opinione pubblica
Nonostante il terrorismo e la violenza del regime
nazista, c'è stata anche una forte opposizione al
nazismo in Germania e in tutto il mondo. Tuttavia, il
consenso del popolo tedesco alla politica nazista è stato
facilitato dalla propaganda e dalla manipolazione
dell'opinione pubblica attraverso la censura dei media e
l'uso di film e manifestazioni pubbliche. La fine del
regime nazista è stata segnata dalla sconfitta della
Germania nella Seconda Guerra Mondiale e dalla
scoperta degli orrori dei campi di concentramento e di
sterminio, dove sono stati uccisi milioni di ebrei, rom,
omosessuali e altri "indesiderabili". Si stima che il
numero totale di morti causate dal nazismo si aggiri
intorno ai 17 milioni di persone, tra civili e militari.
Il comunismo o Stalinismo
Lo Stalinismo e le scelte politiche di Stalin
Lo stalinismo è stato un periodo di dittatura e repressione
politica in Unione Sovietica sotto la guida di Josef Stalin. Stalin
è salito al potere dopo la morte di Lenin nel 1924 e ha attuato
una politica di collettivizzazione agricola forzata, che ha
portato alla morte di milioni di contadini e alla perdita di molta
terra. Questa politica ha provocato una grave carenza di cibo e
una grande sofferenza in tutta l'URSS. In seguito alla
collettivizzazione agricola, Stalin ha avviato un programma di
modernizzazione economica che ha portato a una grande
industrializzazione dell'URSS. Tuttavia, questa
modernizzazione è stata ottenuta attraverso il lavoro forzato,
l'oppressione dei lavoratori e la privazione dei diritti umani.
Stalin ha inoltre instaurato una dittatura politica che ha
eliminato ogni forma di opposizione e libertà di espressione.
Il periodo del terrore fino a conformismo e consenso
Durante il periodo del terrore,
Stalin ha avviato una serie di
purghe politiche e repressioni
che hanno portato alla morte
di milioni di persone. Molti
sono stati arrestati, torturati e
inviati ai campi di lavoro
forzato (gulag) dove molti
sono morti. Tuttavia, molte
persone hanno anche subito
pressioni per conformarsi e
sostenere il regime, portando
ad un periodo di conformismo
e consenso.
Opinione pubblica
Nonostante il terrore e le purghe, Stalin ha
anche avuto un forte consenso popolare.
Ha promosso una cultura nazionale russa
e un forte sentimento di orgoglio
nazionale, soprattutto durante la seconda
guerra mondiale, durante la quale ha
guidato l'URSS contro l'invasione nazista.
Tuttavia, c'è stata anche una forte
opposizione al regime, come dimostrato
dalle ribellioni in Ucraina e in altre parti
dell'URSS. Alla fine, la morte di Stalin nel
1953 ha portato a un cambiamento nel
governo sovietico e alla fine del periodo
staliniano.
Bilancio delle morti a causa dello stalinismo
Durante gli anni del governo di Stalin, si stima che tra 10 e 20 milioni di persone siano
state uccise nei gulag sovietici. Inoltre, le purghe politiche e le repressioni hanno
portato alla morte di molte altre persone, sebbene il numero esatto sia ancora
oggetto di dibattito.
Fine

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