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Raffaele Villanova

Gesualdo Edizioni

Hermine Aigner, Rocio Badillo,


Mauro Bernabei, Armando Carideo,
Valerio Celentano, Rosa Covino,
Patrizia Cremonini, Filippo Del Corno,
Vincenzo De Gregorio, Silvia Deforza,
Anne Marie Dragosits, Elsa Evangelista,
Dinko Fabris, Gino Famiglie i,
Anna Maria Ferragamo, Giuseppina Finno,
Rudolph Hopfner, Antonio Iuorio,
Renanto Meucci, Nicola Macchioni,
Franco Pavan, Davide Rebuffa,
Valentina Rice i, Claudio A.M. Salsi,
Domenico Sodano, Francesca Tasso,
Agostino Ziino
Sindaco di Gesualdo

Con l'apertura al pubblico nel dicembre 2015, te suggestioni, sicuramente adatto all'esecuzio-
avevamo già immaginato quali sarebbero dovute ne di concerti unici.
essere le funzioni e le finalità di utilizzo del Ca- Con tutte queste premesse e grazie alle ini-
stello di Gesualdo, orgoglio del nostro paese e di- ziative di alto profilo già in corso, abbiamo l'am-
mora del Principe madrigalista. bizione di creare una solida piattaforma cultu-
Grazie al contributo della Regione Campa- rale che potrebbe determinare un vantaggio – in
nia, abbiamo realizzato, in un'ala di esso, la pri- termini turistici – anche per le aree circostanti.
ma parte del Museo degli strumenti musicali rina- La speranza è che ciò che possiamo definire
scimentali, realizzati sulla base di documenti “messaggio e missione della speranza” si possa
d'archivio e iconografie, similari a quelli posse- realizzare durando per molti anni e favorendo il
duti dal principe Carlo Gesualdo. Con la consu- rifiorire di una buona messe rigogliosa di frutti
lenza, l'impegno e la maestria di musicologi e per il nostro territorio e la nostra gente: questo è
artigiani del settore, abbiamo dato il via ad un il nostro augurio e il nostro sogno.
museo originale e – con orgoglio – possiamo af-
fermare che già i primi risultati sono più che
esaltanti.
In questo contesto ci poniamo l'obiettivo di
realizzare, assieme a personalità di levatura in-
ternazionale, un'Accademia Europea della Musi-
ca con indirizzo Polifonico per la quale Gesualdo
avrebbe una vocazione naturale.
Vorremmo organizzare eventi con cadenza
annuale nell'ambito di un “Festival Carlo Ge-
sualdo”, in cui inserire le performance dei con-
servatori di musica italiani e non solo.
Il meraviglioso scenario del Castello, con i
suoi giardini pensili, è un luogo evocativo di mol-
Il catalogo che qui si presenta risponde ad darono nel Palazzo Ducale di Venezia, per il Tea-
una pluralità di funzioni ed esigenze: docu- tro La Fenice, durante la Biennale del 1960. Sei
mentare l'allestimento di una mostra incentra- anni di ricerche, ricostruzioni e sperimenta-
ta sugli strumenti musicali che erano in uso zioni, di conferenze, incontri e confronti, oltre
presso la corte gesualdiana, fornire un contri- che di esecuzioni magistrali: tutte sfide com-
buto di scientificità all'approfondimento di un piute all'insegna di un gioco pioneristico di
settore considerato rilevante per la storia della scambi ed interferenze tra epoche distanti e
musica, concorrere all'avviamento di un polo personaggi di erenti. Su questa scia, nel 1956,
museale presso il castello di Gesualdo e, si po- Igor Stravinsky giunse per la prima volta nel
trebbe aggiungere, porre riparo con ciò ad un paese di Gesualdo in Irpinia, in compagnia di
“pregiudizio” della storia. Robert Craft e Adriana Panni, convinto di po-
È noto infatti che la fortuna attuale di Carlo tervi trovare le testimonianze valide per accre-
Gesualdo è derivata in gran parte dal lavoro di scere il proprio desiderio di conoscenza, ovve-
riscoperta svolto nella seconda metà del '900 ro le tracce materiali di uno spirito visionario
dal maestro russo Igor Stravinsky. Questi ri- che – tra fine '500 e inizio '600 – aveva saputo
propose la produzione artistica dell'antico prin- porsi addirittura come ponte verso la contem-
cipe all'attenzione mondiale con una serie di poraneità.
memorabili concerti, che dalla Chamber Music L'emozione mai celata del viaggio fu tempe-
Society of Southern California del 1954 appro- rata dalla delusione, anche questa mai nascosta,
di scoprire che il castello del principe (secoli In generale, poi, il catalogo segue uno stile
addietro cenacolo artistico, sede di un teatro e moderno e dinamico che in parte richiama le
di una stamperia, motivo di lavoro per liutai ed tecniche dei magazine: anche questa una deci-
altri artigiani della musica) fosse sprovvisto di sione grafica ben ponderata che intende veico-
determinati “reperti”. Tra questi, gli strumenti lare al meglio l'avanguardismo del celebrato per-
ad accordatura naturale, primo veicolo per in- sonaggio, nel pieno rispetto – s'intende – di con-
tendere – secondo Stravinsky – “la concezione solidati criteri di catalogazione.
armonica duttile di un'inattualissima arte, po-
stasi come sdegnoso baluardo della pratica anti- La consulenza fotografica, curata da Pa-
ca contro le vie aperte dal Rinascimento”. Basti squale Moscillo, responsabile comunicazione
questo, allora, per spiegare la soddisfazione della Gesualdo Edizioni, ha seguito le medesime
editoriale relativa alla pubblicazione del pre- linee guida. Gli esemplari strumentali (riprodu-
sente catalogo che, tra i contenuti, annovera centi gli originali cinque-seicenteschi che ap-
altresì meditate scelte grafiche e fotografiche. partenevano alla corte di Carlo Gesualdo) sono
stati fotografati soltanto dopo un attento studio
Sotto la guida di Ra aele Villanova, art- delle luci necessarie a risaltarne la pregevole
director della Gesualdo Edizioni, è stato creato fattura artigianale nonché la qualità elevatissi-
innanzitutto un logo che, stilizzando il titolo ma dei materiali (diversi tipi di legno in diverse
dell'opera, ne esprimesse al meglio la portata. lavorazioni, il vetro di Murano, le budella di
L'iniziale di Gesualdo, una “G” di colore azzurro agnello impiegate per le corde di liuti e chitarre
scuro, è stata tagliata alla base e in obliquo, ag- e così via). Le riprese, inoltre, sono state e et-
giungendovi (in colore grigio chiaro e a mo' di tuate da diverse angolazioni per soddisfare una
prolungamento) una mezza “S”, iniziale della varietà di bisogni. Da un lato, allora, le “pose clas-
parola strumenti, ricavata in realtà dal capovol- siche” adatte alla redazione di schede tecniche
gimento della lettera sovrastante. Dunque, il con tre inquadrature (una frontale, una del retro
simbolo costruito per rendere omaggio al “di- e un'altra tridimensionale); dall'altro lato, inve-
battito su un periodo di transizione della storia ce, le inquadrature ravvicinate per rimarcare i
della musica e degli strumenti musicali, di cui dettagli di rilievo (disegni ottenuti dall'intaglio
Carlo Gesualdo fu consapevole protagonista e del legno, piccole parti di chitarra lavorate al
profondo innovatore”, evoca una combinazione tornio, particolari delle corde dei liuti, minute
a specchio o – si direbbe – a parti invertite, ri- decorazioni in vetro o in avorio, lo stemma del
flesso evidentemente delle stesse mescolanze casato gesualdiano riprodotto sull'organo e sul
stravinskiane. clavicembalo). Non si è trascurato, tuttavia, di
fotografare gli strumenti anche all'interno del
contesto ambientale, secondo una prospettiva
più propriamente artistica.

Grafica e fotografia, insomma, non vanno dis-


giunte in alcun modo dai contenuti dell'opera.
Non solo perché esse si propongono di agevolar-
ne la lettura, ma perché dell'opera intendono
esaltare la scientificità. D'altra parte, sostenere
con ogni mezzo il ruolo chiarificatore di studiosi,
ricercatori e specialisti, facilitare l'appren-
dimento di importanti dati tecnici, stilistici ed
estetici, governare stratificazioni storiche com-
plesse, muovendosi nell'ambito di un mercato
innovativo della conoscenza, appartiene in pie-
no alla missione della Gesualdo Edizioni.
Nel 1942 l'Istituto Italiano per la Storia della Rensis aveva trovato uno sponsor d'eccellenza
Musica, fondato con Regio Decreto Legge del 24 nei Fratelli Scalera2. Non è da escludere che a pro-
novembre 1938 “presso l'Accademia Nazionale di porre il nome di Gesualdo sia stato proprio Ilde-
S. Cecilia”1, inaugurava le sue pubblicazioni con brando Pizzetti, primo presidente dell'Istituto.
il volume Madrigali di Carlo Gesualdo, Principe di La qual cosa non dovrebbe meravigliarci dato
Venosa, a cura di Francesco Vatielli, contenente che già in passato, nel 1919, egli stesso aveva tra-
l'edizione dei primi due Libri di madrigali del scritto e pubblicato molti madrigali gesualdiani
grande musicista (“Monumenti/I, Vol. 1). Non è nei Quaderni 59-62 della famosa collana “Rac-
forse un caso se la più importante istituzione colta Nazionale delle Musiche Italiane” edita
musicologica italiana per inaugurare la sua col- dall'Istituto Editoriale Italiano di Umberto Nota-
lana editoriale più prestigiosa, cioè quella dei ri3. Inoltre, Guido Pannain nel 1934 aveva attirato
“Monumenti”, ha pensato proprio a Carlo Ge- l'attenzione anche sulla musica sacra di Gesual-
sualdo. Avrebbe potuto scegliere Claudio Mon- do pubblicando nel V volume delle “Istituzioni e
teverdi, tanto per fare qualche nome altrettanto Monumenti dell'Arte Musicale Italiana”, collana
significativo, ma del grande musicista cremone- edita da Casa Ricordi, molte delle Sacrae Cantio-
se si stava occupando già Gian Francesco Mali- nes edite nel 1603. È anche possibile, però, che
piero, oppure Giovanni Pierluigi da Palestrina, questa scelta facesse parte di un programma edi-
se a lui non si fosse indirizzato già Ra aele Casi- toriale più ampio e organico, concordato con il
miri che tramite i buoni u ci di Ra aello de Consiglio Direttivo dell'Istituto (del quale face-
vano parte, allora, Gian Francesco Malipiero, Caro Ildebrando,
Ra aele Casimiri, Andrea Della Corte e Fausto se tu preferisci pubblicare le opere di Gesualdo da
Torrefranca: de Rensis ne era il Segretario Gene- Venosa, come mi dici nella tua lettera del 14 novembre,
sono d'accordo con te. Non parliamo più della mia pro-
rale e Fedele d'Amico il Segretario), dedicato ai
posta. Siccome però non vedo come il povero Vatielli
polifonisti meridionali del Cinque-Seicento, possa capire Gesualdo da Venosa (dato il mio amore
comprendente anche Pomponio Nenna (con il per questo autore che conosco profondamente) cerca
Primo, il Quarto e il Quinto Libro dei Madrigali a di farmi avere il manoscritto prima di pubblicarlo, in-
cinque voci, a cura di Eduardo Dagnino4) e le Vil- sieme alle fotogra e, che io lo esaminerò. Sarebbe un
lanelle alla Napolitana a tre voci di musicisti baresi torto di pubblicare una edizione di questo autore, con
del secolo XVI raccolte da Giovanni de Antiquis per le correzioni armoniche di un musicologo antimusi-
le stampe del Gardano del 1574, a cura di Arturo cale. Dico questo nell'interesse dell'Istituto ché io non
potrei tacere di fronte a certe deformazioni, e te lo di-
Sebastiano Luciani5.
co assolutamente in forma amichevole, e disinteres-
satamente, e ti ripeto che puoi disporre di me. Ti salu-
Pizzetti dovette mettersi subito al lavoro, ma to cordialmente.
ben presto venne a sapere, come attesta una sua
lettera a Gian Francesco Malipiero del 14 novem- L'a .mo tuo
bre 19396 che anche l'Associazione dei Musicologi G. Francesco Malipiero
Italiani, fondata e presieduta da Guido Gasperi-
ni, aveva progettato di pubblicare “tutto Gesual- Venezia 16 XI 1939 XVIII
do” – e commenta preoccupato: “ciò che interfe- Santo Stefano 2809
rirebbe dannosamente sui progetti del nostro
Istituto, il quale, tra l'altro, ha il compito di coor-
dinare gli studi” – a dandone la trascrizione a Il fatto che si trattasse di un programma orga-
Francesco Vatielli (forse su proposta di quest'ul- nico è dimostrato anche dal verbale della seduta
12
timo che proprio in quegli anni stava attendendo del Consiglio Direttivo del 5 dicembre 19429 nel
13 quale si legge tra l'altro che il presidente, dopo
anche alla stesura del suo libro su Gesualdo, pub-
aver presentato ai consiglieri i due volumi appe-
blicato poi nel 1941)7. Pizzetti ci informa però,
na pubblicati, cioè i madrigali di Gesualdo e di
sempre nella stessa lettera, che “l'A.M.I. rinun-
Nenna, li informa che i prossimi due volumi, ri-
zierebbe alla iniziativa se l'Istituto si assumesse
spettivamente il Terzo Libro di Gesualdo e il Quin-
la pubblicazione del Gesualdo a cura di France-
to di Nenna, “sono già incisi” e che “è quasi ulti-
sco Vatielli, che ha già pronte tutte le foto dei codi- mata la trascrizione del resto”. Torrefranca, co-
ci ed ha in gran parte compiuto il lavoro di tra- munque, da buon perfezionista, non si rispar-
scrizione; ma non vi rinunzierebbe nel caso con- mia di dire che il volume di Vatielli contiene alcu-
trario. Io penso che si debba accettar la propo- ne sviste “sfuggite alla revisione delle bozze” vale
sta, tanto più che il nome di Vatielli è una sicura a dire “Königliche” invece di “Staatliche Bibliot-
garanzia. D'altra parte l'Istituto, come in ogni hek” e “Land” invece di “Landesbibliothek”. Nel
altra circostanza, si riserverà il diritto di esame e corso dell'ultima seduta del Consiglio Direttivo
di controllo”. È chiaro, quindi, che la decisione di in data 22 febbraio 1943, prima della chiusura a
accettare la trascrizione, già quasi ultimata, di causa dei tragici eventi bellici, Vatielli fece sape-
Vatielli per l'Associazione dei Musicologi Italiani re che non era in grado di terminare l'apparato
gli fu imposta gioco-forza proprio da quest'ul- critico del Terzo Libro dato che buona parte delle
tima (cioè da Guido Gasperini che ne era il presi- fonti si trovava in biblioteche fuori d'Italia10. Co-
dente). Non so se Pizzetti avesse mai incontrato me sappiamo, Vatielli morì il 12 dicembre 1946 e
Vatielli; è probabile che lo conoscesse solo in non fece comunque a tempo a terminare la sua
quanto direttore della biblioteca del Liceo Musi- edizione con tutti i madrigali del Principe. De
cale di Bologna dal 1907. Malipiero risponde subi- Rensis ci informa infine che il 14 agosto del 1943
to a Pizzetti accettando la sua proposta, ma “andarono distrutte dai bombardamenti su Ro-
esprime, nel contempo, qualche perplessità sul ma tre casse contenenti il secondo volume di Ge-
nome di Vatielli e proprio per questo dichiara la sualdo, stampato dall'incisoria Ricordi e spedito
sua disponibilità a rivedere tutta la trascrizione da Milano”11. Nel dopoguerra, e precisamente nel
fatta da quest'ultimo, “dato il mio amore per que- 1956, questi due primi libri furono ristampati
sto autore che conosco profondamente”8: dall'Istituto, sempre sotto il nome di Vatielli, ma
curati in realtà da Lino Bianchi come risulta da nel 1594 a Ferrara dall'editore “ducale” Vittorio
un compenso di 60.000 lire concessogli proprio Baldini, concludendo che:
per la curatela di queste due ristampe12. Tutti gli
altri Libri, dal Terzo al Sesto, saranno editi suc- È notevole che nelle edizioni che seguirono le stam-
cessivamente da Annibale Bizzelli tra il 1957 e il pe ferraresi, vi sia nella numerazione dei libri
1958. un'inversione rispetto a quella seguita da Simon Moli-
naro nella sua «Partitura delli Madrigali a Cinque voci
dell'Illustrissimo et Eccellentissimo Principe di Veno-
sa D. Carlo Gesualdo» stampata a Genova da Giuseppe
Pavoni nel 1613 e sulla quale è condotta la presente edi-
zione. [...] Si può presumere che fossero stati gli editori
veneti e napoletani a numerare di loro arbitrio i primi
due libri de' Madrigali quando, nove anni dopo la loro
apparizione sull'edizione ferrarese “non numerata”,
ne curarono la ristampa. Simon Molinaro, dell'autore
estimatore e familiare, avrà voluto nella sua edizione
in partitura (1613) ristabilirne la esatta e precisa suc-
cessione14.

In realtà, però, come ha illustrato recente-


mente Francesco Saggio, non si è trattato di un
“loro arbitrio”, anche se rimane pur sempre una
“scelta sbagliata”, confermando in ciò le conclu-
sioni alle quali era arrivato Vatielli e quindi la vali-
La grande “novità” dell'edizione curata da dità dell'operazione compiuta da Simone Moli-
Vatielli, almeno nel quadro della musicologia naro:
italiana di allora, consisteva nel fatto che, pur
basandosi sull'edizione in partitura realizzata da Cronologicamente è il Secondo libro ad essere sta-
Simone Molinaro nel 1613, essa era la prima in to stampato per primo da Baldini: reca infatti come
assoluto a presentarsi come una vera e propria data dedicatoria il 10 maggio 1594. Inoltre, per il Primo
“edizione critica”, cioè come un'edizione basata libro la dedicatoria a erma che i madrigali ivi conte-
su criteri “scientifici” e corredata di apparati nuti erano già stati dati alle stampe «sotto il nome di
Gioseppe Pilonij» ma essendo quella «stampa (come
critici nei quali dar conto anche di tutte le va-
suole) in alcuni errori trascorsa» Scipione Stella (con-
rianti presenti nei testimoni pervenuti o cono- trofigura di Gesualdo) aveva deciso di rivederla, cor-
sciuti fino a quel momento. Difatti l'illustre stu- reggerla e «di nuovo ristamparla nella medesima stam-
dioso nelle “Note bibliografiche” premesse pa, nella quale pur hora ho stampato il secondo libro
all'edizione presenta un elenco completo di tutte de' suoi divini madrigali», cioè quello uscito il 10 mag-
le fonti a lui note, ricco di informazioni e di os- gio. Quando nel 1603 Gardano mette mano alla prima
servazioni critiche, al termine delle quali, però, riedizione di questi due libri decide di invertire
avverte il lettore che “La revisione e i confronti l'ordine e di apporre il titolo di Primo libro al contenu-
to della stampa del 10 maggio e quello di Secondo libro
delle varie stampe, impossibili ad e ettuarsi nei
a quello della stampa del 2 giugno. Lo scambio non può
momenti attuali, sono rimandati all'ultimo volu- essere derubricato a banale errore: Gardano si deve
me di questa nostra edizione”13, volume che, co- essere posto il problema di quale dei due fosse e etti-
me ora sappiamo, non ha mai visto la luce. Va- vamente il primo, optando per la scelta che in realtà si
tielli comunque ha avuto l'idea di progettare per rivela sbagliata15.
primo nella storia dell'editoria musicale italiana
un'edizione “critica” dei madrigali gesualdiani e Da parte nostra aggiungiamo, per maggior
l'Istituto Italiano per la Storia della Musica il me- precisione, che le edizioni del 1603, 1607 e 1616
rito di aprire la sua collana più importante – i stampate rispettivamente a Venezia da Angelo
“Monumenti” – proprio con uno dei più grandi Gardano, le prime due, e da Bartolomeo Magni,
musicisti italiani del Rinascimento. l'ultima e qualificate nei rispettivi frontespizi
Vatielli, inoltre, ha cercato di fare chiarezza come “Libro Primo” (corrispondenti ai numeri
anche sul problema della cronologia e delle inti- 1154, 1155 e 1156 del cosiddetto Nuovo Vogel16) sono
tolazioni che figurano nelle varie edizioni e ri- in realtà il Secondo Libro e che quelle del 1603 (Ve-
stampe dei primi due libri di madrigali, a partire nezia, A. Gardano), 1604 (Napoli, Costantino Vita-
dall'editio princeps di ambedue i Libri pubblicata le), 1608 (Venezia, Angelo Gardano e Fratelli) e
1617 (due, rispettivamente Venezia, Bartolomeo quale si dice tra l'altro che:
Magni e Napoli, Lucrezio Nucci) qualificate co-
me “Libro Secondo” (NV: 1158, 115917, 1160, 1161 e Infine il Maestro Pizzetti, quale Presidente
116218) corrispondono al Libro Primo. dell'Istituto Italiano per la storia della Musica, ha pre-
Per quanto concerne il lavoro di revisione gato il Duce di voler gradire l'omaggio del primo esem-
plare delle tre opere che usciranno in questi giorni
compiuto da Gian Francesco Malipiero sulle boz- come primo frutto dell'attività dell'istituto: le quali
ze di stampa della trascrizione compiuta da Va- sono il Primo volume dei Madrigali di Gesualdo da Ve-
tielli c'è da osservare innanzitutto che dalle due nosa, il Primo volume dei madrigali di Pomponio Nen-
lettere inviate da Malipiero a Fedele d'Amico il 4 na ed una Antologia di Villanelle pugliesi, Opere che il
gennaio 1942, con allegate – in via “riservata” e Presidente dell'Istituto ha voluto fossero pubblicate
“confidenziale” – le “annotazioni” alle quali fa non una per una ma tutte insieme perché e dal loro
cenno in una lettera a Pizzetti, sempre del 4 gen- intrinseco valore, e dalla cura con la quale ne è stata
naio, si desume che i suoi interventi riguardano preparata la trascrizione e l'edizione, e dalla bellezza
della veste tipografica, fosse degnamente significata
principalmente il controllo degli “accidenti”, l'importanza che l'Istituto Italiano perla Storia della
cioè l'uso delle alterazioni da aggiungere o da Musica vuole e deve assumere nel campo degli studi
suggerire, come ribadisce anche nella missiva storici nazionali.
del 27 ottobre: “Io supponendo che l'edizione
fosse corretta ho cercato soltanto bestialità tona- Non escludo quindi che Pizzetti abbia voluto
li e può darsi che errori d'altro genere mi siano rinviare l'uscita “u ciale” delle Villanelle, forse
sfuggiti, cioè errori di stampa”19. Comunque sia, già pronte dalla fine del '41, all'anno successivo
non è facile valutare, oggi, solo in base a queste proprio per poter presentare a Mussolini un
lettere inviate a Pizzetti e a d'Amico con le alle- “pacchetto” più nutrito di pubblicazioni. Inoltre
gate “annotazioni”, il tipo di lavoro svolto da Mali- è molto probabile che dei Madrigali di Gesualdo
piero e l'entità dei suoi interventi, non avendo a sia stata allestita, per l'occasione, solo una copia
disposizione né la trascrizione originale di Va- provvisoria, riservandosi di apportarvi in segui-
14 tielli, né le prime bozze di stampa forse già cor- to, eventualmente, ulteriori correzioni. Sia Ge-
15 rette dallo stesso trascrittore (e certamente an- sualdo che Nenna saranno stati messi in circola-
che da d'Amico), né infine le bozze corrette dallo zione presumibilmente solo verso la fine del
stesso Malipiero20. 1942, come lascia pensare anche il verbale della
Inoltre, non sappiamo con precisione quan- seduta del 5 dicembre 1942 menzionato in pre-
do Pizzetti – o più probabilmente d'Amico – ha cedenza. Dal resoconto pubblicato su “Il Musici-
inviato a Malipiero, come da quest'ultimo ri- sta” si ricava inoltre che l'Istituto contava di ter-
chiesto nella lettera del 16 novembre 1939 a Piz- minare l'edizione completa dei madrigali di Ge-
zetti21, le bozze di stampa con i primi due libri di sualdo e di Nenna entro il 1943, anno nel quale,
madrigali gesualdiani; in ogni caso sembra che però, la nostra storia termina essendosi Pizzetti
Malipiero se la sia presa comoda se solo il 4 gen- dimesso, insieme a tutto il Consiglio Direttivo,
naio 1942 comunica al presidente di aver inviato per il rapido aggravarsi della situazione bellica26.
“le bozze di Gesualdo a Lele d'Amico insieme a
tutte le mie annotazioni”22. Si ha l'impressione
che Malipiero sia stato sollecitato da Pizzetti o
da Lele a consegnare prima possibile le bozze
corrette data l'urgenza di andare in stampa. Evi-
dentemente Pizzetti aveva fretta di pubblicare
qualcosa per dimostrare al Ministero l'e cienza
dell'Istituto di cui era presidente. Le altre missi-
ve a d'Amico nelle quali Malipiero parla di pro-
blemi riguardanti l'edizione di Gesualdo – oltre
alle due del 4 gennaio – risalgono al 15 luglio e al
27 ottobre, sempre del '4223. Sembra quindi di ca-
pire che a quest'ultima data i Madrigali di Ge-
sualdo non erano stati ancora pubblicati. Que-
sto, però, contrasta con un resoconto dal titolo
La Commissione per l'autarchia dell'istruzione mu-
sicale apparso sulla rivista “Il Musicista” del-
l'agosto '4224, segnalato da Alessandro Turba25, nel
1
Convertito nella Legge 2 giugno 1939, n. 739 e modificato con p. 108.
R. Decreto 7 novembre 1941, n. 1422 e 4 febbraio 1943, n. 155. 12
Cfr. Ziino, Le edizioni italiane, cit., p. 104.
2
Come sappiamo, a partire dal 1953, con il volume XVIII, gli 13
Cfr. Madrigali di Carlo Gesualdo Principe di Venosa, cit., p.
Opera Omnia di Palestrina sono stati gestiti dall'Istituto XIV.
Italiano per la Storia della Musica. 14
Ibid., pp. XIII-XIV. Ci sarebbe da chiedersi per quale motivo
3
Sull'argomento si veda Agostino Ziino, Le edizioni italiane dei Vatielli qualifica Molinaro «familiare» di Gesualdo.
madrigali di Carlo Gesualdo, in Accademia di Musica Antica di 15
Cfr. Francesco Saggio, Simone Molinaro editore di Carlo
Milano, Festival Gesualdo Milano 2013, Atti del Convegno, Azio- Gesualdo: la Partitura delli sei libri de' madrigali a cinque voci
ne teatrale del Processo, a cura di Giovanni Iudica e Cesare (Genova, 1613), in «Philomusica on-line», XII, 2013, n. 1, pp. 78-
Fertonani, Milano, La Vita Felice, 2015, pp. 83-110:93-95. Ma 130:96-97. Di Saggio si veda anche l'articolo Carlino tipografo
l'autografo della trascrizione porta la data: Firenze, giugno musicale e le edizioni gesualdiane, in Carlo Gesualdo, Madrigali
1916. a cinque voci. Libro Quinto-Libro Sesto, edizione critica a cura
4
Eduardo Dagnino (Palermo, 1 gennaio 1876-Roma, 30 di Maria Caraci Vela (Libro Quinto) e Antonio Delfino (Libro
gennaio 1944) aveva studiato al Conservatorio di musica Sesto), Testi poetici a cura di Nicola Panizza, con uno scritto di
“Vincenzo Bellini” di Palermo; insegnava Storia della Musica Francesco Saggio, Gesualdo, La Stamperia del Principe, 2013,
all'Accademia Ponti cia di Musica Sacra. Autore di molta pp. LXXXV-XCII.
musica sacra e liturgica, nella sua veste di studioso e di 16
Emil Vogel - Alfred Einstein - François Lesure - Claudio Sar-
musicologo aveva pubblicato un libro su Marco Enrico Bossi tori, Bibliografia della musica italiana vocale profana pubblicata
(Roma 1925), un articolo dal titolo L'Archivio Musicale di dal 1500 al 1700, 2 voll., Pomezia (Roma), Staderini Editore,
Montecassino (nella rivista «Casinensia» del 1929) e come 1977.
trascrittore aveva curato, oltre alla citata edizione dei due libri 17
In realtà nel frontespizio figura solo la dicitura “Madrigali a
di madrigali di Pomponio Nenna, le Sacrae Cantiones di cinque voci”.
Costanzo Festa (nella collana «Monumenta Polyphoniae 18
Nel frontespizio, però, figura correttamente “Libro Primo”.
Italicae», Vol. II, Roma, De Santis, 1936). 19
Questa lettera di Malipiero a Fedele d'Amico è conservata
5
Cfr. Agostino Ziino, Un trittico per “Lele”: Pizzetti, Malipiero, nell'Archivio d'Amico (Roma); pubblicata in Ziino, Un trittico
d'Amico e i primi anni dell'Istituto Italiano per la Storia della per “Lele”, cit., Documento 9.
Musica, in Vent'anni dopo. Quel che dobbiamo a Fedele d'Amico, a 20
Per quanto riguarda l'analisi di queste lettere rimando al mio
cura di Annalisa Bini e Jacopo Pellegrini, Roma, Accademia articolo Un trittico per “Lele”, cit.
Nazionale di Santa Cecilia, 2017 (in corso di stampa). Come 21
“[...] cerca di farmi avere il manoscritto prima di pubblicarlo,
sappiamo, anche Salvatore Pugliatti aveva proposto la insieme alle fotografie, che io lo esaminerò”; vedi sopra il testo
pubblicazione di alcuni volumi con madrigali composti da completo di questa lettera.
musicisti siciliani. Sebastiano Arturo Luciani era nato ad 22
Si tratta della lettera conservata a Roma, Istituto della
Acquaviva delle Fonti (Bari) ed era vissuto tra Napoli e Roma; Enciclopedia Italiana, Archivio Storico, Fondo Pizzetti, scatola
nel 1940 collaborò con l'Accademia Musicale Chigiana in 13, fasc. 307.
occasione delle Settimane Musicali Senesi dirette da Alfredo 23
La lettera del 15 luglio è conservata nell'Archivio d'Amico; per
Casella e proprio a Siena aveva fondato insieme a Olga Rudge quella del 27 ottobre si veda Ziino, Un trittico per “Lele”, cit.,
il Centro di Studi Vivaldiani. È autore di numerose pubbli- Documento 9.
cazioni, molte delle quali dedicate appunto a musicisti 24
Cfr. La Commissione per l'autarchia dell'istruzione musicale, in
meridionali; ricordo in particolare l'articolo Musicisti pugliesi «Il Musicista», Anno IX, agosto 1942, precisamente sul
dei sec. XVI e XVII, «Japigia», II, 1931 e il vol. Domenico Scarlatti, «Notiziario Sindacale», Supplemento al n. 11 dell'agosto 1942,
Torino, 1942. p. 1.
6
La lettera, conservata alla Fondazione Cini (Venezia), Fondo 25
Cfr. Alessandro Turba, La recezione novecentesca di Carlo
G.F. Malipiero, corrispondenza, fascicolo “Istituto Storia della Gesualdo tra i compositori italiani, dalla “generazione del-
Musica” Roma 1939-1943, è pubblicata in Ziino, Un trittico per l'Ottanta” a Sciarrino, in Accademia di Musica Antica di Milano,
“Lele”, cit., Documento 3. Festival Gesualdo Milano 2013, cit., pp. 253-284:262-263, nota 31.
7
Francesco Vatielli, Il Principe di Venosa e Leonora d'Este, Cfr. anche Id., «Andare verso il popolo»? In margine a un articolo
Milano, Fratelli Bocca, 1941. di Gian Francesco Malipiero dell'«Anno XVI dell'Era Fascista»,
8
La lettera è conservata a Roma, Istituto della Enciclopedia nel vol. Musik und Musikwissenschaft im Umfeld des Faschismus,
Italiana, Archivio Storico, scatola 13, fasc. 307. herausgegeben von Stephanie Klauk, Luca Aversano, Rainer
9
Il verbale della seduta del 5 dicembre 1942 è conservato a Kleinertz, Sinzig, Studio Verlag, 2015, pp. 121-133 («Saarbrücker
Venezia, Fondazione Cini, Fondo G.F. Malipiero, corri- Studien zur Musikwissenschaft», Band 19).
spondenza, fascicolo “Istituto Storia della Musica”, Roma 26
Dal 1944 al 1947 sarà nominato commissario dell'Istituto
1939-1943. Gastone Rossi Doria, cfr. Alberto Pironti, “Rossi Doria,
10
Il verbale della seduta del 22 febbraio 1943 è conservato a Gastone”, in Dizionario Biografico degli Italiani, online.
Venezia, Fondazione Cini, Fondo G.F. Malipiero, corri- Presumibilmente in data 30 marzo 1950, il Ministero prov-
spondenza, fascicolo “Istituto Storia della Musica”, Roma vederà a nominare un Comitato commissariale presieduto da
1939-1943. Nella stessa seduta Eduardo Dagnino informa di Luigi Ronga, che nel giro di poco tempo, una volta ripristinati
aver terminato la correzione delle bozze del secondo volume tutti gli organi statutari dell'Istituto, ne sarà, e per molti anni,
con il Quinto Libro di Madrigali di Pomponio Nenna. il Presidente; Ra aello de Rensis, alla cui iniziativa dobbiamo
11
Cfr. Ra aello de Rensis, Musica vista. Dal primo Novecento ad l'esistenza stessa dell'Istituto, verrà confermato nella carica di
oggi, Milano, Ricordi, 1961, p. 92; Ziino, Le edizioni italiane, cit., Segretario generale.
Scegliamo ancora una volta di essere prota- lenc, in una riedizione dei Dialoghi delle Carme-
gonisti nel celebrare Gesualdo attraverso il pa- litane, e Giuseppe Verdi, attraverso una retro-
trimonio culturale della nostra Biblioteca spettiva di grande fascino dedicata ai suoi
storica, riconoscendo che il valore di un'Istitu- rapporti con Napoli ed il Conservatorio.
zione dipende dalle proposte culturali che essa In quell'anno si celebrava il quarto centena-
o re, oltre che dalla riscoperta del suo patri- rio della scomparsa del principe Carlo Gesualdo
monio artistico. (1566-1613), riconosciuto come uno dei più
Pertanto, in quest'ottica di promozione grandi madrigalisti del suo tempo. A lui si
culturale ho fortemente voluto che il San Pietro devono innovazioni musicali straordinarie, una
a Majella fosse partecipe del messaggio musica- tecnica “audace” per il suo tempo, una ricerca
le del Principe dei Musici non solo a Napoli, ma del nuovo che riusciva a trasfigurare le passioni,
oggi più che mai nel suo feudo di Gesualdo; ed in anche quelle violente, trasformandole in suono
maniera del tutto inedita, grazie alla presenta- trascendente, tanto lontano da un'immanenza
zione di una straordinaria ricostruzione tragica e incongruente da cui lo stesso Gesualdo
filologica degli strumenti musicali appartenuti provò a distaccarsi attraverso la sua arte e
al Principe. compiendo scelte di vita estreme e catartiche,
Gli “Anniversari della musica” del 2013 ave- nell'ultima stagione della sua esistenza terrena.
vano visto protagonista il Conservatorio che mi Per quanto, senza dubbio, egli venga conside-
onoro di dirigere attraverso eventi commemo- rato un precursore che osa oltre il limite dell'ov-
rativi di prim'ordine: tra gli altri, Francis Pou- vio e del consenso, per ben leggere la sua mu-
sica, importante è contestualizzarla nel suo tem- Monumentum.
po, nella realtà sociale in cui il nobile princi-pe È per questi motivi che abbiamo accolto con
visse e in cui fu protagonista di eccessi con- favore ed entusiasmo la proposta di esporre
sentiti ai nobili del suo rango, fino a compiere temporaneamente e per la prima volta fuori dal
l'e erato duplice omicidio, della moglie e Conservatorio la partitura dei madrigali di
dell'amante di questa, per poi impunemente Gesualdo; questo nella residenza che lo accolse
tornare a corte perdonato e riprendere il suo nell'ultima parte della sua vita, insieme ad una
ruolo di protagonista ammirato, nonostante significativa e concreta riscoperta dei suoi
l'ombra del male compiuto. La musica, le sue strumenti musicali.
creazioni pervenuteci, diventarono viatico per il
principe uxoricida: la musica, infatti, riuscì a Ed il San Pietro a Majella, instancabile pro-
trasformare l'impeto violento delle sue passioni tagonista nella valorizzazione di un patrimonio
in una testimonianza che ci giunge come segno museale che vanta la presenza di circa trecento
del tormento interiore, ma anche della speran- esemplari antichi di strumenti musicali, non
za di redenzione per il suo autore. può che esprimere il plauso per l'evento che qui
si celebra.
In quel 2013, il Conservatorio di San Pietro a
Majella rendeva omaggio all'artista, ricono- Realizzare le riproduzioni di strumenti
scendone i doni e portando in mostra i suoi musicali antichi vuol dire mostrare attenzione
tesori a lungo custoditi nella biblioteca dell'Isti- per le testimonianze musicali e storico-artisti-
tuto, la parte di basso del Libro Quinto e Sesto dei che del passato, sensibilizzare gli interpreti
madrigali a cinque voci che, per l'occasione, all'utilizzo di questi. Lo possiamo a ermare da
venivano riprodotti in copia anastatica dall'ori- protagonisti, perché da diversi anni presso il
ginale a stampa di Giovanni Giacomo Carlino, Conservatorio di San Pietro a Majella sotto la
18 uno dei protagonisti della stampa musicale del mia direzione sono stati attivati Master di alta
19 tempo, attivo nella vicina via di S. Biagio de' formazione in Musica Antica e in Beni Musicali,
Librai, e al servizio di Carlo Gesualdo, per moti- all'interno dei quali non manca – come nei corsi
vi evidentemente legati alla volontà e alle con- Accademici di II livello – un imprescindibile di-
tinue intemperanze del Principe, con una stam- battito sugli strumenti musicali, la pratica che
peria allestita proprio nel castello di Gesualdo. gli studenti fanno con essi nei diversi laboratori,
gli incontri con i grandi interpreti.
In quella stessa circostanza veniva esposta
l'edizione in partitura dei madrigali gesualdiani Dunque, auguri sinceri al costituendo
curata da Simone Molinaro nel 1613, tra i pezzi Museo del Castello di Gesualdo e che esso di-
Rari del patrimonio della nostra biblioteca, venti sempre più luogo vivo di cultura musicale,
insieme a stampe musicali del tempo di di formazione, di opportunità per i giovani
Gesualdo, anch'essi in maniera significativa musicisti, e luogo di sano dibattito ed incontro
rappresentati in biblioteca, e alla copia della Ga- intorno a Gesualdo.
gliarda a quattro parti per sonar le viole, una delle
poche composizioni strumentali del principe
Carlo.

Il patrimonio bibliografico e museale del


Conservatorio si fa dunque importante stru-
mento per contestualizzare Gesualdo e per
comprendere le sue scelte, testimonianza per il
lavoro e l'impegno profuso da studenti e docenti
che lavorano quotidianamente con entusiasmo
e professionalità, spesso attualizzando la pro-
duzione musicale gesualdiana. Essa va risco-
perta secondo i canoni di una straordinaria
modernità che ha visto nel XX secolo innume-
revoli musicisti pronti a trascrivere e riscrivere
le sue opere, si pensi al solo Stravinsky e al suo
Il Museo degli Strumenti Musicali del Comu- strutte durante i rovinosi bombardamenti del-
ne di Milano si è costituito nel 1956 a seguito l'agosto 1943.
dell'acquisto di una parte corposa della colle- In questo spazio il museo si trova ancora og-
zione del Maestro Natale Gallini, che in quella gi; l'allestimento del 1963, firmato dagli archi-
occasione ne compose anche il catalogo. Nella tetti BBPR, è ancora in loco, sebbene negli anni
Milano del dopoguerra, sottoposta a tanti cam- sia stato sottoposto ad alcune modifiche per
biamenti e a una riorganizzazione degli spazi andare incontro a più attente esigenze di con-
museali, la raccolta trovò posto nel Museo di Mi- servazione. La collezione tuttavia non coincide
lano, in via Sant'Andrea, istituto di nuova fonda- esattamente con la raccolta messa insieme da
zione ospitato all'interno dell'abitazione donata Gallini: oggi sappiamo che ben prima del 1956,
alla città dalla contessa Lidia Morando Attendo- già nell'Ottocento, qualche strumento era per-
lo Bolognini. Nel 1963 un'ulteriore cessione da venuto al Museo artistico municipale attraverso
parte di Gallini portava il museo a dimensioni doni o legati: si trattava per lo più di tastiere con-
tali da non poter più essere utilmente valorizza- siderate all'epoca per il loro valore di arredo più
to all'interno di Palazzo Morando: si decideva che per l'interesse organologico o musicale. Lo
quindi di spostarlo al Castello Sforzesco, al pri- stesso Gallini, nel catalogo suddetto, mise insie-
mo piano della Rocchetta, in quello spazio la- me un gruppo di strumenti comprendendo sia
sciato libero dalle corpose perdite sopravvenu- quelli appartenenti alla sua raccolta, sia altri
te alle collezioni extraeuropee, in gran parte di- donati o venduti da collezionisti che sosteneva-
no la creazione di un museo degli strumenti mu- In questi anni il museo ha lavorato anche dal
sicali a Milano. Poi nel tempo a questo nucleo punto di vista didattico per enfatizzare il rap-
iniziale sono andati ad aggiungersi tanti stru- porto tra la storia dell'organologia e la storia del-
menti, oggetto di donazione da parte di colle- la musica, in particolare barocca, data la natura
zionisti o amatori sensibili al senso di continuità degli strumenti che compongono la raccolta;
che il museo garantisce, oppure di acquisto da oltre a una collaborazione ormai solida con isti-
parte della stessa amministrazione. È di questi tuti musicali, associazioni impegnate nella di-
giorni l'acquisizione di un trombone di Carlo dattica della musica e in particolare con la Civica
Bernardi (Milano, 1838) e di un bassotuba di Pe- Scuola di Musica, oggi intitolata al Maestro Clau-
litti (Milano, 1830 circa) dalla collezione di Fran- dio Abbado, volta a utilizzare gli strumenti anti-
cesco Carreras, autore di una ricchissima rac- chi ancora in funzione per esecuzioni musicali
colta di strumenti a fiato, che vanno a incre- coeve, il museo ha cercato di avviare, pur con le
mentare una delle sezioni meno ricche del mu- comprensibili di coltà anche economiche, una
seo. La donazione della collezione Monzino nel produzione di copie di strumenti per poter lavo-
2000 e il deposito dello Studio di Fonologia della rare sul tema della ricostruzione del suono ori-
Rai di Milano nel 2008 hanno impresso un note- ginale degli strumenti antichi. Per questo
vole incremento al museo, in senso quantitativo l'operazione di collaborazione proposta al Mu-
e qualitativo. seo degli Strumenti Musicali di Milano dal Co-
mune di Gesualdo e da Luigi Sisto intorno al no-
La collezione oggi ammonta a più di 850 stru- me di Carlo Gesualdo è stata sentita come la con-
menti, dal XVI al XX secolo, con un'attenzione tinuazione di un percorso ormai solidamente
particolare rivolta agli strumenti della tradizio- avviato.
ne occidentale; l'importante nucleo di stru-
menti etnici, sia occidentali sia extraeuropei, In particolare si è volentieri aderito alla ri-
presente già nella collezione Gallini e poi note- chiesta di e ettuare il rilievo di una chitarra del
volmente arricchito negli ultimi quindici anni, è museo attribuita a Mango Longo, un costruttore
stato accorpato alle raccolte del Mudec (Museo napoletano attivo tra la fine del XVI secolo e i
delle culture), anche se una sezione espositiva è primi decenni del XVII secolo, per realizzarne
stata mantenuta al Castello, per ricordare la co- una fedele copia, richiesta che si andava a inse-
mune provenienza collezionistica. Nelle sale rire in una attività di esecuzione di copie stori-
museali l'allestimento si mantiene ancora oggi, che avviata da qualche anno, tra cui si segnala-
come nel 1963, organizzato per tipologie orga- no, ad esempio, la ricostruzione del chitarrone
nologiche, anche se piccole iniziative di miglio- Giorgio Iungmann realizzata da Tiziano Rizzi
ramento dell'esposizione sono state messe in nel 2001 e la recente esecuzione della copia di
atto in questi anni, anche grazie a fondi della Re- una chitarra attribuita a Fabricatore, a data
gione Lombardia, per tutelare nel modo miglio- nel 2015 a Federico Gabrielli.
re la salute degli strumenti e per aiutare il visita-
tore nell'immediata comprensione dell'utilizzo
dello strumento, che viene in genere esposto
nella stessa posizione in cui si suona.

La collezione è tutta inventariata e cataloga-


ta: si ricorda la pubblicazione nel 1997 del catalo-
go scientifico1, che ha consentito una revisione
sistematica delle attribuzioni proposte nei de-
cenni precedenti da Gallini, nel 2000 di un CD-
ROM dedicato alla collezione Monzino2 e nel 2014
di una guida della parte espositiva3. La cataloga-
zione informatizzata degli strumenti è consulta-
bile anche sul sito http://www. lombardiabeni-
culturali.it/operearte, ad vocem “Milano, Raccol-
te artistiche del Castello, Museo degli Strumenti
Musicali” tra gli istituti di conservazione.
Per un museo, che ha il dovere di preserva- zione al microscopio delle caratteristiche
re le opere con interventi di tipo conservativo, strutturali del legno, sono riusciti ad identifi-
limitando a casi eccezionali i restauri funzio- care l'essenza utilizzata per la cassa e il rivesti-
nali, la copia consente di restituire al pubblico mento del manico che non era ancora stata
un suono che si può supporre molto vicino a precisamente individuata: il wengé.
quello dell'originale. Questa prassi è peraltro L'adesione al progetto del Comune di Ge-
suggerita e raccomandata dall'“International sualdo non va quindi inquadrata semplice-
Committee of Musical Instrument Museums mente come un atto di cortesia tra istituti cul-
and Collections of the International Council of turali, ma è un'occasione di collaborazione che
Museums”4. Inoltre, tutti i casi in cui si sono ha permesso al Museo degli Strumenti Musi-
realizzate delle copie di strumenti della colle- cali di acquisire sostanziali informazioni su
zione hanno rappresentato anche un'occa- uno dei principali capolavori della propria col-
sione di studi e approfondimenti che hanno lezione. La possibilità di esporre nelle sale mu-
arricchito e aggiornato le conoscenze sulle seali per qualche mese anche la copia della chi-
opere e, come spesso accade, aperto nuovi inte- tarra Mango Longo, nella conformazione che
ressanti interrogativi. essa doveva avere prima della sua trasforma-
L'indispensabile fase preliminare alla rico- zione in chitarra battente, e quella di un cem-
struzione infatti comprende lo studio delle fon- balo cromatico, realizzato analogamente dal
ti documentarie, l'osservazione ravvicinata Comune di Gesualdo sulla base delle indica-
dell'oggetto, l'identificazione dei materiali zioni rinvenute nei documenti dell'Archivio
costitutivi, misurazioni accurate, indagini en- Segreto Vaticano, costituisce un'ulteriore occa-
doscopiche ed eventuali ulteriori analisi di ti- sione di riflessione e approfondimento sulla
po scientifico. musica antica.
Anche questa circostanza ha comportato
alcuni soddisfacenti accrescimenti grazie al
lavoro attento di Antonio Dattis, incaricato di
costruire la copia della chitarra, e alle analisi
e ettuate da Nicola Macchioni e Mauro Berna-
bei dell'Istituto per la Valorizzazione del Legno
e delle Specie Arboree (CNR-IVALSA). Il primo
ha verificato che i minuscoli uccellini presenti
come elemento decorativo all'interno della
rosetta, che in passato si ritenevano metallici,
sono dei piccoli capolavori realizzati in pasta
di vetro di colori diversi e parzialmente dorati.
I secondi, tra le altre cose, tramite l'osserva-

Note
1
Museo degli strumenti musicali, a cura di Andrea Gatti,
Milano, Electa, 1997.
2
La collezione Monzino al Museo degli Strumenti Musicali del
Castello Sforzesco (CD-ROM), Milano, 2000.
3
Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco, a cura
di Alessandro Restelli, Milano, Skira, 2014.
4
Robert L. Barclay (ed. by), e Care of Historic Musical
Instruments, Edimburgh, Museums & Galleries
Commission, 1997.
Ai primi di settembre del 2003, nell'ambito Nel contesto di quel convegno, sembravano
del convegno internazionale di studi di Venosa tali nuove evidenze cedere il fianco ad una delle
La musica del Principe. Studi e prospettive per Car- prime comunicazioni sui beni esistenti nel ca-
lo Gesualdo, mi si era presentata l'opportunità di stello di Gesualdo e più particolarmente sulla
rendere note alcune fonti inedite sulla presenza presenza di un nucleo di strumenti musicali ap-
di musici attivi nel 1601 alla corte del principe partenuti al principe di Venosa2.
Carlo presso il feudo di Gesualdo: l'atto di batte- Con l'obiettivo di indagare la di usione di
simo di Giovan Battista, figlio di Mutio E rem, nuovi esemplari di strumenti musicali negli am-
musico dalla personalità sfuggente, organista e bienti musicali napoletani e su un possibile ruo-
compositore, principale confidente del Principe lo avuto da Carlo Gesualdo, sarei intervenuto
in fatto di scelte musicali e autore della dedica a sull'argomento u cialmente nel mio volume I
Leonora d'Este nel 1626 dell'edizione postuma liutai tedeschi a Napoli tra Cinque e Seicento, edi-
dei madrigali a sei voci di Gesualdo; insieme alla to dall'Istituto Italiano per la Storia della Musica
testimonianza di Giovan Battista de Paola, suo- nel 2010, quindi nell'anno delle celebrazioni ge-
natore di viola d'arco, annoverato in tale ruolo sualdiane 2013 con un relazione presentata alla
da Scipione Cerreto in quell'imprescindibile Med&Ren Conference di Certaldo e apparsa qual-
trattato che è Della prattica musica vocale, et stru- che mese dopo in un numero celebrativo della
mentale, dato alle stampe da Giovanni Giacomo rivista “Philomusica on-line” per i tipi della Pa-
Carlino a Napoli in quello stesso anno1. via University Press3.
Le diverse letture degli inventari gesualdiani una chitarra di grandezza ordinaria con il manico
avevano più volte favorito il proposito di una pos- di avolio, con tastiatura bianca e nera vi è l'organo le-
sibile ricostruzione degli esemplari, non solo giero a mantacetto consiste detto organetto in dice-
sette canne di legno tutte sane di lunghezza un palmo
con l'obiettivo di dare vita ad un corpus di stru-
in circa, et altri tredici cannolini di stagno alte circa
menti musicali che potesse rappresentare il pri- sei dita il fonno è di legno trasforato e lavorato, fode-
mo tentativo di istituzione di un polo museale rato di ta ettà torchina, detta chitarra è però scassata
dedicato a Gesualdo in quello che è ritenuto il e guasta. / Si conserva dentro una cassa di legno co-
luogo simbolo della sua vita e della sua produ- perta di corame antica7.
zione musicale, ma anche per contribuire al di-
battito, attraverso testimonianze organologiche Ed ancora:
concrete, su un periodo di transizione della sto- Un'arce leuto grande con due rose nella tubba (sic)
ria della musica e degli strumenti musicali, di sta dentro una cascia di legno coperta di corame nero
cui Gesualdo fu consapevole protagonista e per foderata di fraso (sic) rosso ogni cosa assai consoma-
molti versi profondo innovatore. to8.
Un progetto che non poteva che prendere
«Nella sala» si custodisce poi:
avvio da una rilettura diretta delle fonti d'ar-
chivio. Prima fra tutte l'Inventario di tutte le rob- un cimmalo grande coll[']ottave stese cromatico
be si ritrovano nel castello di Gesualdo, quindi la lungo da novi palmi, sua cassa pittata fuori, e dentro,
Copia pubblica dell'Inventario delli mobili esi- con suoi piedi. / un altro di grandezza ordinaria con
stenti nel castello di Gesualdo datata 16 giugno sua cassa e piedi l[']uno e l[']altro disarmati e mancanti
16304. di più saltarelli9.
Custodite tra le carte dell'Archivio Segreto È invece il secondo inventario, denominato
Vaticano nell’Archivio Boncompagni-Ludovisi, Copia pubblica dell'Inventario delli mobili esi-
esse restituiscono con straordinaria e cacia stenti nel castello di Gesualdo / 16 Giug. 1630, a ri-
uno spaccato della ricchezza dei beni del castel- servare una qualche nuova informazione, emer-
lo di Gesualdo, inventariati in un non facile mo- sa dalla lettura diretta e più recente della stessa
mento nella devoluzione di questa casata, se- fonte. Sul verso della carta 774 (Olim 5v) tra le Rob-
guito alla morte di Isabella, figlia di Emanuele e be in Cappella vengono descritti insieme ad alcu-
di Polissena Fürstenberg, avvenuta l'8 maggio ni incensieri, tovaglie d'altare, un quadro della
1629, sposa per procura di Niccolò Ludovisi a crocifissione, un inginocchiatoio, «uno cimbalo
Caserta nel maggio 1622, grazie ad un mirabile con sua casa (sic)» insieme ad «una tiorba con
disegno politico tessuto principalmente dallo sua cassa».
zio cardinale Ludovico Ludovisi, divenuto pon- Il recto di questa stessa carta 774 contiene poi
tefice con il nome di Gregorio XV5. un elenco di «ritratti diversi» appartenuti al
Un inventario che è in realtà uno spaccato Principe. Una galleria di personaggi e di soggetti
significativo, seppure materiale, della vita e dal forte valore simbolico: San Carlo Borromeo,
l'imperatore Carlo V, i ritratti di Alfonso e Cesa-
delle abitudini di corte a Gesualdo, inconfutabi-
re d'Este, una Maddalena su tavola ed un Ecce
le riferimento per ogni possibile ricostruzione
homo su rame. Non manca poi la forte sugge-
degli ambienti e degli arredi della dimora del
stione di fronte alla descrizione di un «ritratto
principe Carlo: armi, dipinti, sto e, oggetti di del Salvatore in tela opera del Caravaggio»10.
rame, arredi sacri, i gioielli della principessa
d'Este.
In esso trovano una essenziale quanto sug-
gestiva descrizione gli strumenti musicali. La
loro descrizione si confonde con quella di panni
damascati, ed è preceduta da quella di «un giar-
dinetto di seta verde di fiori [con] uvale di cera
lungo palmi dui alto uno vi sta dentro il bambino
riposando [...] e quattro angelini con istromenti
in mano in atto di sonare»6.
Tra questi, in una camera del castello «à man
diritta» ritroviamo:
Sebbene non trovino finora alcuna docu- le porte alla conoscenza di alcune nuove tipolo-
mentazione i rapporti tra Gesualdo e Caravag- gie di strumenti musicali: tra questi un clavi-
gio, ben noti sono i soggiorni napoletani del Me- cembalo che dovette suscitare non poco stupore
risi, non immune quest'ultimo da una commit- nel principe Carlo, oltreché una smisurata am-
tenza nobiliare napoletana (dei Colonna princi- mirazione per il musico più celebrato alla corte
palmente) e dagli orientamenti di questa, favo- di Alfonso II, l'organista Luzzasco Luzzaschi:
riti tra gli altri da letterati come Giovan Battista
Manso, futuro fondatore dell'Accademia degli [...] fù a Ferrara il Signor Don Carlo Gesualdo Prin-
Oziosi, oltreché promotore della di usione cipe di Venosa, per isposar la Signora Donna Leonora
napoletana di nuove tipologie di strumenti musi- d'Este, Sorella del Signor D. Cesare, per occasione del-
cali intorno alla corte vicereale del secondo Con- la cui venuta tutti li Musici, & in particolare, quelli del
te di Lemos11. Duca ebbero hoccasione di mostrar il loro valore, es-
sendo che quel Principe, era intendentissimo di quel-
la nobilissima facoltà proportionata solo agli animi
Ad ogni modo a destare un certo stupore è la
nobili; onde frà tutti, ch'egli udì, lodò particolarmente
collezione gesualdiana di strumenti musicali, se il Sig. Luzzasco de' Luzzaschi Organista, per l'esqui-
non altro perché ci si sarebbe aspettati un nume- sita sua maniera di suonare, & per certo strumento
ro di strumenti musicali ben più rilevante. È evi- Inarmonico, che suonando gli fè udire14.
dente che gli interessi del Principe non doveva-
no essere rivolti al collezionismo, ma solo ad un Quella cronaca raccontava difatti del primo
impiego degli strumenti funzionale alle sue esi- incontro di Gesualdo con l'archicembalo di Nico-
genze musicali e della sua corte. Reggerebbe po- la Vicentino avvenuto in presenza del padre tea-
co un confronto – che nemmeno tentiamo di tino Scipione Stella15:
fare – tra gli esemplari appartenuti a Gesualdo e
quelli delle collezioni di nobili che a Napoli sul [...] Questa sera doppo cena hà fatto cercar un Cem-
finire del Cinquecento avevano fatto dell'osten- balo per farmi sentir Scipione Stella, et sonarvi egli
tazione di strumenti musicali tra i propri beni stesso con la chitarra della quale fa grandissima stima,
una vera e propria missione. Basti rileggere gli ma in tutta Argenta non se n'è potuto trovare [...]16.
inventari dei beni del marchese d'Alarçon, pro-
prietario di ben 265 strumenti conservati in ven- L'incontro con il Luzzaschi e con la corte di
ti casse e inventariati nel 1591 dopo la sua morte, Ferrara segna fortemente la personalità musi-
costituendo questo, uno dei più grandi inventa- cale di Gesualdo. Presso quella corte, anche pri-
ri cinquecenteschi che si conoscano dopo quel- ma di Gesualdo, trovano accoglienza e protezio-
lo del banchiere di Augusta Raymond Fugger ne letterati come Torquato Tasso, oltre a musici
junior12. come lo stesso Luzzaschi, il teorico Ercole Bot-
Non di meno si resta stupiti dalla totale as- trigari, Jaches de Wert, fino a Luca Marenzio. È
senza tra i beni gesualdiani di una qualche tipo- in quegli ambienti musicali che Gesualdo gode
logia di liuto, strumento ben noto a Gesualdo, dell'irresistibile fascino del Concerto delle Da-
stando peraltro all'ormai arcinoto racconto di me:
Scipione Cerreto:
Le dame non cantano se non cose antichissime
[...] Oltre che questo Signore è raro sonatore di del Dentice [Fabrizio], e dicono di non haver musici
molti Stromenti, del Liuto hà passato il segno [...]. A che vagliano, e tengono ms Luzzasco in tanta stima, e
questo Principe di più non basta, che si diletti della l'hanno in tanta veneratione, che non credo che altro
Musica, ma ancora per suo gusto & intertenimento musico sia mai stato in tanta riputatione in quanta è
tiene in sua Corte, a sue spese, molti Compositori, tenuto egli in quel regno, et a gran fatica per esser Fer-
Sonatori, e Cantori eccellenti [...]13. rarese ho potuto sentir cantare, parendo a loro che chi
ha udito le cose del Luzasco abbi a sprezzar tutte
Seppure esiguo il numero di strumenti musi- l'altre17.
cali presenti negli inventari del castello di Ge-
sualdo, in alcun modo è messo in discussione il Una meraviglia che il principe Carlo non
ruolo avuto da Gesualdo quale portatore di nuo- mancherà di riproporre nel 1601, dove ai primi
vi fermenti anche in questo ambito. di maggio per il soggiorno del cardinale Ales-
È il matrimonio con Leonora d'Este ed il suo sandro d'Este, accompagnato dal suo segretario
primo soggiorno ferrarese del 1594 a schiudere Ridolfo Arlotti, si consuma una sorta di «riedi-
zione dei concerti delle dame», in coincidenza L'ORGANO
con lo stesso anno di stampa dei Madrigali a uno,
e doi e tre soprani del Luzzaschi: Che gli strumenti da tasto potessero avere
un ruolo importante per Gesualdo non è poi so-
lo testimoniato dalla presenza dei due clavi-
Vi si fermò cinque giorni, e i trattenimenti furono
musiche per lo più d'Isabella e di sua figlia, le quali se a cembali menzionati, ma anche dall’attestazione
Ferrara parevano Sirene, a Gesualdo parvero Angeli18. tra i beni gesualdiani di un piccolo organo, prov-
visto di un mantice e dotato di diciassette canne
di legno e tredici di stagno.
Se la corte estense si pone come luogo di pri- È evidente che la presenza di un tale stru-
maria di usione di alcune tipologie di strumen- mento – che definiremmo “da tavolo” – si inse-
ti musicali, principali territori di elezione nella risce nell'ambito della prassi del Consort vocale
di usione di alcune tipologie di questi, sono le e strumentale e in quella pratica consolidata di
città di Napoli e Roma. La predilezione gesual- eseguire il madrigale, accompagnandolo con gli
diana per gli strumenti enarmonici trovò presto strumenti o molto spesso a dando ad essi una
una concreta risposta nelle frequentazioni di delle voci del canto.
musici attivi in queste due città. A testimonianza Tale prassi va certamente ricondotta a quel-
di questo vi è la letteratura per uno strumento la tradizione napoletana che ha inizio con Rocco
da tasto che dovette godere di un buona di u- Rodio (1530/40 - post 1615) autore nel 1575 del Li-
sione proprio in ambito napoletano e romano: il bro di Ricercate, tra le più antiche testimonianze
clavicembalo cromatico. di musica strumentale pubblicate in partitura24.
Composizioni per questo strumento sono In voga a Napoli perlomeno fino a Gregorio
contenute nel manoscritto di Luigi Rossi, giova- Strozzi (1687), la pratica di far suonare gli organi
ne allievo di Jean de Macque (Torremaggiore, con altri strumenti e con le voci trova interprete
1598 - Roma, 1653), oggi conservato alla British privilegiato nello stesso Giovanni Maria Traba-
Library, testimone che accoglie tra l'altro la ci, pronto a prescrivere l'impiego di una parte
Canzon francese [del Principe]19. d'organo in concerto con i violini e le viole nella
esecuzione di capricci, canzoni o gagliarde: «[...]
Una non trascurabile di usione negli am- Et tutte quelle Gagliarde, che ritrovarete à 4.
bienti napoletani è testimoniata poi non solo Stanno benissimo come stanno adesso. Ma vo-
dalle composizioni per il cimbalo cromatico con- lendoli sonare à Cinque con le viole, ò Concerto
tenute nel Secondo Libro di Diversi Capricci per di Violini, la Quinta parte di tutte queste Ga-
Sonar di Ascanio Maione del 1609 e nel Secondo gliarde à 4. stà nella fine del presente libro [...]»25.
Libro de Ricercate, & altri varij Capricci di Gio- Singolare è poi la caratteristica presenza del-
vanni Maria Trabaci, dato alle stampe nel 1615 le canne in legno nel piccolo organo di Gesual-
dal Carlino20, ma anche dal Dialogo Harmonico di do. Ben documentata la presenza di strumenti
Scipione Cerreto21. Ulteriore riprova è data infi- con canne in legno di cipresso negli organi delle
ne dalla stampa nel 1630 a Napoli del trattato corti rinascimentali, tale tradizione trova origi-
Specchio primo di musica di Silverio Picerli, ope- ne proprio alla corte degli Este. Organi con can-
ra che contribuiva peraltro a dare «istruzioni su ne in legno, anche di piccole dimensioni sono
come accordare i cembali “cromatici”, sia pure poi documentati negli inventari medicei e nelle
un po' imprecise [...]»22. carte dell'Archivio di Stato di Modena .
26

Nell'inventario dei beni gesualdiani si fa rife-


rimento anche ad un secondo cembalo, definito
di «grandezza ordinaria», provvisto anch'esso
di «sua cassa e piedi». Di un esemplare con que-
ste caratteristiche, proveniente dal castello di
Gesualdo, resta traccia grazie ad una documen-
tazione fotografica che comprova anche l'esi-
stenza di una sua controcassa. Lo strumento
con un ambito della tastiera di quattro ottave e
con ottava stesa presentava una rosetta rappre-
sentante una Stella di David23.
L'ARCILIUTO getto, ad imporre però una qualche nuova ri-
flessione. Come mai l'arciliuto Tie enbrucker
Un debito ancor più forte con la corte di Fer- (ma Eberle) reca nella parte bassa della tavola
rara è espresso però dall'arciliuto. Un incontro armonica un numero 2 stampato a fuoco? È pos-
che Gesualdo fa in occasione del suo secondo sibile che si tratti di un secondo esemplare e
soggiorno già sul finire del mese di dicembre di non del prototipo?
quello stesso 1594 quando il Principe è a Ferrara Ed inoltre, senza voler forzare in alcun modo
per la nascita dell'erede Alfonsino. È questo il l'interpretazione di tale simbolo, quale spiega-
tempo in cui nel duca Alfonso II matura il pro- zione dare alla presenza di un leone rampante
posito della committenza di un nuovo liuto, con con dei gigli nella rosa grande dello strumento?
il corpo più lungo rispetto ai liuti di grandezza Infine, perché due rose applicate sulla tavola
ordinaria. armonica in maniera quanto meno grossolana,
La vicenda trova racconto (a dire il vero più e non ricavate, come era nella prassi costruttiva
volte messo in discussione per alcune non giu- del tempo e sicuramente consona alle capacità
stificabili incongruenze, definitivamente chia- di un costruttore come Eberle, definito proprio
rite da Renato Meucci), nelle parole di un cele- dal Piccinini «principalissimo liutaro»?
bre liutista del tempo, Alessandro Piccinini, che
al servizio del duca d’Este si reca a Padova pro- Sebbene non si pretenda di fornire risposte
prio sul finire del 1594 presso la bottega di definitive in questa sede, ci sia consentito però
«Christofano Heberle, principalissimo liutaro», avanzare qualche legittima congettura. Sembra
uno dei più rappresentativi liutai tedeschi inse- indubbio che Goretti riceva il primo, come
diatisi in gran numero in quella città: a erma lo stesso Piccinini, Gesualdo due dei tre
esemplari con la tratta, mentre l'esemplare di
[...] et li feci fare per prova un liuto di corpo così Vienna risulterebbe il secondo. È plausibile dun-
longo, che serviva per tratta dei contrabassi, et haveva que che Gesualdo trattenga con sé un esemplare
due scanelli molto lontani, uno da l'altro, et riuscì di più a ne al prototipo, a questo punto da
poca voce, perche non si potevano toccare i contra- numerare 1 e quindi da identificare come primo
bassi appresso lo scanello; tal che io ne feci far'un'altro esemplare? Perché dunque nell'inventario ge-
con la tratta al manico, et riuscì buonissimo, poi simile
sualdiano si parla di un «arce leuto grande»?
a questo ne feci far tre altri con maggior diligenza e
riuscirono isquisiti, i quali tutti portai a Ferrara dove Riteniamo che il redattore si volesse riferire
dal Serenissimo mio signore, et dall'eccellentissimo se non al proto-arciliuto, perlomeno ad un e-
principe di Venosa, il qual con esso lui li portò alla vol- semplare che vi somigliasse molto ed evidente-
ta di Napoli, et ne lasciò uno in Roma, che vi capitò alle mente dissimile dai due arciliuti riusciti “isqui-
mani del Cavalier del Liuto, il qual sempre l'adoperò siti”, donati da Alfonso II al principe di Venosa,
gustandoli infinitamente tale inventione; et essendo dal momento che questi dovessero avere una
io a Roma, dopo la morte del Cavalier sopradetto, il prolunga del manico, la “tratta lunga”, e di con-
medesimo liuto mi ritornò nelle mani.
seguenza il corpo di dimensioni più contenute.
Quell'altro poi arciliuto del corpo longo detto di
sopra, quand'andai al servitio dell'illustrissimo cardi- Questo non tanto per la presenza delle due rose,
nale Pietro Aldobrandino lo lasciai in Ferrara al signo- ma soprattutto per la avvertita necessità di spe-
re Antonio Goretti mio tanto caro amico, il quale anco- cificare che il suo corpo fosse grande. E c'è da
ra lo conserva nel suo celebre studio di musica27. confidare in una comprovata competenza da
parte del redattore di quell'inventario (o forse
Il racconto di Piccinini non lascia dubbi sul come è più probabile da parte di un suo consu-
fatto che Gesualdo dovette ricevere due dei tre lente), stando alle descrizioni così dettagliate
liuti riusciti “isquisiti”, uno lasciato in Roma nel- degli altri strumenti.
le mani del Cavaliere del Liuto, alias Vincenzo Di fronte a tali interrogativi, e in ogni caso in
Pinti, e l'altro portato con sé alla volta di Napoli. assenza di testimonianze certe sulle fattezze
Ancora più certo è il fatto che l'arciliuto con il dell'arciliuto dell'inventario gesualdiano, si è
corpo lungo (il primo esemplare realizzato), fu ritenuto di riferirci all'unico testimone di que-
lasciato dal Piccinini a Ferrara ad Antonio Go- sta a ascinante vicenda, l'arciliuto dal corpo
retti finito poi per alterne vicende nelle colle- lungo di Vienna.
zioni del Kunsthistorishes Museum di Vienna.
È proprio l'analisi più attenta sull'esemplare
di Vienna, condotta nell'ambito di questo pro-
LA TIORBA E LA CHITARRA DI GRANDEZZA zo Barberini di Roma, evidentemente accomu-
ORDINARIA nato da significative a nità costruttive con il
liuto dal “corpo lungo” del Piccinini. In tal caso,
Ulteriore riprova di tale capacità descrittiva supportata tale ultima ipotesi da una qualche
viene poi dal secondo inventario gesualdiano conferma documentaria, le due diverse deno-
(Copia pubblica [...]), nel quale senza alcuna esi- minazioni occorse negli inventari gesualdiani
tazione si parla della presenza di «una tiorba («arce leuto grande» e «tiorba») farebbero rife-
con sua cassa»28. Abbiamo in precedenza sottoli- rimento ad uno stesso strumento, attestante un
neato come si tratti di una attestazione oltreché esemplare di una transizione non immediata da
puntuale anche inedita tra i beni gesualdiani di una fase delle origini all'adozione della tratta
uno strumento che a quella data – anno di reda- lunga32.
zione dell'inventario – era divenuto di gran mo-
da sia per l'accompagnamento del canto che per In ogni caso se appare dunque presumibile
la realizzazione del continuo29. D'altra parte, il che l'area di originaria di usione della tiorba sia
termine tiorba – sinonimo di chitarrone – aveva proprio quella napoletana, è ancor più evidente
fatto la sua comparsa perlomeno a partire dal quanto questa tipologia di strumento derivi da
1587, allora menzionato tra gli strumenti di corte una tipologia di chitarra ampiamente di usa in
dei Medici30. quei territori. D'altra parte la tiorba, o chitarro-
ne che dir si voglia, ostenta chiaramente una
La sua presenza tra i beni del castello di Ge- derivazione dalla chitarra del Rinascimento,
sualdo fa pensare ad una acquisizione perlome- non solo nella sua denominazione della quale è
no anteriore al 1613, data di morte del Principe e un accrescitivo, ma anche deliberatamente per
– seppure in assenza di prove documentarie – la sua forma. Infine, e non ci dilunghiamo ulte-
crediamo possa essere con qualche probabilità riormente per trasferire questo concetto, per
riconducibile ad una possibile frequentazione spiegare quali caratteristiche avesse una chi-
di Carlo Gesualdo con il più celebre e virtuoso tarra del Rinascimento basti consultare l'edi-
compositore per tale strumento, Johannes Hie- zione del 1612 del dizionario dell'Accademia del-
ronymus Kapsberger. la Crusca nella quale essa viene definita: “Liuto
Tale congettura, da noi più volte espressa in piccolo, che manca del basso, e del soprano”33.
altre sedi31, supporterebbe in attesa di riscontri Ulteriore conferma di tale processo di trasfor-
più certi, l'ipotesi secondo la quale l'unica inta- mazione è nella letteratura musicale napoletana
volatura sopravvissuta, riferita al madrigale ge- del tempo, rappresentata da un'antica e rara te-
sualdiano Com'esser può ch'io viva (compreso stimonianza, un manoscritto di danze intavola-
nel suo Libro Primo di madrigali a cinque voci, te per chitarra tiorbata (a cinque ordini e prov-
stampato a Ferrara dal Baldini nel 1594), si carat- vista di otto bordoni), custodito presso la biblio-
terizzi come una sorta di omaggio al principe di teca del Conservatorio di Napoli34.
Venosa reso dal “tedesco della tiorba” (il Kap-
sberger) nel suo Libro Terzo d'intavolatura di chi- Senza in alcun modo voler orientare la lettu-
tarone, stampato a Roma nel 1626. Un omaggio ra di queste informazioni, corre l'obbligo di tor-
che assume particolare significato nella rico- nare però in questa sede sul ruolo avuto da Ge-
struzione delle possibili frequentazioni tra i sualdo quale suonatore di chitarra della quale,
due. È evidente dunque che il tributo reso da stando alle cronache ferraresi, faceva «grandis-
Kapsberger al principe di Venosa sia con ogni sima stima»35. Non è certo che la chitarra men-
probabilità conseguente ad una loro frequenta- zionata dovesse essere all’italiana, ma è indub-
zione, consumatasi proprio a Napoli, o proba- bio che tale strumento dovesse essere ancora in
bilmente presso la corte del piccolo borgo di Ge-
voga al tempo di Gesualdo come è peraltro testi-
sualdo.
moniato dalla trattatistica napoletana del pe-
In alcun modo però va escluso che il redatto- riodo. A tal riguardo resta un dato inequivocabi-
re dell'inventario si volesse riferire ad un “liuto le, la menzione che della chitarra all'italiana (o
grande” con accordatura rientrante – così come più precisamente del chitarrino, di dimensioni
nelle fonti del tempo veniva spesso indicato il più contenute rispetto agli esemplari di gran-
chitarrone – in qualche modo simile al proto- dezza ordinaria) fa Scipione Cerreto nel suo Del-
chitarrone ra gurato nella Santa Cecilia di la prattica musica vocale, et strumentale, nel qua-
Carlo Saraceni della Galleria Nazionale di Palaz- le si documenta questo strumento con la deno-
minazione di «Chitarra à sette corde, detto Bor- bilmente alla sua dismissione: la chitarra spa-
delletto alla Taliana»36. gnola.
L'esemplare del castello di Gesualdo non Simbolo di una tendenza dilagante non solo
doveva essere però un bordelletto, ma evidente- propria della Napoli di primo Seicento, que-
mente una chitarra a nove corde, data la presso- st’ultima trovò una mirabile di usione nell'am-
ché certa indicazione proveniente dall'inven- bito delle accademie nobiliari tanto da farla dive-
tario dei beni gesualdiani nel quale essa viene nire presto uno degli strumenti più popolari
definita «di grandezza ordinaria»37. Lo stesso nell'Europa del nuovo secolo. La sua popolarità
inventario dà poi conto dell'abbandono di que- già prima della morte di Carlo Gesualdo, è testi-
sta tipologia di chitarra alla data del 1630 quan- moniata dall'apparizione della precoce edizione
do definisce l'esemplare del castello di Gesualdo a stampa di un alfabeto per chitarra spagnola
come «scassata e guasta»38, conservato in una dovuto al compositore di origine pugliese Giro-
«cassa di legno coperta di corame antica»39. lamo Melcarne detto “il Montesardo”41.
Definitiva conferma di questo abbandono a Non potevano restare indi erenti a tale
favore della nascente chitarra alla spagnola vie- moda i costruttori del tempo, principalmente
ne poi dalle parole del marchese Vincenzo Giu- rappresentati nell'intera penisola italiana, e in
stiniani che nel 1628 scriveva: particolar modo nella capitale del viceregno di
Spagna, dagli artigiani appartenenti alla comu-
[...] nell'istesso tempo si introdusse la Chitarra alla nità tedesca.
spagnola per tutta Italia, massime in Napoli, che unita Non solo per tale motivo, ma anche perché
con la Tiorba, pare che abbiano congiurato di sbandi- riteniamo si tratti di uno degli esemplari più rap-
re a atto il Liuto; et è quasi riuscito a punto, come il presentativi del periodo, la scelta per questo pro-
modo di vestire alla spagnola in Italia prevale a tutte le getto è ricaduta sulla riproduzione della chitar-
altre foggie. [...] Il suonare di Chitarra napolitana resta ra Magno Longo appartenente alle collezioni del
a atto dismesso in Roma, e quasi anche in Napoli, con
Castello Sforzesco di Milano.
la quale già suonavano in eccellenza Don Ettore Ge-
sualdo [ricordato anche come suonatore di viola] e Esemplare di straordinaria bellezza, rile-
Fabritio Fillomarino [suonatore di liuto] in conserto vante per pregio dei materiali, esso porta la fir-
col Prencipe suddetto di Venosa40. ma di uno dei maggiori rappresentanti dell'arti-
gianato liutario a Napoli tra Cinque e Seicento,
Se appare indubbio dunque che il principe Magno Longo I, protagonista insieme a molti
Carlo, insieme a Ettore Gesualdo e Fabrizio Filo- altri liutai di origine bavarese di uno dei più a a-
marino, fossero suonatori di chitarra alla napo- scinanti fenomeni migratori che coinvolse non
letana (laddove l’aggettivo «napolitana» indica il solo liutai, ma insieme ad artigiani di ogni sorta,
luogo di sua principale di usione), è ancor più anche pittori, musici e principalmente alabar-
vero che Carlo Gesualdo non potesse restare dieri, a Napoli al servizio della guardia vicereale.
indi erente alla nascente introduzione di una Tale fenomeno visse il suo momento di maggio-
nuova tipologia di chitarra che in linea con il re intensità proprio al tempo di Carlo Gesualdo
di uso gusto del tempo, prendesse denomina- quando la capitale vicereale fece registrare la
zione di chitarra alla spagnola. Ed è a questo contemporanea presenza di alcuni tra i più cele-
punto ancor più evidente quanto il loro ruolo, bri costruttori di liuti e di chitarre del tempo:
insieme a quello di molti altri, abbia contribuito Georg Kayser, Jacob Stadler ed il più giovane
alla interscambiabilità del repertorio dei due Matteo Sellas, allievo proprio di Magno Longo,
strumenti, portando con sé, la nuova tipologia, destinato a diventare uno dei più celebri liutai
anche qualche fondamentale caratteristica del della Venezia della prima metà del Seicento42.
suo predecessore come l'accordatura. Allo strumento che si è ritenuto di riprodur-
re era toccata una sorta comune a molti altri so-
Per le molteplici evidenze documentarie ap- pravvissuti al loro tempo, la trasformazione in
pena proposte, la scelta di ricostruire una chi- chitarra battente. La riproduzione per il castello
tarra italiana non ha lasciato molti dubbi. Piut- di Gesualdo ha restituito le condizioni originali
tosto si è ritenuto di non trovarsi poi di fronte ad allo strumento, grazie ad un'attenta ricostru-
un'occasione mancata, senza aver realizzato la zione filologica, basata sulla predisposizione di
tipologia di chitarra che di fatto contribuì sensi- una serie di esami scientifici fatti sullo stru-
mento originale, che consegnano alla storia di alla luce concretamente, consente di riflettere
questo e al museo che ne è proprietario un non sul ruolo di un Gesualdo non solo indiscusso in-
trascurabile bagaglio di nuove informazioni. novatore per soluzioni musicali e scelte poeti-
che, ma anche protagonista nell'ideazione degli
strumenti per la sua musica, della di usione di
CONCLUSIONI questi ed espressione piena di una fase di tran-
sizione durante la quale insieme alla sua musica
Sebbene tra i beni del castello di Gesualdo non restano immuni i suoi strumenti.
non compaiano concerti di viole, è nota la predi- Tale discussione avviene in un momento par-
lezione che il Principe dovette avere anche per ticolarmente propizio, grazie alla considerevole
questi. Se non altro per una delle sue poche com- produzione di studi scientifici su Gesualdo,
posizioni strumentali, una Gagliarda [a quattro prodotti in maniera significativa nell'ultimo
parti per sonar le viole], oggi conservata in copia ventennio, ma in buona parte fondati su quella
manoscritta nella biblioteca del Conservatorio pioneristica attività, riconoscibile, solo per fare
di Napoli43. alcuni nomi, in quelle figure di studiosi come
È evidente che i musici e suonatori di corte Watkins e Pirrotta.
dovessero essere necessariamente in possesso È in questa tradizione di studi musicologici,
dei loro strumenti. E a tal proposito non disde- ma soprattutto nell'ambito di una più specifica
gniamo pensare che tra quelli impegnati riflessione organologica, che riteniamo si possa
nell'esecuzione della Gagliarda vi prendesse par- inserire il nostro progetto. Portatore di un di-
te anche il nostro suonatore di viola d'arco, Gio- battito, articolato più intensamente perlomeno
van Battista de Paola, da noi per la prima volta nel quindicennio trascorso da quel convegno di
documentato a Gesualdo – come ribadito in Venosa da noi menzionato in apertura, e sintesi
apertura di questo saggio – in quel 1601, anno di di un percorso, basato sulla lettura diretta delle
so erenza particolare per il Principe, causata fonti, che ha consentito di fare chiarezza su due
dalla morte del figlioletto Alfonsino, ma mo- principali aspetti della vita di corte a Gesualdo:
mento di grande fermento musicale presso quel- la presenza dei musici insieme agli strumenti
la corte per la contemporanea presenza dell'or- musicali utilizzati ed appartenuti al Principe.
ganista Mutio E rem, del padre teatino Scipio-
ne Stella, per la commossa corrispondenza della
principessa d'Este e per le sue premure per il
musico Pomponio Nenna44.
D'altra parte il gusto di uso per i concerti di
viole (fino a sei esemplari di taglie diverse) an-
che a Napoli, come in altre aree della penisola
italiana, trovava attestazioni significative già in
pieno Cinquecento. Si pensi alla testimonianza,
da noi riportata alla luce, relativa alla commit-
tenza fatta dal reverendo Giovan Domenico Vio-
la a vantaggio di uno dei rappresentanti della
dinastia liutaria napoletana dei d'Aponte negli
anni intorno al 157445.
Preferiamo invece non indugiare su ciò che
Carlo Gesualdo non dovesse preferire o perlo-
meno, data anche la caratterizzazione della sua
attività compositiva, su quelle tipologie di stru-
menti musicali che meno si potevano prestare
all'accompagnamento del madrigale, o alla so-
stituzione delle voci.
Ad ogni modo, è questo che ci preme sottoli-
neare con maggiore intensità, il patrimonio di
strumenti musicali del Principe, oggi riportato
1
La segnalazione di quel documento emerse nel corso delle da Venosa e la trasmissione dell'arciliuto a Napoli, cit., pp. 23-42.
letture dei registri parrocchiali di San Nicola di Bari a Gesual- Alberto Mammarella, Musical Instruments in a 1592 Inventory
12

do fatte da Michele Sisto nel corso di un sua ricerca sulle mino- of the Marquis Ferdinando d'Alarçon, «Galpin Society Journal»,
ranze etniche in Irpinia tra Medioevo e età moderna. Queste LIX, 2006, pp. 187-206.
furono pubblicate per la prima volta in Luigi Sisto, Mutio Scipione Cerreto, Della prattica musica vocale, et strumentale,
13

E rem e la corte del Principe di Venosa a Gesualdo, in La musica Napoli, Giovanni Giacomo Carlino, 1601, Libro Terzo, p. 155.
del Principe. Studi e prospettive per Carlo Gesualdo, Atti del Agostino Faustini, Aggiunta alle Historie del Sig. Guasparo
14

convegno internazionale di studi (Venosa-Potenza, 17-19 set- Sardi [...], in Libro delle historie ferraresi del Sig. Gasparo Sardi,
tembre 2003), a cura di Luisa Curinga, Lucca, Libreria Musi- Ferrara, Gironi, 1646 (ed. facs. Bologna, Forni, 1967), p. 90. Ri-
cale Italiana, 2008, pp. 5-20 (documenti trascritti e riportati in portata in Patrizio Barbieri, La «Sambuca Lincea» di Labio
immagini). Colonna e il «Tricembalo» di Scipione Stella. Con notizie sugli
2
Cfr. Marta Columbro, Il fondo Gesualdo della Biblioteca pro- strumenti enarmonici del Domenichino, in Scipione Stella. Inni a
vinciale di Avellino, La musica del Principe, cit., pp. 171-184; per cinque voci, a cura di Flavio Colusso e Domenico Antonio
un approccio storiografico cfr. Gianfranco Stanco, Carlo D'Alessandro, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2007 («Musi-
Gesualdo: la vita e il destino come dramma in musica, in All'om- ca Theatina», II), p. LXVIII.
bra principesca, Atti del Convegno di Studi Carlo Gesualdo nel- Cfr. Patrizio Barbieri, La «Sambuca Lincea», cit., pp. LV-
15

la storia d'Irpinia, della musica e delle arti (Taurasi-Gesualdo, LXXVII. Si veda anche la più recente lettura di Francesco Noce-
dic. 2003), a cura di Piero Mioli, Lucca, LIM, 2006, pp. 87-148. rino, Del genere diatonico, cromatico ed enarmonico sugli stru-
Per una segnalazione del documento cfr. Annibale Cogliano, menti al tempo di Carlo Gesualdo, in Atti della Giornata di Studi
Inventario. Centro studi e documentazione Carlo Gesualdo, Avel- iN... Giornata Gesualdiana, a cura di Antonio Caroccia e Marta
lino, Sellino, 2004, p. 21. Columbro (Gesualdo 7 dic. 2015), Edizioni Il Cimarosa, Avelli-
3
Luigi Sisto, Carlo Gesualdo da Venosa e la trasmissione no, I/2015, pp. 91-103.
dell'arciliuto a Napoli e nellltalia meridionale, numero speciale Nino Pirrotta, Gesualdo, Ferrara e Venezia, in Studi sul teatro
16

Gesualdo 1613-2013, «Philomusica on-line», Rivista del Dipar- veneto fra Rinascimento e età barocca, a cura di Maria Teresa
timento di Musicologia e Beni culturali dell'Università di Pa- Muraro, Firenze, Olschki, 1971, pp. 305-319:308.
via-Cremona, XII/1, pp. 23-42. Antony Newcomb, Carlo Gesualdo and a Musical Correspon-
17

4
Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, Archivio Bon- dence of 1594, «The Musical Quaterly», vol. 54, no. 4 (Oct. 1968),
compagni-Ludovisi, Inventario di tutte le robbe si ritrovano nel pp. 409-436:429. Sull'ambiente musicale ferrarese si veda Elio
castello di Gesualdo, prot. 274, serie V n. 2, cc. 709v 710r 711r; e Durante-Anna Martellotti, Cronistoria del Concerto delle Dame
ASV, Archivio Boncompagni-Ludovisi, Copia pubblica dell'In- Principalissime di Margherita Gonzaga d'Este, Firenze, SPES,
ventario delli mobili esistenti nel castello di Gesualdo / 16 Giug. 1989. Si cfr. anche Ercole Bottrigari, Il Desiderio overo, de' Con-
1630, prot. 274, serie V, n. 6, c. 774v (olim 5v). La fonte è menzio- certi di varij Strumenti Musicali, Dialogo, di Alemanno Benelli;
nata anche in Gesualdo da Venosa. Fasti dimenticati di un prin- nel quale anco si ragiona della participatione di essi Stromenti, &
cipe del Rinascimento, a cura di Orsola Tarantino Fraternali e di molte altre cose pertinenti alla Musica, Venezia, Ricciardo
Kathy Toma, Avellino, Luciano de Venezia, 2009, pp. 244 e 247. Amadino, 1594; ristampa anastatica a cura di Giuseppe Vecchi,
5
Sulla devoluzione dei Gesualdo cfr. anche Luigi Alonzi, Fami- Bologna, Forni, 1969. Sulla figura di Bottrigari si veda Luca
glia, patrimonio e finanze nobiliari. I Boncompagni (secoli XVI- Bruno, Il cantar novo di Ercole Bottrigari, ovvero dell'antica
XVIII), Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita Editore, 2003 musica cromatica ridotta alla moderna pratica polifonica tra
(«Europa Mediterranea», 3), pp. 193-194. Cinque e Seicento, «Studi Musicali», Nuova serie, V, 2014, n. 2,
6
Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, Archivio Bon- pp. 273-356.
compagni-Ludovisi, Inventario di tutte le robbe si ritrovano nel Cfr. Lettere di Ridolfo Arlotti, Biblioteca Estense, mss. 11, 26.
18

castello di Gesualdo, prot. 274, serie V n. 2, c. 709v. La lettera è riportata in V. Santi, La storia nella «Secchia rapi-
7
Idem, cc. 709v e 710r. ta», «Memoria della Reale Accademia di Scienze Lettere e Arti
8
Ibidem,c. 710r. di Modena», Modena, Società Tipografica Soliani, 1910, Serie
9
Ibidem,c. 711r. III, IX, p. 323.
10
Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, Archivio Bon- British Library (GB-Lbl, ms. Add. 30491).
19

compagni-Ludovisi, Copia pubblica dell'Inventario delli mobili Ed. facs. Firenze, S.P.E.S., 1984, («Archivium Musicum. Col-
20

esistenti nel castello di Gesualdo / 16 Giug. 1630, prot. 274, serie V, lana di testi rari», 56). Per un'analisi di questa fonte cfr. princi-
n. 6, c. 774 r (olim 5r). palmente Luigi Ferdinando Tagliavini, Riflessioni sull'arte
11
Sul Caravaggio napoletano si veda Vincenzo Pacelli, L'ultimo tastieristica napoletana del Cinque e Seicento, in Musica e cultu-
Caravaggio dalla Maddalena a mezza figura ai due san Giovanni ra a Napoli dal XV al XIX secolo, Atti del Convegno Internazio-
(1606-1610), Todi, Ediart, 1994. Sulla committenza del conte di nale di Studi (Napoli, 17-18 sett. 1982) a cura di Lorenzo Bian-
Lemos e gli strumenti musicali cfr. Luigi Sisto, Carlo Gesualdo coni e Renato Bossa, Firenze, Olschki, 1983 («Quaderni della
Rivista Italiana di Musicologia», 9), pp. 141-144. ga R. Meucci, Alessandro Piccinini, cit., pp. 125-126.
21
Scipione Cerreto, Dialogo Harmonico. Ove si tratta con un sol Per eventuali letture di approfondimento su tali aspetti si
33

Raggionamento di tutte le regole del Contrapunto […], ms. auto- rinvia a Renato Meucci, Da 'chitarra italiana' a 'chitarrone': una
grafo, s.l., 1631. nuova interpretazione, in Enrico Radesca di Foggia e il suo tem-
22
P. Barbieri, La «Sambuca Lincea», cit., p. LXIV, nota 19. po, Atti del Convegno di Studi (Foggia, 7-8 aprile 2000), a cura
23
La foto cui si fa riferimento era appartenuta a Gian Ludovico di Francesca Seller, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2001
Mazza, discendente di Andrea Pisapia. Essa è stata pubblicata («Strumenti della ricerca musicale», 5), pp. 37-57.
in Gesualdo da Venosa. Fasti dimenticati di un principe del Rina- Su questa fonte si veda Dinko Fabris, Danze intavolate per
34

scimento, cit., pp. 34 e 246. chitarra tiorbata in uno sconosciuto manoscritto napoletano
24
Rocco Rodio, Libro di Ricercate (Napoli 1575), con riproduzione (Na, Cons., Ms. 1321), «Nuova Rivista Musicale Italiana», ERI,
della fonte CF. 026 (B. 2534), edizione critica a cura di Armando 3/lug-sett. 1981, pp. 405-426.
Carideo, Latina, Il Levante, 2014 (Collana «Tastata», 29). Nino Pirrotta, Gesualdo, Ferrara e Venezia, cit., p. 308.
35

25
Giovanni Maria Trabaci, Secondo Libro de Ricercate, & altri Scipione Cerreto, Della prattica musica..., cit., p. 320.
36

varij Capricci (Napoli 1615), edizione critica a cura di Armando Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, Archivio Bon-
37

Carideo, Latina, Il Levante, 2005 (Collana «Tastata», 15), c. 99. compagni-Ludovisi, Inventario di tutte le robbe si ritrovano nel
26
Enrico Peverada, Un organo per Leonello d'Este, in «L'Or- castello di Gesualdo, prot. 274, serie V n. 2, c. 709v.
gano», XXVIII/1993-94, pp. 3-30. Idem, c. 709v.
38

27
Alessandro Piccinini, Intavolatura di liuto et di chitarrone, Ibidem, c. 710v.
39

Bologna, 1623; edizione moderna a cura di O. Cristoforetti, Vincenzo Giustiniani, Discorso sopra la musica de' suoi tempi,
40

Firenze, SPES, 1983 (comprendente anche il postumo Secondo Roma, 1628. Citazione riportata in A. Solerti, Le origini del melo-
Libro del 1639), p. 8. Il testo qui riproposto e l'intera vicenda è dramma, Torino, Bocca, 1903, pp. 98-128:126.
discussa in Renato Meucci, Alessandro Piccinini e il suo arciliu- Nuova inventione d'intavolatura per suonare li balletti sopra la
41

to, «Recercare», XXI, 2009, pp. 111-133. chitarra spagnuola senza numeri e note, Firenze, Marescotti,
28
Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, Archivio Bon- 1606. Sulla iniziale di usione di questo strumento si veda
compagni-Ludovisi, Copia pubblica dell'Inventario delli mobili Dinko Fabris, Le notti a Firenze e i giorni a Napoli: gli esordi
esistenti nel castello di Gesualdo / 16 Giug. 1630, prot. 274, serie V, della chitarra spagnola nell'Italia del Seicento, in Rime e suoni
n. 6, c. 774v. alla spagnola, Atti della Giornata Internazionale di Studi (Fi-
29
Più in generale cfr. Davide Rebu a, Il liuto, Palermo, L'Epos, renze, Biblioteca Riccardiana, 7 febbraio 2002), a cura di Giu-
2012, pp. 271 e segg. lia Veneziano, Firenze, Alinea, 2003, pp. 15-33.
30
Piero Gargiulo, Strumenti musicali alla corte medicea: nuovi L. Sisto, I liutai tedeschi a Napoli, cit., cap. IV.3, “Scuole e so-
42

documenti e sconosciuti inventari (1553-1609), «Note d'Archi- cietà liutarie”, pp. 92-102.
vio», n. 3, 1985, pp. 55-71:67. I-Nc, MS 55 (Olim Rari 4.6.3).
43

31
L. Sisto, I liutai tedeschi a Napoli, cit., pp. 108-114. Cfr. ancora L. Sisto, Mutio E rem, cit., pp. 5-20.
44

32
Per comprendere il fondamento di tale supposizione, si leg- L. Sisto, I liutai tedeschi a Napoli, cit., pp. 115-118.
45
DECORAZIONE DELLA CONTROCASSA
E DELLO STEMMA GESUALDO / ESTE
;
Il coperchio è laccato in blu scuro esterna-
mente e verde azzurro internamente. All’inter-
no della ribalta, su richiesta della committenza,
è stato dipinto lo stemma di Carlo Gesualdo e
Leonora d’Este, ripreso dallo stemma in pietra
ancora esistente sulla facciata della chiesa di
Santa Maria delle Grazie in Gesualdo. Per i suoi
colori sono stati consultati i principali repertori
di araldica di riferimento.
Santa Maria delle Grazie

Silberne
Kapelle
MUSEO DEL CASTELLO ANTONIO DATTIS
DI GESUALDO / INV. 002 SAVA (TARANTO) 2017

Iscrizioni
ALL’INTERNO DELLA CASSA:
ANTONIO DATTIS / IN SAVA A.D. 2017
È pur vero che tale esemplare manchi della
tratta, pur presentando due rose e certamente
un corpo di dimensioni rilevanti, tali da
condizionare in qualche modo il redattore
dell’inventario gesualdiano.
È
MUSEO DEL CASTELLO ANTONIO DATTIS
DI GESUALDO / INV. 003 SAVA (TARANTO) 2017

Iscrizioni

ALL’INTERNO DELLA CASSA:


ANTONIO DATTIS / IN SAVA A.D. 2017
MUSEO DEL CASTELLO ANTONIO DATTIS
DI GESUALDO / INV. 001 SAVA (TARANTO) 2016

Iscrizioni

ALL’INTERNO DELLA CASSA:


ANTONIO DATTIS / IN SAVA A.D. 2016

Collaborazioni
DARIO FRARE / VETRAIO (MURANO)
REALIZZAZIONE UCCELLINI DI VETRO
ALL’INTERNO DELLA ROSETTA
IVALSA

IVALSA
Music in Seventheenth-Century Naples: Francesco Provenzale (1624-1704)

Gesualdo, Carlo, Madrigali a cinque voci. Libro Quinto e Libro Sesto, Edizione critica a cura di Maria Caraci Vela e
Antonio Delfino, Gesualdo, La Stamperia del Principe, 2013.

.
«L’Organo», XXVIII, 1993/94, pp. 3-30.
Le misure degli strumenti musicali sono espresse in millimetri.

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