CAPPELLE MUSICALI
A cura di
FRANCO PIPERNO, GABRIELLA BIAGI RAVENNI,
ANDREA CHEGAI
ESTRATTO
GIANLUCA D’AGOSTINO
La musica, la cappella e il cerimoniale alla corte aragonese di Napoli
FIRENZE
OLSCHKI
LEO S. OLSCHKI EDITORE
Firenze
MMVII
ISBN 88 222 0000 0
Università di Firenze
Università di Pisa
Università di Siena
Comune di Camaiore
Con queste nostalgiche parole, scritte nel 1485 nella prigione in Castel-
nuovo dov’era stato rinchiuso per aver congiurato contro il re Ferrante d’A-
ragona, Giovanni Antonio Petrucci, conte di Policastro,1 rievocava i bei tempi
trascorsi in svaghi cortesi, passatempi musicali e dotte conversazioni con i mi-
gliori ingegni riuniti a Napoli durante il prospero regno dei re aragonesi, Al-
fonso V il Magnanimo (1442-1458) e suo figlio Ferrante (1458-1494).2 Ambe-
due gli Aragona, seppure con diverse attitudini e predisposizioni, assolsero
egregiamente alla funzione di mecenati rinascimentali della cultura e delle arti
liberali, com’è dimostrato dalle opere d’arte e architettura che abbellirono la
corte e la città 3 e più ancora dalla fioritura letteraria e umanistica e dalla pro-
1 Questi era il secondogenito di Antonello Petrucci, il potente segretario regio che fu tra i capi
della congiura contro re Ferrante. Durante il processo Giovanni Antonio rimase confinato nella
Torre di S. Vincenzo del castello, in attesa di essere giustiziato, e qui compose un canzoniere assai
patetico dedicato alla moglie Sveva Sanseverino: cfr. ENRICO PERITO, La congiura dei Baroni e il conte
di Policastro, Bari, Laterza, 1926; ANTONIO ALTAMURA, La lirica napoletana del Quattrocento, Napoli,
Società Editrice Napoletana, 1978, pp. 113-123; FRANCESCO TATEO, Giannantonio de Petruciis e l’u-
manesimo napoletano, «Dialoghi», IV, 1956, pp. 106-116.
2 La monografia di riferimento su Ferrante è quella di ERNESTO PONTIERI , Ferrante d’Aragona re di
Napoli, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 19692; su Alfonso cfr. ancora ID., Alfonso il Magnanimo
re di Napoli: 1435-1458, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1975 («Saggi», 7), e ALAN RYDER, Alfonso
the Magnanimous, King of Aragon, Naples and Sicily, 1396-1458, Oxford, Clarendon Press, 1990.
3 Sulle arti in età aragonese cfr. almeno FAUSTO NICOLINI , L’arte napoletana del Rinascimento e
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GIANLUCA D’AGOSTINO
la lettera di Pietro Summonte a Marcantonio Michiel, Napoli, Ricciardi, 1925; ROBERTO PANE, Archi-
tettura e urbanistica del Rinascimento, in Storia di Napoli, Napoli, Società editrice Storia di Napoli,
1974, IV/1 [Napoli aragonese], pp. 317-446; FERDINANDO BOLOGNA, Napoli e le rotte mediterranee
della pittura, da Alfonso il Magnanimo a Ferdinando il Cattolico, Napoli, Società Napoletana di Storia
Patria, 1977. Sulla miniatura in particolare cfr. ANTONELLA PUTATURO MURANO, Miniature napole-
tane del Rinascimento, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 1973 («Miniatura e arti minori in Cam-
pania»); Miniatura a Napoli dal ’400 al ’600. Libri di coro delle chiese napoletane, a cura di A. Puta-
turo Murano e A. Perriccioli Saggese, Napoli, De Rosa, 1991.
4 Vastissima la bibliografia sull’umanesimo napoletano, sulla letteratura cortigiana e sulla bi-
blioteca di corte: ERASMO PERCOPO, Nuovi documenti su gli scrittori e gli artisti dei tempi aragonesi,
«Archivio storico per le province napoletane», XVIII, 1893, pp. 527-537 e 784-812, XIX, 1894,
pp. 376-409, 561-591 e 740-779, XX, 1895, pp. 283-335; ERCOLE CANNAVALE, Lo studio di Napoli
nel Rinascimento. 2700 documenti inediti, Napoli, Tocco, 1895; TOMMASO PERSICO, Diomede Carafa,
uomo di stato e scrittore del sec. XV, Napoli, Pierro, 1899; MARIANO FAVA – GIOVANNI BRESCIANO, La
stampa a Napoli nel XV secolo. Per Mariano Fava e Giovanni Bresciano, 3 voll., Leipzig, Kraus, 1911-
1913 («Sammlung bibliothekswissenschaftlicher Arbeiten», 32-34); EBERHARD GOTHEIN, Il Rinasci-
mento nell’Italia meridionale, a cura di T. Persico, Firenze, Sansoni, 1915 («Biblioteca storica del Ri-
nascimento», 6); BENEDETTO CROCE, La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza, Bari, La-
terza, 1917 («Scritti di storia letteraria e politica», 8); FRANCESCO TORRACA, Aneddoti di storia
letteraria napoletana, Città di Castello, Il Solco, 1925 («Biblioteca di cultura letteraria», 3); B. CROCE,
Aneddoti di varia letteratura, 4 voll., Bari, Laterza, 1953-1954; MARIO SANTORO, Tristano Caracciolo e
la cultura napoletana della Rinascenza, Napoli, Armanni, 1957; ID., La cultura umanistica, in Storia di
Napoli, cit., IV/2, pp. 317-498; CARLO DE FREDE, I lettori di Umanità nello Studio di Napoli durante
il Rinascimento, Napoli, l’Arte Tipografica Napoli, 1960; F. TATEO, L’umanesimo meridionale, in Let-
teratura italiana Laterza, diretta da C. Muscetta, III/16, Il Quattrocento. L’età dell’umanesimo, Bari,
Laterza, 19762; ID., Chierici e feudatari del Mezzogiorno, Bari, Laterza, 1984 («Biblioteca di cultura
moderna», 899); NICOLA DE BLASI – ALBERTO VARVARO, Napoli e l’Italia meridionale, in Letteratura
italiana, diretta da A. Asor Rosa, Storia e geografia, II/1, L’età moderna, Torino, Einaudi, 1988, pp. 252-
257; JERRY H. BENTLEY, Politica e cultura nella Napoli rinascimentale, Napoli, Guida, 1995 (ed.
orig. Politics and Culture in Renaissance Naples, Princeton, Princeton University Press, 1987); BRUNO
FIGLIUOLO, La cultura a Napoli nel secondo Quattrocento. Ritratti di protagonisti, Udine, Forum,
1997 («Fonti e testi. Raccolta di storia e filologia»); C. DE FREDE, Nella Napoli aragonese, Napoli,
s.e. [tip. De Frede], 2000; MAURO DE NICHILO, Retorica e magnificenza nella Napoli aragonese, Bari,
Palomar, 2000 («Athenaeum»); GIULIANA VITALE, Modelli culturali nobiliari nella Napoli aragonese,
Salerno, Carlone, 2002 («Immagini del Medioevo, 7»).
Sulla biblioteca aragonese cfr.: GIUSEPPE MAZZATINTI, La biblioteca dei re d’Aragona, Rocca
S. Casciano, Cappelli, 1897; ANTONIO ALTAMURA, La biblioteca aragonese e i manoscritti inediti di
Giovan Marco Cinico, «La Bibliofilia», XLI, 1939, pp. 418-426; e soprattutto TAMMARO DE MARINIS,
La biblioteca napoletana dei Re d’Aragona, 4 voll., Milano, Hoepli, 1947-1952 (2 voll. suppl., Verona,
Valdonega, 1969); più recentemente, PAOLO CHERCHI – TERESA DE ROBERTIS, Un inventario della
biblioteca aragonese, «Italia medioevale e umanistica», XXXIII, 1990, pp. 108-347; Libri a corte. Te-
sti e immagini nella Napoli aragonese, Catalogo della mostra (Napoli, settembre 1997-gennaio 1998),
Napoli, Paparo, 1997; La Biblioteca reale di Napoli al tempo della dinastia aragonese, Catalogo della
mostra (Napoli, settembre-dicembre 1998), a cura di G. Toscano, Valencia, Generalitat Valenciana,
1998.
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relio Brandolini detto Lippo tenne a Capua tra il 1478-1479 (dalla Oratione
de la dignità de la disciplina militare e delle lettere), in onore del successore
Ferrante:
quanto amore tu porti, quanta liberalitate tu usi ogidı̀ e alle lettere e alli litterati, lo
dimostrano apertissimamente le infinite opere di tutti li litterati al tuo nome dedi-
cate.5
5 La citazione è tratta da FRANCO ALBERTO GALLO , Orpheus christianus, in ID ., Musica nel ca-
stello. Trovatori, libri, oratori nelle corti italiane dal XIII al XV secolo, Bologna, Il Mulino, 1992
(«Saggi», 390), pp. 95-152: 139; su Lippo Brandolini cfr. ELIZABETH MAYER, Un umanista italiano
della corte di Mattia Corvino: Aurelio Brandolini Lippo, «Studi e documenti italo-ungheresi della
R. Accademia d’Ungheria di Roma», II, 1938, pp. 120-168.
6 HIGINIO ANGLÉS, La música en la Corte real de Aragón y de Nápoles durante el reinado de Al-
fonso el Magnánimo, in ID., Scripta musicologica, cura et studio I. Lopez-Calo, 3 voll., Roma, Edizioni
di Storia e Letteratura, 1975-1976, II, 1975, pp. 963-1028.
7 ISABEL POPE , La musique espagnole à la cour de Naples dans la seconde moitié du XVe siècle, in
Musique et poésie au XVIe siècle, Colloque international du Centre national de la recherche scienti-
fique. Sciences humaines (Paris, 30 juin-4 juillet 1953), Paris, CNRS, 1954 («Colloques internatio-
naux du Centre national de la recherche scientifique», 5), pp. 35-61; The Musical Manuscript Mon-
tecassino 87: a Neapolitan Repertory of Sacred and Secular Music of the Late Fifteenth Century, ed. by
I. Pope and M. Kanazawa, Oxford, Clarendon Press, 1978.
8 ALLAN W. ATLAS, Music at the Aragonese Court of Naples, Cambridge, Cambridge University
Press, 1985, nonché il più compendioso ID., Aragonese Naples, in The Renaissance: from the 1470s to
the End of 16th Century, ed. by I. Fenlon, Basingstoke and London, Macmillan, 1989 («Man and
Music», 2), pp. 156-173.
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GIANLUCA D’AGOSTINO
Queste parole vanno inquadrate nel preciso momento storico (anni 1470-
1480) in cui i principi italiani (in primis Ercole d’Este a Ferrara e Galeazzo
Maria Sforza a Milano, ma anche il papa, i sovrani aragonesi, i Medici di Fi-
9 Atlas (Music at the Aragonese Court, cit., pp. 104-105) cita documenti comprovanti l’esi-
stenza di almeno due «camere de musica» private allocate nelle principali reggie aragonesi, cioè
Castelnuovo e Castel Capuano: in entrambi i casi le camere erano fornite di organi e di cubicularios
musicos. Si veda inoltre la testimonianza di Raffaele Brandolini più avati citata. Oltre a ciò, bisogna
pensare ai musici che erano al servizio privato di ciascun membro della famiglia reale, dei quali una
testimonianza è in una lettera spedita da Napoli a Milano nel 1466 (su cui cfr. T. DE MARINIS, La
biblioteca napoletana, cit., I, p. 98) in cui si rendeva conto delle spese volute da Ippolita Sforza neo-
sposa del duca Alfonso di Calabria: «Et prima la spesa di trombetti, piffari e tamborini fo bona e
grossa».
10 Il passo è citato, nella traduzione dall’originale latino, dall’edizione di JOHANNES TINCTORIS,
Le proporzioni musicali, L’arte del contrappunto, a cura di G. D’Agostino, Firenze, SISMEL - Edizioni
del Galluzzo, in corso di pubblicazione.
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
11 Su questo cfr. almeno LEWIS LOCKWOOD , La musica a Ferrara nel Rinascimento, Bologna, Il
Mulino, 1987 (ed. or. Music in Renaissance Ferrara, 1400-1505. The Creation of a Musical Center in
the Italian Renaissance, Oxford, Clarendon Press, 1984); LEEMAN PERKINS, Musical Patronage at the
Royal Court of France under Charles VII and Louis XI (1422-83), «Journal of the American Musico-
logical Society», XXXVII, 1984, pp. 507-566; HOWARD M. BROWN, Recent Research in the Renais-
sance: Criticism and Patronage, «Renaissance Quarterly», LX, 1987, pp. 1-10.
12 Per l’emblematico caso di Milano cfr. il contributo di GREGORY LUBKIN in questo volume,
pp. 181-192.
13 Com’è noto, la ‘corsa’ per ingaggiare i migliori esecutori fu sovente causa di attriti e scontri
diplomatici tra diversi principi a varie latitudini. Un celebre caso di un cantore conteso tra varie corti,
compresa quella aragonese, è quello di Jean Cordier (su cui cfr. RICHARD WALSH, Music and Quat-
trocento Diplomacy: The Singer Jean Cordier between Milan, Naples and Burgundy, «Archiv für Kul-
turgeschichte», XL, 1978, pp. 439-442).
14 Cfr. A.W. ATLAS, Aragonese Naples and Medicean Florence. Musical interrelationships and in-
fluence in the late fifteenth century, in La musica a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico, Atti del
congresso internazionale di studi (Firenze, 15-17 giugno 1992), a cura di P. Gargiulo, Firenze,
Olschki, 1993 («Quaderni della Rivista Italiana di Musicologia», 30), pp. 15-45.
15 Roma, Biblioteca Casanatense, ms. 805: esemplare in pergamena di pregio con belle miniature,
scritto in grafia umanistica tonda del primo Cinquecento. Il passo che si cita è a c. 16v; mio il corsivo.
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cam disciplinam tanto fuit studio prosecutus, ut non modo sese in ea privato ocio se-
penumero exercertet, sed ab universa europa viros eius disciplinae doctissimos solertis-
simosque instrumentorum opifices summis ad se premiis advocaret. Habebat enim
(quod neminem latet) florentissimam cantorum frequentiam divinis tantum obeundis
cerimoniis ac laudibus assignatam, et eam e Gallia, Britannia, Hyspania, Germaniaque
selectissimam.
Habebat Neapoli, in eo sacello quod in arcis nove atrio conspicitur, duo (licet dis-
similis) dulcissimae tamen harmoniae organa, quibus non minus visendis quam au-
diendis propter operis prestantiam concentusque suavitatem vel severissimi cuiusque
oculus aurisque poterat oblectari.
Sed haec publica. Quid autem privata non commemoro publicis his nec magnitu-
dine, nec suavitate inferiora? Nam, praeter domesticos complures quos a privatis vo-
cum nervorumque solatiis de lenimentisque cubicularios musicos appellabat, aulam
quandam picturis sculpturisque ornatissimam, a suis cubiculis ad quam secreto diver-
teret, non longe habebat, in qua nullum musicis instrumentum quod manu, pectine,
ore, pulsari posset desiderabatur. Erant enim ex ferula, tela, buxo, arundine, ac mar-
more (quod mirabile dictu est), organa [...]
Hunc emulatus Laurentius Medices, ne nihil patriae, dignitatis, ornamentique non
praestaret, neve ullum ab eo Rege quem ipse ad privatam conficendam bibliothecam
inflammarat, accepisse beneficium non videretur, Divi Joannis aedem suavissimo vo-
cum concentu ad divinas laudes pulcherrime decoravit.
Il passo è senz’altro intrigante ma non del tutto probante, né informa di-
rettamente sull’organizzazione della cappella aragonese.16
Alla base del problema vi è certamente il fatto che le fonti superstiti
non sono chiare né esplicite nel distinguere tra chi vi ricoprisse incarichi
meramente ecclesiastici o amministrativi, i diaconi e le gerarchie superiori
(elemosiniere, confessore, ecc.), e chi invece svolgesse compiti solo musica-
li, cioè i cantori professionisti. È evidente che diversi cappellani fossero an-
che cantori, ma essere l’uno non comportava necessariamente essere anche
l’altro.
Emblematica di questa situazione, per l’ambito napoletano, è la lista dei
XXI canturi de la cappella del signor re dell’ottobre 1480, al cui interno, dopo
un primo elenco di otto nomi, compare il sottotitolo «seguitano li canturi» ri-
ferito ad altre dodici persone.17 Per giunta, solo alcuni tra questi dodici ven-
S. Giovanni a Firenze assume un particolare significato alla luce di quello che sappiamo della visita
dei cantori napoletani a Firenze nel 1451, su cui cfr. FRANK D’ACCONE, The Singers of San Giovanni
in Florence during the 15th Century, «Journal of the American Musicological Society», XIV, 1961,
pp. 307-358.
17 La lista fu pubblicata originariamente da EDMOND VAN DER STRAETEN , La musique aux Pays-
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
gono rubricati con la specifica qualifica di ‘cantore’. Perciò Atlas ipotizza che
soltanto questi ultimi fossero i veri cantori professionisti, in grado cioè di pra-
ticare la polifonia; ma la menzione nella prima parte della lista di almeno due
‘professionisti’ del contrappunto (Dortenche e Lothin) sembrerebbe smentire
tale ipotesi. Riproduciamo quindi la lista (in carattere corsivo, a sinistra), con
l’aggiunta di alcune identificazioni e notizie sui personaggi citati (in tondo, co-
lonna a destra):
Cedola de Tesoreria de guarda robba. Ad XXI canturi de la cappella del Signor Re
infrascripti per loro vistiri [25/27 ottobre 1480]
Joan de Ghianes = ? 18
messer Filippet Dortenche = Filippet Dortenche/Filipocto/Ffelippo de Bor-
gogna, cantore e copista a Napoli forse già dal
1466, e stabilmente dal ’70, inviato in Francia
nel maggio 1471 per reclutare cantori 19
messer Guglielmo foro spul. ?
Joan de Platea ?
Joani Lothin = Johannes de Lotinis Dinantinus, dedicatario del
trattato Expositio musicalis manus di Tinctoris, è
ricordato anche nel trattato di quest’ultimo De in-
ventione et usu musice, in un breve elenco di «can-
tori soavissimi»
messer Anselmo ?
Salvatore Pinia ?
Fra’ Alfonso Galego = Alfonso Gallego, vescovo di Castellaneta: sarà
ancora cappellano all’incoronazione di Alfonso II
del 1494
Seguitano li canturi
Joan Brusca = possibilmente, un parente di Pere Brusca (su cui
cfr. oltre)
Baldassarre Ospato ?
Bas avant le XIXe siècle. Documents inédits et annotés. Compositeurs, virtuoses, théoriciens, luthiers
[...], 8 voll., Bruxelles, Muquardt - van Tright, 1867-1888, IV, 1878, pp. 28-30, e riprodotta in vari
studi successivi.
18 Forse da identificare con un certo «Johan de Guares», servitore del tesoriere del re, incari-
cato di molti pagamenti ai musici, per cui cfr. CARLO GALIANO, Nuove fonti per la storia musicale
napoletana in età aragonese. I musicisti nei libri contabili del banco Strozzi, in Musica e cultura a Napoli
dal XV al XIX secolo, a cura di L. Bianconi e R. Bossa, Firenze, Olschki, 1983 («Quaderni della Ri-
vista Italiana di Musicologia», 9), pp. 47-60.
19 Cfr. A. ATLAS , Music at the Aragonese, cit., p. 40.
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GIANLUCA D’AGOSTINO
20 Ivi, pp. 77-80. Un certo «Gheran Ycart» – solo ipoteticamente identificabile col nostro, o
forse un suo discendente rimasto in terra napoletana – è registrato ancora nel 1518 tra i familiari
di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno: cfr. CESARE CORSI, Le carte Sanseverino. Nuovi docu-
menti sul mecenatismo musicale a Napoli e in Italia meridionale nella prima metà del Cinquecento,
in Fonti d’archivio per la storia della musica e dello spettacolo a Napoli tra XVI e XVIII secolo, Atti
del convegno (Napoli, Centro di Musica Antica, 13-14 maggio 2000), a cura di P. Maione, Napoli,
Editoriale Scientifica, 2001 («I Turchini saggi», 1»), pp. 1-40: 7.
21 Cfr. A.W. ATLAS, Music at the Aragonese Court, cit., pp. 43 sgg.
22 Cfr. G. D’AGOSTINO , Note sulla carriera napoletana di Johannes Tinctoris, «Studi musicali»,
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
23 Cfr. l’elenco delle cedole di pagamento ai copisti di musica pubblicato da Atlas, op. cit.,
pp. 114 sgg., ricavate peraltro dallo spoglio del De Marinis. Spiccano le cedole del maggio 1466
«a Ffelippo de Burgunya de la capella del dit Senyor [...] per libre de cant d’orgue», quella dell’a-
gosto 1469 «a Vinxinet de Enaut xandre dela capella del Senyor Rey VIII ducats los quals son per lo
scrivre e notar de VIII officis de cant d’orgue per la capella del dit Senyor, los quals offici ha consi-
gant a mosser Pere Brusca», quella del febbraio 1474 a «frate Thomas de alamanya per un missale
della duchessa Ippolita Sforza».
24 La miniatura è riprodotta nel volume La biblioteca reale di Napoli al tempo della dinastia ara-
gonese, cit., p. 555. Maio fu lettore di retorica allo Studio napoletano dal 1465, precettore di vari
esponenti della casa aragonese, ma anche di Iacopo Sannazaro; fu autore, oltre che del suddetto Li-
ber, del trattato encomiastico De Maiestate (edito modernamente in IUNIANO MAIO, De Maiestate,
inedito del sec. XV, a cura di Franco Gaeta, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1956, «Scelta
di curiosità letterarie inedite o rare», CCL), di una grammatica e di un libro sull’Invenzione della
caccia (su cui cfr. oltre).
25 I Turchi, l’immane genus descritto in molte Lamentationes di umanisti quattrocenteschi, co-
stituirono un motivo di preoccupazione costante per i sovrani aragonesi, ma anche una fonte di ispi-
razione per la coeva letteratura e storiografia. In effetti, la ‘guerra santa’ contro di loro assunse, dopo
la presa di Costantinopoli nel 1462, l’offensiva nei Balcani e la caduta di Negroponte nel luglio 1470,
ma soprattutto dopo la presa di Otranto dell’estate 1480, i toni di un’urgenza paurosa e drammatica
per tutta l’Europa cristiana. Da qui, un proliferare di immagini simboliche e riti scaramantici (anche
nella forma di giochi di corte e tornei cittadini) che pervase la cultura e la società del tempo. Almeno
due grandi eventi sono ricordati dalla storiografia aragonese: la difesa di Rodi, nell’agosto 1480, per
opera di due navi napoletane, e la difesa d’Otranto (con le milizie aragonesi associate a soldati un-
gheresi), conclusasi con la vittoria del settembre 1481. Il solenne voto a S. Giorgio fatto da Alfonso II
duca di Calabria dopo la vittoria viene ricordato dal Pontano nell’epigrafe «Alfonsus Calabriae Dux
divo Georgio Tropheum erigit ob superatos ad Hydruntem Turcas». Varie opere in latino e in vol-
gare recano intitolazioni come «Persuasio contra Turchum», «Exortatio in Turchum», «Lamentatio
Christianorum». Il poeta Rustico Perleoni, autore di un Compendio di sonetti e altre rime de varie
texture intitolato il Perleone (Napoli, Ayolfus de Cantono, 1492), compone una «Canzone V de
nuova textura all’Ill.mo S. Duca di Calabria, recitata in un convito in forma d’un pastore in la recu-
peratione d’Hydronto». E ancora il Pontano scrive il De fortitudine proprio per celebrare la vittoria
del duca di Calabria. Informazioni su ciò si ricavano dal monumentale lavoro di Tammaro De Marinis
cit., in nota 4. Per una panoramica sui riflessi letterari della minaccia turca cfr. F. TATEO, Letterati e
guerrieri di fronte al pericolo turco, in ID., Chierici e feudatari, cit., pp. 21-68. Sul versante musicolo-
gico, mette conto invece sottoscrivere e ribadire l’ipotesi di altri studiosi, secondo la quale a questo
stesso clima politico e culturale andrà ricondotta la diffusione, anche a Napoli, delle messe polifoniche
composte sul tenor de L’homme armé (il ‘cavaliere armato della fede’, appunto; cfr. nota 59).
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turale forse meno ‘savio’ ma più pragmatico e cosmopolita del suo predeces-
sore. È noto, ad esempio, che sul versante letterario egli incentivò la coltiva-
zione della prosa e della poesia in volgare locale.26 In musica fu meno interes-
sato di Alfonso al repertorio spagnolo (ma musici e cappellani catalani e
castigliani, preponderanti nella cappella alfonsina, non mancarono nemmeno
in età ferrandina), ma d’altronde incoraggiò la coltivazione della polifonia in-
ternazionale e si adoperò per ingaggiare i migliori interpreti in circolazione.27
26 Sulla poesia aragonese cfr. Rimatori napoletani del Quattrocento (dal cod. 1035 della Bibl.
Naz. di Parigi), a cura di G. Mazzatinti ed A. Ive, con prefazione e note di M. Mandalari, Caserta,
Iaselli, 1885; E. PERCOPO, Le rime di Benedetto Gareth detto il Chariteo, 2 voll., Napoli, s.e. [Tipogr.
dell’Accad. delle Scienze], 1892 («Biblioteca napoletana di storia e letteratura», 1); ID., Barzellette
napoletane del Quattrocento, Napoli, s.e., 1893 (nozze Sogliano-Mari); PIETRO JACOPO DE JENNARO,
Rime e lettere, a cura di M. Corti, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1956 («Collezione di
opere inedite o rare», 120); IACOPO SANNAZARO, Opere volgari, a cura di A. Mauro, Bari, Laterza,
1961 («Scrittori d’Italia», 220); A. ALTAMURA, Rimatori napoletani del Quattrocento, Napoli, Fioren-
tino, 1962 («Collana di studi e testi di letteratura», 3); ID., La lirica napoletana, cit.; GIANFRANCO
CONTINI, Il codice De Marinis del Cariteo, in Studi di bibliografia e di storia in onore di Tammaro
De Marinis, 4 voll., [Verona, stamperia Valdonega,] 1964, II, pp. 15-31; Antologia poetica di umanisti
meridionali, a cura di A. Altamura, F. Sbordone, E. Servidio, Napoli, Società Editrice Napoletana,
1975; MARCO SANTAGATA, La lirica aragonese. Studi sulla poesia napoletana del secondo Quattrocento,
Padova, Antenore, 1979 («Università di Venezia, Facoltà di Lettere e Filosofia», 1); GIOVANNI PA-
RENTI, «Antonio Carazolo desamato». Aspetti della poesia volgare aragonese nel ms. Riccardiano
2752, «Studi di Filologia Italiana», XXVII, 1979, pp. 119-279; GIOVAN BATTISTA BRONZINI, Serven-
tesi, barzellette, strambotti del Quattrocento dal codice Vat.lat. 10656, «Lares», XLV, 1979, pp. 73-96,
251-262 e 385-394; XLVI, 1980, pp. 43-53, 219-237 e 357-371; XLVII, 1981, pp. 389-400; XLVIII,
1982, pp. 213-247, 389-400 e 547-570; XLIX, 1983, pp. 413-445 e 591-618; FRANCESCO GALEOTA,
Canzoniere ed Epistolario (dal Cod. XVII.1 della Biblioteca Nazionale di Napoli), a cura di G.B. Bron-
zini, «Archivio storico per le province napoletane», CIV, 1986, pp. 17-158; NICOLA DE BLASI, Intrat-
tenimento letterario e generi conviviali (farsa, intrapresa, gliommero) nella Napoli aragonese, in «Pas-
sare il tempo». La letteratura del gioco e dell’intrattenimento dal XII al XVI secolo, Atti del Convegno
(Pienza, 10-14 settembre 1991), 2 voll., Roma, Salerno, 1993, I, pp. 129-159 («Pubblicazioni del
Centro Pio Rajna», 3); G. PARENTI, Benet Garret detto il Cariteo. Profilo di un poeta, Firenze,
Olschki, 1993 («Istituto nazionale di studi sul Rinascimento - Quaderni di Rinascimento», 18).
27 Anche qui vanno evitati giudizi troppo netti, e la contrapposizione tra tradizionalismo mu-
sicale spagnolo sotto Alfonso e svolta polifonica internazionale con Ferrante e i suoi figli non va for-
zata oltremodo. Sappiamo, infatti, che già in età alfonsina alcuni generi autoctoni si erano affermati a
livello transregionale, tanto da porsi come modelli di emulazione: si pensi, ad esempio, ai Salmi «che
faceva cantare la bona memoria del Re Alfonso quando [...] aveva qualche victoria», richiesti in copia
dal duca Galeazzo Maria Sforza a Pere Brusca nel 1473 (documento citato tra gli altri da EMILIO
MOTTA, Musici alla corte degli Sforza. Ricerche e documenti milanesi, Milano 1887, rist. Genève
1977, p. 303). In età alfonsina fu pure composto un brano polifonicamente avanzato come la Missa
de la mappamundi di Johannes Cornago, basata sul Tenor della ‘cantiuncula’ meridionale Aggio visto
lo mappamondo in lode della Sicilia e di re Alfonso: uno tra i primissimi esempi di ordinarium missae
a quattro voci su tenor profano, la cui intonazione è sopravvissuta in un codice della lontanissima
Trento (ms. Trento 88, cc. 276v-284, oltre al ms. Strahov). Sulla messa di Cornago cfr. A. ATLAS,
Aggio visto lo mappamondo: A New Reconstruction, in Studies in Musical Sources and Style. Essays
in Honor of Jan LaRue, ed. by E.K. Wolf and E.H. Roesner, Madison, Wis., A-R Editions, 1990,
pp. 109-120. Sulla scarsa produzione polifonica in lingua spagnola ante 1490, cfr. DAVID FALLOWS,
A Glimpse of the Lost Years: Spanish Polyphonic Song, 1450-70, in New Perspectives on Music: Essays
in Honor of Eileen Southern, ed. by J. Wright e S.A. Floyd Jr., Warren, Mich., Harmonie Park Press,
1992 («Detroit Monographs in Musicology / Studies in Music», 11), pp. 19-36.
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
del calibro di Matteo Maria Boiardo, Niccolò da Correggio, Tito Strozzi, Ludovico Carbone, ma an-
che musicisti di fama come Pietrobono del Chitarrino col suo tenorista ed un seguito di ben ventidue
strumentisti. Per le testimonianze letterarie dell’evento cfr. LUIGI OLIVI, Delle nozze di Ercole I con
Eleonora d’Aragona, Modena, Società Tipografica, 1887; e più di recente CLELIA FALLETTI, Le feste
per Eleonora d’Aragona da Napoli a Ferrara, in Spettacoli conviviali dall’antichità classica alle corti ita-
liane del ’400, Atti del VII convegno del Centro studi sul teatro medioevale e rinascimentale (Viterbo,
27-30 maggio 1982), Viterbo, Agnesotti, 1983, pp. 269-290. Per le implicazioni musicali cfr. invece
L. LOCKWOOD, Pietrobono and the Instrumental Tradition at Ferrara in the Fifteenth Century, «Rivista
italiana di musicologia», X, 1975, pp. 115-133: 127-128; FRANCESCO LUISI, Contributi minimi ma in-
tegranti. Note su Pietrobono, Niccolò Tedesco, Jacomo da Bologna e la prassi musicale a Ferrara nel
Quattrocento, con altre notizie sui Bonfigli costruttori di strumenti, in Studi in onore di Giulio Cattin,
a cura di F. Luisi, Roma, Torre d’Orfeo, 1990 («Istituto di paleografia musicale», III/1), pp. 29-52:
29-36. Le performances di Pietrobono, che molto impressionarono il re Ferrante, ispirarono probabil-
mente la descrizione datane nel Libellum de laudibus musicae et Petriboni ferrariensis ad summam
maiestatem regis Ferdinandi del sopracitato Lippo Brandolini (su questo cfr. F.A. GALLO, Orpheus
christianus, cit., pp. 143-152). Altri festeggiamenti per i matrimoni dinastici di corte furono quelli
per Ippolita Sforza e Alfonso II (settembre 1465), per Beatrice d’Aragona e Mattia Corvino (settem-
bre 1476), e per lo stesso Ferrante in seconde nozze con Giovanna d’Aragona (settembre 1477), alla
quale festa – come informa il cronista Giuliano Passero – parteciparono ben «62 trombette, pifari, e
tamburri assaissimi». Sugli apparati spettacolari delle feste napoletane tra Quattro e Cinquecento è in
corso d’opera una capillare ricerca di Franco Mancini (che qui si ringrazia per l’informazione).
29 Cfr. C. GALIANO , op. cit., p. 53.
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GIANLUCA D’AGOSTINO
Nella lista dei «XXI canturi», invece, il cappellano maggiore non è nomi-
nato, ma studi recenti hanno consentito di stabilire che l’incarico del vecchio
Brusca fosse stato assunto ormai da un italiano, e precisamente da Giuliano da
Caiazzo, vescovo di Tropea, il quale oltre a essere cappellano maggiore, è re-
gistrato anche come docente e gubernator dello Studio napoletano, e ancora
come cappellano nel 1494, all’incoronazione di re Alfonso II.30
Un approfondimento sullo statuto dei cappellani e sull’organizzazione del-
la cappella napoletana si deve al citato Gaetano Pitarresi, che per la sua ricer-
ca ha utilizzato, oltre a registri vaticani, una fonte ignota allo Atlas, e cioè il
trattato De Capella Regis Utriusque Siciliae et aliorum Principum di Giuseppe
Carafa, vescovo e professore di storia ecclesiastica. Si tratta di un’informata
ancorché prolissa compilazione storica, dagli Angioini ai Borbone, concepita
come cerimoniale ad uso della corte napoletana: interessante per noi perché
basata su documenti di archivisti ed eruditi seicenteschi nonché su cronisti
del Regno.31
Dai documenti citati dal Carafa apprendiamo che la cappella aragonese
(come peraltro già quella angioina) era pensata come organismo giuridicamen-
te costituito alle dipendenze del sovrano, che ne affidava la responsabilità ge-
stionale a uno ma più spesso a due distinti ‘cappellani maggiori’, i quali dove-
vano «de omnibus nostris Capellanis cognoscere et videre, et de eis iustitiam
ministrare, sicut semper extitit consuetum». Tali «Magistri regalis capellae», i
quali – ricorda il Carafa – «sub Aragoneiis maiores dicti sunt Cappellani», ri-
vestivano sovente la dignità di vescovi o abbati, ed erano prevalentemente
spagnoli o italiani, e comunque fidati funzionari del regno. Questo peraltro
spiega perché nella sopra citata lista dei «XXI canturi» il cappellano maggiore
fosse non Tinctoris o qualunque altro illustre musicista, bensı̀ un personaggio
senza meriti né forse oneri musicali, ma con una rilevante dignità ecclesiastica,
come Giuliano da Caiazzo.
Inoltre, il titolo di cappellano, con tutti gli oneri, i limiti ma anche i bene-
fici che esso comportava, poteva essere attribuito dal re anche a individui
estranei al ‘consorzio’ dei cappellani propriamente detti. In questo caso i cap-
pellani aggiunti vengono segnalati nei documenti come coloro «qui actu non
30 Cfr. GAETANO PITARRESI , La cappella aragonese di Napoli: nova et vetera, «Studi musicali»,
MCCCCLXXXIII usque ad annum MDVI, edito in Rerum Italicarum Scriptores. Raccolta degli storici
italiani dal cinquecento al millecinquecento, ordinata da L.A. Muratori, nuova ed. riv. ampl. e corretta
con la direz. di G. Carducci e V. Fiorini, Città di Castello, Lapi [poi Bologna, Zanichelli], 1900-1975,
XXXII/1, a cura di E. Celani, 1910, pp. 512 sgg.
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
serviunt». Infine, come per tutte le altre corti italiane ed europee, l’attribuzio-
ne e il trasferimento di benefici ecclesiastici ai regi cappellani erano oggetto di
una continua contrattazione con la chiesa e col papa.32
Ciò detto, Carafa non fornisce informazioni sul repertorio realmente ese-
guito «in celebratione missarum et divinorum Officiorum», ma in compenso
ragguaglia sulla liturgia:
In Liturgia Rex deosculabatur Evangeliorum librum, et a Diacono thure coleba-
tur, semel dicto Evangelio, iterumque peracto Offertorio. Denique tribus organis Of-
ficia Divina persolvebantur, ita ut unum post aliud pulsaretur, et unum versum Can-
tores, alterum Organista decantaret. Atque totum ordinem Palatinae Liturgiae Maior
Capellanus moderabatur [...].33
32 Questo si evince, ad es., dalle lettere pubblicate nel Codice Aragonese, o sia lettere regie, or-
dinamenti ed altri atti governativi de’ sovrani aragonesi in Napoli, a cura di F. Trinchera, 2 voll., Na-
poli, Cataneo, 1866-1874, I, 1866, p. 71, II/1, 1868, p. 214. Il re Ferrante incaricava il suo secondo-
genito Federico, principe di Altamura, di condurre le trattative col papa per queste questioni.
33 JOSEPHUS CARAFA , De Capella Regis Utriusque Siciliae et aliorum Principum seu de sacris au-
licis rebus liber unusi, Neapoli, editio ultera auctior et emendatior, ex typographia Raymundiana,
1772, p. 160.
34 Le informazioni musicali contenute nel Liber notarum di Burkard sono state esaminate da
ARNOLD SCHERING, Musikalisches aus Joh. Burkards ‘Liber Notarum’, in Festschrift für Johannes Wolf
zu seinen sechzigsten Geburtstage, Berlin, Breslauer, 1929 («Musikwissenschaftliche Beiträge»),
pp. 171-175; cfr. anche G. PITARRESI, op. cit.
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GIANLUCA D’AGOSTINO
[...] et lo re Alfonso cantai l’evangelio, et qua se usano le cerimonie reali [...]: qua se
sono viste de tutte maniere de musica, che era una meraviglia a sentire, pensate che
tutti li canturi d’Italia erano qua [...].35
35 Giuliano Passero cittadino napoletano o sia Prima pubblicazione in stampa [...] delle Storie in
37 Dispacci sforzeschi da Napoli, 6 voll., a cura di F. Senatore, Salerno, Carlone, 1997-, II, 4 lu-
glio 1458-30 dicembre 1459, 2004 («Fonti per la storia di Napoli aragonese», 2), p. 204.
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
canción spagnola a quattro voci appunto sulle parole «Viva, viva rey Ferran-
do» (Esempio 1), conservata nel codice Montecassino 871 (una fonte vergata
in un monastero benedettino di area napoletana tra 1480-1490).38
Esempio 1 – Anon.:
Viva viva rey Ferrando (inizio)
(ms. Montecassino 871, cc. 161r-v)
Come si vede, una parte non esigua del ‘consumo’ musicale a corte e del-
l’impiego della cappella si svolgeva nell’ambito dei riti solenni prescritti dal
cerimoniale di corte: incoronazioni, matrimoni, ma anche esequie.39 È lecito
38 Cfr. l’edizione in The Musical Manuscript Montecassino 87, cit., pp. 442-448. Lo stesso motto
si trova citato nella cosiddetta Cronaca del Ferraiolo (edita in Una cronaca napoletana figurata del
Quattrocento, a cura di R. Filangieri, Napoli, L’Arte tipografica, 1956, p. 40: «La gente dello Sig.
Re senpre cressieva contro li Turchi, senpre gridando ‘‘Viva, viva re Ferrando’’»).
39 Sul fasto e gli apparati predisposti per i funerali di corte c’è la nota testimonianza del Pon-
tano (De Magnificentia, XV), che riproduciamo in traduzione con alcune integrazioni nostre tra pa-
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12
GIANLUCA D’AGOSTINO
rentesi quadre: «Ferdinando re di Napoli non solo allestı̀ con eccezionale pompa i funerali della mo-
glie Isabella [di Chiaromonte; 30 marzo 1465: esequie a S. Pietro Martire], della figlia Eleonora
[1493] e della nuora Ippolita [19 agosto 1488: esequie alla Nunziata con frati di tutte le religioni
in gramaglie], ma celebrò con rara magnificenza e splendore le esequie di Francesco e Bianca, si-
gnori di Milano, genitori di Ippolita, e dello zio Giovanni, re d’Aragona, genero di Mattia re d’Un-
gheria [e padre di Giovanna moglie di Ferrante; 19 gennaio 1479], e quelle dell’imperatore Federico
[III, 1493 in S. Paolo ad Aversa] [...]. Verso lo stesso Ferdinando poi, è difficile dire a pieno quanto
sia stato perfino eccessivamente prodigo il figlio Alfonso, il quale spese per il funerale oltre dicias-
settemila monete d’oro [25 gennaio 1494]» (GIOVANNI PONTANO, I trattati delle virtù sociali. De Li-
beralitate, De Beneficentia, De Magnificentia, De Splendore, De Conviventia, intr., testo, trad. e note
a cura di F. Tateo, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1999 [19651], p. 203).
40 È documentato, ad es., che Alfonso II ascoltava abitualmente messa nel monastero di Mon-
teoliveto, e che suoi cappellani privati erano monaci olivetani. Una sua Bibbia latina fu donata a quel
monastero (ms. I-Nn, VI.A. 20-21). Anche Ferrante si recava alla chiesa di S. Maria la Nova per
ascoltare esecuzioni in canto fermo. Entrambi i re, inoltre, usavano ascoltare i Salmi al monastero
benedettino dei SS. Severino e Sossio. La Biblioteca Nazionale di Napoli conserva svariati libri corali
provenienti da questi monasteri (taluni vergati e anche riccamente decorati dagli stessi artisti operanti
alla corte aragonese): cfr. Miniatura a Napoli, cit.; RAFFAELE ARNESE, I codici notati della Biblioteca
Nazionale di Napoli, Firenze, Olschki, 1967 («Biblioteca di bibliografia italiana», 47).
41 Dispacci sforzeschi da Napoli, cit., I, 1442-2 luglio 1458, 1997 («Fonti per la storia di Napoli
aragonese», 1), le cui informazioni musicali sono state commentate in GIANLUCA D’AGOSTINO, «Più
glie delectano canzone veneciane che francese». Echi di poesia italiana alla corte napoletana di Alfonso
Il Magnanimo, «Musica Disciplina», 49, 1995, pp. 47-77.
42 Una succinta disamina della ‘questione giustiniane’, utile anche come rinvio bibliografico, si
trova in GIULIO CATTIN, Il Quattrocento, in Letteratura italiana, 6 voll., 1982-1986, diretta da A. Asor
Rosa, VI, Teatro, musica, tradizione dei classici, Torino, Einaudi, 1986, pp. 265-318. Più di recente
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
cfr. DAVID FALLOWS, Leonardo Giustinian and Quattrocento Polyphonic Song, in L’edizione critica tra
testo musicale e testo letterario, Atti del convegno internazionale (Cremona, 4-8 ottobre 1992), a cura
di R. Borghi e P. Zappalà, Lucca, LIM, 1996 («Studi e testi musicali», 3), pp. 247-260.
43 Corrispondenze diplomatiche veneziane da Napoli. Dispacci di Zaccaria Barbaro. 1º novembre
1471 - 7 settembre 1473, a cura di G. Corazzol, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Libre-
ria dello Stato, 1994, p. 569.
44 Il testo completo della lettera al re di Francia, datata 13 giugno 1492, si legge in Codice Ara-
gonese, cit., II/1, p. 119. Un anno più tardi il re avrebbe promesso ad Agricola trecento ducati annui
di provvigione (ivi, p. 282); ma in seguito avrebbe ritirato l’offerta (ivi, II, pp. 59-60 e p. 202): per gli
opportuni commenti cfr. A.W. ATLAS, Alexander Agricola and Ferrante I of Naples, «Journal of the
American Musicological Society», XXX, 1977, pp. 313-319, e A.W. ATLAS – ANTHONY M. CUM-
MINGS, Agricola, Ghiselin, and Alfonso II of Naples, «Journal of Musicology», VII, 1989, pp. 540-548.
45 Verseggiatori e musicisti dilettanti, abili nel declamare i versi accompagnandosi con uno stru-
mento, solitamente la viola da gamba, classicamente chiamata ‘lira da braccio’, oppure il liuto: cfr. su
questo ÉMILE HARASZTI, La technique des improvisateurs de langue vulgaire et de latin au Quattro-
cento, «Revue Belge de Musicologie», IX, 1955, pp. 12-31; NINO PIRROTTA, Musica tra Medioevo
e Rinascimento, Torino, Einaudi, 1984 («Saggi», 670), pp. 177-184, 213-249 e 250-269, nonché
ID., Musica e umanesimo, in Poesia e musica e altri saggi, Firenze, La Nuova Italia, 1994 («Discanto
Contrappunti»), pp. 89-106, e ID., Li due Orfei. Da Poliziano a Monteverdi, Torino, Einaudi, 19752
(«Saggi», 556); F.A. GALLO, Orpheus christianus, cit., p. 139.
— 169 —
GIANLUCA D’AGOSTINO
mente da come succede oggi, anche allora erano questi esecutori, piuttosto
che i polifonisti impegnati come Tinctoris, a colpire la fantasia dei contempo-
ranei. Non è un caso che quasi tutti i musici celebrati dai letterati aragonesi,
come il Pontano (De Tumulis) o il De Jennaro,46 siano o cantori di «aeri leg-
giadri» (ad esempio Fulco Ferrarese, Filippo Macerano), o virtuosi di qualche
strumento (come Lorenzo da Cordova «degli organi» o Pietrobono del Chi-
tarrino): personaggi, comunque, del tutto estranei alla storia della musica
scritta.
Ma torniamo all’arrivo di Tinctoris in città.47 Esso coincise con una forte
riaccensione d’interesse per la teoria della notazione mensurale, dovuto non
solo alla presenza del fiammingo, ma anche a quella di Franchino Gaffurio
da Lodi, di Ycart, e di altri teorici e compositori attivi sul posto intorno ai
primi anni Ottanta. Gaffurio infatti, che fu a Napoli tra 1478 e 1480, ricorde-
rà di esservi progredito molto nella «musica meditatione», discutendo e con-
frontandosi proprio con Tinctoris, Guarnerius, Ycart et «compluribus aliis
clarissimis musicis».48 Ed è certamente in questo biennio che il Lodigiano
compose i due inni per i vespri a quattro voci, copiati nel manoscritto Mon-
tecassino 871 (vedine l’inizio del primo all’Esempio 2).
Peraltro, il ruolo giocato a Napoli da Tinctoris sembra essere stato poliva-
lente. Il suo arruolamento a corte segnò forse più negli esiti finali che non nel-
le intenzioni originali di Ferrante, un netto scarto col passato e un salto di
qualità. Diciamo esiti finali, pensando ovviamente al fondamentale contributo
46 Cfr. PIETRO IACOPO DE JENNARO , Le sei etate de la vita umana, testo inedito del XV sec. pub-
blicato da A. Altamura e P. Basile, Napoli, Società Editrice Napoletana, 1976 («Studi e testi di let-
teratura italiana», 7), sul quale cfr. DINKO FABRIS, Il compianto per il perduto splendore artistico mu-
sicale della corte Aragonese, in Trent’anni di ricerche musicologiche. Studi in onore di F. Alberto Gallo,
a cura di P. Dalla Vecchia e D. Restani, Roma, Torre d’Orfeo, 1996 («Istituto di paleografia musi-
cale», III/2), pp. 305-321.
47 Sulla biografia di Tinctoris cfr. RONALD WOODLEY , Johannes Tinctoris: a Review of the
Early Gaffuriana: New Answers to Old Questions, «Musical Quarterly», LVI, 1970, pp. 367-388 e
ID., Francesco Zambeccari and a Musical Friend, «Renaissance Quarterly», XXV, 1972, pp. 426-
428; CESARINO RUINI, Introduzione a FRANCHINO GAFFURIO, Theoricum opus musicae disciplinae, a
cura di C. Ruini, ed. facs., Lucca, LIM, 1996 («Musurgiana», 15), pp. V-XXXIII; C. GALIANO, Gaffu-
rio, il conte di Potenza e la prima dedicatoria inedita del ‘‘Theoricum opus musice discipline’’, in Medio-
evo Mezzogiorno Mediterraneo. Studi in onore di Mario Del Treppo, 2 voll., a cura di G. Rossetti e
G. Vitolo, Napoli, Liguori-GISEM, 1999, II, pp. 271-302; G. D’AGOSTINO, Reading Theorists for
Recovering ‘Ghost’ Repertories: Tinctoris, Gaffurio and the Neapolitan Context, «Studi musicali», XXXIV,
2005, pp. 25-50.
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
Esempio 2 – Gaffurio:
Christe Redemptor Omnium (inizio)
(ms. Montecassino 871, c. 42r)
recato alla teoria musicale. I suoi trattati, pubblicati nel Regno dell’alma pace e
della dolce Partenope, influenzarono svariati musicisti locali attivi ancora ben
entro il Cinquecento e oltre (si pensi a Giovan Tommaso Cimello o a Rocco
Rodio), i quali videro nel Tinctoris il ‘fondatore’ di quella che più tardi la sto-
riografia avrebbe chiamato ‘scuola napoletana’.49
Eppure, né i suoi meriti musicali, né tantomeno i trattati, le messe o i mot-
tetti che egli compose ed espressamente dedicò al re e a membri della famiglia
reale (in primis la principessa Beatrice d’Aragona, sua allieva per la musica),
nulla di ciò gli valse a ottenere la nomina di maestro di cappella. Anzi, è pos-
49 La fortunata e discussa definizione risale, come tutti sanno, a FRANCESCO FLORIMO , La scuola
musicale di Napoli e i suoi conservatorii, 4 voll., Napoli, tip. Morano, 1881-1883. Echi permangono in
altre pubblicazioni proto-musicologiche napoletane, come ad es. GUIDO PANNAIN, Le origini della
scuola musicale napoletana, Napoli, Izzo, 1914.
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GIANLUCA D’AGOSTINO
sibile che le sue doti musicali non fossero neanche l’unica ragione del suo in-
gaggio a Napoli, poiché aspettative anche maggiori avrebbero potuto destare
le sue qualifiche di iurisconsultus, poeta e professor nelle arti liberali e in dirit-
to, o la sua stessa nazionalità franco-borgognona. In questa luce andrebbe in-
teso, ad esempio, un documento come la traduzione degli statuti cavallereschi
dell’Ordine del toson d’oro,
li quali articuli Johannes Tintoris, doctissimo et clarissimo musico, per mandato dela
sacra regia Maiestà ha traducti de lingua de Borgogna in lingua italiana.50
50 Gli statuti sono conservati in un codicetto vergato da Joan Marco Cinico ed elegantemente
decorato dal miniatore di corte Cola Rapicano presso la Biblioteca nazionale di Napoli (ms.
XIV.D.20): cfr. R. WOODLEY, Tinctoris’s Italian Traslation of the Golden Fleece Statutes: a Text
and a (Possible) Context, «Early Music History», 8, 1988, pp. 173-244; G. D’AGOSTINO, Note sulla
carriera napoletana, cit.; GIULIANA VITALE, Araldica e Politica. Statuti di Ordini cavallereschi «curiali»
nella Napoli aragonese, Salerno, Carlone, 1999 («Iter campanum», 8), pp. 153-199.
51 Mio il corsivo. Il testo completo dell’istruzione si legge in Regis Ferdinandi primi instructionum
Liber, a cura di L. Volpicella, Napoli, Società Napoletana di Storia Patria, 1916, p. 168 (istruz. CI).
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
53
Escorial IV.a.24 1455-70 chansonnier: alternativa non aragonese:
118 brani profani corte sforzesca
Mellon 54 1475-76 chansonnier: per Beatrice d’Aragona, a
55 chansons, 2 mottetti cui sono dedicati i mottetti
di Tinctoris (decorazione napoletana)
Sevilla 5-I-43 + ca. 1480 chansonnier: alternativa non aragonese:
Paris 4379 55 163 brani profani, Roma
3 brani in latino,
un framm. di Passio Domini
52 Il prospetto ripartisce le fonti in: quelle di sicura provenienza napoletano-aragonese (in ca-
1969, pp. 41-79; Anonymous Pieces in the Ms. El Escorial IV.a.24, a cura di E. Southern, American
Institute of Musicology, 1981 («Corpus Mensurabilis Musicae», 88); NINO PIRROTTA, Su alcuni testi
italiani di composizioni polifoniche quattrocentesche, «Quadrivium», XIV, 1973, pp. 133-158; l’ediz.
in The Chansonnier El Escorial IV.a.24, 3 voll., ed. by M. Hanen, Henryville, Institute of Medieval
Music, 1983 («Musicological Studies», 36); DENNIS SLAVIN, On the origins of Escorial IV.a.24 (EscB),
«Studi Musicali», XIX, 1990, pp. 259-303.
54 Cfr. l’ediz. The Mellon Chansonnier, ed. by L. Perkins and H. Garey, 2 voll., New Haven and
London, Yale University Press, 1979; cfr. inoltre JAAP VAN BENTHEM, Concerning Johannes Tinctoris
and the Preparation of the Princess’s Chansonnier, «Tijdschrift van de Vereniging voor Nederlandse
Muziekgeschiedenis», XXXII, 1982, pp. 24-29.
55 Cfr. DRAGAN PLAMENAC , A Reconstruction of the French Chansonnier in the Biblioteca Co-
lombina, Seville, «Musical Quarterly», XXXVII, 1951, pp. 501-542; XXXVIII, 1 e 2, 1952, risp.
pp. 85-117 e 245-277; Facsimile Reproduction of the mss. Sevilla 5-I-43 & Paris n.a.fr. 4379 (Pt. 1),
ed. by D. Plamenac, New York, Institute of Mediaeval Music, 1962 («Publications of Mediaeval
Musical manuscripts», 8).
— 173 —
GIANLUCA D’AGOSTINO
56
Bologna Q 16 1480-90 chansonnier: Napoli?
128 brani profani, (copista «Marsilius»)
1 mottetto,
1 framm. lamentazione,
Missa L’homme armé a 3 vv.
Montecassino 871 57 1480-90 corale monastico: convento benedettino
76 brani prof. (fr., it., sp.) di area napoletana
65 brani sacri (Inni, Salmi,
Magnificat, lamentazioni,
Antifone, Repertorio Passione)
58
Perugia
_ _ _ _ 431
__ 1484-90 corale monastico: convento francescano
78 brani prof. (it., fr., sp., di area umbra o abruzzese
textless, una bassa danza)
47 brani liturgico-devozionali
(Messe, Magnificat, Inni, Antifone,
laude, litanie, Benedicamus, ecc.)
Napoli VI.E.40 59 post 1476? messale polifonico: forse dono nuziale di Carlo
sei messe anonime su di Borgogna a Beatrice
L’homme armé d’Aragona, 1476
56 Cfr. EDWARD PEASE , A Report on Codex Q16 of the Civico Museo Bibliografico Musicale (For-
merly of the Conservatorio Statale di Musica «G.B. Martini»), Bologna, «Musica Disciplina», 20, 1966,
pp. 57-94; SARAH FULLER, Additional Notes on the 15th-century Chansonnier Bologna Q 16, «Musica
Disciplina», 23, 1969, pp. 81-103.
57 Cfr. The Musical Manuscript Montecassino 87, cit., e inoltre G. CATTIN , Il repertorio polifo-
nico sacro nelle fonti napoletane del Quattrocento, in Musica e cultura a Napoli, cit., pp. 29-46.
58 Cfr. MICHAEL HERNON , Perugia MS 431 (G 29): A Study of the Secular Italian Pieces, Ph.D.
diss., G. Peabody College, 1972; A.W. ATLAS, On the Neapolitan Provenance of the Manuscript Pe-
rugia, Biblioteca Comunale Augusta, 431 (G 20), «Musica Disciplina», 31, 1977, pp. 45-105; più di
recente GALLIANO CILIBERTI, Struttura e provenienza del manoscritto Perugia, Biblioteca Comunale
431 (G 20): nuovi contributi, in La musica e il Sacro, Atti dell’incontro di studi (Perugia, 29 settem-
bre-1 ottobre 1994), a cura di B. Brumana e G. Ciliberti, Firenze, Olschki, 1997 («Historiae Musicae
Cultores - Biblioteca», 79), pp. 21-63.
59 Cfr. The Six Anonymous L’Homme Armé Masses in Naples, Biblioteca Nazionale, MS
VI.E.40, ed. by J. Cohen, [Dallas], American Institute of Musicology, 1968 («Musicological Studies
and Documents», 21); EAD., Munus ab ignoto, «Studia Musicologica Academiae Scientiarum Hun-
garicae», XXII, 1980, pp. 187-204; ediz. in The Six Anonymous L’Homme armé Masses in Naples,
Biblioteca Nazionale, MS VI E 40, ed. by J. Cohen, Neuhausen-Stuttgart, American Institute of Mu-
sicology - Hänssler, 1981 («Corpus Mensurabilis Musicae», 85); RICHARD TARUSKIN, Antoine Busnoys
and the ‘‘L’Homme armé’’ Tradition, «Journal of the American Musicological Society», XXXIX,
1986, pp. 255-293. Al codice napoletano è rivendicata un’affiliazione con Mattia Corvino (tramite
Beatrice d’Aragona) nel volume Nel segno del Corvo. Libri e miniature della Biblioteca di Mattia Cor-
vino re d’Ungheria (1443-1490), catalogo della mostra, Modena, Il Bulino, 2002 («Il giardino delle
Esperidi», 16), pp. 227-228.
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
Bruxelles
_ _ _ _ _ II
_ _4147
__ 1477-92? opere teoriche di Tinctoris Napoli o Fiandre?
(è la fonte più completa
di Tinctoris e l’unica con
gli explicit a due trattati:
«Napoli»)
Perugia 1013 60 1509? ms. di teoria musicale in parte (nota di possesso: Venezia,
derivato dai trattati di Tinctoris Johannes Materanensis, 1509)
(Regule de proportionibus)
60 Cfr. BONNIE J. BLACKBURN , A Lost Guide to Tinctoris’s Teachings Recovered, «Early Music
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GIANLUCA D’AGOSTINO
ticana, dal momento che la tesi tradizionale a favore della loro provenienza
dalla corte aragonese è stata di recente seriamente confutata.62
Quindi, i codici musicali citati in un altro inventario dei libri aragonesi che
Fernando d’Aragona, ultimo duca di Calabria, lasciò nel 1527 al convento di
S. Miguel de los Reyes di Valencia: 64
IUNIANO MAIO, Comparatione de lo exercitio de la cacza e de la musica, dedicato a Fer-
rante (opera perduta ma di cui c’è cedola di pagamento al copista Mariano Volpe
1492; è citata nel De Maiestate del Maio, cap. XIX: «De la quale caccia, avendo in
62 Lo studio più completo sui due messali è quello di ADALBERTH ROTH, Studien zum frühen
Repertoire der päpstlichen Kapelle unter dem Pontifikat Sixtus’ IV. (1471-1484). Die Chorbücher 14
und 51 des Fondo Cappella Sistina der Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, Biblioteca
Apostolica Vaticana, 1991 («Capellae Apostolicae Sixtinaeque collectanea acta monumenta», 1).
Nota è la querelle musicologica tra Roth, sostenitore della tesi napoletana, e Flynn Warmington
(e, con lei, Alejandro Planchart), a favore di altre provenienze; ultimi sviluppi nei rispettivi articoli
nel volume La musica a Firenze, cit.
63 Gli inventari noti furono censiti e pubblicati prima da G. MAZZATINTI , La biblioteca dei re
d’Aragona, cit., poi da T. DE MARINIS, La biblioteca napoletana, cit. Quello in oggetto è classificato
come «Inventario B».
64 Il nuovo inventario è stato pubblicato in P. CHERCHI – T. DE ROBERTIS, Un inventario della
biblioteca aragonese, cit. Lo smembramento della Biblioteca aragonese seguı̀, com’è noto, tre direttrici
principali, senza contare le vendite e le decurtazioni subite già nel periodo di reggenza di Alfonso II
(anche a Palermo), poi finite in raccolte private (una storica è quella di Filippo II, poi al monastero
dell’Escorial): Parigi, a seguito del bottino di guerra di Carlo VIII; Napoli, dove rimase un nucleo ori-
ginario; Valencia, dove molti codici furono portati da questo don Fernando di Aragona, principe di
Taranto e ultimo duca di Calabria, primogenito dello spodestato re di Napoli Federico III e di Isabella
del Balzo. Dopo un periodo di prigionia, Fernando fu creato viceré di Valencia da Carlo V con asse-
gno di laute rendite, tali da permettergli – ricorda il De Marinis (op. cit., I, p. 198) – «di vivere con
fasto e di introdurre in quella città le sfarzose maniere del Rinascimento italiano».
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
65 La lista si legge in A.W. ATLAS, Music at the Aragonese Court, cit., pp. 114 e sgg.
66 Fascicoli V-VI nella ricostruzione della Pope, più due fascicoli purtroppo scomparsi ma di
cui è traccia nell’indice originale del contenuto del codice. Cfr. The Musical Manuscript Montecassino
87, cit., pp. 45-46.
67 Su questo argomento esistono diversi accurati studi di G. CATTIN, tra cui citiamo almeno:
Polifonia quattrocentesca italiana nel codice Washington, Library of Congress, ML 171 J 6, «Quadri-
vium», IX, 1968, pp. 5-36; Tradizione e tendenze innovatrici nella normativa e nella pratica liturgico-
musicale della Congregazione di S. Giustina, «Benedictina», XVII, 1970, pp. 254-299; Canti polifonici
del repertorio benedettino in uno sconosciuto «Liber quadragesimalis» e in altre fonti italiane dei secoli
XV e XVI inc., ivi, XIX, 1972, pp. 445-537; Nuova fonte italiana della polifonia intorno al 1500 (MS.
Cape Town, Grey 3.b.12), «Acta Musicologica», XL, 1973, pp. 165-221. Sul repertorio della Passione
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GIANLUCA D’AGOSTINO
Esempio 3 – Anon.:
Lamentationes Jeremiae (inizio)
(ms. Montecassino 871, c. 352)
cfr. anche ANTONIO LOVATO, Intonazioni monodiche della Passione in alcuni Cantorini dei secoli XV-
XVII, in Le Voci della Passione, Atti del convegno di studi (Roma, 30-31 marzo 2000), a cura di
A. Bini, Bologna, Alfa Studio, 2001, pp. 107-123.
68 Cfr. SOLANGE CORBIN , La déposition liturgique du Christ au vendredi saint. Sa place dans
l’histoire des rites et du théâtre religieux, Paris-Lisbonne, Le Belles Lettres - Bertrand, 1960 («Collec-
tion portugaise sous le patronage de l’Institut de Portugal», 12), su cui cfr. la recensione di I. POPE,
«Speculum», XXXIX, 1, 1964, 130-136). Ricorda il solito Pontano (De magnificentia, XIII): «Ai suoi
tempi il re Alfonso vinse tutti i re contemporanei sia nel procurare e fornire quegli arredi che servono
alla pompa delle funzioni religiose e dell’ornamento dei sacerdoti, sia per quel che riguarda le statue
di santi o di sante. [...] Nulla a quei tempi si vide di più magnifico o nelle solennità sacre o nelle feste
popolari».
69 Le composizioni furono incluse, assieme a quelle di altri autori, nella celebre antologia costi-
tuita dai volumi intitolati rispettivamente Lamentationum Jeremie prophete Liber primus e Lamenta-
tionum liber Secundus, pubblicata da Ottaviano Petrucci a Venezia nel 1506. Ediz. moderna (par-
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LA MUSICA, LA CAPPELLA E IL CERIMONIALE ALLA CORTE ARAGONESE DI NAPOLI
Esempio 4 – Tinctoris:
Lamentationes Jeremiae (cfr. nota 69)
(inizio)
ziale) in Mehrstimmige Lamentationen aus der ersten Hälfte des 16. Jahrhuderts, hrsg. von G. Massen-
keil, Mainz, Schott’s Söhne, 1965 («Musikalische Denkmäler», 6), pp. 1-13. Una panoramica recente
si deve ad ALESSANDRA FIORI, Considerazioni sulle Lamentazioni, in Venezia 1501: Petrucci e la
stampa musicale, Atti del convegno internazionale di studi (Venezia, 10-13 ottobre 2001), a cura
di G. Cattin e P. Dalla Vecchia, Venezia, Edizioni Fondazione Levi, 2005, pp. 455-470.
70 Ad es., ms. XII F 46 (con titolo sulla rilegatura «Christi Passio Veneti 1495»); ms. XIII G 36,
datato Bergamo 1390, che inizia con «Incipit Passio domini nostri Jesu Christi».
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GIANLUCA D’AGOSTINO
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INDICE GENERALE
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. V
PARTE PRIMA
STORIA E STORIOGRAFIA DELLE CAPPELLE MUSICALI
PARTE SECONDA
«AD AUGMENTUM DIVINI CULTUS»:
CITTÀ, REPUBBLICHE E CAPPELLE MUSICALI
— 437 —
INDICE GENERALE
PARTE TERZA
COMPETIZIONE E PRESTIGIO:
LE CAPPELLE MUSICALI NELLE CORTI
PARTE QUARTA
FRA RITO E RAPPRESENTAZIONE:
LE CAPPELLE MUSICALI NELLO STATO PONTIFICIO
PARTE QUINTA
COMMITTENZA, FORMAZIONE E USO DEI REPERTORI MUSICALI
— 438 —
INDICE GENERALE
— 439 —
CITTÀ DI CASTELLO . PG
FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI OTTOBRE 2007