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Alessandro Arbo è docente di Estetica musicale all’Università di Strasburgo.
della musica nel Novecento ha curato, tra l’altro, la prima raccolta di scritti
all’ombra
€ 10
dell’ascoltatore e di
della musica nel Novecento ha curato, tra l’altro, la prima raccolta di scritti
€ 12 Trauben
Introduzione
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menti per gli appassionati, oppure alcune note sale da concerto (a
Parigi vengono subito in mente quella con i pannelli mobili nel sot-
tosuolo dell’IRCAM, o la non meno straordinaria «Olivier Messiaen»
di Radio France). Ma si tratta, appunto, di luoghi deputati, ovvero,
se vogliamo richiamare l’ironia con cui ne parlava Romitelli, di «Club
Méditerranée per intellettuali», troppo spesso distanti dal mondo
reale2.
Chiedersi come siamo arrivati a questo punto esula dalle inten-
zioni di questo libro, che si pone il più modesto obiettivo di discute-
re alcune ragioni dell’interesse dell’opera di questo compositore di
talento. Non senza rinunciare, però, a mantenere in esergo, o a met-
tere all’occasione sul tappeto, la questione da lui sollevata: che cosa
può fare oggi un compositore che si trova a operare in una posizio-
ne così decentrata?
Le vie intraviste da Romitelli erano le seguenti:
2 Cfr. Fausto Romitelli, L’insurgé, intervista con Omer Corlaix, «Musica Falsa»,
11, 2000, p. 84-85; ripubbl. in A. Arbo (a cura di), Il corpo elettrico, p. 153.
3 F. Romitelli, Il compositore come virus, p. 83.
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sfavorevoli, riusciva a trasformare quel suo essere nella tormenta in
autentica energia vitale. Quanto alla terza, più che una via praticata da
“altri”, è un’esatta rappresentazione del proprio lavoro: di quel suo
tentativo di entrare nei potenti flussi della comunicazione globale,
cercando di camminare sul filo che separa, appunto, gli estremi del
banale e dell’astruso, scoprendo le carte e mostrando con sicura pas-
sione, ma anche con disincanto, la vacuità del gioco che bene o male
stiamo tutti giocando. Come è stato scritto4, Romitelli è uno dei pochi
che hanno saputo attraversare in modo fruttuoso questi anni di gran
confusione, traendo linfe vitali dal magma mediatico che ci circonda e
mostrando che anche in una posizione così incerta e fluttuante posso-
no nascere capolavori.
Lo stare alla periferia sembra valere allora in un duplice e forse
persino triplice senso: oltre ad apparire eccentrica nei confronti delle
altre espressioni artistiche, l’opera di Romitelli lo è nei confronti di
ogni prodotto di facile consumo (visibile in tutte le arti, musica
compresa); e lo è anche – come si può forse dire con maggiore con-
sapevolezza oggi – rispetto alle vie praticate dai compositori che
hanno cercato di ritrovare i favori del pubblico o di corrispondere a
gusti più elitari. Ecco perché, ancora oggi, questa scelta può apparire
dislocata, e anzi confinata proprio all’estrema periferia di un impero
che altro non è che l’industria culturale – divenuta infinitamente più
potente e pervasiva nell’omologare la nostra esistenza di quanto
potesse esserlo ai tempi dei francofortesi.
Bene, ma allora, tornando alla domanda che ci siamo posti, che
cosa può fare un compositore in una simile situazione? Credo che le
risposte individuate da Romitelli siano riconducibili a due strategie di
fondo: guardarsi attorno e, malgrado tutto, guardare avanti, oltre a
quello che ci circonda. Questa semplice dichiarazione le contiene
entrambe:
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Ascolto diversi generi di musiche, e tutti non hanno niente a
che vedere con la musica che scrivo. D’altronde, cerco di
scrivere una musica che non esiste ma che vorrei sentire, ed è
proprio per questo che la scrivo…5
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zia dall’associazione monfalconese «More Music», in occasione del
festival musicale annuale («All Frontiers») e della ricorrenza dei 50
anni dalla nascita del compositore. Ai testi degli interventi, che con-
servano la brevità e il carattere dell’esposizione orale, questa pubbli-
cazione aggiunge un articolato studio di Pierluca Lanzilotta dedicato
ad Audiodrome (2003) – un’opera che da sola costituisce una sintesi
dell’intera poetica musicale di Romitelli – e agli ultimi progetti dei
quali ci ha lasciato traccia. Per rendere più presente la sua voce, si
sono inoltre riprese le brevi presentazioni di due brani concepiti
all’inizio degli anni Novanta, nel momento in cui la sua musica regi-
strava un’importante fase di maturazione. Completano il volume, un
ricordo tracciato dallo scrivente a pochi mesi dalla sua scomparsa,
una cronologia, gli apparati bibliografici e un elenco dei suoi lavori.
Quest’ultimo è stato organizzato in ordine cronologico, attenendosi
al principio della maggiore completezza possibile: vi sono recensiti,
oltre alle composizioni edite da Ricordi, i lavori inediti, prevalente-
mente giovanili e ancora poco conosciuti.
Alessandro Arbo
Ringraziamenti
Un sincero ringraziamento a Tullio Angelini, alla cui iniziativa si
deve l’organizzazione della tavola rotonda dalla quale ha preso il via
questo volume. Desidero inoltre ringraziare Fosca Pozzar Colinassi,
per le puntuali trascrizioni degli interventi, e Riccardo Braggion, per
l’efficace collaborazione nella messa a punto dell’edizione. Infine,
ma come sempre non da ultimo, un vivo ringraziamento al dott.
Piero de Gennaro, che l’ha gentilmente accolta nella collezione mu-
sicologica di Trauben.
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