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Per comprendere le motivazioni dell’ascesa del fascismo dobbiamo inquadrare il clima politico che si
respirava in Italia dopo la prima guerra mondiale.
Dopo la catastrofe di Caporetto (24 ottobre 1917) vediamo venir fuori dagli ufficiali e dai soldati degli
umori, delle idee che anticipano la svolta autoritaria del fascismo. In quel momento lo shock subito
dal paese abbia contribuito a portare a galla impulsi violenti che hanno portato allo squadrismo e al
fascimo.
Una caratteristica che associamo al fascismo ma in verità era comune in quell’Italia è la retorica che
era già nel linguaggio degli ufficiali durante la prima guerra mondiale, per esempio il generale
capello, comandante della seconda armata scrisse: “Dirigo la mia volontà a scolpire nell’animo di tutti
questo che è un assioma indiscutibile, geometrico ogni mio ordine deve essere assolutamente
eseguito ciò importa una concezione morale del proprio ufficio perfetta, un coordinamento assoluto di
ogni organo diverso, un fascio indissolubile di volontà, concorrenti ad un unico fine.Dal comando
d’armata la vibrazione imperiosa di tanta indeclinabile necessità si trasmetta fino al più lontano
soldato nella più lontana trincea” una retorica fino a se stessa che però nella loro testa non faceva
quest’effetto di vuoto e loro pensavano che il tono avrebbe portato alla vittoria. Dopo caporetto
nacque il partito propaganda che in verità era già nelle idee di alcuni generali anche se fatte fino a
quel momento in maniera sbagliata.
Per la prima volta la guerra viene vista come un inutile spreco sia dal punto di vista economico che
sociale, di pari passo nascono anche i primi movimenti pacifisti.
I soldati vengono visti non più come eroi ma come sfigati, infatti andando in guerra e perdendola per
giunta portano una doppia delusione non soltanto dal punto di vista militare ma anche familiare infatti
questi soldati non hanno visto crescere e quindi essere una figura di riferimento per i figli e non hanno
sostentato la famiglia in nessun modo lasciando tutto il carico alla coniuge che ha dovuto fare sia il
lavoro che sarebbe spettato all’uomo sia prendersi cura della casa e dei figli.A questa situazione
sociale instabile si aggiunse la così definita “vittoria mutilata” cioè la non cessione delle terre stabilita
nel patto di Londra da parte dell’Inghilterra e della Francia, all’Italia fu negata la dalmazia e Fiume,
città con una grande comunità italiana ma che tuttavia apparteneva regno dei Serbi, Croati e
Sloveni quello che il 6 gennaio 1929 dopo il colpo di stato di re Alessandro Ⅰ divenne regno
di Jugoslavia.
Questa delusione dei soldati sia dal punto di vista sociale che militare venne raccolta da Gabriele
D'Annunzio dal settembre 1919 al dicembre 1920 in aperta violazione degli accordi siglati durante la
conferenza di Parigi i quali organizzavano la geopolitica dei paesi uscenti dalla prima guerra mondiale
tra cui l’Italia.D’Annunzio però non fu né perseguitato né messo in discussione per le sue azioni
dall’allora governo Nitti.
La presa di fiume fu accompagnata da una forte crisi politica in cui la classe media è quella che soffre
di più e per questo si temeva che il successo della rivoluzione russa si estendesse in Italia. La classe
contadina ed operaia si aspettavano una riforma agraria e operaia, tutto questo portò ad una sfiducia
senza precedenti verso la classe di governo. Nel 1929 ci fu una crisi che ebbe importanti effetti per
l’ascesa del facismo, nel 1929 gli operai di Milano occuparono le fabbriche che decisero di
autogestirsi con effetti positivi che spaventarono la classe politica dal momento che l’autonomia
operaia dei macchinari era un punto della riforma di Marx.
Questo contesto fu terreno fertile per Mussolini.
L’ASCESA DI MUSSOLINI