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IL DOPOGUERRA

La guerra ha devastato moralmente e materialmente un intero continente.


-POLITICA → Si formano in Europa i regimi totalitari (Italia e Germania, In cui le istituzioni
liberali resistettero pochi anni e ci dettero infine alla dittatura), in quanto il sistema liberale
ottenne sfiducia.
In alcuni paesi invece, Francia e Regno Unito, il sistema democratico si rafforzò.
Durante gli anni ‘20 e ‘30 si diffuse la percezione che l'Europa avesse perso la sua leadership.
La crisi del sistema liberale porta ad importanti spinte rivoluzionarie, tra cui il bolscevismo
russo.
Le ragioni della crisi democratica sono:
1) Una forte volontà rivoluzionaria → Germania e Italia (Bienno Rosso)
2) Paura del contagio bolscevico
3) Forze di estrema destra → Il ceto medio non ha più fiducia nel sistema liberale. Dinanzi
a tale disordine sociale richiede un governo forte e autoritario per ristabilire ordine ed
equilibrio.
La piccola borghesia ritrova il proprio potere politico nelle forze di estrema destra.
4) Sviluppo di regimi totalitari tra gli anni ‘20 e ‘30
→ anni ‘20: Italia, Jugoslavia, Portogallo, Ungheria.
→ anni ‘30: Germania, Romania, Austria, Bulgaria, Finlandia.

-GEOPOLITICA → Il trattato di Versailles del 1919 genera un senso di risentimento nei


confronti dei paesi vincitori: le volontà dei paesi vinti non furono considerate.
L’opera “Le conseguenze della pace” di Keynes afferma la presenza degli embrioni della
Seconda guerra mondiale nel trattato di Versailles, ovvero:
1) Risarcimento tedesco esagerato.
2) Non aver azzerato i debiti di guerra
3) Liberalizzazione dei mercati.
I consigli di Keynes non furono seguiti, cosicché l'industria e le esportazioni europee tornarono a
livelli precedenti la guerra solo nella seconda metà degli anni ‘20.
Il principio di autodeterminazione dei popoli di Wilson non si è dimostrato vincente:
- In Cecoslovacchia, i tedeschi sono una minoranza.
- in Jugoslavia la maggioranza è serba, ma i bosniaci e croati hanno una cultura diversa.
Tale principio ha alimentato un aspro nazionalismo ed ha generato confini instabili tra i nuovi
Stati.
● GERMANIA: È divisa in due e perde dei territori.
● ITALIA: Mancata annessione della Dalmazia (“vittoria mutilata”) che porterà la presa di
Fiume il 12 settembre 1919. Alla guida di coloro che occuparono la città dalmata di
Fiume troviamo il poeta Gabriele D'Annunzio.
Fiume era stata riconosciuta libera, ma il governo italiano non ne riconosce l'indipendenza.
Questo viene riconosciuto come il primo segno di non rispetto del trattato di pace,
nonostante il Regno dei serbi, croati e sloveni divenne esemplare dell'aumento delle
tensioni interne agli Stati, senza che si riuscisse a risolverle:
- La città di Vilnius era stata assegnata alla Lituania ma venne occupata dai
polacchi nel 1920.
- La città di Memel, dichiarata indipendente, fu conquistata dai lituani nel 1923.
1920 → TRATTATO DI RAPALLO: Giolitti concilia Jugoslavia e Italia, ma i confini sono ancora in
tensione. Tale trattato prevede lo status di città libera per Fiume e il riconoscimento della
sovranità italiana sull'Istria e su Zara in Dalmazia.
1924 —> PATTO DI ROMA: L'Italia ottiene le città di Zara e Fiume, mantenendo il controllo della
Dalmazia.

-ECONOMIA → L'Europa vuole convertire l'industria bellica in industria manifatturiera.


● ITALIA: Le industrie del triangolo industriale sono nate da commesse statali e causano
grande disoccupazione.
L'Europa affronta l'inflazione poiché, per sostenere lo sforzo bellico, furono stampate
carte-moneta e anche per far ripartire le attività industriali si alza il costo della vita e dei
beni. Aumentano inoltre le tasse che gravano sui poveri.
Infine, il debito pubblico deve essere saldato per poter smettere di gravare sull'economia
europea.
Infatti, la ridotta capacità di spesa dei lavoratori rallenta il rilancio del sistema
industriale.
*COMMERCIO: Il quadro economico era peggiorato e gli Stati europei adottarono nuovamente
forme di protezionismo doganale. Tale crisi economica ebbe come conseguenza l'ascesa degli
Stati Uniti del Giappone, che approfittarono del declino della concorrenza europea per instaurare
la propria egemonia commerciale.

-SOCIETA’ → Coloro che ritornano dalla guerra devono affrontare problemi legati alla
disoccupazione e all'emarginazione sociale.
I soldati, nello specifico appartenenti alla classe media, nutrono risentimento e nascono
associazioni di reduci caratterizzate da programmi pericolosi (Federazione italiana,
caratterizzata da un forte cameratismo).
Si diffonde così quel desiderio di lottare per il riconoscimento dei propri diritti.
I partiti divennero formazioni di massa e il momento culminante delle loro attività furono le
manifestazioni in piazza, con cortei e bandiere e slogan.
Il malcontento popolare nasceva anche da scelte politiche in particolare da:
- Il taglio delle spese pubbliche.
- L'aumento delle tasse
- Aumento della stampa di cartamoneta
Facendo ricorso a queste misure tutti i governi cercarono di uscire dalla recessione (=condizione
economica nella quale l'attività produttiva è in declino e il prodotto interno lordo in calo), ma esse
colpirono soprattutto chi aveva un reddito fisso, ovvero la classe media, che si sentì
particolarmente colpita dalla crisi.
Questo gruppo sociale, quindi espresse un profondo senso di frustrazione ed insoddisfazione
nei confronti dei governi.
Inoltre, la cessazione della produzione di guerra e il mancato rilancio dell'industria di pace,
comportarono una scarsa richiesta di lavoratori da parte delle imprese.

*BIENNIO ROSSO → Fu sicuramente il maggiore momento di tensione nel dopoguerra e


avvenne tra il 1919 e il 1920.
Sollecitate dall'esempio della rivoluzione russa, le agitazioni operaie si estesero.
Vennero dunque alimentate le paure di chi temeva il contagio bolscevico.
Solo in uno Stato il biennio rosso, però portò al bolscevismo, ovvero l'Ungheria.

*EMANCIPAZIONE FEMMINILE → La guerra alimentò la lotta per l'affermazione dei diritti


politici civili della donna.
Tra il 1914 e il 1918 vennero impiegati in ogni tipo di occupazione per sostituire gli uomini
chiamati al fronte. Esse presero consapevolezza del proprio ruolo e della propria importanza e
iniziarono a lottare per ottenere innanzitutto il diritto di voto.
Le donne affermarono la propria libertà anche nella moda, tant'è che sparirono quei falsi pudori.
I capelli corti e la sigaretta diventarono simboli dell'emancipazione femminile negli anni ‘20, essi
testimoniarono che la donna era capace di prendersi maggiore autonomia in ogni campo della
vita sociale.

*DEBOLEZZA DELLA SOCIETA’ DELLE NAZIONI → La nascita delle società delle Nazioni fu un
grande successo del Presidente americano Wilson. La nuova organizzazione non disponeva però
di forze armate, il che impediva di imporre l'applicazione delle sue decisioni.
Altri elementi che ne abolivano l'autorità furono:
- Esclusione della Germania, purché punita dalla sconfitta.
- Esclusione della Russia, in quanto isolata dall'Occidente, a causa della rivoluzione
bolscevica.
Ancora più penalizzante fu la decisione del Congresso degli Stati Uniti di non entrare a far
parte della società e il mondo politico americano tornò a basarsi sull’isolazionismo.
La società smise di essere un punto di riferimento e svanì l'illusione che potesse diventare il centro
di un nuovo ordine mondiale.

IL DOPOGUERRA IN GERMANIA
-POLITICA → Nel novembre del 1918 la monarchia crolla e subito dopo verrà firmato
l'armistizio di Rhetondes: i politici che firmarono l'armistizio furono causati da parte della
destra.
Successivamente nascerà la Repubblica di Weimar, ovvero un governo provvisorio guidato dal
socialdemocratico Hebert.
Contestualmente nascono anche i consigli, ovvero organi di poteri composti da lavoratori operai
che riprendono le impostazioni dei soviet russi, ciò portò alla crescita di un timore nei confronti
di una probabile rivoluzione bolscevica.
Il partito socialdemocratico appare gradualista e desideroso di instaurare un regime
democratico; al suo interno sono presenti due correnti differenti:
1) LEGA DI SPARTACO → massimilazista/rivoluzionaria
2) corrente gradualista e riformista.
Fu dalla nascita della Lega di Spartaco che ebbe origine il partito comunista il 1 gennaio 1919 in
Germania.
La lega spartachista diede vita a notevoli tentativi rivoluzionari, in quanto era contraria
all’assemblea costituente poiché volevano passare il potere direttamente ai consigli sorti nelle città
tedesche → Boicottano le elezioni ed occupano edifici pubblici.
Tali movimenti irrazionali sono guidati da:
- Rosa Luxemburg
- Karl Liebknecht
5-13 GENNAIO 1919: Parliamo di settimana sanguinosa, proprio perché la Lega di Spartaco si
scontra con la lega dei riformisti e gradualista, supportata dalle forze armate e dalle organizzazioni
parlamentari chiamate Freikorps, ovvero corpi franchi.
Il tentativo insurrezionale della sinistra eversiva viene repressa con la violenza e si conclude con
l'assassinio dei due maggiori esponenti della Lega di Spartaco.
I tentativi rivoluzionari da parte della destra eversiva sono guidati da alcune organizzazioni di
estrema destra, tra cui il partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi di Adolf Hitler.
Tra di essi ricordiamo il Putsch di Monaco nel 1923, il quale però va incontro ad un fallimento.
Hitler venne condannato a 5 anni di prigione dove dettò ad un suo segretario, l'opera “La mia
battaglia” in cui ritroviamo l'ideologia del nazionalsocialismo.
Le lezioni verranno vinte dai socialdemocratici che otterranno circa il 40% dei voti, l'assenza di una
maggioranza schiacciante porto però la nascita di governi di coalizione molto debole.
I successivi esecutivi tedeschi furono fondati principalmente sui socialdemocratici e sul Zentrum,
ovvero il Partito Cattolico del Centro.
L'instabilità di governo divenne un tratto caratteristico della nuova Repubblica.
ESTATE 1919: Viene promulgata la Costituzione a Weimar l’11 agosto 1919, in quanto si
voleva abbandonare quello che Berlino aveva rappresentato e basarsi sulle radici culturali di
Weimar.
La Repubblica viene vista come un qualcosa di provvisorio. La Germania infatti, non era pronta
dall'ordinamento politico, ossia una Repubblica federale e parlamentare.
La Costituzione però attribuiva grande potere al Presidente della Repubblica, da questo punto di
vista notiamo un avvicinamento al presidenzialismo → Proprio questo aspetto fu sfruttato da Hitler
per ottenere pieni poteri nel momento di fragilità e difficoltà della nazione.
*LA REPUBBLICA DI WEIMAR: Viene definita un esempio di ingegneria costituzionale.
- PARLAMENTO → Era formato da una Camera bassa (Reichstag) ed una Camera alta
(Lander).
- Al governo centrale, presieduto dal Cancelliere, spettavano le competenze finanziarie
militari relative alle comunicazioni.
- Il Presidente del Reich veniva eletto direttamente dal popolo, rimaneva in carica 7 anni,
aveva il compito di nominare il Cancelliere, sciogliere le camere e comandare le forze
armate. In caso di emergenza poteva assumere eccezionali poteri di ordine pubblico.
Nella situazione di instabilità degli anni ‘20, la figura presidenziale accrebbe la sua
importanza, con notevoli conseguenze sulla vita politica del paese.
*LE FORZE ANTI-REPUBBLICANE: La Repubblica di Weimar fu indebolita dalle forti tensioni
sociali. Il malcontento popolare dovuto al trattato di Versailles si trasformò presto in rancore nei
confronti dei vincitori.
Consistenti forze politiche si opponevano alla Repubblica:
- La destra voleva il ritorno dell'autoritarismo monarchico.
- La sinistra comunista aspirava la rivoluzione e la dittatura del proletariato.
La debolezza del governo emerse nel MARZO DEL 1920, quando la destra arciò su Berlino per
attuare un colpo di Stato e la Repubblica fu salvata solamente da un massiccio sciopero generale
organizzato dagli operai.
Altri tentativi insurrezionali dei comunisti a Monaco, Berlino e nella zona della Ruhr, fallirono per
l'intervento dell'esercito, ma nonostante ciò le agitazioni non terminarono.
-ECONOMIA → La Germania appare un paese in estrema difficoltà per le riparazioni stabilite
nel trattato di Versailles, l'inflazione e le problematiche legate alla crisi economica.
L'inflazione era dovuta al fatto che durante il conflitto e nell'immediato dopoguerra aveva
stampato cartamoneta, causando la svalutazione del marco.
*CROLLO DEL MARCO: I prezzi dei beni di consumo più comuni cambiavano, crescevano di ora
in ora. I risparmi dei cittadini andarono in fumo, le aziende fallirono, la disoccupazione crebbe →
tutto ciò in un clima apocalittico che annientò all'orgoglio dei tedeschi.
Tale situazione avvantaggiò solo le grandi industrie siderurgiche, in quanto ebbero la
possibilità di vendere all'estero, attuando la politica del dumping (=offrire al compratore estero
prezzi più bassi rispetto a quelli imposti nel mercato interno) per accumulare capitale in valuta
straniera.
*OCCUPAZIONE FRANCESE DELLA RUHR: Nel 1923 la Francia occupò un'importante zona
mineraria, la Ruhr, poiché la Germania non stava pagando le riparazioni di guerra.
La Germania rispose passivamente, infatti gli operai della Ruhr si rifiutarono di collaborare con il
governo francese → I francesi, durante l'occupazione della Ruhr, tennero un comportamento
politicamente scorretto.
*GOVERNO STRESEMANN E PIANO DI RATEIZZAZZIONE DAWES: Tale situazione di sconto e
difficoltà venne sanata da un grande diplomatico, che vinse il Premio Nobel, Gustav Stresemann,
un moderato che crea un governo di coalizione che affronta due questioni fondamentali;
1) Le riparazioni di guerra.
2) L'accettazione dei principi del trattato di Versailles.
Per risolvere queste due questioni, egli inizia un dialogo con gli Stati Uniti → il finanziere Dawes
mette a punto un piano (Piano Dawes) del 1924 più sostenibile che permetterà una ripresa del
settore industriale. Esso prevedeva la concessione di ingenti prestiti statunitensi, stimolando
di conseguenza la produzione ai consumi.
Alla fine del decennio l'industria tedesca era tornata a livelli precedenti la guerra, ciò fu possibile
anche grazie ad un ardita politica di risanamento monetario → Venne introdotta una nuova
moneta, il Rentenmark.
Grazie a tale piano economico distensivo Dawes otterrà nel 1990 il Premio Nobel.
La crescita della Germania, avvenuta in maniera repentina, porterà la Francia ad abbandonare
le zone minerarie della Ruhr.
*POLITICA INTERNAZIONALE:
-1925 → Con il Patto di Locarno firmato da Stresemann e dal capo dei ministri francese Aristide
Briand, viene sostenuto il tentativo di trovare alternative alla guerra;
1) La Germania si impegna a rispettare il trattato di Versailles e la neutralità belga.
2) La Francia, invece, deve smilitarizzare la Renania.
-1928 → La Germania entrò nella società delle Nazioni nell'agosto del 1928 e il Patto Briand-
Kellogg, esso stabiliva la rinuncia alla guerra come strumento di politica nazionale.
-1929 → Il Piano Young, sostituirà il Piano Dawes, e renderà più sostenibile il pagamento delle
riparazioni di guerra per la Germania.
*NASCITA DEL NAZISMO: Nell'autunno del 1923 si ebbero nuovi tentativi insurrezionali a opera
dell'estrema sinistra, vennero poi repressi da Stresemann.
Le forze nazionaliste autoritarie proseguivano nella violenza di strade e negli attentati politici.
L'epicentro dei moti di destra alla Baviera → Tra di essi ricordiamo il Putsch di Monaco nel
1923, il quale però va incontro ad un fallimento. Hitler venne condannato a 5 anni di prigione
dove dettò ad un suo segretario, l'opera “La mia battaglia” in cui
ritroviamo l'ideologia del nazionalsocialismo.
Hitler era un austriaco, reduce di guerra, che nel 1919 si è unito al Partito dei lavoratori tedeschi
per poi cambiare il nome in Partito Nazionalsocialista tedesco dei lavoratori.
Gli obiettivi specifici erano quelli di formare una Grande Germania, in dispregio del trattato di
Versailles, ed era conosciuto per le posizioni discriminatorie nei confronti degli ebrei e degli
immigrati.
*HINDENBURG PRESIDENTE: Nel 1925 la morte di Ebert, presidente provvisorio, i tedeschi
vennero chiamati al voto per la Presidenza della Repubblica.
Vinse il candidato della destra, ovvero il maresciallo Paul Ludwig von Hindenburg.
*1925-1929 ANNI DI PACE: I problemi interni della Germania si attenuarono negli anni della
ripresa economica, ma le rivalità ideologiche rimasero ben vive.
Sul finire degli anni ‘20 si affacciò infatti la crisi economica e i tedeschi riaffrontarono la
disoccupazione e la povertà. Le tensioni riesplosero e niente riuscì più a contenerle nell'ambito
del regime liberal-democratico.

IL DOPOGUERRA IN ITALIA
I fattori di crisi dell’Italia dopo la prima guerra mondiale sono:
1- COLLASSO DEL SISTEMA INDUSTRIALE: la classe dirigente italiana si trovò a dover
affrontare una crisi economica. In seguito alla guerra vi era la necessità di riconvertire l’industria
bellica alla produzione di pace. Considerando però la debolezza del mercato interno, la Penisola
non fu capace di sostenere una ripresa dei consumi e dalla produzione manifatturiera.
↳ molte aziende chiusero, incrementando la disoccupazione tra i reduci
2- INFLAZIONE → oltre ai problemi produttivi/commerciali, l’Italia si trova a dover affrontare
anche problemi finanziari. Questo causa proteste e scontri portati avanti dagli operai e dai
braccianti del Mezzogiorno
↳ tale scontro sociale manifesta la volontà di avere un governo forte e
autoritario
3- IL MALCONTENTO DEI LAVORATORI: le tensioni del dopoguerra ebbero un impatto negativo
sull’Italia, dove le istituzioni non furono in grado di incanalare il malcontento in forme di protesta
pacifica.
Le masse operaie e contadine rivendicavano:
● adeguata rappresentanza parlamentare -> il suffragio non aveva trovato un’effettiva
realizzazione a causa della guerra
● divisione e ridistribuzione delle terre, promesse dopo Caporetto
● maggiore eguaglianza, allargamento dei diritti e lotta ai privilegi
● miglioramento delle condizioni di lavoro e dei salari

L’Italia del dopoguerra è caratterizzata da un inasprirsi del DIVARIO TRA NORD E SUD
↳il governo liberale non distribuisce quelle terre che Diaz aveva promesso ai ragazzi del 1889 dopo
la sconfitta di Caporetto (1917).

LE DIFFICOLTÀ DELLA BORGHESIA: l’inflazione colpisce soprattutto piccola e media


borghesia liberale, che ora manifestava un’insoddisfazione crescente. Il ceto borghese era
infatti sofferente dal punto di vista economico e disorientato da quello culturale: ormai era chiaro
che avessero interessi diversi dalla grande borghesia industriale, che al contrario si era
arricchita. La piccola e media borghesia sostennero l’istituzione di uno stato totalitario → la crisi
economica e l'inflazione colpiscono direttamente queste classi e generano dunque sfiducia nei
confronti del governo liberale in carica.
Queste, inoltre, provano avversione nei confronti di lavoratori → questi ultimi sono rappresentati
a livello politico dai sindacati e dai partiti di massa.
La piccola e media borghesia, invece, è politicamente orfana → questo vuoto è colmato da
Benito Mussolini.
La piccola e media borghesia va incontro al declassamento → i privilegi ottenuti durante la prima
guerra mondiale, a causa della crisi economica, vengono meno e questo genera risentimento e
sfiducia nei confronti della classe dirigente liberale.

IL ‘’BIENNIO ROSSO’’: Già nei primi mesi dopo la vittoria, la Penisola è dunque scossa da una
serie di proteste sociali che prendono il nome di ‘’biennio rosso’’. I conflitti sociali erano
esasperati dall’aumento dei prezzi di beni e servizi, e queste azioni di forza produssero circa 340
morti. Il clima inquieto che si respirava portò una parte dei socialisti (in particolare i massimalisti)
a prendere in considerazione soluzioni di tipo bolscevico. L’opinione pubblica di destra, al
contrario si dimostrò turbata dall’ipotesi di una rivoluzione. Dunque appariva evidente il bisogno
di una svolta che portasse l’Italia dal liberismo ottocentesco alla democrazia. Tuttavia era una
sfida estremamente difficile da gestire, tenendo conto della paura che il Paese cedesse alle idee
rivoluzionarie di stampo russo.

I NAZIONALISTI CONTRO LA PACE DI PARIGI: I governi liberali furono messi in difficoltà


anche dall’esito delle trattative di pace, che riconobbe solo parzialmente alcune richieste italiane.
Durante la Conferenza di pace di Versailles, i rapporti con gli alleati si deteriorano a tal punto
che Orlando e sonnino abbandonarono Parigi. Al di là del gesto eclatante dei rappresentanti
italiani, Orlando non poté che tornare al tavolo delle trattative e accettare le condizioni imposte
dagli alleati. L’Italia fu esclusa dalla spartizione delle colonie tedesche e dei possedimenti
ottomani, inoltre non ottenne Fiume, Dalmazia e il controllo sull’Albania. Nonostante
l’assegnazione dell’Alto Adige, il mito della ‘’vittoria mutilata’’ era ormai diffuso nel paese.
Il risentimento nazionalista non colpì solo le ingrate potenze americane ed europee, ma anche il
governo italiano ne diventò bersaglio: fu considerato troppo debole. Dall’insoddisfazione per la
pace di Parigi, le parti più conservative dell’opinione pubblica furono in agitazione.

I PARTITI DI MASSA: Un altro fattore che causa l'instaurazione dello STATO FASCISTA è stato
l’affermarsi dei partiti di massa. La presentazione di programmi e valori ben precisi va a
destabilizzare la classe liberale al governo formatosi nella Belle Epoque.
● PARTITO POPOLARE ITALIANO → fondato da Don Luigi Sturzo. Tale partito
rappresenta la pluralità e molteplicità del mondo cattolico.
L’unica funzione del partito, secondo il Vaticano, era quella di bloccare l’avanzata del
socialismo.
Le caratteristiche di esso sono:
1. Solidarismo cristiano: atteggiamento di solidarietà che si esprime nel tentativo
di fornire sostegno morale o materiale
2. Volontà di redistribuire il fisco: equità tra il carico di tasse
3. Distribuzione delle terre ai contadini: per una classe di piccoli coltivatori
indipendenti
4. Interclassismo → volontà di creare alleanze e collaborazione tra le varie classi
sociali (borghesia-lavoratori).
Sturzo aveva avuto approvazione del Vaticano, ciò significava che la Chiesa dopo l’avvicinamento
col Patto Gentiloni, aveva optato per la piena partecipazione dei cattolici alla vita politica del
paese.

LE ELEZIONI DEL ‘19: Nel novembre del 1919, durante le prime elezioni del dopoguerra, tale
formazione ottenne 100 deputati eletti in parlamento. A votare il Partito popolare furono
democratici ma anche conservatori e tradizionalisti, contadini del meridione, artigiani del
settentrione, salariati e borghesi.
● SOCIALISTI → la tornata elettorale del 1919 sancì il successo del Partito socialista, che
espresse 156 deputati, triplicando così la rappresentanza rispetto alle ultime elezioni
(1913). Il partito, però, si presenta estremamente fragile e disunito → all’interno di esso
erano, infatti, presenti 2 correnti differenti:
- massimalisti: contrari a qualsiasi accordo con i liberali
- riformisti: favorire una graduale democratizzazione dell’Italia, spingendo la
borghesia ad attuare importanti riforme politiche.
Le divisioni interne limitavano l’efficacia dell’azione politica socialista.
Nel 1921, inoltre, si verificherà la secessione comunista guidata da
P. Togliatti e A. Gramsci:fu il primo a rendersi conto che il cambiamento della società
sarebbe dovuto partire dai contadini.
I massimalisti inoltre accusano i riformisti di essere la causa del fallimento del biennio
rosso → le lotte operaie e bracciantili rimasero episodi isolati e non si completarono in
un movimento univoco.

LA LEGGE ELETTORALE PROPORZIONALE: il successo del partito liberale e socialista fu favorito


dall’introduzione del sistema elettorale proporzionale. Se prima il sistema era basato sui collegi
uninominali, lo scontro elettorale era basato sui singoli candidati. Nel 1919 si votarono invece le
liste di candidati, perciò la scelta dei cittadini si basò sui programmi dei partiti e sulle loro
differenze. Inoltre popolari e socialisti erano indisponibili ad allearsi tra loro, perciò le alleanze
variabili che permisero a Giolitti di rimanere al governo non erano più possibili.

IL CROLLO DELLO STATO LIBERALE


DAL GOVERNO NITTI AL GOVERNO GIOLITTI: Orlando lasciò la presidenza del Consiglio nel
giugno 1919 dopo le polemiche alla Conferenza di pace di Parigi e fu sostituito da Nitti.
Quest’ultimo si dimostrò incapace di opporsi alla spedizione dannunziana di Fiume. Inoltre le
questioni tra socialisti e cattolici si rivelarono ostacoli insuperabili per la formazione di un
governo stabile.

IL GOVERNO GIOLITTI E LA QUESTIONE DI FIUME: Nitti lasciò l’incarico l’anno successivo e


nel giugno 1920, il suo posto fu preso da Giovanni Giolitti. In politica estera firmò il Trattato
di Rapallo (1920): garantiva la Dalmazia alla Jugoslavia ma dava Zara all’Italia. Fiume fu
decretata una città libera. Inoltre l’esercito intimò a D'Annunzio di lasciare le coste dalmate.

L’OCCUPAZIONE DELLE FABBRICHE: in politica interna, Giolitti dovette affrontare gli ultimi
attimi del ‘’biennio rosso’’. Fu un moto di occupazione delle fabbriche, sviluppatosi a Milano e
poi negli altri centri del triangolo industriale, che coinvolse per due mesi mezzo milione di
operai e centinaia d’impianti. Gli operai richiedevano l’aumento dei salari e il riconoscimento dei
consigli di fabbrica. Giolitti, come nel 1904, si limitò a mantenere l’ordine pubblico. Valutando
che non vi fosse un reale pericolo rivoluzionario (anche date le divisioni interne tra socialisti e Cgl),
non utilizzò l’esercito e lasciò che lavorati e padroni raggiungessero un accordo. Alla fine fu
garantito l’incremento delle paghe, il controllo tecnico e finanziario degli operai sulla fabbrica
(mai praticato per la resistenza degli industriali).

I LAVORATORI E LA BORGHESIA: il successo dell’occupazione delle fabbriche non garantì


tranquillità e stabilità del Governo. In molti erano avversi a Giolitti, rendendo impossibile
perseguire una politica d’equilibrio. La classe lavoratrice riteneva insufficienti i risultati ottenuti e la
borghesia temeva il pericolo della rivoluzione. Il tutto era aggravato da una crisi economica che
non accennava a placarsi.

IL PARTITO COMUNISTA E IL MOVIMENTO FASCISTA: In questo quadro a cavallo dei primi


anni ‘20, si formarono due nuove forze politiche: il Partito comunista d’Italia e il movimento
fascista.
● PARTITO COMUNISTA D’ITALIA: nasce a partire dalle divisioni interne del movimento
socialista. Sorse nel gennaio 1921 grazie ad Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, ed
era volto all’unione di operai e contadini come fondamento di una rivoluzione proletaria
italiana. Non a caso il programma presentato era stato la base delle richieste degli operai
durante il biennio rosso. Con la fine dell’occupazione delle fabbriche il Paese aveva però
dimostrato di non essere avviato ad un immediato bolscevismo. Ciò fu imputato alla
debolezza dei socialisti: da qui ne conseguì la decisione di abbandonare il Partito socialista
italiano per aprire la strada allo scontro con la borghesia capitalista.
I comunisti abbracciarono la linea dettata da Lenin.
● I FASCI DA COMBATTIMENTO → il 23 marzo del 1919 in piazza San Sepolcro (MI)
nascono i fasci da combattimento di Benito Mussolini.

ex socialista rivoluzionario, ex interventista, fondatore del quotidiano “Il Popolo d’Italia”.
↳ questa formazione si riunisce presso il circolo degli industriali e dei
commercianti e comprende: arditi, nazionalisti, futuristi.
↳ inizialmente ebbe pochissimi consensi anche perché il primo programma
politico mescolava elementi in conflitto tra loro→ gli storici parlano di
bivalenza delle formule.
↳ ma Mussolini utilizzerà tale contraddittorietà per ottenere consensi da parte
di masse eterogenee (diverse)
↳ anti-socialismo ma lotta all’alta borghesia
↳ anti-parlamentarismo ma repubblicanesimo
Non siamo però di fronte ad un programma definitivo: Mussolini stesso ammise che le linee
di intervento sarebbero state dettate dall’evoluzione della politica italiana. Inoltre
ricordiamo che con la fine del ‘’gioco delle alleanze’’, dato dall’indisponibilità delle forze
politiche di allearsi, non si avranno più esecutivi forti e stabili.
Così già nel 1920, il leader fascista aveva capito che la strategia per incrementare
consensi era quella di sfruttare la paura borghese della rivoluzione bolscevica e farsi
portabandiera del ritorno all’ordine (anche ricorrendo alla forza).
La matrice prima del movimento fascista fu:
1. anti parlamentarismo | nel 1921, a partire dai “fasci
2. nazionalismo esasperato | → di combattimento”, fu fondato
3. anti-democrazia e socialismo | il partito nazionale
4. uso della violenza | fascista
Si andarono a costituire 2 forme di fascismo:
1. urbano
2. rurale → utilizzò ampiamente il principio dello squadrismo

IL FASCISMO: Inizialmente il movimento fu caratterizzato dall’assenza di uno specifico


orientamento
politico → bivalenza delle formule.
I suoi punti fondamentali e peculiari furono:
1. anti-parlamentarismo
2. anti-democrazia
3. squadrismo

LO SQUADRISMO: Mussolini appoggiò la propria strategia sull’esigenza di contrastare i


“sovversivi” (socialisti, sindacalisti, sedi di giornalistiche) creando delle squadre punitive che si
impegnarono in una serie di violente spedizioni contro la sinistra.
Lo “squadrismo” godette dell’omertà di importanti esponenti della politica e dell’esercito che
tollerarono la violenza di estrema destra in reazione al pericolo di una rivoluzione di sinistra.
↳ 21 novembre 1920 → i fascisti impedirono con la forza l’insediamento della amministrazione
comunale socialista di Bologna
Lo squadrismo fascista raggiunse l’apice tra il 1920 al 1922, quando le “spedizioni punitive”
(prima concentrate nelle campagne e rivolte contro le leghe rosse) si diffusero nelle città ,
soprattutto quelle dell’area padana.
Queste spedizioni furono appoggiate dai gruppi più reazionari ed ebbero il supporto finanziario dei
grandi proprietari terrieri e degli industriali → trovarono lo strumento per respingere l’ascesa dei
salariati e reprimere proteste e rivendicazioni.
Coloro che sostennero il movimento fascista furono:
1. piccola/media borghesia
2. grandi proprietari terrieri
3. industriali → vengono fatti terminare, a causa dell’uso della violenza, gli
scioperi operai
4. ex ufficiali e nazionalisti
I membri del movimento paramilitare, ovvero le “camicie nere”, raccolsero crescenti adesioni da
parte di coloro che erano rimasti colpiti dal mito della “vittoria mutilata”.
Si arriva così ad avere due forme di fascismo: urbano e rurale (più rozzo e violento, principalmente
rivolto a contadini e poveri braccianti).
Tra le due forme non ci fu mai un perfetto accordo → i dissidi interni sembrarono in grado di
compromettere la fortuna del movimento e furono messi a tacere dal crescente consenso di
Mussolini.

LE ISTITUZIONI E IL RUOLO CHE GIOCANO: Le istituzioni che, con la loro passività,


causarono l’ascesa del fascismo:
1. ISTITUZIONI LIBERALI → Giolitti ed altri esponenti del suo governo si convinsero che la
violenza fascista potesse rivelarsi utile ai loro scopi: erano certi di poterla sfruttare per
contenere le proteste proletarie e per convincere i moderati della Camera dei deputati a
sostenere gli instabili esecutivi liberali.
Non intervennero per reprimere l’uso massiccio della violenza anche perché convinti che
l’estrema destra e sinistra si sarebbero reciprocamente annullate.
Le istituzioni liberali, inoltre, erano convinte di poter sfruttare lo squadrismo per
bloccare l’avanzata socialista.
I moderati liberali e conservatori presero il rischio di tollerare lo squadrismo, nella
convinzione che si sarebbe esaurito e il fascismo sarebbe stato riassorbito nella normale
vita politica liberale.
Per questo le spedizioni punitive non trovarono mai un ostacolo deciso nei prefetti, nella
magistratura e nell’esercito, ma furono questi organi dello Stato a dare un aiuto al
fascismo, fornendo armi, offrendo protezione, assolvendo i colpevoli di omicidio.
2. PARTITO SOCIALISTA → tale partito non si fece promotore di un’azione popolare per
bloccare la violenza fascista.
↳ Matteotti affermò che non bisognava rispondere alla violenza con la
violenza.
3. ISTITUZIONI CIVILI → i prefetti non presero alcuna posizione ma, al contrario,
sostennero le azioni violente delle squadre punitive.
↳ stesso aspetto che viene ripreso.

LA CRISI DELLE ISTITUZIONI LIBERALI: I fatti dimostrarono che il calcolo di Giolitti era
errato.
L’estremismo di destra e quello di sinistra non sI annullarono a vicenda e le forze liberali non
furono in grado di frenare l’avanzata di Mussolini e dei suoi seguaci.
L’ingrossarsi della mobilitazione fascista si sovrappose al processo di crisi delle istituzioni liberali,
che finirono per sostenere le stesse forze che ne determinarono la disgregazione.
Tra il 1920 e il 1922 la graduale evoluzione dell’Italia verso la democrazia fu interrotta e il Paese
cadde nelle mani della dittatura.

L’ULTIMO ANNO DEI GOVERNI LIBERALI


LA “PARLAMENTARIZZAZIONE” DEL FASCISMO: Nel maggio del 1921, numerose difficoltà del
governo e la mancanza di una effettiva maggioranza portarono Giolitti a sciogliere le Camere ed
indire nuove elezioni → spera di ridurre il numero di deputati cattolici e socialisti.
Intraprese questa campagna elettorale con la strategia del “blocco nazionale”

l’alleanza dei liberali, alla guida delle liste elettorali da lui sostenute, con i nazionalisti e i fascisti,
allo scopo di ridimensionare il Partito popolare e quello socialista.
↳ In tal modo, il movimento fascista fu legittimato dalla classe dirigente liberale
Il politico sperava che la parlamentarizzazione avrebbe portato il movimento fascista a perdere
quella sua matrice violenta.
Esso però non rinunciò alle azioni extraparlamentari come non rinunciò nemmeno all’uso della
violenza, anche se in parlamento i fascisti si propongono di accettare ciò che le istituzioni liberali
necessitano.
Le elezioni si chiudono e, grazie all’alleanza con i liberali, 35 deputati fascisti fecero il loro ingresso
in parlamento.
- I cattolici → si rafforzarono, ottengono 108 deputati
- I socialisti → calano da 156 a 123 seggi, si confermano comunque il primo partito
del Paese
- I liberali → non trovano quell’ampia maggioranza che cercavano
Il movimento di Mussolini apparve più rassicurante e affidabile → fascismo in doppiopetto.
Furono le istituzioni liberali ad aprire le porte al fascismo e a legittimare l’istituzione di uno stato
totalitario.

LA NASCITA DEL PARTITO NAZIONALE FASCISTA: Mussolini riorganizza i Fasci, che nel 1921
furono trasformati in Partito nazionale fascista.
Il Partito (che contava 200.000 iscritti circa) presentò ai propri simpatizzanti un nuovo
programma, più aderente alle posizioni delle classi dirigenti.
↳ rinunciò al repubblicanesimo, dichiarandosi favorevole alla monarchia e ai Savoia
↳ rigettò il laicismo, appoggiando in parlamento le posizioni di Vaticano e Chiesa.

IL DOPPIO BINARIO
1. Rafforzamento dello Stato
2. Amore per la patria
3. Rispetto delle tradizioni e della famiglia → Nuove parole d’ordine di Mussolini
4. Liberismo economico
In questo modo ottenne la visibilità e l’appoggio di cui aveva bisogno, mentre nelle strade le
camicie nere continuavano a perpetrare atti di intimidazione e violenza.
Questa linea ambigua fu definita il “doppio binario” dell’evoluzione fascista: da un lato
l’atteggiamento rivoluzionario e squadrista, dall’altro l’azione politica parlamentare che
permise a Mussolini di diventare l’arbitro della politica nazionale, messa in scacco dai suoi
parlamentari per il loro peso determinante sulle sorti del governo.

I GOVERNI BONOMI E FACTA: Giolitti fu dunque costretto a passare la mano al suo successore
Ivanoe Bonomi. Quest’ultimo rimase alla presidenza del Consiglio per pochi mesi, per poi
dimettersi. In questo breve periodo non riuscì a fermare le violenze del ‘’partito milizia’’
fascista, a causa dell’incapacità degli avversari di unirsi contro una minaccia comune. Dimessosi
Bonomi, Luigi Facta diventò capo del governo, sempre con una linea politica incerta e
incapace di trovare sostegno parlamentare.

LA VIOLENZA SQUADRISTA SOTTO FACTA: Tra il maggio e il settembre 1922 l’ondata di


violenza squadristica si moltiplicò. Gli ambienti di sinistra proclamarono allora uno sciopero
generale ‘’legalitario’’: uno sciopero passivo e pacifico. i fascisti intervennero dando all’assalto,
colpendo Camere del lavoro e cooperative, distruggendo le aule dei consigli comunali.

LE DIVISIONI TRA CATTOLICI E SOCIALISTI: L’unica possibilità di fermare il fascismo era una
alleanza tra socialisti e cattolici. Le polemiche sul da farsi crearono un’ulteriore scissione a
sinistra: Turati, Treves e Matteotti abbandonarono il Psi per formare il Partito socialista unitario
nel 1922.
LA MARCIA SU ROMA: Mussolini comprese la disunione delle forze parlamentari e decise di
trarre vantaggio dalle circostanze. Era sicuro che la maggioranza degli italiani avrebbe apprezzato
un governo forte, capace di restituire stabilità politica.
Nell’ ottobre del 1922, fu annunciata la formazione di un quadrumvirato che avrebbe guidato la
marcia su Roma: l'obiettivo era quello di creare una grande pressione sul governo e,
specialmente, sul sovrano.

IL RE E L’INCARICO A MUSSOLINI: Il Parlamento chiede al Presidente del Consiglio Luigi


Facta di dichiarare il colpo di stato.
Quest’ultimo farà la medesima richiesta a Vittorio Emanuele lll che, però, si rifiuterà.
Luigi Facta, di conseguenza, si dimetterà→ il governo italiano è privo di presidente del
consiglio. La marcia su Roma fu usata come arma di pressione e di ricatto sul governo per
indurli a cedere al potere del fascimo. Mussolini rimase a Milano, pronto a passare il confine
svizzero in caso gli eventi avessero preso una piega sfavorevole. Le squadre fasciste occuparono
punti nevralgici e simbolici come edifici comunali, stazioni ferroviarie e postali. Il re si rifiutò di
firmare lo stato d’assedio e nell’ottobre 1922 offrì a Benito Mussolini le chiavi del governo.
Il capo del fascismo riuscì dunque a conquistare il potere con il minimo sforzo, nel rispetto
formale dello Statuto albertino.

LA COSTRUZIONE DEL REGIME FASCISTA


L’INDEBOLIMENTO DEL PARLAMENTO: A questo punto Giolitti ed altri politici moderati
credevano che il conferimento dell’incarico a Mussolini fosse il primo passo verso il
riassorbimento del fascismo entro i canoni della politica. Il fatto che Mussolini formò un
governo di cui facevano parte anche nazionalisti, liberali, popolari e indipendenti, non fece altro
che accrescere questa loro convinzione.
Il voto di fiducia delle Camere fu ottenuto facilmente.
Il Presidente del Consiglio vedeva l’incarico come una fase intermediaria verso l’instaurazione di un
potere personale e autoritario.
→ 16 novembre 1922: parlando alla Camera dei deputati affermò che la presentazione
del ministero al parlamento era un atto puramente formale
La natura intrinsecamente antiparlamentare del fascismo non gli impedì di intraprendere l’azione
governativa che gli permise di ottenere progressivamente il monopolio del potere.

L’ASPETTO “LEGALITARIO”: Dicembre 1922 → la Camera dei deputati concesse al governo


ampi poteri e le prerogative del Presidente del Consiglio si accrebbero.
Fu per questo avviata una trasformazione delle istituzioni in senso autoritario che avveniva
dall’interno dello stesso apparato amministrativo dello Stato, senza che fosse violato.
Mussolini voleva così “normalizzare” la vita del Paese legalizzando l’azione fascista.
↳ di volta in volta si appoggiò più o meno all’azione terroristica degli squadristi.

furono inquadrati nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale
I fascisti furono messi a capo dei settori chiave dell’amministrazione pubblica.
↳ le attività sindacali e politiche, così come la libertà di stampa furono limitate

Dal dicembre del 1922 il Gran consiglio del fascismo, organo direttivo del Pnf che assunse
compiti spettanti tanto al governo quanto al parlamento, acquista notevole peso.

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