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Pierre Louÿs

Piccolo galateo sessuale per fanciulle


Introduzione di Mariella Di Maio

SAVELLI EDITORI
Titolo originale: Manuel de civilité pour les petites filles
Traduzione di S. Critique
Copertina «Davif»
Illustrazione: Xavier Sager, Les obus pacifiques (cartolina
illustrata)
Piccolo galateo sessuale per fanciulle

Glossario

Abbiamo ritenuto inutile spiegare parole come fica, fessura, mona, potta,
fava, uccello, cazzo, coglione, fottere, sperma, venir duro, masturbare,
succhiare, leccare, pompare, scopare, chiavare, infilare, sbattere, inculare,
sborrare, godemiché,[1] leccafica, troia, sessantanove, leccata, puttanella,
puttana, bordello: queste parole sono familiari a tutte le giovanette.
In camera

Se venite sorpresa tutta nuda, mettetevi pudicamente una mano sul viso e
l'altra sulla fica; non fate però marameo con la prima e non masturbatevi
con la seconda.

Non pisciate nel calorifero. Usate i gabinetti.

Non appendete godemiché all'acquasantiera. Arnesi di quel genere vanno


messi sotto il capezzale.
In casa

Non mettetevi al balcone per sputare sui passanti, soprattutto se avete


dello sperma in bocca.

Non pisciate sul gradino più alto della scala per fare le cascate.

Non cacciate un godemiché in bocca a un neonato per fargli poppare il


latte rimasto nelle palle di caucciù, quando non siete affatto sicura che
quella troietta della vostra amica non abbia la sifilide.
In dispensa

Quando avete usato una banana per divertirvi da sola o per far godere la
cameriera, non rimettetela nel vassoio prima di averla accuratamente
ripulita.

Non masturbate tutti i vostri amichetti nella caraffa della limonata, anche
se quella bevanda vi pare migliore se vi si aggiunge sperma fresco. Gli
invitati di vostro padre probabilmente non condividono i vostri gusti.

Se svuotare di nascosto una mezza bottiglia di champagne, non pisciateci


dentro per riempirla.

Non suggerite al cameriere di inculare una pollastra cotta, se non vi siete


assicurata di persona che il cameriere non sia malato.

Non fate la cacca nella crema al cioccolato, anche se avete rinunciato al


dolce e siete certa di non mangiarne.
A tavola

Se vi si chiede che cosa bevete durante i pasti, non rispondete: «Bevo solo
sperma».

Non fate andare in su e in giù un asparago nella vostra bocca, guardando


languidamente il giovanotto che volete sedurre.

Non slinguazzate un'albicocca aperta a metà, strizzando l'occhio alla


lesbica più nota che ci sia in giro.

Non prendete due mandarini per fare i coglioni a una banana.

Se masturbate il vostro vicino dentro il suo tovagliolo, fatelo con


discrezione così che nessuno se ne accorga.

Se vi sta di fronte quella troietta della vostra amica di tutti i giorni, non
fatele scene di gelosia attraverso la tavola.

Quando un adulto racconta una storiella un po' spinta che i piccoli non
devono capire, non mettetevi a lanciare urletti disarticolati come una
ragazzina che viene, anche se la storiella vi eccita tantissimo.

Se trovate un capello sospetto nella vostra minestra, non dite: «Benone,


un pelo del culo!»

Non nascondete un godemiché nel vassoio della frutta per far ridere le
ragazze al momento del dessert.

Quando si servono le banane, non mettetevi quella più grossa in tasca. I


signori sorriderebbero, e forse farebbero lo stesso anche le ragazze.
Se siete ancora impubere, non schiacciatevi una manciata di fragole tra le
gambe per poi andare a far vedere a tutti che vi sono venute le vostre
regole.

È di pessimo gusto far scivolare un godemiché sotto il tovagliolo di una


ragazza al posto del panino.
Passatempi

Non chiedete mai a una signora il permesso di andare a godere con sua
figlia. Dite «giocare», è più decente.

Quando giocate con le bambole, non invitate le vostre amichette a pescare


i pesciolini di sperma nel bidè di vostra madre.

Quando giocate alla paglia più corta, non chiedete a una giovinetta di
tagliarsi cinque o sei peli, soprattutto se sapete che non ne ha neppure uno.

Se giocate al «dito bagnato», non inumiditevelo tra le cosce, a meno che


non siate nell'intimità.

Se proponete di giocare a «fammi vedere la tua fava e io ti farò vedere il


mio culo», assicuratevi prima di tutto che non vi sorveglino gli adulti.

Fate lo stesso, quando giocate «a quella che piscia più lontano»,


soprattutto se come arbitri prendete dei ragazzini.

Fate lo stesso, se giocate «al parto» con una bambolina di porcellana nella
fica.

E ancora fate lo stesso, quando giocate a quella «che farà la più grande
porcheria». È il gioco preferito delle ragazzine, ma i genitori non lo
approvano mai.

Se giocate a «guancialino d'oro», se siete inginocchiata davanti a un


giovanotto, non gli succhiate l'uccello: non sareste in grado di rispondere
alle domande del gioco.
Mettersi del miele tra le cosce per farsi leccare da un cagnolino, a rigore è
permesso, ma è inutile rendergli la pariglia.

Non masturbate mai un giovanotto sulla finestra. Non si può sapere chi
può colpire.

Non saltate a cavallo sulle spalle di un signore quando non avete i


pantaloni chiusi. Per poco che siate eccitata, gli macchierete il colletto della
sua redingote.

Tirarsi su la gonna, sedersi su una bottiglia, farla entrare dove sapete, e


scappar via tenendola con la sola forza della vostra «schiaccianoci», è un
esercizio dei più indecenti e una ragazza ben educata non deve eseguirlo,
anche se l'ha visto fare con grande successo.

Se giocate «al bordello» con molte ragazzine, non strofinatevi il ventre e


le cosce con il carbone per fare la parte della negra.

Se giocate «alla puttana» con alcuni ragazzi, non fatevi prestare


venticinque piattole dalla figlia del giardiniere per potervi fare una vera fica
da battona.

Giocando a «nascondino», se vi ritrovate da sola con una ragazzina in un


nascondiglio impenetrabile, masturbate la vostra compagna; è l'usanza. E se
fa storie, masturbatevi davanti a lei per incoraggiarla.

Se state facendo dell'equitazione in compagnia di un bel cavallerizzo e se


la sella vi procura un'emozione intensa, potete sospirare: «Ah! ah!...»,
sempre che aggiungiate subito: «Signore, è per voi che faccio così».

Giocando a «mosca cieca», non frugate sotto la gonna della vostra


prigioniera dicendo che la riconoscerete subito. La compromettereste assai.

Quando qualcuno propone di giocare alla «cavallina», non mettetevi a


ridere. Ogni battuta in proposito sarebbe scontata.
In classe

Non disegnate sulla lavagna le parti sessuali della maestra, specialmente


se lei ve le ha mostrate confidenzialmente.

Quando vi siete masturbata sotto il banco, non asciugate il dito bagnato


nei capelli della vostra campagna, a meno che non ve lo chieda lei.

Se trovate che è più comodo andare a masturbarsi al gabinetto, chiedete


semplicemente di uscire: non dite perché.

Se vi chiedono chi era Pompeo, non rispondete: «Dovrebbe essere una


fava»; e se vi chiedono quale personaggio storico avreste voluto essere, non
dite con una strizzatina d'occhi: «Vorrei essere Clito». Questo genere di
facezie farebbe ridere i vostri compagni. Non la maestra.

Non dite che il Mar Rosso si chiama così perché ha la forma di una fica,
né che la Florida è l'uccello dell'America, né che la Jungfrau[2] non si merita
più questo nome da quando gli alpinisti ci montano su. Sarebbero
osservazioni ingegnose, ma fuori posto sulla bocca di una bambina.

Non inumiditevi il pollice in bocca o nella fica per girare le pagine.

Se vi dicono che l'uomo si distingue dalla scimmia perché non ha la


«coda», non ribattete che invece ne ha una.

Tra i principali verbi della terza coniugazione non occorre citare fottere:
io fotto, io fottevo, io fotterò, che io fottessi, fottente, fottuto. La
coniugazione di questo verbo è interessante ma se dimostrate di conoscerla
sarete sgridata più che se la ignorate.
Se la somma che dovete fare produce 69, non mettetevi a sghignazzare
come una sciocca.

Se il vostro professore vi chiede la carta assorbente, non fate finta di aver


capito che vi sta chiedendo di succhiargli l'uccello.

Nei temi inglesi del primo anno a volte si trovano frasi ingenue: «Ho una
graziosa micetta. Tu hai un grosso bottone. Lui o lei ama le lingue. Mia
sorella ha un buon schiaccianoci. Volete una foglia di rosa? L'ussaro ha
sparato tre colpi. Cerco le fave dei baccelli. Lo sgombro ha una bella coda.
Mio fratello ha delle scrofe e mio padre delle vacche». Non azzardatevi a
tradurre: «I have a pretty little cunt. You have a big clito. She Iikes to be
tongued etc.».[3]

Se la vostra amante vi porta in camera sua e vi prende tra le braccia con


estremo turbamento, tiratevi su la gonna senza affettazione e guidate la sua
mano esitante. Ciò la solleverà da un gran peso.

Il primo giorno, non abbordate un'allieva più grande per chiederle se si


masturba: in primo luogo, perché la domanda è inutile. Si masturba
certamente. E poi, perché potrebbe sentirsi tentata a mentire. Conducetela in
gran segreto in fondo al giardino e lasciatevi andare davanti a lei alle vostre
piccole abitudini. Il vostro esempio la farà vergognare della sua
dissimulazione.

Se una delle allieve più grandi si prende gioco della vostra giovane età
perché lei ha dei peli graziosi mentre voi siete liscia come una mano, non la
trattate come un orso peloso, né come un Assalonne né come una donna
barbuta: traete insegnamento però dalla collera che proverete e ricordatevi
di essere modesta quando avrete la vostra passera folta.
Regali

Se in un medaglione conservate un riccioletto di peli biondi del culo di


quella troietta della vostra amica, dite possibilmente che sono capelli.

Non offrire mai un godemiché a una donna sposata, a meno che non sia
proprio lei a confidarvi i suoi dispiaceri. Se regalate una matita in una
custodia, non mettetevi a lanciare sguardi assassini, facendo andare
freneticamente in su e in giù il lapis dentro il suo astuccio.

Il regalo più carino che una ragazza possa fare è la sua verginità. Visto
che quella davanti si può offrire una volta sola, offrite cento volte quella di
dietro e farete così molti atti di cortesia.

Se un'amica vi dà un anello, infilatevelo al dito di cui vi servite


abitualmente per i vostri piaceri solitari. È una delicata attenzione.

Se date un porta-penna di forma obesa a una piccola ingenua, insegnatele


a servirsene. Altrimenti sarebbe un regalo sprecato.

Regola senza eccezioni: non agguantate mai la fava di un ballerino che


non ce l`ha ancora duro per voi. Una rapida occhiata ai suoi pantaloni vi
eviterà gaffe.

Se mentre ballate un valzer godete, ditelo a bassa voce. Non mettetevi a


gridare.

Se vedete una macchia sul vestito di una ragazza, non chiedetele se si


tratta di sperma.

Il compagno di ballo che vi mette la sua fava in mano intende conferire a


questa galanteria un carattere confidenziale. Non mettetevi a chiamare tutti i
presenti per far vedere ciò che tenete in mano.

Quando un signore, dietro un mobile, vi sborra in mano, è meglio che vi


succhiate le dita invece di chiedere un tovagliolo.

Una ragazza ben educata non piscia dentro il pianoforte.


In visita

Prima di entrare in una casa infilatevi i guanti, se vi siete masturbata in


ascensore.

Quando la padrona di casa china la testa per darvi un bacio, non le infilate
la lingua in bocca. Non è una cosa da farsi davanti a testimoni.

Dite: «Buongiorno, signora, come sta?», ma non chiedete mai a una


donna sposata: «Siete stata scopata bene, stanotte?», perché per lo più non
saprebbe che dire.

In un salotto assai formale, non prendete mai il fazzoletto di un signore


per asciugarvi le parti vergognose, anche se vi siete bagnata per lui.

Se vi piace un'invitata, potete sorriderle di sottecchi, ma non fate vibrare


la vostra lingua in bocca con una strizzatina d'occhi: esprimereste troppo
nettamente una proposta che è meglio dare per sottintesa.

Alla persona che vi fa ammirare una rosa non dite: «Assomiglia alla fica
della signora X...» Sarebbe un complimento, di quelli però che bisogna
riservare all'intimità.

Se una signora sempliciotta vi dice: «Mio figlio lavora meno bene di


vostro fratello», non le rispondete: «Sì, ma il suo sperma è migliore». Elogi
di questo genere non fanno piacere a una madre cristiana.

Se vedete una traccia vermiglia sui baffi di un giovanotto, non gli dite
davanti a tutti: «La signora X... ha dunque le sue cose?» Si creerebbe uno
spiacevole silenzio.
Non chiedete mai a un'attrice drammatica dove ha trascorso i suoi anni di
bordello. Informatevi presso le sue amiche.

Se vi dicono che siete un «vero maschiaccio», non mostrate la vostra fica


per provare il contrario.

Dire a una giovane signora che ha dei bei capelli biondi è una cosa
gentile. Chiederle però ad alta voce se ha i peli dello stesso colore è pura
indiscrezione.

Se una signora rifiuta di sedersi, non datele consigli sul pericolo di farsi
inculare dai maldestri.

Se siete seduta sull'angolo di una sedia, non muovetevi troppo avanti e


indietro. Vi distrarrebbe.

Se il signore che parla a vostra madre comincia ad avere un'erezione


dentro i pantaloni, non fatelo notare ad alta voce.

Bisogna sempre dire la verità. Quando però vostra madre riceve visite e vi
chiama per chiedervi che cosa stavate facendo, non rispondetele: «Mi
masturbavo, mamma», anche se è assolutamente vero.
Superstizioni

Gli uomini si prendono mettendo loro un po' di sale sulla coda, e poi
succhiando la coda fino a che non si sia sciolto il sale.

Il venerdì, che è il giorno di Venere, non ha nessuna cattiva influenza


sugli incontri d'amore. Anzi, tutto il contrario.

Se siete in tredici a fare l'amore sullo stesso letto, non mandate la vostra
amichetta più giovane a masturbarsi da sola al tavolino. Fate invece venir su
la figlia della portinaia, per farle fare la quattordicesima.

Allo stesso modo, se un amante si fa con voi tredici scopate in una notte,
non permettete che si alzi prima che sia venuto per la quattordicesima volta.

Se una ragazza bruna vi dice: «Le brune vengono al mondo attraverso la


fica e le bionde dal buco del culo», potete rispondere arditamente che si
tratta di una falsa voce. Se siete bionda, potete anche aggiungervi uno
schiaffo.

Quando avrete perduto la vostra verginità, non rivolgetevi a Sant'Antonio


da Padova per ritrovarla. Sant'Antonio di Tebaide ha meditato a lungo sulle
questioni sessuali, ma il suo omonimo non se ne intende.

Non appendete un maialino d'oro ai peli della fica, come portafortuna per
ciò che essi contornano. Coloro che vi tireranno su le gonne potrebbero
mettersi a ridere di questo emblema.

Nel castello in cui i vostri genitori ricevono gli ospiti, non bevete l'acqua
del bidè di tutte le ragazze per sapere quello che pensano.
Non pretendete che un godemiché venga benedetto dall'arcivescovo,
prima di riceverlo in culo. Certi prelati si rifiuterebbero.
In chiesa

Una ragazzina che si alza dal letto deve aver completamente finito di
masturbarsi prima di iniziare a pregare.

Se non vi siete masturbata a sufficienza al mattino, non finite di farlo


durante la messa.

Non seguite la funzione su una copia di Gamiani,[4] soprattutto se è


illustrata.

Al momento di dare l'elemosina non strappate un bottone dai pantaloni


del vostro vicino. Fatelo prima di entrare in chiesa.

«Chiunque abbia qualcosa da dire contro questo matrimonio lo dica ora»,


dice il prete. Si tratta però di una semplice formula. Non balzate in piedi,
sentendo queste parole, per rivelare cose confidenziali.

Quando siete accanto a una signora che s'inginocchia curvando le reni,


non le dovete chiedere se quella posizione le rammenta teneri ricordi.

Al catechismo, se il giovane vicario vi chiede che cosa sia la lussuria, non


gli rispondete scherzosamente: «Noi lo sappiamo meglio di lei!»

Nel giorno della vostra prima comunione, se una signora vedendovi


esclama: «Com'è graziosa! Sembra una piccola sposa!» non rispondete: «Mi
mancano soltanto i fiori d'arancio». La battuta verrebbe giudicata
sconveniente.

Se succhiate un signore prima di andare a comunicarvi, guardatevi


dall'inghiottire lo sperma: non sareste più a digiuno, come invece dovreste
essere.
Inginocchiandovi all'altare non invitate a bassa voce la ragazzina che vi
sta accanto a venire a letto con voi nel pomeriggio.

Durante la predica, se il sacerdote pare credere alla «purezza delle


giovinette cristiane», non mettetevi a ridere a crepapelle. Se scopate di
pomeriggio in una chiesa di campagna, non lavatevi il culo
nell'acquasantiera. Invece di purificare il vostro peccato, lo aggravereste.
In confessione

Se il vostro confessore vi chiede quante volte vi siete toccata, non gli


rispondete: «E voi?»

Non vi masturbate nel confessionale per farvi assolvere subito dopo.

Quando raccontate tutte le vostre porcherie al buon prete che vi sta


ascoltando, non gli domandate se gli sta venendo duro.

Se vi confessare con il vostro direttore spirituale, non chiedetegli mai di


poter prendere la sua fava in mano per chiarirgli meglio quello che
combinate con i ragazzi. E non gli mostrate neppure la fica per spiegargli
meglio quello che fate alle ragazze.

Se il vostro direttore spirituale prende l'abitudine di scoparvi, d'incularvi o


di sborrarvi in bocca, prima di assolvervi da tutto ciò e dal resto, tenetevelo
come amante se lo trovate bello, ma come confessore prendetevene un altro.
Dal punto di vista canonico il primo è insufficiente.
Al museo

Non arrampicatevi sullo zoccolo delle statue antiche per servirvi dei loro
organi virili. Non bisogna toccare gli oggetti esposti. Né con la mano, né
con il culo.

Non scarabocchiate dei riccioli neri sul pube delle Veneri nude. Se l'artista
raffigura la dea senza peli è perché Venere si radeva la passera.

Non domandate al guardiano della sala come mai l'Ermafrodita ha dei


coglioni e delle tette. Questo problema non è di sua competenza.
Sugli Champs-Elysées

Se avete già le tette, non vi scoprite a destra e a manca per dare il seno
alla vostra bambola. È permesso alle balie, ma non alle ragazzine.

Non acquistate un bastoncino rotondo per farvelo piantare nella fica


davanti a tutti. Fatelo a casa vostra.

Non entrate negli orinatoi per veder pisciare i signori uomini.

Se un vecchio satiro vi mostra il suo membro all'angolo di un viale, non


siete per niente obbligata a mostrargli la vostra fichettina per ricambiare la
cortesia.

Quando avete appena scopato in un boschetto in pieno giorno, non andate


a lavarvi il culo nella vasca del Rond-Point. Verreste notata.
Per la strada

Dare dieci soldi a un povero perché non ha di che mangiare è perfetto; ma


succhiargli l'uccello perché non ha amanti, questo sarebbe eccessivo: non
siete affatto obbligata.

Se avete voglia di andare a letto con un signore che passa, non


chiedeteglielo voi. Fategli parlare dalla vostra cameriera.

Non vi fate mai infilare una pompa per annaffiare nella natura. Questi
strumenti ejaculano troppo forte per la vostra piccola capacità.

Se lungo un marciapiede scorgete uno stallone che fa l'amore con impeto,


non allungate la mano per soccorrerlo. Non si usa.

In una folla compatta, se una mano misteriosa comincia a palparvi il culo,


allargate senza paura le cosce per facilitarle il compito.

Non disegnate cazzi sui muri, anche se avete un reale talento come
disegnatrice.

Non succhiate i signori nei gabinetti prima dell'una del mattino.


Nei negozi

Se vi fate slinguazzare da una commessa mentre vi provate un abito in


una boutique, non mettetevi a gridare che state godendo: succederebbe uno
scandalo terribile.

All'uscita dai gabinetti non esigete una riduzione con il pretesto che vi
siete soltanto masturbata.

Se per pagare il vostro acquisto vi mancano un po' di soldi, non proponete


al negoziante di succhiarglielo in cambio di quel che manca, specialmente
se sua moglie vi sta sentendo.

Non entrate da un parrucchiere per signora per chiedergli sfrontatamente


di arricciarvi i peli del culo.

Non mandate alla merciaia il vostro godemiché per farci apporre dei
nastri.
A teatro

Non mettete la mano sui pantaloni del vostro vicino per vedere se il
balletto glielo fa rizzare.

Se notate che una ballerina ha i capelli biondi e le ascelle nere non


domandate come mai ad alta voce.

Analogamente, non si deve dire ad alta voce: «Quella bruna alta laggiù va
a letto con papà!» Soprattutto se siete in compagnia di vostra madre.

Anche se avete informazioni dettagliate sulle doti della compagnia, non vi


mettete a dire per tutto il palco: «Quella là succhia come una pompa;
stronca chiunque; e l'altra al suo fianco ci marcia col culo».

Se nella pièce sentite facezie un po' spinte, allusioni, giochi di parole, non
mettetevi a dare spiegazioni alle persone adulte, anche se hanno l'aria di non
aver capito.

Non domandate neanche perché il bel tenore non infila la soprano che
canta come se stesse venendo. È una cosa che non si può fare sulla scena.

Se la parte dell'amante è recitata da una ragazza travestita non urlate


attraverso tutto il teatro: «Brutta troia! Sciacquati la bocca! Dove hai messo
il tuo godemiché?» e altre frasi impertinenti che il pubblico accoglierebbe
non senza proteste.
Al mare

Passando accanto a un signore che sta facendo il bagno non acchiappatelo


per i coglioni, per quanto i vostri maneggi siano facilitati dal suo costume.

Durante il bagno non chiedete alle persone presenti il permesso di fare la


pipì. Fatela senza chiedere autorizzazioni.

Per quanto vi è possibile, non rinchiudetevi con un signore nella vostra


cabina. Entrateci invece con una ragazza che ve la leccherà altrettanto bene,
se non meglio, e non vi comprometterà.

Se scrivete oscenità sulla parete della cabina, non firmatele con il nome
della signora che vi ha preceduto.

Quando attraverso un interstizio delle tavole scorgete nella cabina vicina


una signora che, credendosi sola, si masturba, non battete alla parete per
chiederle «se sta per venire». Invece di incoraggiarla la turbereste.

Se un signore vi chiede come mai non fate il bagno, non rispondete: «Ho
le mie regole».
Doveri nei confronti del prossimo

Ficcatevi in testa questa verità: tutte le persone presenti, di qualunque


sesso ed età, nutrono una segreta voglia di farsi leccare da voi, ma per lo più
non oseranno dirlo.

Perciò rispettate innanzi tutto l'ipocrisia umana chiamata anche virtù e


non dite mai a un signore, di fronte a una quindicina di persone: «Mostrami
la tua fava e io ti farò vedere la mia fessura». State certa che lui non vi
mostrerà la sua fava.

Se invece riuscirete a restare da sola con lui, in un posto in cui lui sia
sicuro di non farsi sorprendere da nessuno, non soltanto vi mostrerà la fava,
ma non si opporrà neppure a che gliela succhiate.

La maggior parte dei consigli che seguono deriva dai principi precedenti.
Doveri nei confronti di vostro padre

Se il vostro signor padre vi dice con una voce infuriata: «Tu non sei più
mia figlia!» non gli rispondete scherzosamente: «È da tanto che lo sapevo!»

Quando il vostro signor padre arriva mentre siete in compagnia, non dite:
«Ecco il cornuto!», oppure, se lo dite, ditelo a bassa voce.

Se bevete un bicchiere di birra nella sala da biliardo del vostro papà, vi


comporterete male; e se ci pisciate dentro perché non se ne accorgano, non
farete altro che aggravare la vostra mancanza.

Se vi sedete sulla coscia sinistra del vostro signor padre, non strofinate il
culo sulla sua fava per fargliela rizzare, a meno che non siate sola con lui.

Se il vostro signor padre vi prega di succhiarglielo, non dite


sventatamente che il suo uccello sa della fica della cameriera. Potrebbe
chiedersi come mai riconoscete quell'odore.

Se il vostro signor padre vi porta al bordello per farvi leccare da abili


puttane, non date il vostro indirizzo a tutte quelle signorine per poter
scambiare con loro cartoline postali. Una ragazzina per bene deve andare al
bordello soltanto nel più stretto incognito.

Se state masturbandovi nel momento in cui vostro padre entra in camera


vostra, fermatevi: è più corretto.

Se il vostro signor padre si degna di ejaculare a volte nella vostra


boccuccia, accettatelo ad occhi bassi e come se fosse un grande onore di cui
non siete degna. E soprattutto non andate subito a vantarvene scioccamente
all'orecchio di vostra madre.
Doveri nei confronti di vostra madre

Non chiamate mai vostra madre: «Vecchia vacca! Scolo di pisciatoio!


Succhiaputtane! Cacasperma! Sifilide ambulante!» ecc. Sono espressioni
che bisogna lasciare al popolino.

Inoltre, non ditele mai: «Vaffanculo! Vai a farti fottere! Mi fai cacare!»

E soprattutto non le dite: «Mi esci dal culo!» perché semmai siete voi che
uscite dal suo.

Alla sera, quando la vostra signora madre viene a rincalzarvi il letto,


aspettate che sia uscita dalla camera per masturbarvi.

Se la vostra signora madre vi chiede chi è che vi piace baciare di più, non
rispondete: «Il culo della cameriera».

Quando andate da quel vostro amante che ha l'abitudine di incularvi, non


vi truccate il buco del culo, nella toilette di vostra madre, con il rossetto che
le serve per le labbra.

Non impugnate un godemiché per infilarlo a vostra madre, quando lei non
ve l'ha ancora chiesto.

Non proponete a vostra madre di recitare una parte, per piccola che sia,
nei suoi piaceri coniugali. Aspettate che sia lei a proporvelo.
Doveri nei confronti di vostro fratello

Non c'è niente di più brutto di una ragazzina che vede suo fratello in
erezione e non fa nulla per soccorrerlo.

Masturbate vostro fratello nel suo letto, non nel vostro. Altrimenti vi
compromettereste.

Quando avete succhiato vostro fratello, non sputate lo sperma sul muso
dell'istitutrice. Se andasse a lamentarsene, ci sarebbero noie.

La maggior parte delle ragazzine si fa sverginare dal proprio fratello: ciò


presenta inconvenienti minori dell'intervento di un estraneo. Se vostro
fratello vi monta alle tre del mattino e vi pianta gentilmente la pigna in culo,
non gli rispondete dicendo che avete sonno.
Doveri nei confronti di vostra sorella

Nei giorni in cui la signorina vostra sorella non vede né il suo amante né
la sua amica lesbica, mettetele educatamente la mano sotto la gonna e
chiedetele se le va bene accontentarsi di voi.

Se risponde che le piace di più masturbarsi da sola, ritiratevi


discretamente.

Quando vostra sorella sta pisciando, non toglietele il vaso per farla
pisciare per terra; sarebbe uno scherzo di cattivo gusto.

Quando è inginocchiata in camicia da notte e dice le sue preghiere, non le


ficcate la lingua in culo se non ne esprime il desiderio.

Se trovate un signore nudo nel letto di vostra sorella, non andate a dirlo a
bassa voce a vostro padre. La visita non è per lui.

Se vostra sorella ha dei peli sulla passera prima di voi, non glieli strappate
con il pretesto che è una cosa ingiusta.

Quando vostra sorella va a un ballo, non le dovete scrivere di dietro sul


suo vestito bianco: «Signori, per favore, inculatemi!» Astenetevi da scritte
di questo genere.

Durante il fidanzamento, non dite al vostro futuro cognato che vostra


sorella è molto brava a succhiare l'uccello. Benché egli debba approfittare
di questo talento nascosto, accoglierà questa informazione non senza
qualche cambiamento d'umore.

Se vi chiedono che cosa fa vostra sorella in camera sua, non rispondete


che si masturba, anche se siete certa di ciò che dite.
Non raccontate a nessuno che vostra sorella si mette il guanciale tra le
cosce, se lo stropiccia tutto e lo chiama Gastone.

Se vostra sorella si serve ripetutamente del vostro godemiché e non vuole


restituirvelo, non andate a lamentarvi con i vostri genitori. Non contate sul
loro senso di giustizia neppure nei giorni in cui lei si rifiuta di leccarvi. In
entrambi i casi verreste frustata.

Non prendete in giro vostra sorella se non vuole farsi inculare. Una
ragazza per bene è assolutamente libera di dare soltanto un buco ai suoi
amanti.

Quando la vostra sorella maggiore è sull'inginocchiatoio, non vi mettete


ad accarezzarle il didietro. La distrarreste.
Doveri nei confronti di Dio

Tutte le sere, prima di masturbarvi, dite le vostre preghiere in ginocchio.

Adorate la bontà di Dio che dà a ogni ragazzina una fica per immergervi
tutte le fave del mondo e che, per variare i vostri piaceri, vi permette di
rimpiazzare la fava con la lingua, la lingua con il dito, la fica con il culo e il
culo con la bocca.

Ringraziatelo di aver creato le carote per le ragazzine, le banane per le


giovincelle, le melanzane per le giovani spose e le barbabietole per le donne
mature.

Beneditelo per aver messo in voi il desiderio di venire e per aver creato
un'infinità di maniere per arrivarci.

Se desiderate un amante, chiedeteglielo. Ve lo darà. Se vi occorre


un'amichetta, diteglielo senza vergognarvi. Dio legge nel vostro cuore. Non
potreste ingannarlo.

Non pregate quando siete nuda. Mettetevi una camicia da notte, non
tiratela su, né davanti né dietro, di fronte alle persone presenti. Se avete un
godemiché dentro la passera, toglietelo. Fate lo stesso se ce l'avete in culo.

Mentre pregate in ginocchio, se qualcuno approfitta di questa posizione


per tentare di incularvi, non prestatevi a questo atto sconveniente.

Prima di andare a comunicarvi, se lo succhiare a qualcuno, non inghiottite


lo sperma. Non sareste più digiuna.

Ma potete berne il venerdì. Lo sperma, come il latte, non è considerato un


alimento grasso.
Alcune ragazze troppo sorvegliate si procurano una piccola Santa Vergine
d'avorio levigato e se ne servono come di un godemiché. È un uso
condannato dalla Chiesa. Potete invece servirvi di un cero, sempre che non
sia benedetto.
Con l'amante della propria madre

Quando una ragazza è riuscita a indovinare qual è l'amico di sua madre,


non deve andare a dirlo con un qualsiasi pretesto a suo padre.

Non indicate mai all'amante di vostra madre una ragazza che si masturba
per lui, soprattutto se quella ragazza siete voi.

Se l'amante arriva in anticipo e vostra madre vi prega di farlo aspettare,


fateglielo venir duro ma non glielo succhiate.

E neanche dovete chiedere a vostra madre, quando torna da un


appuntamento, se è andata bene, quante volte l'ha fatto, se il signore ce
l'aveva duro, e così via. Simili domande meritano solo la frusta.

Vi è ugualmente vietato prendere da parte il beniamino e chiedergli «Lei


viene dentro? Mia madre è una porca? Succhia con garbo? Lo sperma lo
butta giù? Si fa inculare?», e così via.

Né soprattutto dirgli: «Papà ha scopato la mamma, la scorsa notte. Me l'ha


detto la cameriera». Questa informazione non verrebbe accolta con piacere.

Se sapete che vostra madre aspetta il suo amante in camera sua, non vi
nascondete sotto il letto, soprattutto se poi balzate fuori strillando: «Bum!
Sono io!», mentre gode nella sua bocca. Potreste farla soffocare.

E neanche scegliete quel momento per entrare bruscamente nella camera


gridando: «Ecco papà!», quando sapete benissimo che vostro padre è in
viaggio.

Se vostro padre è assente per sei mesi o un anno, non azzardatevi, in un


giorno d'adulterio, a nascondere l'ugello di vostra madre, in modo che se ne
accorga troppo tardi. Potrebbero derivarne le più gravi conseguenze e lo
scherzo non verrebbe apprezzato.

Se scoprite che non siete figlia di vostro padre ma dell'amante, non


chiamate questo signore «papà» davanti a venticinque persone.

È il marito di vostra madre che dovete chiamare papà. E ancora, anche se


siete sicura di non essere unita a lui da legami di sangue, non gli dite
all'orecchio: «Potrei succhiartelo, non sei mio padre!» La conclusione della
frase distruggerebbe quanto di amabile ci poteva essere nelle prime parole.

Se viene qualcuno in visita mentre vostra madre sta facendo l'amore e se


venite incaricata di andare a rispondere: «Mamma sta male», non
aggiungete dettagli sulla sua malattia. Se vi domandano: «Che ha?», non
rispondete: «Un uccello in culo».
Rubrica speciale per farsi sverginare

A partire dall'età di otto anni non è opportuno che una ragazzina continui
ad essere vergine, anche se succhia uccelli da parecchi anni.

Quando avete compiuto otto anni, se vi chiedono la vostra verginità,


bisogna darla; se non ve la chiedono, dovete offrirla educatamente.

Per farvi sverginare, coricatevi in mezzo al letto, toglietevi la camicia o


almeno tiratevela su fino alle ascelle, allargate le gambe e aprite a due mani
le labbra della fica.

Se il signore preferisce innanzitutto sverginare le vostre chiappette,


presentategliele subito: tocca a lui scegliere la strada che preferisce.

Se il vostro sverginamento avviene sull'erba o sulla panchina di un


giardino o in una carrozza o su una seggetta di sciacquone o in cantina, su
una botte, o nel solaio, su una vecchia cassa, non lamentatevi di essere
sistemata male. Si scopa dove si può.

Quando sarete stata sverginata, guardatevi dall'andarlo a raccontare a


vostro padre. È una cosa che non si fa.

Non lo dite neppure alla vostra cameriera, salvo il caso in cui abbia
l'abitudine di masturbarvi ogni sera. In questo caso rischierebbe lei stessa di
scoprire la traccia del lupo.
Con un amante

Abbiate tutti gli amanti che volete, ma non raccontate ai giovani quello
che fate con i vecchi. Né viceversa.

Non dimenticate di dire «per piacere» quando chiedete un uccello, o di


rispondere «grazie» quando ve lo danno.

Quando siete in piedi davanti a un signore che ce l'ha ritto all'altezza della
vostra cintura e si ripromette di infilarvelo dentro, salite su uno sgabello per
mettere la vostra fichetta all'altezza delle circostanze.

In generale, però, mettetevi invece in ginocchio su una poltrona,


sollevatevi la gonna sulla schiena e aprite le vostre chiappe con le due mani,
in modo da presentare i due orifizi tra i quali il signore potrà scegliere in
piena libertà. È la posizione più educata.

Se vostra madre vi accompagna dal vostro amante, lasciatela scopare per


prima. È la norma. E quando scopate voi, accarezzatela per tenerla
occupata.

Finché sarete impubere, potrete far l'amore senza nessun pericolo con i
negri se i negri vi eccitano; ma quando comincerete ad avere le vostre
regole, pregate gli amanti negri di incularvi, perché se partorirete un piccolo
mulatto la vostra reputazione non la passerebbe liscia.
Con i domestici

Se siete una cui piace moltissimo scopare, se avete sempre la camicia


piena di sperma e i lenzuoli pieni di macchie, masturbate un po' la
cameriera perché non dica niente.

Non succhiatelo mai al cameriere in presenza della cuoca. Ne sarebbe


gelosa e farebbe la spia.

Salendo sull'automobile dei vostri genitori non date un bacio sul collo
all'autista, anche se gli siete molto riconoscente per avervi appena fottuto
sei volte.

Non vi lamentate con vostra madre perché la nuova cameriera non ve la


vuol leccare. Fatela mandare via con un altro pretesto.

Non inculate a forza la cameriera con il manico di una scopa. Le potreste


fare molto male.

Quando la vostra cameriera inglese è addormentata, non le tagliate i peli


per farvi dei baffi biondi.

Se la cuoca è disposta a lasciarvi esaminare la sua ficaccia in tutti i suoi


dettagli, non mettetevi a raspare tra i peli.

Se sorprendete la sguattera mentre si masturba con il rullo della pasta,


non andate a riferirlo a vostra madre. Quando una povera ragazza è in
calore prende quello che gli capita sotto mano.

Non leccate la rosetta del culo ai vostri domestici. È un servizio che gli
potete chiedere ma che è opportuno non ricambiare.
Non entrate mai in cucina tirandovi le gonne su fino alla cintura e
gridando: «Su, sbattetemi tutti!» Non avrebbero più rispetto per voi.

Per quanto venale possa essere il cameriere che vi sbatte, non dategli
gioielli di vostra madre ogni volta che vi monta.

Non pretendete da una cameriera che vi lecchi più di due volte al giorno.
Non bisogna affaticare la servitù.

Quando l'avete succhiato a qualcuno, non andate in cucina a sputare


dentro la pentola. Verreste giudicata male dai domestici.
Con il signor Presidente della Repubblica

Se vi capita l'onore di fare un complimento al Presidente della


Repubblica, non gli dite all'orecchio quando vi dà un bacio: «Vieni da
mamma, te lo farò rizzare».

Anche se lo riconoscete per un vecchio frequentatore della casa


clandestina in cui prostituite la vostra boccuccia, non lo chiamate «gran
bebé» di fronte alla sua guarnigione militare.

Non lo chiamate neanche «vecchio satiro», pretendendo,


ricattatoriamente, centomila franchi come prezzo del vostro silenzio.

Se invece vi fa rapire segretamente e si precipita sul vostro didietro per


saziare la sua lascivia, niente vi obbliga a lasciarvi violentare dal capo dello
stato.

Se, col vostro pieno accordo, andate a letto con lui e se lui vi prega di
fargli la pipì in bocca, non gli obiettate che quell'atto sarebbe indegno del
rispetto che gli dovete. Conosce il protocollo meglio di voi.

Potete chiedere al signor Presidente della Repubblica una ciocca dei suoi
capelli per ricordarvi dei suoi favori, ma sarebbe indiscreto tagliargli
l'uccello per conservarlo in suo ricordo.

Se nel corso di una passeggiata notturna incontrate il Presidente della


Repubblica che, ubriaco fradicio, è caduto in un rigagnolo d'acqua, fatelo
ricondurre all'Eliseo con gli onori che gli sono dovuti.

Se il signor Presidente della Repubblica dovesse morire all'improvviso


mentre gli state poppando lo sperma, potete raccontare la vicenda a tutti:
non verrete incriminata. Ci sono dei precedenti.
Per succhiare

Non dite mai a un uomo di mondo: «Devo succhiarvelo?» Sono le


puttanelle di strada a esprimersi così. Dite a bassa voce al suo orecchio:
«Vuole la mia bocca?»

Se si tratta di un signore che non avete mai succhiato, non vi lasciate


andare a leccate rifinite lungo tutto l'uccello e dietro i coglioni. Si farebbe
una cattiva opinione del vostro passato.

Prendete modestamente l'uccello in bocca, abbassando gli occhi.


Succhiate lentamente. Tenete discosti i denti per non mordere e chiudete le
labbra per non sbavare.

Quando il signore sta per godere non v'interrompete per chiedergli notizie
di sua madre, nel caso vi foste dimenticata di farlo a suo tempo.

Quando ejacula, inghiottite silenziosamente fino all'ultima goccia e poi


dite una frase amabile sul gusto del liquore che avete bevuto.

Dopodiché non pregate il signore di darvi dieci soldi. Le ragazzine per


bene succhiano per l'onore.

Se siete a letto con un signore che conoscete benissimo e che fate venire
per la ventesima volta, allora potete senza inconvenienti succhiargli la pelle
dei coglioni e cacciargli la lingua in culo a mo' di preambolo: ma lasciategli
credere che è il solo a cui voi accordate queste piccole cortesie.

Se il signore zampilla tra le vostre labbra, non accusate la debolezza dei


suoi mezzi ma la vostra inesperienza.
Se muore cominciate con il riabbottonargli i pantaloni, prima di chiamare
la cameriera, e non raccontate mai in quali circostanze ha reso la sua anima
a Dio.
A letto con un'amica

Appena andate a letto con un'amica, mettetele la mano sulla fica; non
aspettate che sia lei a chiedervelo.

Non prendetevi gioco di una ragazzina perché è ancora vergine. Ci sono


delle disgraziate che non l'hanno fatto mai venir duro a nessuno.

Ricordatevi che della posizione del 69 il posto d'onore è riservato alla


persona sdraiata. Una ragazzina deve occupare sempre il posto di sopra.

Se la vostra amica non ce la mette tutta nell'agitare per bene la sua lingua
nel punto in cui vi tocca, sarebbe di pessimo gusto pisciarle sul viso in un
accesso d'insoddisfazione.

Quando spegnete la luce dicendo alla vostra compagna: «lascia che ti


chiami Arturo», siate consapevoli che le state facendo una confidenza.

Non fate vergognare una ragazza che vi ha appena leccato la rosetta del
buco del culo. L'ha fatto sicuramente con una buona intenzione.
A letto con un vecchio signore

Se un rovescio di fortuna costringe i vostri genitori a prostituirvi prima


dell'età legale, mostratevi degna della fiducia che vi accordano e provate
loro che non hanno avuto torto a vantare il vostro giovane talento.

In camera con un vecchio, non vi spogliate subito. Lasciate che frughi


sotto la vostra gonna e che faccia scivolare da solo le sue venerande dita
fino alla parte del vostro corpo che lo interessa di più.

Non abusate di titoli onorifici parlando al vostro mecenate. Eccellenza,


Monsignore, Signor Presidente del Senato sono espressioni che è meglio
lasciare da parte. Non abbiate invece timore di chiamarlo: Maiale! Porcello!
Puttaniere! Queste parolacce pronunciate con un piccolo sorriso saranno
sempre bene accolte.

In ogni circostanza, voltar le spalle a un vecchio è un comportamento


giudicato maleducato. Tuttavia una ragazzina nuda che presenta le chiappe
a un vecchio donnaiolo è sicura di non venir sgridata.

Se il signore vi fa delle domande sulle vostre abitudini, sappiate


presentarle peggiori di quel che sono. Affermate, ad esempio, che vi
masturbate quattro o cinque volte al giorno, anche se abitualmente ve ne
fate soltanto una, e che ogni sera leccate il clitoride di vostra madre, anche
se sapete perfettamente che lei preferisce il vostro amante.
Non dite... Dite...

Non dite: «La mia fica». Dite: «Il mio cuore».

Non dite: «Ho voglia di scopare». Dite: «Sono nervosa».

Non dite: «Ho goduto come una pazza». Dite: «Mi sento un po' stanca».

Non dite: «Vado a masturbarmi». Dite: «Torno subito».

Non dite: «Quando avrò i peli al culo». Dite: «Quando sarò grande».

Non dite: «Mi piace di più la lingua dell'uccello». Dite: «Preferisco i


piaceri delicati».

Non dite: «Tra i pasti bevo soltanto sperma». Dite: «Ho un regime
speciale».

Non dite: «I romanzi puliti mi rompono». Dite: «Vorrei qualcosa


d'interessante da leggere».

Non dite: «Quella gode come una giumenta che piscia». Dite: «È
un'esaltata».

Non dite: «Quando gli viene mostrato un uccello, lei si arrabbia». Dite:
«È un tipo originale».

Non dite: «È una ragazza che si masturba da morire». Dite: «È una


sentimentale».

Non dite: «È la più grande puttana del mondo». Dite: «È la miglior


ragazza del mondo».
Non dite: «Si fa inculare da tutti quelli che gliela leccano». Dite: «È un
po' civetta».

Non dite: «L'ho vista fottere con i due buchi». Dite: «È un'eclettica».

Non dite: «Ce l'ha duro come un cavallo». Dite: «È un giovanotto


perfetto».

Non dite: «La sua fava è troppo grossa per la mia bocca». Dite: «Mi sento
proprio una ragazzina quando parlo con lui».

Non dite: «Ha goduto nella mia bocca ed io nella sua». Dite: «Ci siamo
scambiati alcune impressioni».

Non dite: «A succhiarglielo viene subito». Dite: «È un impulsivo».

Non dite: «Ho una dozzina di godemiché nel cassetto». Dite: «Da sola
non mi annoio mai».

Non dite: «È una troietta di leccatrice scatenata». Dite: «Non è affatto


civetta».

Non dite: «Se ne fa tre senza venire». Dite: «Ha un carattere molto
solido».

Non dite: «Le ragazzine le scopa benissimo, ma non sa incularle». Dite:


«È un tipo semplice».

Evitate i paragoni arrischiati. Non dite: «Duro come un cazzo, rotondo


come un coglione, bagnato come la mia fessura, salato come lo sperma, non
più grosso del mio bottoncino» ed espressioni analoghe che non sono
ammesse dal dizionario de l'Académie.
Il segreto del libertino

Opere erotiche, libere, oscene: il Manuel de civilité, Trois filles de leur


mère, Histoire du roi Gonzalve et des douze princesses, Pybrac, sono,
insieme alle poesie di La Femme, un settore assai poco studiato della
produzione di Louÿs, anche da parte dell'esile schiera di nostalgici di bric-â-
brac decadente o di seri facitori di monografie sui «minori» che stanno
ritracciando la fortuna recente di un autore da tempo dimenticato, ma
assurto a glorie cinematografiche dopo i films di Hamilton e Buñuel dalle
Chansons de Bilitis e da La femme et le pantin. È sulla stessa paternità di
queste opere che si avanzano dubbi e perplessità. Furono quasi tutte
pubblicate postume, subito dopo la morte di Louÿs, sous le manteau o
comunque in edizioni rarissime, per amatori, spesso fuori commercio. E
inoltre anonime, com'è tradizione di molta letteratura erotica o oscena. Ma
intorno agli anni settanta alcuni di questi titoli sono stati riproposti,
«selvaggiamente», in edizioni tascabili, da case editrici specializzate, senza
alcuna presentazione critica, senza indicare, spesso, nemmeno la data
originale di pubblicazione. Per un curioso destino, mentre i testi «canonici»
di Louÿs - da Aphrodite a Psyché - non riescono a raggiungere il grande
pubblico e rimangono oggetto di studi molto settoriali e particolari, il
Manuel de civilité o Trois filles de leur mère vengono diffusi presso strati di
lettori ignari dei diversi contesti socio-culturali in cui sono prodotti
Gamiani di Musset, Les onze mille verges di Apollinaire, o Histoire d'O di
Pauline Réage. Eppure chi dirà i meriti di editori porno che vanno
ripubblicando i titoli dell'Enfer di Apollinaire, di Fleuret, di Perceau?

La voce più autorevole, e anche molto isolata, che in questi ultimi anni si
è levata per tentare una riabilitazione critica delle opere erotiche di Louÿs è
quella di André Pieyre de Mandiargues che, sulla scia delle «fissazioni» di
Apollinaire per una letteratura erotografica messa al bando dalla cultura
ufficiale o comunque marginale, ha riletto con entusiasmo Trois filles de
leur mère, «ce grand livre» che nella produzione di Louÿs egli considera «le
plus émouvant, le plus exaltant, le plus terrifiant quelquefois, le plus pur, le
moins artificiel et le plus moderne en tout cas». Il giudizio di uno dei
massimi scrittori erotici contemporanei non è però così positivo a proposito
del Manuel de civilité. La causa va ricercata probabilmente nel diverso
impianto dei due testi: alla carica sessuale violenta e aggressiva del
romanzo, si contrappone il manuale più rigoroso e simmetrico, con la sua
suddivisione in «voci», come in un trattatello di buona creanza, un galateo.
Il libertinage licenzioso che Pieyre de Mandiargues vi ritrova va preso in
senso settecentesco, come atteggiamento ricorrente in altre opere di Louÿs.
È il fare declamatorio, quasi didattico, la tentazione illuministica della
prefazione ad Aphrodite, del Plaidoyer pour la liberté morale, di Liberté
pour l'amour et le mariage, di molte pagine delle Aventures du roi Pausole.
Sono le pagine del Louÿs «teorico» che si batte per l'amore libero e il nudo
a teatro, che sostiene la superiorità di epoche storiche che negano la
privatizzazione monogamica dei rapporti sessuali regalataci da istituzioni
repressive, la famiglia, la religione. E sono pagine che alla fine del secolo
scorso fecero molto scalpore.

La tendenza alla dimostrazione e alla provocazione ossessiona il libertino.


Ritorna continuamente nella consapevolezza del «messaggio» a tutti i costi,
ideologizzato e ideologizzante, opaco e materiale, che fissa, condensa il
flusso della «spesa improduttiva», la dispersione ludica, la fantasticheria
dell'erotomane, del voyeur. I messaggi fendono il testo sempre trasparente e
permeabile, il testo diventa esorcismo, l'autore l'esorcista, attraverso la
scrittura gonfia e serpentina del Crépuscule des Nymphes, quella
effervescente del Roi Pausole, quella gelata della Femme et le pantin o del
Manuel de civilité.

Tutta la produzione poetica e narrativa di Louÿs è sospesa fra due istanze


opposte, contraddittorie. Fra erotologia ed erotismo, fra sistema e anti-
sistema, fra la certezza del discorso (l'atteggiamento libertario, la
provocazione ai costumi dell'epoca) e l'assoluta fluidità della scrittura che di
continuo si libera, quasi impennandosi, dalle griglie ideologiche: Leda che
si abbandona al becco del Cigno che la penetra come mangiasse le sue
viscere, deliziosamente; la capigliatura di Chrysis «éclatante et profonde»,
dolce come una pelliccia o un vello prezioso.
Nel Manuel de civilité, per esempio, l'erotologo sembra prevalere. La
struttura ordinata e rigorosa del galateo in cui, invece che le buone maniere,
si impartiscono principi di comportamento sessuale a impuberi ragazzine
non tanto sprovvedute può ingannare a prima vista. I capitoletti si
susseguono come massime di un liber sententiarum, presentato, recitato con
tono sommesso e garbato. E poi, come resistere alla tentazione di
riconoscere nelle destinatarie del libretto, le «petites filles», il
corrispondente un po' più acerbo di quelle «jeunes filles de la société
future» a cui Louÿs aveva dedicato quell'altro libretto, ma di «amour
antique» che era Les chansons de Bilitis?

Nel 1895 l'erotologo affidava a poesie in prosa di argomento lesbico,


tramate da un esile filo narrativo - la biografia di un'immaginaria emula di
Saffo del VI secolo - il suo «scandaloso» messaggio femminista; e la
raccolta ebbe una certa risonanza perché fu spacciata (e creduta) come
un'autentica traduzione da un manoscritto ritrovato. Ma dietro la mimesi
elegante e perfetta c'era qualcosa in più del topos dell'omosessualità
femminile come amor fatale, sadico e disperato, del tipo Anactoria di
Swinburne, pur sempre letta e meditata abbondantemente. C'era la curiosità
del gineceo e la mania del frequentatore di bordelli, un piacere della vista
portato all'eccesso. Come si sa, la letteratura maschile su amori di donne è
sempre «voyeuriste», e così la pittura come in Courbet che spia la bruna e la
bionda dormienti nel dipinto famoso; e come in Fourier che si confessava
prosaphien, svelando i meccanismi «personali» del pansessualismo di
Gnide e della liberazione dell'amor saffico. La centralità dello sguardo
traduce un eccesso di curiosità, una crepa nascosta, una faglia, ma sempre
riconfermata è la supremazia dell'angolazione visuale, del punto di vista che
rimane quello maschile.

In Louÿs però l'omosessualità femminile (quella maschile la esecrava)


non è mai vista in maniera esclusiva, come scelta che pregiudichi altre
possibili. Anzi quando diventa «amour-passion» va condannata come
«l'amour-passion» eterosessuale. In una concezione inclusiva ed energetica
del rapporto amoroso, la bisessualità è condizione ideale per l'arricchimento
dell'esperienza, ma solo per la donna, come in una pagina famosa:
«La femme est, en vue de l'amour, un instrument accompli. Des pieds à la
tête elle est faite uniquement, merveilleusement, pour l'amour. Elle seule
sait aimer. Elle seule sait être aimée. Par conséquent: si un couple
amoureux se compose de deux femmes, il est parfait; s'il n'en a qu'une
seule, il est moitié moins bien; s'il n'en a aucune, il est purement idiot».

Nel Manuel de civilité, come in Aphrodite, i rapporti omosessuali e quelli


eterosessuali sono messi sullo stesso piano (in più c'è l'incesto) senza
drammi e senza preferenze: perfette apprendiste, le «petites filles»
sembrano destinate a un asettico professionismo come le cortigiane del
tempio di Afrodite-Astarte ad Alessandria (ancora il romanzo del '96) che
apprendevano l'ars erotica in anni di studio. E ancora, in due testi così
diversi e lontani nella scrittura, si sente lo stesso interesse «eccessivo» per
le fanciulline in fiore, le giovanissime, le «green girls» come allora le
chiamavano a Londra.

Con questo non si vuole certo minimizzare o negare la funzione che ebbe
il «messaggio» di Louÿs nel contesto socio-culturale di fine secolo: l'eco
che accompagnò la pubblicazione e la grande fortuna presso i lettori di
Bilitis e di Aphrodite, la sua teoria della liberazione sessuale come
condizione necessaria per una società più giusta e più felice, le sue prese di
posizione sull'emancipazione femminile, la polemica anti-autoritaria che
pervade le pagine del romanzo forse più fascinoso, Les aventures du roi
Pausole. Qui l'utopia di un mondo diverso si localizza nel fantastico regno
di Tryphême in cui le leggi e gli ordinamenti sono ridotti a due soli principi:
«I) Ne nuis pas à ton voisin. II) Ceci bien compris, fais ce qu'il te plaît»,
non senza una citazione, più o meno diretta, dal Rabelais dell'abbaye de
Thélème. Ma nel Roi Pausole non c'è solo il Louÿs rabelaisiano, c'è anche il
Louÿs settecentesco, illuminista (ed erotologo), portatore di un progetto
alternativo rispetto alla società del suo tempo. È l'aspetto che più piace a
Gian Pietro Lucini, allora divulgatore in Italia dell'opera del nostro. Per lo
scrittore «progressivo» il libertinage di Louÿs ha una carica aggressiva e
sovversiva, profonda:
«Pierre Louÿs sarà dunque un pornografo di vaglia, che, per farsi passare,
si veste alla greca? Sarà semplicemente uno stilista perfetto, un eccellente
coloritore di paesaggi e di figure, ma vuoto nel concetto [...] Pierre Louÿs è
anche un moralista e un combattente per la libertà del costume.

[...] L'artista, per quanto non paia, per quanto sia astruso, lontano,
racchiuso nella torre d'avorio, sarà l'eterno ribelle, l'eterno sovversivo.
Conquistare per la bellezza nuda un posto al sole, vale, nella filosofia della
storia, distruggere un privilegio ed una barbarie; santificare l'amore anche
nei termini anatomici, che i fanciulli viziosi cercano, nel vocabolario, sotto i
banchi della scuola, vale fare la rivoluzione»

È la stessa carica aggressiva e sovversiva che vi ritrova Pieyre de


Mandiargues ma richiamandosi non al Settecento dei «philosophes», bensì a
quello di Sade, da lui lungamente idolatrato come «apôtre de la
subversion». I termini della sua specialissima apologia non sono poi tanto
diversi da quelli di Lucini del 1902: «A notre avis, l'érotisme_ littéraire
cesse d'être un divertissement et devient un instrument de progrès social
dans la mesure où il se fait offensif, explosif et où il se comporte en
projectile de rupture dans le mur de l'antimorale et du paternalisme
indulgent derrière lequel se retranche une classe arriérée, qui est condamnée
pour autant qu'elle fait obstacle au courant de l'histoire».

Nelle opere oscene di Louÿs - fra tutte Trois filles - a lungo perseguitate
dalla censura («la police des moeurs»), Pieyre de Mandiargues ritrova
l'estrema provocazione nell'attacco antistituzionale alla famiglia su cui, con
minori schermaglie ragionative e con maggior virulenza che nel Roi
Pausole, l'autore lancia «un torrent de boue et de merde» e nelle quattro
figure di donne, le sante - ma dell'abisso come in Nerval - sante e martiri
del sesso che superano serenamente e saggiamente i tabù primordiali:
l'omosessualità, l'incesto.

Alle «petites filles» del Manuel de civilité il messaggio arriva in termini


più freddi e contenuti, di civilité per l'appunto. Dal teatro del sesso - si
ricordi l'episodio di Trois filles in cui viene offerta al protagonista una
specie di rappresentazione teatrale - al galateo, come si diceva. Il libertino
strizza l'occhio e, da uomo di mondo, assume un tono professorale e un
lessico abbondante e preciso, con pretese di specialismo, ma anche con una
punta di ironia. E le protagoniste destinatarie si mostrano perfette
conoscitrici del «glossario». Severamente emancipate si muovono con
grazia in luoghi ed interni caratteristici di un sano milieu borghese: in
camera da letto, a tavola, in classe, in visita, in chiesa, al museo, a teatro. Ci
sono poi le massime relative ai «doveri»: quelli verso il prossimo, verso il
padre, la madre, i fratelli. Le varie rubriche si susseguono con pignoleria e
pedanteria, esaminano i comportamenti e le possibili situazioni, l'intento
che prevale è quello di evitare gaffes, sbagli che possono essere provocati
da eccesso d'ingenuità o di naturalezza.

Nell'erotografia Louÿs è all'opposto delle concezioni prevalenti


nell'Ottocento nel campo della sessualità infantile e adolescenziale per cui i
bambini erano «êtres sexuels liminaires» come ricorda Foucault. Mantiene
però lo stesso tono da pedagogista di fronte al problema, per timidezza o
per irrisione. Esseri déjà nel sesso e non en deçà le bambine del Manuel de
civilité si iscrivono, con altre emancipate, in una nozione di sessualità non
procreativa, «improduttiva», come nella gran parte della letteratura erotica
del secondo Ottocento. È il fantasma che si concreta nella professionista
dell'amore come figura paradigmatica all'opposto della «p... respectueuse»
da Dame aux camélias, o nella donna mascolinizzata che viene esorcizzata
nella diversità della lesbica - già in Baudelaire. Così come alla
psichiatrizzazione delle «perversioni» sessuali nella medicina (da Krafft-
Ebing a Havelock Ellis) corrisponde, sul piano artistico, la loro massiccia
presenza nei romanzi, nei racconti, nei testi poetici e la loro
«sacralizzazione» come per l'androgino, già nel primo Ottocento con Balzac
di Séraphîta e, via via, fino a Péladan e a Mlle Rachilde di Monsieur Vénus.

All'origine del bric-à-brac della sessualità decadente, dei suoi miti


culturali, c'è più Fourier che Sade. C'è il mito del «nuovo mondo amoroso»
nell'utopia spaziale e temporale, creato con la mania tassonomica, con la
furia combinatoria dell'erotomane che si confessa «perverso» senza
drammi, nel sogno progressivo di un nuovo assetto sociale. La
moltiplicazione in letteratura dei discorsi sulla sessualità (e sulla sessualità
non riproduttiva) è caratteristica di tutta la linea culturale a cui Louÿs è
ancorato. A questa impostazione utopica si rifà tutto il suo itinerario
erotografico: che sia il recupero di valori perduti e rimpianti, localizzati per
di più della grecità alessandrina (si ricordi la versione dei Dialoghi delle
etere di Luciano), che sia la fantastica epifania del popolo di Tryphême, che
sia l'utopia «fredda» del Manuel de civilité destinata «to the happy few»,
come ipotesi sovversiva, ma costruttiva in rapporto alla cultura dominante
degli anni in cui scriveva.

Rispetto al percorso tutto sommato rettilineo del suo progetto, una sola
ruga, un'incrinatura, sintomo di crisi della lucida fantasticheria del libertino:
nel '98 La femme et le pantin, la donna e il burattino. Il discorso narrativo si
fa più oscuro e deviante rispetto all'erotologia, pericoloso malgrado la prosa
da «codice civile». Il tipo di sessualità improduttiva di Conchita Perez, la
verginità perversa, o come perversione, come stimolo o come provocazione,
come «segreto», rabbuia la zona luminosa dell'erotico e dell'osceno. Il
rapporto fra i due sessi viene riportato a un livello brutale ed elementare di
corpo a corpo, di lotta per la sopravvivenza, in cui i valori economici sono
sovvertiti e sottratti agli schemi abituali. L'allumeuse aumenta sempre più il
suo prezzo, si sottrae come merce, dilata la lacuna incolmata del desiderio
fissandolo nel gioco infantile e mortale del non dare.

Non dato/non detto, possedere per finta, mimare l'amplesso. Non dare ciò
che viene chiesto, implorato, non dire chi si è, l'oscura verità che si
nasconde nel corpo di Conchita, nel caleçon, le mutande insormontabili,
troppo facile metafora di un fantasma d'impotenza che non si può del tutto
esorcizzare. Troppo semplice risolvere il problema sostenendo che il
segreto di Conchita, «l'oscuro oggetto», sia divenuto in Trois filles la
caratteristica eccitante della fillette inclinata alla sodomia, o nel Manuel de
civilité una «rubrica speciale» per farsi dépuceler a otto anni.
Mariella Di Maio
Appendice

Pierre Louÿs fotografo[5]


Con la pubblicazione di queste foto viene alla luce un aspetto meno noto
di Pierre Louÿs. Pioniere della «fotografia d'arte» non professionistica,
Pierre Louÿs ne aveva fatto il suo passatempo prediletto. Indubbiamente in
cuor suo non si riprometteva di rendere pubblici questi cliché, non più dei
romanzetti pornografici che, anche in questo caso, scriveva per
divertimento personale. Era decisamente un cattivo giudice della propria
produzione: la sua prosa oscena è mille volte più smagliante di quella di cui
andava fiero nei salotti, e le foto sono quelle di un artista abile e colto.
Ricco com'era, operava certamente con il materiale migliore del suo tempo
come testimonia la qualità delle sue fotografie. La ricerca pressoché
sistematica dell'oscenità, con l'evidenziazione del dettaglio cochon, non
altera in lui il rifinimento estetico della composizione. Dal punto di vista
plastico, è di un accademismo un po' compassato, un po' pompier, tutto
dentro il gusto dell'autore di Afrodite. Eppure c'è incontestabilmente del
piglio.
Grosso modo le sue fotografie (almeno quelle che conosciamo) si
possono dividere, a seconda della loro ispirazione, in parecchi gruppi
definiti (anche se a volte inevitabilmente si sovrappongono).
Un primo gruppo è costituito da immagini di donne nude, con il sesso, per
quanto possibile, messo in evidenza, spalancato e offerto. Incontestabile
feticista della vulva, con la sua scoptofilia monomaniaca si spinge spesso
fino a divertenti aberrazioni. Faceva assumere, ad esempio, alle sue modelle
posizioni acrobatiche da contorsioniste, perché aprissero le cosce al
massimo. Non senza humour e autoironia, adorava farle appollaiare su un
trapezio per facilitare le cose.
Un secondo raggruppa immagini di ragazzine, di adolescenti e di donne
con un aspetto giovanile, evidentemente nude. Le forme sono varie:
semplici nudi accademici, piuttosto casti; nudità colte più oscenamente che
possono allora rientrare nella prima categoria precedentemente descritta);
composizioni decisamente pornografiche (fanciulle che giocano con una
banana, ragazzine che maneggiano libidinosamente dignitosi signori adulti,
giovanissime che si accoppiano con uomini che potrebbero essere i loro
padri). Non compaiono invece mai (sempre stando alle fotografie che
conosciamo) scene saffiche, e questo è almeno sorprendente.
Di un terzo gruppo fanno parte le scene «esotiche», interne alle due
categorie precedenti, realizzate durante i vari soggiorni di Louÿs nell'Africa
del Nord. Louÿs fotografò un numero considerevole di donne negre e arabe,
con una preferenza marcata per le fanciulle. La tenerezza evidente dello
sguardo che, attraverso quell'altro occhio che è l'obiettivo fotografico, getta
sulle donne africane esclude ogni razzismo profondo, anche se Louÿs, da
buon turista (ma non da colonialista), cade spesso nella trappola del
pittoresco a buon mercato.
Note

[1] In italiano «cazzo posticcio». Si tratta di uno strumento di auto-


erotismo assai in voga nella letteratura erotica dal Seicento in poi. La parola
è una francesizzazione dal latino gaudere (godere) e mihi (per me). <<

[2] In italiano «fanciulla». Si tratta di una montagna della Svizzera. <<

[3]«Io ho una graziosa fichetta. Tu hai un gran clitoride. A lei piace essere
leccata ecc.». <<

[4] Famoso libro erotico di De Musset. <<

[5]Le prime 5 fotografie riprodotte sono tratte dalla rivista «Fascination»


n. 1, 1978. Le restanti provengono dall'Archivio privato del prof. Piero
Lorenzoni di Firenze. <<

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