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RENATO AMMANNATI
• le immagini del libro richiamano solo avvenimenti storici del tempo dell’autore, il
quale li avrebbe reinterpretati in chiave religioso-escatologica, rendendoli
indecifrabili attraverso l’adozione di un complesso sistema di simboli;
• le immagini rivelano solo eventi che non si sono ancora compiuti.
Un criterio di lettura intermedio suppone invece che i fatti già avvenuti al tempo dello
scrittore si ripeteranno in scala più vasta nei tempi della fine,1 mantenendo lo stesso
significato religioso-escatologico degli avvenimenti che sono stati fonte di ispirazione per
Giovanni.
Scopo di questo breve scritto è mostrare come Giovanni non si sia ispirato ad alcun
avvenimento a lui contemporaneo per realizzare le immagini simboliche di uno dei più
enigmatici e commentati capitoli dell’Apocalisse, il tredicesimo.
Se nel XIII capitolo Giovanni avesse fatto riferimento ad avvenimenti storici ben precisi del
I secolo, le immagini simboliche sarebbero dovute essergli completamente chiare. E invece
Giovanni, come vedremo, non aveva alcuna idea del loro significato.
Ecclesiastica (3, 39, 4). Per la lista degli studiosi che ritengono il Presbitero autore dell’Apocalisse si rimanda
a Giancarlo Biguzzi, Apocalisse, Edizioni Paoline, Milano 2005, p. 37 nota 52
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Adversus haereses V 33, 3
666, IL NUMERO DELL’ANTICRISTO - Renato Ammannati Pagina 2
(regnante dal 79 all’81) e resse l’impero fino al settembre 96, quando venne assassinato da
alcuni congiurati (senatori e guardia pretoriana). Stando ad Ireneo, pertanto, l’Apocalisse
risalirebbe agli ultimi anni dell’impero di Domiziano, quindi a prima del 96. Giovanni,
dall’esilio di Patmos, fece ritorno in Asia minore prima di quella data ed è da quel
momento che l’Apocalisse si diffuse nelle varie comunità dell’Asia minore, certamente
nelle sette citate da Giovanni. Questa informazione permette di stabilire già una prima
verità incontrovertibile: chiunque fosse il Giovanni autore dell’Apocalisse, è certo che visse
almeno fino alla fine dell’impero di Domiziano e che fu un personaggio ben noto ai
rappresentanti delle comunità cristiane dell’Asia minore della fine del I secolo.
Nell’Adversus haereses Ireneo riporta un’altra notizia importantissima: spiegando che in
circolazione vi erano copie dell’Apocalisse non concordanti, precisa che, riferendosi al
numero dell’Anticristo nel XIII capitolo, alcune di queste riportavano il numero 666
mentre altre il 616. Per accreditare il numero 666, Ireneo sostiene di aver avuto conferma
dell’esattezza del numero da alcuni che avevano incontrato personalmente l’autore
dell’Apocalisse.7 La notizia è credibile: essendo Giovanni tornato dall’esilio alla fine del I
secolo e presumibilmente morto poco tempo dopo,8 ed essendo Ireneo nato circa
trent’anni più tardi (la sua data di nascita, incerta, oscilla fra il 120 ed il 140), c’era una sola
generazione di distanza fra Ireneo e Giovanni. Se l’autore dell’Apocalisse era Giovanni
l’Apostolo, allora Ireneo fa riferimento a Policarpo, vescovo di Smirne, il quale ne era stato
discepolo. Se l’autore dell’Apocalisse era Giovanni il Presbitero, allora Ireneo fa
riferimento a Papia, vescovo di Smirne, che lo aveva avuto come maestro.
10 Per la lista degli studiosi si rimanda a Giancarlo Biguzzi, Apocalisse, cit., p. 266 nota 93
11 Ibidem, nota 92
12 Così ad esempio Richard Bauckham, The Climax of prophecy, T & T Clark, Edimburgo 2005, pp. 431-441
13 Adversus haereses V 28,2
Adversus haereses V 30, 3. Per il significato del XIII capitolo dell’Apocalisse rimando al mio libro: Renato
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