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Dopoguerra italiano

Dopo la fine della guerra nonostante i grandi sacrifici gli obiettivi italiani erano stati compiuti e
questo portò a un grande slancio nazionalista, tuttavia vedremo grandi conflitti sociali per 4 anni
(1919-1920 biennio rosso) (1920-1922 fascismo). Le tensioni del dopoguerra portarono a una vera
crisi di sistema.
Situazione finanziaria critica, grande debito pubblico, forte inflazione per la quantità di moneta
stampata, debiti con uk e usa.
Durante la guerra si ebbe un grande sviluppo dell’industria con le grandi aziende siderurgiche (ilva
fiat) ma dopo la guerra lo stato non può più sostenere queste aziende e in più si torna alla
produzione di pace che porta a grave disoccupazione.
Ci furono grandi conflitti sociali causati dalle promesse non mantenute fatte durante la guerra
come terre o salari migliori. Nel 1919 ci furono le occupazioni delle terre incolte da parte dei
contadini ma anche gli assalti ai forni per il caro vita. Gli scioperi generali ebbero un carattere ben
più organizzato guidati dalle organizzazioni sindacali (Federterra).
Attraverso metodi violenti e non i lavoratori ottennero alcuni risultati come le 8 ore di lavoro,
aumento di paga per i contadini, patti agrari e la redistribuzione delle terre incolte.
Con il congresso di Bologna del 1919 il partito socialista si divise in base alle ideologie:
-massimalista: esclusa ogni possibilità di collaborazione con la classe borghese e teorizzava la
dittatura del proletariato sull’esempio bolscevico (maggioranza)
-riformista: lotta per riforme sociali e piena democrazia partendo da abbattere la censura che era
nata in guerra (minoranza)
Non solo le masse popolari soffrivano ma anche il ceto medio affronta un periodo di grande
disagio. In questo ceto si diffuse un sentimento anti socialista e anche anti borghese.
Altro fattore di crisi fu la vittoria mutilata così definita da Gabriele d’Annunzio. La trattativa di pace
fu molto deludente anche a causa di alcuni screzi con il presidente Wilson che riteneva giusta la
creazione di uno stato jugoslavo indipendente che includesse i territori promessi all’Italia.
Queste difficoltà fomentarono i nazionalisti non solo verbalmente, infatti il 12 settembre 1919
D’Annunzio guida un gruppo di reduci di guerra per occupare Fiume e dichiararla annessa all’Italia.
Il governo guidato da Giolitti calma la situazione con il trattato italo-iugoslavo con la città di Fiume
dichiarata indipendente. D’Annunzio non accetta questo trattato e il Giolitti è costretto a liberare
la città con la forza.
Il 1919 fu anno molto importante per l’Italia:
-gennaio, nascita del partito popolare italiano, primo partito politico di ispirazione cattolica: il papa
credeva che servisse un partito moderno cattolico che esprimesse le ideologie del rerum novarum
di Leone XIII e che arginasse il partito socialista
-marzo, nascita dei fasci di combattimento a opera di Benito Mussolini
-novembre, prime elezioni politiche con il sistema proporzionale
La nascita del fascismo
Il movimento dei fasci di combattimento fu fondato il 23 marzo 1919 a Milano da Benito Mussolini
a cui parteciparono centinaia di ex socialisti, repubblicani, sindacalisti…
Era un gruppo eterogeno che non condivideva una ideologia comune ma si basava sull’esaltazione
dell’azione (azione di forza esemplare, disprezzo della politica come confronto di idee).
Un altro carattere importante del fascismo fu la mitizzazione della guerra, infatti credevano che
terminata la guerra con il nemico esterno dovesse continuare quella con il nemico interno
(borghesi, pacifisti, socialisti).
Terzo carattere fondamentale dei fasci era quello di presentarsi come anti-partito: ritenevano che i
partiti fossero solo organizzazioni burocratiche che rappresentavano solo una parte della nazione
mentre i fasci intendevano rappresentarla tutta e per questo si ritenevano legittimati a utilizzare la
violenza.
Inizialmente il programma dei fasci era repubblicano e anticlericale ma fu subito abbandonato,
lasciando un’ispirazione anti democratica e anti socialista che portò il fascio a bruciare il giornale
socialista “Avanti” a Milano.
Nelle elezioni di novembre i fasci passarono inosservati mentre il nuovo partito popolare ottenne
un buon 20% dei voti lasciando comunque la maggioranza al partito socialista con il 32%. Il
parlamento fu rivoluzionato per circa i due terzi e per la prima volta le masse popolari potevano
sentirsi rappresentate politicamente. Purtroppo con la perdita della maggioranza liberale il
governo fu preso da grande instabilità e così Nitti privo di una stabile maggioranza dovette
dimettersi lasciando il posto a Giolitti.
Nel 1920 la crisi italiana si aggravò con numerosi scioperi e morti, questo clima portò
all’occupazione delle fabbriche, i lavoratori vedendosi negati gli aumenti salariali richiesti
occuparono le principali fabbriche secondo il modello dei soviet russi portato in Italia da Gramsci.
Per evitare molte morti Giolitti spinse lavoratori e dirigenti ad arrivare ad un compromesso e così
fu, ma le promesse fatte non furono mai mantenute. Con questo atto si arriva alla fine del biennio
rosso.

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