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ARS NOVA FRANCESE

Il termine ars nova deriva dal titolo di un trattato scritto da Philippe de Vitry nel XIV
secolo, questo termine venne utilizzato per indicare lo stile musicale che si sviluppò
in Francia nel XIV secolo. In questo periodo la produzione profana supera di gran
lunga quella sacra. Il più importante esponente dell’ars nova è Guillaime de
Macheaut che fu sia poeta sia compositore di genere sacro e profano, lui adottò
l’isoritmia che era un modo per dare una coerenza musicale ad un brano, costituita
da 2 “elementi” importanti, uno ritmico e uno melodico. Quello melodico è il Color
che sarebbe una successione di intervalli che non dovevano mantenere un preciso
profilo ritmico. L’elemento ritmico è la Talea che veniva applicato alla linea melodica
e potevano essere combinate in diversi modi. L’opera più importante di de Macheau
è la Messa de Notre Dame una composizione dell’intera messa scritta a quattro voci
e in maniera isometrica. De Macheaut scrisse inoltre lais, virelai, rondò e balladè.

Ars nova Italiana


La storia della musica italiana del XIV secolo è diversa da quella francese a causa
delle condizioni politiche e sociali, infatti in Italia non esisteva una tradizione
polifonica, la polifonia nella musica liturgica fino al XIV secolo era frutto
d’improvvisazione. La raccolta più antica a noi pervenuta per quanto riguarda il
periodo dell’ars nova italiana è il Codice Rossi scritto tra il 1325 e il 1345 e
comprende parte del repertorio polifonico scritto a Verona-Padova tra il 1328 e il
1337. Si può dire che la prima generazione dei principali compositori italiani
appartenenti all’ars nova italiana furono Giovanni da Cascia, Jacopo da Bologna,
parte dei testi a noi arrivati da questi compositori si riferiscono a vicende storico-
biografiche dei signori che indubbiamente ne furono i committenti. Nel XIV la
produzione di musica polifonica aumentò questo ci viene testimoniato dal Codice
Squarcialupi che contiene più della metà del repertorio musicale dell’ars nova
italiana, 352 brani per 2 o 3 voci. Prende il nome dall’organista Antonio Squarcialupi
il quale ne fu il possessore, in questo codice vi è raffigurato un ritratto di tutti i
quattordici compositori dei brani. I centri principali in Italia furono Bologna, Padova,
Modena, Perugia e Firenze.
I principali generi di composizioni di questo periodo sono:

• Il Madrigale, dove i primi esempi di Madrigali ci sono raggiunti con il Codice


Rossi in forma anonima, ed è il genere musicale più diffuso nell’Italia
settentrionale durante la prima metà del secolo, la maggior parte di queste
composizioni erano scritte a due voci, su testi di poemetti satirici, amorosi o
pastorali.
Per quanto riguarda la struttura, il Madrigrale è composto di due o tre strofe
da tre versi ciascuna, aventi lo stesso ordine di rime, seguite da un ritornello
di uno o due versi a rima baciata;
• La Caccia, che usa l’artifizio contrappuntistico del canone, che a rispetto del
Madrigale non ha uno schema strofico. Scritta a due voci che si intrecciano, e
una terza parte strumentale che rende con grande efficacia realistica le scene
concitate dal testo. La struttura non è regolare e i temi preferiti sono scene di
caccia, pesca ecc.
• La Ballata scritta solitamente a tre voci, nella maggior parte dei casi la ballata
ha temi amorosi, era una composizione strofica composta da una ripresa,
seguito dalla stanza, costituita da due piedi e da una volta.

Il più importante autore di ballate fu Francesco Landini e grazie a quest’ultimo la


ballata polifonica ha avuto il più elevato grado di raffinatezza ed espressione, egli
era cieco dalla nascita ma sapeva sia costruire che suonare l’organo, si dedicò alla
musica profana e scrisse 90 ballate a due voci 50 a tre voci e 2 cacce.

Un ruolo fondamentale fu quello di Marchetto da Padova che descrive il sistema di


notazione attraverso il Pomerium.

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