Sei sulla pagina 1di 6

Accademia Filarmonica di Verona Fondazione Arena di Verona

Conservatorio di Musica E. F. Dall’Abaco VeronaContemporanea/Intersezioni

MADERNA E L’ITALIA MUSICALE DEGLI ANNI ’40


INCONTRO DI STUDIO

Auditorium Italo Montemezzi


Conservatorio E. F. Dall’Abaco

Sabato 10 ottobre

Fabio Zannoni
VERONACONTEMPORANEA/INTERSEZIONI: L’OCCASIONE PER UN ‘RITORNO’ DI
BRUNO MADERNA NELLA CITTA’ DI ADOZIONE.
Il suo mondo musicale e le sue idee come stimolo per una lettura della contemporaneità.

Il ritrovamento della partitura del concerto per pianoforte del ’41 è stato il punto di partenza di un
omaggio a Bruno Maderna da parte della rassegna “VeronaContemporanea”. La rassegna, come si
vede dal volantino distribuito in sala, è stata organizzata dalla Fondazione Arena di Verona e
realizzata assieme all’Accademia Filarmonica: si è trattato di una programmazione sulla musica del
nostro tempo, aperta a confronti con i diversi mondi musicali che caratterizzano le complesse
costellazioni del contemporaneo; i diversi universi – del rock, del pop, del jazz, della musica etnica,
della musica accademica… - che, nell’era postmoderna, si trovano costantemente ad interagire e a
trarre spunti di ispirazione uno dall’altro.
La rassegna ha trovato nella musica e nelle idee di Maderna un proficuo punto di riferimento per
impostare il suo programma: la figura di Maderna, in questa prospettiva, si staglia come
paradigmatica. Egli ha assunto fin dall’inizio – come suggerisce Luigi Pestalozza – una sorta di
atteggiamento di sperimentazione “galileiana”: nella sua attività si è contemporaneamente
impegnato su più fronti, sul piano di una ricerca compositiva rigorosa, sull’approfondimento della
sua eredità rinascimentale e barocca, ma anche sul contatto con la vita musicale del suo tempo a
tutti i livelli, compreso quello della musica leggera, da film e del jazz.
Si può dire dunque che la Rassegna e la sua giornata conclusiva siano anche stati, per la città di
Verona, un’importante opportunità per “riappropriarsi” del suo illustre concittadino d’adozione.

Fabio Zannoni. laureato in Filosofia all’Università di Bologna e diplomato in flauto presso il Conservatorio
di Torino, ha pubblicato saggi sul ‘900 musicale per La Nuova Rivista Musicale Italiana e “La Cartellina”,
anche con interventi sulla didattica della musica; come giornalista e critico musicale collabora con L’Arena
e “Il Giornale della Musica” e in questa veste è testimone della vita musicale veronese; con frequenti
rapporti di collaborazione con l’Accademia Filarmonica di Verona e la Fondazione Arena. Per questa
istituzione, dopo il ritrovamento della partitura del Concerto per pianoforte del ’41 di Maderna, ha quindi
curato il progetto e la direzione artistica dell’edizione 2009 di VeronaContemporanea/Intersezioni ed ha
promosso lo svolgimento di questo Incontro di Studi.

Laura Och
VERONA ANNI ‘30/’40. LA PRESENZA DI MADERNA

Poco prima di essere adottato dalla veronese Irma Manfredi, il 21 maggio 1933 Bruno Maderna
comparve sulla scena musicale veronese dirigendo ad appena 13 anni un concerto sinfonico in
Arena. L'ammirazione e il clamore che sempre suscitano i bimbi prodigio furono enfatizzati dalla
stampa di regime che, con l'obiettivo di presentare il giovane musicista come esempio per le giovani
generazioni, fece di quel concerto una sorta di caso mediatico ante litteram.
Fino al 1946 le cronache della città scaligera registrarono altri sei concerti diretti da Maderna; la sua
presenza potè radicarsi nel tessuto musicale cittadino grazie a due fra le più importanti istituzioni
musicali locali, il Civico Liceo Musicale nella persona del suo direttore, Pietro Bottagisio, e
l'associazione concertistica Amici della Musica.
Emancipatosi dall'immagine di bimbo prodigio, Maderna fu protagonista a Verona, in piena guerra,
di alcuni concerti il cui repertorio lascia emblematicamente presagire due importanti direttive lungo
le quali si sarebbe in seguito articolata la sua attività di musicista e di divulgatore musicale: da un
lato la musica strumentale barocca cui Maderna si andava in quegli anni accostando anche grazie
alla frequentazione di Gianfrancesco Malipiero, dall'altro lato le composizioni contemporanee di
autori come Pino Donati, Giuseppe Pilati, Ottorino Respighi. Passato e presente già allora si
univano a plasmare la personalità di una delle più emblematiche presenze italiane del Novecento
musicale.

Laura Och. Diplomata in pianoforte e laureata in lettere con una tesi sulle revisioni di Alfredo Casella,
Laura Och vive e lavora a Verona, dove insegna storia della musica nel Conservatorio «Evaristo F.
Dall'Abaco».
È autrice di diverse pubblicazioni. In alcune di esse ha analizzato l'attività musicale di personaggi e
istituzioni della sua città, fra cui l'Accademia Filarmonica nel Settecento, la Società Amici della Musica, la
Scuola d'Istrumenti ad Arco, Scipione Maffei, Giuseppe Camploy.

Leo Izzo
“ESPRESSIONI JAZZISTICHE IN UN CLIMA D’ARTE”:
LA SINTESI DI BRUNO MADERNA

Nell’intero arco della sua carriera Bruno Maderna rivolse al mondo del jazz uno sguardo attento e
affascinato. Lo si evince soprattutto dalla sua produzione di musica per la radio, la televisione e il
cinema, in cui ricorrono influenze, echi e citazioni jazzistiche di volta in volta funzionali al medium
e alla destinazione specifici. Il Novecento musicale è costellato di compositori che attinsero alla
musica afroamericana e quello di Maderna non è certo un caso isolato, anche se rimane tutt’ora
poco conosciuto. Alcuni dati rivelano, tuttavia, che lo sguardo di Maderna nei confronti del jazz
non fu affatto di estraneità, ma, piuttosto, di viva partecipazione e, probabilmente, di familiarità:
basti pensare alla sua precoce attività di musicista nell’ambito del piccolo organico diretto da
Umberto Grossato nei primi anni Trenta (la Happy Grossato Company – Original Jazz Band). Dopo
questa esperienza giovanile, nel 1949 Maderna ebbe l’occasione di accostarsi nuovamente al jazz in
qualità di compositore: la RAI infatti gli propose di realizzare le musiche per Il mio cuore è nel Sud,
un dramma radiofonico su testo di Giuseppe Patroni Griffi, caratterizzato da una prosa visionaria, in
cui convergevano istanze neorealiste e angosce metropolitane. Come richiesto esplicitamente dal
drammaturgo, Maderna realizzò una musica intrisa di continui riferimenti jazzistici, operando una
sintesi - tra il jazz e la tecnica del comporre con i dodici suoni - che aveva pochi precedenti. Si tratta
di un lavoro importante, che ottenne riconoscimenti internazionali, ma a cui forse non è ancora stata
data la giusta considerazione. A partire da questa esperienza, il jazz divenne un elemento ricorrente
delle sue collaborazioni cinematografiche e radiofoniche fino agli anni sessanta, incontrando
talvolta, come nel caso del film Le due verità di Antonio Lenoviola (1951), l’incomprensione di
registi e produttori.

Leo Izzo si è addottorato in musicologia all’Università di Bologna nel 2007con una tesi sui riferimenti
jazzistici nella musica di Bruno Maderna. Si è occupato inoltre di storia del jazz e in particolare della musica
di Jelly Roll Morton, pubblicando sulle riviste «Il Saggiatore musicale» e «Ring Shout». Attualmente sta
indagando il rapporto tra jazz e la musica colta del secondo Novecento con una borsa di studio presso la Paul
Sacher Stiftung.
Daniela Magoni Tortora
LA MUSICA A ROMA SUL FINIRE DEGLI ANNI ’30:
L’ESPERIENZA DEL TEATRO DELLE ARTI

Bruno Maderna trascorre a Roma all’incirca un triennio della sua gioventù, a partire dal 1937 sino
al 1940: un soggiorno per certi versi obbligato dalla necessità di concludere gli studi di
composizione con un maestro di chiara fama e soprattutto di solida scuola, Alessandro Bustini, in
un clima adeguato alle precoci doti musicali del musicista veneziano. Il contributo intende illustrare
alcuni aspetti della vita musicale romana negli anni del soggiorno di Maderna, ovvero nell’ultimo
scorcio degli anni trenta. Una duplice chiave testimoniale permette di avere accesso al clima
musicale e alle occasioni della musica a Roma in quel frangente: la prima consiste negli scritti
autobiografici di Alfredo Casella, vero e proprio spiritus rector della vita musicale romana, la
silloge di scritti 21 + 26, con il Proemio datato 1930 (il volume viene edito nel ’31), e I segreti
della giara pubblicati nel 1939; la seconda è invece una testimonianza recente, la lunga intervista
rilasciata da Roman Vlad alcuni anni or sono a Patrizia Veroli e Carlo Marinelli Roscioni e oggi
pubblicata nel bel catalogo della mostra sulle Manifestazioni musicali del teatro delle Arti (Roma,
2009). Le fonti (storiche) caselliane, nonché la testimonianza assai istruttiva di Vlad convergono nel
segnalarci la novità e la straordinaria portata delle stagioni musicali del teatro delle Arti (1938-
1943). Prendendo spunto da una recente iniziativa patrocinata dall’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia di Roma, si tenterà di mettere a fuoco i punti salienti della vicenda del piccolo teatro di via
Sicilia, il teatro delle Arti per l’appunto, e la sua sorprendente ‘missione’ condotta in quel tempo
buio di dittatura e di guerra.

Daniela Margoni Tortora insegna Storia ed estetica della musica al Conservatorio S. Pietro a Majella di
Napoli e Storia della musica contemporanea alla facoltà di Scienze Umanistiche dell'Università Sapienza di
Roma. Ha compiuto studi e ricerche sull'opera del primo Ottocento, sul teatro musicale del Novecento, sulle
neoavanguardie del secondo dopoguerra.

Raffaele Pozzi
“I GUSTI DELL’APPRENDISTA:
BRUNO MADERNA E ALESSANDRO BUSTINI”

La relazione si propone di far nuova luce sugli anni del soggiorno romano di Bruno Maderna,
periodo di tre anni nel quale il musicista studia presso il Conservatorio di Santa Cecilia e dove
consegue il Diploma di Composizione nel 1940 sotto la guida di Alessandro Bustini.
Figura a tutt’oggi poco indagata e menzionata soprattutto come insegnante di composizione - oltre
che di Maderna, di altri musicisti tra i quali Goffredo Petrassi, Carlo Maria Giulini e Guido Turchi,
- Bustini (Roma, 1876 – ivi, 1970) è in realtà autore di una copiosa produzione musicale nei generi
operisticio, sinfonico e cameristico.
L’indagine sull’operato di Bustini, come compositore, pianista , critico musicale, didatta e musicista
fortemente impegnato negli anni Trenta in incarichi istituzionali - in qualità di Vice-Presidente
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, o presso il Regio Teatro dell’Opera di Roma, o il
Sindacato Regionale Fascista dei Musicisti - evidenzia la problematica posizione storica della
musica negli ultimi anni del Fascismo ma anche il legame di questo musicista con quella linea
modernista di recupero dell’antico solitamente attribuita a Casella e Malipiero..
Maderna si trova dunque proiettato, tra i diciassette e i venti anni, in un contesto culturale,
musicale e di gusto più ricco e complesso di quanto si pensi, nei confronti del quale egli reagisce
alle volte con insofferenza ma che a ben vedere lascia traccia significativa nei suoi esordi
compositivi, segnatamente in Alba, su testo di Vincenzo Cardarelli, e nella Sera fiesolana, su testo
di Gabriele D’Annunzio, preannunciando anche sviluppi e orientamenti successivi.

Raffaele Pozzi - insegna Musicologia e Storia della Musica e Metodologia dell’Educazione Musicale nella
Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Roma Tre. E' autore di studi e ricerche
sulla musica del Novecento. Tra le sue pubblicazioni si segnalano: La musica come linguaggio universale.
Storia e genesi di un'idea (Firenze, Olschki,1990); Tendenze e metodi nella ricerca musicologica (Firenze,
Olschki,1995); L'ideologia neoclassica (in Enciclopedia della Musica, Torino, Einaudi, 2001); la cura delle
edizioni degli scritti sulla musica di Edgard Varèse (Il suono organizzato, Milano, Unicopli-Ricordi, 1985),
di Elliott Carter (in David Schiff, Elliott Carter, Napoli, ESI, 1990, di Goffredo Petrassi (Scritti e interviste,
Milano, Edizioni Suvini Zerboni, 2008), di Giacomo Manzoni (Milano, Ricordi-LIM, 2008). E’ l’autore
della prima monografia italiana sul compositore francese Olivier Messiaen, Il suono dell'estasi (Lucca,
Libreria Musicale Italiana, 2002). Ha collaborato, per voci sul Novecento musicale italiano, al The New
Grove of Opera (London, MacMillan, 1992) e al The New Grove Dictionary of Music and Musicians
(London, MacMillan, 2001). E’ membro del Consiglio direttivo della rivista «Il Saggiatore musicale». Ha
inoltre collaborato per la programmazione artistica e musicale con numerose istituzioni italiane e
internazionali (RAI, Teatro La Scala, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Teatro Comunale di Bologna,
Cité de la Musique di Parigi ecc.).

Veniero Rizzardi
“SALVAZIONE E CONTAGIO”.
MADERNA E MALIPIERO, TRACCE DI UN APPRENDISTATO ANOMALO

Conclusi gli studi romani e dopo un rapido transito presso l'Accademia Chigiana, Maderna ritorna a
Verona e inizia a frequentare l'ambiente musicale di Venezia, dove prenderà residenza nel 1946.
Negli anni della guerra e in quelli immediatamente successivi la figura di Gian Francesco Malipiero
è il principale riferimento del giovane compositore e direttore, anche in termini pratici. Il rapporto
tra i due è certamente ricco, ma anche oscuro e contraddittorio: il maestro è alieno a una vera e
propria disciplina di scuola, tuttavia continuerà a considerare suo discepolo un musicista che a sua
volta si sente già formato e che da lui acquisirà un modello culturale più che tecnico-musicale. Si
proverà a illustrare questa singolarità attraverso i riscontri biografici e un sintetico esame della
produzione musicale del Maderna giovane.

Veniero Rizzardi svolge ricerche nell'ambito della storia del suono e della composizione musicale. È
docente nei Conservatori Statali di Musica di Castelfranco Veneto e di Cuneo. Ha insegnato nelle Università
Ca' Foscari di Venezia (1997-2008) e di Friburgo, Svizzera (2002-2003). Ha tenuto conferenze e seminari
per conto di diverse istituzioni tra cui: IRCAM (Parigi), Harvard University, Mills College (California), Bard
College (New York), Technische Universität (Berlino), Université de Montréal (Canada), Accademia di
Santa Cecilia (Roma) e molte Università italiane. Tra i suoi volumi Bitches Brew. Genesi del capolavoro di
Miles Davis (Il Saggiatore 2009, con E. Merlin); Luigi Nono. Scritti e colloqui (2 voll., Ricordi-LIM 2001,
con A.I. De Benedictis); L'undicesima musa. Nino Rota e i suoi media (ERI, 2003) e le edizioni del Requiem
(1946) di Bruno Maderna, di a floresta é jovem e cheja de vida (1966) e Polifonica-Monodia-Ritmica (1951)
di Luigi Nono. é tra i fondatori dellÕArchivio Luigi Nono di Venezia e condirettore, insieme a Giovanni
Morelli, della rivista internazionale AAA/TAC.
Angela Ida De Benedictis
DESTINI INCROCIATI:
SULL’EDIZIONE DEL CONCERTO PER PIANOFORTE DEL 1941

Nell’intervento si ripercorreranno la storia del Concerto per pianoforte e le vicende che hanno
caratterizzato (e accomunato) le sorti dei suoi vari materiali: partitura, parti strumentali e riduzione
per due pianoforti realizzata dallo stesso Maderna nel 1946.
Considerata solo fino a qualche tempo fa dispersa, e tramandata pressoché solo per il titolo e poche
parti staccate, della composizione si conoscono oggi una notevole quantità di materiali, rintracciati
nel corso degli ultimi cinque anni in archivi e luoghi differenti. L’incrocio di questi rinvenimenti
(fortuiti, ipotizzabili, imprevedibili o semplicemente accidentali) ha reso finalmente possibile
l’approntamento di un’edizione critica basata su una quantità di testimoni eccezionalmente ricca e,
non di rado, densa di inattese varianti.

Angela Ida De Benedictis si è laureata in Musicologia nel 1996 con lode e dignità di stampa presso
l’Università di Pavia. Nel 2002 ha ottenuto il dottorato di ricerca e, in seguito, ha usufruito di borse di ricerca
post-doc dell’Alexander von Humboldt-Stiftung e della Paul Sacher-Stiftung. Attualmente è professore a
contratto presso l'Institut für Musikwissenschaft dell’Università di Berna. Ha insegnato dal 2001 al 2009
presso le Università di Pavia, Parma, Padova e Salerno. È membro del comitato scientifico della Fondazione
Luigi Nono di Venezia. Ha pubblicato saggi sulle avanguardie musicali del XX secolo, sul teatro musicale
contemporaneo, sul rapporto tra musica e tecnologia. Tra i suoi volumi Claudio Abbado alla Scala (Rizzoli
2008, con V. Ottomano); Radiodramma e arte radiofonica (EDT 2005), Luigi Nono. Scritti e colloqui (2
voll., Ricordi-LIM 2001, con V. Rizzardi) e le edizioni critiche di Composizione n. 1 per orchestra (1948-
49) e del Concerto per pianoforte e orchestra (1941) di Bruno Maderna.

Rossana Dalmonte e Mario Baroni


PRIMA DELLA SERIE.
ORIENTAMENTI STILISTICI DI MADERNA NEGLI ANNI QUARANTA

Escludendo il Requiem, che sta curando Veniero Rizzardi e il Concerto per pianoforte e orchestra
di cui parlerà Angela Ida de Benedictis, la relazione discute di Alba (1937-40) Introduzione e
Passacaglia “Lauda Sion Salvatorem” (1942), Quartetto per archi (1946?), Liriche su Verlaine
(1946-47) e Concerto per due pianoforti e strumenti (1948-49). Si metteranno in rilievo le
trasformazioni dello stile del compositore nel decennio che precede l’incontro con Hermann
Scherchen e l’adozione definitiva della tecnica dodecafonica. A Roma, dove lavorò sotto la guida
del maestro Bustini e a Venezia quando entrò in rapporto con Gian Francesco Malipiero, Maderna
ebbe l’occasione di ascoltare e studiare le opere non solo dei principali compositori italiani, ma
anche dei classici dell’avanguardia storica europea, da Stravinskij, a Hindemith, a Bartók, ai “sei”
francesi. La relazione sarà divisa in dua parti: una dedicata principalmente alle tecniche
compositive contrappuntistiche e armoniche, agli aspetti ritmici, alle scelte di tessitura e di forma,
l’altra concentrerà la sua attenzione soprattutto sulle due opere per canto, e in particolare sul melos
e sulle relazioni con il testo poetico.

Rossana Dalmonte ha pubblicato lavori di filologia musicale (edizioni critiche di Schubert, Rossini,
Maderna), di analisi e teoria (Le regole della musica, con M. Baroni e C. Jacoboni, 1999; numerosi
contributi sulla Rivista di Analisi e Teoria Musicale, sulla musica contemporanea e specialmente su Luciano
Berio) e studi storiografici (soprattutto su Franz Liszt).

Mario Baroni è presidente del Gruppo Analisi e Teoria Musicale. Ha curato (con Jean Jacques Nattiez,
RossanaDalmonte e Margaret Bent) l’Enciclopedia della Musica Einaudi, e ( con Rossana Dalmonte) la
riedizione critica delle opere di Maderna. Ha pubblicato studi sulla psicologia cognitiva della musica e
sull’educazione musicale.

Potrebbero piacerti anche