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ARS NOVA FRANCESE

Sebbene qualche forma profana di arte si sia a questo punto già delineata, in questi
primi secoli che seguono l’anno 1000 è ancora la musica sacra e religiosa a prevalere.
È a partire dal XIV secolo che in Francia, grazie a personaggi politici influenti tra i
quali il poeta e musicista Guillaume de Machaut, le composizioni musicali
cosiddette profane acquistano una certa importanza. I musicisti sono sempre più
attratti dal senso del ritmo e spogliano la musica dei precedenti significati, troppo
spirituali e mistici. In questi anni si fissano in modo preciso gli elementi del canto,
determinando i valori e il rapporto che esiste tra una nota e l’altra, in una nuova
forma di scrittura…

Il primo teorico di questa corrente di pensiero è Philippe de Vitry, autore del trattato
Ars Nova, scritto nel 1320, dal quale prende il nome la corrente musicale del periodo.
L’Ars Nova non viene accolta favorevolmente dalla Chiesa (la cui sede pontificia nel
1304 viene spostata ad Avignone) perché ritenuta troppo innovativa e vicina alla
musica profana. Nonostante ciò, grazie all’enorme influenza culturale esercitata dalla
Francia, l’Ars nova si diffonde in tutta l’Europa arrivando anche in Italia. I suoi
esponenti più importanti nella penisola italiana sono senza dubbio Marchetto da
Padova, Jacopo da Bologna e Francesco Landino da Firenze.

NUOVE FORME MUSICALI


Le principali forme musicali profane sviluppatesi durante il periodo dell’Ars Nova
sono: • Il madrigale: il soggetto è pastorale o amoroso; l’esecuzione è a due o a tre
voci. Secondo alcuni storici il termine madrigale deriverebbe dal fatto che il testo sia
scritto nella lingua madre dell’epoca (il volgare) e non più in latino.
• La ballata, la chanson e la caccia: composizioni poetico-musicali che descrivono
scene di vita quotidiana, storie d’amore o di caccia. La ballata presenta sempre un
ritornello, mentre la chanson no. La caccia è un brano musicale nel quale le voci,
almeno due, si rispondono come nel canone; la terza voce è affidata al basso o
all’accompagnamento strumentale; Le forme musicali sacre del periodo sono:
• Il mottetto: brano polifonico contrappuntistico che nasce dal canto gregoriano. Se
nell’Ars antiqua era evidente il collegamento con il genere di partenza, nell’Ars nova
il mottetto prende forma e vita autonoma passando da contenuti religiosi a temi
profani.

Philippe de Vitry è un diplomatico e vescovo, considerato dai contemporanei il


massimo musicista e poeta francese, nato nel 1291 e morto nel 1361, a 70 anni.

Con il termine Ars Nova (che deriva proprio da un trattato di Philippe de Vitry) la
musicologia indica un importante cambiamento avvenuto intorno al 1300. Un
importante aspetto tecnico di questo cambiamento fu l’introduzione del principio di
binarietà nell’organizzazione ritmica.
Questo principio trovò grandissime resistenze fondate soprattutto su motivi di ordine
teologico: la ternarietà che finora era stata la base di tutta la musica aveva un rapporto
simbolico diretto con il dogma trinitario. La binarietà invece poteva essere
reminiscente del dualismo (Dio buono / Dio malvagio) tipico dell’eresia catara,
repressa dalla chiesa con grande determinazione nella sanguinosa crociata contro i
catari indetta dal papa Innocenzo III (1209-1229).

GARRIT GALLUS / IN NOVA FERT / NEUMA di Philippe Vitry

Mottetto del Roman de Fauvel di Gervais de Bus (XIV sec.). Musica attribuita a
Philippe de Vitry, composta prima della fine del 1314 (manoscritto oggi situato a
Paris, Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 146).

Si parla di mottetto isoritmico politestuale scritto in latino a tre voci da il teorico


dell’ars nova, Philippe de Vitry.
L’isoritmia consisteva nello stabilire il ritmo e le scansioni temporali della musica
secondo principi rigorosamente matematici. In questa raffinata tecnica la voce
del tenor ripeteva più volte la stessa struttura ritmica detta talea. Spesso la ripetizione
riguardava anche la melodia: ogni segmento di melodia si chiamava color.

La melodia affidata al tenor è detta color e viene di norma ripetuta. Di solito è


affidato a uno strumento.
Tàlea del mottetto Garrit gallus/ In nova fert/ Neuma di Ph. de Vitry (notazione
ritmica moderna). La tàlea è lo schema ritmico ripetuto attraverso il quale ‘scorre’ il
color, cioè la melodia del tenor. Le due dimensioni non coincidono: in questo caso
all’intero color corrispondono tre tàlee.

La tecnica adottata della divisione ritmica del tenor (color) tramite la tàlea ripetuta
più volte è tipica dei mottetti dell’Ars Nova francese e viene definita isoritmia.
L’isoritmia può riguardare il solo tenor o anche le altre parti: l’applicazione di questa
tecnica a tutte le parti viene definita panisoritmia.
Questa tecnica verrà impiegata anche nella prima parte del XV secolo per poi essere
abbandonata.

Tale composizione è collocata quasi al termine del Roman de Fauvel, quando dopo
che le virtù hanno vinto la battaglia contro i Vizi, Fauvel torna a casa con la sua sposa
Vanagloria dalla quale avrà molti figli, dominati dalla malvagità come il loro
genitore. L’autore lamenta che Fauvel e la sua progenie si siano stabiliti “nel giardino
della dolce Francia” sotto sembianze diverse ma che non li salverà dalla rovina finale.
Qui si inserisce il mottetto di Vitry.
Secondo le testimonianze dei trattati dell’epoca, il punto di partenza per la
composizione di un mottetto trecentesco è il tenor.
A questo è affidata una melodia tratta dal repertorio liturgico ma che in quest’epoca
può anche essere profana, melodia più volta ripetuta, e ciascuna ripetizione prende il
nome di color.
L’intero tenor viene poi sezionato in parti uguali alle quali si applica uno schema
ritmico identico per tutte, schema chiamato tàlea.
La tàlea è quindi la ripetizione di una struttura ritmica, mentre il color la ripetizione
di una struttura melodica
Questo mottetto, come altri dello stesso autore, ha un color che i manoscritti
denominano Neuma quinti toni, cioè la melodia ha questo nome.
Tale melodia è divisa in 3 sezioni, a ciascuna delle quali è applicato una medesima
tàlea, cioè uno schema ritmico composto da figure (12 in questo caso) e pause.
Alla sedicesima nota del neuma quinti toni, la prima tàlea si è esaurita, ma rimangono
altre ventiquattro note del color a cui assegnare i valori di durata.
Il color (36 note) sarà dunque diviso in 3 sezioni che avranno la medesima
successione ritmica cioè la stessa tàlea.
L’intero color in Garrit gallus viene proposto per due volte.
Il principio, tipico del mottetto arsnovistico, di determinare i valori di durata per le
note di una parte vocale attraverso la ripetizione di un modulo ritmico più o meno
lungo fu denominata isoritmia dal musicologo tedesco Friedrich Ludwig (1902).
Il tenor del mottetto Garrit Gallus può essere considerato come un grande
palindromo il cui centro di simmetria è rappresentato dalla pausa che conclude la
terza tàlea.
Dopo aver stabilito la conformazione del tenor, il compositore sovrappone a quello le
parti superiori, che nel mottetto del XIV secolo sono di solito 3.
L’azione del tenor è rafforzata dal contratenor, a valori relativamente lunghi e
destinati a un’esecuzione strumentale.
Tàlea come cellula germinatrice dell’intero pezzo.
Tenor, voce grave, e due parti vocali cioè motetus e triplum, voci acute.

Color composto da 12 x 3 = 36 note (A I, II, III) e ripetuto 2 volte (A + B = 72 note).


Talea composta da 12 figure di durata (escludendo le pause) che comportano 6
ripetizioni (72 / 12 = 6).

DIFFERENZA ARS ANTIQUA E NOVA

La produzione della Scuola di Notre Dame, e di tutte quelle che in quel periodo ne
seguirono la corrente stilistica, viene definita con il termine Ars antiqua (“Arte
antica”). Predominava in essa il contenuto religioso dei testi e l’antico sistema dei
modi proprio del canto liturgico.
All’Ars antiqua si contrappose l’Ars nova (Arte nuova), che inizialmente stava ad
indicare semplicemente un nuovo sistema di notazione, ma che di fatto segna una
svolta decisiva nello sviluppo di tutta la musica del tempo. Si tratta infatti di uno stile
polifonico innovativo che dagli inizi del secolo XIV si va affermando specialmente in
Francia e in Italia.
A differenza delle tecniche polifoniche dell’Ars antiqua, le nuove forme favoriscono
la nascita di un vero e proprio contrappunto, l’arte cioè di sovrapporre due o più
melodie dando vita a un tessuto musicale unitario di melodie indipendenti e
complementari allo stesso tempo.

"Garrit Gallus / In nova fert / Neuma", composta nel 1315, è una delle prime opere
dell'Ars Nova. Si trova all'inizio dei cambiamenti stilistici da Ars Antiqua. Questa
composizione è stata scritta come parte del Roman de Fauvel . Il  Roman de Fauvel  è
una favola animale su un asino corrotto che è il dominatore di un mondo disordinato.
Il libro vuole essere una satira sulla politica a Parigi. (Obbligazioni 2013) Questo
libro contiene 169 opere musicali, una delle quali è "Garrit Gallus / In nova fert /
Neuma"
Per capire come le sue composizioni specifiche si inseriscano nell'Ars Nova, bisogna
prima comprendere le caratteristiche generali della sua musica. Poiché tutti i suoi
mottetti erano isoritmici, è importante cercare sia il  talea  che il  colore . A differenza
dei suoi predecessori del XIII secolo, utilizzava principalmente testi latini. La
maggior parte delle sue opere erano laiche. Le sue composizioni sono per lo più
polifoniche e combinano ritmi dupli e tripli.

Questa particolare composizione di de Vitry si inserisce nello stile Ars Nova per
diversi motivi. Innanzitutto, il lavoro è un mottetto isoritmico. Questo è visto
attraverso il talo e il colore. Il talea, o figure ritmiche ripetitive, si presentano in un
ritmo che, nella notazione moderna, sarebbe descritto come quattordicesimi e
semiminima. Questi modelli ritmici hanno anche schemi di intonazione definiti, noti
come colore. La sensazione principalmente duple del pezzo era più comune all'Ars
Nova come parte di ciò che era noto come  tempus imperfectum. Tuttavia, il brano
alterna sia metri doppi che tripli e raggruppamenti, una forte caratteristica delle
composizioni Ars Nova di de Vitry.
Il pezzo è molto melismatico con ritmi più veloci rispetto al passato. Tutte le parti
utilizzano un testo latino. Le armonie di terze e seste sono più presenti che in Ars
Antiqua, dove quinte e ottave aperte dominavano la struttura armonica. Anche in
questo brano vengono più frequentemente impiegate dissonanze interessanti,
anch'esse tipiche dello stile di questo periodo. La sincope e la polifonia definiscono
ulteriormente l'opera come una composizione Ars Nova. 

Poiché le due voci più acute hanno delle figurazioni più strette che conferiscono un
andamento più rapido della musica e il testo risulta più scorrevole.

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