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La musica del primo 900 in Germania: STORIA 3

In Germania, nel primo Novecento, si manifestano delle tendenze innovative, insieme anche a quelli che
possono anche essere orientamenti favorevoli alla continuità stilistica, propria della tradizione Romantica.
Per quanto riguarda gli orientamenti miranti a privilegiare gli stili tradizionali, dobbiamo segnalare l’opera di
alcuni musicisti, quindi non abbiamo delle innovazioni profonde. Questi sono Reger, Pfitzner e poi,
soprattutto, Richard Strauss. Questi muoiono tutti intorno agli anni 50 del Novecento, quindi ne occupano
tutta la prima parte e sono musicisti favorevoli alla continuità. Loro non rinunciano a sperimentare nuovi
linguaggi; Reger, in particolare morirà nel 1916), lo possiamo considerare quasi un figlio dell’Ottocento.
E’autore di pregevoli musiche da camera e per organo; è proiettato verso la cultura tradizionale tedesca.
Nelle sue composizioni adotta delle forme classiche, o barocche (variazioni, preludi, corali, fughe) e
recupera lo stile contrappuntistico di Bach, quindi possiamo dire che l’aderenza al passato c’è sicuramente.
In più utilizza elementi cromatici Post-Wagneriani.
1)PFITZNER
Per quanto riguarda Pfitzner, siamo nel 1949, si oppose estremamente alle avanguardie musicali, in
particolare alla musica di Schonberg, il rappresentante della scuola di Vienna e l’ideatore del metodo di
composizione con le 12 note. Pfitzner compone il suo primo pezzo all’età di undici anni. La sua attività si
incentra sulla composizione e sulla direzione d’orchestra. Nel 1903 diviene maestro dell’opera di Vienna e
nel 1908 viene poi chiamato a Salisburgo a dirigere, fino a quando morirà, sia il conservatorio, che
l’orchestra sinfonica della città. Tra le sue composizioni troviamo opere liriche, musiche di scena,
composizioni per orchestra (con particolare riferimento ai concerti per violoncello, violino e pianoforte).
Compose anche musiche da camera, per pianoforte e lieder.
Il compositore più importante, quello che incarna la conservazione, è:
2)RICHARD STRAUSS
Anche lui muore nel 1949 e la sua produzione può essere collocata nell’ambito delle tendenze tradizionaliste,
sebbene il compositore professa la volontà di ampliare il suo orizzonte compositivo. La struttura delle sue
composizioni, si basa su quello che è lo sviluppo tematico e anche sul cromatismo. Quindi, diciamo che
Strauss lo possiamo considerare un figlio di Wagner. Strauss è l’emblema dei post-Wagneriani; è molto forte
l’influsso di Wagner e le sue composizioni le possiamo definire, dal punto di vista dello stile, come ricche di
ascendenza Wagneriana. La concezione sinfonica che Wagner ebbe dell’opera viene portata alle estreme
conseguenze in due lavori di Strauss, che sono Salomè(siamo nel 1905) ed Elettra(1909). Sono opere che
mostrano la tendenza ad esprimere con particolare intensità le manifestazioni più oscure della psiche. Proprio
in queste due opere viene impiegato in vasto sistema di Leitmotiv Wagneriani, quindi la musica fruisce. In
più, il ruolo dell’orchestra viene potenziato al massimo, soprattutto nelle opere di Wagner, e viene messo a
punto il fenomenale virtuosismo orchestrale che Strauss aveva acquisito nel campo della musica sinfonica.
Anche l’armonia risente dell’influsso Wagneriano e il sistema tonale viene ampliato all’estremo limite delle
sue possibilità.
1) SALOME’
Abbiamo poi Salomè, tratta dall’omonimo dramma di Oscar Wilde, principale esponente del decadentismo di
fine secolo. Su libretto di Lachmann, la vicenda è ambientata nella reggia di re Erode a Gerusalemme ed è
incentrata sulla figura della principessa Salomè, figlia di Erodiate, la quale era l’amante di Re Erode. Salomè
convince Erode, seducendolo, a far tagliare la testa a San Giovanni Battista. Successivamente si pente ed
uccide anche Salomè, quindi la storia è abbastanza angosciante. Poi abbiamo Elettra, che è una
rielaborazione moderna della tragedia di Sofocle; siamo nel V secolo a.c. ed è ambientata nel mondo
suggestivo di una Grecia piuttosto barbarica, quasi Dionisiaca, dominata dal culto degli dei. Al centro della
vicenda vi è la sete di vendetta della protagonista Elettra, figlia di Agamennone, nei confronti degli assassini
del padre. Quando lui ritorna dalla città di Troia, viene ucciso a tradimento dalla moglie Clitemnestra, che
nel frattempo aveva “provveduto” a sé stessa. Agamennone torna da Troia e la moglie lo pugnala alle spalle e
lo lascia stecchito per terra. A quel punto Elettra vuole vendicarsi. Con quest’opera ebbe inizio la lunga
collaborazione che Strauss ebbe con il suo principale librettista Hugo von Hofmannsthall.
2)IL CAVALIERE DELLA ROSA
Tra gli altri lavori teatrali ricordiamo sicuramente il Cavaliere della Rosa (in 3 atti) del 1911 sul libretto di
Hofmannsthall ed è essenzialmente una commedia musicale, ambientata a Vienna intorno al 1750-1760. E’
uno dei suoi più grandi successi, il suo capolavoro. Ha uno stile abbastanza semplice, abbastanza
orecchiabile, rispetto a quelle che sono le altre sue opere.
Altra opera di Strauss è La donna senz’ombra, siamo in pieno 1919, su libretto di Hofmannsthall. In 3 atti,
non raggiunse il livello di Salomè Elettra ed anche del Cavaliere della Rosa. Quest’ultima è il suo
capolavoro. Altra opera è:
3) ARIANNA A NASSO
Siamo a Stoccarda; essa è per piccola orchestra, in stile neoclassico, su libretto di Hofmannsthall. E’ in un
prologo e in un atto; sono impiegate delle forme Settecentesche: arie, recitativi, concertati.
Naturalmente, oltre alle opere in musica, Strauss è legato alla produzione dei Nove poemi sinfonici, quali ad
esempio “Il Don Giovanni”, “Morte e Trasfigurazione” e “Don Chisciotte”. Abbiamo la sinfonia
domestica del 1903 e possiamo dire che Strauss dimostrò ampiamente di essere capace di poter vivere con
quel lavoro. Proprio nello stile di Strauss possiamo porre tre diversi momenti, tre fasi diverse, tutte diverse
l’una dall’altra:
1) Nella primissima fase assistiamo ad un legame con il Romanticismo Tedesco di Schubert.
Strauss nasce e si forma secondo quelli che erano i canoni del Romanticismo di Schubert e
Schumann; le loro influenze sono ravvisabili nelle composizioni: Burlesque per pianoforte e
orchestra, un’opera che ci ricorda il clima assolutamente di questa prima fase compositiva di
Strauss.
2) Nella seconda fase si sente già l’influenza di Wagner e soprattutto si assiste alla composizione
dei primi poemi sinfonici. Successivamente si arriva alla politonalità del primo Schonberg,
con Elettra.
3) L’ultima fase è quella delle opere come La donna senz’ombra e vede un brusco ritorno al
passato, in cui Strauss si orienta, fondamentalmente, verso il neoclassicismo tonale, ispirato
comunque alla musica del Settecento

Vi sono anche Le Metamorfosi per 23 solisti d’archi, composte come commento alla catastrofe bellica.
Di Strauss ricordiamo circa 157 lieder, ma i più importanti sono quattro. Sono per soprano e orchestra e
vengono a rappresentare la sua opera vocale più nota, la più importante. Abbiamo: “Primavera”,
“Settembre”, “Tempo di dormire” e “Al crepuscolo”.
Adesso dobbiamo parlare delle tendenze innovative. I grandi musicisti come Schonberg e Hindemith hanno
segnato una parte del Novecento. Kurt Weil, invece, è un musicista di transizione perché ci porta,
logicamente, al lavoro di uno dei massimi rappresentanti delle tendenze innovative; ovvero:
GUSTAV MAHLER
Vive una sua angoscia esistenziale, un qualcosa di intimo pervaso assolutamente da tristezza; non c’è una
cosa che funziona nella sua vita. Dalla salute (i problemi cardiaci che lo condurranno alla morte) alla vita
sentimentale. Si lega ad una donna giovanissima, molto più giovane di lui che, chiaramente, pensa bene di
“prendere” tutto quanto e di lasciarlo poi in aria. E’ un personaggio di successo, perché lavorativamente
parlando, occupa il ruolo di direttore d’orchestra al teatro Metropolitan di New York, ruolo di grande
prestigio. Mahler viene a rappresentare un modello di riferimento per i giovani musicisti, assolutamente
aperti alle innovazioni. Proprio nei suoi lavori, il cromatismo Wagneriano viene ulteriormente sviluppato e
nel suo stile vi sono tutte le premesse dell’estetica musicale espressionista. Lui scrive, esattamente, 9
sinfonie, più l’abbozzo di una decima nell’ultimo anno della sua vita. Bisogna parlare del complesso della
nona; Beethoven, per esempio, scrive 9 sinfonie ed anche lui comincia a scrivere la decima. Vi era quindi
questo spettro della decima (fai la decima e poi muori). Mahler, in effetti, non arriva a completare la decima,
perché muore, stroncato da un infarto dovuto alla sua malattia cardiaca. Scrive anche i lieder per voce solista
e pianoforte; tra questi cicli, ricordiamo circa una cinquantina di lieder, ma ci sono dei cicli più importanti,
che lui utilizzerà per altre sue opere. Ricordiamo, per esempio, il ciclo dei Canti del Viandante; sono quattro
lieder. Si deve anche ricordare quello del “ Corno Magico del fanciullo”(9 lieder). Vi è ancora “ Canti in
memoria di fanciulli morti”; qua già si vede la tristezza, o la gioia, che traspare nelle opere di Mahler. In fine
“Il canto della terra” (6 lieder). Mahler nasce tra Boemia e Repubblica Ceca; operò soprattutto a Vienna.
Intorno al 1897 viene nominato direttore artistico dell’orchestra del teatro dell’opera di Vienna ed inizia ad
apportare numerose innovazioni per quel che riguarda la messa in scena. Si eliminò, per esempio, dalla scena
il superfluo e si introdussero maggiori effetti di luce. A causa delle innovazioni apportate alla messa in
scena, fu oggetto di critica, a tal punto che nel 1907 andò negli Stati Uniti, svolgendo appunto l’attività di
direttore d’orchestra al Metropolitan di New York e ritorna in patria nel 1911, prima della morte, per le ferie,
in occasione delle vacanze estive. Durante le estati, lui si dedicava sempre alla composizione, perché
d’inverno aveva un gran da fare, legato alla direzione d’orchestra. L’opera sinfonica di Mahler riecheggia le
tensioni della grande crisi sociale ed anche culturale che si stava mettendo in atto tra la fine dell’Ottocento e
gli inizi del Novecento. Proprio in questo periodo si assiste ad un processo di reazione nei confronti del
razionalismo esistenzialista. Tutti gli artisti si interrogano, pieni di angoscia, su quello che è il significato
dell’esistenza; sono molto presenti i temi della solitudine, della malattia, che divengono i più “gettonati”.
Proprio per la presenza di queste tematiche gli artisti incarnano una sorta di visione pessimistica
dell’esistenza. Mahler ne è il principale “figlio” di questa visione pessimistica dell’esistenza; questo era
sempre dettato da questa angoscia esistenziale che pervade tutto il periodo in cui Mahler opera. Anche il
mondo interiore di Mahler appare dominato da un senso di angoscia esistenziale ed anche di grandiosità per
tutto ciò che lo circonda. Tutto questo è estremamente presente nella sua musica, che presenta delle
caratteristiche, perché è una dimensione quasi epopea, di un fasto memorabile, qualcosa di eccezionale, di
grande. Vi sono anche respiri abbastanza grossi. In fine, nelle sue opere troviamo questa grandissima
ricchezza espressiva. Mahler vede nella propria opera di missione; si sente investito di questa missione. Si ha
quasi un ritorno a Beethoven, perché anche lui si sentiva investito assolutamente da questa missione di
catarsi e di redenzione. Mahler vive questa sorta di sentimento, quindi, la sua vita, la sua esistenza, il suo
modo di comporre, la sua opera, diventa proprio una sorta di missione. Quindi, le sue sinfonie vengono
a rappresentare un’autentica professione di fede. Queste presentano tratti e caratteristiche assolutamente
diverse. Presentano anche dei titoli programmatici, anche se no vi sono dei programmi veri e propri. Non si
può considerare Mahler, quindi, come un autore da programma, perché realizzava “un’impalcatura”; si può
considerare tra gli autori “velati” da programma. Le sinfonie di Mahler presentano anche dei programmi
stampati nell’edizione a stampa, perché vi è questa sorta di rifiuto, da parte sua, di voler mostrare
apertamente questo suo modo di comporre. Alcune sinfonie presentano addirittura il testo da cantare.
Beethoven aveva già aperto la strada con la Nona Sinfonia (ricordiamo l’inno alla gioia di Schiller). Mahler
prosegue su questa sinfonia; quindi la 2°, la 3°, la 4° e l’ottava presentano un testo da cantare. Sono, invece,
assolutamente prive di testo da cantare la 1 , la 5°, la 6°, la 7° e la nona. Abbiamo, come già detto, questi
abbozzi della decima sinfonia che non presentano assolutamente un programma, ma soltanto delle
invocazioni al tradimento della moglie. Lui sposa Alma e il matrimonio non va perché lei si era invaghita di
un giovane di 27 anni (quindi di 4 anni più giovane di lei) di nome Walter Gropius. La prima sinfonia la
definiamo “Il Titano”, in Re maggiore ed è in 4 movimenti:
1)Lento-trascinato, con un suono di natura
2) Mosso, ma non troppo presto
3) Solenne e misurato, senza trascinare
4) Tempestosamente agitato
Prima dell’edizione a stampa, Mahler scrisse un programma che poi, chiaramente, eliminò in tutte le sue
composizioni. Esso era ispirato al romanzo dello scrittore tedesco John Paul, dal titolo “Il Titano”. Il terzo
movimento, il tema iniziale è la versione del modo minore, viene trasformato in una marcia funebre, della
canzoncina popolare “Fra Martino”. La seconda sinfonia,“La sinfonia della resurrezione” è in 5 movimenti,
dei quali l’ultimo con testo letterario e rappresenta una cerimonia funebre per l’eroe della prima sinfonia. E’
un lavoro di dimensioni assolutamente colossali, in particolare nell’ultimo movimento: è un’estesa cantata
sinfonica per due voci soliste, coro e orchestra, su testo dell’inno di resurrezione del poeta del Settecento
Friedrich Globstock. Poi abbiamo la terza sinfonia; il quarto e il quinto movimento presentano un testo. Nel
quarto movimento, il testo cantato è tratto dal canto della Mezzanotte dallo Zarathustra di Nietzsche. Nel
quinto, il testo cantato è tratto dal lied “Ciò che hanno detto gli angeli”, tratto dal famoso ciclo di lieder
“Corno Magico del Fanciullo”. Questa terza sinfonia, in una sua prima stesura, è intitolata “Pan”; è in Re
minore. Si ha sempre questa tristezza che aleggia nelle sinfonie. E’ una sinfonia in Re minore e si può
considerare una sorta di pensiero, di meditazione intorno al mondo fisico, unito alla natura inanimata. La
sinfonia richiede un’orchestra abbastanza corposa, abbastanza ricca ed imponente, rispetto a quanto era stato
adoperato prima di allora per una sinfonia. Poi abbiamo la 4° sinfonia; anche qui, il 4° movimento presenta
un testo di un lied “La vita Celeste”, tratto sempre dal ciclo del corno magico. E’ una sinfonia che prevede un
organico orchestrale più ridotto; è in Sol maggiore ed è in 4 movimenti. Poi abbiamo la 5° , la 6° e la
settima che sono assolutamente opere strumentali; non abbiamo testo. La quinta sinfonia è in 5 movimenti e
in 3 parti: la prima ha il 1° e il 2° movimento, la seconda parte ha il 3° movimento e la terza parte ha il 4° e il
5° movimento. La Sesta sinfonia, invece, è in 4 movimenti e la Settima sinfonia è in 5. Le tonalità sono: Do
diesis minore, per la 5° , La minore, per la 6° e Mi minore per la 7° . Proprio i movimenti lenti, in queste
sinfonie, si distinguono per l’eleganza della struttura orchestrale. Abbiamo poi l’Ottava sinfonia, i cui due
unici movimenti sono basati, rispettivamente:
1) Il primo su un inno Gregoriano
2) Il secondo sulla scena finale, del paradiso, del Faust di Goethe
Questa sinfonia è chiamata “La sinfonia dei mille”, perché richiede una grandissima schiera di esecutori,
strumentisti e cantanti; dura circa circa 90 minuti. Quindi possiamo notare l’aumento della durata, partendo
da quelli che erano i 20 minuti(più o meno) di Beethoven. La Nona sinfonia è in 4 movimenti (in Re
maggiore) ed è una sorta di opera intrisa di un senso di solitudine, di un sentimento di morte, che sono gli
stati d’animo prevalenti del tardo romanticismo. La massima intensità espressiva è racchiusa nei due
movimenti lenti. Sono molto adoperati diversi effetti, come per esempio l’uso delle due arpe o anche il
trattamento leggero dei legni. Abbiamo poi la decima sinfonia, in Fa diesis maggiore, ed è l’ultima
composizione di Mahler, rimasta incompiuta; questa decima sinfonia viene composta durante un periodo
drammatico. Era segnato dai problemi cardiaci, che lo porteranno alla morte e dal tradimento della moglie,
che si invaghisce di questo Walter Gropius; una sera, ad una festa, lei molla Mahler inaspettatamente e se ne
va con questo giovane.. Questa sinfonia viene composta nell’estate del 1910; arrivò a comporre in forma
orchestrale, quasi eseguibile, soltanto il primo movimento per l’avvenuta morte nel Maggio del 1911.
Ricordiamo che Mahler non componeva mai d’Inverno, perché si dedicava alla direzione. Secondo quelli che
sono gli abbozzi ritrovati, la sinfonia doveva essere in 5 movimenti. La struttura di questa decima sinfonia
doveva essere:
1) Andante-adagio: ben orchestrato, completo e perfettamente eseguibile.
2) Scherzo: su una partitura ridotta, non completa.
3) Brano “Purgatorio”: è il fulcro dell’opera ed è incorniciato da due scherzi.
4) Scherzo: in partitura ridotta.
5) Movimento finale

Abbiamo, di questa sinfonia, una ricostruzione completa, più eseguita; è quella approdata nel 1960 grazie
all’opera di un musicista e musicologo Britannico, di nome David Cocke. Il primo movimento è introdotto
da un andante, che viene affidato alle viole, e presenta una sonorità che sembra arrivare da un altro mondo. Il
secondo movimento è questo scherzo, caratterizzato da questi cambi di ritmo; il terzo movimento, quello
centrale, è il più importante. Poi abbiamo anche, in questo terzo movimento, dei tormenti, è incorniciato dai
due scherzi. L’ultimo movimento inizia con una melodia lugubre e finisce in tonalità maggiore. Questo
rappresentava il periodo di crisi che aveva avuto con la moglie; come si può intuire dalla parte finale, i due
avevano superato perfettamente la crisi.
Mahler ha avviato la strada alla seconda scuola di Vienna, caratterizzata ed operante sotto il segno
dell’espressionismo. Questo movimento si afferma in Germania e in Austria tra il 1905 e il 1925; interessò
tutte le arti. La strada viene aperta dal Decadentismo che si afferma tra il 1880 e il 1910; prima a Parigi, ma
poi investe tutta l’Italia. L’arte espressionista rispecchia il particolare clima di crisi politica e sociale, che
stava invadendo soprattutto l’europa centrale. La tematica dominante nei drammi teatrali, in quell’epoca, era
l’esaltazione del nazionale. In ambito musicale, l’espressionismo viene identificato con la seconda scuola di
Vienna, i cui esponenti sono Arnold Schonberg (muore nel 1951) e due suoi allievi: Anton Webern(1883-
1945)e Alban Berg (1883-1935). Schonberg fu molto legato a loro, ma vi furono anche altri allievi che
andarono a formare questa seconda scuola di Vienna, che sono: Wellesz(1885-1974) Josef Rufer(1893-1985).
Tutti i compositori della seconda scuola di Vienna erano nativi di Vienna ed hanno influenzato gli sviluppi
della musica nella prima metà del XX secolo. Nessuno di essi ebbe mai un incarico istituzionale a Vienna e
alcuni svolsero la loro carriera negli Stati Uniti.

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