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A.A 1999-2000
I. Introduzione
Il Lied romantico
- l'idea di unione originaria di poesia e musica. Si credeva che la poesia popolare, come
l'epica di Omero, fosse concepita per il canto: quest'arte apparteneva all'"et dell'oro"
dell'umanit (cfr. Mittner, II, 9).
Definizione di Lied (Heinrich Christoph Koch, Musikalisches Lexicon, 1802):
Un componimento poetico lirico articolato in pi strofe, fatto per essere cantato, ed
unito ad una melodia che viene ripetuta per ciascuna strofa; e che inoltre di natura tale
da poter essere cantato da chiunque disponga di una voce normale e ragionevolmente
flessibile, sia che abbia ricevuto una qualche istruzione in quest'arte oppure no. Questa
definizione sintetizza le caratteristiche fondamentali del Lied:
- la gi ricordata unit di poesia e musica
- la natura strofica (solo di parte del repertorio)
- la destinazione borghese o, comunque, non professionale
e, soprattutto, la natura di genere d'arte minore che perdur fino a Schubert (e oltre);
specie se confrontato con l'opera italiana, un genere che alla fine del Settecento gedeva
di un prestigio, anche economico, enormemente superiore.
La seguente tabella sintetizza le principali opposizioni tra il Lied e l'opera
italiana come si presentano alla fine del sec. XVIII
caratteristiche che possiamo ancora ritrovare nei pi semplici Lieder di Schubert, come
Heidenrslein. Con Schubert tuttavia il Lied importa forme e stili diversi: il recitativo,
la scena d'opera, la ballata, e infine matura la sua forma pi caratteristica: il Lied
durchkomponiert.
La produzione di Lieder ha una singolare importanza presso Schubert, non solo
per il loro numero ( sono pi di 600) ma soprattutto perch in questo genere Schubert
arriv prestissimo alla maturit stilistica che invece in altri generi, come la sinfonia ed
il quartetto, pen alquanto a raggiungere; in ci fu aiutato, oltre che dalla sua
straordinaria capacit di percepire in profondit il senso poetico, anche dalla mancanza
di modelli troppo vincolanti ed autorevoli. Il Lied infatti, sebbene fosse praticato dagli
autori classici, era considerato una forma minore, che non poteva conferire all'autore
quel prestigio e quella fama che allora poteva essere data dalla musica strumentale e
soprattutto dall'opera.
1. Erlknig
D. 328 (1815)
[Il re degli elfi] testo di Goethe
Wer reitet so spt durch Nacht und wind? Chi cavalca cos tardi nella notte e nel vento?
Es ist der Vater mit seinem Kind; E' un padre col suo figliolo.
Er hat den Knaben wohl in dem Arm, Egli ha il fanciullo stretto in braccio,
Ar fsst ihn sicher, er hlt ihn warm. lo afferra sicuro, lo tiene al caldo.
Mein Sohn, was birgst du so bang dein Gesicht?- Figliolo, perch nascondi con tant'ansia il tuo viso?
Siehst, Vater, du den Erlknig nicht? Non vedi tu, padre, il re degli Elfi?
Den Erlenknig mit Kron' und Schweif?- Il re degli Elfi con manto e corona?
Mein Sohn, es ist ein Nebelstreif. Figliolo, una striscia di nebbia.
Du liebes Kind, komm, geh mit mir! Fanciullo caro, su vieni con me!
Gar schne Spiele spiel'ich mit dir; Tanti giochi giocher con te:
Manch bunte Blumen sind an dem Strand, lungo la sponda vi son tanti fiori,
Meine Mutter hat manch glden Gewand mia madre ha tante vesti d'oro.
Mein Vater, mein Vater, und hrest du nicht, O padre, o padre, e non senti tu
Was Erlenknig mir leise verspricht?- ci che il re degli Elfi piano mi promette?
Sei ruhig, bleibe ruhig, mein Kind: Sta calmo, sii calmo, figliolo mio;
In drren Bltter suselt der Wind. sussurra il vento fra le foglie secche
Willst, feiner Knabe, du mit mir gehn? Vuoi, bel fanciullo, venire con me?
Meine Tchter sollen dich warten schn; Le mie figlie avranno cura di te.
Meine Tchter fhren den nchtlichen Reihn, Le mie figlie guidano la ronda notturna
Und wiegen und tanzen und singen dich ein e cullando e danzando ti cantan la nanna.
Mein Vater, mein Vater, und siehst du nicht dort O padre, o padre, e non vedi laggi
Erlknigs Tchter am dstern Ort? nell'angolo fosco le figlie del re?
Mein Sohn, mein Sohn, ich seh' es genau: Figliolo, figliolo, lo vedo assai bene.
Es scheinen die alten Weiden so grau. Splendono come argento i vecchi salici.
Ich liebe dich, mich reizt deine schne Gestalt; Io t'amo, m'attira il vago tuo aspetto,
Und bist du nicht willig, so brauch ich Gewalt e se non vuoi, t'user violenza.
Mein Vater, mein Vater, jetzt fasst er mich an! O padre, o padre, adesso m'afferra!
Erlenknig hat mir ein Leids getan!- il re degli Elfi m'ha fatto del male!
sol min.
conclusione
(Vedi Fig. 1)
2. Gretchen am Spinnrade
Op. 2; D. 118 (1814)
[Margherita all'arcolaio]
Gretchen Gretchen
(am Spinnrade, allein) (all'arcolaio, sola)
A B A1 C A2
(meine Ruh') (wo ich) (meine Ruh') (nach ihm) (meine Ruh')
D A3
(mein Busen) (meine Ruh')
con unalternanza di strofe (wo ich; nach ihm; mein Busen) e ritornello (meine Ruh).
Mentre la durata del ritornello sempre uguale, non lo quella delle strofe. La prima
consta di due quartine, la seconda di tre, e l'ultima nuovamente di due. La forma ad arco
che ne risulta sottolineata dal fatto che il culmine emotivo (ted. Gestalteter Akzent o
Sinnakzent, it. accentuazione semantica), rappresentato dal ricordo del bacio, si trova
nella sezione centrale C. In corrispondenza di questa sezione avviene anche una
trasformazione del ritmo determinato dal succedersi delle immagini poetiche. Fin dalla
prima strofa le immagini si susseguono a coppie: l'impossibilit di Gretchen di vivere
senza Faust espressa due volte (Wo ich ihn nicht habDie ganze Welt), cos come
la sua sensazione fisica di smarrimento (Mein armer KopfMein armen Sinn). Nella
sezione centrale, per, l'ordine binario collassa in un ordine ternario in corrispondenza
dell'eccitazione erotica di Gretchen (eloquio, stretta, bacio). La terza strofa, nel testo
originale di due quartine, stata portata da Schubert a tre con la ripetizione dell'ultima
quartina. L'ordine solo parzialmente ristabilito nella terza e ultima strofa: il ritmo del
significato produce qui un enjambement tra la seconda met della prima quartina di D e
la prima met della seconda quartina, cos:
Nel mettere in musica la canzone, Schubert si adegua alla struttura del testo e realizza
una forma di rond: d cio la stessa musica a tutte le quartine del ritornello (A, A1);
a differenza del rond, la musica delle altre quartine (B, C) non si rivelano
immediatamente diverse dal ritornello, ma iniziano come una loro prosecuzione per
differenziarsi successivamente.
Quanto alle divisioni del testo gi osservate, Schubert le utilizza come strumenti
compositivi. La prima quartina A1 separata da un breve interludio pianistico dalle due
successive; un interludio simile separa queste dalla ripresa (A2) che a sua volta
separata da C. Questa sezione organizzata da Schubert diversamente: la cessazione
delle pulsazioni della mano sinistra, all'inizio dell'enumeratio (che viene cosi unificata
fino al climax rappresentato dall'evocazione del bacio di Faust) crea una nuova
organizzazione.
Come quelli impiegati da Goethe, i mezzi musicali di cui Schubert si avvale
sono elementari e potenti allo stesso tempo:
8
3. Ganymed
Op. N.3; D. 544 (1817)
[Ganimede]
4. Wanderers Nachtlied II
Op. 4, n. 3; D. 224 (1815)
[Canto notturno del viandante]
Schubert ha musicato entrambe le poesie di Goethe che portano questo nome. Il primo
Wanderers Nachtlied fu scritto da Goethe nel 1776 e fu subito inteso in senso religioso,
tanto da essere incluso in un libro si preghiere protestante. La poesia una invocazione
alla pace e si sviluppa in un'unica frase il cui soggetto nominato solo all'ultima riga.
Questa tensione verso la fine, implicita nel testo, realizzata da Schubert con una
progressiva accelerazione del metro musicale: dai solenni accordi ribattuti dell'inizio,
alla progressiva agitazione che inizia alle parole: Ach, ich bin des Treibens mde e
giunge, quando infine la pace viene invocata (Ssser Friede, komm') ad un tempo assai
pi mosso, indicato da Schubert etwas geschwinder . Il Lied, di sole undici battute, fu
scritto il 5 luglio 1815 e pubblicato come op. 4 n.3 nel 1821 e dedicato a Johann
Ladislaus Pyrker, Patriarca di Venezia.
Ssser Friede,
komm', ach komm' in meine Brust!
Poesia composta nel 1795 per la musica di Zelter. Musicata anche da Reichard. Esistono
due versioni di Schubert, entrambe scritte il 27 febbraio 1815 (confronto tra le due
versioni). La seconda fu pubblicata come Op. 5 n. 2 e dedicata a Salieri. Pur nei limiti
del Lied strofico, questa composizione una delle pi potenti e originali di Schubert,
specie se confrontata con le insipidi intonazioni di Zelter o Reichard. La voce entra qui
al culmine di un incremento di tensione sostenuto dal pianoforte, e le immensa tensione
si distende successivamente in una serie di onde decrescenti fino a che la voce tace,
lasciando il posto al postludio del pianoforte.
Ich denke dein, wenn mir der Sonne Schimmer Ripenso a te, quando la luce del sole
Vom Meere strahlt, irraggia dal mare,
Ich denke dein, wenn des Mondes Flimmer ripenso a te quando il chiarore di luna
In Quellen malt. si specchia nelle sorgenti
Ich sehe dich, wenn auf dem fernen Wege Io vedo te quando sulla strada lontana
Der Staub sich hebt, si alza la polvere,
In tiefer Nacht, wenn auf dem schmalen Stege a notte fonda quando sull'esile ponte
Der Wandrer bebt. trema il viandante
Ich hre dich, wenn dort mit dumpfen Rauschen Io sento te quando con fremito sordo
Die Welle steigt. salgono i flutti.
Im stillen Haine, da geh'ich oft zu lauschen, Nel quieto boschetto vado spesso e ascolto
Wenn alles schweigt. mentre ogni cosa tace.
Ich bin bei dir, du seist auch noch so ferne, Io sono con te, per quanto tu sia lontano
Du bist mir nah! a me sei vicino!
Die Sonne sinkt, bald leuchten mir die Sterne, Il sole tramonta, fra poco le stelle risplendono.
O, wrst du da! Oh, se tu fossi qui!
che per la prima volta tutte e tre le voci superiori sono salite di semitono, la voce entra
sulla nota raggiunta dall'ascesa della m.d. del pianoforte. Innanzi tutto la salita non
terminata: dal Sol bem. infatti inizia una salita diatonica che porta alla nota di testa della
struttura fondamentale (l'Urlinie), il Sol bem. 3 nella mano destra del pianoforte a b. 4.
Armonicamente l'introduzione molto oscura: a partire dalla triade di Si bem. maggiore
(IIIn) si susseguono gradi armonici non riconducibili a un movimento direzionato verso
la triade di tonica: VI 4/6 IV II 5/6 che sfociano nell'accordo di 3/6 sul primo grado.
A partire dall'accordo successivo inizia un movimento cadenzale che porta alla prima
apparizione della triade di tonica allo stato fondamentale (b. 5). Tuttavia il
raggiungimento della tonica, nonostante la presenza di ^1 al soprano, non
accompagnato da un senso di stabilit. La ragione metrica: V 4/6 appare sulla seconda
met (non accentata!) di b. 4, e la conclusione appare non coincidere con la divisione
metrica segnata (vedi es. 2).
La frase successiva ripete il contenuto armonico della precedente (si noti la presenza
del Re naturale che ricorda quello dell'introduzione) ma questa volta V 4/6 si trova
come di regola sul tempo forte; l'ordine metrico ristabilito, e il postludio strumentale
sottolinea il senso di quiete raggiunta.
La vicenda musicale del brano dunque racconta il crescere del turbamento (il
titolo "Vicinanza della persona amata") e il suo dissolversi graduale, in tre fasi
successive (l'ultima strumentale). Questa breve composizione pone tuttavia diversi
problemi legati all'interpretazione del rapporto testo/musica e all'esecuzione, prima di
tutti quello legato alla natura del Lied strofico, quello in cui cio la stessa musica
utilizzata per pi di una strofa. In sostanza, come possibile che la stessa musica serva
per strofe diverse? Se la poesia nel suo insieme racconta una storia unitaria, con un
inizio e una fine, allora le varie strofe, sebbene simili per rima, metro, e struttura
interna, devono essere parte di un'unit narrativa superiore. Ma questo come pu
avvenire per la musica, se questa identica per ogni strofa? E' questa la situazione che
si presenta qui?
Iniziamo a rispondere alla domanda a partire dal testo. Innanzi tutto dobbiamo
osservare che la "vicinanza" del titolo non reale, ma solo immaginaria: difatti,
l'argomento della poesia casomai la lontananza. Ogni strofa, tuttavia, segna una tappa
in un immaginario processo di avvicinamento, dalla rappresentazione astratta alla
sensazione quasi fisica di vicinanza. La prima dedicata al pensiero della persona
amata; la seconda, alla vista; la terza, all'udito mentre con la quarta strofa l'illusione
della sua presenza fisica totale (Ich bin bei dir). Ogni strofa propone la stessa
immagine da due punti di vista differenti: la prima volta pi forte, la seconda pi
delicata e "notturna" (il che si riflette puntualmente nella musica: la seconda volta
musicata sulla seconda successione cadenzale, quella che porta alla conclusione
strutturale (^3-^2-^1). La quarta strofa tuttavia radicalmente diversa dalle tre
precedenti. Come gi detto, l'argomento di questa strofa la presenza fisica (o meglio,
la sua illusione): la seconda parte, a differenza di quanto avviene nelle tre precedenti,
non ripresenta in modo pi tenue la stessa immagine, ma introduce per la prima volta
esplicitamente il concetto di assenza: O, wrst du da che finora era soltanto implicito.
Ora, come si coniuga questa differenza di senso delle varie strofe con la musica sempre
uguale che le accompagna? Ma poi, davvero la musica sempre uguale?
Un altro problema riguarda l'introduzione. L'introduzione, che crea la tensione che poi
viene dissipata successivamente nel corso della strofa, non viene pi ripetuta (cfr. i
ritornelli). Come si giustifica dunque il fatto che la "dissipazione" viene ripetuta pi
volte, e sempre senza la preparazione? Che cosa si dissipa? Forse Schubert ha sbagliato
nell'escludere l'introduzione dalle repliche?
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6. Meeres Stille
Op. 3, n. 2; D. 216
[Calma di mare]
Tiefe Stille herrscht im Wasser Una calma profonda regna nelle acque,
ohne Regung ruht das Meer, senza un fremito riposa il mare,
und bekmmert sieht der Schiffer e il marinaio angosciato osserva
glatte Flche rings umher. la piatta calma che lo circonda.
l'ascoltatore quasi non riesce a distinguere il ritorno alla tonica da uno dei movimenti
erratici che lo precedono.
La melodia vocale costituita quasi interamente da note non appartenenti alla voce
superiore strutturale. Ad esempio, la parte vocale resta sopra la discesa dell'Urlinie ^3
2^ 1^. Per quale motivo? Probabilmente anche questo si deve al senso di erratismo, di
mancare di direzione. Cosa pi dell'Urlinie portatore del significato di direzione?
Il basso che sale di terza tonicizzando il III grado a b. 8 crea una relazione di ottava con
la parte superiore, ferma sul Mi (^3). Ma il III grado non la dominante del La minore
che segue: il punto d'arrivo della prima frase proprio il III grado, che preceduto dalla
sua cadenza completa con II/6 e V/7. Il La minore di bb . 9-12 serve per evitare le
ottave parallele che altrimenti si produrrebbero nella successione diretta III-IV:
La scelta di questo mezzo per evitare le ottave fa s che il contrappunto delle voci
esterne (Auersatz) alle bb. 8-28, cio per la maggior parte del pezzo, sia costituito da
consonanze perfette: in particolare dominato dalla sonorit dell'ottava, la consonanza
pi statica dopo l'unisono (es. 3b). Se ricordiamo cosa dice il contrappunto (ricorda la
prima specie) a proposito del carattere degli intervelli perfetti e della differenza del loro
effetto rispetto alle consonanze imperfette, possiamo capire una delle cause del senso di
staticit del pezzo.
Un altro elemento importante la fallita ascesa del basso. Il raggiungimento del III (^3
nel basso) non seguito dal completamento dell'arpeggio del basso verso V: V
raggiunto soltanto dopo il ritorno di III a I, il che toglie ogni senso di direzionalit alla
linea del basso.
Torniamo alla domanda iniziale. Come si esprime l'immobilit in musica, se la
musica stessa movimento? Questo Lied una risposta. La sua riuscita non dovuta
soltanto alla scrittura strumentale, o alla ripetizione delle note nel canto: ma anche alle
ragioni esposte sopra. (Per la rappresentazione del movimento, all'opposto, vedi Suleika
I)
6. Suleika I
Op. 14, n. 1; D. 720 (1821)
was be- deutet die Be-wegung bringt der Ost mir frohe Kunde
ee\ qqee\qqee\qqee\qqQ
Schubert tuttavia evita questa ovvia corrispondenza tra metro verbale e metro e ritmo
musicale. Gi l'introduzione pianistica presenta una frase asimmetrica di cinque battute,
in cui la terza battuta deriva dall'estensione (Dehnung) della seconda (le due battute
hanno lo stesso contenuto armonico, in una progressione I-VI-V). A b. 6 inizia il Lied
vero e proprio, ma qual il ritmo della frase? Se confrontiamo il ritmo della
realizzazione ipotetica riportata sopra col ritmo effettivo ci rendiamo conto che
Schubert ha voluto evitare la simmetria implicita nel metro verbale, sottolineando con
una pausa il primo punto di domanda (b. 9) e allungando di una battuta intera il secondo
punto di domanda (b. 11-12). Inoltre, non chiaro se le prime due battute
dell'accompagnamento vadano o non comprese nella frase: se comprese, la frase
conterebbe sette battute; se escluse, la frase conterebbe cinque battute come
l'introduzione pianistica. Ma si tratta davvero di una frase? Che cos' una frase in
musica? Se l'analogia con la frase verbale ha un senso, una frase musicale deve
contenere un movimento tonale significativo. Ora, nella "frase" in questione, sia che la
consideriamo di cinque sia di sette battute, il movimento tonale nullo: le battute da 6 a
12 non si scostano minimamente dalla triade di Si minore. Dunque in questo tratto di
musica non si pu parlare di frase: eppure evidente che ci troviamo di fronte a un
indubbio raggruppamento di singole battute in un'unit superiore, appunto di cinque (o
sette) battute. Il fenomeno di tipo metrico, non tonale, e prende il nome di
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BROYLES, MICHAEL, Schubert: Auf dem Flusse, 19th century music, VI, n. 1, 1982,
pp. 47-59;
GIBBS, CHRISTOPHER H., "Komm, geh' mit mir": Schubert's uncanny Erlknig, 19th
century music, XIX, n.2, 1995, pp. 115-135;
KRAMER, LAWRENCE, Decadence and desire: the Wilhelm Meister songs of Wolf and
Schubert, 19th century music, X, n. 3, pp. 229-242;
KRAMER, RICHARD, Schubert's Heine, 19th century music, VIII, n. 3, 1985, pp. 213-
225;
MCNAMEE, ANN K., The introduction in Schubert's Lieder, Music Analysis 4/1, p. 2
ROTHSTEIN, WILLIAM, Phrase Rhythm in Tonal Music, New York, Schirmer, 1989;
YOUENS, SUSAN, Behind the scenes: Die schne Mllerin before Schubert, 19th
century music, XV, n. 1, 1991, pp. 3-22;