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di KENNETH
WOLLITZ
TRADUZIONE DI
SILVANO DANIELE
COMPLETAMENTE ILLUSTRATO
LONGANESI & C.
MILANO
PROPRIETA LETTERARIA R ISE RVATA
Ci sono molte persone che desidero ringraziare per l'aiuto fornitomi nella stesura
di questo libro. Martha Bixler mi ha dato consigli preziosi per il capitolo
«Suonare insieme » e, con Joan Munkacsi, ha ampiamente partecipato al
meticoloso lavoro di stesura dei repertori. Steve Silverstein
ha generosamente fornito la sua conoscenza di esperto per il capitolo
,, Scelta e manutenzione del flauto dolce>>. Sono grato a Col in Sterne,
docente di musica all'Università di Pittsburgh, per il chiaro e conciso capitolo
<< Il repertorio del flauto dolce: quadro storico». Inoltre desidererei ringraziare
tutti coloro ai quali ho insegnato nel corso degli anni, poiché è attraverso di loro
che ho imparato le cose che ho scritto in questo libro. Ma soprattutto desidero
ringraziare Judith Jones e Kathy Hourigan, la cui pazienza e incoraggiamento
mi sono stati indispensabili.
K.W.
INTRODUZIONE
di fliìte à neuf trous, flauto a nove fori, benché per suonare se ne usino in
flauto dolce - tra i molti altri nomi - quello apparentemente improprio
-� � � --
tenore basso grande basso contrabbasso contrabbasso
fl in do
: : :
u -- ....
--
« Co n mia moglie alla King's House per vedere The Virgen Martyr,
rappresentato per la prima volta da molto tempo: ed è davvero bello. Non
13
(Suona la viola,
pizzica il liuto,
_
risveglia l'arpa,
inspira il flauto.)
N.B. Nelle pagine seguenti, ogni volta che mi riferisco a note intendo
le note del flauto dolce contralto, che è lo strumento - meglio: la « misura »
di strumento - assunto qui come termine di riferimento. Per indicare le
note uso il seguente sistema: le sette note più basse - da fa a mi - non
recano nessun segno particolare; le sette successive - da fa' a mi' - sono
seguite da un apostrofo; le cinque note ancor più acute sono seguite da
22
due apostrofi: da fa" a do". Riferendoci alle note reali che suona il flauto
dolce contralto, la gamma completa è l a seguente:
G n e o e o � .Q_
Il fiato
Suonando il flauto dolce risulta evidente, e ogni volta sempre più evidente,
che bisogna respirare in modo rilassato. Eppure c'è una vera e propria
contraddizione ìn questa semplice constatazione di fatto: un fatto rigorosa
mente determinato dalla struttura dello strumento. La difficoltà consiste
nello « sforzarsi di non sforzarsi ». Com'è possibile sforzarsi per non com
piere sforzi? Noi investiamo parecchio di noi stessi nello sforzo di suonare
uno strumento musicale. Questa nostra forma di autoespressione è altamen
te significativa e importante, ed è nostro desiderio realizzarla nel miglior
modo possibile. Di conseguenza ce la mettiamo tutta per far qualcosa che
va fatto senza sforzo. La forza e l'intensità di questo sforzo strozza il nostro
respiro : il suono diventa chiuso, rigido quando invece lo si vorrebbe sciolto
e rilassato.
Come possiamo sforzarci di essere più distesi? Ricorrendo a un trucco,
a un sotterfugio: facendo cioè, col flauto alle labbra, qualcosa di diverso
dal confessato proposito di emettere bei suoni. Insomma, emettendo so
spiri attraverso il flauto. Il sospiro è un modo di respirare caratterizzato
dall'emissione assolutamente rilassata. Non ci vuole sforzo per emettere
un sospiro. Questa è la qualità fondamentale del sospiro, che è anche un
atteggiamento espressivo del respiro, atteggiamento che caratterizzerà i
nostri sforzi di respirare in modo rilassa to.
Ecco le fasi in cui si articola il sospiro:
Fase 1: Emettete un sospiro. Dev'essere un vero sospiro, non un colpo
d'aria prodotto artificialmente, a forza, in obbedienza a un ordine. E men·
tre sospirate, osservate la sensazione che provate. Noi sospiriamo ogni gior
no, ogni ora, ogni momento anzi, ma di solito non ci badiamo. Questo
è il momento di osservare quest'azione abituale, profonda, personale e
utile del nostro apparato respiratorio. Imparate a capire che cosa si sente,
in termini di rilassamento, quando si emette un profondo, onesto sospiro.
Fase 2: La fase seguente consiste nell'emettere un sospiro attraverso il
che ne verrà fuori non è un bel suono, ma un flusso di suoni ottavizzati che
calano in un patetico morendo: un suono che è l'esatto contrario di quello
voluto. A questo punto ricordate che cos'è un autentico sospiro e con-
23
io, poi loro, e cosl richiamiamo alla memoria che cosa significa sentire un
respiro rilassato. Poi passiamo a esercitare il vibrato per spingere oltre il
controllo della respirazione rilassata (vedi pag. 57).
La lingua
dudududut
Questo << dudududut >> ci fornisce una perfetta analogia verbale con
l'azione fondamentale della lingua sul flauto dolce. Pronunciate la frase
più volte e osservate con attenzione che cosa succede. La lingua è in stato
di leggera tensione e tiene una posizione stazionaria. Non è così sciolta da
penzolare in bocca né cosl rigida da impedire la rapida ripercussione della
punta. È tranquillamente ancorata su entrambi i lati ai molari e incurvata
verso l'alto, in modo che il bordo esterno della punta urta contro la volta
del palato, proprio dietro la chiostra superiore dei denti centrali.
Vi sorprenderà certo scoprire che la lingua riesce a muoversi con tanta
rapidità e vivacità: e può muoversi con la stessa rapidità e agilità mentre
soffiate nel flauto come se steste parlando. Fate la prova eseguendo in su
e in giù la scala di do pronunciando sempre << dudududut >> a ogni nota
(senza vocalizzare, s'intende: basta mettere in azione la lingua). Quando
poi vi imbatterete in un minaccioso gruppo nero di rapide notine, sarete
forse propensi a dimenticare la rapidità con cui la vostra lingua ha già
imparato a muoversi. In momenti del genere pensare << dudududut >> aiuta
a sciogliere la lingua.
L'emissione delle note più basse - fa, sol e la - e delle note del registro
superiore, dal do' diesis alto in su, richiede un diverso rapporto tra lingua
e fiato rispetto a quello del tipo << dudududut >> . Per le note più basse il
fiato va emesso con dolcezza e la lingua si deve allontanare dal palato nello
stesso istante in cui comincia l'emissione. La formazione di una qualunque
pressione dietro la lingua, che conferisce addirittura un carattere legger
mente esplosivo all'emissione d'aria nel flauto, fa sl che la nota esca con
la sua seconda forma di vibrazione. Invece di un fa basso, per esem
pio, otterrete una nota un po' più alta di un'ottava, più o meno un
fa' diesis.
Le note basse sono delicate e dovete imparare a padroneggiarle con
garbo. Un sistema che un mio allievo trova utile per ottenere il do basso
sul suo flauto tenore è quello di emettere il fiato come se si stesse sof
fiando su un cucchiaio di minestra bollente. Un soffio eccessivo versa la
minestra . . . e ottavizza la nota.
o
o o
o o
o
o
� o
o
o
� o
Articolando le note nel registro superiore, dal do' diesis in su, l 'azione
della lingua è virtualmente quella già descritta, ma l'azione del fiato è
quasi esattamente opposta a quella richiesta nel registro più basso. L'emis
sione deve essere molto più veloce e cominciare immediatamente e precisa
mente con la velocità adeguata alla nota voluta. E nell'istante stesso in cui
essa libera il colpo d'aria calcolato e attaccato con precisione, la lingua si
stacca dall'arco palatale in modo che non si formi dietro di lei una qual
che pressione e che non ci sia « esplosione » .
Un esempio fatto con la nota re nel registro inferiore e in quello supe
riore chiarirà in dettaglio questa descrizione.
• Suonate un re nel registro basso ma senza articolazione. Non usate né
la punta né il dorso della lingua, e naturalmente non attaccate la nota con
un grugnito proveniente dalla gola. Anzi, cominciate semplicemente con
un soffio d'aria e cercate di emettere questo soffio con tanta pulizia e im
mediatezza che la nota suoni come se fosse stata provocata nel modo con
sueto dalla lingua. Può darsi che occorra provare qualche volta prima di
acquisire la necessaria immediatezza nell'emettere il respiro, ma siate pa
zienti e ascoltate con senso critico che cosa ne vien fuori. Siete sul punto
di fare una scoperta importante!
• Se siete riusciti a ottenere un attacco della nota assolutamente pulito
Le dita
l'azione corretta delle dita quando suonano il flauto dolce, azione che con
siste nel muovere tutto il dito a partire dalla terza falange, là dove il dito
si stacca dalla mano. Quest'azione è compiuta da lunghi, sottili muscoli
28
dell'avambraccio che vanno dal polso al gomito. Se osservate l'avambraccio
nudo e muovete un dito per volta vedrete che ogni dito provoca sotto la
pelle un movimento muscolare leggermente diverso. Questi movimenti so
no compiuti dai muscoli che muovono le dita quando suoniamo corretta
mente il flauto dolce.
Ci sono anche potenti muscoli nel palmo della mano, che servono pc:r
a:fferrare cose e per formare il pugno. Ma sono muscoli che non dobbiamo
usare, perché rendono le dita rigide e pesan ti. Servono per azioni di forza,
non di agilità, e quando entrano in funzione costringono i muscoli che a
noi interessano a lavorare con più energia. Ma cosi facendo subentra nelle
dita e nelle braccia un 'energia che, se non è tenuta sotto controllo, può
provocare il mal di schiena. Quindi, ogni volta che le dita vi si irrigidiscono,
lasciate penzolare le braccia. Le dita si muovono impiegando pochissima
forza. E ogni dito va mosso come un tutto, quasi fosse una leva, a partire
dalla terza falange che lo collega alla mano.
Posizione
Cerchiamo una posizione delle mani sul flauto che permetta a ogni dito di
cadere con nettezza e precisione sul foro che controlla, garantendo una
chiusura completa col centro del polpastrello, sul lato opposto all'unghia,
più o meno cioè con la parte centrale delle spirali che costituiscono anche
la zona delle dita più sensibile al tatto. Questa posizione ideale non può
essere usata sempre per via delle dimensioni dello strumento, della posi
zioni dei fori, della grandezza e forma delle mani e delle dita del suonatore
e, in certi casi, della sequenza di note che dobbiamo eseguire. Quando
non chiudono i fori, le dita devono stare sospese sopra i fori a poco più
di un centimetro di distanza. I movimenti delle dita saranno sempre rapidi,
netti e vivaci, anche quando le note che si stanno suonando sono lente.
Di solito c'è un'unica posizione delle mani sullo strumento che permette
a ogni dito di coprire il suo foro con esattezza e precisione, e sopra ttutto
con l'agile azione voluta; questa posizione va trovata da ognuno indivi
dualmente, a seconda delle dimensioni della mano e della posizione dei
fori sul suo flauto. In alcuni strumenti i fori sono leggermente spostati
per permettere a ogni dito di raggiungerli più facilmente. In altri l'alli
neamento dei fori è perfettamente verticale, il che è meno comodo.
La posizione che risulta più comoda per la maggior parte delle persone
è la seguente, cominciando dalla mano sinistra, quella superiore :
la linea delle nocche crea un angolo col fusto dello strumento, con le
nocche in alto più vicine allo strumento e quelle in basso più distanziate,
La posiziOne della mano che sta sotto, la destra, è molto simile a quella
della sinistra: la linea delle nocche forma un'angolazione con lo strumento,
il terzo dito è disteso, il primo e il secondo leggermente arcuati. Ma quando
questa mano è nella posizione descritta il mignolo non può raggiungere
il settimo foro che dovrebbe chiudere, e può darsi che non raggiunga nep
pure lo strumento. Quindi c'è più di una posizione consigliabile per la
mano destra, a seconda che il mignolo sia o no coinvolto. Se deve entrare
in gioco, tutta la mano si sposta in avanti sullo strumento. A questo punto
è il mignolo che sta disteso interamente e in posizione obliqua verso il
basso sl da coprire il suo doppio foro. Il primo dito coprirà ancora il suo
foro col polpastrello, ma il secondo e il terzo copriranno i rispettivi fori
con una parte più avanzata, addirittura con la prima piega del dito, sotto
la nocca. La destra tenderà quindi a spostarsi u n poco sullo strumento, ed è
perfettamente normale che lo faccia. Quando il mignolo copre entrambi i
suoi fori per eseguire il fa basso, la destra si spinge più avanti sullo stru
mento. Si sposta leggermente all'infuori per o ttenere il fa diesis, e più in
30
fuori ancora per produrre il sol, in modo che le dita dei fori 5 e 6 possano
chiuderli usando i polpastrelli, cioè la parte più adatta del dito. Per il sol
diesis/la bemolle la mano si sposta un altro poco all'esterno. A differenza
della mano superiore, cioè della sinistra, la posizione della destra non è
fissa sul flauto dolce.
Il pollice destro, che non ha nient'altro da fare, può aiutare a reggere
il peso dello strumento appoggiandosi a un supporto apposito.
rispetto alla posizione intermedia tra i fori 4 e 5. Fate qualche prova fino
pollice. Qualcuno preferisce avere il supporto più in alto o più in basso
Bisogna essere sicuri che le dita siano abbastanza avanzate sul flauto in mo
do da offrire ai fori una superficie piatta capace di chiuderli istantanea
mente. Fate attenzione in particolare ai fori 3 e 6 . Se chiudete troppo
vicino alla punta del dito, là dove comincia a curvarsi verso l'unghia, c'è
il pericolo o di una perdita d'aria o di non riuscire a effettuare una chiusura
immediata. La perdita d'aria dà una nota falsa immediatamente identifica
bile. Una chiusura non istantanea del foro è tradita da un effetto di por/a
mento, un po' come se la nota calasse. Questo effetto indesiderato si evita
portando le dita più avanti sul flauto dolce. Un trucco utile per vedere se
le dita coprono davvero bene i fori, senza soffiare nello strumento, è di
battere ogni dito sul suo foro con una certa forza, ben più di quanto si
farebbe normalmente, in modo da emettere uno schiocco netto quando
il dito colpisce il foro. Se il dito batte netto, e se tutte le altre dita che
sono giù chiudono a perfezione i loro fori, lo schiocco suonerà all'altezza
della nota appena diteggiata. Perciò, se il portavoce è chiuso e se battete
con forza e precisione sul foro il primo dito, poi il secondo e poi il terzo,
avrete la sequenza mi, re, do nella tonalità di do maggiore. Si possono suo
nare interi brani « a vuoto » in questo modo. Ma ricordate : questo è solo
un trucco per controllare che le dita cadano con precisione e completa
mente sui rispettivi fori. Non va preso come un esercizio per dimostrare
con quanta forza si battono le dita. Perché la forza necessaria per suonare
è molto minore.
Alcuni bravissimi suonatori, avendo grande facilità, amano tenere le dita
piuttosto alte sopra i fori e poi sbatterle giù usando quasi la forza indicata
per il nostro esercizio di << schiocco ». Sono dita molto energiche che espri
mono u n'intensa pulsione ritmica. La maggior parte dei suonatori prefe
risce però una posizione più bassa e movimenti più leggeri, specie all 'inizio,
quando le dita non hanno ancora appreso a m uoversi automaticamente.
Ora che abbiamo esaminato l 'azione esatta con cui muovere le dita sul
flauto dolce, passiamo a trattare ogni nota ottenibile sul nostro strumento,
a identificare le diteggiature esatte e ad affrontare ogni problema parti
colare.
35
Per mostrare come diteggiare le note userò due sistemi: l) una serie
verticale di circoletti che rappresentano i fori sul flauto dolce (circoletti
neri per indicare i fori chiusi e circoletti bianchi per indicare i fori aperti).
I l foro portavoce è indicato da un cerchietto accanto al flauto, a sinistra
per chi guarda, e se dev'essere semichiuso la metà inferiore del cerchietto
è nera; 2) un sistema digitale, vale a dire una colonna verticale di sette
numeri per indicare i sette fori sul lato anteriore del flauto dolce: dall' l
per il foro più alto a l 7 per quello più basso. Il foro portavoce è indicato
da uno O posto a sinistra della colonna di numeri, tra l ' l e il 2 . Se un foro
dev'essere aperto, dove dovrebbe comparire il numero corrispondente c'è
uno spazio bianco. Il pollice in posizione semichiusa è indicato da una
linea orizzontale che attraversa lo zero : �. Quando uno solo dei doppi fori
6 e 7 va chiuso, è indicato da un taglio obliquo sul dito interessato: .fS o :r.
I particolari di questo sistema saranno chiari esaminando le singole diteg
giature e confrontando quanto è indicato sulla figura del flauto dolce con
la sequenza numerica che rappresenta le dita. Questo sistema digitale per
o l
2
3
ii
6
7
Ogni nota viene identificata soltanto col suo nome più abituale: do per
scontato che il lettore sappia che il fa diesis è anche il sol bemolle, e il sol
diesis è pure il la bemolle, eccetera. Se qualcuno ha le idee un po' confuse
in materia di scale, farà bene a consultare l 'Appendice, pag. 2 2 3 .
-�\: � �
Ricordate che, per appoggiare bene il mignolo sul o 1
2
foro 7 senza far venire i crampi alla mano, dovete per- 3
mettere alle dita cinque e sei di allungarsi sullo stru ii fa
\..
mento. Nel soffiare per il fa basso, fate partire piutto 5
6
o
sto lentamente il flusso d'aria: dev'essere un'emissione 7
spontanea, senza quasi intervento della lingua. La lin
gua si scosta nel momento esatto in cui si emette l'aria.
Se attaccate il fa basso con troppa energia la nota ottavizza, producendo
un qualcosa di simile al fa' diesis, ossia un'ottava e un . semi tono più alto.
36
S e avete tendenza a produrre questo effetto con il f a basso e con altre note
basse, controllate anzitutto se non fate partire troppo in fretta il flusso
d'aria o se non usate un'articolazione eccessiva all'inizio della nota. Se
nessuno di questi difetti è il vostro problema, verificate se qualche dito
non chiude perfettamente il foro.
�
2il fatto che il mignolo sta più indietro coprendo il
solo foro destro (visto da chi sta suonando) e incombe
5 in certo modo sul foro sinistro. Per passare dall'uno
6 all'altro dei due forellini (cioè dal fa al fa diesis) basta
:r spostare lievemente indietro il mignolo. Il fa diesis bas·
so è ancor più precario del fa basso e va attaccato
con molta delicatezza. Su molti strumenti è una nota debole, una nota
che mostra per cosi dire scarsa convinzione.
� .(:l
0 I Per il sol basso, a meno che sia preceduto o seguito
�
da diteggiature che richiedono il mignolo (fa e si
., ID 5
6
2
bemolle), la posizione della mano destra è come quella
della sinistra, col dito numero sei (mano destra) ben
disteso e diritto, proprio com'è anche il dito numero
tre della sinistra. Il sol basso è una nota critica. Di
solito è più ricco di armonici che non il fa basso, e
succede di norma che gli armonici non siano perfettamente intonati con il
suono fondamentale. Quindi se si soffia con troppa forza, inserendo perciò
più armonici superiori, questi vibreranno insieme con la vibrazione fon
damentale, dando a questa un timbro sgradevole. Il sol basso fornisce la
sua sonorità migliore se non soffiate troppo forte e se cercate piuttosto di
concentrarvi sulla qualità del suono. La nota è più gratificante insomma
se la suonate con morbidezza ma bene intonata.
"\.ìli : �
I l l a basso è u n a buona, robusta nota che può essere o l
--
ottenuta con un'emissione d'aria piuttosto forte. Ma 2
3
attenzione: in certi flauti dolci è una nota instabile. 4 • la
5 .
�
b
Il si bemolle è di solito una nota molta sicura, solida 0 l
2 :
�
;�
•
nell'intonazione, e non richiede un adattamento par-
..: :
ticolare del fiato. Qualcuno prende la cattiva abitudine si i>
di non chiudere il foro del settimo dito. Ma su ogni
flauto dolce costruito come si deve il si bemolle è
.
troppo alto quando non si abbassa anche il settimo
dito. Perciò la diteggiatura del si bemolle, come quella
del fa basso, esige che la mano destra avanzi di più sullo strumento.
:��
con posizioni « a forchetta » . Tende a crescere, e ri
chiede quindi un'emissione di fiato più garbata che ·
lo.'
non le note vicine. Per esempio, in una sequenza la,
�
si, do, il la e il do possono sopportare più fiato che 6
q�
certi strumenti sono necessari i due fori del 6 per ot
tenere una nota davvero bene intonata. Ma la sola ·
diteggiatura 0 1
2
o
38
non basta sulla maggior parte degli strumenti: d i solito l a nota è troppo
aspra. Perciò usate questa posizione solo in passaggi molto rapidi, nei quali
la diteggiatura abituale sarebbe inadatta: per esempio una rapida succes
sione di note come la, si, do diesis, re. È disagevole passare velocemente
dal si, con tutte le sei dita abbassate, alla diteggiatura richiesta dal do
diesis, con uno dei due fori 6 chiusi. Ma con l'andar del tempo vi sco
prirete sempre più abili nel coprire il foro destro del 6 per ottenere il
do diesis in passaggi via via più veloci.
1
Il re è una nota decisa. Non ci sono problemi.
o 2
�
ma di solito non è necessario. Sul flauto dolce le di
teggiature sono abbastanza complicate in fase iniziale,
sicché si cerca sempre per ogni nota la posizione più
semplice tra quelle buone.
Nessun problema.
Nessun problema.
o
2
39
Nessun problema.
�
Nessun problema.
��
2 0
sol'
l��
Il la' bemolle è la prima nota del secondo registro.
Questa è la diteggiatura abituale, col foro portavoce
aperto, a differenza di tutte le altre note dei registri
superiori, che richiedono il portavoce semichiuso.
['_j
5
o o
o
la'
5
dà quasi sempre lo stesso risultato, ma solo per l'orecchio poco critico:
spesso in realtà il suono è più aspro.
·�
Il fa" diesis è la nota più problematica sul flauto dolce -& I
2"
� :
• -
�
[�
contralto. Problematica perché non ·esiste una diteg-
giatura realmente soddisfacente per produrla : eppure
8
si tratta di una nota richiesta in certe composizioni- s•
un esempio eminente è il Quarto Concerto Brandebur- 6
7
ghese di Bach - e compare spesso anche in composi-
zioni per altri strumenti nella cui giurisdizione i suo- • filtnre
natori di flauto dolce si avventurano volentieri. Forse - ma è solo un
forse - la miglior soluzione è la diteggiatura indicata qui. Essa introduce
un concetto nuovo: il filtraggio. Filtrare in questo contesto significa fare
esattamente l'opposto di quanto cerchiamo di fare di solito. Di norma
cerchiamo di chiudere i fori completamente e perfettamente. Per « filtrare »
invece si chiude il foro in questione ma non del tutto, e l'entità di questo
« non-del-tutto » varia da filtraggio a filtraggio, insomma, da una diteggia
tura esoterica all'altra. Ci sono due modi di filtrare: arcuando le dita o
arretrandole un poco. Arcuare permette di filtrare da sotto il dito, il punto
più lontano dalla punta; spostare permette di filtrare dalla punta del dito.
Di solito ]a tecnica dell'arcuare funziona meglio tenendo conto della diteg
giatura imposta da una nota che consiglia il ricorso a questa tecnica. Di
conseguenza arcuate leggermente il dito in modo che filtri da sotto. Per
il fa" diesis, u n filtraggio dal foro 5 è più efficace che non dal foro 2 .
U n altro modo, radicalmente diverso, per ottenere il fa" diesis alto è eli
42
�
1 Il sol" alto « esce » con .facilità molto maggiore che
�
non le note che gli stanno immediatamente sotto. Tutto
ciò che occorre è un flusso d'aria netto e deciso. Spesso
il sol" è crescente, a meno che non si chiuda un foro
6 - o i fori - del numero 7. Quindi controllate la diteg-
7• giatura di questo sol" rispetto a quella del sol' che st�
• a secondo dei cosi un'ottava sotto per esser certi che il primo non cresca.
Ci sono note sopra il sol" che vengono richieste raramente, anzi ranss!
mamente in quasi tutta la musica per flauto dolce, ma queste note sono
utili in un contesto diverso, e vanno esplorate per acquistare agio e sciol
tezza con i registri più alti (vedi << Note alte », pag. 7 8 ) .
Bisogna provare sul proprio flauto per individuare quale s1a la diteggia
tura migliore.
* filtrare
Riassumendo
Dopo aver studiato attentamente l'azione del fiato, della lingua e delle
dita e aver imparato certi criteri fondamentali per tenerli sotto calmo con
trollo, dobbiamo considerare alcuni altri problemi fondamentali. Perfino
suonatori sperimentati di flauto dolce a volte li trascurano, mentre sono
elementi importanti per la qualità finale delle nostre esecuzioni. Come
stare seduti mentre suoniamo, come usare il diaframma per inspirare una
grande quantità d'aria, e come la struttura delle nostre cavità orali influisce
sulla qualità del suono.
Poi saremo finalmente in grado di studiare come far convergere tutto
questo nell'atto di far musica. A questo punto vedremo quando e come
usare il vibrato, come la dinamica opera sul flauto dolce, la funzione del
l 'articolazione e come si sviluppa un suono espressivo.
Coordinare quanto si è appreso comprende anche il modo in cui stiamo
seduti, in cui respiriamo, in cui atteggiamo la bocca; quando e come usare
il vibrato, la dinamica e l'articolazione. Ogni cosa, naturalmente, poggia
su una propria tecnica di base. Ma a un certo punto dobbiamo metter da
parte tutte le considerazioni tecniche e cercare di comunicare con lo spirito
44
Posizione
Dentro la bocca
• Inserite uno stacco tra una nota puntata e la nota breve che la segue.
Più breve è il valore della seconda nota e più veloce è il ritmo, tanto
meglio starà questo stacco.
Suona
come
53
• In caso di musiche in cui la battuta è divisa in terzine (3/8, 6/8, 9/8,
1 2/8), l'ultima nota di ogni terzina va abbreviata per valorizzare la nota
in battere seguente.
pur cu_. 1 � � r· 1
. .
La resa espressiva di musica vivace sul flauto dolce è più simile alla voce
che parla che alla voce che canta. Quando la linea è lenta e ampia, can
tiamo; quando è veloce e vivace, parliamo, con livelli variabili di inter
valli, cioè di articolazione. In sintesi: meno intervallo per tempi lenti e
note lunghe, più intervallo per note brevi e tempi veloci.
Nella musica antica quasi ogni nota è articolata in un certo qual modo.
Anche nelle frasi più tranquille un colpo di lingua può lasciare un segno
sul flusso regolare del fiato. Le note possono essere legate a coppia, ma
anche qui una lieve articolazione tra la nota in battere e la nota in levare
è piuttosto comune. Soltanto figurazioni ornamentali molto rapide - scale
o sequenze veloci, trilli eccetera - si eseguono legate. Negli altri casi un
certo grado di articolazione è sempre auspicabile.
Un'articolazione brevissima, incisiva, si esegue con la lingu a : « dit... dit . . .
d i t >> . Spaziature d'articolazione condotte a velocità minori coinvolgono
anche il fiato: « dah ... dah . . . dah >> . Nel primo caso la lingua uonca di
netto il flusso d'aria, la punta si ferma contro il palato duro. Nel secondo
il fiato si blocca insieme con la lingua e l'effetto è meno brusco; è impor
tante che la lingua << catturi » il fiato prima che la nota cali. Interrom
pere il flusso d'aria con la sola lingua suona sgradevole a bassa velocità,
mentre a velocità spedita la nitidezza del blocco effettuato dalla lingua ha
un suono splendido. L'essenziale è che nei tempi lenti il fiato contribuisca a
concludere la nota.
Ogni attacco, ogni nota deve coinvolgere in qualche misura un accento
del respiro. Il flauto dolce, lo sappiamo, è uno strumento cosl sensibile
che anche il più leggero soffio d'aria diventa udibile. Il flusso d'aria che fa
risuonare il nostro flauto non proviene da un somiere. Noi usiamo conti
nuamente il nostro apparato polmonare, con continue e svariate partenze
e fermate, per esprimerci con parole. Gli sbuffi e i soffi dell'espressione
verbale ci serviranno splendidamente per dare espressione anche al flauto
dolce.
54
Dinamica
Come già sappiamo, la dinamica in musica consiste nel suonare a vari Ji.
velli di forte e di piano, ma variando l'intensità del soffio non si ottiene
sul flauto dolce questo tipo di dinamica. Per passare dal forte al piano e
dal piano al forte il medio suonatore di flauto dolce si basa su fondamenti
più semplici. È un principio generale che le frasi musicali vanno eseguite
più forte quando salgono e più piano quando scendono. Il flauto dolce,
data la sua struttura rigida, suona più forte via via che si sale e più piano
via via che si scende. Quindi, a meno che la frase sia - fenomeno quasi
innaturale - portatrice di un crescendo discendente o di un diminuendo
ascendente, strumento e frase di solito concordano su quando suonare piano
e quando suonare forte. Se nel suonare pensa te che le frasi ascendenti va
dano eseguite più forte e le discendenti più piano, aderite spontaneamente
alla dinamica narurale del vostro strumento e, generalmente parlando, alla
dinamica della musica che state suonando. Non esagerate però : la delica
tezza è d'obbligo, e pensate a un crescendo quando le note salgono e a
un diminuendo quando scendono: i risultati espressivi saranno sorpren
denti. :Ma siccome dimenticare è facile, insisto : le frasi ascendenti vanno
eseguite più forte, le discendenti più piano. Suonate lo strumento, e la
frase musicale, cosl come sono.
I l suono
Il vibrato come esercizio per suonare rilassati. Per fare esercizi di vibrato
si inizia in maniera molto simile a quando si soffia un lieve sospiro attra
verso il flauto. Partite col suono alla giusta altezza, poi lasciate che comin
ci a morire a poco a poco; ma - ecco la differenza - subito dopo lo richia
mate in vita. Possiamo lasciare che il suono si spenga fin quasi a scompa
rire, come in un gesto di rassegnazione. Ma se sappiamo di doverlo richia
mare in· vita non lo lasceremo spegnere subito. Avremo il timore, !ascian
dolo morire, di perderlo in modo irrecuperabile. È ciò che abbiamo impa
rato soffiando dei sospiri nel flauto e lasciando che si spegnessero. Ma qui
invece resta - deve restare - ancora un po' d'aria, di modo che con u n
leggero colpo possiamo richiamare la nota. S e vogliamo tornare all'esempio
del pattinaggio, è come imparare a scostarsi dalla perpendicolare sapendo
- o sperando - che lo slancio ci rimetterà diritti, o ci inclinerà forse nella
direzione opposta. Imparare a pattinare è molto più facile se qualcuno
già esperto ci tiene il braccio intorno alla vita. Sentendo il movimento
dell'altro troviamo il coraggio di !asciarci andare. Analogamente, sentir
58
suonare qualcuno che sa lasciare spegnere il fiato per poi riprenderlo vi
darà il coraggio di provare a vostra volta.
Poiché non posso far emergere il mio suono dalle pagine di questo libro,
vi offro almeno questa parola d'incoraggiamento : provate. La peggior cosa
che vi può capitare è di emettere un suono buffo, e questa non è certo
una tragedia, anzi. Un lento tuffo dall'altezza giusta della nota in giù e poi
di nuovo in su non è quel che si dice un bel suono musicale, ma è proprio
il suono che farei se poteste ascoltarmi. Se lo poteste sentire mi credereste,
e riuscireste a imitarmi con molta facilità. << È questo che vuole da me?
Bene, allora posso proprio farlo anch'io » , penserete di certo.
Devo aggiungere ancora : benché il vibrato sia un esercizio per soffiare
in modo rilassato, è anche fondamentale per controllare il fiato quando si
suona il flauto dolce, e lo uso in ogni lezione che do a esecutori di ogni
livello (eccettuati i bambini) . Ma non è facile arrivare a un controllo per
fetto. Un vibrato perfettamente controllato è un paradosso dal punto di
vista pedagogico, perché è l'esercizio più fondamentale, primario, e al
tempo stesso più avanzato, per il controllo del fiato. Gli allievi che arri
vano da me vergini di vibrato sono di norma i meglio piazza ti, perché
' '
non devo cercare di sostituire un idée flexible a un idée fixe. Tuttavia ricorro
all'esercizio di vibrato con tutti, e spero che anche il mio lettore lo troverà
di suo gusto.
Gli esercizi seguenti non hanno a che fare con l'uso musicale del vibrato
ma semmai con la sua funzione di rilassante del respiro. Che poi gli eser
cizi vi insegnino anche a produrre un vibrato, è un di più. Circa l'uso del
vibrato per scopi musicali, vedi pag. 4 8 . Tutto ciò che segue si riferisce
a diteggiature del flauto dolce contralto, le cui dimensioni sono le migliori
per iniziare questi esercizi per il controllo del fiato.
l • Soffiate una nota (il mi va bene per cominciare) e poi !asciatela calare
Esercizi per il vibrato
ma è più simile al disegno stilizzato delle onde dell'oceano, ossia una salita
improvvisa fino alla cresta (a sinistra) seguita da un lento calare verso
destra prima della cresta successiva :
ciare a usarlo con discrezione nella musica solistica. Ma non è per questo
che avete imparato a eseguirlo. L'avete imparato come mezzo per renJere
più rilassato e flessibile il vostro respiro.
Scale e schemi
Le scale forniscono una base per ogni tipo di schema, e possono insegnarci
parecchie cose. Per il principiante, e per molti che principianti non sono
più, il semplice pronunciare il nome di ogni nota di una data scala e poi
suonarle in senso ascendente e discendente aiuta a identificare le note per
nome insieme con le relative diteggiature. Troppi dilettanti hanno un rap·
porto soltanto visivo tra note e diteggiature. Se vedono scritto un sol
lo sanno eseguire, ma se gli si chiede di punto in bianco di suonarlo de
vono fermarsi e riflettere un momento: un fenomeno spesso accentuato
dalla confusione dovuta all'imbarazzo. È facile eliminare questa deficienza
dedicando un po' di tempo a questo specifico problema. Quando siete soli
e lontani da orecchie estranee non c'è niente di imbarazzante nel dire forte
« do » per poi suonarlo. Spesso io inizio delle sedute di « riscaldamento »
con un gruppo di allievi proprio così, eseguendo scale ascendenti e di
scendenti a un ritmo moderatissimo. Pronunciare la nota ad alta voce è
utilissimo al fine di « fissarla » alla sua diteggiatura. E non c'è da stupirsi
se le esitazioni sono maggiori percorrendo la scala discendente che non
quella ascendente. Dopotutto, l 'alfabeto si impara a partire dalla a.
Imparata una scala, è il momento di applicare degli schemi, partendo
dal più semplice, per esempio in do maggiore: prima do, poi un tono sopra,
poi ancora do; re, un tono sopra, ancora re ; e cosl via per tutta la scala
di do, in su e in giù:
lievo precoce, quello con energia mentale da vendere, potrà pensare magari
al nome della nota che si trova un tono sopra nell'atto in cui la suona, ma
questo non è necessario. Basta - ed è più semplice - ricordare il nome
della nota principale. Perfino questo, che è il più semplice degli schemi,
può essere trasformato in un esercizio di abilità ripetendolo più volte avanti
e indietro.
� F r F � lr F r J l etc .
t r cp r l r rp r � l
ì etc.
a F:t Ci r
�
l etc.
65
Una quarta ascendente e discendente con salto:
� � l' � r E r
-� J l ete.
� Mlffl®n etc.
cedere è descritto in quel capitolo con tutti i dettagli e non c'è bisogno di
ripeterei qui. Ripeterò invece che sia io sia i miei allievi troviamo questi
esercizi quanto mai efficaci e benefici, ma molto ipnotici e meccanici. Posso
quasi - insisto sul << quasi >> - ascoltare le ultime notizie alla radio mentre
faccio questi esercizi. Può darsi che mi manchi ancora un po' di pratica ...
Suonare a orecchio
Un altro tipo di esercizio senza note scritte consiste nel suonare dei brani
a orecchio. È divertente e utile insieme: divertente perché realizza il sogno
evocato da quegli annunci pubblicitari che dicono « Gli altri ridevano la
prima volta che mi sono seduto al piano » , e utile perché ci insegna a capire
a fondo quali note della scala vengano usate per costruire un motivo.
Suonare a memoria è più che un tentativo ispirato. Per riuscirei dovete
sapere in quale tonalità state suonando, con quale nota della scala inizia
il brano e verso quali note della scala procede. Capire un brano in questi
termini implica la conoscenza di quella materia chiamata solfeggio, ossia
quel cantare do-re-mi che molti fra noi hanno imparato - o avrebbero do
vuto imparare - nella scuola secondaria. Il solfeggio comprende molti
sistemi e molte regole per definire i vari gradi della scala. Io propongo un
modo molto semplice, che consiste nell'identificare le note della scala me
I numeri sono gli stessi, si capisce, qualunque sia la tonalità in cui suo
nate: in quella di do, l è do; nella tonalità di do diesis, l è do diesis.
Se conoscete un brano in base ai numeri, potete suonarlo in tutte le to
nalità che vi sono familiari. Queste sono le frasi d'inizio di Joy to the
World espresse in numeri:
8765432 1 , 566778
1 1 2 7 1 2 , 3343 2 1 , 2 1 7 1 .
r 1 r· v r
t � r r r 1 r· Dr 1r r 1r r r 1 v· 11
Non tutti i motivi iniziano con l , ma quasi sempre finiscono con l , per
cui se non siete sicuri dove lo si trova, percorrete il brano fino in fondo
e andate a vedere con che nota termina. Non saprei ricordare, cosl su due
piedi, una sola melodia che non finisca con l , do, la nota tonica, che
dopotutto è la nota della conclusione. Molti motivi hanno delle altèra
zioni, un diesis o un bemolle inseriti momentaneamente. Definite una nota
alterata col suo numero, seguito dalla precisazione « diesis » o « bemolle ».
Non è necessario identificare ogni nota di un brano col suo numero per
suonare a orecchio, ma bisognerebbe numerare i passaggi più significativi
della melodia, specie se presentano dei salti. In Twinkle, Twinkle, per
esempio, il passaggio da l a 5 è importante. È essenziale riconoscere quale
nota del brano è l, e qual è il numero della nota iniziale quando non si
tratta di l .
L'improvvisazione
Le cose in cui esercitarsi sulla pagina scritta sono di parecchi tipi: eser
cizi, studi, brani tratti da metodi; la vostra parte della musica che suonerete
in gruppo; vari tipi di musica solistica, come le sonate di Handel, Bach e
Telemann. Ognuna di queste categorie va affrontata in modo leggermente
diverso, per cui le discuterò qui una a una.
Esercizi
Gli esercizi contenuti nei metodi pratici sono importanti per i principianti.
Questi esercizi vi « mettono nelle dita » gli schemi che troverete continua
mente nella musica che suonerete. Vi insegnano anche a leggere la musica,
a riconoscere prontamente un passaggio veloce di note a grado congiunto
e a distinguere un salto di terza da un salto di quarta, una quarta da una
quinta eccetera. Questo materiale per esercitazione viene presentato in ge·
nere in note di ugual valore, tutte crome o semicrome.
Questi esercizi sono spesso definiti « di destrezza », il che vuoi dire che
dovreste imparare a eseguirli velocemente. Ma attenzione: suonare velo·
cemente è l'obiettivo finale da raggiungere, e non si comincia dalla fine, si
comincia dall'inizio! Cominciate a eseguirli lentamente in modo da essere
sicuri che li leggete esattamente e li state suonando correttamente. Poi,
in varie maniere, imparerete a leggerli e a suonarli più velocemente. Un
metodo che raccomando è quello di eseguire gli esercizi a ritmi variati.
Nel caso di esercizi presentati in serie di crome o semicrome uguali,
suggerisco queste varianti ritmiche: due schemi con note puntate e due
con terzine :
rm .nn .fr"n. rm
rJ--, r- J-.
o o o 1ff.J
Brani
Musica d'insieme
tamente dodici crome o ventiquattro semicrome. Non c'è spazio per l'ap
prossimazione. Se un ritmo vi sembra poco chiaro o traballante, dividetelo
nel numero equivalente delle note più brevi che figurano nel pezzo : cosl
sarete certi che i valori delle note sono assolutamente esatti. Ciò che vale
per le note vale anche per le pause: bisogna contarle con la stessa accu
rata precisione con cui si contano le note. Un occhio particolarmente attento
occorre poi quando si suona una nota lunga alla fine di una frase seguita
da una pausa. Se non contate con precisione questa nota finale sarete in
certi sul momento e sul modo in cui iniziare a contare la pausa. È proprio
in questi casi che spesso i suonatori si smarriscono. Dopo aver analizzato
tutti i ritmi della vostra parte ed essere riusciti a eseguirli con precisione,
può darsi che vi venga voglia di provare a suonare con un metronomo
per controllare se il tempo è costante. Ma non usate il metronomo fin
quando non siete assolutamente sicuri di ciò che state facendo. E anche
quando lo usate, è meglio cominciare con un tempo lento, in modo da
controllare che tutto stia procedendo come si deve. Quando il pezzo riesce
nel modo giusto a tempo lento, potete passare gradualmente al tempo
voluto.
Se la vostra parte reca scritto « tacet », o una pausa per un certo tratto,
ed entra in campo soltanto nella ripresa, è bene contare la durata della
pausa anche quando state provando. Questa abitudine vi tornerà utile
quando dovrete tener conto anche della distrazione provocata dalla pre
senza delle altre parti. Na turalmente dovete rispettare il fraseggio, i segni
di << respiro » e le articolazioni concordate durante le prove. È poi un'idea
giudiziosa conoscere non solo la propria parte ma anche quelle degli altri
membri del complesso, e se suonate da una partitura è bene tener d 'occhio
almeno una delle voci prossime alla vostra. Se tutti nel gruppo osserve
ranno queste regole, il complesso suonerà con sicurezza.
Musica solistica
e la loro funzione i n quel dato passo. Esamineremo ora alcuni brani carat
teristici tratti dalla letteratura dell'epoca barocca per vedere come vanno
usate queste tecniche preparatorie.
Nella musica barocca incontriamo spesso una scrittura quasi duettistica
che consiste, per esempio, di un'esposizione di quattro note seguita da
una risposta di quattro note: questo schema viene ripetuto in una se
quenza progressivamente ascendente o discendente. Un esempio di questa
struttura lo troviamo nel secondo tempo, Allegro, della Sonata in fa mag
giore per flauto dolce op. l , di Handel, battute 20-24. Esposizioni e ri
sposte sono indicate dalle parentesi che ho inserito sopra e sotto le note.
È interessante vedere come Handel dia prova di una superbia inventiva
musicale modificando lo schema alla battuta 2 3 .
Bisogna suonare più volte questo passaggio i n ciascuno dei modi indi
cati, prima di rimettere insieme le parti. Il risultato è una comprensione
ben maggiore del passo, sia sotto l'aspetto musicale sia sotto quello tecnico.
Passi del genere abbondano e possono essere trattati in maniera analoga.
Un altro schema barocco molto usato è quello in cui una nota resta
la stessa ma è seguita da tre note in configurazioni variabili, come nel se
guente passo tratto dalla terza variazione di Corelli su La Follia, op. 5 n . 12:
oppure
oppure
oppure
e cosl via.
73
Variazione V da La Follia
eseguitela cosl :
etc.
Variazione V da La Follia
eseguitela cosl:
cC 6r o
r r-fp =rtf+
o -'-3 _c�,�-
eseguitela cosi :
poi :
poi:
che rientri comodo nelle vostre possibilità. Poi potete tenere il suo passo e
vedrete che diventerà un amico costante. Se volete che vi aiuti ad andare
più veloci, acceleratelo solo un poco per volta. La differenza tra un tempo
agevole e un tempo più rapido di una tacca è quasi impercettibile, e questo
- una tacca dopo l'altra - è il modo giusto per aumentare la sua, e la vostra,
velocità.
Quando preparo per l'esecuzione un allegro impegnativo, prima provo
la musica più o meno alla velocità che vorrei adottare, poi porto il me
tronomo quaranta divisioni sotto e incomincio a provare. Suono il movi
mento ad andatura lenta, con tutto il tempo necessario per porre attenzione
a ogni dettaglio. Lo eseguo alla perfezione, a tempo lento. L'unico a soffrir
ne è il fiato, poiché le frasi diventano lunghe, ma anche questo può essere
un vantaggio perché mi obbliga a respirare il più profondamente possibile.
Quando ho eseguito il movimento alla perfezione una volta, o due se
sono in vena di rigore, a questo tempo molto lento, sposto il metronomo
di una tacca verso l'alto e torno a suonare alla perfezione e a una velocità
quasi impercettibilmente maggiore. Poi un'altra tacca, un'altra esecuzione
perfetta, eccetera. Dopo mezz'ora circa di paziente esercizio arrivo al tempo
voluto, e ogni volta che ho eseguito prima il movimento, l'esecuzione è
stata perfetta. Se comincio a incontrare difficoltà a una certa velocità,
ricorro a qualche tipo di tecnica di frammentazione come quelli già descritti.
Può sembrare una procedura noiosa, mentre invece è ricca di soddisfazioni
e addirittura liberatoria . Dà un senso e una linea a una seduta di prova
e permette di toccar con mano i progressi. Cosa ancora più importante, mi
dà la certezza che suono le note nel modo giusto ogni volta che le ripasso.
Non rende meccanica l 'esecuzione perché quando le note sono sicure posso
farci tutto quello che voglio. Lascio che il metronomo mi guidi, ma non
mi lascio mai spingere dal metronomo.
Il metronomo può essere usato in tutti i tipi di esercizi, se Io desiderate:
per esempio il vibrato misurato e ogni altra specie di esercizi possono
essere eseguiti sottoponendosi alla disciplina del battito metronomico. Se
vi sembra utile, usatelo. Se lo trovate noioso, usatelo solo quando vi torna
u tile davvero. Non raccomando ai principianti l'uso del metronomo: prima
che si sia acquisito un qualche modesto controllo dello strumento e delle
note, il metronomo è più un elemento di distrazione che di aiuto. Consi
glio invece al principiante di misurare il tempo battendo il piede. Non sono
favorevole al battere il piede in maniera continua, finché diventa un 'abitu
dine inconscia. Non appena si è acquistata la sensibilità necessaria a tenere
un ritmo costante, la bimuta. dev'essere interiorizzata. Per il principiante
tenere un tempo costante riéhiede già di per sé un'abilità non comune,
e battere il piede è un buon sistema per cominciare a svilupparla. Se vi aiuta,
battete i l piede: la punta però, non il tacco! Quasi tutti muovono le punte
quando suonano, ma quel che succede dentro le vostre scarpe è affar vostro.
Abbassare la punta del piede per segnare il battere e alzarla al levare,
dividendo così regolarmente la battuta, è spesso utile specie quando il
conto si fa intricato.
E questo ci porta a una considerazione finale molto importante a pro-
77
Altri esercizi
Oltre all'esercitarsi con il suono, le scale, gli scherni, gli esercizi e i brani,
ci sono altre abilità che possiamo sviluppare. Chi conosce soltanto la di
teggiatura del flauto dolce in do (soprano· e tenore) può cominciare a im
parare la diteggiatura in fa (contralto, basso e sopranino) , e chi conosce
la seconda può cominciare a imparare la prima. Gli schemi di diteggiatura
sono gli stessi su tutti i flau ti dolci, qualunque sia il loro formato, e con
le due diteggiature si può affrontare qualsiasi tipo di flauto dolce. Il mi
glior modo per imparare una nuova diteggiatura è di prendere un « Metodo
per principianti » e di partire dalla prima pagina. Le cose procederanno
molto speditarnente, visto che già sapete suonare: l'unica cosa che dovete
imparare è associare diteggiature e note in una sequenza diversa. All'inizio i
vostri meccanismi vi tradiranno di tanto in tanto: scoprirete che state usan
do diteggiature per soprano sul contralto o viceversa. Non deprimetevi,
le ccse cambieranno presto, senza contare che una scivolata occasionale
arriva a tutti . Alcuni sono più rapidi di altri nell'assimilare una nuova di
teggiatura. Alcuni addirittura le imparano entrambe fìn dall'inizio. Non c'è
motivo di preoccuparsi. Riuscirei è davvero facile, e il van taggio che ne
deriva, in termini di versatilità musicale, vale bene qualche piccola confu
sione iniziale.
Un'altra abilità che vale la pena di acquisire è imparare a leggere un'ottava
sopra, specie quando si suona il contralto. Spesso la parte scritta sul se
condo rigo viene a essere molto bassa per il soprano, quando non va ad
dirittura a finire sotto la sua estensione, mentre può essere eseguita dal
contralto a patto che questo legga un'ottava sopra. Il modo di acquisire
questa capacità consiste nel suonare semplice musica che proceda per lo più
a gradi congiunti entro una gamma limitata. I brani di danza a quattro
voci di Susato e di altri compositori del xvr secolo forniscono materiale
utile per questo tipo di esercizio . Quando si padroneggiano entrambe le
78
Note alte
Sul flauto dolce contralto le note più alte restano difficili anche parecchio
tempo dopo che le altre note della gamma vengono ormai padroneg
giate con sicurezza. Le diteggiature sono meno spontanee nel terzo re
gistro (dal mi' bemolle alto al sol" o al la" bemolle ) ; inoltre l'attacco
della nota e il fiato devono agire con estrema precisione. Poiché queste
note sono al limite estremo dell'estensione normale del contralto, sono usate
meno frequentemente : di conseguenza finiscono con l'essere quelle di cui
abbiamo meno pratica, pur essendo . proprio quelle che ne richiedono di
più. Una soluzione che risulta efficace per me è quella di suonare musica
che richiede spesso queste note altissime, e anche note più acute di quelle
indicate. Personalmente io uso De Fluyten Lusthof di van Eyck, un olan-
79
dese del xvn secolo, autore di variazioni per il flauto dolce soprano, ese
guendo col contralto la musica un'ot tava sopra quella scritta, ossia nello
stesso registro in cui suonerebbe su un soprano. Di tanto in tanto la musica
sale fino al la", si" e do" alto, quindi sopra la gamma normale del con
tralto. Queste note non suonano bene sul contralto (a meno che lo stru
mento sia dotato dell'anacronistica chiave sul foro terminale) ma con un
certo sforzo è possibile suonarle, ed è proprio questo sforzo che fa sembrar
facile, al confronto, ogni nota più bassa: il mi ' , il fa" e il sol" acuto giun
gono come momenti di vero e proprio sollievo. Non è un esercizio molto
musicale, questo, ma con un po' di pazienza eliminerà il terrore che si
prova spesso di fronte al normale registro acuto.
Quanto sia il tempo da dedicare agli esercizi dipende dalla situazione indi
viduale. C'è chi ha più tempo disponibile di altri, c'è chi è più fortemente
motivato, c'è chi si stanca prima. Quando l 'allenamento diventa stancante
e noioso dovete smettere, anche perché ostinandovi non fareste più un
buon lavoro. A volte un problema apparentemente semplice sfugge agli
sforzi più ostinati. Quando succede, e cominciate a sentirvi frustrati, l 'unica
cosa da fare è mettere da parte il problema rimandandolo a un altro giorno
e passare a qualcos 'altro. Quando lo riprenderete in mano vi sentirete
meglio fisicamente, musicalmente e spiritualmente.
Suonare il flauto dolce è un'abilità fisica; è bene ricordare quindi che
l 'esercizio tende alla perfezione . Più vi avvicinate a questo obiettivo, più
avete bisogno di esercitarvi. Per il principiante l'esercizio è una scoperta,
un 'esplorazione: c'è una quantità di cose da imparare. Per il suonatore
esperto l 'esercizio mira piuttosto a perfezionare cose che sa già. All'inizio si
parte a grande andatura, poi i passi diventano più brevi ma molto più at
tenti. Dovreste coltivare fin dall'inizio una certa propensione all'autoco·
scienza ogge ttiva. Non diventate impazienti con voi stessi. Dovete ricono
scere e ammet tere che non potete fare tutto ciò che volete al primo tenta
tivo, o al secondo, o magari anche al decimo. I vostri muscoli sono meno
rapidi del vostro cervello. Voi sapete che cosa volete fare, ma i vostri
muscoli non lo sanno fin quando non li abbiate addestrati. Diventare impa
zienti con se stessi non serve a niente. Voi non siete muti, ma i vostri
muscoli sl, e hanno bisogno di un bel po' di paziente ripetizione prima di
cominciare a imparare la lezione. L'artista che si esibisce nella gabbia dei
leoni è un domatore di animali . L'artista che si esibisce sulla scena è un
domatore di muscoli. Né l'uno né l'altro arriverebbero dove sono con
l'impazienza. Un bravo maestro è paziente perché sa che l 'allievo non sbaglia
di proposito. Un bravo studente di flauto dolce deve assumere lo stesso
atteggiamento paziente con se stesso.
L'esercizio quotidiano è importante specialmente per il principiante,
perché le cose imparate da poco sfuggono più facilmente di quelle ormai
bene assimilate. Se non disponete del tempo necessario a una bella « le-
80
Le nostre nozioni sul modo in cui ornare la musica medievale sono puro
frutto di congettura, perché non esiste virtualmente testimonianza scritta
di come si procedesse allora. Che si praticasse l 'ornamentazione non c'è
dubbio: parecchi fra i primi Padri della Chiesa hanno condannato l'uso
di introdurre surrettiziamente nell'esecuzione di musiche destinate al ser
vizio divino vari tipi di improvvisazioni. Inoltre gli esempi più ornati di
cantus planus (canto piano) non sono che versioni - scritte - di ciò che
in origine veniva improvvisato, sia nella Chiesa occidentale sia nella più
antica cantillazione ebraica e araba, da cui il cantus planus deriva in larga
misura.
La musica profana non veniva neppure annotata fin verso il 1 2 0 0 ,
quindi la s u a esecuzione doveva essere per forza affidata alla memoria
e all'improvvisazione. Le prime melodie profane - i canti monofonici
dei trovatori e dei trovieri in Francia, le cantigas spagnole - sono
annotate con tanta parsimonia che non siamo neppure certi del loro ritmo,
82
per non parlare poi di raffina tezze quali l'ornamentazione. Gli esecutori
moderni di questo repertorio decidono di solito di ornarlo alla maniera
della musica araba che, a differenza della musica occidentale, s'è evoluta po
chissimo nell'ultimo millennio. Fu proprio grazie al contatto e all'influenza
dei mori che questa musica profana primitiva penetrò in Occidente. Di
conseguenza i fitti, aerei abbellimenti della musica del Vicino Oriente sono
i preferiti quando si tratta di ravvivare esecuzioni di canti trovadorici e
di cantigas. Ma bisogna sottolineare che cosl facendo procediamo per ipo
tesi, non in base a certezze, perché ci mancano informazioni concrete su
questo periodo.
Problemi di ornamentazione
nella musica rinascimentale e barocca
di agréments. Gli agréments furono impiegati per primi dai liutisti inglesi
si sono andati sviluppando in Francia nel Seicento e sono noti col termine
83
e francesi come mezzo per sostenere il suono del liuto, che tende a svanire
presto. Furono poi adottati dai clavicembalisti, e il loro uso diventò genera
le dapprima nella musica barocca francese e, in seguito, in tutto il resto
d'Europa.
L'ornamentazione libera, tipica del Rinascimento, e nota con i term1ru
di variazioni, diminuzioni e diversi altri termini in varie lingue ( termini
che esprimono tutti il metodo usato), continuò a essere adottata anche
durante il periodo barocco, specialmente in Italia, dov'era anzi il metodo
favorito. I semplici, facili tempi di sonata di Corelli, di Vivaldi e perfino
di Handel, le cui sonare per flauto dolce sono scritte secondo lo stile ita
liano, invitano irresistibilmente a usare questa specie di libera ornamenta
zione.
Nel periodo barocco i termini sonata e suite indicano di per sé soli qual è
il tipo di omamento richiesto. La sonata è una forma italiana, composta di
norma di quattro tempi: lento, presto, lento, presto. I tempi lenti sono
quelli che vengono ornati liberamen te. La suite è una forma francese com
posta di una serie di tempi basati su danze, ornati con le forme specifiche
degli agréments.
I due tipi di ornamentazione sono diversi sotto vari aspetti. La qualità
fondamentale dell'ornamento libero è d'essere decorativo, una sorta di
merletto applicato alle note scritte. Gli agréments, invece, hanno inten
zioni più retoriche, conferiscono un'enfasi declamatoria a certe note. Quin
di le diminuzioni o divisions (cosl si chiamano in inglese le ornamentazioni
libere) cominciano di solito suonando la nota scritta e poi passano ad ab
bellirla, mentre invece gli agréments trasformano generalmente l'inizio del-
84
la nota o con u n a dissonanza inaspettata (l'appoggiatura e l e sue varie ela
borazioni) o con un accento (che può essere un mordente, un breve trillo
o un'acciaccatura).
L'ornamentazione libera non cambia l'andamento generale di una li
nea melodica, ma l'adorna con una delicata merlettatura di note più
brevi. Gli agréments interrompono il progresso della linea melodica
mediante l'introduzione di dissonanze e di accenti. L'ornamentazione li
bera viene inventata dall'esecutore; gli agréments sono in forma fissa e
vengono applicati per convenzione. L'abbellimento libero è un'aggiunta
facoltativa, mentre gli agréments sono spesso obbligatori, o per la presen
za di segni che li indicano o perché prescritti dalla convenzione, com'è
il caso del trillo cadenzale : trascurare di eseguire gli agréments, quindi,
specie nella musica barocca francese, significa non rispettare le in tenzioni
del compositore. Possiamo suonare un largo di Handel, o anche una danza
rinascimentale, senza introdurvi praticamente abbellimenti (a parte un tril
lo cadenzale inserito con discrezione) , ma questa nudità sarebbe u rtante
e inadatta in una sarabanda o in una corrente francese. D'altra parte pos
siamo invece abbellire il nostro solenne largo con spunti decorativi che i
compositori francesi avrebbero considerato di cattivo gusto.
Dobbiamo ricordare insomma che scopo di ogni ornamento, di qualun
que tipo, è quello di rendere più gradevole e bella la musica. Questa verità
viene trascurata troppo spesso, specie nell'ambito dell'ornamentazione li
bera, dove la tendenza all'esibizione virtuosistica può sopraffare facilmente
il gusto e il giudizio estetico.
Diminuzioni
�- .
i r.
Jl'\
._.,_ -
l
--
�
l
�
·-·
d- ...
- ------
86
Il.
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- .L--: �1-j:- ..
:
F l r r I EIEf c E l
F IF F
' rr
Adesso abbiamo:
etc.
il che dà:
Il risultato è :
88
· Questa figura può essere anche purtata per ottenere un effetto più brioso:
' rr u o�
Un'altra formula per coppie di semiminime discendenti per grado con
giunto è un gruppetto:
� r r tm=
L'esempio seguente adotta « passi indietro » in un caso e un gruppetto
nell 'altro:
=j c f'
r errE+
89
Usando appena queste poche formule di diminuzione possiamo ab
bellire la voce superiore di questa allemanda in vari modi. Ecco alcune
possibilità :
-:; -
� , E" è m
�tuJif$-+ I F Ar'
� l' · ·
1 EE:EJ B'r 1
Hoboeckentanz
"
. -
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I l
w
., u
l l l
91
Gli « agréments »
- - - --
r- r-r-
do re mi ra sol la si do
Per capire che cosa significa diatonico pensate ai tasti bianchi del pia
noforte. Se partiamo dal do, che è un tasto bianco, e suoniamo tutti e solo
i tasti bianchi fino al do successivo, suoniamo una scala diatonica in do
maggiore. Dal do al re c'è un grado o tono, perché tra il tasto bianco del
do e il tasto bianco del re c'è un tasto nero. Analogamente, dal re al mi
c'è un tono. Tra il mi e il fa non c'è tasto nero, segno che la differenza tra
queste due note è di un semitono. Poi vengono tre toni, dal fa al sol, dal
sol al la e dal la al si. (Controllate la piccola tastiera illustrata qui sopra per
essere certi di capire bene.) Tra il si e il do non c'è tasto nero, quindi siamo
di fronte a un altro semitono. Ecco : abbiamo suonato una scala diatonica
in do maggiore: due toni, un semitono, tre toni, u n semitono.
Per suonare una scala cromatica dobbiamo premere invece, sul piano
forte, ogni tasto, bianco e nero. Entrambe le scale suonano familiari al no
stro orecchio, ma naturalmente ci troviamo più a nostro agio con la se
quenza diatonica, composta di toni e semitoni, che dà come risultato la
scala maggiore (e con la sequenza apparentata, lievemente alterata, com
posta sempre di toni interi e semitoni, che produce la scala minore : vedi
l 'Appendice, pag. 223 ) , perché è in queste sequenze diatoniche che sono
scritte molte delle nostre melodie. Alcune melodie si avventurano, almeno
in parte, nell'ambito della sequenza cromatica (per esempio le note iniziali
dell'« habanera >> della Carmen di Bizet). Le melodie che incontriamo nella
letteratura barocca sono, a parte poche eccezioni, diatoniche.
94
Nota principale o reale, nelle spiegazioni seguenti, sta a indicare una
nota cosi com'è, nella musica scritta, in attesa di abbellimenti. Le sue
ausiliarie superiori e inferiori sono un tono o grado diatonico sopra o sotto.
Possono essere distanti un semitono o un tono dalla nota reale, a seconda
di dove si trova quest'ultima nell'ambito della scala diatonica. In do mag
giore l'ausiliaria superiore di do è re, un tono. L'ausiliaria inferiore è si,
mezzo tono.
Fin qui abbiamo considerato le note nella loro successione, le abbiamo
cioè considerate come una melodia. Ora dobbiamo invece esaminare note
che suonano insieme, considerarle cioè come armonia. Che cosa rende con
sonanti o dissonanti note che suonano insieme? Esprimendoci nei termini
più semplici possibili, note distanti l'una dall'altra un tono o un semi
tono sono dissonanti. Do e re, distanti un tono, discordano tra loro. Pro
vate e sentirete. Note più distanti tra loro tendono a perdere la loro qua
lità discordante o dissonante e diventano consonanti. Do e mi suonano
bene insieme, e aggiungendovi anche il sol suonano meglio ancora. Queste
tre note quando suonano insieme formano una triade, in cui ogni nota è
separata dalle altre due da più di un tono. Dal do al mi ci sono due toni,
dal mi al sol un tono e mezzo (un tono e un semitono).
Su queste triadi è basato il nostro senso dell'armonia, della consonanza e,
per contrasto, della dissonanza. Una triade in cui tra la nota più bassa e
quella mediana ci siano due toni, e tra la nota mediana e la più alta un
tono e mezzo, si chiama triade maggiore. Quando invece c'è un tono e mez
zo, tra la nota più bassa e quella mediana, e due toni tra la mediana e la
più alta, si chiama triade minore.
Ognuna delle note comprese nella triade può essere riprodotta alle ot
tave superiori o inferiori. Non importa quale nota della triade sia la più
bassa. Basta che siano quelle tre note, in qualunque posizione. Il risultato
è un accordo consonante: nel nostro esempio, un accordo di do maggiore,
composto da do, mi e sol. Se una qualsiasi delle altre note della scala di do
- re, fa, la o si - viene aggiunta all'accordo, entra in discordia con le note
già presenti e l 'accordo diventa dissonante.
La dissonanza non è una presenza sgradita. Anzi, è la forza propulsiva
di ogni moto armonico, poiché gli accordi dissonanti cercano una risoluzione
in accordi consonanti. Dissonanza e consonanza sono lo yin e lo yang del
l'armonia.
95
Ed eccoci al termine cadenza. Dal punto di vista armonico, la cadenza è
lo yang, la risoluzione, al termine di un brano, in uno degli accordi prin
cipali in cui il brano è scritto.
Avendo chiari in mente questi termini, possiamo ora passare agli orna
menti. Li presentiamo qui più o meno in ordine d'importanza, a cominciare
dall'appoggiatura lunga. Benché le appoggiature brevi e le appoggiature di
passaggio siano meno importanti dei trilli, le spieghiamo prima. Chi
desidera saperne di più sulle ornarnentazioni fondamentali farà bene a
seguire quest'ordine:
l'appoggiatura lunga
il trillo
il mordente
il portamento della voce
L'appoggiatura lunga
w è� IFcftu l ��
effe no effetto
Il
>
F!
l
legato. La crocetta ( + ) che troviamo cosl spesso tra due note nella musica
che precede quella reale ed è spesso congiunta a questa da un segno di
• due terzi di una nota puntata, ossia una nota che si suddivide in tre parti:
• una nota prima di una pausa, e in tal caso la nota principale viene a
occupare il posto della pausa:
r=r 11
effetto
11
• una nota legata a un'altra della stessa altezza:
effetto
r � 11 r -�r � 11
Vi sono casi a cui queste regole non si adattano. Per non perdere il suo
carattere di dissonanza, l'appoggiatura deve risolverle nella sua nota reale
prima che l'armonia cambi. Può quindi darsi che debba arrivare alla sua
nota reale prima di quanto dicono le regole succitate. Anche una nota ec
cezionalmente lunga può scostarsi da queste norme assumendo un'appog
giatura un po' più breve. In generale, però, quanto più si mantiene una
dissonanza, tanto più grande è l 'espressività dell'abbellimento.
�e non vi sono segni che indichino se la nota principale riceverà un'ap
poggiatura ascendente o discendente, possiamo applicare tranquillamente
queste norme:
• l'appoggiatura discendente viene usata quando la nota precedente è più
alta della nota principale;
• l'appoggiatura ascendente viene usata solo se la nota reale o principale
è preceduta da una che si trova un tono sotto.
Quest'ultima regola è di tipo conservatore, ma ha dalla sua un'eccellente
giustificazione: in epoca barocca le dissonanze risolte in senso ascendente
erano permesse soltanto se preparate, ossia se precedute dalla stessa nota.
dietro
L'appoggiatura breve
Le appoggiature che assorbono meno della metà della loro nota principale
erano usuali nella fase iniziale e centrale dell'epoca barocca, ma nell'ultimo
periodo dominava l 'appoggiatura lunga, con la sua dissonanza estesa ed
espressiva. Verso l'estremo limite dell'epoca barocca ricomparvero le ap
poggiature brevi. Le appoggiature brevi variano da un quarto a un terzo,
al massimo, rispetto alla lunghezza della nota principale, fino a raggiungere,
al minimo, la lunghezza più breve possibile. Sono però au tentiche appog
giature perché non cominciano prima della nota principale ma all'inizio di
-
essa. La loro funzione non è come nel caso delle appoggiature lunghe -
quella di al te razione armonica, poiché la loro dissonanza viene sentita per
un tempo troppo breve per poter intaccare l'armonia. Esse danno, piut
tosto, un accento scattante, ritmico alla loro nota principale : più rapida è
l'esecuzione, più frizzante è l'accento. Appartengono, propriamente parlan
do, al periodo dello stile galante, durante il quale le si impiegava con tanta
dovizia da creare quasi disagio. Tuttavia alcune delle opere più « moderne »
di Telemann, J. S. Bach e altri indicano appoggiature che non possono es·
sere altro che brevi. Nelle edizioni attuali sono indicate di solito da una
piccola croma o, a volte, da una semicroma. Il contesto musicale vi dirà
quando eseguire un'appoggiatura lunga o una breve. Nei casi seguenti, l'ap
poggiatura dev'essere breve:
• tra due note della stessa altezza;
• su una nota dal valore più breve entro un dato passaggio;
• su una nota che è già dissonante rispetto all'armonia;
98
L'appoggiatura di passaggio
Nel tardo periodo barocco era uso, in presenza di passaggi di terze discen·
denti con note di ugual valore, inserire nelle terze delle note suonate leg
germente, relativamente brevi, che << mangiano >> alla nota precedente la
durata loro necessaria e sono legate alla nota successiva. Non si tratta di
vere e proprie appoggiature, perché vengono prima della nota alla quale
si riferiscono e perciò non ne alterano l'armonia. La loro funzione è piut
tosto quella di rendere più morbida e fluente la linea melodica. La loro
notazione è tuttavia la stessa dell'appoggiatura discendente vera e propria,
una piccola nota posta a sinistra della nota principale e un tono sopra.
Quindi dovete decidere, in base al contesto, quale tipo di ornamentazione
si richieda. Potete aggiungere questo abbellimento anche se non c'è il segno
che Io indica.
ma non
1 r &+tM
Il trillo
-
Il trillo è un'alternanza ripetuta tra una nota principale e la sua ausiliaria
superiore. I trilli moderni iniziano generalmente sulla nota reale. I trilli
barocchi invece quasi mai, perché sono essenzialmente appoggiature di
scendenti, sia pure in forma più elaborata e accattivante. Quindi partono
dalla nota superiore, l'appoggiatura, che è accentata e tenuta un momento,
poi oscillano avanti e indietro prima di posarsi infine sulla nota reale. A
eccezione dei passaggi più rapidi, il trillo include sempre una terminazione
ornamentale: o un gruppetto o una nota di anticipazione. Qui sotto mo
striamo entrambe queste possibilità, insieme con le notazioni più comuni
che le contraddistinguono : *
Va suonato come:
=i c;;;;? F?T tl
1j
pausa
preparazione bauiti d'an icolazione
{
fi[Ét§ i �W
nota d'anticipazione
Va suonato come: � Il
Quando osserviamo queste interpretazioni annotate per esteso, la prima
cosa da ricordare è che si tratta di approssimazioni. Tutti gli elementi di
questi trilli possono variare in velocità o in lunghezza a seconda delle vostre
intenzioni espressive. Proprio perché flessibili, questi ornamenti non ve
nivano annotati per esteso ma indicati mediante segni.
Vediamo anzitutto il trillo con gruppetto, visto che la sua struttura è
più semplice. La preparazione (cioè l'appoggiatura) comincia in battere,
sul tempo forte, è un po' accentata e tenuta. Al pari dell'appoggiatura
semplice, può essere tenuta più a lungo per raggiungere maggior espressivi·
tà. Quest'uso è particolarmente appropriato in caso di tempi lenti. Quando
si tratta di tempi molto veloci il trillo con gruppetto può essere reso come
Il Il
Trilli brevissimi, costituiti normalmente di quattro sole note senza n-
soluzione •••
>-
�
compaiono m passi ai quali apportano brillantezza
e accento; di regola sono note brevi eseguite in tempi più rapidi, oppure
sulla seconda di due note ripetute, specie se la seconda è sul tempo forte
della ba t tu ta:
Il � l F tlfòf;,� J
effetto
Il
101
Il mordente
effetto
>
Il l [f*jj
Il mordente è un rapido passaggio dalla nota principale o reale alla sua
ausiliaria inferiore e ritorno. Lo si esegue sul battere della nota che abbel
lisce, non prima, ed è accentato. La sua funzione è di dare enfasi e mordente,
appunto, alla nota principale, quindi va eseguito con molta rapidità e sec
chezza. Può consistere di più di una alternanza, benché l 'aumentare il nu
mero dei battiti ne diminuisca il carattere brillante. Oltre al segno riportato
sopra, anche la crocetta può essere interpretata come un mordente. E na
turalmente lo si può inserire anche quando non è annotato. I mordenti
risultano efficaci su note a cui si arriva in senso ascendente per grado con
giunto o a salto, mentre lo sono meno in senso discendente _ e a salto.
Non vengono mai eseguiti su note raggiunte per grado congiunto in senso
discendente.
Il portamento di voce
dietto
L'acciaccatura
effetto
�r
l ii�� z
L'acciaccatura è un passaggio veloce di due note consecutive che inizia una
terza sopra o sotto la nota principale. Le note sono lievemente accentate,
eseguite rapidamente, e legate alla nota principale. Prendono l a loro durata
dall'inizio della nota principale, usando approssimativamente la metà delle
note non puntate e un terzo delle note puntate. L'acciaccatura è annotata
di solito mediante due notine poste all'altezza reale a cui vanno eseguite.
102
Questo grazioso ornamento può essere inserito quasi dappertutto : d à una
dolce accentuazione alla nota principale. Più in fretta lo si esegue, più
forte è l'accento.
Il gruppetto
effetto
�
r"" r 1 (Jj§ ��
• Noi usiamo due segni diversi: ,,, per il gruppetto diritto, "' per il gruppetto
·ovesciato. (N.d.R.)
103
L a doppia cadenza
Conclusione
Principi generali
o 2
3
106
Un altro modo, ma meno frequente, è quello di adottare la diteggiatura
usuale per la nota più bassa e alzare il dito o le dita per produrre la nota
superiore. Un esempio di questo metodo è il fa' diesis alternativo per il
trillo dal mi al fa' diesis nel registro basso del contralto. Il mi viene tra
sformato in un fa' diesis più che soddisfacente alzando il primo dito:
1
o
Gli esercizi
Lo schema per i trilli brevi in do maggiore è indicato qui sia dalle note col
segno di trillo ( -"' ) sovrapposto sia dall'annotazione per esteso, per essere
certi che non vi siano malintesi. I due trilli che richiedono diteggiature
alternative (sul mi e sul sol') sono indicati da graffette sovrapposte al segno
di trillo. Le diteggiature speciali di queste note sono contrassegnate da
frecce che indicano quale dito o quali dita vadano mosse in su e in giù
per eseguire il trillo in questione. In tutti gli esempi le graffette sovrappo
ste a una nota servono a ricordarvi che occorre una diteggiatura alternativa.
1
-
r
Va suonato come:
o 2
3
2
3
4
5
6
7
1 09
Consiglio di suonare questo e gli eserc!Zl seguenti m tempo lento per
essere certi che le dita sappiano con precisione ciò che stanno facendo.
Eseguite le quattro note del trillo come se fossero crome e lasciate parecchio
tempo tra ogni ripetizione.
N- ! EJEU - l @ l etc.
Quando le dita hanno imparato quali movimenti compiere, possono co
minciare a muoversi più in fretta, anche se forse sarà bene lasciare ancora
una bella pausa tra una ripetizione e l'altra per avere il tempo di pensare
a ciò che sta per arrivare e per non perdere la coscienza di ciò che stanno
facendo le dita. Quando i movimenti sono ormai automatici, l'abbelli
mento va suonato alla massima velocità possibile, perché il trillo breve è u n
abbellimento rapidissimo e compare spesso s u note molto veloci, che la
sciano poco tempo all'esecuzione. Il trillo breve dà un lampo di fulgore
alla nota che abbellisce. Ricordate: state allenando le vostre dita a muoversi
con grande rapidità, e le dita rispondono a questa richiesta solo se sono
mosse con leggerezza. Dita contratte non possono eseguire il trillo breve.
Non dimenticate:
• Le quattro note del trillo devono avere assolutamente un'identica du·
rata. Vi sono passi musicali - per esempio trilli brevi su note lunghe - in
cui la prima nota può essere brevemente tenuta, ma lo scopo di questi
esercizi è di ottenere la risposta più rapida possibile.
• L'abbellimento incomincia sul battere, non prima. Questa circostanza
richiede maggiore concentrazione. Forse vi tornerà utile usare un metrono
mo per trattenervi dallo « sparare » il trillo prima del necessario. L'abbelli
mento deve iniziare esattamente nel momento in cui sentite il tic del me
tronomo. Se usate il metronomo, partite adagio. L'uso del metronomo con
un tempo troppq rapido causa confusione e frustrazione.
• L'ornamento si esegue legato. La lingua deve intervenire soltanto al
l'inizio dell'azione.
• Eseguite le ripetizioni a tempo, senza accelerare e senza ritardare. Non
fate una pausa passando da una nota all'altra. Se vi serve una pausa, vuol
dire che dovete adottare un tempo più lento.
Il mordente in do maggiore
che è composto della nota principale, della nota inferiore, e poi ancora
della nota principale, sul tempo forte, con l'accento sulla prima nota del
l'abbellimento, e tutto legato.
Il trucco, nell'eseguire il mordente, sta nell'accentare col fiato la prima
nota dell'abbellimento e nel farlo sul tempo forte, il battere, non prima.
Accentare col fiato la prima brevissima nota dell'abbellimento insegna al
fiato a reagire con estrema prontezza. Se l 'accento dato col fiato non cade
esattamente sulla prima nota {la principale) va a finire per cadere sulla terza
nota (che è ancora la principale) rendendo questa come un tempo forte
preceduto da due rapidissime note, e cosl il mordente perde la sua incisi
vità espressiva. Anche qui il metronomo può tornarvi utile. L'ornamenta
zione deve partire al tic, non prima. Quando sarete riusciti a eseguirlo
esattamente capirete il senso di questo abbellimento. È delicato ma deciso.
I ntroduce un accento particolare. Le dita devono essere leggere perché il
movimento è molto rapido. l i respiro dev'essere vivace e sveglio quanto
occorre per colpire un bersaglio piccolo e in rapido movimento. li mordente
è quanto mai istruttivo per il fiato .
.F EFErr .� .� �� �i 1t .r= fE ·F ·E
•
F
•
Il
..
...
Eseguire come:
o 2
3
2
3
4
5
6
7
111
Notate che i l mordente sul la' (la'-sol'-la') offre u n modo diverso per
evitare il passaggio di registro. Si arriva cioè alla nota principale con una
diteggiatura più consueta e affi2abile ( 1 23/45) del la' alternativo ( 1 2 3 /
4 67), che su certi strumenti suona più debole e crescente.
Non dimenticate:
• partite, accentando, sul battere;
• benché il fiato debba uscire con un certo slancio per accentare bene,
l ' azione delle dita deve rimanere agile. Un attimo di tensione nel fiato non
deve incoraggiare un'analoga tensione nelle dita;
• eseguite il mordente prima a tempo lento, spaziando bene, per essere
sicuri che lo state suonando bene. Poi aumentate gradualmente la velocità,
fino ad arrivare a un deciso automatismo;
• non eseguite un doppio mordente.
o 2
3 <---
l
l
2 '
f.__
3
4
5
� l <-
Il portamento di voce introduce certe sfumature nell'uso di di teggiature
alternative, visto che si usa la diteggiatura di base, più sicura, per l 'appog
giatura, la quale riceve l'accento, mentre si riserva la diteggiatura al terna
tiva al mordente. Possiamo vedere un esempio di quanto andiamo dicendo
nel portamento di voce sul fa' . Useremo la diteggiatura abituale di mi per
l'appoggiatura e quella alternativa, sempre di mi, solo per il mordente.
Ricordate:
• l 'ornamento è solo una versione elaborata di una semplice appoggiatura
ascendente. L'appoggiatura inizia sul tempo forte, riceve l'accento, e segue
tutte le altre regole valide per una normale appoggiatura;
• il mordente non riceve alcun accento. È semplicemente un attimo di
moto melodico nel momento di legare con la nota principale.
tr
effe no
f' r f-1fr
o o r· g-r 1 rFFFitr
In passaggi rapidi tutte le note dell'abbellimento vanno eseguite come
note di uguale durata, e questa è l'interpretazione da applicare a questo
esercizio. Tutto l'abbellimento è naturalmente legato. Questo è lo schema
per trilli con gruppetto in do maggiore.
113
D a eseguire come:
etc.
Notate che nel trillo con gruppetto sul mi si usa la diteggiatura alterna
tiva soltanto per i primi due mi, poiché il terzo e il quarto mi sono colle
gati con il re inferiore nell'esecuzione del gruppetto. L'esempio seguente
indica le note alternative distinte da una freccia.
Mi alternativo per il trillo con gruppetto sul mi:
+ t
�
o 2
3 +- rrrcrrrrj
Osservate che la nota più bassa, il mi, per il trillo con gruppetto sul fa'
va presa con la diteggiatura alternativa, come indica la freccia sulla nota:
�
[ffff[j[F
Come nel caso del trillo con gruppetto sul mi, anche il trillo con grup
petto sul sol' usa l'alternativa soltanto sui due primi sol'. I tre la' usano
tutti la diteggiatura alternativa.
La' e sol' alternativi per il trillo con gruppetto sul sol':
-
l
t r r.
2
3
4
5
6
7
I l trillo sul la' usa un sol' alternativo per il gruppetto, e in . questo caso
si tratta della seconda alternativa impiegata per eseguire un mordente
sul la'.
Sol' alternativo per il gruppetto sul trillo di la' :
�
l
2
f[f(f(r [f
3
4
; ) +-
5
1 14
..... r ------
+ •
rm-r � l +
i H Hfjrtf+
• benché tutte le otto note dell'abbellimento siano legate, la nota su cut
risolvono va eseguita con un colpo di lingua;
• il trillo con gruppetto può essere risolto sulla nota superiore più vicina
(come negli esercizi) o sulla più vicina nota inferiore, ma mai sulla stessa
nota che riceve l 'ornamento.
ma mai frrrmr
Altre tonalità
fL :
�
.Il..
�
•
� IL
• •
• •
•
115
Non c'è segno di trillo sul fa" alto perché non c'è modo d i eseguirlo. Nuove
diteggiature alternative per la tonalità di fa maggiore sono:
si bemolle alternativo per il trillo la/si bemolle:
l
o
2
3
4
5 +-
& l
2
3
4
6
7 +-
& l
2
3'
4
!
7
l +- t: parzialmente chiuso
Osservate che per ottenere il re' alternativo ben intonato dovete coprire
parzialmente il teno foro. Un paragone tra il re' alternativo e quello usuale
vi dirà di quanto bisogna coprire il terzo foro.
Il mordente in fa maggiore
• ....
• .... • • .... •
.L
• .... • • • • � .L ..
��
.. L
Il
• •
• •
• •
• •
•
1 16
Non c'è ovviamente mordente sul fa basso. Notate che il mordente sul si
7 -
il l
i )filtrare i �
2
•
#-
=
-
7
� l
2
3
4
6
7 +-
ifiltrare �
-& l
_ÌI.
�5 ] <--
�
Vedi la nota sopra.
......, ......, �
J 1 J r1 1 J
':Wl' -l
J 1r r 1r r1
-
f' 1 r v 1v
......,
j
......,
�� ,J �
o l ......,
2
3
4
5 +-
Osservate che, come già col trillo breve su questa stessa nota, si comincia
con la diteggiatura abituale per il si bemolle e poi si passa al si bemolle
« truccato » per i battimenti successivi del trillo.
Il trillo da la' a si' bemolle usa sia un la' al tema tivo per il trillo sia un
sol' alternativo per il gruppetto:
2
e l
3
4
s•
6
7 +- • aggiungere per il gruppeuo
Il trillo dal re' al mi' richiede che si « ombreggi » o si filtri il terzo foro,
e il terzo dito deve scivolare molto velocemente a coprire tutto il foro per
eseguire il gruppetto sul do' :
-& 1
2
45
3.
Il trillo dal mi' al fa" usa il re' alternativo per il suo gruppetto :
-& l
2 +-
45
3 •
'* ....
- .... .... .... .... ....
4�"
._ ._
• •
• •
• •
4
3 o
4 +-
3
; l +- 5
k
119
o
2
�l
4
6
<---
• • • .. • •
• • • ._
,� j
• •
• •
• •
I I
�
O O
3 o 3
4 4 <---
! j .-
5
f1
Come già in altri casi precedenti, usiamo la diteggiatura consueta per l'ap
poggiatura e quella alternativa per il mordente quando leghiamo con la
nota principale. Queste alternative, per re e mi bemolle, sono le stesse
richieste per il mordente (vedi paragrafo precedente) e non abbiamo quindi
bisogno di ripeterle.
120
---
r 1 r f' 1 f' j pL
I trilli sul re e sul mi bemolle tornano a presentarci un problema non facile :
come passare dalle diteggiature normali alle alternative a metà di un abbel
limento. Il trillo sul fa' usa un mi bemolle alternativo per il suo gruppetto.
Re alternativo per il trillo con gruppetto sul re :
o l o l
3 3
; )-
4 o
4 <--
5
li
i=-i=t=
Nota: usate le alternative nel modo indicato qui sotto:
' ' i
trillo O 2
Incontriamo qui tre nuove alternative nella chiave di mi bemolle: dal sol'
al la' bemolle, dal la' bemolle al si' bemolle, dal re' al mi' bemolle:
Sol' alternativo per il trillo sol' /la ' :
l <-
! �
6
7 <--
2
3
4
5 +-
6
Nota: partite col si' bemolle usuale e ricorrete alla diteggiatura « truc
cata » per il secondo si' bemolle. La diteggiatura alternativa dà un suono
« crudo » ma intonato.
Re' alternativo per il trillo re' /mi' bemolle: è lo stesso re' alternativo
che abbiamo già incontrato, il quale per essere intonato richiede una par
ziale copertura del foro 3, ma qui ci arriviamo da un mi' bemolle anziché
da un mi' . Quindi dobbiamo far trillare un unico dito, il 7 , anziché il 6 e
il 7 insieme:
! 6Juare �
l
0 2 ....
6 �
7 <--
Anche qui, le diteggiature alternative sono usate come nel caso del mor
dente citato sopra. Ma ricordate che dovete sempre eseguire l'appoggia
tura con la diteggiatura normale.
Sono due: un fa' diesis alternativo, già citato, che si ottiene coprendo
solo il foro portavoce. La nota è nitida e di solito molto bene intonata.
Permette un agevole trillo dal mi al fa' diesis e u n facile mordente dal
-& 1 -& 1
2 2
4 4 -
5 <-- 5 aggiungere
per il gruppeno
123
esercizi: che anzi sono pensati per evitare di pensare. Dovrebbero invece
ciente automatismo. Non dovreste quasi pensare mentre eseguite questi
morbida, è espresso con << lere !ere lere » . È un po' difficile capire qui che
mente veloci. Il terzo tipo di articolazione suggerito da Ganassi, quella
cosa avesse in mente, visto che non descrive come e dove mettere la lingua
per produrre il colpo « le >> . Probabilmente la posizione è simile al << re >> ,
ma forse il colpo viene portato un po' più indietro sul palato. Ganassi con
tinua poi mostrando varie combinazioni di queste tre categorie di artico
lazioni usando le cinque vocali, per esempio: « taka teke tiki toko tuku » .
Egli consiglia d i provare con tutte l e vocali per scoprire quale si adatta
meglio al vostro caso. Nella categoria intermedia, oltre a « tere >> dà anche
<< dere » e perfino « kere ». Purtroppo Ganassi non offre esempi musicali
cui applicare le sue articolazioni. Nell'insieme le sue indicazioni sono per
noi misteriose non meno di quanto siano esplicative. Ciò che risulta con
chiarezza è che egli usava i colpi di punta e di fondo tipici del doppio colpo
di lingua moderno, e che variava estremamente le sue articolazioni .
Come g i à sappiamo, un suonatore competente di flauto dolce u s a lingua
e fiato insieme in modi estremamente variati per creare sottili differenze
di attacco, dal più morbido e leggero al più deciso ed esplosivo. La delica
tezza necessaria per compiere questi movimenti sfida quasi la descrizione,
e certo impedisce qualsiasi trascrizione sensata in equivalenti verbali. Forse
Ganassi cercava di descrivere l'indescrivibile. E forse ciò che un bravo
suonatore riesce a fare è molto simile a ciò che Ganassi tentava di dirgli.
6. SUONARE INSIEME
FARE musica con una compagnia di nostro gusto è uno dei passatempi più
gradevoli che l'uomo conosca. Il flauto dolce vi spinge, per la sua stessa
natura, verso questa apprezzabile prospettiva. Pianisti e clavicembalisti
sono autonomi; buona parte del loro repertorio è costituito da composi
zioni solistiche. Ma se un suonatore solitario di flauto dolce può senza
dubbio trarre un personalissimo piacere nell'eseguire preludi e danze senza
accompagnamento, le autentiche gioie dell'esperienza musicale vanno cer
cate nel suonare insieme la letteratura non solistica. Ce n'è una grande
quantità, dal Medioevo all'età barocca, ma è soprattutto il Rinascimento,
il periodo cioè che va dal 1 450 al 1 600, a rifornire i complessi di flauti
dolci: sono chanson, canzoni, fantasie e danze nelle quali gruppi di suona
tori dilettanti di flauto dolce cercano - e trovano - i loro piaceri.
La prima volta che vi disponete a suonare un duetto con un amico è
un'esperienza quanto mai eccitante. E se tutto procede bene, come accade
di solito, comincerete a guardarvi intorno alla ricerca di un terzo, poi di
un quarto compagno, forse addirittura di un suonatore di basso, ed ecco
di colpo formarsi un complesso di suonatori di flauto dolce che raccolgono
una doppia sfìda: non solo suonare i propri strumenti, ma suonarli insieme.
Suonare insieme è un lavoro di gruppo, nel senso che i partecipanti de
vono fare, insieme, cose diverse per raggiungere un obiettivo comune. La
stessa definizione è valida per ogni sport di gruppo, anche se varia natu
ralmente ciò che si fa, quanto si fa insieme e a che scopo. Ciò che non
cambia è lo spirito di gruppo, il senso dell'insieme, una comunità tesa nello
stesso sforzo.
La maggior parte dei gruppi non segna il tempo con la precisione propria
ai musicisti, eppure vi sono equipaggi di canottieri o fìle di pagaiatori
Non c'è un vincente. Il lavoro di gruppo, in musica, non è una finta guerra,
come nello sport, ma una finta pace. Lo sforzo non consiste nel lottare
contro altri ma nel collaborare con loro. Che raffinata, civile attività è
fare musica!
Bisogna considerare parecchie cose quando si suona insieme: trovare
un posto comodo e adatto per incontrarsi, decidere come orientare la riu
nione musicale, quale sarà il programma, chi eventualmente dirigerà il
gruppo, imparare ad accordare gli strumenti e a suonare insieme a tempo.
Ci sono poi varie cose da perfezionare: l'articolazione, la dinamica, la stru
mentazione. E se infine volete celebrare l 'esperienza fatta insieme, potete
decidere di preparare e presentare un programma costi tu i to dei vostri pezzi
migliori. Esamineremo a turno ognuno di questi elementi, ma cominciamo
anzitutto con l'esaminare il requisito primario per suonare piacevolmente
insieme: un atteggiamento benevolo.
Ci si aspetta che un esecutore professionista sappia fare col suo stru
mento ciò che vuole. Il professionista dice implicitamente all'ascoltatore,
si tratti di una singola persona o di un vero e proprio pubblico : « Ciò che
sentirete risponde perfettamente alle mie intenzioni >> . Il suonatore dilet
tante, invece, sapendo che la sua esecuzione musicale non sarà perfetta,
dice: « Ciò che sentiamo, voi e io, non risponde esattamente alle mie
intenzioni >> . Anche se ha un'idea quanto mai raffinata dei suoni che desidera
produrre, i suoi limiti tecnici lo bloccano. Nell'attività del dilettante di
musica è quindi inevitabilmente presente un elemento di frustrazione. Il
suo ego è in posizione precaria, vulnerabile. È il suo critico più severo, che
maledice le dita goffe e l'attenzione languente perché lo portano a fare
« stupidi >> errori.
È bene quindi che i membri di un gruppo si sforzino di comportarsi con
tatto, e rispetto reciproco. Questo elemento essenziale è troppo spesso
trascurato. È vero, non sempre esiste nei complessi professionali un'atmo
sfera di tolleranza e di indulgenza. I membri di uno stimatissimo quartetto
d'archi famoso in tutto il mondo, per esempio, non si rivolgevano mai la
parola se non durante le prove, e anche allora con grande aggressività. Forse
questo tipo di rivalità o di emulazione era necessario per ottenere quei ri
sultati da tutti apprezzati . Per conto mio ho sempre trovato che le prove
sono più produttive se vengono condotte con buon umore e con pazienza.
Per dei dilettanti questa è senza dubbio una necessità assoluta. Occorre
più tatto per suonare insieme che per quasi ogni altro tipo di rapporto.
Il fatto stesso di far musica insieme è, o dovrebbe essere, educativo.
Dove suonare
specie se nel forno sta cuocendo qualcosa. Attenti però: non mangiate e non
bevete quando suonate. La saliva comincia inevitabilmente a diventare più
abbondante e può causare una sgradita formazione di residui nella camera
d'aria del vostro flauto. Non sono un fissato: un esperto ì:iparatore mi ha
assicurato che quando revisiona dei flauti è in grado di dire chi mangiava
biscotti e formaggio e chi beveva vino suonando. Megli0 quindi tener da
parte i rinfreschi per l'intervallo.
Chi dirige?
gliato, non ripete i << da capo >> o cose del genere. È anche spiacevole che
perché qualcuno non ascolta le istruzioni e quindi parte nel momento sba
134
due membri del gruppo s i contendano la posizione d i direttore nello stesso
momento. Se occorre un direttore, lasciate che la persona scelta faccia il di
rettore (o la direttrice, s'intende) : gli altri aspetteranno il loro turno con
i brani seguenti. L'idea di avere direttori a rotazione è ottima, e tutti an
drebbero incoraggiati ad assumere a turno questo ruolo per ampliare le
proprie capacità. Dirigere il gruppo è, dopotutto, una componente della
bravura di tutto il gruppd, e tutti dovrebbero avere l'opportunità di svi
lupparla.
Intonazione
gli esatti intervalli nel passare da una nota all'altra. È un'abilità che si svi
Quando suonate un flauto dolce da solo, suonare intonato significa sentire
luppa via via che vi andate familiarizzando con i giusti intervalli. È un po'
come fischiare o canticchiare un brano da solo cercando di riprodurre la
melodia con intonazioni precise, benché col flauto dolce le cose siano molto
più facili, visto che la diteggiatura esatta fornisce un'approssimazione ec
cellente alla nota voluta. Quando suonate il flauto dolce con altri, non avete
più bisogno di basarvi sulla percezione soggettiva di ciò che è o non è
intonato. Disponete invece dei risultati oggettivi del vostro suono insieme
con il suono degli altri esecu tori . Quando cercate di ottenere la stessa
altezza (unisono) con qualcun altro, sentite dei battimenti e cercate di
eliminarli arrivando a un unisono senza battimenti. Quando vi intonate su
vere questi due fenomeni con le sole parole, senza una dimostrazione fisica,
auricolare, ma siccome sono entrambi utilissimi per intonare le voci di un
gruppo farò del mio meglio per spiegarmi . Attenzione, prego .
per esempio dei suoni differenziali - e con un certo fastidio - quando suo
niamo duetti su due contralti o due soprani. Sono quel ronzio all'orecchio
che cerchiamo di ignorare continuando a suonare i nostri strumenti. Se
questi suoni, come dovrebbero, sono in accordo con gli intervalli che stiamo
eseguendo, li percepiamo meno. I suoni differenziali sono prodotti dal no
stro orecchio. La loro descrizione - che non è una spiegazione! - è questa:
quando arrivano all'orecchio due altezze sonore diverse, l'orecchio crea un
suono ronzante la cui vibrazione ha una velocità pari alla differenza tra
l'altezza superiore e quella inferiore.
Forse questa descrizione ha un suono familiare al vostro orecchio? Do
vrebbe, in effetti: perché è la stessa che abbiamo usato per descrivere il
fenomeno di pulsazione dei battimenti, tranne che qui le due altezze sono
più distanti l'una dall'altra e quindi i battimenti sono molto più rapidi
tra di loro, tanto rapidi che cominciamo a percepirne il veloce ronzio come
un'altezza distinta. La spiegazione che do abitualmente ai miei allievi, per
mostrare la relazione esistente tra battimenti e suoni differenziali, è la
seguente.
Io e un'altra persona incominciamo a cercare sui nostri contralti un
perfetto unisono privo di battimenti sul sol' aperto (col solo secondo dito
della mano sinistra). Quando ci siamo riusciti, mentre il mio compagno
tiene la nota, io incomincio a calare di suono portando gradualmente il
primo di t o sul primo foro, il terzo sul terzo foro e infine il quarto sul
quarto foro, producendo cosi una diteggiatura alternativa per il mi che
si trova sotto il sol' del mio compagno. Che cosa succede tra queste due
note ? Prima sentiamo un battimento che si fa tanto più rapido quanto
più la mia nota scende. Poi questo suono si trasforma in un ronzio stridulo,
discordante, poi in un bisbiglio indefinito, e quando finalmente arrivo al mio
mi, il bisbiglio assume un'altezza identificabile, un do che è due ottave
e una terza maggiore sotto il mio mi.
8 Il tr •
suono diHerenziale
suono differenziale
Facendo slittare il terzo dito sul suo foro per produrre un do, il suono
differenziale sale di nuovo, e arriva questa volta a un do che è un'ottava
sotto il do che sto suonando.
138
suono differenziale
F-:-_:
raggiunge la sua sonorità più chiara, più nitida, più caratteristica. Una
quinta perfetta tra due suoni, per esempio dal do al sol' , è cosl
w--· 4'
5'
perfena
-pcrfèila � 1erza
<...-9- 1erza mi nore
maggiore
l 'equilibrio su una corda tesa ballando lo shimmy. Può piacere a chi lo fa,
ma l'idea di far parte del suo gruppo mi rende quanto meno perplesso.
del complesso. t un fatto poi che in certi giorni sentiamo meglio che in
In caso di dubbio possiamo quindi interpellare uno dei nostri colleghi
altri. Il nostro orecchio è più fine se siamo ben riposati e svegli. Quando
siamo stanchi la nostra attenzione cala, nell'udito come in tutto il resto.
Nello sforzo di suonare intonati ci si aiuta l'un l'altro nel gruppo. Non
è facile, suonare intonati. Non è mai facile. Ma lavorando insieme possiamo
farcela.
La prima questione da chiarire è: vogliamo intonarci all'altezza normaliz-
140
zata, la-440, ottenuta da un diapason o da un accordatore elettronico, op
pure vogliamo semplicemente accordare i flauti dolci fra di loro? Poiché i
flauti dolci variano talmente nel loro rapporto con l'altezza normalizzata,
io raccomando il secondo sistema, tranne quando si suona con uno stru
mento a tastiera, sul quale bisogna ovviamente accordarsi.
Se il vostro flauto dolce << cresce >> , tirate un po' in fuori il pezzo centrale
del bocchino: cosl facendo allungate il tubo e perciò si abbassa l'altezza
del suono. Se il flauto « cala », tornate a spingere i due pezzi dello stru
mento l'uno contro l'altro. Lo strumento col quale tutti gli altri si devono
intonare è il flauto più calante anche con i pezzi inseriti l'uno contro l'altro.
Se qualcuno possiede un flauto particolarmente calante, non è bello che
imponga questo difetto a tutti gli altri suonatori. Meglio quindi metterlo
da parte fin quando sia stato riaccordato.
Allungare i pezzi di un flauto dolce fa calare soprattutto le note aperte
(per esempio il re sul soprano e sul tenore, il sol sul contralto e sul basso),
quindi non sono queste le note da prendere a riferimento per intonarsi.
Le note meno colpite vanno anch'esse evitate (il mi della seconda ottava
nel soprano e nel tenore, il la della seconda ottava nel contralto e nel
basso). Evitate quindi di accordarvi sul la, anche se questa è spesso la prima
nota che viene in mente. Le note buone per accordarsi, su ogni flauto dolce,
sono quelle che si eseguono con tre dita e col pollice della mano sinistra.
Sono note stabili che devono essere intonate senza bisogno di usare al
cuna diteggiatura speciale. Se non sono intonate, lo strumento è proba
bilmente difettoso. Sono le note che regoliamo, tirando o spingendo i pezzi
dello strumento, per ottenere l'intonazione di tutto il gruppo.
Quando due colleghi esecutori si mettono insieme per suonare qualche
facile duetto, devono intonare i loro contralti sul mi' o sul re', o i loro so
prani sul si' o sul la', o su qualche unisono comune a due flauti di dimen
sioni diverse, e cominceranno a canticchiare. Possono decidere- di tener
conto o no dei suoni differenziali mentre vanno serenamente avanti. Ma
quando si suona in gruppo è necessario un sistema d'intonazione più accu
rato. Io consiglio il seguente:
• Cominciate dai tenori, intonandovi su un unisono senza battimenti sul
sol basso. Ognuno deve tirare o spingere i pezzi dello strumento fin quando
l'unisono è perfetto.
• Mentre i tenori continuano a suonare il sol, su cui si sono intonati,
tore deve scoprire d a s é quali note del suo strumento vadano regolate indivi
dualmente mediante il fiato o la diteggiatura per essere intonate. Quasi tutti
i flauti dolci non sono perfettamente intonati nelle loro varie parti o hanno
qualche altra imperfezione, quindi è utile sapere quando bisogna modifi
care le cose col fiato o con la diteggiatura. Per esempio, le due note più
basse di molti strumenti tendono a crescere e bisogna soffiare con garbo
per attenerle giuste. Può darsi che le ottave siano sfasate di larga misura,
e vanno allora regolate col fiato o con la diteggiatura. Un esercizio preciso
e un ascolto attento aiuteranno il suonatore a decidere come intonare me
glio le singole note del suo strumento.
Quando i flauti dolci siano stati accordati, tocca agli archi - se ce ne
sono - di accordarsi sull'altezza definita dai flauti dolci. Ma qui c'è un
pericolo in agguato. Se i flauti dolci non sono stati realmente scaldati,
non appena li si suona il loro diapason sale quasi immediatamente, e
continua a salire. Un suonatore di strumenti a corde, se è saggio, prende
un'altezza un poco più alta di quella dei flauti dolci per accordarsi: quando
questa regola è stata trascurata ho assistito a parecchi disastri. I flauti dolci
salgono tutti insieme, mentre gli archi restano indietro. E naturalmente si
infastidiscono. Lo stesso accade ai suonatori di strumenti ad ancia, che si stan
cano sempre di più nello sforzo di « tener dietro » a un diapason crescente.
Il mio consiglio : se siete tanto fortunati da avere altri strumenti nel vostro
complesso, continuate a riaccordare i flauti dolci fino a riportare l'altezza
del diapason là dov'era quando avete cominciato. Di norma questo signi
fica scostare un poco i pezzi di ogni strumento.
Se tutti partono insieme, è logico intonare il primo accordo. Nella mu
sica antica è sempre un accordo consonante. Se l'accordo non suona into
nato, il modo di correggerlo è questo:
• Intonate la fondamentale (cioè la nota più bassa) dell'accordo con le
sue ottave.
• Intonate la quinta più bassa sulla fondamentale e poi ognuna delle sue
ottave.
• Intonate le terze.
Altri accordi facili da intonare sono : l'ultimo accordo del brano, l'ulti
mo accordo di un dato pezzo, o gli accordi consonanti alla fine di certe
frasi. Un esempio di quest'ultimo caso lo troviamo in un corale di Bach
che procede frase per frase, ognuna delle quali termina su un accordo con
sonante sotto un segno di corona (che indica il prolungamento ad .libitum
della tenuta dei suoni): 171 . Il metodo d 'intonazione in un brano di questo
genere è di intonare, a turno, l'accordo iniziale, poi l'accordo sotto ogni
corona e quindi l'accordo finale. Quando questo è stato fatto, tornate da
capo e suonate la sequenza di accordi a tempo, quattro battute per ogni
accordo a tempo moderato. Se la cosa è fattibile con tutti gli accordi into
nati, suonate il brano cosl come è scritto. Troverete che l'intonazione è
parecchio migliorata, poiché il vostro orecchio aspetta le serie di modula
zioni sulle quali il corale è costruito.
Nelle musiche per danza il primo e l'ultimo accordo di ogni sezione sono
spesso uguali, ma in posizioni diverse, ossia sono presenti le stesse note
1 42
ma in ottave diiferenti. Suonare due versioni dello stesso accordo, come
capita in questi casi, è estremamente u tile e rivelatore.
Quando due voci confluiscono in un unisono o in un'ottava c'è l 'occa
sione per verificare l'intonazione, e, se c'è un problema, gli esecutori coin
volti devono fare una nota che tutti possano sentire in questo passaggio.
Anche le quinte e le quarte tra le voci sono quasi altrettanto buone a que
sto scopo: gli intervalli perfetti sono i più facili da sentire. Eseguire un
brano bene intonato richiede un serio lavoro da scalpellino, levigando volta
a volta ogni intervallo finché l'intonazione risulta perfetta.
Suonare a tempo
tale piacere avere un buon motivo per distrarsi senza doversi preoccupare
delle diteggiature! Notate che dico di « pronunciare » il ritmo, usando la
sillaba « da » o quella che volete, non di cantarlo. Presento sempre questo
via dalle singole voci. È una tecnica che mette inevitabilmente in luce chi
risulta, una specie di canto sacro ritmico in cui le figure emergono via
cellente, si capisce, per tener presente le altre parti, oltre alla propria. È
anche un po' malizioso, nel senso che per riuscire bene richiede una certa
È utile che ognuno suoni a turno ogni parte, usando ogni strumento
pratica.
adatto. Quindi potete dividere il gruppo in due, e ogni metà suonerà una
parte, eseguendo soltanto varie combinazioni di due parti. Un ulteriore
sviluppo di questa idea è la tecnica che chiamo « aggiungi-una-parte » , che
funziona bene specie in brani strutturati a sezioni, come le danze polifo
niche di John Dowland e di Anthony Holborne. In questo esercizio ognuno
suona sempre lo strumento richiesto dalla sua parte. Prima si suona tutti
quanti la parte più alta, poi si fa una ripetizione, a tempo, e tutti meno i
soprani - che continuano a suonare la loro parte - passano alla seconda
linea, producendo cosl un duetto asimmetrico. Poi si ripete ancora una
volta il passo, e tutti passano alla terza linea a eccezione dei titolari delle
due voci più alte, i quali continuano a ripetere la loro parte. Il sistema ri
chiede che si facciano tante ripetizioni quante sono le voci richieste dal
brano. Il suo pregio maggiore sta nel fatto che permette ai suonatori di
ascoltare la tessitura del brano mentre viene « montato >> , strato per strato.
Gli esecutori delle parti più basse acquistano familiarità con le parti supe
riori prima di passare a suonare le proprie, e gli interpreti delle parti su
periori acquistano maggior sicurezza attraverso la ripetizione. La loro atten
zione è libera e possono rendersi conto di ciò che sta succedendo nei righi
Articolazione
gerà tutti ad ascoltare con più attenzione cosa e come stanno facendo gli
omogeneità aumenta la chiarezza e la coerenza della musica, e incorag
altri.
Succede spesso nella musica rinascimentale (ma anche prima e dopo que
sto periodo) che varie voci suonino in tempi diversi contemporaneamente:
6/8 contro 3/4, per esempio, è una contrapposizione frequente. È usata
costantemente nella splendida danza Mvylinda di Anthony Holborne. « Mvy-
144
linda >>, cioè muy linda, significa in spagnolo « molto bella » , e questa mu
sica lo è di certo. Mvylinda è un brano a cinque voci con tre sezioni ripe
tute. Ogni voce passa continuamente, quasi a ogni battuta, da 3/4 a 6/8,
ed è raro che tutte le cinque voci suonino insieme lo stesso tempo. La
tessitura che ne risulta ha un'estrema brillantezza e vivacità, che viene
messa ancor più in risalto se l'articolazione è appropriata. Nella sezione ini
ziale, che riportiamo qui di seguito, ho aggiunto segni d'articolazione di due
tipi. Su alcune semiminime ho segnato una linea con un punto sopra: r,
i l quale serve a indicare che queste note vanno suonate leggermente stac
cate e con un lieve accento prodotto col fiato. Su alcune crome ho segnato
�.
un punto, a significare che la nota va suonata molto breve ma senza ac-
�ento prodotto col fiato: Il criterio è questo: in 6/8 le crome sono
articolate in modo da suonare come due gruppi di tre:
« laa-la-la, laa-la-la »
u LJ u
« laa-la, laa-la, laa-la »
Mvylinda
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Dinamica
Strumentazione
sopra. Le parti per contralto e tenore sono annotate alla loro altezza reale.
Per questo, quando osservate una partitura di musica per flauti dolci, il
soprano sembra più basso del contralto.
L'autentica altezza sonora della nota più bassa del flauto dolce basso è
il fa con tre tagli addizionali sotto la chiave di violino, ossia la quarta riga
della chiave di basso. Quindi l'estensione del flauto dolce basso è a cavallo
di due chiavi, e annotarne la m usica all'altezza sonora reale costringerebbe
147
a usare molti tagli addizionali, qualunque sia la chiave usata. Perciò è uso
corrente annotare le parti di basso un'ottava sotto il loro suono reale, inse
rendole comodamente nella chiave di basso. Anche qui, un piccolo 8 sopra
la chiave indica questa trasposizione: � . Lo schema seguente illustra le
estensioni effettive dei flauti dolci e le loro trasposizioni abituali:
chiave di violino �8
. Naturalmente il risultato è che i flauti suoneranno la
nomorno basso e
cornamusa bassa racket di basseno racket basso
J
o ')= .§222
tm-
�:
qua Chorbuch. E potete usare i tenori per le parti alte. -Il suono scuro
rinascimentale tedesca pubblicata dall'editore Schott nella collezione Anti
forma uno splendido contrasto col cinguettio argentino del gruppo che
Il ' . , l l : l . l l St zl " " ' l " " iì � " • " 1 , 'H
cant are. Molta musica che noi suoniamo è scri t t a in lingu aggio fondamen
talmente vocalico. Questo vale praticamente per tutta la musica rinasci
mentale, con l 'ovvia eccezione della musica per clavicembalo, l i u t o , com
plesso di viole, canzoni strumentali eccetera. Ceno, se la musica è dotata
di parole è possibile cantarla. Molte chansons, Lieder , frottole e s i mili non
esigono voci addes trate per essere esegui t e . Anzi, spesso suonano meglio
cantate col suono un po' rigido proprio di voci non addestrate che non
col suono ricco, accul turato, denso d i vibra to, che usano invece i cantanti
odiern i .
Va da s é c h e l e linee melodiche vanno cantate intonate, ma l a cosa n o n
è difficile quanto porrebbe credere u n cantante inespe rto. A c h i ha pra ti
cato poco o niente i l can to ma desidera « but tarsi >> , consiglio :
• Scegliete musiche semplici, ossia omofoniche (con t u t t e le parti che
procedono insieme allo stesso ritmo) e con una estensione poco ampia per
ogni voce. La collezione Antiqua Chorbuch già citata fornisce mol to ma te
riale adatto e piacevole per il corista in nuce.
• Suonate prima l a vostra parte sul flauto dolce. Nessuno si aspet t a che
u n principiante canti l a sua parte a prima v i s t a .
• Imparate la v o s t r a parte a memoria : ot terrete migliori risu l t a t i . Potete
ad alta voce (come quando si canta) e parlare a bassa voce (come quando si
suona il flauto dolce). Non abbiate paura di cantare la nota sbagliata o
fuori tonalità. Queste cose si correggono ripetendole e applicando le regole
indicate qui sopra; ma se cercate di emettere la voce con la stessa minima
pressione di fiato adatta al flauto dolce finirete coll'incontrare serie de
lusioni.
Quando il gruppo è riuscito a << mettere insieme >> un paio di brani, tutto
diventa molto più facile e divertente. Il canto a più voci è un passatempo
musicale comune in Inghilterra ma molto meno in altri paesi, dove tanti
dilet tanti si tormentano in preda alla delusione : pensano d'essere incapaci
di distinguere i suoni, e per dar sfogo al loro amore per la musica si rivol
gono alla pratica strumentale.
Chi dice d'essere incapace di distinguere i suoni dice un controsenso,
perché se ne fosse davvero incapace non potrebbe cogliere la differenza tra
ciò che canta e ciò che indicano le note. E poi, perché mai una persona del
genere dovrebbe provare interesse per la musica? Io sono del parere che
i soli veramente incapaci di distinguere i suoni sono i sordi. Può darsi che
in qualche gruppo di suonatori dilettanti di flauto dolce tutti i membri
abbiano esperienza in materia di canto (e in molti gruppi c'è almeno uno
che ne sa qualcosa ) , ma ci sono gruppi in cui non c'è nessuno, o almeno
cosi pensano tutti i membri. Ma allora, chi è che durante i campeggi estivi
canta intorno al fuoco canzoni con o senza la bottiglia in mano, o intona
la canzone del gruppo durante una gita o una partita di calcio scolastica?
No, penso che siano davvero pochi, pochissimi quelli che non hanno mai
costretto le loro corde vocali a cantare. Qui di seguito c'è qualche esempio
per cominciare a usare il canto insieme col vostro flauto dolce.
Un famoso canone inglese del XIII secolo, Sumer is icumen in (Viene
l'estate), è un brano adatto a un cantore principiante. Questo canone circo
lare o perpetuo, detto rota, è per quattro voci che entrano a intervalli di
due battute (benché sia perfettamente possibile realizzare fino a dodici
entrate a intervalli di due battute). Sotto il canone c'è un refrain, o pes,
cioè un motivo ricorrente di due battute che è in se stesso un minuscolo
canone a due voci.
Il canone Sumer
Jil
Sum - er is i - eu - men in,__ lhu - de sing eu - eu,
152
4 Jj -+7-4t1LU J) I 4J
9
grow-eth sed and blow-eth med, and springth the wu-de
�$]_ l r ·
nu;
J· l E' E' l
Sing eu -
t 9 J J1 ± J'1 1 r
Bui
�rHLJ r m-·
- lue ster - teth, buek - e ver - te th, Mur - i e sing eu - eu
J • 1 r· E' 1
Cu - eu,
�� �n r· r.- 1
pes ( basso ostinato)
r· �' l J. J. l J. :J Jì:ll
St
sing eu - eu nu . . .
� J. - sing
=j. l J.
eu
-
-
'"
eu nu . sing eu - eu
Poiché il pes è costituito soltanto da otto note che usano solo cinque
diverse altezze, è il pezzo giusto da affidare ai cantori più timidi del gruppo.
Ci sono vari modi per presentare questo incantevole canone:
• Cominciate col cantare il canone tutti all'unisono, poi, dopo una ripeti
zione del basso ostinato, fate entrare le voci a una a una fino a che rutti
cantino. Alla fine, le voci terminano una per volta, e l'ultima a entrare è
anche l'ultima a uscire. Il momento in cui eliminare il basso ostinato è a
vostra scelta. Di solito si ottiene un miglior effetto se l'ultima voce canta
il suo brano finale senza accompagnamento.
• Eseguite il canone prima sugli strumenti, e ogni persona che suona la
parte poi la canterà. Non appena ciascuno ha finito la sua parte col flauto,
torna immediatamente da capo e la canta tutta intera, poi riprende ancora
a eseguirla sul flauto per la terza e ultima volta. Questo schema crea una
gradevolissima tessitura composta prima da tutti gli strumenti che ven
gono gradualmente sostiruiti dalle voci, le quali poi cedono a loro volta
il passo agli strumenti. Il problema di come usare il basso ostinato in
questo schema è sempre una questione di gusto e di scelta personale.
153
Esporre nella loro completezza canone e basso ostinato richiede l'inter
vento di sei persone, quattro per la melodia e due per il basso ostinato, ma
può risultare efficace anche con un minimo di quattro, due per il basso e
due per il canone. Sono molti i canoni antichi e le rote ai quali applicare un
trattamento analogo.
La percussione
Gli strumenti a percussione sono sempre stati usati in grande varietà nella
musica occidentale, come del resto in tutte le civiltà musicali del mondo
intero. Esistono pitture antichissime di tamburi d'ogni forma e d'ogni di
mensione, di tamburini, di campane, d'ogni tipo di strumenti che produco
no rumore, usati per segnare il tempo e accentuare la battuta. Questi stru
menti ritmici sono cosl connaturati alla musica che non sorprende trovare
nei dipinti angeli, contadini e musicisti di corte in atto di martellare cam
pane, di percuotere tamburi con le dita o con bastoncini, di battere le
mani. Questa onnipresente attività percussiva è associata, s'intende, a un
certo tipo di musica. In molti casi le pitture lasciano capire con chiarezza
che specie di musica si stia suonando. Vediamo spesso scene di danzatori
con musicisti che, disposti ai margini, pensano all'accompagnamento; e può
trattarsi di una figura isolata che con una mano suona uno zufolo a tre fori
e con l'altra un tamburino di Provenza, oppure di un gruppo di tre o
quattro musicisti, uno dei quali suona un tamburo. I tamburi si addicono
alla danza, lo sappiamo bene. Meno sicuro è intuire che tipo di musica stia
interpretando un angelo intento a suonare un tamburello basco, ma una
figura in abito medievale che suona le campane può stare accompagnando
la lenta linea di tenore di un mottetto. Eccezion fatta per qualche schema
di accompagnamento di danze particolari, non sappiamo esattamente che
cosa suonassero questi numerosi strumenti a percussione, e quindi tocca a
noi decidere. Una musica costruita su un ritmo ben marcato e ricorrente
invita all'uso della percussione, mentre il fluire tipico di una composizione
polifonica in genere non la richiede. Ogni volta che l'intervento della per
cussione ci sembra adatto e risalta efficacemente, dovremmo ricorrervi libe
ramente. C'è una norma - una questione di gusto, se vogliamo - da osser
vare: meglio poco che troppo, in materia di percussione. Un semplice
schema ripetuto serve la musica meglio di un tamburellare elaborato pieno
di rilfs* e di sincopi improvvisate, che concentra troppo l'attenzione su
di sé. In un complesso piuttosto vasto di strumenti di forte sonorità, quali
le cennamelle, i cornetti, i tromboni medievali eccetera, una parte percus
siva elaborata accresce l'intensità d'espressione ed è quindi la benvenuta.
In un complesso meno sonoro basta un tocco per dare quella scintilla rit-
mica in più. .
L'Orchesography di Thoinot Arbeau, pubblicata per la prima volta nel
1 5 8 9, è un tra t ta to sulle danze di corte e di palazzo del xvr secolo che
V J J J J . N l J J J J. ll J l
e il tamburo accentua danza e musica seguendo il medesimo schema.
Un buon criterio da tener presente quando si programmano schemi per
cussivi per musiche di danza è quello di evitare tutto ciò che confonderebbe
i danzatori qualora suonaste per loro. Una percussione irregolare non serve,
ed è già abbastanza difficile per un percussior:ista inesperto suonare un
semplice schema in modo regolare e costante: quindi siate semplici e di
retti. Ricordate sempre che compito della percussione è di esaltare la musica,
e se decidete di avventurarvi nel campo delle sofisticazioni, accertatevi
prima se servano realmente alla musica.
I paragrafi seguenti vi offrono dei suggerimenti per stimolare la vostra
musa percussiva con strumenti diversi.
Tamburi. Ogni formato va bene. Tamburi più piccoli, dai suoni più acuti,
si adattano meglio a brani veloci suonati con strumenti acuti. I brani lenti
eseguiti da strumenti bassi preferiscono tamburi dal suono cupo e pro
fondo. Provate i diversi suoni ottenibili percuotendo il tamburo con una
bacchetta, con una mazza imbottita o con le dita. Battendo al centro o al
lato della pelle si ottengono timbri diversi. Battere il bordo del tamburo,
specialmente se la fascia è di terracotta, produce spesso un suono grade
vole e utile.
156
Tamburelli baschi. Sono tamburi molto bassi con sonagli inseriti nel cerchio
e la pelle tesa su un solo lato. Possono essere suonati percuotendo la pelle
con le dita, gesto che provoca al tempo stesso il suono del tamburo e il
risuonare dei sonagli. A seconda di come lo si percuote, il tamburello basco
fa risuonare più o meno forte i sonagli. Potete anche tenerlo per il bordo
e batterlo contro una gamba o contro l'altra mano, più sull'orlo che sulla
pelle, se volete fare suonare soltanto i sonagli. I percussionisti profes
sionisti producono un « trillo » tremolante sfregando adagio il pollice inu
midito o intinto nella pece greca lungo il bordo della pelle, e ne ottengono
un effetto « thrilli ng » che merita d 'essere imparato.
cati sistemi a doppie e triple corde. Nel xvrr secolo s i attaccarono degli
uncini alla traversa, uncini che, girati in modo da premere contro una
corda , alzavano i l suono di un semitono. Ho visto dei suonatori d'arpa,
che usano strumenti di forma antica senza uncini, ottenere lo stesso effetto
metallo. È una tecnica che esige una certa pratica. Cercando un poco tro
premendo la corda contro l a traversa con un'unghia o con u n pezzo di
desiderio di sentire altra musica che vederlo chiedersi : << Ma quando fi
nirà? » Più il gruppo musicale è inesperto, più vale questa regola. Da
quaranta a quarantacinque minuti di durata sono abbastanza per un con
certo senza intervalli, da un'ora e venti fino a un'ora e mezzo è la durata
giusta se è previsto un intervallo. Controllate la durata dei brani. Calcolate
20-25 minuti di pura musica se non c'è intervallo, 40-45 minuti con l'in
tervallo . Il resto del tempo serve per cambiare strumenti, sedersi, spiegare
o annunciare al pubblico i brani in programma, leggere i testi (se decidete
di leggerli) e, speriamo, per gli applausi.
162
sorprendente constatare che spesso questo gioco del << facciamo come se »
provoca realmente un istruttivo aumento del nervosismo e della distrazione.
163
Sarete nervosi, sarete eccitati, sarete distratti: quindi aspettatevi di esserlo,
e concen t ratevi. Cosl, quando il grande momento arriverà, sarete preparati.
Eseguendo musica offrite un dono al vostro pubblico. Fate sl che sia il
migl ior dono possibile. Preparatevi a fondo e bene, e ne sarete ricom
pensa t i .
7. SCELTA E MANUTENZIONE
DEL FLAUTO DOLCE
IN questi ultimi anni il problema della scelta del primo flau to dolce è stato
grandemente semplificato dall'avvento di buoni ed economici s trumenti di
plastica. Oggi è possibile acquistare un sopranino, un soprano, un con
tralto di plastica paragonabili, sia nell'aspetto sia nelle qualità sonore, a
strumenti di legno molto, molto più costosi.
Non tutti gli strumenti di plastica sono buoni, ma ci sono tre marche
di cui raccomando i prodotti : Aulos, Dolmetsch e Zen-On. Aulos produce
modelli di flauto dolce sopranino e soprano sia in due sia in tre pezzi (in
questi ultimi il pezzo inferiore è staccato da quello di mezzo) , tutti di
buona qualità, come del resto è buono il contralto in tre pezzi sempre
dell 'Aulos . Il soprano di plastica della Dolmetsch è eccellente, ha un tim
bro chiaro e sonoro, ed è lo s trumento più indistrut tibile (entro certi li
miti, si capisce) esistente sul mercato. I contralti della Dolmetsch sono
meno riusciti che non quelli prodotti dall'Aulos o dalla Zen-On. Il sopra
no Zen-On (ricalcato dal modello Stanesby Jr.) e il contralto della stessa
casa (modello Bressan) sono stati progettati d a quell'ottimo costruttore
bostoniano di ra.flinati flauti dolci che è Friedrich von Huene.. Sono en-
trambi eccellenti e rifiniti assai bene.
Sia l 'Aulos sia la Dolrnetsch producono un flauto dolce tenore di plastica,
ma né l'uno né l'altro si possono definire un successo. L'Aulos è pesante
da tenere in mano e tende a crescere, oltre a presentare altri difetti a
questo riguardo. Il tenore di plastica della Dolmetsch è perfino più stonato
tra registro e registro. Questi due strumenti sono poco costosi, ma i loro
difetti d'intonazione causano non pochi problemi a un complesso che cerchi
di suonare intonato, quindi non raccomando - con dispiacere - né l'uno
né l'altro. Può darsi che questi fabbricanti riescano in futuri modelli a eli
minare i suddetti difetti di progettazione e si mettano in condizione di
fornirci un flauto dolce tenore economico, esigenza molto sentita.
Fino a questo momento nessun fabbricante ha ancora prodotto un basso
di plastica. Può darsi che la plastica, in uno strumento di queste dimen
sioni, non offra più i vantaggi che offre negli altri formati, perché il basso
diventa troppo pesante ed è più facile farlo di legno.
Nessun flauto dolce di plastica, prodotto in grandi serie, è di qualità
paragonabile a quella di un buon flauto in legno, ma la plastica offre certi
1 65
vantaggi, specialmente al principiante. Gli strumenti di plastica non « si
ritirano » e non si gonfiano come quelli di legno, e quindi non hanno mai
bisogno di essere risistemati. Se la camera d'aria viene ostruita da briciole di
pane o da altri residui la si può lavare con acqua e sapone. Lo strumento
di plastica non s'incrina quando la temperatura è fredda in inverno o calda
d'estate. Potete portarlo con voi sulla spiaggia e perfino tuffarlo nell'acqua
senza danneggiarlo. Se lo perdete non è una tragedia: con una somma mo·
desta ne comprate un altro esattamente uguale. E poiché provengono tutti
dallo stesso, identico stampo non c'è neanche il problema della scelta. I
flauti dolci di plastica sono più uguali tra di loro che i piselli in un baccello.
Lo svantaggio principale della plastica è che non assorbe l'umidità come
fa il tappo di cedro di uno strumento in legno. Di conseguenza la camera
d'aria di uno strumento di plastica è molto più incline a intasarsi. Si può
ovviare a questo inconveniente, in buona parte almeno, applicando di quan
do in quando alla camera d'aria una soluzione diluita di un detergente piut
tosto blando come per esempio il liquido per avorio. Basta una goccia di
detergente in un cucchiaio d'acqua . Fate gocciolare questa soluzione at
traverso la camera d'aria in modo che tutte le superfici - e anche il
labium - siano ben inumidite, poi soffiate via il liquido e asciugate.
L'azione inumidente del detergente riduce la tensione superficiale e fa sl
che l'umidità scorra via invece di fermarsi in forma di goccioline sulla su
perficie lucida della plastica. Questo trattamento basta di solito per pa
recchi giorni e può essere ripetuto fin che volete.
Gli strumenti di plastica sono l'ideale per i principianti. I bambini da
sette a nove anni dovrebbero cominciare con un soprano, poiché di solito
le loro manine non possono raggiungere l'estensione richiesta dal con
tralto. Per i principianti adulti, invece, di solito è meglio il contralto. Il
timbro più basso è più pastoso e più facile da controllare, e poi la maggior
parte della letteratura originale per flauto dolce è scritta per il contralto.
Primo obiettivo del principiante adulto è in genere poter suonare la musica
barocca, e quasi tutta è scritta per il contralto.
Qualcuno avanza contro lo strumento di plastica obiezioni di tipo este
tico: il legno è più bello, più caldo, più naturale. Verissimo: ma se guar
diamo agli effetti musicali uno strumento, quale che sia il suo aspetto o il
materiale con cui è costruito, è un arnese, un utensile e non un oggetto
artistico. Ciò che conta è quello che fa, non l'aspetto che ha, e nessuno
affida uno strumento delicato a qualcun altro finché quest'ultimo non abbia
imparato a usarlo. Il fatto è che un principiante il quale inizia con un
flauto dolce di legno di solito lo sciupa nell'imparare a suonarlo, e tanto
prima lo sciupa quanto più lo strumento è buono e raffinato. Un princi
piante dovrebbe arrivare al flauto di legno solo quando lo abbia meritato,
e nell'attesa dovrebbe rallegrarsi che esistano, per imparare, buoni stru
menti di plastica come quelli citati. Vi sono strumenti di plastica che sono
brutti (non però tra quelli che io raccomando) come vi sono brutti stru
menti di legno. Sia gli uni sia gli altri sono di solito strumenti musicali
di poca qualità, ma uno strumento bello a vedersi non è necessariamente
un buon « arnese » musicale.
166
spendere tempo e denaro per acquistare un flauto dolce che non vi renda
felice.
Non usate quei begli << scovoli » - un filo di ferro intrecciato e ricoperto
di peluria - che vengono di solito forniti col flauto dolce nuovo. I peli si
staccano facilmente e restano intrappolati nel foro centrale. Un pezzo di
spago con un piccolo peso a un'estremità e un pezzo di stoffa pulita (co
tone o lino) all'altra vi daranno l 'arnese adatto e senza peluria. Fate entrare
l'estremità più pesante nel foro e, tirandola dal basso, passateci dentro
il pezzo di tessuto. Poiché questo sistema non serve per la testa, potete
usare lo -scovolo già citato ma coprite la peluria fastidiosa con un pezzo
di stoffa. Ripulire è un'azione da compiere sempre con delicatezza. Sforzare
ripetutamente il foro con uno scovolo troppo voluminoso può finire con
l'alterarne le dimensioni, e in effetti lo allarga. Bisogna usare un'attenzione
particolare alla parte terminale del corpo centrale, dove il foro centrale
- negli strumenti di qualità - si contrae impercettibilmente.
Il flauto dolce può inumidirsi - e succede spesso - non solo a causa
dell'umidità da condensazione ma anche a causa della saliva che passa dalla
bocca del suonatore nello strumento. C'è chi emette più saliva e chi meno,
ma tutti dovrebbero cercare per quanto possibile di evitare che la saliva
entri nello strumento. A parte gli ovvi problemi di intasamento, la saliva
contiene sostanze chimiche le quali, con l'andar del tempo, formano un
residuo sulle superfici della camera d'aria a scapito dell'emissione.
E qui dobbiamo invitare il lettore a stare molto attento quando si tratta
di pulire una camera d'aria intasata dall'umidità. Il sistema corrente con
siste nel mettere un dito sull'apertura o taglio (la << finestrella ») per evitare
che lo strumento strida, poi nel soffiare energicamente attraverso l'im
boccatura. È un sistema sconsigliabile per svariate ragioni. Anzitutto le
172
dita non dovrebbero mai toccare il labium, perché sulle dita c i sono grassi
e sostanze chimiche deleterie per il legno. Poi ripetute pressioni del dito
contro la lama sottile e delicata finiscono col deformarla rovinando il
timbro. Terzo, soffiare aria ad alta pressione attraverso lo strumento non
gli fa certo bene. Quarto, l'aria umida del fiato pulisce meno che non
l 'insuffiare aria più secca dell'ambiente circostante. Quindi ·il modo giu
sto per pulire la camera d'aria è di aspirare aria dalla camera d'aria con
una rapida inspirazione. Questo metodo è più efficace, più silenzioso, e lo
si può applicare anche quando si prende fiato tra una frase e l'altra del
brano in esecuzione. E un punto importante, quindi ripeto: per pulire la
camera d'aria non soffiateci dentro, aspirate' Non toccate mai l'ugnatura con
le dita. Se non mi credete, date un'occhiata ai fori delle note: la scoloritura
del legno intorno ai fori vi convincerà che le dita esercitano un 'azione chi
mica sul legno.
Se il tempo è umido e afoso, oppure se piove o comunque il tasso di
umidità atmosferica è molto alte, gli strumenti si inumidiscono e rimangono
umidi: la camera d'aria intasata diventa allora un grosso problema. Una
soluzione è data da una goccia di detergente leggero in un cucchiaio d'ac
qua, come ho già detto prima. Un'altra è usare un asciugacapelli elet trico
in posizione « freddo » (non caldo ! ) tenuto in modo da inviare una cor
rente d'aria nell'imboccatura partendo dalla base. Questo sistema funziona
benissimo e non danneggia il flauto dolce, ma raccomando con una certa
trepidazione: aria fredda, non calda! L'aria calda lo danneggerebbe di
certo. Se il vostro asciugacapelli non ha il regolatore che permette di
avere aria fredda (ma credo che l'abbiano tutti), non usatelo per questo
scopo. L'asciugacapelli va usato semplicemente come un ventilatore porta
tile, che in effetti servirebbe ugualmente ma non dirige altrettanto bene
la corrente d'aria. Capito bene, caro lettore? Un asciugacapelli che emette
aria fredda aiuta a sgorgare la camera d'aria quando la giornata è brutta.
Revisione
Giunti allentati
stia alla base del tenone mentre l 'occhiello vero e proprio sporge un poco
all'infuori dello strumento. Avvolgete il filo coprendo via via questo oc
chiello, cercando di terminare il rivestimento dal lato su cui si trova l'oc
chiello. Poi inserite nell'occhiello l'estremità libera del filo e tirate sotto il
rivestimento sia l'occhiello sia il capo terminale del filo azionando l'altro
capo che sporge in basso. Tagliate le punte del filo e i due capi resteranno
ben fermi sotto il rivestimento. Il filo di rivestimento va tenuto lubrificato,
proprio come il sughero. Nel montare il flauto dolce avvitate i vari pezzi
invece di spingerli verticalmente l'uno nell'altro, e nell'avvitarli rispettate
la direzione in cui il filo è avvolto o il sughero è sovrapposto.
sulla parte inferiore del foro portavoce. Meglio evitare di intervenire sul
portavoce, specie sulla parte superiore, poiché questo intervento può altera
re l'emissione nei registri superiori quando si rovina il bordo del portavoce.
La' bemolle: aggiungete materiale alla parte inferiore del foro 7. Se i fori
sono due, al più grande dei due, quello a destra guardando lo strumento
dall'alto. Accertatevi di non far calare il sol basso mentre intervenite sul
la' bemolle.
La' alto (secondo registro) : aggiungete materiale alla parte inferiore del
doppio foro 6, su quello di destra.
Si' bemolle alto: aggiungete materiale alla parte inferiore del foro 5. Con
trolla te che il si bemolle basso non cali.
Si' alto: aggiungete materiale alla parte inferiore del foro 4. Controllate il
si basso e il do' alto.
Do' alto: aggiungete materiale alla parte inferiore del foro 4.
Do' diesis alto : aggiungete materiale alla parte inferiore del foro 3 .
Re' alto : come sopra.
Mi' bemolle alto e note superiori: con queste note si ottiene di norma un
risultato migliore riducendo o allungando verso il fondo il tubo di riso
nanza, controllando beninteso il fa basso e il si bemolle mentre interve
nite. Per tutte queste note, se il foro 7 è chiuso da una chiave - come
succede di solito con uno strumento tenore o basso - l'altezza del cusci
netto sopra il foro ha un certo effetto. Regolare la chiave in modo che il
cuscinetto venga a trovarsi un poco più vicino al foro può produrre l'ef
fetto calante desiderato.
Voglio concludere questo capitolo con alcune parole sul modo in cui
portare con voi il vostro flauto dolce. Se ne avete uno solo non ci sono
problemi, ma se acquistate flauti di diverso formato comincerete a guardarvi
attorno alla ricerca di qualche borsa o sacca capace di contenerli. Io uso
1 80
una grande borsa di tela. Ci metto dentro i flauti più piccoli nei loro
astucci individuali e il basso a pezzi, ogni pezzo dentro una spessa calza,
di quelle che . si portano con gli scarponi. I flauti più preziosi viaggiano
nei loro astucci rigidi dentro la borsa di tela. La borsa è molto larga
e molto robusta, e, come potete immaginare, a volte è piena zeppa e
pesante.
Ognuno trova naturalmente la soluzione più confacente ai suoi bisogni.
dal freddo, dagli urti quando li portiamo in giro. t utile una soluzione che
Bisogna solo essere sicuri che gli strumenti siano protetti dalla pioggia,
UNo dei piaceri che procura suonare il flauto dolce è quello della scoperta.
Godere nel far rivivere i suoni di un brano di musica antica, sentire vicino
a sé un compositore vissuto in tempi remoti, provar soddisfazione nel ca
pire sempre meglio forme musicali desuete: tutto questo fa parte del pia
cere che procura suonare il nostro strumento. C'è anche un pericolo, si
capisce : è la « sindrome antiquariale », l'idea errata che rutto ciò che è
antico debba essere necessariamente buono. Purtroppo l'età non è, neanche
in musica, garanzia di qualità. Ma le scoperte deludenti non fanno che ac
crescere il piacere derivante da quelle entusiasmanti. L'esecutore serio ten
derà naturalmente a fare le sue scoperte da sé, rifiutando di limitarsi alla
produzione degli editori di musica per flauto dolce e rifiutando l'intervento
dei curatori. Edizioni rigorose di musica antica, che comprendono le opere
complete di determinati compositori, sono oggi facilmente disponibili pres
so ogni biblioteca musicale che si rispetti, ed è qui che si possono fare
le scoperte più sostanziose. Lo sguardo panoramico che segue mira ad
aiutare chi vuole intraprendere queste scoperte. Quanto al flautista meno
incline all'avventura, a chi trova più comodo suonare sulla base di ver
sioni preparate da curatori, le informazioni che diamo qui possono servire
a fargli capire meglio la musica che suona, aiutandolo a diventare un ese
cutore più sicuro di sé e più intelligente. Questo nostro panorama generale
non pretende certo di essere una storia della musica occidentale . . Ce ne
sono a sufficienza, di storie del genere, e parecchie sono eccellenti. Ciò
che ci proponiamo è di fornire al flautista, che vuoi procedere con serietà,
una serie di segnalazioni che Io orienteranno nell'esplorare il ricco reper
torio di cui dispone il suo strumento.
n periodo medievale
n Rinascimento l
luppasse sul continente. Può darsi che sia stata la musica d i John Dunstable
(c. 1 370- 1 4 5 3 ) , compositore, astronomo e matematico inglese, a trasmettere
questa nuova sonorità all'attenzione dei compositori continentali. Ma
Dufay e Binchois se ne impadronirono presto.
La forma principale di musica vocale profana coltivata da Dufay e
Binchois fu la chanson. Dotata di testo francese, la chanson era essenzial
mente una canzone a solo con accompagnamento strumentale. Alcuni di
questi brani rendono ottimamente su strumenti, benché il complesso più
adatto per eseguirli sia ancora quello basato su timbri variati.
Il ruolo svolto dagli strumentisti nella musica sacra del primo Rina
scimento è ancora piuttosto problematico. Alcune composizioni sacre di
Dufay sono in uno stile in cui predomina la linea melodica superiore : una
voce alta, attiva, che segue un testo, è sostenuta da voci più basse e meno
attive, prive di testo, e perciò - si suppone - eseguite da strumenti. Questa
procedura era già rilevabile nella musica profana di Machaut . Ma altre
composizioni sacre di Dufay sono per voci attive in ugual misura, ciascuna
provvista di testo. Forse gli strumenti doppiavano le voci in questi casi ?
Non ne siamo ancor oggi sicuri. È certo che le messe e i mottetti di questo
periodo forniscono un repertorio meno ricco al suonatore di flauto dolce
che non le canzoni d'amore.
Johannes Ockeghem (c. 1428 - c. 1 495) e Jacob Obrecht (c. 1452 - 1 505)
sono importanti compositori fiamminghi che hanno sviluppato le scoperte
fatte dai borgognoni. Nella loro musica si osserva un uso più frequente di
un ritrovato che già Dufay aveva adottato ma in misura minore: la polifo
nia imitativa. Come abbiamo già detto, la polifonia concepisce un brano
musicale come una serie di linee melodiche intrecciate, ognuna dotata di
una certa indipendenza ma capace al tempo stesso di contribuire all'in
sieme del brano. La polifonia imitativa implica che ciascuna di queste linee
melodiche sia ricavata dallo stesso materiale. Le linee si assomigliano. Pos
sono perfino - per esempio in un canone - essere identiche. Ma conservano
la loro indipendenza per via del rapporto temporale che ognuna ha con
le altre: ogni parte o voce insomma espone il materiale in un momento
diverso. L'imitazione è un modo per integrare le varie linee musicali che
compongono un brano polifonico. Sia Ockeghem sia Obrecht usano questa
innovazione con grande abilità. Né l'uno né l'altro permettono alla tecnica
di sopraffare l 'espressione, per quanto entrambi provino un evidente pia
cere nel raccogliere la sfida rappresentata dalle nuove scoperte compositive.
Una caratteristica peculiare della musica fiamminga è l'estensione verso
il registro basso. Il risultato è che l'area, luminosa sonorità della musica
borgognona cede il passo a un suono più ricco e più scuro. Le chansons di
Ockeghem e di Obrecht accentuano i contenuti emotivi: l'austerità di
Machaut e la discrezione di Dufay sono sostituite da una nuova intensità
espressiva. Tutte le voci partecipano in uguale misura all'espressione mu
sicale. Infine, il repertorio vocale profano diventa il regno anche dell'ese
cutore strumentale: le chanson fiamminghe venivano cantate e suonate.
Le tecniche messe a punto dai compositori borgognoni e fiamminghi
raggiunsero la piena fioritura con la musica di Josquin Després (c. 1440-
1 87
1 52 1 ) . Josquin, forse il massimo compositore del Rinascimento, nacque
nelle Fiandre e crebbe sotto l'influenza di Ockeghem (di cui forse fu allie
vo) e di Obrecht. Certo la sua musica dimostra una piena padronanza delle
tecniche fiamminghe. Intorno al 1470 però Josquin venne in Italia per pre
stare i suoi servizi come cantore e compositore. Non era raro che musicisti
fiamminghi compissero questo viaggio in I talia: essi erano ricercatissimi
dalle corti italiane per la fama di cui godevano e perché, dopo la morte
di Landino, la musica italiana non aveva tenuto il passo con i progressi
musicali compiuti al Nord. Ciò non toglie che la leggerezza, la semplicità,
l'immediatezza della musica italiana debbano aver incantato Josquin, perché
la sua musica riflette insieme queste qualità e la perfetta padronanza della
polifonia fiamminga. Questa fusione di Nord e Sud, tipica della musica di
Josquin, è un elemento importante dell'intensità espressiva che essa mostra.
La frottola, la forma italiana di canto popolare, era di tono leggero, e
semplice nell'intreccio e nella struttura. Inoltre i compositori di frottole
avevano scarsa propensione per le complessità polifoniche della chanson,
e preferivano invece combinazioni che sembrassero effettivamente accordali.
Josquin volle perfino sperimentare la propria abilità nello scrivere frottole.
Ma più importante di questo fatto è notare, nella sua musica più seria,
che egli apprese a fondere insieme strutture polifoniche e omofoniche.
Anche le sue melodie sono ricche di grazia e di semplicità. Ed egli mostra
più abilità di ogni precedente compositore nell'adoperare la musica per
intensificare il senso di un tes t o.
Josquin era ancora in vita quando le prime musiche a più voci furono
stampate con caratteri tipografici mobili. A Venezia, nel 1 5 0 1 , Ottaviano
Petrucci stampò la prima opera interamente musicale, Harmonice Musices
Odhecaton. Le chansons franco-fiamminghe che il libro contiene erano
stampate in forma di libro corale, ossia con tutte le parti riunite in un
singolo volume. Pubblicazioni successive ricorsero al sistema più fami
liare delle parti staccate, in cui ogni voce è stampata a parte e occorre
quindi una serie completa di parti staccate per l 'esecuzione. I compositori
però, quando componevano la loro musica, scrivevano in partitura. Sempre
in questo periodo, essi iniziarono anche a modellare più o meno nello
stesso momento le varie linee melodiche delle composizioni mentre la tec
nica precedente consisteva nel completare una parte prima di iniziarne un'al
tra. Il gusto per i timbri misti nei complessi strumentali cominciò, du
rante la vita di Josquin, a cedere il passo a una preferenza per il suono
omogeneo: quello prodotto da quattro viole, per esempio, o da quattro
flauti dolci. E, nella musica vocale, la norma quanto a tessitura e a esten
sione diventò quella di usare quattro voci: soprano, contralto, tenore e
basso.
Contemporaneo di Josquin Després e personaggio particolarmente inte
ressante è l'olandese Heinrich lsaac (c. 1450- 1 5 1 7 ) . Isaac fu un compG
sitore cosmopolita, al servizio di molte corti, a suo agio tanto nello stile
i taliano quanto in quelli francese e tedesco. Una parte piccola ma impor
tante della sua produzione è rappresentata da composizioni per s trumenti
non specificati, dai ritmi quanto mai freschi e attraenti.
188
di
zione seguente, ma il caso più frequente era invece una sovrapposizione
queste singole unità.
Il mottetto, dotato di un testo profano, sfociò nel madrigale italiano.
I primi madrigali cominciarono a comparire intorno al 1 530 ed erano opera
di compositori fiamminghi che vivevano in Italia: per esempio Philippe
Verdelot ( morto intorno al 1 5 5 2 ) , Jacob Arcadelt (c. 1 504- 1 56 8 ) e Adrian
Will aert (c. 1 490- 1 56 2 ) . Ca r atter i stica del madrigale era la stretta ade
renza tra musica e testo, il che però non impediva che venissero eseguiti
da un insieme di strumenti e voci o addirittura da sol i strumenti. Cipriano
de Rore (c. 1 5 1 6 - 1 56 5 ) , O r l an do di Lasso (c. 1 532-1 594) e Philippe de
Monte ( 1 52 1 - 1 603) contribuirono tutti allo sv il uppo del madrigale.
In Francia il madrigale italiano sembrò esercitare poca attrazione. Forse
la libertà tipica di questa forma, che dipendeva molto dal testo, non era
in sintonia con la tendenza francese alla chiarezza strutturale. Comunque
i compositori francesi svilupparono un canto profano loro proprio, con una
forma definita più chiaramente e una tendenza verso una struttura omofo
nica, l'inclusione di sezioni musicali ripetute e ritmi nei q u ali era evidente
l'influenza della danza. Questa fu la chanson francese. La nuova chanson,
che apparve per la prima volta intorno al 1 5 3 0 , non era del tipo composto
un seco lo prima da Dufay. Clément Jannequin (c. 1 4 8 5 - 1 5 6 0 ) , Claud e de
Sermisy (c. 1 490-1 562) e Pierre Certon (c. 1 5 1 0- 1 572) died ero importanti
contributi allo sviluppo della chanson. Data la sua natura, la chanson si
prestava meglio del madrigale all'esecuzione strumentale. Anzitutto perché
il testo della chanson influiva di meno sulla forma della musica, e poi per
ché la sua struttura era più chi_ara e i suoi ritmi più concisi. Gli esecutori
non solo interpretavano spesso chanson con gli strumenti, ma ne ornavano
le linee vocali con complessi abbellimenti. Gli strumentalisti italiani, sotto
ponendo la chanson a questo trattamento, chiamarono canzone il risultato
che ne ottennero. Infine si giunse a scrivere canzoni che, non più basate
su una preesistente chanson vocale, ne conservavano unicamente il sapore.
189
Il periodo barocco
Il ventesimo secolo
Con l'avvento del periodo classico viennese il flauto dolce cadde definitiva
mente nel silenzio, e in silenzio rimase per tutto l'Ottocento. La sua rina
complesso di flauti dolci in cui gli strumenti suonati provenivano dal suo
laboratorio personale. Nel periodo successivo - benché io Germania fosse
usato come strumento didattico o popolare - l'interesse si concentrò sul
l'uso del flauto dolce per l'interpretazione del repertorio originale di que
sto strumento. A poco a poco però i compositori del xx secolo diedero
segno di voler scrivere musica per il nostro flauto. Inizialmente riuscl loro
difficile usare lo strumento senza provare un certo timore reverenziale per
la sua storia. I primi tentativi compiuti da compositori inglesi e tedeschi
tradivano pesantemente uno stile pseudoantico velato da armonie postim
pressioniste. Altri che vennero in seguito ricorsero al cromatismo di Paul
Hindemith, figura di primo piano nella rinascita della musica antica. Le
composizioni di Hans Ulrich Staeps, un nome noto a molti suonatori di
flauto dolce, mostrano il debito che egli ha nei confronti di Hindemith.
Il neoclassicismo - nella sua variante statunitense - ha prodotto alcune
* Per il lettore italiano sarà anche utile sapere che esistono edizioni più recenti e
aggiornate di parte dei brani qui inclusi, come quelle, per esempio, pubblicate da
Amadeus e Zen-On.
200
Munkacsi. Solo nei casr m cui l'edizione di un brano era difficilmente re
peribile in I talia, ne è stata cercata una alternativa. In mancanza di questa
il brano è stato sostituito con qualcosa di equivalente oppure è stato
omesso. Per quanto riguarda i metodi invece sono stati scelti soltanto
quelli editi in italiano.
Il flautista interessato ad approfondire il lato filologico dell'argomento
(studio per edizioni scelte, Firenze), la Forni (Arnaldo Forni editore, Bo
logna) e la Musica Musica (Mark Meadow, Basilea, Svizzera). Natural
mente la lettura di tali partiture richiede una certa conoscenza delle chiavi
e della notazione dell'epoca.
Musica per flauto dolce si trova, ormai, un po' dappertutto, ma per
acquistare la.. maggior parte dei brani inclusi nel repertorio che segue e le
edizioni sopraindicate è consigliabile rivolgersi a Hortus Musicus (via Pa
nama, 1 4 a , Roma, tel. 85 1 747) oppure ai negozi Ricordi e Messaggerie
Musicali delle varie città.
I metodi
ALTON, EowiN H. Metodo facile per flauto dolce soprano, G. Ricordi & C., Milano.
-. Metodo facile per flauto dolce contralto. G. Ricordi & C., Milano 1975.
GooDYEAR, STEPHEN F. Guida al flauto dolce. Metodo facile per flauto dolce (sopra
no e tenore), G. Ricordi & C., Milano.
Mi:iNKEMEYER, HELMUT. Metodo per flauto dolce soprano, G. Ricordi & C., Milano.
- . Metodo per flauto dolce contralto, G. Ricordi & C., Milano.
PALM!ERI, ALFREDO. Suonar leggendo. Metodo per flauto dolce con una raccolta di
musiche originali ( soprano e tenore}, ED i s co , Torino 1976.
Iniziale
Esercizi
LINDE, HANS-MARTIN. The Little Exercise. Schott, RMS 1051 , Ed. 4882.
Per flauto soprano.
RoH R , HEINRICH, AND FRANZ LEHN. Treble Recorder Pieces. Schott, RMS 267, Ed.
4248A.
Per flauto contralto.
Intermedio
Esercizi
DoNINGTON, MARGARET AND R oBE RT . Scales, Arpeggios, and Exercires for the Recar
der. O.U.P.
Esercizi di vario livello per rutti i tipi di flauto dolce.
HbFFER-VON WINTERFELD, LINDE. 40 Studies for Alto-Recorder Adapted from the
Solfeggios o/ Frederick the Greal. Sikorski, Ed. 3 18 .
Esercizi scritti dal famoso flautista Johann Joachim Quantz per il suo regale allievo
Federico il Grande. In origine per flauto traverso, sono qui adattati per flauto contralto.
RoonA, G. 95 Dex/erity Exercises and Dances far Recorders in C and 95 Dexterity
Exercises ad Dances far Recorders in F. Wagenaar.
Un volume per flauti dolci in do e uno per flauti dolci in fa.
STAEPS, HANs ULRICH. Das tiigliche Pensum. Universal, UE 12614.
Per flauto conualto.
S e i flauli dolci
BoNONCINI, GIOVANNI MARIA. Two Suites a 6. Layton Ring, ed. Universal, Dolmetsch
Ree. Series, UE 14018 L.
Per un flauto sopranino (o soprano), un soprano, un contralto (o soprano), un
contralto, un tenore, un basso e basso continuo.
Avanzato
Esercizi
CoLLETTE, }OANNES. Melodiuhe Studies. XYZ.
Per flauto contralto.
-. 12 Melodious Exercises . Universal, UE 12643.
Per flauto soprano.
LINDE, HANs-MARTIN. Modern Exercises for Treble Recorder. Schott, RMS 1014,
Ed. 4797.
Per flauto contralto.
-. Quarte/ Exercise for Recorders. Schott, RMS 1 058, Ed. 5262.
Per consort di flauti dolci: un soprano, un contralto, un tenore e un basso.
MbNKEMEYER, HELMUT. Handleitung fur das Spie/ der Alt-Biockf/i!te, Vol. Il. Moeck,
Ed. 200 1 .
Per flauto contralto.
RowLAND-JoNEs, A. A Practice Book for the Treble Recorder. O .U. P .
Per flauto contralto.
STAEPS, HANs UtRlCH . Tonfiguren. Universal, UE 14933.
Per flauto contralto.
IL primo capitolo di questo libro, « Tecnica >> , non risponde - è giusto am
metterlo - alle esigenze del lettore che non abbia mai suonato il flauto
dolce prima d'ora, il quale probabilmente non sa neppure da che parte
cominciare. Se volete imparare come si monta il flauto dolce, come lo si
tiene, dove vanno appoggiate le dita per coprire tutti i fori, come si soffia
e come si usa la lingua, questo è il capitolo che fa per voi. Cominciamo dalle
nozioni più pratiche e procediamo con semplicità, passo a passo.
Le note indicate in questa lezione si riferiscono al flauto dolce contralto,
le cui dimensioni sono le più adatte per il principiante adulto. Se avete
ricevuto in eredità o in regalo uno strumento di dimensione diversa, per
esempio un soprano o un tenore, sarà bene !asciarlo da parte per qualche
tempo e comprare invece un economico contralto, magari di plastica. l
consigli per l'acquisto di un flauto dolce di legno o di plastica si trovano
all'inizio del capitolo << Scelta e manutenzione del flauto dolce », pag. 164.
Le prime tre o quattro note spiegate in questa lezione (mi, re, do e la)
saranno sufficienti - e forse più che sufficienti - per essere assimilate in una
prima seduta dal principiante in assoluto. La prima nota, mi, può bastare
per una prima presa di contatto se anche la musica - e non solo lo strumento
per produrla - è cosa completamente nuova per voi. La lezione tuttavia
comprende altre note, quindi sarà bene prima leggere tutto il capitolo per
farsene un'idea generale, poi tornare da capo e imparare una nota per volta.
Ricordate che il novizio ha bisogno di materiale per gli esercizi, e in quantità
ben maggiore di quella contenuta nei pochi esempi musicali inclusi in
questa lezione. Se siete completamente ignari di musica (o se tornate ad
affrontarla dopo un lungo periodo) raccomando il libro di Hugh Orr, che
spiega ogni cosa in termini chiarissimi. A chi abbia una certa esperienza
musicale consiglio il Method for Recorder in F (Metodo per flauto dolce
contralto) di Franz Giesbert. Il testo è completamente inattendibile ma il
materiale musicale è eccellente: trascurate le parole e prestate attenzione
esclusivamente alle note.
Estraete il flauto dolce dalla sua scatola o dalla sua custodia. Lo stru
mento è composto di tre pezzi. Il primo (si chiama testa) si restringe
in cima in forma di becco ricurvo. È attraversato da una fessura in cui
si soffia nella camera d'aria, detta anche canale d'insu{fia"I.ione, uno stretto
214
Becco Finestrella
- .. - - - - - - -
Camera
d'aria
- ---- --- - -
-- - - - - - - -
--- � �- . J0
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Foro
- - - - - - -
1. ..�- - -� n. � /
Tenone
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ·e::. - - - - - - - - - - - - - - - -
Corpo centrale � . .
Lunetta pog g �;�pol 11ce
passaggio piatto che sbocca, circa sei centimetri sotto, nella finestrella , un
foro rettangolare praticato sulla parte anteriore della testa. Lo spigolo
più basso dell'apertura è sottile come una lama. L'aria, uscendo dalla ca
mera d'aria, urta contro questo spigolo e produce il suono del flauto dolce:
è il principio in base a cui ogni zufolo produce il suono. Non toccate il
labium: è delicato.
Il corpo centrale è un tubo leggermente affusolato provvisto di tenoni
a entrambe le estremità. Il tenone superiore, più largo, si inserisce nella
testa, mentre il più stretto, quello inferiore, va a incastrarsi nel piede.
Il corpo centrale ha sei fori per le dita sulla parte anteriore (il sesto foro,
quello più basso, è generalmente doppio) . Sulla parte posteriore, quasi
all'estremità superiore, c'è il foro del pollice o portavoce. Il piede ha u n
settimo foro, anch'esso di solito doppio.
Diteggiature fondamentali
-�
o 1
La seconda nota: re
2
o l
Portate il dito medio sul foro 2 - tenendo chiuso con l'indice anche il foro
l- e avrete la nota re. Fate col re gli stessi esperimenti in materia di arti
colazione che avete già fatto con il mi. Se il re non esce distintamente, è
probabile che uno dei fori non sia tappato perfettamente. Provate la posi
zione delle dita, cercate di sentire i circoletti sotto i polpastrelli . Quando
i vostri re riescono correttamente, suonate alternativamente il mi e il re.
Badate: l'azione delle dita deve coincidere esattamente con il colpo di
lingua. Quanto più si susseguono le note, tanto più immediata dev'essere
la coordinazione. Cercate di suonare le note inserendo prima intervalli re
golari tra nota e nota, in maniera da avere il tempo di pensare all'azione
sia delle dita sia della lingua; poi, via via che i gesti diventano automatici,
passate all'articolazione più agile possibile tra nota e nota.
217
� F E F E F E F E " Il F E F F E F E F .. Il etc.
Ora siete in grado di suonare un paio di motivi: Hot Cross Buns e una
versione semplificata di Mary Had a Little Lamb.
J] F r r E l F r r l E E r l r r t
Ma - ry had a Iii - Ile lamb, lit - Ile la mb, lit - tle lamb,
f r E r E lF F F F l r r r r
Ma - ry h ad a
Il
lit - tle la mb, its fleece was white as
il
snow.
218
La quarta nota: la o l
2
3
4
5
La maggior parte dei metodi per principianti, giunta a questo punto, passa
a trattare le due note più alte ottenibili con la mano sinistra, il fa' e il sol'.
lo preferisco invece passare al la basso che mette in azione la mano destra
e le attribuisce un ruolo non di puro sostegno. Il la basso non è altro che
un do con altri due fori chiusi: l'indice e il medio della destra coprono
i fori 4 e 5. Notate che l'azione della lingua nell'emettere il la basso deve
essere un po' meno energica che nel caso del mi, del re e del do. Il pollice
destro non ha altra funzione che quella di sostenere il flauto. Prenderà la
sua umile ma utile posizione sulla parte posteriore del flauto, più o meno
a mezza strada tra i fori 4 e 5 (vedi « Il supporto del pollice >> , pagina 30).
Il la basso è una nota facile : con questa e con le altre note che avete già
imparato è possibile eseguire parecchi motivi piacevoli. Cominciate con la
solita serie di note ripetute, poi passate a varie combinazioni e infine pro
vate a suonare queste cupe Tempie Bells cinesi.
'j J r l r c ± l ,J f' l r F J
Hear the tem - pie bells as they soft - ly chi me,
I l sol basso si ottiene coprendo il foro 6 con l'anulare destro. Anche qui,
come con l'anulare sinistro (che dà il do), bisogna badare che il dito si
spinga abbastanza avanti sul flauto, specie perché su parecchi strumenti si
trova in questa posizione non un unico foro ma due fori più piccoli. L'azio
ne della lingua dev'essere dolce per produrre il sol basso, altrimenti la
nota « ottavizza » , suona cioè un'ottava sopra. E poiché adesso sono in
gioco sei dita più il pollice, bisogna naturalmente fare attenzione a che
tutti i fori siano ben chiusi. Il sol basso può essere una nota << carogna »
219
Fr· Far
� r r I Q ++H
a - bo ve Ca - yu - ga's w a - ters,
Note a forchetta
La logica della diteggiatura sul flauto dolce non è quella semplice e ben
evidente della tastiera del pianoforte, dove un tasto succede all'altro nel
salire e scendere la scala musicale. Vi sono semplici flauti a zufolo, come
quello a sei fori e il penny whistle (fischietto) irlandese, che richiedono il
sistema di diteggiatura più elementare: le dita si alzano o si abbassano in
successione percorrendo verso l'alto o verso il basso la gamma delle note:
ma questi strumenti sono concepiti in modo da suonare una sola scala (ot
tava), senza diesis e senza bemolli. Su strumenti del genere è possibile ese
Fa' e sol':
� �-
•
o 2 -
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- �---
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Ma - ry h ad a lit - tle lamb,
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f F E F r lF F F
Ma - ry ha d a li t - tle
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fleece was white as
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snow.
Il
Fa basso e si bemolle :
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7 7
Il
Il o
Il o
Il o
''
Altre note
A parte le note della scala di fa maggiore presentata fin qui, più il
sol' in cima, ci sono ovviamente altre note: fa' diesis, mi bemolle, do
diesis, si, la bemolle e fa diesis basso. La maggior parte di queste note
221
richiede posizioni a forchetta, a eccezione del la bemolle basso e del fa
diesis basso, che si ottengono chiudendo uno solo (quello a destra) dei due
fori doppi 6 o 7. Le diteggiature di tutte queste note sono riportate nella
« Tavola delle diteggiature » a pagina 222, e sono commentate dettagliata
mente nel paragrafo << Le dita » a pagina 27.
Quelle che abbiamo imparato sono le note del registro basso. Aprendo
leggermente il portavoce e soffiando più forte si estende la gamma delle
note ai registri alti. La tecnica esatta per questo uso del pollice è descritta
al paragrafo << Come usare il foro portavoce » a pagina 3 1 .
Tutte l e diteggiature dei registri superiori sono versioni modificate di
quelle del registro basso. Nei casi più semplici, la sola modifica consiste
nell'aprire leggermente il portavoce. Per esempio, per ottenere un la' sopra
il rigo basta assumere la posizione del la basso, aprire leggermente il
portavoce, insuffiare più aria ed ecco uscire il la' un'ottava sopra.
il �
3
4
5
il l
2
�
�
---
3
& l
-�
2
Le note a forchetta del secondo registro non sono le stesse del registro
basso. La differenza sta nel fatto che, sotto il foro che va lasciato aperto,
un solo foro, e non due, è chiuso.
222
Il
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Oo Oo Oo Oo Oo Oo Oo Oo
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Oo Oo Oo Oo Oo Oo Oo Oo Oo Oo Oo Oo Oo
223
Scale maggiori e scale minori
Le scale nelle dodici tonalità maggiori sono presentate con le relative scale
minori subito dopo. Le scale minori sono indicate nella forma minore
naturale, vale a dire senza le alterazioni delle forme melodiche o armoniche.
Le scale sono date seguendo il circolo delle quinte: ogni scala successiva
cioè comincia con la nota che si trova cinque gradi sopra la tonica della
scala precedente. Perciò la scala che viene dopo quella di do maggiore è
quella di sol maggiore, poiché il sol è cinque gradi sopra il do. Cinque
gradi sopra il sol c'è il re, quindi al sol maggiore segue il re maggiore, e
cosi via. Quando affrontiamo le tonalità più impegnative dei legni, cioè
quelle più folte di acciden ti, le scale possono essere scritte sia con i diesis
sia con i bemolle: il si maggiore (cinque diesis in chiave) potrebbe essere
scritto anche come do bemolle maggiore (sette bemolli in chiave), il fa
diesis maggiore (sei diesis) come sol bemolle maggiore (sei bemolli), e il
do diesis maggiore (sette diesis) può essere scritto anche come re bemolle
maggiore (cinque bemolli) . Il termine enarmonico viene usato quando una
nota, una scala o addirittura un brano può essere annotato in due modi.
Quindi do diesis è l'equivalente enarmonico di re bemolle, e viceversa. Non
ho indicato qui gli equivalenti enarmonici delle scale che li hanno per non
rendere la pagina troppo confusa alla lettura, ma se preferite pensare in
termini di cinque bemolli (re bemolle maggiore) anziché di sette diesis (do
diesis maggiore) fate pure cosi. Op!:Jure alternate pensando una volta ai
diesis e una volta ai bemolli.
I tre tipi della scala minore - narurale, melodica e armonica - sono de
scritti in dettaglio nelle pagine seguenti, e così pure i due modi in cui le
scale minori stanno in rapporto con le scale maggiori: la relativa minore
e la tonica minore. La materia su cui riflettere non manca, come vedete.
Poiché la letteratura musicale del flauto dolce richiede di rado più di tre
diesis o bemolli, e quasi mai ne richiede più di quattro, eseguire scale e
arpeggi nelle dodici tonalità maggiori e minori serve soprattutto come
base per esercitarsi nelle note tenute e nel vibrato. Comunque ho un paio
di allievi che cominciano regolarmente ogni lezione suonando un brano
in tutte le dodici tonalità, a partire dal do maggiore e seguendo il giro delle
quinte. È sempre curioso vedere quale tonalità sia la più impegnativa per
un certo brano.
Non ho scritto per esteso gli arpeggi delle scale perché sono sempre com
posti delle stesse note: la prima, la terza, la quinta e l'ottava della scala
in questione. Per esempio, nell'arpeggio di do maggiore la prima nota è il
do, la terza il mi, la quinta il sol, e il do dell'ottava superiore è l'ottava.
Analogamente, nell'arpeggio di la minore il la è la prima nota, il do la terza,
il mi la quinta e il la, un'ottava sopra la prima, è l'ottava. E cosl via.
� J r r r r r#r rr r r r r r J 11
minore armonica
Notate che nella scala minore melodica i gradi 6 e 7 sono alterati col
diesis quando si sale ma naturali quando si scende. La scala minore natu
rale e la scala minore armonica rimangono tali sia salendo sia scendendo.
4 r r r r r r t f Il J r r r r •r #r fJ
do minore ( tonica minore di
do maggiore do maggiore) forma mel odica
' r r r r r r r fll@ffEEW1
Va notato ancora che la relativa minore ha la stessa alterazione in chiave
della sua relativa maggiore, ma inizia due gradi (una terza minore) sotto.
La tonica minore inizia con la stessa not� della tonica maggiore corrispon
dente, ma deve avere una diversa alterazione in chiave per mantenere l'e
satta successione di toni e semitoni.
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Osservazioni e suggerimenti
Il leggio
La qualità più importante che deve possedere qualunque leggio - sia fatto
di metallo, pieghevole, o di bel legno tornito - è la regolabilità. Un leggio
dev'essere regolabile a qualunque altezza possiate desiderare, e il piano
d'appoggio della musica dev'essere orientabile secondo varie angolature.
Il tipo più versatile è di solito quello pieghevole, in metallo. Spesso i leggii
di legno, benché molto belli da vedere, non si possono regolare in modo
da assicurare un perfetto agio al suonatore. Consiglio: prima di investire
il vostro denaro in un leggio, provatelo. I leggii in metallo meno costosi
non permettono a volte di regolare il piano d'appoggio della musica e di
solito non si possono abbassare tanto quanto gradirebbero certi esecutori,
come per esempio quelli che leggono attraverso la parte inferiore delle
lenti bifocali. A lungo andare, quindi, i tipi più costosi ripagano il loro
prezzo, visto che potete adattarli come vi pare. Durante l'esecuzione, per
esempio, si desidera di solito tenere il leggio piuttosto basso, in maniera
che la musica non separi il suonatore dalle altre persone presenti. Se tro
vate un modello che abbia tutte le qualità necessarie e che sia anche ripie
gabile, tanto meglio. Ricordatevi di apporvi il vostro nome.
Potete predisporre una piccola cassetta di << pronto soccorso >> per il vostro
flauto dolce mettendo insieme poche, semplici cose da tener sottomano per
i casi d'emergenza. Riponetele in un sacchetto da sistemare entro un astuc
cio da flauto o in una qualunque borsa. Questo pronto soccorso può com
prendere: un piccolo contenitore di grasso per sughero, visto che è tanto
facile perdere quelle scatolette; un rotolino di scotch per riparare uno
strappo nei fogli di musica o per fissare la lunetta poggiapollice poco ferma;
una lunetta di scorta per il caso che la prima sia caduta e si sia persa; degli
elastici per riparare provvisoriamente una chiave che abbia perso la sua
molla; un piccolo cacciavite per serrare bene le viti allentate delle chiavi;
un po' di filo per avvolgere i tenoni del pezzo di mezzo eventualmente al
lentati; un paio di piccole, morbide piume per pulire la camera d'aria inta
sata. Le piume devono avere nervature sottili e flessibili per evitare il ri
schio che graffino o rovinino le pareti della camera d'aria. Una piuma larga
come quella di una gallina è troppo larga. Infine, aggiungete qualsiasi altra
cosa vi sembri poter tornare utile.
Voltare le pagine
Negli ultimi anni il flauto dolce ha riacquistato anche in I talia il suo an
tico ruolo di strumento popolare apprezzato e praticato da dilettanti e
professionisti. Questa rinascita d'interesse ha stimolato la formazione di
La Società Italiana del Flauto Dolce ( SIFD), nata a Roma intorno agli an
varie associazioni che si sono dedicate alla riscoperta di tale strumento.
FILTRAGGIO Tecnica che consiste nel coprire solo in parte un foro sul
PAS S AMEZZO Danza della seconda metà del XVI secolo, di ritmo binario
e di tempo moderatamente veloce.
PAVANA Danza lenta e solenne.
POLIFONIA Stile compositivo in cui due o più melodie indipendenti ven
gono combinate. Nessuna delle melodie è subordinata alle altre ma tutte
si muovono in armonia reciproca.
TACET Dal latino: « tace >>, ossia una certa parte o voce non interviene
durante l'esecuzione di un determinato brano o tempo.
TACTUS Termine latino in uso nel XVI secolo per indicare la battuta o
il battere, corrispondente a un valore metronomico di 50-60.
TAMBU RINO BASCO Tamburo piatto con sonagli attaccati al cerchio. Si
suona abitualmente con la mano.
TAMBURO DI PROVENZA Tamburo alto, appeso alla vita del suonatore e
percosso con una mano mentre l'altra aziona un fischietto a tre fori. Usato
per accompagnare danze.
TIORBA Liuto basso.
TREMOLO Sul flauto dolce è un effetto di vibrato rapido, appena accen
nato, incontrollato.
TROUBADOUR Poeti-musicisti di corte attivi in Provenza durante il Me
dioevo. Esercitarono grande influenza sulle forme e i temi letterari del
tardo Medioevo e del primo Rinascimento.
TROUV È RE L'equivalente, nella Francia settentrionale, dei troubadour,
che imitarono.
Tanta nel testo che nel glossario, per la nomenclatura ci si è rifatti sia
al Dizionario poli glotto della terminologia musicale (Biirenreiter Verlag,
Kassel, 1 978) sia alla terminologia di uso corrente. (N.d.R.)
NOTE BffiLIOGRAFICHE
ARBEAU, THOINOT. Orchesograply, tr. Mary Stewart Evans, Dover, New York, 1967.
BAINES, ANTHONY. Woodwind Instruments and Their History, Norton, New York, 1963.
BAs s o, ALBERTO. L'età di Bach e di Haendel, a cura della. Società I taliana di Musico
logia, E.D.T. (Edizioni di Torino), 1976.
BENADE, ARTHUR H. Tubi sonori. La fisica degli strumenti a fiato, tr. P. G. Donini,
Zanichelli, Bologna, 1967.
BIANCONI, loRENZO. Il Seicento, a cura della Società Italiana di Musicologia, E.D.T.
(Edizioni di Torino).
BROWN, HowARD MA YER. Embellishing Sixteenth Century Music, Oxford University
Press, London, 1976.
BuKOFZER, MANFRED. La musica barocca, tr. O. P. Bertini, Rusconi, Milano, 1982.
CA'ITIN, GIULIO. Il Medioevo (I), a cura della Società Italiana di Musicologia, E.D.T.
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DART, THURSTON. The lnterpretation of Music, Harper Colophon Books, New York
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DOLMETSCH, ARNOLD. The Interpretation of the Music o/ the Seventeenth and Ei
ghteenth Centuries, Washington Paperbacks, Seattle and London, 1969.
DoNINGTON, RoBERT. A Performer's Guide lo Baroque Music, Charles Scribner's Sons,
New York, 1 97 3 .
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GALLICO, CLAUDIO. L'età dell'Umanesimo e del Rinascimento, a cura della Società
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GALLO, ALBERTO F. Il Medioevo (Il), a cura della Società Italiana di Musicologia,
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INDICE
I NTRODUZIONE 7
l . TECNICA 19
IMPORTANZA DELLA TECNICA 19
IL FIATO 22
LA LINGUA 24
LE DITA 27
Posizione 28
Il supporto del pollice 30
Come usare il foro portavoce 31
Altri cenni sul modo di chiudere fori 34
R I A S S UMENDO 43
Posizione 44
Come pigliar .fiato 45
Dentro la bocca 47
La funzione del vibrato nel suono espressivo 48
L'articolazione in funzione del fraseggio e dell'espressione 51
Dinamica 54
Senso e sensibilità del suono espressivo 54
2 . COME ESERCITARSI 56
E S ERCIZI SENZA S PA RTITO 57
Il suono 57
Scherni di esercizi per il vibrato 62
Scale e schemi 63
Suonare a orecchio 66
L'improvvisazione 67
E S ERCIZI CON LO S P ARTITO 68
Esercizi 68
Brani 69
238
Musica d 'insieme 69
Musica solistica 70
Esercizi col metronomo 75
ALTRI ESERCIZI 77
Lettura a prima vista 78
Note alte 78
PER QUANTO TEMPO ESERCITARSI, E QUANTE VOLTE 79
3. ORNAMENTAZIONE 81
L'ORNAMENTAZIONE NELLA MUSICA MEDIEVALE 81
PROBLEMI DI ORNAMENTAZIONE
NELLA MUSICA RINASCIMENTALE E BAROCCA 82
DIMINUZIONI 84
GLI « AGRÉMENTS » 92
L'appoggiatura lunga 95
L'appoggiatura breve 97
L'appoggiatura di passaggio 98
Il trillo 98
Il mordente 101
Il portamento di voce 101
L'acciaccatura 101
Il gruppetto 102
La doppia cadenza 1 03
Conclusione 1 03
4. DITEGGIATURE ALTERNATIVE,
TRILLI E DITEGGIATURE RAPIDE 105
PRINCIPI GENERALI 1 05
GLI ESERCIZI 108
Il trillo breve in do maggiore 108
Il mordente in do maggiore 1 09
Il portamento di voce in do maggiore 111
Il trillo con gruppetto in do maggiore 112
ALTRE TONALITÀ 1 14
Il trillo breve in fa maggiore 1 14
Il mordente in fa maggiore 115
Il portamento di voce in fa maggiore 116
Il trillo con gruppetto in fa maggiore 117
Il trillo breve in si bemolle maggiore 1 18
Il mordente in si bemolle maggiore 1 19
239
Il portamento di voce in si bemolle maggiore 1 19
Il trillo con gruppetto in si bemolle maggiore 1 20
Il trillo breve in mi bemolle maggiore 121
Il mordente in mi bemolle maggiore 121
I l portamento di voce i n mi bemolle maggiore 122
Il trillo . con gruppetto in mi bemolle maggiore 122
Diteggiature alternative in sol maggiore 1 22
Diteggiature alternative in re maggiore 122
Diteggiature alternative i n la maggiore e oltre 1 23
APPENDICE 213
PRIMA LEZIONE PER IL PRINCIPIANTE 213
Montaggio del flauto dolce 214
Diteggiature fondamentali 215
Note a forchetta 219
Altre note 220
TAVOLA DELLE DITEGGIATURE 222
SCALE MAGGIORI E SCALE MINORI 223
O S SERVAZIONI E SUGGERIMENTI 225
Il leggio 225
Dove mettere tutta la vostra musica 225
Come viaggia la vostra musica 226
Varie 227
Voltare le pagine 227
QUALCHE SUGGERIMENTO
PER IL FLAUTISTA ITALIANO a cura di Nina Stern 228
GLOSSARIO 229