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II parte
Riepilogo della lezione precedente
• Abbiamo ricostruito la storia del passaggio dal romano antico al gregoriano
• Tutto quanto abbiamo detto finora è derivato da studi e ipotesi, e non ha un corrispettivo
nella notazione, perché la musica ecclesiastica è tramandata a lungo come tradizione
orale
• La (nuova) notazione si moltiplica solo a partire dal IX sec. Perché così avanti? Perché
prima il repertorio doveva essere così ridotto, da potersi ricordare, e così importante, da
doversi ricordare
• Il principio è ben espresso nel De coelesti hierarchia di Dionigi Aeropagita: la musica degli
inni cantati in cielo è rivelata dai Serafini a coloro che possiedono l’ispirazione divina
(profeti, santi), e da questi trasmessa ai musici che compongono gli inni liturgici. Che
poteva fare dunque l’artista? Seguire il modello già esistente e giunto per rivelazione!
L’innografo come il pittore di icone
• Fino all’inizio del X sec. non esistono in Europa libri completamente notati
• I primi neumi – vedremo tra poco cosa sono – si diffondono poco dopo l’anno 800, e
sono eccezioni. Prima, il repertorio affidato alla memoria dei cantori
Prof. Nones, Lezione 5, Storia della musica I, 2020-21, ISSM
"Puccini" di Gallarate
La memoria dei cantori era così importante
che si inventò un modo per favorirla
• L’invenzione della notazione neumatica servì inizialmente a una migliore,
ancora più certa trasmissione del repertorio
• C’è stato un processo di revisione delle nostre teorie al riguardo
dell’invenzione della notazione:
• 1. fino a metà del Novecento, si credeva che il notatore avesse cercato di
fissare su pergamena la «chironomia», cioè il gesto della mano che indica
nello spazio la melodia nelle sue linee di ascesa e discesa;
• 2. gli studi più recenti sul fenomeno dell’oralità e sul rapporto con la
tradizione scritta hanno sfumato questo quadro: probabilmente furono i
brani la cui esecuzione era piuttosto rara e che rischiavano di venire
scordati ad essere posti per iscritto, e il punto di partenza non è
primariamente il gesto
Prof. Nones, Lezione 5, Storia della musica I, 2020-21, ISSM
"Puccini" di Gallarate
Effetti della notazione
• I primi notatori si trovarono ben presto di fronte al dilemma:
bisognava essere più precisi nell’indicare l’altezza dei suoni, o quei
cambiamenti ritmici, quelle alternanze tra leggerezza e appoggio, che
danno vita musicale vera alla melodia?
• La risposta fu regionale: nella fascia meridionale franca si seguì la
diastemazia (indicare precisamente l’intervallo); altre aree, come i
monasteri prossimi ai laghi di Costanza e Zurigo mirarono a fissare le
sfumature di ritmo ed espressione (con vari escamotage grafici: la
lettera t. per «tenete», la lettera c. per «celeriter», il tratto orizzontale
o «episema», ecc.)