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Recercare XVI 2004

Recercare rivista per lo studio e la pratica della musica antica journal for the study and practice of early music organo della / journal of the Fondazione Italiana per la Musica Antica autorizzazione del Tribunale di Roma n. 14247 con decreto del 13-12-1971 direttore / editor Arnaldo Morelli comitato scientifico / advisory board Patrizio Barbieri, Philippe Canguilhem, Ivano Cavallini, tienne Darbellay, Marco Di Pasquale, Norbert Dubowy, Lowell Lindgren, Lewis Lockwood, Stefano Lorenzetti, Renato Meucci, Margaret Murata, John Ndas, Noel ORegan, Franco Piperno, Giancarlo Rostirolla, Luca Zoppelli direzione e redazione / editorial office Fondazione Italiana per la Musica Antica via Col di Lana, 7 C.P. 6159 00195 Roma (Italia) tel/fax: +39.06.3210806 email: recercare@libero.it www.fima-online.org/framerec.htm

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1120-5741 88-7096-403-5

RECERCARE

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Brian E. Power The Swiss connection. Manuscript transmission and the introits of Trent Codex 93 7 Bettina Hoffmann Dal concerto alto al concerto basso: accordature delle viole da gamba nellItalia del Cinquecento 23 Patrizio Barbieri Music printers and booksellers in Rome (15831600) With new documents on Coattino, Diani, Donangeli, Tornieri, and Franzini 69 Paolo Gozza Anche i megafoni hanno unanima: la Tromba parlante (1678) di Geminiano Montanari 113 Huub van der Linden Benedetto Pamphilj as librettist: Mary Magdalen and the harmony of the spheres in Handels Il trionfo del Tempo del Disinganno 133 Diana Blichmann Ariette teatrali in den venezianischen Ospedali? Versuch einer nheren Bestimmung der Solomotetten in der Zeit Antonio Vivaldis 163

Peter Williams Remarks on the text of Domenico Scarlattis sonatas 215 Comunicazioni Biancamaria Brumana Mecenatismo musicale dei Cesi: madrigali di Dragoni per Federico Cesi e Olimpia Orsini 241 Elena Biggi Parodi Preliminary observations on the Ballo primo of Europa riconosciuta by Antonio Salieri: Milan, La Scala Theatre, 1778 263 Libri e musica 303
Recensioni: ROBERT L. KENDRICK, The sounds of Milan, 15851650 (Davide Daolmi). Schede: VINCENZO RUFFO ANDREA FESTA, Completorium cum quinque vocibus. Otto salmi e un cantico a cinque voci per lora di compieta, a c. di M. Tarrini (am). GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA, Motecta festorum totius anni cum communi sanctorum quaternis vocibus, a c. di D. V. Filippi (am). Chromatic and enharmonic music and musical instruments in the 16th and 17th centuries (Schweizer Jahrbuch fr Musikwissenschaft) (Stefano Lorenzetti). SIGISMONDO DINDIA, Mottetti concertati a due, tre, quattro, cinque e sei voci. Novi concentus ecclesiastici e Liber secundus sacrorum concentuum (1610), a c. di G. Collisani (am). Tullio Cima, Domenico Massenzio e la musica del loro tempo, atti del convegno, a c. di F. Carboni, V. De Lucca, A. Ziino (Renzo Ernesto Camerini). OSVALDO GAMBASSI LUCA BANDINI, Vita musicale nella cattedrale di Forl tra XV e XIX secolo (Silvia Gaddini). Larchivio musicale della basilica di San Giovanni in Laterano. Catalogo dei manoscritti e delle edizioni (secc. XVIXX), a c. di G. Rostirolla (am). Rifiorir dantichi suoni. Tre secoli di pianoforti, a c. di Alain Roudier, Bruno Di Lenna (Patrizio Barbieri). Piano. An encyclopedia. Second edition, a c. di Robert Palmieri (Patrizio Barbieri).

Note per gli autori / Directions to contributors 321

Biancamaria Brumana Mecenatismo musicale dei Cesi: madrigali di Dragoni per Federico Cesi e Olimpia Orsini

Federico I Cesi, padre del futuro fondatore dellAccademia dei Lincei, aveva diciannove anni quando, nel 1581, insieme alla consorte Olimpia Orsini, risulta dedicatario del Primo libro de madregali a quatro voci di Giovanni Andrea Dragoni,1 allievo di Palestrina e maestro di cappella della importante basilica romana di San Giovanni in Laterano. Ma non questo lunico esempio di mecenatismo che lega la famiglia Cesi alla musica tra il Cinquecento e gli inizi del Settecento. Mecenatismo declinato soprattutto al femminile, come se alle donne pi che agli uomini si addicesse il patrocinio di unarte effimera, ma non per questo meno importante nel creare i connotati di una identit nobiliare insieme ad architettura, scultura, pittura e poesia. Prima di passare ad una breve rassegna della musica in casa Cesi, vorrei richiamare lattenzione su alcune caratteristiche peculiari del mecenatismo musicale, dove lintervento del committente sullopera meno palese che, ad esempio, in un ciclo pittorico con dichiarati intenti programmatici.2 Mecenate colui che desidera accreditare il rilievo della propria posizione sociale con elargizioni nei confronti degli artisti. Nel caso della musica, retribuisce, in maniera pi meno stabile, esecutori e compositori che operano nella sua dimora; ma sostiene anche esecuzioni pubbliche nei luoghi di culto di cui si fa protettore, nei teatri o nelle vie della citt. Certo, il ritorno di immagine per colui che investe parte dei suoi beni in musica non immediatamente evidente nella musica strumentale e nella musica sacra di tipo liturgico; mentre nei testi dei madrigali e pi tardi in quelli delle cantate, degli oratori e dei melodrammi sempre possibile individuare elementi di encomio. Ma anche quando non esiste un legame esplicito
1 Di Gio: Andrea Dragoni / maestro dicapella [!] / di S. Giovan Laterano / il primo libro de madrigali / a quatro voci. / Nuovamente posti in luce,Venezia, appresso lherede di Girolamo Scotto, 1581. EMIL VOGEL, ALFRED EINSTEIN, FRANOIS LESURE, CLAUDIO SARTORI, Bibliografia della musica italiana vocale profana dal 1500 al 1700, 3 voll., Pomezia, Staderini, 1977 (dora in avanti NV), n. 865; RISM A/I, D 3495. Esemplari dellopera si trovano in: Harburg ber/Donauwrth, Frstlich Oettingen-Wallersteinsche Bibl. (Basso), Modena, Bibl. Estense (Canto e Tenore) e Napoli, Bibl. Nazionale (Canto, Alto e Basso). Nel NV non segnalato lesemplare di Napoli (presente invece nel RISM) che, essendo lunico a tramandare il fascicolo dellAlto, ha reso possibile la trascrizione in notazione moderna dei madrigali. 2 La musica e il mondo. Mecenatismo e committenza musicale in Italia tra Quattro e Settecento, a cura di Claudio Annibaldi, Bologna, Il Mulino, 1993; STEFANO LORENZETTI, Musica e identit nobiliare nellItalia del Rinascimento. Educazione, mentalit, immaginario, Firenze, Olschki, 2003.

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tra il committente e lopera, la musica rimane sempre un simbolo dellimportanza sociale del personaggio. La forma pi documentata di mecenatismo musicale quella di dare alle stampe delle composizioni facendole apparire sotto il nome di un personaggio illustre. Molte volte il dedicatario sosteneva in prima persona le non lievi spese delledizione; talaltra il musicista cercava con la dedica di ingraziarsi il potente in vista di una futura occupazione al suo servizio; altre volte ancora il compositore non traeva alcun vantaggio economico dalla dedica, ma era semplicemente un modo per mettersi sotto la protezione di quel personaggio grazie a un concetto di famiglia allargata. Di solito pi alto era il rango del dedicatario, pi importante era il musicista. Le dediche, redatte con sottile arte retorica, evidenziano sempre lumilt, vera o presunta, della condizione del musicista per esaltare, nel contrasto, la posizione eccelsa del committente. Costui, fornito di innumerevoli doti, sempre un amante della musica: la pratica in prima persona o ha nei confronti di questa arte unalta capacit di giudizio, anche quando, passando dal Cinquecento al Seicento, il mecenate perder sempre pi le caratteristiche delluomo clto del Rinascimento e per ci stesso a conoscenza di ogni aspetto del sapere e dellarte per compiacersi solo del suo potere. Nella Roma pontificia, in particolare, la natura non dinastica del trono fa s che ogni famiglia cardinalizia, in grado di esprimere dal suo seno un potenziale candidato al soglio di Pietro, funzioni a tutti gli effetti come una piccola corte che gareggia con altre in ogni aspetto dellascesa al potere, dallacquisto di beni e titoli alla politica matrimoniale, dallo sfarzo dellesistenza al mecenatismo artistico e musicale. Ed cos che giovani rampolli delle famiglie in lizza sono eletti alla porpora cardinalizia ancora adolescenti, oppure si sentono quasi in dovere di esercitare il mecenatismo musicale in et a dir poco precoce. Musica in casa Cesi 1. A Todi, dal 1525 al 1606, si avvicend una vera e propria dinastia di vescovi appartenenti alla potente famiglia umbro-romana dei Cesi3 che, nellesercizio delle proprie funzioni non manc di influenzare lattivit musicale della citt e della cappella del duomo in particolare.4
3 Per le notizie sui vari membri della famiglia Cesi cfr. EDOARDO MARTINORI, Genealogia e cronistoria di una grande famiglia umbro-romana, i Cesi, illustrata nei loro monumenti artistici ed epigrafici e nelle memorie archivistiche con introduzione, note ed appendice di Giuseppe Gabrieli, Roma, Tipografia Compagnia Nazionale Pubblicit, 1931. 4 Per quanto attiene i rapporti fra i Cesi e Todi cfr. VALERIA SARGENI, Musica e musicisti nella cattedrale di Todi. Il periodo pretridentino, Esercizi. Musica e spettacolo, 1617, n.s. 78, 19971998, pp. 3376; EAD., Musica e musicisti nella cattedrale di Todi dopo il concilio di Trento (secoli XVI-XVII), Bollettino della Deputazione di Storia Patria per lUmbria, C, 2003, pp. 335379; GALLIANO CILIBERTI, Musica e societ in Umbria tra Medioevo e Rinascimento, Turnhout, Brepols, 1998, pp. 247251, 282284.

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Paolo Emilio, cardinale dal 1517, assunse la guida della diocesi tuderte il 1 giugno 1523, ma solo dodici giorni dopo ne cedette lamministrazione al fratello Federico, anchegli cardinale, che ricopr lincarico fino al 1545. Paolo Emilio, tuttavia, continu ad interessarsi delle vicende musicali della cattedrale: nel 1525 un cantore al servizio della cappella, un certo Magister de Mantua detto el Monaco, si rivolse direttamente al cardinale per chiedere di essere congedato e costui, nella sua qualit di patrono, acconsent alla richiesta e provvide alla scelta del successore, Girolamo da Milano, dopo averlo sentito cantare e suonare personalmente. Unulteriore prova della sollecitudine di Paolo Emilio per il decoro musicale della cattedrale di Todi ci viene da una lettera ai canonici del 18 novembre 1525, nella quale, rilevando con disappunto che lorgano non ancora stato collocato nel luogo predisposto ad accoglierlo, chiede che si provveda in occasione della sua visita nella cittadina umbra nel febbraio successivo.5 Durante lepiscopato di Giovanni Andrea Cesi (15451566), che si occup personalmente del governo della diocesi, fu istituita una nuova prebenda destinata a un sacerdote cantore e, almeno dal 1560, lorganista fu affiancato da un maestro di cappella. Per impedire che il francese Francesco Bouyer si licenziasse da questo incarico sollecit, ma senza successo, anche il contributo del cardinale di Urbino, Giulio Feltrio della Rovere, allora governatore di Todi e legato di Perugia. Nellaprile del 1563 promosse due sacre rappresentazioni con significativi interventi musicali dei quali riferiscono le cronache: il Trionfo della Passione e il Trionfo della Resurrezione.6 Angelo Cesi, vescovo dal 1566 al 1606, cerc di accrescere e rendere pi stabile lorganico della cappella. Particolarmente attivo nellapplicare i decreti tridentini nella fattispecie la valorizzazione del culto dei santi locali , nel 1596 organizz solenni festeggiamenti con musica in occasione della traslazione nella cripta di San Fortunato dei corpi dei cinque santi Callisto, Cassiano, Fortunato, Degna e Romana. Nel carnevale del 1584 fece anche allestire una mascherata moraleggiante, il Consiglio dApollo, nel corso della quale furono eseguite canzoni, madrigali e sinfonie.7 2. Passando da Todi a Roma interessante rilevare che Giovanni Federico III Cesi, fratello minore del Linceo, scelse per la sua Accademia dei Divisi unimpresa musicale: un leggio con un libro di musica aperto in cui le quattro parti di una composizione polifonica sono disposte a libro corale e il motto Tamen divisa suavis. Nel 1591 Francisco Soto dedic a Olimpia Orsini il Quarto libro delle laudi da lui composte su richiesta dei Padri della Congregazione dellOratorio;8 e nel 1600 Romolo Cesi, vescovo di Narni, risulta dedicatario della parte del tenore delle Nuove laudi ariose della Beatissima Vergine curate da Giovanni Arascione e Giovenale Ancina.9
5 SARGENI, Musica 6 SARGENI, Musica

e musicisti nella cattedrale di Todi. Il periodo pretridentino, pp. 5356. e musicisti nella cattedrale di Todi. Il periodo pretridentino, pp. 6164. 7 SARGENI, Musica e musicisti nella cattedrale di Todi dopo il Concilio di Trento, pp. 335346. 8 Il quarto libro delle laudi, Roma, Gardano-Donangeli, 1591 (RISM B/I, 1591/3). 9 Nuove laudi ariose della Beat[issi]ma Vergine, Roma, Mutij, 1600 (RISM B/I, 1600/5).

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Nel 1614, in occasione delle nozze della principessa Anna Maria Cesi con Michele Peretti, principe di Venafro e fratello del cardinal Montalto, fu allestita nel Palazzo della Cancelleria una festa spettacolare alla quale presero parte i principali musicisti della Roma dellepoca. Nelledizione a stampa del libretto, lAmor pudico di Giacomo Cicognini, si trova anche una dettagliata descrizione della festa che costituisce un raro e prezioso documento della vita culturale dellepoca.10 Tra gli interpreti dellopera, nel ruolo di Anterore, c un certo Stefano da identificare, probabilmente, con Stefano Landi (15871639) che nel 1602 fu ammesso al Seminario Romano grazie allinteressamento del cardinale Bartolomeo Cesi, del duca Federico e della di loro madre Beatrice Caetani.11 Molti anni pi tardi, nel 1640, Anna Maria Cesi la dedicataria di un volume di Canzoni spirituali a una, a due et a tre voci da cantarsi, e sonarsi sopra qualsivoglia istromento di Pietro Paolo Sabbatini;12 mentre ad unaltra donna della famiglia Cesi, unAnna Maria monaca di S. Lucia in Selci, sono dedicati nel 1617 gli Affetti amorosi spirituali di Paolo Quagliati, componimenti si legge nella dedica accarezzati prima, et favoriti da lei, quando tal volta s compiaciuta cantarli et abbellirli con le sue artificiose maniere et soavissima voce.13 Tra i Cesi ci fu anche un compositore, don Pietro Cesi (Roma c. 1630-c. 1680),14 del quale ci sono pervenute delle Lamentationes Jeremiae prophetae (Roma, Mascardi, 1653), dei Mottetti a una, due, e tre voci con una Messa, e Salve a cinque (Roma, Mascardi, 1654), una Messa a quattro, con altre sacre canzoni (Roma, Fei, 1660) e due mottetti in raccolte antologiche del 1668 e del 1672.15 Ultimi esempi di mecenatismo musicale dei Cesi agli inizi del Settecento sono quelli di Maria Isabella (16761753) andata in sposa al principe Francesco Maria Ruspoli (16721731) e di Federico Pierdonato (16641762),VI duca di Acquasparta. Il nome di Maria Isabella legato oltre che ad una raccolta di Rime degli Arcadi e ad alcune opere in prosa16 alla committenza dellOratorio della SS. Annunziata eseguito con musica di Antonio Caldara nel Palazzo Ruspoli il 24 marzo
10 JAMES CHATER, Musical patronage in Rome at the turn of seventeenth century: the case of Cardinal Montalto, Studi musicali, XVI, 1987, pp. 179227: 198205; JOHN WALTER HILL, Roman monody, cantata, and opera from the circles around Cardinal Montalto, 2 voll., Oxford, Clarendon, 1997, vol. I, pp. 279296; GIANCARLO ROSTIROLLA, Alcune note sulla professione di cantore e di cantante nella Roma del Sei e Settecento, in Il melodramma a Roma tra Sei e Settecento, a c. di Saverio Franchi (Roma moderna e contemporanea, IV/1, 1996), pp. 3774: 4749. 11 ARNALDO MORELLI, Landi, Stefano, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, vol. LXIII, 2004, pp. 406-411. 12 PIETRO PAOLO SABBATINI, Canzoni spirituali a una, a due et a tre voci da cantarsi, e sonarsi sopra qualsivoglia istromento. Libro secondo. Opera decimaterza, Roma, L. Grignani, 1640 (NV 2512). 13 PAOLO QUAGLIATI, Affetti amorosi spirituali [...], Roma, G.B. Robletti, 1617 (NV 2290). 14 GUNTHER MORCHE, Cesi, Pietro, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, Kassel, Brenreiter, 2000, vol. IV, coll. 612613. 15 RISM A/I, C 1761, C 1762, C 1763; RISM (Recueils imprims XVIe-XVIIe sicles) 1668/1 e 1672/1. Si ha notizia anche di suor Sulpitia Cesis, autrice di una raccolta di Motetti spirituali a 8 voci, edita a Modena nel 1619 (RISM A/I, C 1764), ma secondo Martinori i Cesi emiliani non hanno alcun rapporto con la omonima famiglia umbro-romana (MARTINORI, Genealogia e cronistoria, p. 113). 16 Rime degli Arcadi. Tomo quinto, Roma, A. De Rossi, [1717]. I componimenti in prosa sono: La confusione de sponsali, Le gare della virt e La virt trionfante, tutti editi a Roma nel 1719, 1720 e 1722

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171517 e a numerosi melodrammi: La costanza in amore rappresentato a Foligno nel 1710 e replicato lanno successivo a Roma con musica di Caldara e dedica al principe Ruspoli;18 Il tradimento traditore, dato al teatro Grimani di Venezia con musica di Antonio Lotti nel 1711;19 lAstianatte di Francesco Gasparini al teatro Alibert di Roma nel 1719; Il Crispo di Giovanni Maria Bononcini al teatro Capranica di Roma nel 1721; e LOreste di Benedetto Micheli allestito nello stesso teatro nel 1723.20 Federico Pierdonato Cesi,21 nel cui palazzo fu da primarij musici recitato un oratorio in onore dellAssuntione di Maria Vergine, a cui vintervenne la pi parte della nobilt di Roma che applaud al spirito di Sua Ecc.za et allesquisitezza della musica, come riporta un avviso di Roma del 3 ottobre 1705,22 viene definito dal Valesio uomo spensierato e goditore23 e appare anche come dedicatario de LAnagilda, un dramma per musica di Antonio Caldara rappresentato a Foligno nel carnevale del 1722.24 Dal libretto a stampa dellopera risulta anche che Cesi doveva avere al suo servizio un certo numero di musicisti, perch tra gli interpreti dellopera compare come direttore della musica don Giambattista Fronduti da Gubbio maestro di cappella di Federico Cesi duca dAcquasparta e come primo violino e direttore dorchestra Giulio Toscani virtuoso del duca dAcquasparta. I madrigali per Federico I Cesi e Olimpia Orsini 1. Federico Cesi (15621630),25 marchese di Monticelli e, dal 1588, primo duca di Acquasparta, fu anche decemviro di Todi nel 1586 e dal 1613 anche principe di
rispettivamente; cfr. SAVERIO FRANCHI, Drammaturgia romana. II (17011750), Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1997, pp. 154, 163, 186. 17 FRANCHI, Drammaturgia romana. II, pp. 113, 116. 18 Un esemplare del libretto di trova in Roma, Bibl. Nazionale; cfr. ORIETTA SARTORI, Notizie di interesse musicale in un antico periodico a stampa: il Foglio di Foligno, Esercizi. Musica e spettacolo, 1617, n.s. 78, 19971998, pp. 87119: 113114. Per la replica romana del 1711 cfr. CLAUDIO SARTORI, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, 7 voll., Cuneo, Bertola & Locatelli, 19901994, n. 6807; FRANCHI, Drammaturgia romana II, p. 83. 19 SARTORI, I libretti italiani a stampa, n. 23385. 20 Per le opere romane cfr. FRANCHI, Drammaturgia romana II, pp. 154, 168, 176, 194. 21 MARTINORI, Genealogia e cronistoria, pp. 8384. Federico Pierdonato Cesi divenne duca di Acquasparta nel 1705, alla morte del padre Giuseppe Angelo, quinto duca. Nel 1721 fu nominato cameriere segreto di cappa e spada di Clemente XI. Mor a Cingoli, nel convento dei monaci della congregazione silvestrina, dove si era ritirato. Aveva sposato Teresa Nuti (16751711) dalla quale ebbe due figli, Carlo Federico e Federico. 22 Avvisi di Roma dal gennaio 1705 al giugno 1706, Biblioteca Apostolica Vaticana, Ott. lat. 2733, c. 102v; cfr. FRANCHI, Drammaturgia romana II, p. 30. 23 FRANCESCO VALESIO, Diario di Roma, ed. mod. a cura di Gaetana Scano e Giuseppe Graglia, 6 voll., Milano, Longanesi, 19771979, vol. V, p. 229; 24 SARTORI, I libretti italiani a stampa, n. 1879. Un esemplare del libretto si trova in Roma, Bibl. del Conservatorio Santa Cecilia. 25 MARTINORI, Genealogia e cronistoria, pp. 6667, 114; FEDERICO CESI, Opere scelte, a cura di Carlo Vinti e Antonio Allegra, Perugia, EFFE, 2003, p. LXXIII.

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San Polo e SantAngelo grazie a Paolo V che assegn questo titolo al primogenito della famiglia. Nel 1579 spos Olimpia Orsini, dalla quale ebbe undici figli, il primo dei quali fu Federico II (15851630) il futuro fondatore dellAccademia dei Lincei. Visse a Roma nel palazzo Cesi in via della Maschera doro che il padre Angelo aveva acquistato da Sigismondo de Rossi conte di Sansecondo.26 Federico senior condusse una vita sfarzosa, mantenendosi al livello delle pi illustri famiglie romane che, come i Cesi, aspiravano ad avere un papa nella loro dinastia. La tradizione non ce ne offre un ritratto edificante: si parla di lui come di un uomo rozzo e violento che non apprezzava la passione del figlio per gli studi. Dissip le sostanze familiari, la cui gestione dovette affidare al futuro Linceo, dopo aver tentato di privarlo di parte delleredit a favore de secondogenito Giovanni Federico. Mor il 24 giugno del 1630 (circa un mese prima del figlio che si spense, a quarantacinque anni, il 1 agosto dello stesso anno) e fu sepolto nella chiesa del Ges, accanto alla moglie gi scomparsa nel 1616. Di Olimpia Orsini (15621616) si dice invece che fosse una donna dotata di particolare nobilt e mitezza danimo.27 Le sue virt cristiane e la sua devozione sono ricordate da Francisco Soto (15341619) nel Quarto libro delle laudi a tre et quatro voci, pubblicato nel 1591 dal soprano e compositore spagnolo su richiesta dei padri della Congregazione dellOratorio e dedicato appunto ad Olimpia.28
Allillustrissima et eccellentissima signora osservandissima, la signora Olimpia Orsina Cesi duchessa dAcquasparta. Laffettione, e devotione, che Vostra Eccellenza ha di continuo dimostrato a santi e lodevoli essercitij dellOratorio, e tra le altre cose, alle canzoni e laudi spirituali, che alcune volte ha sentito cantare, commendandole molto, et prendendone interno gusto e piacere, mi hanno spinto a dedicarle questa operetta nuovamente composta, s che dovendosi mettere in luce e dar alla stampa, ho giudicata non esser conveniente che uscisse in publico sotto altra protettione che di Vostra Eccellenza, alle cui christiane virt i nostri padri tanto pi affettionati sono et obligati, quanto maggiori si rappresentano loro i meriti, e qualit di quella. Accetter dunque con lieto viso questo picciol dono, non come cosa alla dignit sua proportionata, ma come un segno della grata volont, et osservanza, che a lei si deve. Di V. Eccellenza devotissimo servitore Francesco Soto

Durante la frequentazione degli esercizi oratoriali Olimpia ebbe modo di ascoltare delle laudi commendandole molto, et prendendone interno gusto e piacere.
Il palazzo Cesi in via della Maschera doro, Gaeta, Stabilimento grafico militare, 1998. Genealogia e cronistoria, pp. 6667, 114. La data di nascita di Olimpia si deduce a ritroso dalliscrizione che compare sulla tomba nella chiesa del Ges di Roma, nella quale si dice che mor il 12 marzo 1616 a 54 anni; cfr. VINCENZO FORCELLA, Iscrizioni delle chiese e daltri edifici di Roma dal sec. XI ai nostri giorni, 14 voll., Roma, Tipografia delle Scienze Matematiche e Fisiche, 1869 1884. Ringrazio per la segnalazione il prof. Saverio Franchi. 28 Una ristampa anastatica delledizione de Il quarto libro delle laudi di Giovanni Soto stata pubblicata a cura dellAMIS (Bologna, 1971); unedizione moderna apparsa a cura di Marco Gemmani (Bologna, AERCOAssociazione emiliano-romagnola cori, 1999 [Quaderni della rivista Farcoro, 4]).
27 MARTINORI, 26

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Lintento della raccolta quello di esaltare le doti di piet cristiana che, nel clima post-tridentino, ben si addicono ad una donna dellentourage papale e pi in generale ad ogni donna di nobile lignaggio: si veda ad esempio il Secondo libro di madrigali spirituali che Giovanni Pierluigi da Palestrina nel 1594 dedicher a Cristina di Lorena andata in sposa nel 1589 a Ferdinando dei Medici.29 Nel testamento, redatto a Tivoli il 3 ottobre 1615, Olimpia esprime il suo desiderio di essere sepolta nella cappella di san Francesco della Chiesa del Ges, di avere funerali senza pompa e di essere vestita con un semplice abito da cappuccina del terzordine francescano.30 2. Nel 1581, per, il giovane Federico Cesi non aveva ancora evidenziato i lati poco gradevoli del suo carattere e dalla raccolta di Dragoni risulta essere un amante e un mecenate della musica, forse in grado di praticare egli stesso questarte in modo eccelso. E laltrettanto giovane consorte Olimpia non aveva ancora sviluppato la sua mesta e totale dedizione alle pratiche religiose, sebbene risulti circondata dellaura celestiale e pura evocata dal suo nome e particolarmente adatta a una donna del suo rango. La coppia sembra prediligere una musica nobile e al tempo stesso gradevole; la stessa musica che ci lasciano immaginare alcuni affreschi del palazzo Cesi di Acquasparta, completato proprio intorno al 1579 lanno delle loro nozze e nel quale appaiono ripetutamente gli stemmi inquartati delle due famiglie Cesi e Orsini.31 Si veda in particolare liconografia musicale dellaffresco raffigurante Apollo e le Muse che adorna la volta della Stanza delle fatiche di Ercole.32 Giovanni Andrea Dragoni (ca. 15401598),33 che aveva circa ventidue anni pi dei suoi nobili committenti, nel 1581 era gi un musicista autorevole. Allievo di Palestrina, dal giugno 1576 occupava il posto di maestro di cappella di una delle principali basiliche romane, San Giovanni in Laterano, e mantenne tale incarico fino alla morte. Le sue numerose composizioni sacre, sia manoscritte che a stampa, comprendono anche due sezioni della famosa Missa Cantantibus organis Caecilia resa nota ed edita da Casimiri nel 1930 alla cui realizzazione contribuirono i
29 BIANCAMARIA BRUMANA, Les musiques pour la naissance dun grand-duc et le dbut du mcnat musical de Christine de Lorraine, in Symphonies lorraines. Compositeurs, excutants, destinataires, actes du colloque de Lunville (20 novembre 1998) publis sous la direction de Yves Ferraton, Paris, Klincksieck, 1998, pp. 281293. 30 MARTINORI, Genealogia e cronistoria, pp. 6667. 31 Nella volta della loggia verso il giardino che d accesso al piano nobile sono affrescati quattro grandi stemmi, il terzo dei quali reca le insegne di Federico I Cesi e di Olimpia Orsini; cfr. GIOVANNA SAPORI CARLO VINTI LINO CONTI, Il palazzo Cesi di Acquasparta e la rivoluzione scientifica lincea, Perugia, Delta, 1992, p. 33. 32 SAPORI VINTI CONTI, Il palazzo Cesi di Acquasparta, p. 27. La Stanza delle fatiche di Ercole la prima dellala sinistra del piano terreno, destinato ad uso privato. Altri elementi di iconografia musicale sono presenti nella Stanza di Orfeo ed Euridice, sempre al piano terreno, e nella Stanza delle Muse al piano nobile. 33 PATRICIA ANN MYERS, Dragoni, Giovanni Andrea, in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, London, Macmillan, 2001 (dora in avanti NG 2001), vol. VII, pp. 554555.

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pi noti compositori romani dellepoca.34 La sua produzione profana era iniziata nel 1574 con il madrigale a cinque voci Alba cruda inserito nel Quarto libro delle Muse, unantologia curata dal cantore pontificio Tommaso Benigni e per questo intitolata Benigni spirti.35 Tra il 1575 e il 1579 aveva pubblicato tre libri di madrigali a cinque voci,36 il primo dei quali (dato alle stampe col parere delleccellentissino M. Giovanni Palestrina mio precettore) contiene componimenti per le nozze di Giovanni Pepoli con Angela Boncompagni. Dragoni, dunque, non era nuovo alla composizione di musiche epitalamiche come, in senso lato, si possono considerare anche quelle dedicate ai Cesi e come pochi anni pi tardi, nel 1584, saranno quelle del Primo libro di madrigali a sei voci scritto per le nozze di Lucio Savelli con Placida Colonna.37 Nella dedica del Primo libro di madrigali a quattro voci, indirizzata a Federico Cesi, il musicista dichiara di avere infiniti obblighi nei confronti del suo protettore (chiamato con lappellativo di patron mio) e dato ancora pi interessante di ridurmi col mezzo loro [la pubblicazione di questi madrigali] alla sua memoria per quel vero et devoto servitore chio me le dedicai molti anni sono. In sostanza, il musicista, che gi in precedenza si era messo sotto la protezione del Cesi, rinnova ora pubblicamente la sua dedizione al nobile personaggio. Non sappiamo a quando risalga il primo contatto fra il musicista e il suo patrono, ma possiamo collocarlo intorno al 1570, quando Federico, poco pi che fanciullo, si trov a subentrare al padre Angelo, scomparso in quellanno, anche come mecenate musicale.
Allillustrissimo sig. et patron mio sempre osservandissimo il signor Federico Cesis Sio fussi del valor chio non sono, darei a V.S. illustrissima della devotion mia segno pi proportionato al suo merito, et a glinfiniti oblighi chio le tengo. Ma non conoscendo in me qualit degna di comparir alla sua presenza, fuor che la musica, nella qual con molta diligenza sin da primi anni mesercitai, ho preso occasione dhonorar del suo nome questi ultimi parti del mio debile ingegno, et ridurmi col mezzo loro alla sua memoria per quel vero et devoto servitore chio me le dedicai molti anni sono, pregandola a non misurar laffetto dellanimo mio con la bassezza del dono, ma pi tosto con la benignit solita stimar il picciol dono per la gran devotion dellanimo dal qual procede. Il che accrescer in me in un tempo globlighi, et la volunt di produr tuttavia frutti pi degni di V.S. illustrissima alla quale in questo mezzo bacio reverentemente la mano, pregando Dio per laccrescimento della sua felicit. Di Roma alli 10 dottobre 1581.

34 RAFFAELE CASIMIRI, La Missa Cantantibus organis Caecilia a 12 voci di Giov. P. da Palestrina e de suoi scolari, Note darchivio per la storia musicale, VIII, 1931, pp. 233244. Oltre a Dragoni, composero parti di questa messa Francesco Soriano, Palestrina, Annibale Stabile, Ruggero Giovannelli, Curzio Mancini. 35 RISM B/I, 1574/4; cfr. GAETANO GASPARI, Catalogo della Biblioteca musicale G. B. Martini di Bologna, Bologna, Libreria Romagnoli DallAcqua, 1893 (rist. anastatica: Bologna, Forni, 1961), vol. III, p. 32. 36 NV 866, 867, 868. 37 NV 870.

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3. Veniamo ora al contenuto del libro di madrigali per svelarne larchitettura e gli intenti programmatici. Il volume contiene venticinque componimenti musicali, raggruppati in tre cicli: si tratta cio di tre corone di madrigali, nelle quali lunit poetico-musicale di un singolo brano prende luce in un contesto pi ampio, un ciclo di madrigali appunto, nel quale sono messe in musica diverse stanze di un unico testo poetico.38 In lode de glillustrissimi sig. Fede. Cesis et Olimpia Orsina [1] Gi di Mennon la bella madre havea [2] Quando a caso un mattin la destra riva (seconda stanza) [3] Era il leggiadro viso suo qual suole (terza stanza) [4] Le Gratie e l gaudio gli facean corona (quarta stanza) [5] Alma Olimpia gi l tempo da me tanto (quinta stanza) [6] Nacqui per te per te ho vissuto et vivo (sesta stanza) [7] Cos dicendo dangoscioso humore (settima stanza) [8] Ove seco in perpetua primavera (ottava stanza) [9] Alma beata et bella (prima parte) [Sannazaro] [10] Altri monti altri piani (seconda parte) [11] Qual la vite a lolmo (terza parte) [12] Pianger le sante dive (quarta parte) [13] Dunque fresche corone (quinta parte) In lode della caccia de lepri [14] Diensi a vario mestier gli ingegni industri [15] Questo ogni vil pensier discaccia e tolle [16] Chi non movesse i frettolosi passi [17] Alternando alte voci e allegre note [18] Ma la nascosa lepre cha le spalle [19] Arrivata non lungi a mezza costa [20] Ecco Dorceo veloce, ecco Melampo [a tre voci] [21] Locculta infelice ecco allhor chintende [22] Il veltro snel cha correr non limpaccia [23] Esser augel vor(r)ebbe o a londe mergo [24] I veltri allhor doprarsi hanno desio [25] Stratiata e morta al deputato loco [a cinque voci] Il primo gruppo di madrigali, dedicato a Federico e Olimpia (nn. 18),39 fa riferimento allamore dei due giovani e alla loro unione; pi precisamente lomaggio che Federico rivolge alla sposa. Lei, Olimpia, deve scendere dal cielo per avvolger38 ANDREA CHEGAI, Marenzio e il madrigale multisezionale: segmentazione del testo e modelli di esordio, in Studi marenziani, a cura di Iain Fenlon e Franco Piperno, Venezia, Fondazione Levi, 2003, pp. 167 199. 39 Cfr. Appendice 1.

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lo nel suo stellato manto (come la Vergine) e condurlo nel regno santo, dove vivranno in eterna felicit. Il giovane innamorato, apparentemente non corrisposto, muore per raggiungere lamata, ma la sua scomparsa segna solo il passaggio simbolico a una nuova e pi alta condizione, quella coniugale. Il testo poetico anonimo ma da attribuirsi con ogni probabilit a un poeta dellentourage della famiglia composto da otto ottave di endecasillabi con rima abababcc. In esso si finge che il poeta, passeggiando sulle rive del Tevere in un mattino di primavera, sia colpito dal suono di una voce celestiale, chuscir credei di divin nume. Si tratta di un fanciullo dalle splendide sembianze facilmente identificabile con Federico Cesi, dedicatario dellopera che canta una canzone in maniera eccelsa (Con grato suono ei dunque in questi accenti / arrest il ciel a udirlo et gli elementi). La quinta e la sesta strofa finzione nella finzione contengono le parole damore del giovane per Olimpia. Poi compare improvvisamente la dea damore che, non potendo sopportare la sofferenza del giovane, lo conduce in cielo, lasciando il poeta solo e triste. Nel madrigale Alma Olimpia, la musica fluisce senza soluzione di continuit tra un verso e laltro. Non si riscontrano cesure nette in tutte le voci contemporaneamente, ma linizio di un nuovo verso affidato ad una o due voci il cui discorso musicale si inserisce nel contesto precedente in una concatenazione stretta e sempre varia. Solo in corrispondenza dellinizio del quinto verso, che segna anche linizio della seconda parte della strofa, il distacco si fa evidente: Tenore e Basso attaccano in maniera omoritmica e senza prolungamenti sonori significativi della sezione precedente, mentre Canto e Alto tacciono prima di entrare ad imitazione sulle stesse note allottava superiore (batt. 3945). I vocalizzi, nel complesso molto contenuti, sono collocati alla fine del secondo, del quarto e del sesto verso, ma anche su stellato manto; mentre limportanza degli ultimi due versi sottolineata dalle ripetizioni del testo che si fanno qui particolarmente numerose e dal frazionamento dei valori sulle parole viva felice. Linizio del madrigale, che contiene il nome della dedicataria, scandito in maniera omoritmica e a valori uniformemente ampi da tutte le voci. Nel terzo verso, nel quale si allude ad Olimpia che scesa dal cielo deve portare con s nel regno santo il consorte, lidea dello strappare dal contesto terreno per andare verso lalto resa madrigalisticamente dal Basso che si fa largo tra le altre voci che ancora intonano il verso precedente salendo per gradi di una nona (Do2Re3, batt. 1522), e dal Tenore e dallAlto che si aggiungono con un disegno analogo (Tenore: Sol2Sol3, batt. 1721; Alto Do3Do4), batt. 1720), mentre il Canto tace. Il secondo gruppo di madrigali (nn. 913) utilizza il testo della quinta ecloga dellArcadia di Sannazaro (14561530). In essa il malinconico Ergasto canta sul sepolcro di Androgeo, lamentandosi per la scomparsa del pastore che col suo soave canto era solito allietare i compagni; ora per la sua anima beata e vive in altri monti ed altri piani, dove pu seguire le ninfe in pi felici amori e dove, tra Dafni e Melibeo, canta col suon de nuovi inusitati accenti. Il parallelismo tra lecloga del Sannazaro e le stanze in lode dei Cesi evidente: in entrambe la morte di un abile cantore (Androgeo-Federico) e il lamento del poeta; ma al tempo stesso,

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in entrambe, il passaggio delleletto alla beatitudine di una mitica et delloro. Non sappiamo dunque se lidea apparentemente luttuosa della morte del giovane Cesi abbia suggerito laccostamento allecloga di Sannazaro; o se, viceversa, sia stato questo notissimo componimento poetico ad ispirare lomaggio a Cesi (si calcola che in Italia, solo nel Cinquecento, furono pubblicate circa settanta edizioni dellArcadia). Tra laltro, questo di Dragoni, il primo trattamento musicale dellintera ecloga.40 Girolamo Scotto, nel 1541, si era limitato a rivestire di note solo la prima strofa Alma beata et bella.41 Dopo Dragoni, si cimentarono nella stessa impresa Andrea Gabrieli nel 158842 e Cristofano Malvezzi nel 1590.43 Il terzo gruppo di dodici madrigali (nn. 1425), anonimi, in lode della caccia della lepre.44 In questi componimenti, eseguiti forse anche nelle sale del Palazzo Cesi in via della Maschera doro, sembrano prendere consistenza sonora le scene di caccia che decoravano la facciata delledificio e che in seguito andarono irrimediabilmente perdute.45 Qui, in modo agile e spigliato, con un linguaggio fatto anche di buonsenso popolaresco, si esalta lo sport per eccellenza della nobilt del medioevo e del Rinascimento. Altri si dedichino al gioco, alla lettura, alle pratiche occulte, alla poesia, allamore; lunico spasso del poeta fia tra macchie e vepri / Con lieta compagnia di colle in colle / Cacciando gir le timidette lepri. Lultimo tempo di questa sonata in tre movimenti ante litteram costituita dal libro di madrigali per Federico e Olimpia Cesi, un finale vivace e brillante nel quale landare su e gi tra monti e valli, il suono dei corni, le grida dei cacciatori e linseguimento dei cani recuperano lanimazione delle cacce musicali del Trecento. La struttura irregolare del ciclo gi evidente nella ampiezza dei testi poetici utilizzati per i singoli madrigali che vanno dai tre del madrigale Arrivata non lungi (n. 19 della raccolta / VI del ciclo) ai dodici del madrigale Diensi a vari mestier (n. 14 / I), passando per i sei dei nn. 1518 (IIV) e 2023 (VIIX), i sette nel n. 25 (XII) / e i nove del n. 24 (XI). Anche il tessuto polifonico ha spessori diversi: si assottiglia a tre voci nel madrigale Ecco Dorceo e si dilata a cinque nellultimo componimento, il cui contenuto tragico per la sventurata lepre che stratiata e morta, ma allegramente conviviale per i cacciatori che, dopo aver arrostito la preda, se ne cibano avidamente lasciando ai cani solo le ossa (Si figge al ferro et si condanna al fuoco / Poi cha le bragie alquanto distrutta / Come se fusse rea di mille colpe / Si taglia a pezzi et isbranata tutta / I veltri han lossa e i cacciator la polpa). Un finale di tono leggiero che sembra fare da contrappeso al clima apparentemente funebre dei primi due cicli. Anche qui si parla di morte: ma lironica e scherzosa morte della lepre che riconduce lintera raccolta al carattere gioioso di una festa di corte, come qualche de40 SILKE LEOPOLD, Madrigali sulle egloghe sdrucciole di Iacopo Sannazaro. Struttura poetica e forma musicale, Rivista italiana di musicologia, XIV, 1979, pp. 75127. 41 NV 2602, 2603 (Secondo libro di madrigali a 5 voci). 42 NV 1037 (Primo libro di madrigali a 5 voci). 43 NV 1557 (Madrigali a tre voci con alcuni alla misura breve). 44 Cfr. Appendice 2. 45 Il palazzo Cesi di via della Maschera doro, pp. 78.

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cennio pi tardi saranno i finali lieti dei melodrammi. Il libro di madrigali che Dragoni scrisse per Federico e Olimpia Cesi si rivela, dunque, una architettura perfetta e un ciclo celebrativo concluso, attraverso il quale possiamo immaginare sontuose feste nuziali con banchetti allietati da episodi scenici come la raffigurazione dellascesa al cielo del giovane Federico per raggiungere la sua Olimpia e da musiche raffinate e dilettevoli.

Note critiche alla trascrizione Nella edizione dei testi sono state sciolte le abbreviazioni. Quando nelloriginale compare (nella stessa voce o in voci diverse) sia la forma completa che quella con elisione, si preferito scegliere la prima. Stanza quinta, verso 5: Deh. Stanza settima, verso 7: nellAlto erroneamente veggia. Stanza ottava, verso 7: anche talio. Battuta 16, Basso: Re minima.

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Fig. 1: G. A. Dragoni; Il primo libro de madrigali a quatro voci (Venezia 1581): frontespizio della parte del Canto.

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Fig. 2: G. A. Dragoni, Il primo libro de madrigali a quatro voci (Venezia 1581): parte del Canto del madrigale Gi di Mennon.

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Appendice

1. Stanze in lode de glillustrissimi sig. Fede. Cesis et Olimpia Orsina


[Prima stanza] Gi di Mennon la bella madre havea Tinto l ciel dei pi vaghi almi colori E n compagnia de lamorosa Dea Vestia dherbe di fior la terra Clori Le rive e i colli risonar facea Filomena lodando i novi albori Et lamorose ninfe in bel lavoro Tessevan ghirlandette ai lor crin doro. Seconda stanza Quando a caso un mattin la destra riva Premendo io per diporto al sacro fiume A s mi trasse una celeste et diva Voce chuscir credei di divin nume Hor mentre questo et quel troncon che priva Me di colui che fuor dhuman costume Canta trapasso con ardente zelo Un fanciul veggio glocchi fiso al cielo. Terza stanza Era il leggiadro viso suo qual suole Esser sorta del mar la vaga Aurora O qual in drappo tra rose et viole Finge pittor discreto a laura Flora Gli cedea di splendore invido il sole Quandil dono di Cerere arde e indora Le chiomet glocchi et laltre membra belle Arder facano il gran re de le stelle. Quarta stanza Le Gratie e l gaudio gli facean corona E l riso e l gioco et danzavangli intorno Di tanti privileghi il ciel le dona ChAmor di stargli incontro ha doglia et scorno Non per un sol momento labbandona Chei vive sol del suo bel lume adorno Con grato suono ei dunque in questi accenti Arrest il ciel a udirlo et gli elementi. Quinta stanza Alma Olimpia gi l tempo da me tanto Desiato ne vien che dal ciel scenda Et traendomi teco al regno santo Come diceste gi divo mi renda Deh avvolgi me nel tuo stellato manto Ma pria la mente dogni error memenda Onde teco ne lalte alme contrade Viva felice in sempiterna etade. Sesta stanza Nacqui per te per te ho vissuto et vivo Questa vita mortal che cangiar chieggio Per lalta tua beltate ho in odio e n schivo Quanto pu dar del mondo il sovran seggio Sesser privo di te devo esser privo Voglio dogni altra et che viver deggio Che sesser mia non vol lempia mia sorte Morte a me il viver sia vita la morte. Settima stanza Cos dicendo dangoscioso humore In copia bagna le vermiglie gote Ma non pate la Dea cotal dolore Chin bianca nube in fretta pi che puote Spargendo laria di celeste odore Cal su l Tebro le dorate rote Et qual darco salir veggiamo il telo Tolse al mondo il garzone et dielo al cielo. Ottava et ultima stanza Ove seco in perpetua primavera Si vivet gode let sua novella Chivi tempo o stagion mattin n sera Mai non distingue la maggior facella Qual chi dormendo al ciel con lalma ito era Cui desto grave duol premet flagella Tal io perdendo cos amata et cara Vista tenni la vita aspra et amara.

260 2. In lode della caccia de lepri

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[n. 1 del ciclo = n. 14 della raccolta] Diensi a vario mestier gli ingegni industri Altri al gioco a piacer lhore dispensi Legga altri de gli eroi li fati illustri Altri le cose occulte a cercar diensi Altri poetando scriva et orne adombre Con finto velo bei concetti e i sensi. Alla dolcaura altri posando e a lombre Dei tremolanti faggi e dei ginepri Canti come damor la cura ingombre Che l spasso mio sol fia tra macchie e vepri Con lieta compagnia di colle in colle Cacciando gir le timidette lepri. [n. 2 = n. 15] Questo ogni vil pensier discaccia e tolle E in esercitio passar glanni e i lustri Fia meglio assai che nel pigro otio et molle Dolce mi fia cercar le tane e i lustri Et sormontar sopra gli alpini sassi Et scender nelle valli ime e palustri. [n. 3 = n. 16] Chi non movesse i frettolosi passi Chi non saltasse al giubiloso grido Al suon de corni al gran romor che fas(s)i Ecco il sagace can compagno fido Saltella pur n ritener si puote Gli par chhor hor la lepre esca dal nido. [n. 4 = n. 17] Alternando alte voci e allegre note La bella schiera va di passo in passo Girando l monte in spatiose rote Da lerte cime ruinose al basso Vengon le pietre a salti onde la valle Par si scota et risulti al gran fracasso.

[n. 5 = n. 18] Ma la nascosa lepre cha le spalle Si sente il cacciator tremet limpaccia Quel suono e quel tumulto angoscia dalle Et perch scampo ogni animal procaccia Veggiendosi ivi a gran periglio esposta Snida et va dove l timor la caccia . [n. 6 = n. 19] Arrivata non lungi a mezza costa Saccorge mal haver preso il suo scampo Che sta di su linfesta parte opposta. [ n. 7 = n. 20] A tre voci Ecco Dorceo veloce ecco Melampo Che dhaverla tra denti arde et scintilla Ecco altri cani escono ratti a campo Quella hor fugge in Cariddi hor fugge in Scilla La schiera intanto favoreggia e accende Quei cani al corso et ne gioisce et brilla. [n. 8 = n. 21] Locculta infelice ecco allhor chintende Gridi et latrati et quel sonar di corno O mei risponde e in van soccorso attende Facendo tra le cave ella soggiorno Intenta pur se l bel Narciso a caccia Fosse venuto a quelle valli intorno. [n. 9 = n. 22] Il veltro snel cha correr non limpaccia Sasso sterpo cespuglio a salto a salto Pi che laura leggier segue la traccia Escon cani di gi di costa et dalto La lepre hor gira hor volge ratta il tergo A questo a quel che le d fiero assalto.

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Da lalte cime giuso al pian si scende Et tra di lor di quella caccia gioco Di passo in passo in ragionar si prende. [n- 12 = n. 25] A 5 Stratiata e morta al deputato loco La sventurata lepre al fin caduta Si figge al ferro et si condanna al fuoco Poi cha le bragie alquanto fia distrutta Come se fusse rea di mille colpe Si taglia a pezzi et isbranata tutta I veltri han lossa e i cacciator le polpe.

[n. 10 = n. 23] Esser augel vor(r)ebbe o a londe mergo Perch se cala se costeggia o monta Le sono i can per fiance a faccia e a tergo Uno gi gi larriva ecco laffronta Laltro lazzanna et finalmente il fio Del non suo fallo a torto paga e sconta. [n. 11 = n. 24] I veltri allhor doprarsi hanno desio Con morsi a gara chi di lor pi fieda N lassar ponno il crudo assalto e rio Vi corre poi chil fiero impeto seda Et raccoglie di terra e al palo appende Et qual trofeo riporta indi la preda.

Biancamaria Brumana professore associato di Storia della musica allUniversit di Perugia, dove responsabile del corso di laurea in Beni musicali e un master nello stesso settore. Ha pubblicato numerosi studi sulla storia della musica dal Medioevo al primo Novecento, con un particolare interesse verso loratorio musicale e la storia delle istituzioni musicali, come cappelle e teatri. Ha redatto cataloghi di fondi musicali e di singoli autori in collaborazione con il RISM. Ha collaborato con il Dizionario biografico degli italiani, il Dizionario universale della musica e dei musicisti, il New Grove dictionary of opera, e Die Musik in Geschichte und Gegenwaert. direttore della rivista Esercizi. Musica e Spettacolo e della collana di quaderni monografici ad essa collegata.

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SUMMARY

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The powerful Umbrian-Roman Cesi family, which reached its height of splendor between the sixteenth and seventeenth centuries, counting bishops, cardinals, dukes, counts, and marchesi among its members, as well as the founder of the Accademia dei Lincei, used musical patronage, among other things, to help create the image of a well-rounded aristocratic identity. After a reconnaissance of the musical activities promoted by the family in various cities of Umbria and in Rome (activities exercised mainly by the women of the family), an analysis is offered of the Primo libro de madrigali a quatro voci by Giovanni Andrea Dragoni (Venice, 1581), dedicated to Federico I Cesi (1562-1630) and Olimpia Orsini (1562-1616) to celebrate their wedding in 1579 and the completion of the Cesi palace of Acquasparta, whose decorations contain numerous visual references to music and a Music Room. The first cycle of madrigals in the collection (nos. 1-8) refer to the love of the two young people and their passage to the new, higher state of marriage. The second (nos. 9-13), linked with the first in content, utilizes the text of the fifth eclogue of Sannazaros Arcadia and represents the first treatment in music of the entire poetic composition. The third group of madrigals (nos. 14-25), in praise of the hunt, is distinguished by an agile, easy poetic and musical progression and seems to give shape in sound to the hunting scenes that decorated the faade of the Cesi palace in Rome on Via della Maschera dOro.

Biancamaria Brumana is associate professor of music history at the University of Perugia, where she directs the undergraduate major and the masters program in Musical heritage. She has published numerous studies on the history of music from the Middle Ages to the early twentieth century, with a special interest in the oratorio and the history of musical institutions such as music chapels and theaters. She has edited catalogues of music collections and of individual authors in collaboration with RISM, and has contributed to the Dizionario biografico degli italiani, the Dizionario universale della musica e dei musicisti, The New Grove Dictionary of Opera, and Die Musik in Geschichte und Gegenwaert. She is editor of the journal Esercizi. Musica e Spettacolo and the series of monographs connected with it.

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