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MARINA

ABRAMOVIĆ
Vita
Abramović nacque a Belgrado il 30 novembre
del 1946 in una famiglia benestante ma molto severa.
I suoi genitori erano entrambi partigiani durante
la seconda guerra mondiale ed è per questo motivo
che i suoi primi anni di infanzia Abramović li
trascorse con sua nonna che la influenzò molto
per quanto riguarda la fede ortodossa.
Dal 1965 al 1970 frequenta e studia all'accademia
delle belle arti di Belgrado dedicandosi
prevalentemente al disegno e alla pittura.
Per proseguire il suo percorso di studi, si trasferì
a Zagabria iniziando a sperimentare l'arte performativa.
Fondamentale per la sua carriera di artista è stato
l'incontro con Joseph Beus nel 1973 a seguito del quale
Abramović realizzò quale fosse la strada da seguire per
lei, ovvero quella della performance.
Nel 1976 si trasferì ad Amsterdam dove iniziò
la collaborazione e la relazione con l'artista
tedesco Ulay (pseudonimo di Frank Uwe Laysiepen).
Dopo 12 anni di relazione decisero di lasciarsi
collaborando assieme in un'ultima performance:
"The Wall Walk in China" (1988), un'esibizione
dove gli artisti, partendo dai due punti opposti
della muraglia cinese, devono percorrere la
muraglia e incontrarsi a metà per dirsi addio.
Negli anni a seguire ci fu un episodio di denuncia
da parte di Ulay per i diritti d'autore poiché
Abramović aveva venduto alcune delle opere
di entrambi in modo autonomo.
Nel 2010 c'è stato il loro ultimo incontro che è
avvenuto durante una performance dell'Abramović
al MoMA di New York, qualche anno prima della
morte di Ulay. Marina Abramović ha 76 anni ed è
ancora attiva nel mondo dell'arte.
La Performance
La performance art è una varietà di arte moderna. Il termine è stato impiegato in molti contesti
diversi, ma in generale si riferisce all’arte che è attiva ed effimera piuttosto che statica e permanente.
Tale arte coinvolge direttamente il pubblico e include l’artista o alcune rappresentazioni dell’artista.
La performance art è generalmente distinta dal teatro convenzionale. Il termine stesso fu coniato
negli anni ’60, ma le radici del movimento risalgono alla svolta del secolo scorso.
Questo tipo di arte ha lo scopo di evocare sentimenti molto forti da parte dei membri del pubblico.
L’arte performativa è l’arte dell’esperienza e della sensazione. Arte di questa natura non può essere
facilmente riprodotta. Una registrazione può catturare l’immagine e il suono dell’esperienza ma non
cattura l’intero impatto sensoriale ed emotivo di un’opera d’arte efficace. L’idea dell’arte che è al
contempo fugace e pensata per suscitare una forte impressione risale ai futuristi e costruttivisti
iconoclastici che hanno lavorato negli anni prima della prima guerra mondiale.
Ispirati dal vorticoso ritmo del cambiamento tecnologico, questi artisti hanno spesso lavorato su
media effimeri. Hanno usato tecniche non convenzionali per suscitare reazioni dal loro pubblico.
La performance per Marina Bramovic
Il corpo è sempre stato il suo principale strumento di espressione, protagonista indiscusso delle sue
performance in cui, fin dall'inizio negli anni '70 ha sperimentato e sfidato i limiti della resistenza
psico-fisica con azioni reiterate fino allo sfinimento. Ha sottoposto il proprio corpo e la mente a prove
fisiche e psichiche estreme, sfiorando più volte la morte. La sua sfida contro se stessa l'ha portata ad
indagare i limiti della resistenza umana fino all'esaurimento totale con conseguente svenimento,
causando un disagio tra il pubblico spesso intollerabile. Marina Abramovic ha basato la sua intera
attività di artista sul coagularsi, tra tradizione e saggezza, appartenute a culture arcaiche, con la società
contemporanea, riuscendo a trasformare la propria esperienza personale in un concetto individuale:
ritiene che un artista possa essere un compagno che segue l'uomo nel pericoloso viaggio verso la scoperta
dell'io interiore. La sua arte, quindi, non è soltanto rivolta alla percezione visiva, ma è indirizzata anche
agli altri sensi per aprire nuovi canali di comunicazione: l'osservatore a questo punto ha un ruolo
attivante poiché la nostra società ha bisogno di superare i suoi limiti del corpo come della mente.
Il lavoro dell'Abramovic è ricco di significati perchè propone un concetto diverso per il superamento
di tali limiti e ci fa intravvedere la possibilità di apertura verso canali alternativi per raggiungere una
consapevolezza individuale che migliori la coscienza.
ALCUNE DELLE
PERFORMANCE PIÙ
IMPORTANTI:

Rhythm 0, 1974
Tenutasi a Napoli nel 1974 nello Studio Morra. Imponderabilia, 1977
Completamente inerme e passiva per sei lunghe ore,
si era messa alla mercè del suo pubblico che di lei In collaborazione con l'artista tedesco e suo compagno Ulay, Marina
avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. La situazione è Abramović mostra a Bologna presso la Galleria d'arte moderna la
degenerata a tal punto da far scoppiare una lite tra performance. Entrambi sono in piedi, nudi, ai lati di una stretta
chi inveiva contro Abramović e chi tentava porta che consente l'ingresso nella galleria. Chi vuole entrare è
difenderla. costretto a passare in mezzo ai loro corpi, decidendo con imbarazzo
se rivolgersi verso il lato del nudo maschile o verso quello del nudo
femminile
The Hero, 2001

Performance e video in bianco e nero, durata 14'21".


L'opera è dedicata al padre dell'artista, soldato che
si batteva contro i nazisti nella seconda guerra
mondiale, morto nello stesso anno della
performance. Abramovic siede inespressiva su un
cavallo bianco, tenendo una bandiera bianca che si
muove con il vento. Una voce femminile canta in
sottofondo l'inno nazionale jugoslavo. Il video è in
bianco e nero, per enfatizzare la memoria del
passato. La bandiera bianca in un contesto bellico è
simbolo di resa e fine delle ostilità, il cavallo bianco
rimanda anche lui al concetto di pace, inoltre in
questo caso rievoca un episodio accaduto in guerra ai
genitori dell'artista.
The artist is present, 2010

Al MoMA di New York in uno spazio aperto dove vi sono


collocati un tavolo e due sedie una a fronte dell'altra,
l'artista seduta guarda i visitatori invitati a sedersi. La
performance dura 736 ore ed è considerata una delle più
lunghe performance della storia del MoMA. A tale
performance si presenta inaspettatamente l’ex compagno
Ulay, con cui i rapporti erano precedentemente stati
burrascosi a causa di una serie di controversie sulla The Abramovic method, 2012
paternità di alcune opere. La sua presenza dà vita a un
memorabile ed intenso momento di riavvicinamento tra i La performance ha avuto luogo a Milano. Il
due artisti. "Metodo Abramović" nasce da una riflessione che
l'artista ha sviluppato partendo dalle sue ultime
performance, esperienze che hanno segnato
profondamente il suo modo di percepire il proprio
lavoro in rapporto al pubblico. Il pubblico, guidato
e motivato dall'artista, è invitato a vivere e
sperimentare le sue "installazioni interattive". Le
opere con cui il pubblico potrà interagire
rimanendo in piedi, seduto o sdraiato, sono
realizzate con minerali e legno. L'esperienza è fatta
di buio e luce, assenza e presenza, percezioni
spazio-temporali alterate. La performance
consiste nell'entrare nel mondo del silenzio,
lontani dai rumori, rimanere soli con se stessi e
allontanarsi per poche ore dalla realtà.
GRAZIE A TUTTI
PER
L'ATTENZIONE
Progetto realizzato da:

Matteo Rossi
Corinna Peruzzi
Anton A. Moscatelli

Della classe VC

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