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Infatti il Liber Usualis (libro ufficiale per le nostre lezioni) formato da un insieme
eterogeneoTSe la maggior parte dei pezzi (messe e ufficio della domenica, delle principali ferie e delle feste antiche), appartiene al patrimonio genuino del canto gregoriano
perch scaturisce dalle sue origini, un'altra buona parte di pi recente data e porta le
caratteristiche pi o meno visibili del luogo e dell'epoca in cui stata composta (Messa
e ufficio della SS. ma Trinit , i due versetti alleluiatici della domenica in Albis). Altri
pezzi arrivano perfino ad allontanarsi nettamente dallo stile gregoriano (Adoro te,
Stabat Mater) o vi si oppongono completamente (O fiiii et filiae, Adeste fldeles), pur
rimanendo musica religiosa.
Come si vede, la distinzione delle stratificazioni del repertorio e quella dei differenti generi (introito, graduale, kyrie, inno, ecc.) di primaria importanza.
N. 3
Per ottenere l'effetto musicale e, a pi forte ragione, quello spirituale del
canto gregoriano, richiesta una certa perfezione :
- nella comprensione,
- nell'esecuzione : bisogna tendere a una tecnica, degna il pi possibile sia dell'oggetto
che del soggetto (infatti si canta la lode pi alta, quella di Dio). Ma l'esperienza prova
che non vi nessuna scuola corale o assemblea, anche di modeste capacit, che non
possa essere sufficientemente formata per gustare il canto gregoriano, eseguirne degnamente le parti assegnate e giungere a una interpretazione che sia una preghiera.
PU.
r.
CAPITOLO
NOTAZIONE
1. IL RIGO
N. 4
Le linee che servono per la notazione gregoriana differiscono di numero da
quelle abituali : sono quattro invece di cinque. Fsse si cortano dal basso in alto e sono
separate da un'interlinea :
linee
interlinee
N. 5
II numero delle linee di un rigo del resto cosa molto relativa : i primi manoscritti, evidentemente imprecisi per la posizione melodica delle note non ne portavano nessuna perch i segni neumatici erano scritti in campo aperto, ossia senza
punti fissi.
Tuttavia, a poco a poco, si manifest una ricerca di diastemazia oss a di pre i
sione nella notazione degli intervalli. I neumi, ancora < in c mpo aperto >, furon d;
sposti su differenti livelli poi fissati in modo quasi rigoroso attorno ad una Ime Tacciata con punta secca. Questa linea, riservata prima solo all'orientamento del nota ore
fu presto colorata , poi si videro apparir, righi di due o tre linee prima che il numero
fosse definitivamente fissato a quattro.
N. 6
Perch quattro linee e non cinque ? Perche, generalmente, l'ambitus (2)
delle melodie gregoriane assai poco sviluppato e perci pu essere notato su quattro
linee ; l'uso di linee supplementari (al massimo una in pi *n alto o in basso) e relativamente raro.
2
Quando invece i pezzi utilizzano una pi vasta scala melodica, si rende necessario
un cambiamento di chiave nel corso dei pezzo : il caso della maggior parte dei graduali. Ci spiega, diciamolo di passaggio, i numerosi cambiamenti di chiave che i notatori
furono costretti a fare nei manoscritti normanni del XII sec, quando, ad esempio, si
limitavano a dei righi di tre linee.
2. CHIA VI
N. 7
e di FA
N. 9
In gregoriano la chiave di DO si incontra soprattuto sulla terza e quarta linea,
pi raramente sulla seconda, mai sulla prima.
tal U si DO re mi f* sol U.
. *
f*.. sol*ik..ai DO rcmv.fit
b) C h i a v e d i F A
F if
N. 8
L'altezza delle chiavi motivata dalla situazione del pezzo nella scaia generale dei suoni ; le melodie che ne utilizzano la parte pi elevata sono scritte in chiave di
DO sulla seconda linea, poi, a misura che l'ambitus scelto pi grave, si usano le chiavi
di DO sulla terza e quarta linea e infine la chiave di FA in terza linea. La chiave di FA
in quarta linea utilizzata, nei nostri libri, solo una volta, per un pezzo che scende fino
al SOL grave.
a) C h i a v e di D O
quelle cio che, poste al di sopra del semitono, sono pi particolarmente utili per la
lettura degli intervalli (la forma di queste chiavi deriva dalla lettera corrispondente nella
notazione alfabetica : DO = C ; FA = F) ; ma ciascuna delle prime sette lettere dell'alfabeto avrebbe potuto servire da chiave. Infatti, nei manoscritti antichi, specialmente
in quelli del XII sec, si trovano come chiavi : d ( = RE), a ( = LA), e anche il b molle
( = SI b ) o il b quadrato ( = SIfc|), e a Benevento G ( = SOL).
Una volta che la chiave ha determinato sul rigo la posizione della nota corrispondente, si leggono tutte le altre senza alcuna difficolt. Poco importa dunque il numero
e la posizione delle chiavi giacch il principio che ne regge l'applicazione rimane identico.
fi
do re mi fV sol U ii DO r t
N. 10 Nei nostri libri la chiave di FA non mai utilizzata se non sulla terza linea,
eccetto nell'Off. Veritas mea (Comune di un Conf. non Pontefice) scritto in chiave
di FA sulla quarta linea.
FA sol U
fa.
Sol
io re mi FA sol
Pezzi scritti in chiave di FA sulla terza linea (a causa dei loro ambitus grave, si tratta di
brani in protus piagale, cio II modo) :
Off. Ad te levavi (la dom. di Avvento) ;
Comm. Jerusalem surge (2a dom. di Avvento) ;
Intr. Veni et ostende (Sabato delle Quattro Tempora di Avvento) ;
Intr. Dominus dixit (la Messa di Natale), ecc.
N. 11
Come abbiamo esposto sopra, per le melodie il cui ambitus molto sviluppato vengono usate nei nostri libri due chiavi. Tuttavia, il passaggio dall'una all'altra non
avviene nel corso di una frase, ma solamente fra due parti ben distinte di uno stesso pezzo e pi precisamente dei graduali, la cui ampiezza e struttura esigono un adeguato sviluppo melodico. La prima parte, o responsorio, si muove quasi abitualmente nel grave
della scala modale, mentre il versetto, riservato a un piccolo gruppo di cantori (un tempo, a un solista), si sviluppa nell'acuto e, per conseguenza, utilizza un'altra chiave.
Es. Grad. Universi (la dom. di Avvento) ;
Grad. Prope est (4a dom. di Avvento) ;
Grad. Exiit (S. Giovanni Apostolo) ;
Grad. Gloriosus (Comune di pi martiri I), ecc.
5
3. ALTERAZIONI
N. 12 II canto gregoriano non utilizza che una alterazione, il bemolle, e unicamente
davanti al SI, come il nome dell'alterazione indica chiaramente : b ( = SI) molle (meno
teso, praticamente : abbassato di mezzo tono). Bisogna inoltre segnalare che un buon
numero di questi bemolli, aggiunti in un'epoca relativamente recente, sono destinati a
sparire nelle future edizioni.
L'effetto del bemolle permane finch non intervenga :
- sia un bequadro :
(Cadenza finale degli Ali. VIII modo
per esempio, quello della la messa di
Natale) ;
____
e- go
h-
In questi due ultimi casi, come pure col cambiamento di rigo, necessario rimettere il
bemolle se il suo effetto deve essere mantenuto.
4. LA GUIDA =
N. 13 La guida un segno che annuncia la posizione della nota seguente ; si trova
utilizzata in due casi :
-alla fine del rigo, come annuncio in anticipo della prima nota dei rigo seguente :
Ad
GREGORIANE
1. GRAFIA ATTUALE
N. 19
La grafa attuale della Vaticana, stilizzazione della notazione quadrata che
appare un po'ovunque a partire dal XIII-XIV sec, si riannoda, in ultima analisi, alle
notazioni antiche e, tra le altre, alla notazione sangallese, i cui elementi sono stati
tratti dai segni di accentuazione, di punteggiatura, ecc., adoperati nei testi letterari
dell'antichit e del medio-evo.
Due frammenti sillabici, scelti appositamente per la loro semplicit, mostreranno
ci che fu questa notazione primitiva di cui l'accento acuto (divenuto la virga : segno
che indica una nota alta) e l'accento grave (divenuto ii punctum : segno indicante una
nota grave) sono gli elementi basilari :
Pes o Podatus
Torculus
Climacus
Scandicus
1S 1\
\l
J
sol-la
sol-do
r-fa
J
sol-r
N. 22
b) / l
porrectus
li neuma sangallese utilizza successivamente un accento acuto, un accento grave,
poi un nuovo accento acuto, ossia indica una nota grave fra due note acute.
Nella notazione quadrata, le due prime note di questo neuma non sono formalmente disegnate, ma sono indicate dall'angolo formato dall'intersecazione dei tratti :
/V
f
IfcJ
sol -fa -sol
Ni
la -sol -do
fcu \
do-la-re
f^k
l^<
samente chiamarli, secondo il numero dei punctum, subbipunctis o subtripunctis, ma non indispensabile.
Podatus subpunctis
Porrectus subpunctis
do-sol - l a
1
sol - l a -fa -sol
la-fa - l a -sol
d o - l a -si -sol
N 23 il
climacus
In questo neuma, come in tutte le grafie dette subpunctis (7), la Vaticana usa
il punctum in forma di losanga dopo la nota culminante. La forma di questo punctum data dall i penna adoperata e dalla sua inclinazione.
2 SVILUPPO DEI NEUMI
Scandicus subpunctis
FONDAMENTALI
\=JSZ1
>! si la soI
do-s-do-la-sol
si-do-la-sol-fa
fa-re-sol-fa-mi
bik
la-do-re-do-la
N. 25
b) N e u m a r e s u p i n u s (9)
Si designa cosi un neuma che, terminando con una nota grave, sviluppato con
l'aggiunta di una nota acuta.
Torculus resupinus
la-si-sol-la
sol-do-la-si
Climacus resupinus
6Tv
do-si-la-si
sol-fa-mi-do-re
e) Neuma
f le xus (10)
Un neuma detto flexus quando, alla sua ultima nota scritta con un accento acuto, viene aggiunta una nota grave. Essendo questa nota l'ultima del gruppo e scritta
con un punctum quadrato, non pu essere confusa con neumi subpunctis.
N. 26
/i/f
Porrectus flexus
^ -
^\
do-si - d o - l a
Scandicus flexus
'..4
fa-la-do-si
li -fa -sol - l a - s o l
K\
fa-mi-fa-re
SS
re-mi -fa-
la -se
N. 27
Neuma subpunctis, neuma resupinus, neuma flexus... tutto ? Si e no ! Si :
perch non avremo da registrare nessun altro nuovo nome che designi qualche altro
modo di sviluppo. No : perch, facendo delle combinazioni, da queste tre possibilit
di allungamento di una forma base, se ne possono formare moltre altre.
1. coglierne Punita indivisibile (almeno l dove la notazione manoscritta non indica nessun punto saliente dentro il gruppo) ;
2. esprimere questa unit nel canto, con il legato della voce e la fluidit del suono.
3. MODIFICAZIONE DEI NEUMI
N. 30
I neumi possono ricevere certe precisazioni di ordine ritmico ed espressivo (11),
- sia per mezzo di modificazioni nel raggruppamento dei suoni ;
- sia con l'aggiunta di un segno : episema o punto.
N. 31
a) Modificazione nel raggruppamento dei suoni
/</>
es. :
/y?
HHTi
invece di
Nf^
o ^
1% "
mwtct di
A :.. i
3
. ; ; /.v.,i
6
vi-vi- fi-ca me
Off. Confitebor, la dom. di Pass.)
il raggruppamento, in forma di pes, del RE e del FA, sottolinea il valore ritmico di questa seconda nota.
Al contrario, si sarebbe scritto interamente con segni distaccati se le note avessero dovuto essere tutte leggere :
797
(stesso Offertorio come sopra),
cor- de me14
Intr. I
* '
,
."i;.
0- di- e sci- - tis, (Intr. della Vigilia di Natale).
Sono possibili tante altre modificazioni di neumi, ma esse verranno poste in rilievo nel corso di semiologia : le ritroveremo dunque pi tardi.
b) A g g i u n t a di un segno
L'episema e il punto possono essere aggiunti alle grafie della Vaticana.
N. 32
Episema
L'episema un piccolo tratto orizzontale posto sopra o sotto le note. Pu sottolineare una sola nota, o una nota di un gruppo, o un intero gruppo.
/
Il valore della prima nota qui particolarmente sottolineato dal suo distacco dalla
seguente, alla quale invece unita nella grafia ordinaria del porrectus flexus (1 es.) o
del pes subpunctis (2 es.).
Nell'esempio seguente :
. i
\>
N. 33
II significato deil'episema, e quindi la sua interpretazione, variano secondo il
suo posto ; questa osservazione fatta particolarmente per le numerose clivis episematiche dei nostri libri :
- se la clivis episematica cadenzale, ossia coincide con la fine di un inciso, membro o
frase, le due note si devono rallentare pi o meno secondo l'importanza della cadenza ;
- se, al contrario, la clivis episematica sopraggiunge nel corso di una parola o di un motivo melodico, non il caso di prolungarla, ma va cantata semplicemente, come se ciascuna delle due note fosse sovrapposta ad una sillaba normale.
In ogni caso, l'episema vale non soltanto per la prima nota, ma anche per la seconda nota.
?
S
\
% ^
W _ -
ad-o-r-te D-mi-num
r r. in
au-
Troviamo altri casi di clivis episematiche neUTntr. Laetare (4a dom. di Quaresima). I manoscritti portano una clivis episematica :
- nelle cadenze delle frasi e-am, fui-stis e ve-strae,
- come pure nella cadenza del membro satiemi-ni.
Si tradotto l'episema dei manoscritti con due punti (uno per nota) in ragione
dell'importanza di questi incisi letterari, ma va da s che la clivis con due puntini della
cadenza del membro deve essere cantata differentemente dalle cadenze delle frasi. Del
resto, in questo stesso introito, i manoscritti portano ugualmente una clivis episematica
alle cadenze degli incisi qui in tristiti-a e exsulte-tis. Con lo scopo di significare la
gerarchia di valori delle cadenze, Solesmes ha qui conservato l'episema dei manoscritti,
il quale un segno che, secondo le convenzioni ammesse nelle nostre edizioni attuali,
vale meno del punto.
Si noter pure una clivis episematica sulla sillaba finale di Laeta-re, come su
conven-tum e su fa-ci-te. Il contesto melodico-verbale deve anche qui ispirare
l'interpretazione di questi episemi :
- su Laeta-re, cadenza minima di sotto-inciso che la ripresa melodica per movimento contrario di Jerusalem invita a non trascurare : due note uguali, ma leggermente
allungate prima di riprendere vigorosamente lo slancio sulla nota seguente ;
- al contrario, le due clivis episematiche di conven-tum e di fa-ci-te, integrate in
una linea melodica continua, fluida e leggera, domandano semplicemente due note di
valore sillabico (12).
Per la clivis episematica si pu pure citare l'Ordinario, dove se ne incontrano molte, intese come due note ampie ma non allungate (a meno che non coincidano con la
fine di un'entit ritmica che si deve distinguere dalla seguente). Es. : Gloria IV : ho-mini-bus, Be-ne-dicimus te, omni-potens, unige-ni-te, mi-se-re-re, ecc. Le clivis
episematiche di Gratias agi-mus o Domi-ne, bench si trovino su una sillaba finale,
a causa del contesto melodico non domandano che un impercettibile prolungamento di
suono. Occorre vigilare soprattutto qui, come nei numerosi casi analoghi, perch non si
accorci la seconda nota, ma si dia alle due note un valore praticamente uguale.
N. 34 Occorre ricordare a parte il podatus episematico (o punteggiato) che a volte
si incontra nella Vaticana :
^ ^
Punto
Il punto indica un prolungamento rispetto alla durata normale della nota cui
apposto, ma anche questa indicazione si deve interpretare in funzione del contesto melodico-verbale.
N. 35 - Punto cadenzale
Se il punto pu raddoppiare o perfino allungare ancor pi l'ultima nota di un'entit ritmica (ossia una nota cadenzale), ogni nota cadenzale puntata non necessariamente raddoppiata : il suo valore dipende sia dall'importanza della cadenza nella frase
melodico-verbale, sia da quello che segue. In effetti, due piccole entit ritmiche, poste
nel mezzo di un inciso o di un membro, domandano normalmente di essere pi rapidamente concatenate fra loro che due membri o due frasi. In questi differenti casi, il
punto non pu avere lo stesso valore.
Bisogna inoltre segnalare che il significato dei punti implicitamente ne guadagnerrebbe se questi, nel corso di un inciso o di un membro, fossero sostituiti, nella maggior
p:.xte dei casi, da un episema ; potrebbero poi, spesso, essere addirittura soppressi nei
casi di cadenza semplice di un sotto-inciso (quando cio la sillaba finale porta una sola
nota) : basterebbe allora articolare con calma questa sillaba finale perch il ritmo melodico venisse rispettato.
_
Riportiamo qui un solo esempio, potendone peraltro trovare facilmente degli
altri :
Intr. Ad te levavi (la dom. di Avvento) : ete-nim..
N. 36 - Punto non cadenzale
Quando la nota puntata, invece di concludere un'entit melodico-verbale (o anche
solamente melodica), la prima di una nuova sillaba, necessario rispettare la sua dinamica di cui partecipano le note che seguono (14).
Quando la nota puntata , nello stesso tempo, punto di arrivo del movimento precedente e punto di partenza del gruppo seguente, chiamata nota-pemo ; quando
solo punto di partenza, detta nota-sorgente.
Es. di no ta-sorgen te :
Comm. Dominus dabit (la dom. di Avvento) : et terra nostra da-bit.. ;
Intr. Populus Sion (2a dom. di Avvento) : Do-minus veniet ad... ;
Off. Confitebor (la dom. di Passione) : ver-bum ;
Comm. Gustate
(8a dom. dopo Pentecoste) : qui sperat, ecc.
Es. di nota-perno :
Comm. Jerusalem (2a dom. di Avvento) : Jerusa-lem, ti-bi, a De-o ;
Intr. Oculi (3a dom. di Quaresima) : Domi-num (la prima nota della sillaba),
mise-re-re ;
16
17
Intr.
Intr.
4. NEUMI LIQUESCENTI
N. 37 Alcune grafie della Vaticana terminano con una nota (15) pi piccola del solito. Si tratta di grafie liquescenti.
Es. : torculus liquescente
jjl
scandicus liquescente
mi
pes subpunctis liquescente _.||-*#_
Tre di queste grafe hanno ricevuto un nome particolare :
il podatus liquescente
la clivis liquescente
il climacus liquescente
Non si incontra dunque mai una grafia liquescente in pieno melisma (16), n fra
due vocali (Deo) o quando Varticolazione semplice e scorrevole (natus, populus), ma
unicamente nel passaggio tra una sillaba e l'altra, quando si avverte una certa difficolt
di pronuncia.
N. 39 b) Causa della liquescenza
Questa difficolt di pronuncia causata :
1. dall'incontro di due consonanti : non con-fun-den-tur.
Tuttavia m e g possono, da sole, provocare la liquescenza del suono precedente.
Es. Intr. Cibavit (Luned di Pentecoste) : petra-melle ;
Intr. Salve Sancta Parens (fe^te della SS.ma Vergine) : qui re-git ;
Comm. Qui vult (Comune di un Martire non Pontefice I) : abne-get ;
18
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